ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME L GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO ROSSO MCMXXII ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA ; ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE 1)1 STORIA PATRIA VOLUME L GENOVA NELLA SEDE DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PALAZZO BOSSO Ciascun autore degli scritti pubblicati negli Atti della Società Ligure di Storia Patria è unico garante delle produzioni e opinioni esposte in essi scritti. Proprietà Letteraria della Società Ligure di Storia Patria GENOVA Scuola Tipografica I). Bosco — San Pier d’Arena AVVERTENZA L’Assemblea ordinaria della Società Ligure di Storia Patria nella sua seduta del 9 gennaio 1921, considerando l'insufficienza delle entrate sociali in confronto con gli smisurati e non mai più uditi prezzi raggiunti da tutte le cose necessarie alla vita così materiale come intellettuale, e specialmente con gli attuali prezzi di stampa — insufficienza che menoma e rallenta l’opera della stessa Società riducendone notevolmente la pubblicazione degli Atti — deliberava di rivolgersi alla generosità dei principali Enti pubblici non che delle Banche e di tutte le grandi Società marittime, commerciali e industriali della Liguria, perchè volessero concedere un sussidio pecuniario in favore di detta pubblicazione. In osservanza della quale deliberazione la Presidenza della Società inviava ai Dirigenti delle su accennate Istituzioni la lettera seguente. Ill.mo Signore, La Società Ligure di Storia Patria, sortee nel 1857 principalmente per iniziativa di I incenzo Ricci e pervenuta ad occupare un posto cospicuo nel campo degli studj per opera di una falange di storici valorosi fra i quali son da ricordare a titolo d onore Luigi Tomaso Belgrano, Cornelio Desimoni e Marcello Staglieno, risente aneli essa duramente gli effetti della crisi economica che imperversa da alcuni anni in conseguenza della guerra mondiale. Basti dire che. le spese richieste dalla pubblicazione dei suoi Atti sono cresciute nel rapporto da 1 a 10 e tendono ancora ad aggravarsi. Quantunque la Società abbia procurato di ristabilire il suo bilancio coll’aumento della quota annua sociale e col ridurre la proima attività, e sebbene il numero dei soci attesti come non le manchi ed anzi si sia fatta più viva in suo favore la solidarietà degli studiosi, non è men vero che essa teme di non poter più assolvere colla stessa efficacia il proprio compito. Perciò è venuta, in virtù di deliberazione dell’Assemblea generale ordinaria del 9 gennaio 1921, nel divisamente di sollecitare un concorso pecuniario, sia pur modesto, non solo dagli Enti morali pubblici, ma anche dagli Istituti che hanno intenti precipuamente finanziari e industriali. E ciò perchè l’opera sua può essere anche apprezzata da coloro, i quali, pur non occupandosi di discipline storiche, le considerano come fattori di civiltà, e intendono reagire contro la tendenza di coloro cui sta a cuoi e di promuovere e favorire esclusivamente il lavoro materiale. Lolla speranza che VAzienda così nobilmente diretta dalla S. V. voglia prendere in considerazione il presente appello, chi scrive fin d’ora ne la ringrazia vivamente. Il Presidente Arturo Issel Il Segretario Francesco Poggi Risposero favorevolmente all’invito della Società gli infrascritti Istituti, dei quali si fa qui menzione onorevole per additarli alla gratitudine dei soci e di tutti coloì o che tengono in pregio gli studj, non che ad esempio ed incitamento per alti e consimili elargizioni; ed ai quali la stessa Società rinnova pubblicamente i più veraci ringraziamenti. Nell'anno 1921 La Cassa Generale ................................l qqq » Cassa di Risparmio di Genova ............................................» » 500 » Società Italiana di servizi marittimi ..................................» » 100 » Camera di commercio e industria di Genova ......................» » 500 » Banca d’Italia ..........................................................................» ; 500 Nell’anno 1922 La Navigazione Generale Italiana ..........................................con L. 500 » Camera di commercio e industria di Genova ......................» » 500 » Cassa di Risparmio di Genova ..............................................» » 500 Il Consorzio Autonomo del Porto di Genova ..........................» »> 500 La Banca d’Italia ..........................................................................* » 400 Il Ministero della Pubblica Istruzione, oltre il consueto assegno annuo, concedette alla Società un sussidio straordinario di L. 3000 nell’anno 1921 ed un sussidio straordinario di L. 5000 nell’anno 1922; e la Provincia di Genova elevò ultimamente l’ordinario contributo annuo da L. 1000 a L. 2000. LETTERE DI CARLO OTTONE PROCONSOLE GENOVESE IN LONDRA AL GOVERNO DELLA REPUBBLICA DI GENOVA NEGLI ANNI 1072, «73, 16T4 PUBBLICATE ED ILLUSTRATE DAL SOCIO FRANCESCO POGGI LA TERZA GUERRA ANGLO- OLANDESE Nel volume XLY di questi Atti ho dato le prime 118 lettere scritte da Londra al Governo della Repubblica di Genova da Carlo Ottone, rappresentante di esso Governo presso la Corte di Carlo II d’Inghilterra, in qualità di proconsole. L’Ottone giungeva a Londra il sabato 24 maggio 1670, secondo il calendario gregoriano, ovvero il 14 maggio 1670 conforme il calendario giuliano ancora vigente allora in Inghilterra, il giorno stesso in cui il re se ne allontanava per avviarsi a Dover ad incontrarvi la sorella Enrichetta, duchessa d’Orléans: gentile ambasciatrice di Luigi XIAr e calda non che fortunata propiziatrice della costui politica presso Carlo II; e dal 26-16 successivo in poi scrisse tutte le settimane una o più lettere, perfino sei lettere in una settimana, ai Serenissimi Signori della Repubblica, dando loro notizia, talvolta minuta, dei più no-te\oli avvenimenti del giorno, oltreché delle voci della Corte e degli umori e rumori del Parlamento e del popolo della Gran Bretagna. La materia trattata in queste lettere è principalmente politica, ma vi hanno parte importante le questioni ìeligiose, che formavano in quel tempo e presso quella nazione il substiato di una moltitudine di dibattiti e di deliberati politici; vi si danno inoltre ragguagli di cose militari, marittime, economiche e commerciali, nè vi ha penuria di notizie varie e speciali, che si direbbero ora di cronaca locale (L). (1) Noli indicazione delle date io mi atterrò ordinariamente al calendario gregoriano; ma in parecchi casi, sull'esempio di quanto fa costantemente l'Ottone nelle sue lettere, segnerò la data gregoriana insieme con la data giuliana. In tali casi il primo termine del binomio della doppia data si riferirà sempre al calendario gregoriano ed il secondo al calendario giuliano. Ogni volta che la data sarà espressa con un termine solo, s intenderà che questa apparterrà al calendario gregoriano, salvo che 11011 sia detto esplicitamente il contrario. xii Nella Introduzione al volume suddetto ho dato sommaria contezza delle lettere nello stesso pubblicate, le quali vanno dal 26-16 maggio 1670 al 4 gennaio 1672, ossia 25 dicembre 1671, passando rapidamente in rassegna le principali questioni che fornirono argomento alla corrispondenza dell’Ottone fra quei lìmiti di tempo. Altrettanto farò, ma solamente in parte, per le lettere contenute nel presente volume, le quali abbracciano un periodo di tempo assai più lato di quello compreso dalle lettere precedenti, e pigliando inizio dal punto in cui queste finiscono, cioè dalla prima settimana del 1672, procedono sino al termine del 1674, per tre anni pieni di momentosi avvenimenti nella storia d’Inghilterra e d’Europa. L’argomento principale intorno a cui si svolge codesto triennio di corrispondenza è quello della guerra dell'Inghilterra e della Francia insieme alleate contro 1 Olanda, degli antecedenti, dei procedimenti e degli aspetti diplomatici dell aspra contesa, della preparazione navale della stessa e delle sue ripercussioni nella politica interna, specialmente parlamentare, del regno britannico. Io restringerò appunto il mio studio a cosiffatto argomento, tralasciando di proposito tutto quanto 1 Ottone riferisce intorno a molti altri argomenti da quello indipendenti; e nel mio resoconto mi atterrò strettamente allo scritto di lui, servendomi spesso delle sue stesse parole. Talora farò uso altresì, ma soltanto per un tratto del primo periodo della guerra, delle lettere, ancora inedite, indirizzate ai reggitori della Repubblica genovese da Stefano d’Andrea, console in Amsterdam per essa Repubblica (1). La guerra, per rispetto alla Gran Bretagna, era il risultato del segreto trattato concluso a Dover il 22 maggio 1670 (vecchio stile) fra Luigi XIV' e Carlo II, recante come prima conseguenza la rottura della triplice alleanza che univa l’Inghilterra, l’Olanda e la Svezia a difesa dell’equilibrio europeo e per la conservazione delle Fiandre alla Spagna, contro le ambizioni del monarca francese (2). Nella Introduzione al voi. XLA’ ho discorso con sufficiente larghezza della triplico lega, delle arti e dei maneggi messi in opera da Luigi XIV (1) Gli originali delle lettere di Stefano <Γ Andrea appartengono, come quelli delle lettere del- 1 Ottone, all Archivio di Stato in Genova; e si trovano sotto l'indicazione di Lettere Consoli, Olanda, n. g. 2657. Non mi venne fatto di trascriverne se non che una piccola parte, di cui mi servirò nel testo e nelle note di questo proemio per chiarire o confortare od estendere quanto dice FOttone. Il D Andrea è ricco di notizie ed abbonda di particolari nella narrazione degli avvenimenti: ma scri-'e assa* scorrettamente e fa largo uso di parole e di locuzioni spagnole. I brani che riporterò da lui ai luoghi opportuni saranno da me recati in ortografia moderna, e talora con leggere modificazioni di forma per renderne più facile la lettura. (2) Il trattato di Dover venne firmato da Arlington, Arundel, Cliiford e Bellings per parte di Carlo II, e da Colbert, ambasciatore francese a Londra, per parte di Luigi XIV. L’originale di esso trovavasi ancora verso il 1820 in possesso di lord Clifford di Chudleigh, discendente del firmatario Sir Tomaso: e fu per la prima volta pubblicato, dietro concessione dello etesso lord, dal XII [ per staccare da ossa il cugino Carlo Π, e dei motivi che spinsero questo ad accogliere le offerte e le proposte del Re di Francia. Il brusco cambiamento di rotta di Carlo II era contrario così alle vedute della maggioranza del Parlamento, come al sentimento generale del popolo inglese: donde i procedimenti coperti di lui per preparare l’opinione pubblica alla nuova politica, e la segretezza che avvolgeva il patto di Dover. Ho accennato in detta Introduzione come, nonostante ciò, trapelasse in pubblico qualche cosa di quanto si andava ap- dottor Lingard nella sua Stori,a d'Inghilterra. Credo opportuno di riportarne qui sotto le principali disposizioni, le quali sono: 1.° Che il re d Inghilterra farebbe pubblicamente professione della fede cattolica, al momento in cui reputasse espediente di farla: dopo di che egli si unirebbe a Luigi XIV per muovere guerra all’Olanda quando il re Cristianissimo lo giudicasse conveniente. 2·° Che per rendere possibile a Carlo di domare qualunque eventuale insurrezione dei suoi sudditi, cagionata dal suo cambiamento di religione. Luigi lo aiuterebbe con 2.000.000 di lire torneai, metà dopo tre mesi e l’altra metà dopo sei mesi dalla ratificazione del trattato; ed altresì con 6.000 uomini, se richiesto. 8." Che Luigi osserverebbe il trattato di Aix-la-Chapelle (Aquisgrana); e che sarebbe permesso a Carlo di mantenere lo stesso tiattato in conformità delle condizioni della Triplice alleanza. 4.° Che se nuovi diritti alla corona di Spagna derivassero a Luigi, Carlo lo assisterebbe per conseguirli. 6.0 Che entrambi i re farebbero guerra alle Provincie Unite, e che nessuno dei due potrebbe stipulare pace nè concludere tregua senza il consenso e l’avviso dell’altro. 6.° Che il re di I· rancia sosterrebbe il carico della guerra terrestre, ricevendo dall’Inghilterra una forza ausiliaria ili seimila uomini. 7. Che sul mare Carlo fornirebbe almeno cinquanta, e Luigi trenta vascelli da guerra: che la fiotta alleata sarebbe comandata dal duca di York: e che per mettere il re d’Inghilterra in grado di sostenere le spese dell’armamento navale, gli sarebbe pagata dal re di Francia, ed annualmente, la somma di tre milioni di lire tornesi. 8.» Che di tutte le conquiste che si farebbero sugli Stati Generali, Sua Maestà britannica si contenterebbe per sua1 parte dell’isola di Walcheren, di Sluys (L’Escluse) con l’isola di Cadsand; e che in articoli separati sarebbe provveduto agli interessi del principe d’Orange, in guisa che questi trovasse il proprio vantaggio nella guerra. 9.° Che il trattato di commercio ohe stavano negoziando le due Corone, sarebbe prontamente concluso, allo scopo di unire più strettamente gli spiriti e gli interessi dei loro sudditi. Vi erano articoli addizionali dai quali era previsto ohe se nella guerra con le Provincie Unite Carlo non avesse potuto mantenere 6.000 uomini, Luigi si sarebbe contentato di 4.000; e che se il Duca di York si fosse ritirato dal comando della flotta, il suo successore avrebbe goduto ed esercitato tutti i suoi poteri. Ved. Histoire d’Angleterre depuis la première iiivasion des Romains. par le Docteur John Lingard, tradiate del'anglais par M. le Baron Roujotix; tome douzième, à Paris, chez Parent-Desbarres éditeur. 1829; pp. 271-272, 411-451 (note B). I tomi 12° e 13» di quest’opera, nella versione francese, sono dedicati intieramente al regno di Carlo II; il 13« è tradotto da Amédée Pichot, mentre i primi dodici risultano tradotti dal barone Roujoux. I nove articoli principali del trattato segreto di Dover si trovano anche riportati, con qualche variante circa la distribuzione delle lore parti, nell’opera: The Histori) of England from thè earliest period to thè presetit lime, compiled from thè most authentic sourcesby David Hdme and William Cooke Stai-fori»; London and New York (senza data); Book VII, Chapter III, p. 216 (in nota). XIV prestando nei Consigli della Corona inglese di concerto con quella francese; e come le informazioni dell’Ottone e del rappresentante genovese a Parigi, trasmesse al Governo della Repubblica, concordassero nell’additare tutte le circostanze attraverso le quali era possibile avvertire o cogliere il nuovo orientamento di Carlo II. Il nostro proconsole nella prima delle lettere qui pubblicate, continuando a mettere in rilievo tutto quanto concorreva a dimostrare codesto orientamento, dà notizia deirimprovvisa venula a Londra di lord Montague, inviato inglese presso Luigi XIV, e portatore di molte offerte da parte di costui — più che offerte avrebbe dovuto dire proposte ovvero norme di azione — ed accenna all’incarico dato dal re Carlo a cinque de’ suoi consiglieri, con a capo il duca di Buckingham e il milord Arlington, perchè, d’accordo con l’ambasciatore francese, stabilissero i capitoli della « lega di già trattata, se non conclusa » (1). La lega era già stata invece conclusa più di sette mesi innanzi, e non occorreva oramai che di darle esecuzione: cosa che l’Ottone ignorava, e nota soltanto ai più intimi consiglieri del re. Però egli avvertiva che l'armamento dei vascelli continuava con ogni celerità, e che le provvigioni di carne salata che si andavano facendo davano argomento di credere che il numero di essi vascelli dovesse riuscire maggiore di sessanta; all’apparecchio dei quali il Parlamento aveva a suo tempo concesso i fondi per un’eventuale azione da condurre, non in favore, ma contro della Francia, secondo le direttive e gli scopi della Triplice. Ma a quell’ora molti erano già edotti delle trame che si ordivano fra Carlo II e Luigi XIV ai danni dellOlanda; ed il primo ad esserne convinto era l’ambasciatore degli Stati Generali, che si lasciava veder di rado in Corte, mentre invece andava spesso a trovare quei personaggi più accreditati dai quali sperava aiuto o consiglio in quelle difficili congiunture. Chi per contro frequentava la Corte con assiduità era l’ambasciatore di Francia. Verso il 20 gennaio 1672 vi giunse il figlio del potente ministro Colbert, e nepote di esso ambasciatore, molto ben veduto dal re e da questo frequentemente ricevuto insieme con lo zio. Da siffatte « apparenti dimostrazioni » — scriveva l’Ottone — « si comprende la buona intelligenza che passa tra questa Corona e quella di Francia ». E soggiungeva: « io non metto più in dubbio che l’Inghilterra non sia per esser col legata con la Francia contro l’Olanda, poiché dalli apparati che si vanno facendo, si puole comprendere quale sia la volontà di questo re » (2). Infatti si lavorava a tutt’uomo per mettere in ordine l’armata, che lo stesso re visitava di sovente sollecitandone la spedizione; si facevano inoltre (1) Pag. 1, lettera 1, del presente volume. Da ora iu poi indicherò con i soli numeri della pagina e della lettera, senz’altro, le citazioni di parole e di passi appartenenti alle lettere pubblicate in questo volume. (2) Pag. 3, lett. ‘2; pag. 4, lett. 4. XV gioì imi mente levate di gente per i Francesi, tanto di cavalleria quanto d’infanteria, lia le quali principalissima una di. 2400 fanti sotto il comando del duca di Monmouth, figlio naturale di Carlo II e capitano delle sue guardie. Un prodam,t dui re chiamava in patria tutti i marinai ed ufficiali inglesi che si trovavano a servizio di altre nazioni, comminando pene ai contumaci. Oltre a ciò egli dava ordine alla zecca di non fare nessun pagamento ai suoi creditori, volendo destinare il contante disponibile per le spese occorrenti ai bisogni del momento. Prodigo, come è noto, del danaro pubblico, Carlo II, sebbene disponesse di un milione e duecentomila lire sterline di entrata, trovavasi spesso in angustie finanziarie, che l’obbligavano a ricorrere, per anticipazioni sul pro-piio assegnamento annuo, agli orefici, depositari in allora e banchieri del danaio piivato. I quali lo sovvenivano con interesse del 15 e talvolta del 20 pei cento; inoltre, a coloro che dovevano riscuotere presso di essi mandati regi difficoltavano il pagamento, se non vi lasciavano il 25 o il 30 per cento an-coia. Per colpire così smodata usura e per non vedere accresciuto il suo debito all infinito, Carlo risolvette di chiudere senz’altro gli sportelli della zecca agli orefici; i quali però, non essendo pagati da lui, non pagavano neppui essi i loro depositanti: « e questa è una catena » — notava l’Ottone « che abbiacela tutto il Regno, e di presente incomoda grandemente il negozio, e la maggior parte delle lettere sono state protestate » (1). Fra i patti segnati a Dover era contemplato quello dell’erogazione al ìe d Inghilterra di una certa quantità di danaro da parte della Francia. Il bisogno dimostravasi impellente per l’apprestamento dell’armata, ed occorreva quindi provvedere da canto di Luigi XIY al primo versamento. Nell’ultima settimana di gennaio del 1672 corse voce fra i negozianti di Londra, ch’erano state di Francia mandate al re Carlo quattrocentomila doppie in contanti. La voce eia vera in quanto all’invio; per la quantità 1’Ottone precisava poi che trattavasi del valsente di trecento mila doppie in moneta d’argento consegnata a peso, arrivata a Dover il 26 gennaio, e che il re aveva mandato quaranta soldati per scortarla fino a Londra (2). Oramai la lega dell’Inghilterra con la Francia era divenuta palese. Le cose frattanto precipitavano. Il cav. Giorgio Downing, spedito da Carlo II agli Stati Generali — come ho narrato nella Introduzione al primo manipolo di lettere dellOttone comparso nel volume XLV degli Atti per chiedere soddisfazione del perchè le navi olandesi si fossero rifiutate di abbattere lo stendardo e le vele al rincontro di uno yacht reale inglese, aveva indispettito ed offeso con i suoi modi arroganti e perentorj i Signori di essi Stati, e (1) Pag. 2, lett. 2. (2) Pag. 4, lett. 4; pag. δ, lett. 5. nonostante tutta la migliore volontà da parte di costoro di accondiscendere ai desiderj del monarca inglese, non era riuscito ad ottenere risposta alle sue richieste. Poiché essendosi egli dimostrato « intrattabile o senza lume di ragione» secondo dichiaravano gli Stati (1) — questi preferirono di mandare la risposta per mezzo di un espresso al loro ambasciatore a Londra, acciò la comunicasse a Sua Maestà britannica. Ciò indusse il Downing a lasciare la Haia, ed a ritornare a Londra, dove giunse il martedì 16-6 febbraio 1672. Ma il re « mal sodisfatto della sua persona », e perchè senz’ordine erasi partito di Olanda, il giovedì seguente lo fece costituire in Torre, imputandogli ancora di avei oltrepassato i limiti della sua istruzione. Lo privò poi anche di una ca-ìica che il Downing teneva in Corte, e che gli fruttava mille lire sterline all’anno (2). Questo strano contegno di Carlo II verso il suo ambasciatore, il quale, sia puie esagerando e sorpassando il mandato ricevuto, erasi risolutamente attenuto alle regie direttive miranti alla guerra contro l’Olanda; questo problematico modo di agire del monarca inglese verso un così devoto servitore e zelante interprete delle sue intenzioni, non trova nessuna plausibile spiegazione nelle lettere dell Ottone. Forse era una manifestazione dell’innato spirito ca-\ allei esco del re, ovvero del consueto ossequio diplomatico verso una nazione che, per quanto alla vigilia di essere dichiarata nemica dell’Inghilterra, aveva ancora diritto di dolersi del prepotente contegno del Downing e di ottenere una qualche soddisfazione alla propria dignità offesa. Forse non era che un atto d’imperio o, se'si vuole, un eccesso deH’autorità del re contro chi aveva mancato di dimostrarsi ciecamente ligio agli ordini regi. Forse poteva anche essere una finzione di Carlo II per meglio nascondere i proprj intendimenti. Taluno vorrebbe credere che il severo per non dire brutale trattamento usato dal re britannico al Downing, fosse effetto di una tarda resipiscenza dello Stuardo nel modo di contenersi verso l’Olanda; se ciò non risultasse in palese contradizione con gli atti di ostilità rivolti, pochi giorni dopo il caso del Downing, contro gli Stati Generali (3). (1) Pag. 6, lett. 6. (2) Pag. 7, lett. 7; pag. 9, lett. 8. (3) Il D'Andrea, console genovese in Amsterdam, scrive più volte del Downing e della costui missione presso gli Stati Generali, nei termini seguenti. In lettera del 5 febbraio 1672: « L'Ambasciatore d’Inghilterra nell’Haya ha avuto qualche pretensioni impertinenti, si giudica per acquistar causa di romper, pretendendo che a qualsivoglia vascello d’armata d’Inghilterra, ben che piccolo, debba abbattere l’armata di questi; -il che è contro li capitoli dell’aggiustamento di Breda. Gli diedero risposta di poco gusto, e scrivono questa mattina dall’Hayp clje si sij licenziato e che stava per partirsi subito per Inghilterra ». In lett. 12 febbraio 1672: « Di Inghilterra non si ha altra novità, essendo 12 giorni che non è passato qui corriero rispetto alli venti contrarj. L’ambasciatore di quel Re, che sta nell'Haya, si XVII Questi correvano ai ripari mandando un ambasciatore straordinario a Londra, il quale, ammesso alla presenza del re il sabato 19 marzo, esortò Carlo II a volersi mantenere fedele alla triplice alleanza, allora che l’Europa tutta mettevasi in arme; ma S. M. « con poche parole, e generali, gli rispose, senza venire ad alcuna particolarità » (1). G-li stessi Stati, riconoscendo che oramai l’impegno di Carlo verso la Francia era molto avanzato in conseguenza del danaro da lui ricevutone, tentarono invano di stornarlo anche offerendosi di risarcire del proprio la somma sborsata da quella nazione. In pari tempo essi davano una novella prova sicura del loro ossequio alla volontà del re d’Inghilterra in materia di saluti; poiché, conforme racconta l’Ottone, la loro nave recante il suddetto ambasciatore straordinario, incontrato nel Tamigi uno yacht reale col duca di York, abbatteva immediatamente le vele e salutava Sua Altezza con nove tiri di cannone, ed avendone ricevuto in risposta cinque tiri, ne sparava altri tre in segno di ringraziamento. Se non che lo yacht era seguito da un altro piccolo, solito a portare le masserizie ducali quando Sua trattiene per anco in questa Corte sebbene si licenziò, e si trattiene come cavalier particuJare, dicendo esserle spirata la sua commissione; e per esser persona mal ricevuto in quella Corte, si crede debba passarsene a Londres, e venir altro più aggradito. E questi hanno speranze di frastornare tuttavia quel He dalli trattati con la Francia, mediante qualche buona somma di denari; che sebbene di Francia le sono stati inviati cinquecentomila lire sterline, queste in spendendosi nell’ap-presto dell’armata, e altre male spese, faranno aver luogo alle offerte di questi, e non mancherà a quel Re maniera per intrattenire ambidua senza far cosa buona ». In lett. 18 febbraio 1672: « L’Ambasciatore d’Inghilterra parti domenica passata dall’Aya senza despedirsi più de persona alcuna, nè pagare i suoi debiti, ancorché abbi ricevuto dalli Stati il solito regalo di seimila fiorini. E sopra quanto han scritto al loro Ambasciatore che risiede in Londres, che consentiranno in dar esplicazione al capitulo 19 dell'ultimo trattato di pace circa il saluto conforme possa desiderare S. M. Britannica, che era il punto sopra di che fondano le sue lamente, si spera con questo levar il motivo a quel Re di poter rappresentar al suo Parlamento causa legittima per romper con questi, e con altre offerte di convenienza frastornarlo dal trattato con la Francia, non ostante abbia scosso qualche partite de denari ». (1) Pag. 14, lett. 12. Circa la nomina e l’andata dell’ambasciatore straordinario olandese, il D’Andrea mandava le seguenti informazioni in data 12 marzo 1672 (sabato). « In questa settimana poche novità vi sono di conto, e solo ohe lunedì passato ("7 marzo) questi SS.rl de’ Stati Generali elessero Mons.1' Merman per ambasciatore straordinario ad Inghilterra, ed all’altro giorno lo fecero' partire senza dargli tempo a prevenirsi equipaggio alcuno, incaricandosi d’inviarselo appresso, e questo indica abbino avuto qualche speranza dal loro Ambasciatore ordinario, che risiede in Londres, di poter aprire qualche negoziazione di profitto, massime con le proposizioni saranno fatte allo stesso tempo dall’Ambasciatore di Spagna, quale di già arrivò in Londres; e di là scrivono per certo che il Re avesse scacciato di Palazzo melede (milady) Castelmari (Castlemaine) favorita di S. M., quale esercitava lo stesso posto della Valiera (La VaUière, favorita di Luigi XIV), ed era la principale ne’ trattati con Francia, e il Doningh continuava nella caroere: e tutte queste dismostrazioni fanno credere non resti quel Re totalmente dichiarato per Francia, e presto ne vedremo li effetti ». Il D’Andrea, in lettera del 1° aprile, si diffonde sull’udienza accordata da Carlo II al Merman e sull’opera da questo tentata per venire ad un accomodamento (Ved. più innanzi a pag. XXII). b xviri Altezza viaggiava; ed anche questo navicello, che non era stato neppure scorto dalla nave olandese, ne pretese il saluto tirandole una cannonata contro l’alberatura, onde alla nave convenne abbattere le vele ad esso ancora (1)! L’azione dell’Olanda verso il re inglese venne molto caldamente fiancheggiata da quella della Spagna, conscia del pericolo che sovrastava alle Fiandre dalle mosse di Luigi XIV. Il quale era stato fino allora tenuto a freno dalla Triplice: se questa veniva a mancare, e, peggio ancora, se l’Inghilterra univa le proprie forze a quelle della Francia per annichilare l’Olanda, non rimaneva nessun ostacolo alle strabocchevoli ambizioni del Cristianissimo. Gli interessi del-l’Olanda e della Spagna, una volta fieramente contrastanti fra di loro, erano risultati identici e strettamente solidali dopo il sorgere della potenza francese in servizio di quelle sfrenate ambizioni. L'Olanda, che aveva con maravigliosa costanza combattuto 68 anni per sottrarsi al dominio spagnuolo, e che era stata per via di cotesta lotta lunga e feroce cagione non ultima dell’indebolimento e della decadenza della Spagna, era divenuta — per uno di quei rivolgimenti che iappresentano 1 ironia della storia nelle diuturne lotte dei popoli — la principale sostenitrice della- dominazione spagnola nelle Fiandre. D’altra parte la Spagna, i cui agguerriti eserciti e le formidabili armate d’un tempo avevano sostenute tante lunghe e dure prove per tentare di impedire e di disperdere gli sforzi compiuti dalla nazione olandese per la propria indipendenza — dopo che co-testi sforzi erano riusciti vittoriosi e tali da dare, non l’indipendenza soltanto, ma la potenza marittima, militare e commerciale, all’Olanda — porgevasi a questa nazione come il naturale sostegno contro le esorbitanze francesi. Cosicché ogni minaccia francese verso l’Olanda risultava anche una minaccia per la Spagna, ed un’eventuale sconfitta delle forze olandesi sarebbe riuscita altrettanto esiziale alla Spagna quanto all’Olanda. Luigi XIV, desideroso di mettere la mani sulle Fiandre, sapeva benissimo che per venire a capo dei suoi disegni bisognava prima di tutto fiaccare 1 Olanda; e siccome la potenza di questa nazione era principalmente sul mare, dove egli non possedeva ancora mezzi adeguati ad un’etficace offesa, così aveva pensato a porre dalla sua parte le forze marittime inglesi, le sole atte in allora a fronteggiare e soverchiare quelle delle Provincie Unite. L’unione delle forze francesi ed inglesi costituiva la più formidabile coalizione militare che si potesse a quel tempo mettere insieme in Europa; poiché dal lato terrestre l’esercito francese rappresentavasi come il più numeroso ed agguerrito esercito dell'occidente, dal lato marittimo la flotta inglese non aveva altra rivale che quella olandese. La Francia disponeva anche largamente del danaro, che in ogni tempo fu il nerbo principale della guerra; ed era già fin d’allora servita da un’abile (1) Pag. 13, lett. 12. XIX diplomazia, la quale, usando opportunamente di un così efficace mezzo di azione e di persuasione com’è quello del danaro, sapeva adoperarsi con fortuna ad accrescere gli amici al proprio paese ed i nemici all’Olanda. All’alleanza della Francia con l’Inghilterra era dunque naturale che si contrapponesse l’alleanza dell’Olanda con la Spagna. Il conte di Monterey, vigile e provvido governatore delle Fiandre spagnole, appena scorti gli andamenti della politica francese e subodorati gli accordi di Luigi XIV con lo Stuardo, erasi maneggiato per stringere in lega difensiva la Spagna e l’Olanda. La Spagna allora, nella minorità del suo re Carlo li, trova vasi sotto la reggenza della regina madre Marianna arciduchessa d’Austria, sorella dell’imperatore Leopoldo I, debole ed incerta sulla via da seguire in quei frangenti: in pieno decadimento, spopolata ed impoverita, colle finanze in disordine, non era da un pezzo più in grado di mettere insieme nessun corpo di quelle possenti milizie, di quelle fanterie che Machiavelli citava come esempio di virtù militari, e che, avevano per un secolo corso vittoriosamente l’Europa (1). Le sue armi terrestri si porgevano deboli ed incapaci di misurarsi con i valorosi e ben comandati eserciti francesi, e quelle marittime si potevano già fin d’allora presumere anch’esse minori delle giovani e pugnaci squadre di Luigi XIV, come presto si vide nei combattimenti navali ch’ebbero luogo nel Mediterraneo tra Tarmata ispano-olandese e l’armata del Cristianissimo durante gli anni 1675-76. Talché l’aiuto che la Spagna poteva dare all’Olanda, non era, come forza viva ed operante, paragonabile a quello ben più importante ed efficace che portava l’Inghilterra alla Francia. Ciò nondimeno, se dal lato militare cotesto aiuto non valeva gran cosa, dal lato economico invece — sia per la vastità dei dominj spagnoli europei ed extra-europei, sia per le correnti dei traffici e le ingenti quantità d’affari che intercedevano fra gli stessi dominj e gli stati che tenevano il monopolio delle navigazioni — esso costituiva per siffatti stati, in caso di guerra con la Spagna, ed a cagione della interruzione e cessazione dei relativi scambi commerciali, un grave colpo contro i cespiti della loro ricchezza. Tale rappresen-tavasi appunto il caso dell’Inghilterra, i cui traffici con la Spagna erano molto floridi e fonti di grande utilità per quella nazione. L’eventualità di una guerra colla Spagna veniva per tal rispetto considerata in Inghilterra con speciale appren- (1) Niccolo Machiavelli: II Principe, pag. 79; Dell'arte della guerra, pag. 113 (in Biblioteca classica economica n. 32, Milano, Società Editrice Sonzogno, 1S97). La cavalleria spagnuola godeva però ancora buona fama ai tempi di Carlo II; e fu appunto un corpo di cavalleria, guidato dal conte Marsin e dal principe di Ligne, quello che sostenne l’onore delle armi spagnuole nel 1667 contro gli eserciti francesi che avevano invaso le Fiandre, benché battuto. dai marescialli de Créqui e de Bellefonds (Ved. Histoire 'universelle d'après Vanglois, par une So-ciété de gens de lettres, ecc., tome 44°, contenant la continuation et la fin de l’histoìre de Hollande ou dea Provinces Unies, eie.] Amsterdam-Paris, MDCCLXXXVIII; pag. 252). XX sione. Cosicché, quando il nuovo ambasciatore spaglinolo presso la Corte inglese, marchese Del Fresilo, appena arrivato a Londra il mercoledì 2 marzo 1672, diede parte a Carlo II della conclusa lega della Spagna coll’Olanda, il re britannico ed il suo Consiglio, che, a persuasione dell’ambasciatore di Francia, stimavano che nella prossima campagna gli Spagnoli dovessero mantenersi neutrali, si trovarono assai confusi ed incerti sul partito da prendere. « Se dalla Francia non si fusse ricevuto danari » — opina rottone — « forse qua si muterebbe pensiero » (1). Ma gl’impegni erano oramai troppo avanzati, e Carlo ruppe gl’indugi (1) Pag. 12, lett. 10. Dell’alleanza della Spagna Coll'Olanda discorre in varj luoghi delle sue lettere il D’Andrea. Comincia a darne notizia in data 5 febbraio 1672 scrivendo: « Di Madrid si sta attendendo la ratifica della negoziazione passata nell’Haya circa l’allianza defensiva fra questi Stati ed il Ile di Spagna, e si giudica debbino allargarla ad offensiva ·. Il 12 febbraio annunzia: * Di Spagna è venuta la confermazione del trattato di alleanza con questi Stati in ogni ampia forma, e questa faccenda assicurerà maggiormente il partito del Re di Svecia per questa parte, al quale hanno fatto offerire questi SS.ri de’ Stati sessantamila pezzi al mese, con che assista a questi con 12.000 fanti; e secondo le buone speranze dà il suo Residente, che sta nell’Haya, pare che sij materia che avèrà compimento, e fra breve se ne attende risposta ». Ed aggiunge: « Di Parigi non si intendono altre novità, solo le solite amenaze di guerra, e si attende vedere se in continuazione delle amenaze ha fatto a Spagna di dichiararle guerra in caso non desista dalla allianza con questi, come non è seguito, che risoluzione prenda; ed alcuni credono non debba venir così facilmente a rottura ». Con lettera del 18 febbraio partecipa: « Confermo che di Spagna venne la ratifica del trattato della allianza difensiva con questi Stati d’assistersi per una parte e l’altra con tutte le loro forze, e lunedì passato (15 febbraio) si fece nell’Aya la presentazione di essa da Don Manuel de Lira Inviato straordinario di Spagna col scambio de’ papeli con molta allegria. E al detto Inviato è stato nuovamente inviato di Madrid altra procura più ampia con facultà di poter dar qualsivoglia estensione maggiore alii capitoli del detto trattato. Ed in Bruseles resta appuntato altro trattato con li Com-missarj inviati da questi Stati e quel Governatore, di maggiore allianza offensiva e defensiva con altre condizioni toccanti al commercio, de’ quali già ne resta formato il proiecto ed inviato a Madrid, e se ne spera senza dubbio il compimento fra pochi giorni. In Francia continuano a svaligiar li corrieri di Spagna, ed ultimamente si è inteso eccesso maggiore, e che abbino ucciso un corriero col postiglione verso S. Gio. de Luz, e presoli li pieghi in quali veniva copia della suddetta ratifica, de quale ne despachiorno altre due copie per via di mare e di Bayona, e questa pervenne; e questa materia non ammetterà maggior tolleranza.......Di Svecia si attende la confirmazione della allianza con Spagna e questi Stati, e pare sarà indubitabile con la dichiarazione di Spagna; e si tiene per aggiustato un trattato di allianza con Brandenburgh quale offre di assistere a questi Stati con 16.000 combattenti, e questi le consigneranno la piazza de Orsoy quale era sua, acciò possa farla sua residenza in una piazza forte. Al Re di Danimarca hanno questi SS.ri fatto intimare per il loro Ambasciatore che si dichiari se vuole dar compimento alli trattati di allianza tengono fra di loro, che è di assisterli con 12 navi da guerra e 6.000 fanti a sue spese, per rimborsarle a fine della guerra, e di questo se ne spera poco bene, nè male ». In quanto al Brandeburgh, il D’Andrea, in lettera 26 febbraio, così rettifica le prime notizie da lui inviate: < Con Brandeburgh si tiene per aggiustato il trattato con questi, essendosi offerto quello a servire con 24.000 combattenti, cioè due mila per la convenzione antica tiene con questi, 11.000 altri a sue spese, e li altri 11.000 a spese del li Stati Generali, con che li faccino imprestito prontamente de 600.000 fiorini da scontarsi nelle paghe delli suddetti 11.000 fanti che correranno per conto di questi Stati; e se ne attende la confermazione ». XXI dando principio senz’altro alle ostilità contro gli Olandesi prima di aver dichiarata loro la guerra. Dietro ordine di lui due regie navi ne catturavano improvvisamente due commerciali olandesi dirette alla Rocella per caricar sale, e poco dopo altre sei regie navi inglesi armate in guerra assalivano la flotta mercantile d’Olanda proveniente da Smirne e da altri luoghi del Mediterraneo, composta di quaranta vascelli carichi di mercanzie con cinque da guerra di convoglio. L’incontro segui in tempo che gli Olandesi avevano già passato il canale della Manica, ed il combattimento durò quasi tre giorni. Nonostante l’inatteso e proditorio assalto, gli Olandesi toccarono soltanto la perdita di quattro navi cariche di merci e di un vascello da guerra, affondato; mentre gl'inglesi ebbero due vascelli gravemente danneggiati e resi inabili alla navigazione, ed avrebbero maggiormente sofferto, se nel secondo giorno della battaglia non fossero sopraggiunte altre tre regie navi in loro soccorso (1). A queste prime sanguinose (1) Il D’Andrea narra in modo assai più particolareggiato di quel che faccia 1 Ottone, questi combattimenti navali avvenuti prima della dichiarazione di guerra. Ecco infatti quanto ne scrive in data 1° aprile IG72. « Con un straordinario che ricevette di Madrid il Re d Inghilterra, despachiato dal conte di Sunderland suo ambasciatore, con ravviso d’esser partito di Cadiz in 22 di febraro un numeroso convojo olandese a questa volta, risolse in 14 di marzo di romper la guerra a’ Olandesi, e dette ordine al Cavalier Holmes uscisse subito a cruzare nel canale con alcune fregate di guerra, come io esegui, ed in 18 e 19 ha preso tre navi olandesi che venivano dalla Rochiella carghe di sale, ed altra uscita di Rotterdam per Vilvao. Il detto convojo olandese uscì di Cadice in 22 di febr.° a carico del comandante Gio: de Haes, zelandese, con cinque navi di guerra, e si accompagnò con lui il vice almirante d’Inghilterra, Eduardo Spragh, con sei fregate da guerra, e navigorno insieme sino all’altura di Lisbona, di dove accidentalmente di notte si separorno. Ed all’altro giorno incontrorno li Olandesi otto vascelli mercanti di sua nazione che venivano di Malaga, e gionti proseguirono il viaggio, ed in 21 di marzo incontrorno nel canale d’Inghilterra una balandra quale li avvertì che non toccassero in porto alcuno di quel Regno, e si guardassero da essi, ed in detto giorno incontrorno altro convojo di 22 navi mercantili con una nave da guerra del cap. Kint di 20 pezzi di cannone, che veniva di Lisboa per Setubre. Il comandante Gio: de Haes giontò tutti li capitani a consiglio e repartirono la flotta in tre squadre, si posero in ordine per ogni successo e disposero la vanguardia a carico del comandante Du Bois di Rotterdam con sua nave di guerra di 44 cannoni e 170 uomini, ed otto navi mercantili de 10 a 30 pezzi ed altra nave da guerra. Il corpo della battaglia teneva Gio: de Haes con sua nave de 50 pezzi e 180 uomini, e la nave del cap. Vannesch di Rotterdam con 44 pezzi e 150 uomini, ed otto navi mercantili de 12 in 28 pezzi; e la retroguardia teneva il cap. Luertre zelandese con sua nave di 40 pezzi e 190 uomini ed il cap. Kint con la sua di 20 pezzi e 100 uomini, e sei navi mercantili de 10 a 20 pezzi; e le altre navi mercanti restavano repartite all’abrigo delle dette tre squadre. Alli 24 al far del giorno passando sopra l’isola de Vicht furono incontrati da tre fregate inglesi, quali venivano disparando molte cannonate senza balla, e poi alle 10 della mattina incontrorno altre nove fregate, quali tutte erano a carico del suddetto Cav.re Holmes e conte di Osserì, la capitana con 82 cannoni di bronzo. E, facendo chiamata, le inviò il comandante Du Bois la scialuppa con il suo tenente, quale, gionto al bordo della capitana inglesa e vistesi mal ricevuto, fece segno alli marinari della scialuppa di retirarsi. E li vascelli inglesi si andorno avvicinando al corpo della flotta, quale governava il capitan De Haes, e sì avanzò la capitana inglese fra la suddetta del capitan De Haes ed alti’o vascello mercante del capitan Henrico Riques, dandole la carica con tutta l’ar-tilleria da una parte all’altra: e le risposero li Olandesi con tanto vigore e fortuna, che obbligorno la XXIT avvisaglie, che gli Inglesi giustificarono dicendo che al loro incontro gli Olandesi non avevano abbattute le vele, mentre costoro asserivano di averle abbattute, seguì una formale dichiarazione di guerra di Carlo II contro l’Olanda, pubblicata il 27-17 marzo del 1672. Nello stesso tempo il re ordinava un giorno di digiuno generale, da celebrarsi il mercoledì 6 aprile (cioè il 27 marzo, secondo detta capitana a re tirarsi della battaglia, quale si continuò per altre quattro ore. Ed alla notte li Olandesi seguitorno il loro viaggio con poche vele per aspettare tutti li vascelli mercanti, oltre il vento poco favorevole, si mantennero sempre in buon ordine; ed in battaglia di quel giorno vi restò morto il detto Capitan De Haes, ed il suo tenente continuò a governare con molto valore senza discoprii· la morte di esso per non desanimare la gente e confondere li ordini dati. All’altro giorno l’Inglesi furono rinforzati d'altre sette navi da guerra, e furono di nuovo ad investire li Olandesi per la retroguardia, che governava il capitan λ an Xeus (che è il stesso che ebbe costì due anni sono quel incontro per il saluto — vedami in proposito la lettera .9 dic-28 nov. 1070, pp. 55-57, e la nota n. 44, pp. 199-202, del voi. Λ L V degli Atti —), ed ebbe poca fortuna, e meno valore, poiché al mezzogiorno fu aprezato con poca difesa, il che occasionò restar deseinparate alcune navi mercantili, de’ quali ne apresorno tre, 1 una chiamata il Larrador, che veniva da Smirne, la Pace, che veniva di Messina e Λ illafianca, e la terza la Fortuna, carica di sale, e queste si persero per aver voluto mettersi in fuga ed appartarsi dalla flotta. Ed avvicinandosi la notte, li Inglesi si retirorno a’ suoi porti in altura di Dovres, lasciando proseguire il loro viaggio alli Olandesi, senza aver fatto maggior progresso contro una flotta de il navi mercanti con sole 7 navi da guerra di poca forza, e li Inglesi tenevano 1/ fregate grandi tutte de 60 in 80 pezzi di cannone, e due galeotte; e di Londres, col solo avviso che stavano combattendo, scrivono qui ed in Francia, che tutta la flotta olandesa restava aprezata. * Si sono ricevute poi lettere di Dovres de’ 26 marzo con avviso esser entrata colà, una fregata inglésa molto destrozata, da quale si era inteso come la suddetta nave del capitan Vaneneus, che fu aprezata, si sij affondata con li Inglesi ed Olandesi vi erano sopra; e di Londres scrivono che 1 almirante Holmes stava mortalmente ferito, ed il conte de Osserì stava con una gamba meno, e molta gente morta, e feriti; e con prime di Londres si intenderanno maggiori particularità ·. La lettera del D’Andrea prosegue esponendo i particolari dell’udienza accordata da Carlo II all’ambasciatore straordinario degli Stati Generali, ed il caratteristico modo di comportarsi del re per venire a rottura collOlanda. Merita conto ch'io ne trascriva anche quest’altra parte. « In 19 di marzo Mons.r Merman ebbe udienza dal Re d’Inghilterra e l’assicurò che portava ordine delli SS.n de’ Stati di darle bastante satisfazione circa li quattro punti delle pretensioni che teneva, essendo il primo quello di abbatter e salutare qualsivoglia vascello inglese da guerra, il secondo certa pretensione sopra Serignano, il terzo sopra la scoltura del successo di Jattan (cioè Ohatham, donde gli Olandesi, giunti dopo il mirabile sforzamento del Tamigi nel giugno 1007, verso la fine della loro seconda guerra con gl’inglesi, avevano asportato come trofeo il magnifico vascello inglese Royal Charles, detto il Grax Carlo: si riscontri su ciò la lett. 19-9 ottobre 1071, p. 120, e la relativa nota N.° 09, p. 231, in voi. XL V degli Atti), ed il quarto di castigare l’Almirante Vanghent; e fu ben ricevuto da quella Maestà con parole cortesissime, assicurandolo che per sua parte mai romperebbe la pace e buona corrispondenza con questi, e li segnalò subito per commissari Arlinton e Luderdal. Ed all’altro giorno si giontorno, e conferse il Mermam le sodisfazioni teneva ordine di darli, che erano, circa il primo di acconsentir liberamente al suo gusto, circa il secondo disingannarlo per esser materia di già aggiustata come consta da papeli, per il terzo pure se li offeriva satisfazione conveniente, e circa il quarto lo rimetteva alla grandezza di S. M. sperando non solleciterebbe fusse castigato un soldato di quel merito, il quale non avea faltato alla sua obligazione. E pretesero li commissarj ponesse per scritto le dette satisfazioni; il che recusò dicendo che lo farebbe quando S. M. le accetti, e resti restabilita la pace e buona corrispondenza. E sopra di questo furono tutti avanti il He, quale fece il stesso riparo, e disse che non voleva sentirlo se non lo esponea per scritto e firmato di sua mano; e conoscendo il Merman che la fine del Re solo era tener per allora quelli capitoli firmati di mano dell’Ambascia- xxtn il vecchio calendario) « per impetrare l’assistenza divina in favore delle sue armi » (1). Dalla dichiaratone suddetta appariva, conforme scrive l’Otbone, che il re britannico non voleva rompere con la Spagna; d’altra parte agli Spagnoli, per quanto dicevasi, non tornava conto di rompere con 1 Inghilterra, dubitando eglino che, « quando si venisse a qualche cimento di guena, i popoli di Gia-maica » — isola delle Indie Occidentali appartenente agli Inglesi fin dal 1655 — « non lascerebbero passar flotta, che non l’infestassero » (2). Se non che pareva cosa difficile che gli Spagnoli potessero mantenere una buona alleanza con l’Olanda senza dare occasione di rottura alla Corona inglese; sebbene questa, pur di conservare l’amicizia con quelli, fosse disposta a consentile che essi soccorressero gli Olandesi in lega difensiva, ma non altiimenti. Yediemo più innanzi come effettivamente si destreggiassero, gli Spagnoli nel conflitto tia l’Inghilterra e l’Olanda, riuscendo a mantenersi in buoni termini con la prima ed a sostenere in pari tempo efficacemente gli interessi e le foize della seconda di queste due nazioni. L’annata inglese, principalissimo e si può dire unico strumento di gueira della Gran Bretagna, venne divisa in due squadre: la squadra Rossa, agli oi-dini diretti del generalissimo duca di York, e la squadra Turchina agli oidini di Edoardo Montague conte di Sandwich, la prima composta di 27 navi da battaglia con 9330 uomini e 1510 cannoni, e la seconda parimente di 27 na\i con 9250 uomini e 1454 cannoni. Alle quali occorreva aggiungere altie 20 navi con 4300 uomini d’equipaggio e 804 cannoni, non ancora squadronate e non ancora del tutto armate, ma che si andavano di giorno in giorno raccogliendo nei porti di armamento e di radunata; oltre 16 navi incendiarie e due navi ospedali, con 650 uomini e 156 cannoni, già tutte all’ordine. Un complesso dunque di 92 navi con 23530 uomini e 3924 pezzi di artiglieria. Nel numero degli uomini non si trovavano compresi molti signori dell’aristocrazia inglese, imbarcatisi volontariamente in servizio del re ed al sèguito del duca di lork; tore di questi Stati, senza conchiudere altra cosa ed uscir con altre pretensioni, si licenziò. All’altro giorno, che fu a’ 21 di marzo, ebbe avviso il Merman come il Cavalier De Holmes avea apresato le prime 4 navi, e fu a portarne le lamente al Re, quale le rispose esser esguito di suo ordine e che sin de’ 14 di quel mese avea risoluto romper la guerra, e fatto uscire parte di sua armata per aprezare quanti vascelli inglesi, anzi dico olandesi, incontreranno. A che rispose Merman: come Sire, Vostra Maestà mi ha fatto scrivere alli miei SS.ri de’ Stati Generati in 19 di questo, che venendo in darli satisfazione sopra li 4 punti per quali diede memoriale il vostro Ambasciatore nel-l’Aya, che mai sarebbe per romper la pace nè mover guerra con essi, ed ora mi dice che sin de 14 avea deliberato di romper, e dato ordine di aprezar li vascelli olandesi! molto male mi farà restar col mio Principe — e per risposta il re le diede le spalle---- ». (1) Pag. 17, lett. 18. (2) Pag. 19, lett. 14. XXI.V ed il numero delle navi dovevasi accrescere di 24 grosse barche destinate à portare i viveri, il che elevava il numero totale delle vele a 116. La flotta francese, forte di 30 navi grandi con 10130 uomini e 1616 cannoni, di 18 fra navi piccole, incendiari e vascelli di munizione con 840 uomini e 306 cannoni — un totale pertanto di 48 navi con 10970 uomini e 1922 cannoni — costituiva una terza squadra, denominata squadra Bianca, agli ordini del conte Giovanni D Estrées, vice ammiraglio di Francia. Comandante supremo di tutta l’armata anglo-francese, formata dalle tre squadre suddette, era il duca di York. A questo formidabile apparato marittimo di guerra gli Olandesi contrapponevano un altro apparecchio non meno formidabile, che rottone, su riferto dell ambasciatore olandese in Londra, additava in 96 vascelli, settanta de’ quali di poderosa forza, ed il rimanente incendiar)' o brulotti (1); che Stefano d’An-drea, console genovese ad Amsterdam, stimava dapprima in 80 vascelli grossi e 50 fra petacci, brulotti e munizionieri, e precisava dipoi in 168 vele così ripartite: 72 navi grandi da guerra, cioè 36 da 80 in 60, e 36 da 60 in 46 pezzi di cannoni, le prime con 320 marinai e 100 soldati, e le altre con 200 marinai e 60 soldati ciascuna in media; 24 navi più piccole dai 30 ai 24 cannoni, 130 marinai e 40 in 50 soldati; 24 petacci vecchi di poco fondo da 6 ad 8 cannoni; 24 galeotte con peltrecchi e munizioni; e 24 brulotti da fuoco (2). Siffatto spiegamento di forze faceva con ragione esclamare al predetto d’Andrea: « Se le squadre d’Inghilterra e di Francia saranno così pronte come hanno minacciato, presto intenderemo il successo d’una battaglia delle più sanguinolenti seguite a’ nostri tempi, mentre si componerà di più di 12000 pezzi di artiglieria e 50000 combattenti fra una parte e l’altra, ed ambe bellicosissime » (3). Le prime avvisaglie per una grande giornata cominciarono, a quanto sembra, dagli Olandesi, i quali col favore del vento il lunedì 23-13 maggio 1672 si portarono sopra Dover, ove trovavasi la flotta inglese impotente ad uscire dal porto per la contrarietà del vento medesimo: e diedero poi la caccia a dieci vascelli avversari che, sboccati dal Tamigi per congiungersi col Duca di York, vedendosi, appena comparsi nel mare, circondati dai nemici, avevano reso subito il bordo rientrando nel fiume. Trenta vascelli olandesi seguitarono, passando anch’essi nella riviera, i ‘dieci inglesi, che, postisi sotto la protezione della fortezza di Slieerness, poterono far fronte ai nemici. Si combattè per tre ore con poco frutto; pervenuta in Corte di notte la notizia del conflitto, furono subito spedite verso quella parte due compagnie, una di cavalli e l’altra di fanti, per impedire un eventuale sbarco degli Olandesi, ma all’arrivo di esse costoro (1) Pag. 11, lett. 10. (2) Lettere 5 febbraio e 18 febbraio 1672; in Lettere Consoli, Olanda, n. g. 2657. (3) Lett. del 22 aprile 1672; in Lettere Consoli, Olanda, n. g. 2057. XXV si eiano già allontanati, il duca di York, cambiato il tempo, navigò verso Dunkerque per essere sopravvento agli Olandesi e venire a battaglia con loro; ma andò per varj giorni continuamente rintracciandoli, senza riuscire ad en-tiaie 111 combattimento· Poiché la tattica del Ruyter mirava a non lasciare l’iniziativa dell’attacco al nemico, e quando questo era sopravvento egli ritira-vasi in luoghi sicuri fra i banchi di arene, pronto a salpare non appena il vento gli divenisse favorevole. Le due armate si ritrovarono così bene spesso a vista l’una dell’altra; ma l’olandese sfuggiva sempre il cimento, in attesa di un’occasione che le permettesse di cogliere l’inglese alla sprovvista. L’occasione, spiata ed attesa pazientemente dal grande ammiraglio olandese, si presentò il giorno di martedì 7 giugno (28 maggio). Gli Inglesi avevano gettato l’ancora nella baia di Southwold, tra Harwich e Yarmouth, per far acqua, e confidati nella presunzione del loro valore e nella opinione che la flotta olandese, inferiore di forze, non avesse volontà di combattere e tanto meno di assalirli nelle loro stesse stanze, si ritenevano perfettamente tranquilli e sicuri, anzj molti di loro erano calati in terra vicino a Norfolck per divertirsi. Il comandante olandese, di ciò informato da una nave inglese carica di carbone da lui catturata, tentò di sorprendere i nemici sull’ancora: e verso le tre del mattino del martedì sopradetto, che in quella stagione ed in quella latitudine è giorno chiaro, drizzò le prore, essendo il vento da oriente, verso il duca di-York. Questi, « che ogni altra cosa stimava fuora che gli Olandesi fossero per attaccarlo » (1), fu però abbastanza fortunato ch’essi non poterono arrivare così aH'improvviso, che non venissero scoperti da uno dei vascelli di guardia delle flotte alleate; cosicché ebbe il tempo sufficiente per far salpare od almeno per abbandonare le ancore, filando le gomene per occhio, e correre contro il nemico. Precedeva la squadra Turchina, seguita da quella Rossa e quindi dalla Bianca; mentre l’armata olandese, che aveva il vento sopra l’inglese, avanzavasi con Bankert in testa, Ruyter al centro e Yan Gent alla retroguardia. Il Bankert, correndo a mezzogiorno tra la squadra Rossa e la costa, assalì con furia il D’Estrées, il quale, in quel periglio, non trovò di meglio che tirare anch’egli il bordo verso mezzodì; per modo che l’assalitore e l’assalito rimasero separati ambidue dalle loro rispettive flotte, e continuarono quasi tutto il giorno a combattei si fra di loro in fazione distinta dalla battaglia delle altre squadre. Di queste, la Turchina venne attaccata dal Vangent, che rivolse i suoi sfoizi principalmente contro la nave a tre ponti Giacomo Reale, capitana del conte Sandwich; la quale, abbordata prima da un vascello olandese, ch’essa riuscì a mandare a picco, e quindi da due incendiari, che potè del pari affondare, « ritrovandosi la maggior parte de’ suoi uomini morti e poco più utile (1) Pag. 37, lett. 26. XX vr alla navigazione », non valse a resistere ad un terzo incendiario, e andò distrutta, perendovi il comandante con tutto l’equipaggio, eccetto il capitano Ho-doche con pochi marinai, che si salvarono a nuoto. Anche la nave Henrico della stessa squadra Turchina fu presa particolarmente di mira dagli Olandesi; talché, dopo aver fatto allontanare parecchi vascelli da fuoco, che tentavano d’incendiaria, « non potè governarsi in modo che non restasse morto il capitano (Aglio del conte di Bristol) e la maggior parte della gente, onde cadde in mano dell’inimico ». Ma « dopo poco tempo » — soggiunge la relazione inglese — « fu ripresa e mandata in porto, per esser molto maltrattata » (1). Tali furono le principali perdite della squadra Turchina; la quale, dopo la morte del suo ammiraglio, passata sotto il comando del vice ammiraglio Jordan, venne da questo governata in guisa da guadagnare il vento al nemico e tenerlo tutto il giorno, riuscendo così a compiere il disegno di lord Sandwich, la cui morte restò vendicata da quella dello stesso suo prode avversario Van Gent. Contro la squadra Rossa ed il comandante supremo duca di York rivolse le proprie forze il generalissimo olandese Ruyter appoggiato dal suo secondo ammiraglio Vanes; e trovandosi la nave del duca sotto vento e senza poter ricevere assistenza dagli altri vascelli, che ne erano lontani, essa venne fatta bersaglio dalle artiglierie batave, ebbe rotta la cima dell’albero maestro, spezzata l’asta dello stendardo, morto il capitano Cox, ed in capo a tre ore restò affatto incapace di navigare. Talché Sua Altezza stimò bene di cambiare vascello, e verso le ore 10, insieme col capitano delle sue guardie e col suo maggior piloto, trasbordò sulla nave S. Michele, comandata dal cav. Holmes, e vi alzò lo stendardo. Nel medesimo tempo gli Olandesi presero la nave Caterina Reale sopraggiunta dalla costa con uomini freschi; ma più tardi si trovarono forzati a rilasciarla. La battaglia — dichiara il rapporto suddetto — fu molto fiera, e tale la conferma il Ruyter dicendola la più furiosa di quante ne avesse viste (2); finì circa le ore cinque del pomeriggio, quando l’ammiraglio olandese, dato il segnale ai suoi vascelli, s’inviò con essi verso la squadra di Zelanda impegnata con i Francesi. Poco prima, il duca di York, divenuta la nave su cui erasi trasbordato poco atta a veleggiare, aveva mutato per la seconda volta di sede portandosi col suo stendardo sulla Londra. Ciò per la battaglia principale; circa poi la minor battaglia o fazione tra la squadra francese del conte D’Estrées e la squadra olandese del Bankert, dirò solamente che essa ebbe un andamento assai meno fiero di quella e procurò ai combattenti danni meno gravi. (1) Ved. relazione Savil a pp. 42-44. (2) « Cette bataille, suivant Ruyter, fut la plus furieuse qu'il eùt vue *. Cosi leggesi, circa la battaglia navale del 7 giugno 1672 detta di Solebay, in Nottvel-ahregé chronologique de l’hisloire de France, tromème partie, Paris M.DCC.LXXXV: pag. 795. XXVIT Secondo la su citata relazione le perdite degli alleati furono, in quanto al materiale, la sola nave Giacomo Reale, ed in quanto alle persone 1800 morti e 1000 feriti all’incirca, dei morti il conte Sandwich ed otto capitani fra gl’inglesi, e monsieur De la Eabière e due capitani tra i Francesi; mentre le perdite degli Olandesi venivano computate in un vascello di 48 pezzi catturato e tre vascelli affondati, de’ quali uno di 52 pezzi e gli altri due di 70 pezzi ciascuno, oltre un vascello da fuoco preso e molti altri vascelli consimili sommersi, ed in un numero di morti e feriti maggiore di quello degli alleati, senza dire del Van Gent e di altri uomini di comando. La relazione del Savile, quantunque di carattere ufficiale, attenuava — secondo il costume dei belligeranti di tutti i tempi e di tutte le nazioni — le perdite proprie, ed esagerava quelle dell’avversario. Già rottone, prima di trasmettere quella relazione, attribuiva agli alleati, conforme alle prime notizie di fonte inglese, oltre la perdita della nave ammiraglia della squadra Turchina, il danno di sette vascelli malamenté trattati, alcuni de’ quali ridotti poco servibili; ed agli Olandesi la perdita di tre navi, di cui una affondata e due, rispettivamente di 70 e di 50 cannoni, prese e condotte nel porto di Londra, sebbene accennasse a sette od otto altre abbruciate dagli stessi Olandesi perchè non venissero in mano del nemico. Ma notizie ancora più discordanti in senso opposto da queste d’origine inglese, sono quelle di provenienza olandese comunicate al Governo di Genova dal console D’Andrea. Questi, in un primo ragguaglio, fa ascendere le perdite anglo-francesi ad otto navi, delle quali sei bruciate, una affondata, ed una, di 84 pezzi, catturata; successivamente scrive che fino allora non si sapeva che gli alleati avessero perso più di cinque vascelli grandi. Le perdite degli Olandesi sono da lui ridotte alla nave Ostergo di 80 pezzi, saltata in aria per accidente della propria polveriera; ed a meno di trecento morti, i più nella almirante di Amsterdam col Yan Gent (la cui morte — egli esclama — è molto da sentire) ed in quella di Rotterdam, dove stava il Bankert, mentre nella capitana del Ruyter si ebbero solamente 28 morti e 50 feriti (1). Il D’Andrea proclama senz’altro la vittoria degli Olandesi; l’Ottone non osa dichiarare altrettanto per gl’inglesi, quantunque assegni a questi perdite minori che a quelli. Il grido della vittoria olandese andò tanto crescendo, che al governatore spagnuolo Mon-terey, venne rapportato che gl’inglesi « erano rimasti totalmente disfatti con l'incendio del grande almirante e perdita di Sua Altezza Reale »; il che riempi di così grande letizia il nobile conte, che al portatore della buona novella egli diede cento lire sterline di ricompensa (2). Il vero è che là giornata fu di esito incerto, e nessuno dei combattenti (1) Lettere da Amsterdam dei 10 e 17 giugno 1672; in Lettere Consoli, Olanda, n. g. '2057. (2) Pag. 46, lett. 29. XXVII τ ebbe sull’altro un vantaggio così grande da trarne conseguenza decisive pef l’andamento della guerra. Ove però si consideri la potenza della coalizione anglo-francese e lo spirito di baldanza degli Inglesi, usi ad attribuire a sè stessi la signoria dei mari, il fatto solo di avere gli Olandesi tenuto testa gagliarda-mente ad un tanto nemico per modo da rendere dubbio il successo della battaglia, costituiva per questi ultimi un motivo di legittima gioia e per i primi una delusione offensiva del loro orgoglio. Inoltre, come osserva giustamente Augusto Vittorio Vecchj, lo scopo delle armi olandesi era sempre quello « di tener libero il passo ai convogli mercantili nazionali che dovevano approdare nei porti di Zelanda e di Olanda; e cotesto obbiettivo strategico Ruyter lo aveva raggiunto » (1). Il malumore inglese si riversò contro gli alleati Francesi, dei quali dapprima, come riferisce l’ottone, si disse che avessero mostrato grandissimo valore con perdita di una loro nave; ma poco dopo si vociferò ed il popolo credette che si fossero « portati molto vilmente, non avendo perduto che otto uomini senza aver ricevuto altro danno ». Sicché la nazione inglese, continua rottone,' che non aveva mai avuto fede nei Francesi, cominciava a tenere in sospetto la loro amicizia (2). (1) Augusto Vittorio Vecchj (Jack la Bolina), Storia generate della Marina militare: seconda edizione, voi. II, Livorno, Tip. di Raffaello Giusti. 1895; pag. SS. (2) Pag. 40, lett. 27. Intorno al contegno dei Francesi, il D’Andrea riferisce che la squadra di Zelanda, comandata dal Bankert, appartò la squadra francese dal corpo della battaglia, e dopo tre ore di combattimento si ritirò la francese; ed aggiunge poco appresso: « Li Inglesi saran restati poco gustosi di Francesi, mentre se ne fuggirono dopo sole tre ore di combattito, ancorché vi lasseiian del polo... (Lettera 10 giugno 1672). Queste parole, come quelle su riportate dell Ottone, sembrano l’eco di mal fondate impressioni non che di ingiuste prevenzioni antifrancesi. La relazione ufficiale inglese Savile attesta invece che lo squadrone dell'avanguardia olandese, comandato dal Bankert attaccò il francese, che faceva la retroguardia della nostra, separandosi ambo dalle loio flotte, e eontinuan o in quell’impegno quasi tutto il giorno. Il Banchert venne con molta furia sopì a Monsii de li' ( D'Estrèes), dal quale per esser fatta buona resistenza si ritirò un pocoadietio* (pag. 1-,)· è da considerare ciò che, alla distanza di oltre due secoli, attraverso le ιelezioni sinci me f nioni di varj scrittori delle nazioni alle quali appartenevano! belligeianti, dice in pioposito' chj nella sua Storia generale della Marina militare. Il Bankert egli afferma «combattè dodici ore la squadra bianca con mediocre ardore; usò con parsimonia le incendiarie e tento so o due volte l'arrembaggio. Ancor tuttavia è ignoto se Bankert obbedisse ad ordini special, d indole politica o militare impartitigli da Ruyter. È certo che gli Stati d’Olanda non gli mossero il mimmo appunto, ed il duca di York non rimproverò il d’Estrées; nè tampoco era in diritto di lamentarsi di lui, perchè durante il prolungato suo combattere con Bankert, due vascelli francesi furono uni- nati dal tiro nemico e calarono a fondo la notte seguente..... La ìotta che il d Estrées prescelto per la squadra bianca era la migliore; egli erasi tratto addosso la vanguardia inimica, rendendo agli Inglesi servizio segnalato. Se vi è colpa da attribuire ai collegati mi parla si e ricercare nel pessimo servizio d’informazioni, per il quale risicarono esser sorpresi da Ruyter. A ogni modo la vigilanza fu dei Francesi e specialmente dell'Éole comandato dal Cogolin: e par n ni costoro favore » (Augusto Vittobio Vecchj; Op. cit., pp. 87-88;. XXIX Le notizie della battaglia navale furono presto superate da quelle delle strepitose vittorie delle armi terrestri francesi. Luigi XIY, passando per la Fiandra spagnola e per il territorio dell’Elettore arcivescovo di Colonia, aveva assalito l’Olanda con tre corpi d’esercito, il primo comandato nominalmente da lui stesso ma effettivamente dal maresciallo visconte di Turenna, il secondo sotto gli ordini del principe di Condé, ed il terzo diretto dal conte di Chamilli, oltre che con le milizie dell’alleato vescovo di Munster capitanate dal duca di Lussemburgo; ed era riuscito ad impadronirsi di Maseic il lo maggio 1672, e successivamente di Orsoi e di Burich il 3 giugno, di Yesel il 4 giugno, di Rhim-berg il 6 giugno, di Emeric e di Rées il 7 giugno, di Doétekum l’8 giugno, di Grool il 9 giugno. La presa di Rhimberg aveva fatto dire al gran pensionai io Giovanni de Witt che ormai il re di Francia poteva vantarsi di aver conquistata metà deH’Olanda. Il 12 giugno avvenne il famoso passaggio del Reno verso Tolhuys, nel quale dimostrò la sua bravura il conte de Guisa, che fu il primo ad attraversare a nuoto il fiume alla testa dei corazzieri comandati dal conte de Revel. Procedendo vittoriosi i Francesi ed i loro ausiliari occuparono quindi il 15 giugno Arnheim, il 19 il forte di Skenk (che nel 1636 gli Olandesi non avevano potuto strappare agli Spagnoli se non dopo un assedio di nove mesi), il 20 Utrecht, il 21 Doèsbourg e Deventer, il 22 Zuvol, il 25 Zutphen (1). (1) Ricavo questi particolari dal su citato Nouvel abregé cliroiiologique de l Instoire de France, p. 793; non senza osservare ohe per quanto riguarda la ripartizione dell esercito invasore trovo nella Histoire universelle d'après Vanghi» ecc, tome 44, p. 267, quest altro racconto: « Luigi XIV prese il cammino di Picardia, e si portò presso Charleroi, ove una parte delle sue truppe era già arrivata. Allorquando fu raggiunto dalle milizie rimanenti, s’avanzò verso la Mosa. Egli divise l’esercito in quattro corpi; uno comandato dal duca d’Orléans, suo fratello; un altro dal principe di Condé; il terzo dal visconte di Turenne; e riservò il quarto, ch’era il più considerevole, a se stesso ». Il passaggio attraverso il territorio di uno stato neutrale compiuto da un belligerante per raggiungere più rapidamente e meglio colpire l’avversario, non era ordinariamente nei tempi passati considerato come rottura di neutralità, e veniva concesso o tollerato tacitamente oppure con qualche protesta puramente formale. L'Italia, massime nelle guerre contro il reame di Napoli, fu percorsa in ogni tempo da eserciti senza che questi trovassero, per il solo fatto del passaggio, ostilità dichiarate da parte degli Stati di cui violavano il suolo. Siffatto comportamento si presenta, del resto, il più ragionevole quando sia dovuto effettivamente a forza maggiore ed applicato passivamente con spirito di neutralità; poiché, senza parlare dei danni della guerra che qualunque Governo è tenuto a risparmiare ai suoi popoli, il prendere le armi contro il belligerante invasore rinviene a rompere la neutralità in favore dell’altro belligerante, che si avvantaggia in due modi, e ooll’unire alle costui forze le proprie forze, e coll’estendere il terreno delle ostilità al terreno attraversato. Il Governo spagnolo nonostante che fosse vivamente interessato ad impedire la mossa degli eserciti francesi, stimò per allora più prudente il non opporsi al loro transito per il paese da esso dipendente, e si limitò ad una semplice protesta. C’informa infatti il D’Andrea che « il Re di Francia si tratteneva in Charleroy (luogo che aveva occupalo nel 1007 e gli era sialo confermato nella pace di Aqnisgrana del 2 maggio 1008 —, ved. voi. XL V degli Atti, nota n. 16, p. 163) giontando le sue truppe e incamminandole a diverse parti, e le fa passar per le terre di Spagna senza domandar licenza, e sopra di questo ha passato lettere di sentimento il Governatore di Fiandra, e può psser che un giorno trovi il francese le porte chiuse* (Lett. in data di Amsterdam, 18 maggio 1672). XXX Dinanzi a questa rapida ed irresistibile invasione, trovandosi gli Stati Generali poco meno che perduti, avevano spedito in tutta fretta un gentiluomo al re d’Inghilterra per preavvisarlo che gli manderebbero subito tre deputati aitine di trattar seco la pace, mentre invierebbero per lo stesso effetto tre altri deputati al re di Francia. Quantunque Carlo II avesse fatto intendere di non poter ricevere gli inviati olandesi se prima non si fosse certificato dei sentimenti del re Cristianissimo con cui voleva procedere pienamente d’accordo — al quale scopo spediva immediatamente in Francia il milord Halifax con l’incarico altresì di passare complimento di congratulazione col monarca francese per la recente felice nascita d’un costui figlio — il mercoledì 22-12 giugno giunsero in Inghilterra gli Ambasciatori delle Provincie Unite, e fra i tre il Borei già loro rappresentante presso la Corte inglese allo scoppiar della guerra. Essi furono poco dopo raggiunti da un quarto inviato, che aveva l’incarico speciale di rappresentare al sovrano inglese le miserie in cui erano profondati quei paesi per effetto deH’invasione francese, ed il pericolo in cui trovavasi la città di Amsterdam di cadere in mano di Luigi XIV. Con lo stesso vascello olandese, che aveva portato il suddetto quarto commissario, arrivò dall’Olanda un corriere del re di Francia con lettere per il re d’Inghilterra e per l'ambasciatore francese Colbert, relative alle istanze degli Stati Generali imploranti la pace. In seguito a ciò, re Carlo ebbe subito un animato colloquio col su nominato ambasciatore, e quindi si intrattenne lungamente col suo Consiglio privato per trovar forma di qualche aggiustamento. Venne deciso di spedire senza indugio al sovrano francese in Xei tempi moderni la neutralità, come concetto dottrinale, assunse le rigide forme del diritto, e per alcuni Stati venne consacrata in solenni trattati; ma, come fatto, continua ad essere considerata nel modo esposto dal Machiavelli nel cap. XVIII del suo Principe, che è questo, che « non può un signore prudente nè debbe osservar la fede, quando tale osservanzia gli torni contro, e che sono spente le cagioni che la feciono promettere ». Il Belgio, che nelle vicende storiche secolari venne a comprendere all’incirca lo stesso territorio che abbracciava la Fiandra spagnuola al tempo della terza guerra anglo-olandese, si comportò nel 1914, al prorompere della recente grande guerra mondiale, per rispetto al passaggio degli eserciti tedeschi attraverso esso territorio, in maniera ben diversa da quella tenuta dalla Spagna per rispetto al passaggio in senso inverso degli eserciti francesi nel 1672. Ma oppose la forza contro i Tedeschi invasori, unicamente perchè aveva dietro a sè l’Inghilterra e la Francia. La prima di queste nazioni, ricordandosi improvvisamente di avere guarentita la neutralità e la inviolabilità del Belgio, nella Conferenza di Londra del 1830, si eresse paladina della fede dei trattati, ed entrò in guerra squadernando agli occhi del mondo le supreme ragioni della moralità e della giustizia: la seconda venne inaspettatamente e con miracolosa fortuna a vantaggiare della rotta neutralità belga, pur proclamando la rottura opera abominevole: tutte e due poi con arte sopraffina, valendosi dello smisurato potere ciarlatanesco della stampa, seppero sfruttare Tatto della Germania in guisa da rivolgerle contro la maggior parte della opinione pubblica mondiale. Però tutto questo non era che una macchina guerresca e non aveva da far nulla colla bugiardamente conclamata cavalleresca difesa del principio di neutralità, mille volte, nelle lotte europee e specialmente in quelle napoleoniche, calpestato dall’Inghilterra e dalla Francia, e poi clamorosamente da esse smentito nel corso della stessa recente grande guerra quando costrinsero con inaudita violenza la Grecia ad intervenire in loro favore. XXXI Olanda il duca di Buckingham ed il conte Arlington per comunicargli i sentimenti di Carlo II circa il modo di accomodamento con le Provincie Unite; e i due plenipotenziarj, dopo aver inteso i commissari olandesi, che per ordine del re s’erano condotti al palazzo reale di Hamptoncourt, partirono sabato mattina 2 luglio colla stessa nave che aveva portato l’anzidetto corriere, ed in compagnia del commissario degli Stati ultimo giunto. Il re britannico volle che i suoi inviati partissero prima che le armi francesi si inoltrassero d’avvantaggio nei Paesi Bassi, mosso dal timore che Amsterdam cadesse in potere del Cristianissimo; cosa che a lui non piaceva affatto, poiché desiderava « vedere umiliate ma non abbattute quelle Provincie », e conosceva benissimo, « che se alla Francia vi si aggiungesse una città la più ricca dell’universo, e che porta seco le mercanzie di tanti regni dellOriente, i suoi stati sarebbero mal sicuri ancor che lOceano vi servi di circonvallazione » (1). Che l’invio dei due plenipotenziarj inglesi fosse per discutere col re di Francia un trattato di accordo tra le potenze belligeranti, fu creduto da molti; e tale opinione si diffuse anche nel popolo olandese, poiché non appena quelli ebbero i piedi a terra, che da ogni parte sentirono grida d’acclamazione con evviva al re d’Inghilterra ed al Principe d’Orange e morte agli Stati Generali, grida mosse dalla persuasione che essi plenipotenziarj venissero per apportare la pace ed evitare la continuazione della guerra. Alla quale persuasione inducevano anche alcune circostanze, come l’invio di un gentiluomo spedito alla Corte inglese dal prìncipe d'Orange, e rispedito a questo da Carlo II il giorno susseguente. Anzi taluno pensò ad una pace separata tra l’Inghilterra e l’Olanda, all’infuori della Francia; e certo signore di Casa Hoorte arrivò addirittura a dare per sicura nuova all’ambasciatore francese, che il re Carlo erasi già aggiustato con gli Olandesi. Al quale avviso, il detto ambasciatore, andato subito a dolersi col re, additò a S. M. l’autore della falsa novella, che venne imman-tinenti fatto imprigionare (2). Meglio dell’Ottone chiarisce lo scopo dell'invio dei plenipotenziarj inglesi presso Luigi XIY, il console genovese in Amsterdam, Stefano d’Andrea. Il quale scrive che all’arrivo in Londra dei tre deputati olandesi — il cui fine era veramente quello di tentare un accomodamento separato con l'Inghilterra — il re Carlo, informato che altri tre deputati olandesi erano passati al campo francese, temendo che le Provincie Unite fossero già in trattati con Francia, spedì subito a Luigi XIV i due plenipotenziarj predetti per intendere lo stato delle cose ed assistere agli accordi. Egli ed il suo Consiglio, sviati dalle esagerate notizie delle vittorie francesi e dalle ancor più esagerate conseguenze che se ne trae- (1) Pag. 48, lett. 31. (2) Pp. 51-52, lett. 33. XXXII vano, stimavano l’Olanda come stato già perduto, e reputandone imminente la divisione, avevano mandato in tutta fretta il Buckingham e l’Arlington a reclamale la parte spettante all’Inghilterra. Ma costoro, giunti alla Haya il lunedì 4 luglio 1672 e trovate le cose ben diverse, si ricredettero subito, ed avendo inteso l’elezione del principe d’Orange a Statolder delle Provincie Unite, se ne mosti ai ono lieti e passarono a congratularsi seco al campo olandese. Il giovedì • fuiono ricevuti da Luigi XIV, il quale, maestro di gentilezze per adescare e conservare gli amici com’era risoluto e prepotente per incutere ai nemici, pose indosso al Buckingham il suo armacollo con spada, guarnito di diamanti del valore, a quanto dicevasi, di 25.000 scudi; e dopo altre amorevoli dimostrazioni ad entrambi, li trattenne assai magnificamente e, levato il campo il giorno 11, li condusse con sè fino al punto più prossimo all’Haya, dove fecero ritorno (1). Essi, insieme col visconte di Halifax, riconfermarono o meglio rinnova-ìono il ti aitato di alleanza con la Francia; e di concerto con i ministri francesi Louvois e Pomponne formarono un progetto di capitolazioni sotto la cui osservanza i due re di Francia e d’Inghilterra si degnavano di accordare la pace agl: Stati d’Olanda. Il progetto venne dal principe d’Orange comunicato il 21 luglio alla Giunta degli Stati Generali insieme con la lettera di trasmissione che gli avevano scritta i plenipotenziarj inglesi in data del 17 di detto mese da Bostel. Ma i due re domandavano — come si esprime il D’Andrea — più di quanto gli Stati tenevano e potevano dare; cosicché la Giunta risolvette di respingere le esorbitanti proposizioni ad essa sottoposte, e per giustificare il rifiuto ordinò ai Signori della Deputazione secreta di preparare un memoriale con le molte ragioni che si opponevano all’accettazione delle richieste franco-inglesi, e d’incaricare mons. Yambening acciò passasse subito ad Anversa per renderne persuasi i plenipotenziarj inglesi, e quindi a Bruxelles per darne conto al Monterey. Il Buckingham e l’Arlington giunsero di ritorno alla Corte inglese la domenica del 31 luglio. Le trattative per la pace non avevano menomamente arrestati nè rallentati gli apprestamenti di guerra. L’armata inglese, dopo la battaglia del 7 giugno, erasi ritirata nel Tamigi a Gravesend ed a Sheerness per ristorare i danni sofferti e per tenersi pronta a fronteggiare nuovamente gli Olandesi, che avevano, a quanto dicevasi, rinforzate le loro squadre con 15 vascelli e si preparavano a difendere dai nemici la loro fiotta mercantile che stavano attendendo dallo Indie Orientali. Il Duca di York, non sodisfatto del combattimento del 7 giugno e desideroso di attaccare gli Olandesi, non volle neppur scendere a terra per prendersi qualche riposo, e stava in attesa di potersi incamminare verso il Texel, risoluto di andare in traccia della fiotta suddetta, carica di molti (1) Lettera di Stefano d'Andrea in data di Amsterdam, 15 luglio 1072. XXXIII milioni cli mercanzie. L’andata dei Signori Buckingham e Arlington in Olanda presso il re Cristianissimo affrettò la partenza dell'armata verso le coste nemiche, che ebbe luogo il mercoledì 6 luglio, volendo il duca di York esser vicino ai due plenipotenziarj per seguirne i trattati, e sopra di questi pigliar gli opportuni espedienti. Il duca con le sue navi si fermò nel Texel con pensiero di non ritornarsene sino a tanto che non sentisse qualche nuova della flotta commerciale olandese proveniente dalle Indie Orientali, e con speranza di necessitare quei popoli a porsi nelle sue braccia. Le cose andarono però ben diversa-mente dalle aspettazioni di lui. Perocché, mentre il duca tenevasi venti leghe sopra il Texel, la flotta delle Indie Orientali, composta di 14 vascelli, avendo girato verso il settentrione, potè approdare col vento favorevole nel poito di Emden in provincia di Groninga. È bensì vero che le due fiegate inglesi, Cambeidc+e e Bristol, che di guardia bordeggiavano in quei mari, non tantosto scopersero gli Olandesi che li tempestarono di cannonate, ma dopo bie\e combattimento furono forzate a ritirarsi per il danno che avevano ìicevuto nell’alberatura. Il felice arrivo della flotta riempì di letizia gli Stati Generali. Esso — scriveva il D’Andrea — « ha causato tal contento e coraggio in questi popoli, che si presumono assicurati dai Francesi, quanto al contrario causerà di labbia al duca di York, il quale, fatto pirata, era uscito solamente per rubare quel ricco convoglio » (1). Infatti l’avviso di detto arrivo, secondo la testimonianza dell’Ottone, turbò grandemente il re Carlo con tutta la Corte, poiché pensavano che il duca dovesse impadronirsi, se non di tutto, almeno di una pai te di esso convoglio; quantunque non fossero ancora fuori di speranza ch’egli riuscisse a porre le mani sopra alcuni vascelli del medesimo, ovvero ad incendiarli nel porto di Emden, la cui fortezza credevasi inadatta ad un’efficace difesa. E ciò tanto più dopo che l’ambasciatore di Francia diede avviso che il vescovo di Munster aveva levato l’assedio di Groninga, per incamminarsi con tutte le sue forze verso Emden allo scopo di impadronirsi della flotta sopra detta. Il che poi risultò falso; anzi si seppe che gli Olandesi avevano mandato la loro armata per iscortare le mercanzie venute dalle Indie Orientali, e dar adito ai vascelli mercantili di trafficare nel mar Baltico ove solevano portare le droghe d’Oriente. Conferma di fatti il d’Andrea, che il 16 agosto l’armata olandese con 113 vascelli trovavasi avanti alla foce dell'Ems per condurre in sicuro le 14 navi arrivate dalle Indie Orientali (2). Non minore delusione era toccata al duca di York in quanto ai buoni risultati ch’egli erasi ripromesso di conseguire navigando colle sue squadre (1) Lett. di Stefano d’Andrea in data di Amsterdam, 13 agosto 1672. (2) Lett. di Stefano d’Andrea in data di Amsterdam, 19 agosto 1672. XXXIV lungo le costiere dell’Olanda, per il conseguimento de’ quali aveva anche pensato a far venire dalla madre patria tremila fanti onde tenerli pronti a calare in terra alla prima occasione. Ecco invero come il D’Andrea dipinge la riuscita della spedizione inglese in una sua lettera del 22 luglio 1672: « Credendo il re di Inghilterra che restassero queste Provincie del tutto perdute e sotto il dominio del re di Francia, inviò la sua armata marittima a tutta furia a queste coste per prendere la sua parte; però ha ritrovato il contrario, ed Iddio benedetto, che del tutto non vuole abbandonare questa Repubblica, ci ha inviato questi giorni pioggie sì continue e tormente di mare, che ha stornato in terra li disegni del francese ed impedito in mare all’inglese di poter improvvisamente tentar qualche sbarco, anzi gli ha fatto provare qualche disgrazia, essendosi sopra Texel perso due de’ loro vascelli da guerra.....». Tutto ciò ebbe efficacia di rialzare gli animi degli Olandesi, depressi dalla invasione francese, dinanzi alla quale avevano ancora dovuto cedere Nimega il 9 luglio, Coèverden e Naerden il 12, Grave il 14, il forte di Crevecoeur il 19; e li spinse ai più energici provvedimenti. Le vittorie di Luigi XIV erano in gian pai te dovute alla insufficienza ed alla debolezza delle difese opposte alle sue armi dagli Stati Generali. Questi, secondo scriveva il D’Andrea, si eiano fatti conoscere più formidabili nella tranquillità della pace che nella confusione della guerra, e con la continuazione di molti anni di felicità e prosperità si erano affatto scordati dell’esercizio militare di terra. Lasciarono di piovvedersi in tempo di gente buona ed all'ultimo lo fecero di gente inesperta; cosicché la perdita di tutte le loro piazze dipese dal mancamento di munizioni e di gente, e dall’essere affidate ad ufficiali di poca riputazione, alcuni dei quali francesi ed inglesi, che le resero senza sparare un moschetto (1). Essi però ebbero l’energia e l’arte di correre in tempo ai ripari. Oltre l’apertura delle sciuse e la rottura delle dighe, che permise loro di mettere il paese sott’acqua e precludere così alla marcia degli eserciti francesi il suolo delle quattro Provincie di Olanda, Zelanda, Frisia e Groninga (o Nestquartel), sottraendolo al- 1 invasione straniera toccata alle altre tre di Gheldria, Utrecht, Overyssel (ìssel superiore o Zutphen), essi riuscirono a compiere, attraverso le intestine discordie che cagionarono la morte dei fratelli Giovanni e Cornelio de Witt, 1 unità del comando elevando a statolder, come ho di già accennato, il principe d’Orange (2). Il che non fu piccolo profitto per la causa olandese; poiché il principe, ricusando le larghe profferte che Luigi XIV e Carlo II gli fecero per tirarlo in loro favore, rivolse tutte le sue forze in difesa della patria, mentre (1) Lett. di Stefano d’Andrea in data di Amsterdam, 24 giugno 1672. (2) Anche la provincia di Groninga (detta di Groninga e delle Ommelandes) era stata invasa dai nemici, e poteva considerarsi come perduta; cosicché la Confederazione delle Provincie Unite, trovavasi allora effettivamente ridotta alle tre proyincie di Olanda, Zelanda e Frisia. XXXV la sua qualità di nepote del re d’Inghilterra lo collocava nelle condizioni più favorevoli per concludere una pace separata con quest’ultima nazione. Egli fin dal principio non risparmiò i tentativi per raggiungere cotesto scopo, e più volte l’Ottone parla di gentiluomini inviati da esso principe al re suo zio per missioni speciali, e quantunque non fosse possibile penetrare la precisa causa di queste, tuttavia era comune credenza che si trattasse di negoziati rivolti ad un aggiustamento tra l’Olanda e l’Inghilterra, proferendosi gli Stati Generali pronti a soddisfare tutte le domande del re britannico, ogni volta però che costui, abbandonando la Francia,, si dichiarasse neutrale. Ma Carlo II non volle per allora in modo alcuno abbandonare l’alleanza francese, « conoscendo » — dichiara l’Ottone — « che questa unione tiene in timore i suoi popoli e lo rende maggiormente autorevole appresso il Parlamento » (1). Così pensava allora lo Stuardo, il quale — non occorre dimenticarlo — era stato spinto alla lega con la Francia principalmente per averne un appoggio efficace onde opporsi, occorrendo, alle invadenze e strapotenze del Parlamento; poiché — osserva il nostro proconsole — « volendo Sua Maestà ne’ suoi Regni comandare da re, non poteva farlo se non si collegava con un altro che avesse forze ed armate pronte da soccorrerlo in caso di bisogno » (2). Vedremo fra poco come siffatto appoggio diventasse illusorio dinanzi alla tenace opposizione della Camera dei Comuni. Frattanto Luigi XIV, non ignaro delle mene olandesi, continuava a largheggiare, secondo il suo solito, in lusinghe ed in denaro presso la Corte inglese; tanto che l’Ottone non esitava ad affermare che i ministri e consiglieri di Stato del re Carlo erano talmente guadagnati alla Corona di Francia, che ad ogni desiderio di questa non poteva a meno di condiscendere quella (3). Il sovrano inglese aveva del resto fin dal mercoledì 24 agosto 1672 ratificato il patto concluso dai suoi plenipotenziarj Buckingham ed Arlington col re Cristianissimo al campo francese, ch’era « di mantenere inviolabilmente la lega obbligandosi vicendevolmente di non trattare alcuna sorte di pace o sia tregua con l’Unite Provincie senza una scambievole partecipazione » (4). Da quel momento ogni tentativo di pace separata dell’Olanda con l’Inghilterra era dunque, almeno per un certo tempo e fintanto che non fossero sopraggiunte nuove circostanze, destinato a fallire; nonostante che l’opera diplomatica degli Stati Generali rivolta verso tale scopo fosse rafforzata da un’eguale e continuata opera della Spagna di cui parlerò fra poco. L’Olanda sperimentava nella Francia un nemico più temibile e pericoloso dell’Inghilterra, perchè, mentre all’armata inglese, pur rinforzata e resa più for- (1) Pag. 71, lett. 54. (2) Pag. 53, lett. 35. (3) Pag. 75, lett. 57. (.4) Pag. 08, lett. 45. XXXVI raìdabile dalla francese, era in grado di contrapporre efficacemente un’armata sua propria altrettanto formidabile; agli agguerriti eserciti francesi non aveva potuto invece metter di fronte, da sola, che forze rivelatesi di gran lunga inferiori. Le occorreva quindi, per resistere con buon successo ai Francesi, ricorrere all'altrui soccorso; al qualeffine si adoperarono con tutta la possibile abilità e col mezzo infallibile del danaro accumulato nei floridissimi commerci del paese, gli Stati Generali, mettendo opportunamente in gioco le gelosie ed i timori che l’aggressiva politica di Luigi XIV aveva sollevato nei potentati vicini. La Germania, divisa in una moltitudine di staterelli fra di loro contrastanti e mal sottoposti all'impero di cui nominalmente facevano parte, era un vivaio di soldati a disposizione dei belligeranti; vi attinse, con la solita politica imbastita di blandizia e di prepotenza, il re di Francia, che aveva tratto al suo carro l’Elettore di Colonia, il vescovo di Munster, il duca di Neuburg e l’Elettore Palatino, e vi attinsero largamente gli Stati Generali. Questi trovarono anzitutto un alleato naturale nell’imperatore Leopoldo, che mal tollerava le idee egemoniche di Luigi XIV e non poteva sopportare le intrusioni e le usurpazioni di costui nei diritti e nei territorj dell'impero; e seppero acquistare in loro sussidio, pagandole a danari sonanti, le forze dell’Elettore di Brandeburgo e del duca di Luneburgo. Entravano allora nel gioco della politica europea anche la Svezia e la Danimarca, e con i governi di queste nazioni seppero parimente destreggiarsi gli Olandesi, in modo da ottenere sussidj alla loro guerra. Talché fin dall’agosto del 1672 il console D’Andrea informava la Signoria genovese che l’Elettore di Brandeburgo di già teneva disposta ogni cosa per la marcia e stava in punto di partire verso Halber-stad dove contava di congiungersi con le truppe imperiali, che si troverebbero sicuramente in Minden ai primi di settembre. Il barone di Blocmental era poi ritornato di Danimarca con la risoluzione di quel re di unire 8000 de’ suoi soldati all’esercito imperiale. Inoltre il cancelliere Brandt del regno di Svezia assicurava il predetto Elettore che non temesse cosa alcuna dalla Corona svedese, la quale non si opporrebbe alla sua marcia. Oltre a ciò il barone di Goas passava a disporre in favore degli Stati il Duca di Luneburgo; mentre in Ratisbona veniva deliberato che i dieci circoli dell’impero armassero 22000 uomini ed 8000 cavalli. In ultimo il duca di Lorena, con permissione di S. M. Cesarea procurava di levare un corpo di 6.000 fanti. « Piaccia a Dio » — concludeva il D’Andrea — « che tutte queste risoluzioni si eseguiscano ed approfittino » (1). Non è mio compito seguire la lotta delle armi terrestri olandesi, coman- (1) Lett. di Stefano d’Andrea in data di Amsterdam, 19 agosto 1672. Questa è l’ultima delle 26 lettere del d’Andrea da me trascritte totalmente od in parte, ovvero riassunte dagli originali dell’Archivio di Stato di Genova. XXXVII (late dal principe d’Orange e fiancheggiate dalle suddette forze germaniche, contro gli eserciti di Francia guidati da generali come il principe di Condé, il visconte di Turenne, il duca di Luxembourg, il Yauban, la cui gloria brilla da secoli nei fasti militari deH’Europa. Mi restringerò, per quanto riguarda il lato militare degli avvenimenti, a narrare succintamente, con la scorta del-l’Ottone, le ulteriori vicende della sola guerra marittima. Il duca di York, dopo che vide fallito il suo intento d’impadronirsi della flotta commerciale olandese delle Indie Orientali, riconoscendo che il trattenersi di più lungo le coste nemiche non gli riusciva d’alcuna utilità, erasi ritirato coll’armata verso il Regno, anche per provvedersi di vettovaglie e di munizioni. Venerdì mattina 2 settembre 1672 si ebbe avviso a Londra, che egli era entrato con tutta l’armata nel Tamigi (1). Il suo desiderio lo incitava ad affrontarsi un’altra volta con gli Olandesi; parendogli di non aver fatto fino allora cosa che valesse contro costoro. Parlavasi di far imbarcare 12.000 fanti per mettere il piede a terra nella Zelanda o in altra parte della costa nemica ove fosse stimato lo sbarco più facile; ma aggiungevasi però che in tal caso il comando dell’armata sarebbe dato al principe Roberto, volendo il re che il duca di York prendesse un poco di riposo (2). Il desiderio del duca urtava in due difficoltà, cagionate, la prima dalla stagione troppo inoltrata, che non rendeva sicuro lo sbarco divisato, e la seconda dalle condizioni sanitarie non buone delle ciurme, fra le quali si contavano più di seimila ammalati (3). D’altra parte il re trovavasi spinto a non tirar l’armata a terra dalla scarsezza del denaro, che non gli permetteva di pagar subito i marinai ed i soldati; e prima di prendere una qualsiasi determinazione volle portarsi, il lunedì mattina 19 settembre, alle navi per abboccarsi col duca e consultarsi circa il partito di uscir di nuovo al mare o di ritirarsi nei porti. Il risultato dell’abboccamento fu lo sbarco del duca e il disarmo della maggior parte dei grossi vascelli, sull’avviso che la flotta olandese fosse stata assai ridotta di numero. Si tenne soltanto in armamento una flotta di trenta vascelli sotto il comando del cav. Spragge, da impiegarsi per impedire la pesca delle aringhe agli Olandesi, ed un certo altro numero di vascelli da inviarsi verso lo stretto di Gibilterra per tenere scorta alle navi mercantili. Anche l’armata francese ritornò ai suoi porti, e per darle modo di poter navigare con ogni sicurezza, si trattennero per due settimane i battelli addetti al servizio postale, affinchè essa avesse tempo di arrivare a destinazione prima che in Olanda giungesse l’avviso della sua partenza (4). (1) Pag. 64, lett. 40. (2; Pag. 62, lett. 45. (8) Pag. 66, lett. 49. (4) Pag. 72, lett. 54. XXXVIII All inazione guerresca dell’armata inglese faceva riscontro un’eguale inazione dell’armata olandese, anzi l’una era conseguenza dell’altra. Più che alle offese contro gli Inglesi, pareva che gli Olandesi pensassero a proteggere le loro navi addette alla pesca delle aringhe nel mare del Nord; ma anche in questa bisogna adoperarono parcamente la flotta, perchè fu facile all'ammiraglio britannico Spragge d’impadronirsi di molti legni impiegati in quella pesca (1). Verso il 25 novembre si ebbe avviso in Londra che 24 vascelli armati in guerra erano usciti dal Texel sotto il comando del vice ammiraglio Van Nes; ma il re proibì alla sua flotta di lasciare il Tamigi per andare a combatterli, volendo aver prima notizia a qual cammino si erano indirizzati, e quale impresa pensavano di tentare (2). Si seppe poi ad un tempo che essi erano venuti fuori per assalire la flotta mercantile inglese adibita al trasporto del carbone e proveniente da Newcastle, ma che erano poco dopo rientrati nei loro porti, non essendo riusciti ad incontrarla. Se le navi da battaglia stavano silenziose e ferme nei loro rifugi in attesa della primavera per cimentarsi in nuovi combattimenti, imperversava invece la guerra di corsa con indescrivibile danno dei traffici marittimi. Sin dalla fine di luglio del 1672 il principe d’Orange aveva permesso il corso, e già nella prima quindicina di agosto erano uscite dai porti olandesi più di cento navi, fra grandi e piccole, per predare i nemici, e ne stavano uscendo in maggior quantità. In poco più di una settimana, ragguaglia il D’Andrea, erano entrate nei porti di Zelanda più di venti prese inglesi, oltre una nave francese che passava da Bavona a Rouen con un carico di lane, e 5000 picche e 1030 alabarde per il re di Francia (3). L’Ottone accenna frequentemente alle gravi perdite inglesi prodotte dalla guerriglia marittima. « Sono infiniti » — egli scrive — «gli armatori olandesi che infestano questo regno, non lasciando più libero il commercio, con danno notabile di mercanti, che giornalmente sentono perdite di vascelli » (4). E più oltre aggiunge che « si credeva che gli Olandesi non fossero per fare armata navale nella futura campagna per mancamento de’ marinari, la maggior parte de’ quali si ritrovano sopra armatori particolari per andare in corso » (5). Tale era la quantità dei corsari delle Provincie Unite! Anche gli Inglesi, sebbene in minor misura dei loro avversari, s’erano dati a questa guerresca attività; ma invece di correre lungo le coste della loro terra per fronteggiare ed impedire le scorrerie nemiche, preferivano, (1) Pag. 72, lett. 55. (2) Pag. 76, lett. 58. (8) Lett. di Stefano D’Andrea, del 13 agosto 1672. (4) Pag. 63, lett. 45. (5) Pag. 82, lett. 03. XXXIX per desiderio di preda, di corseggiare verso l’Olanda ed in altre parti ove credevano di trovare il loro vantaggio (1). Mentre le operazioni militari marittime'dei belligeranti si trovavano nei termini suddetti e le loro forze navali più importanti stavano 1 lattandosi e preparandosi per una nuova campagna, altre forze non meno importanti ed operose, quantunque di natura prevalentemente morale, si conceitavano e si apparecchiavano nel Parlamento e nella Diplomazia pei le decisioni finali della guerra. Discorrerò dapprima del Parlamento, la cui azione politica era venuta oramai in contrasto con quella del Re. Fra le ragioni del contiasto soveichiavano di gran lunga quelle facenti capo alla questione religiosa, la quale agitava allora profondamente l’Inghilterra in un’appassionata opposizione al cattolicismo, ed in particolare al cattolicismo considerato in rapporto coll autorità papale, e dagli Inglesi perciò denominato con la caratteristica parola di papismo. « Xè l’orgoglio nazionale » — osserva il Macaulay — « nè 1 ansietà pei le libertà pubbliche, influivano tanto sul sentire del popolo, quanto 1 odio della ìeligione cattolica romana. Quell’odio era diventato una delle passioni dominanti dell universale, ed era così forte negli uomini ignoranti e profani come in quelli che erano protestanti per convinzione » (2). Tali sentimenti popolari si riflettevano e s’ingrandivano nel Parlamento, mentre il Re, ch’era segretamente cattolico quantunque per necessità di governo esercitasse pubblicamente tutte le pratiche del culto protestante, di cui, secondo la costituzione inglese, considera vasi il capo supremo non cheil naturale difensore, nutriva sentimenti affatto contrari, che gli suggerivano di mitigare gli effetti di quell’opposizione e di quell’odio. Alcuni giorni prima della proclamazione della guerra, e cioè il 15 marzo 1672, Carlo II, con un atto le cui conseguenze ebbero, come vedremo, un peso enorme nella politica interna e, per riverbero, anche esterna della Gran Bretagna, accordava libertà di coscienza per tutte le confessioni diverse dalla ufficiale anglicana ; del che traeva particolare giovamento la religione cattolica, il culto della quale era allora bandito dal Regno. Poiché, malgrado che, a differenza dei seguaci delle altre confessioni, vi si continuasse ad inibire ai Cattolici l’esercizio pubblico del culto, pure conce-devasi loro indulgenza e libertà nelle loro case private, senza che cadessero sotto le sanzioni penali già comminate contro di essi. Questo atto, noto sotto il nome di Dichiarazione d’indulgenza, che abrogava in sostanza le leggi penali avverse ai Cattolici ed ai Protestanti non conformisti, sembrava specialmente (1) Pag. 68, lett. 45. (2) Tommaso Bahington Macaulay, Stoi'ia d'Inghilterra tradotta da Paolo Emiliani-Giudici; voi. I, Firenze, Achille Batelli, 1852, pp. 223-224. XL opportuno alla vigilia della guerra, mirando a sedare gli odj e le persecuzioni di religione, ad accattivare al re la benevolenza di tutti i suoi sudditi ed a raccogliere le loro volontà, indipendentemente dalle opinioni religiose da essi professate, in uno sforzo comune contro il nemico esterno. Ma tale non era 1 avviso del Parlamento, presso il quale il sentimento patriottico contrario agli Olandesi aveva assai meno preàa del sentimento religioso contrario ai Cattolici; e siccome il Re aveva bisogno di danaro per continuare la guerra, e il danaro non poteva averlo se non per concessione del Parlamento, così questo pensò di subordinare siffatta concessione alla revoca della Dichiarazione d’indulgenza per quella parte che riguardava gli osservanti della religione cattolica. Il Parlamento inglese, chiuso fin dal sabato santo 22 aprile del 1671 (calend. giuliano) con l’ordine di riconvocazione per il 16 aprile 1672 (cal. giù!.), era stato poi aggiornato al 30 ottobre 1672 (cal. giul.); ma il re, informato dei su accennati propositi di opposizione dei parlamentarj, nel settembre del 1672 10 prorogava sino al 4 febbraio del 1673 (cal. giul.), contrariamente alla aspettazione generale del popolo, il quale credeva che Sua Maestà, per aver bisogno di danaro, non dovesse affatto ricorrere a tale provvedimento. Il re di Francia, timoroso che esso Parlamento trattasse di pace con gli Olandesi e non necessitasse Carlo II a venire a qualche aggiustamento con le Provincie Unite, vide volentieri la proroga, anzi è da supporre che egli medesimo la consigliasse; poiché, secondo informa l'Ottone, in quei giorni dichiarò o fece correr voce di pagare all'alleato 150.000 lire sterline, delle quali era debitore in virtù delle pattuite convenzioni (1). Il popolo desiderava invece l’apertura del Parlamento, non soltanto perchè il riunirsi di questo era cagione di maggior traffico e quindi di maggior guadagno; ma anche perchè fornisse al re i fondi a ciò costui soddisfacesse i banchieri suoi creditori, e costoro soddisfacessero i molti privati del cui danaro erano depositarj (2). Oltre a ciò la maggior parte dello stesso popolo vedeva mal volentieri la continuazione della guerra, temendo, fra l’altro, che se gli Stati d’Olanda perdessero la forma di repubblica, la religione riformata andrebbe a terra; e sebbene non toccasse al Parlamento d’ingerirsi nei trattati di guerra e di pace, c’era chi sperava che le Camere unite avrebbero supplicato 11 re di venire alla pace (3). Il giorno di martedì 4 febbraio 1673 (vecchio stile) si radunò il Parlamento, ed il re comparve secondo il solito nella Camera dei Lordi con manto e corona reale, ma non fece discorso d’apertura, per non avere la Camera dei Comuni il proprio oratore, incaricato di andare alla porta della sbarra della Camera alta per sentire le parole di S. Maestà e riferirle alla Camera bassa. (1) Pag. 70, lett. 52; pp. 81-82, lett. 63. (2) Pag. 81, lett.. 66. (3) Pag. 87, lett. 68. 3cLf Eletto tosto l’oratore, ed il mercoledì seguente radunatosi nuovamente il Parlamento, il re vi tenne il discorso inaugurale, che, ampliato di poi dal gran cancelliere, si ridusse sostanzialmente a questi tre punti. In primo luogo Sua Maestà domandò danari per tirare avanti la guerra contro l’Olanda; in secondo luogo si estese intorno alla libertà di coscienza data ai Cattolici, dicendo d’aver trovato dopo maturo esame esser questo l’espediente più proprio per mantener la pace fra i suoi sudditi, aggiungendo inoltre che i Cattolici erano sempre stati fedelissimi a lui ed a suo padre, e che non doveva proibire l’esercizio della loro religione, ed esortando infine a non parlare più di siffatto argomento, giacché il parlarne sarebbe stato totalmente contrario alla sua volontà ed ai suoi ordini; in terzo luogo s’intrattenne sull’elezione di alcuni nuovi deputati di cui la Camera contestava la legalità, chiarendo che essa era seguita con le sue regie lettere, ed assicurando che quando ciò toccasse alla stessa Camera, egli non voleva levargliene la prerogativa. Concluse raccomandando di trattare il tutto pacificamente per evitare rumori, e dichiarando che, siccome egli procurava di conservare al popolo i privilegi di cui questo godeva, così voleva che eglino avessero considerazione anche a lui e gli prestassero l’ubbidienza ed il rispetto dovutigli (1). Il punto più importante era quello che riguardava la religione cattolica, e la Camera dei Comuni, in opposizione alla espressa volontà regia, ne trattò largamente con molti discorsi avversi alla libertà di coscienza accordata ai Cattolici, e dopo due giorni di discussioni deliberò di supplicare il re perchè levasse co-desta libertà. In quanto al danaro per la continuazione della guerra, si fissò di dare al re 70.000 lire sterline al mese per diciotto mesi; ma i tumultuarj — — così li chiama l’Ottone — della Camera bassa, minacciarono apertamente che non avrebbero votato alcuna somma, se prima non fosse stata tolta ai Cattolici la concessa libertà di coscienza. Il venerdì 24 febbraio la stessa Camera consentì ad unanimità la tolleranza a tutti i culti, eccetto che al cattolico romano; e fece poi istanza al re per un’udienza, che le venne fissata il mercoledì seguente 1° marzo nel pomeriggio. In essa udienza la Camera, per mezzo del suo oratore, partecipò al re di avere permesso, secondo l’intenzione di Lui il libero esercizio a tutte le confessioni, ma non alla religione cattolica; che Sua Maestà poteva ben tollerare questa, se voleva, ma non poteva dare ai Cattolici cariche militari ed impieghi pubblici, per essere ciò contro le leggi del Regno. Carlo rispose « che questo era un affare molto importantissimo (sic), che aveva bisogno di matura considerazione e che l’avrebbe esaminato; a questa maniera li licenziò » (2). Le quali parole, lungi dal placare i deputati, (1) Pag, 92, lett. 71. (2) Pag. 97, lett. 76. X'Lit li fecero più esigenti, e già discorrevano di assegnare al re due giorni di termine per la risposta; ma tale proposizione, fatta da alcuni gentiluomini della campagna, venne oppugnata, come cosa molto incivile, da quelli più vicini alla Corte, e diede motivo ad una lunga contenzione. Radunatasi di nuovo la Camera il lunedì 6 marzo, mentre continuava con maggiore vivacità la discussione intorno alla detta proposta, vi giunse una lettera del sovrano, in cui questi, rivolgendosi ai signori deputati, diceva: che laddove egli aveva con la sua dichiarazione posto la pace nel Regno, aveva per contro messo la dissensione fra di loro, « e che quando pure trovassero qualche migliore spediente del suo, che sarebbe pronto ad abbracciarlo « (1). Acquietò alquanto questa lettera il rumore; ma non impedì affatto che la Camera, in sua seduta di mercoledì 8 marzo, votasse solennemente che la libertà di coscienza data dal re ai Cattolici era un atto contro le leggi. I Lordi non avevano ancora emesso alcuna deliberazione in materia, dipendendo il tutto dalle risoluzioni della Camera dei Comuni, la quale — secondo nota il proconsole genovese — dopo la morte di Carlo I aveva preso tanto ardire, che mostrava di voler farsi legislatrice in tutti gli affari del Regno (2). E la Camera dei Comuni insisteva e premeva sulla Camera dei Signori, perchè anche questa concorresse nel su accennato voto contro l’atto del re; e frattanto si portava di nuovo, la mattina di giovedì 9 marzo, dinanzi al sovrano per comunicargli il voto medesimo, ricevendone l'eguale risposta dell’altra volta, vale adire che quello era un negozio di molta considerazione. Ciò non soddisfece menomamente i Comuni, i quali, fatti più arditi, venerdì mattina 10 marzo decretavano un ordine che toglieva ai Cattolici qualunque privilegio e li privava di tutte le cariche così civili come militari; e « con tanta allegrezza e confusione » — narra rottone — « passarono questo affare, che rassembravano piuttosto un sedizioso popolo, che un ordinato consiglio » (3). Le cose prendevano brutta piega, e Carlo li tentò di porvi qualche rime- ■ dio presentandosi sabato 11 marzo dinanzi ai Lordi, ai quali espose i mali portamenti della Camera dei Comuni e la mala inclinazione di questa verso la sua reai persona, e domandò consiglio sul da farsi. I Lordi — informa il nostro proconsole — « tutti unitamente si offersero di volere conservare i privilegi a Sua Maestà, e detestando la maniera di procedere della Camera bassa, ordinarono che si pigliasse informazione del proceduto ». Lunedì poi — continua l’Ottone— « quando ognuno con grandissima aspettativa stava per intendere quel che la Camera dei Signori avrebbe ordinato sopra le prese notizie, si sentì che aveva dichiarato (1) Pag. 100, lett, 80. (2) Pag. 100, lett. 80. (3) Pag. 102, lett, 83. Xliiì che le risposte date dal re alla Camera del Comune erano benigne e grate; e con questa dichiarazione terminò l’affare di quel giorno » (1). Il martedì seguente 14 marzo la Camera bassa fece presentare alla Camera alta l’atto passato contro i Cattolici, il quale inibiva a costoro ogni sorta di cariche quando non dessero il giuramento contro il papa. La questione fu lungamente discussa dai Lordi, ma nonostante che molti di questi seguissero nel loro intimo la fede cattolica, in difesa dei Cattolici parlarono solamente il duca di Buckingham, il gran cancelliere, il gran tesoriere, il milord Barsiel ed anche il duca di Y ork, che però non si dilungò troppo « per non dare di sè maggior sospetto», essendo stimato da tutti cattolico (2). La maggioranza si dimostrò ostile ai Cattolici; sicché il mercoledì 15 marzo anche la Camera dei Lordi approvò l’atto della Camera dei Comuni, ed entrambe quindi si accordarono per andare unitamente a supplicare Sua Maestà perchè mandasse ad esecuzione quanto avevano deliberato. Il re trovavasi così posto nell’alternativa, o di sciogliere la Camera dei Comuni e non tirare avanti la guerra per mancanza di danaro, o di concedere tutto quanto domandava il Parlamento. Nel primo caso conservava intatta la sua autorità e fermo il suo decreto favorevole ai Cattolici; ma col fare a meno, sia pure temporaneamente, del Parlamento, rischiava di mettersi in condizione di governare più con l’arbitrio che con le leggi, più con le armi che con le magistrature: cosa piena di pericoli, e la cui prospettiva si profilava paurosamente nel futuro con una catastrofe non dissimile da quella che aveva travolto Carlo I. Nel secondo caso, cedendo al Parlamento, perdeva di autorità e di prestigio dinanzi al popolo, oltre che di estimazione presso i principi stranieri; e dava esca ai parlamentarj, una volta consentita loro l’annullazione del suddetto decreto, di domandare altre e più importanti concessioni. Lo sciogliere poi la Camera dei Comuni col proposito di farne eleggere subito un’altra, avrebbe piuttosto peggiorato che migliorato gli umori e gli atteggiamenti del Parlamento; poiché la Camera allora vigente, la quale era uscita dal suffragio elettorale nel 1660 poco prima della restaurazione di Carlo II, componevasi in parte di deputati dipendenti dalla Corte ed obbligati al re, mentre una nuova Camera, colla accresciuta diffusione del calvinismo e del malcontento popolare, sarebbe molto probabilmente venuta a contenere un maggior numero di elementi ostili all’autorità regia (3). La regina, il duca di York, il gran tesoriere Clifford, il duca di Buckingham, il duca di Lauderdale esortavano il re a tener fermo; mentre il principe Ruberto, il segretario Arlington, la favorita duchessa di Cleveland ed all’ultimo anche il gran cancelliere Shaftesbury lo spingevano a (1) Pag. 108, lett,. S3. (2) Pag. 106, lett. 8δ. I) milord Barsiel, di cui parla l’Ottone in questa lettera, è molto probabilmente il conte di Berkshire, lord cattolico (Ved. Lingard, Op. cit., t. XII, p. 354). (3) Atti delta Soc. Lig. di Stor. Pati·., voi. XLV, p. 95 (Lettere di Carlo Ottone). XMV cedere (1). Anzi, secondo narra l’Ottone, l’Arlington e la Cleveland « si inginocchiarono ai piedi di Sua Maestà, e tanto lo pregarono che si fecero dar parola di accordare tutto quello che il Parlamento domandava » (2). Anche l’ambasciatore francese mostravasi d’avviso che il re dovesse accondiscendere alle richieste delle Camere; poiché « alla Corona di Francia, pur che Carlo fosse soccorso di danaro, poco importavano gli atti del Parlamento contro i Cattolici » (3). Ma non c’era bisogno di tante pressioni per fare cedere il re: schivo, come egli era, dei contrasti, amante dei piaceri, proclive a mettere in prima linea il proprio tornaconto, scettico sul valore e l’importanza di tante cose, compresi i suoi stessi atti di governo, avido di danaro — tanto che si disse che in lui la logica fondata sul danaro aveva più potere d’ogni altro ragionamento (4) — Carlo II trovavasi naturalmente sollecitato a lasciar libero corso alla volontà del Parlamento manifestata con una perseveranza che presupponeva 1 intenzione di non arrestarsi dinanzi a nessun ostacolo. « Se voi volete andar girando il mondo » — così egli al duca di York, suo fratello, che. lo spronava a tenei duro — « andate, chè io sto bene qui » (5). Queste parole, che rottone ìifeiisce per cosa certa, spiegano benissimo i sentimenti che spingevano Carlo II a sottomettersi al Parlamento. Adunque egli, fatta chiamare sabato 18 maizo 1673 nella Camera dei Lordi la Camera bassa, che gli aveva presentata la seia pi ima (1) Shaftesbury (Antonio Ashlej' Cooper conte di), promosso lord gran cancelliere il 4 no λ e iti 1672, aveva nella sua qualità di membro del Consiglio (Cabala) spinto, insieme con Bue'ina ^ il re a emanare la dichiarazione d’indulgenza (bill di tolleranza); ma, scatenatasi tonti o 1 l'opposizione del Parlamento, ne divenne un tiepido difensore, ed all’ultimo indusse Callo ‘ ^ garla. « Con la sua sagacia proverbiale > — scrive il Macaulay — «conobbe < he a"*^npoge Q nj violenta reazione, e che ogni cosa tendeva verso una crisi simigliante a quella del 1' · .ν;30 studio perchè cotesta crisi non lo trovasse nelle condizioni di Strafford. Adunque ton un l voltafaccia mostrossi nella Camera de’ Lordi e riconobbe che la dichiarazione eia illena ,jiscus-i.av, Op. cit., voi. I, p. 216). Più particolareggiatamente informa il Lingard, accennane o a sione avvenuta alla Camera dei Lordi Γ11 marzo 1673 (1° marzo secondo il calend. giul.)· ■ ’1 ^ 5;n;on qui commenijait à douter des résultats, se montra disposé à courtiser la populant · » I particulière était, dit-il, en faveur de la prérogative; mais il ne se permettiait pas de .ι 1 ‘, Ag[) la balance contre l’autorité d’un corps aussi auguste que la Chambre des Communes · · ^ Op. cit., tom. ΧΠ, p. 331). Per l’opposizione fatta alla Camera dei Comuni contro la ^Venezia d’indulgenza, e per l’opera di Shaftesbury, vedansi nella Biografia universale antica e moda na, 1829, gli interessanti articoli su Guglielmo Eussel (voi. 49°, pp. 406-429) e su Shaftesbury (vo · pp. 131-136). (2) Pag. 105, lett. 85. (3) Pag. 106, lett. 85. Il’am- Il Macaulay attribuisce principalmente ai consigli di Luigi XIV, trasmessi pei mezzo e ^ basciatore Colbert, e del gran cancelliere Shaftesbury la condiscendenza di Carlo II alla on Parlamento. - Il re . — egli dice - · cosi abbandonato dal suo alleato e dal suo Cancelliere, cec cassò la Dichiarazione, e promise solennemente che non se ne sarebbe per 1 avveniie fatto caso > (Macaulay, Op. cit., I, p. 216). (4) Lingard, Op. cit., tom. XII, p. 336. (5) Pag. 107, lett. 85. XLV una scrittura con le deliberazioni votate, dichiarava ad entrambe di voler dare parimente il suo consenso ad essa scrittura, e di pigliare cura di vederla eseguita; ed in quanto alla sospensione delle leggi penali, prometteva che essa non avrebbe alcun effetto. Nello stesso tempo raccomandava ed insisteva per ottenere colla massima sollecitudine il danaro necessario a continuare la guerra, assicurando, in ricambio, ch’egli avrebbe abbracciato ed approvato qualsivoglia altro atto che fossero per presentargli e che potesse riuscire a soddisfazione di tutte le loro richieste (1). Grandissima fu la contentezza dei parlamentarj per aver fatto cedere il re, e parecchi la dimostrarono con fuochi di gioia accesi nella notte seguente e col suono delle campane in diverse chiese, « rallegrandosi fra di loro che il papismo sarebbe ben presto buttato a terra » (2). Le deliberazioni del Parlamento approvate dal re, non soltanto imponevano di perseguitare i Cattolici e di privarli di tutte le loro cariche, non che di bandire dal regno i preti ed i frati cattolici, ma prescrivevano eziandio che niuno potesse avere o tenere impieghi civili e militari se non prestasse giuramento di « allegiance » e di supremazia, vale a dire di riconoscere il re come capo supremo della Chiesa, e non ricevesse la comunione secondo i riti dei Protestanti anglicani (3). Questo fu il celebre Atto di prova (Test Act), 'che rimase in vigore fino al regno di Giorgio IV (1820-1830) e che, secondo uno storico tedesco, riempì il tempo in cui durò « di ingiustizie e di oppressioni, monumento imperituro di ciò che in Inghilterra chiamavasi libertà, e dei mezzi di cui servivasi il protestantesimo per mantenere la sua signoria » (4). Prima di votare definitivamente i fondi per la guerra, la Camera dei Comuni, mettendo a profitto la dichiarazione fatta dal re di voler sottoscrivere ogni petizione di essa Camera, ad altro non s’impiegò che a far nuove leggi contro i Cattolici ed a restringere ogni giorno più l’autorità regia, traendo tutte le possibili conseguenze dal Test Act, Alcuni dei suoi atti non riuscirono, per (1) Pag. 105, lett. 85. (2) Pag. 105, lett. 85. (3) Lingard, Op. cit., t. XII, p. 336. « Allegiance.....Obbligo di un suddito verso il suo principe o il suo governo; il dovere di fedeltà verso un re, un governo, uno stato ». (A. De R. Lvsle, Nuovo Dizionario moderno-razionale-pratico italiano-inglese', Torino, 1913j. « Allegeance. En Angleterre, serment d’allegeance est un acte de soumission et d’obéissance au Roi, en sa qualité de prince et seigneur temporei, Il est different du serment de Si prématie: terme qui n:est d’usage qu’en parlant du droit que les Rois d’Angleterre, et méme les Reines qui le sont de leur chef, se sont attribué d’étre cliefs de la Religion anglicane. Ainsi, prèter le serment de suprématie, signifie prèter un serment par lequel on reconnoit ce pouvoir » (Pranqois D’Alderti de Villeìteuve, Grand Dictionuaire franrois-italien, tome premier, Bassano, M.DCCC.XI). (4) Costantino H5fleb, Storia universale, versione libera apposi'ammte riveduta ed aumentata dall’autore, con introduzione e note d.cl professore Felice De Angeli, voi. III, Evo moderno, Milano, MDCCCLIX, p. 402 (4al tedesco). XLVI il sopravvenuto aggiornamento della stessa Camera, ad essere condotti a termine; poi che per tre volte bisognava passarli innanzi di mandarli alla Camera alta per l’approvazione (1). Fra le deliberazioni prese, meritano di essere ricordate le seguenti. 1° Il re, la regina e il duca di York non potranno tenere al loro servizio cattolici inglesi (il quale divieto venne, per la sola regina, tolto dopo che la Camera ebbe visti i capitoli convenuti nell’atto di matrimonio di Caterina con Carlo). 2° Colui che avrà impiego o carica e sarà in sospetto di cattolico, venendo accusato e convinto per tale, dovrà lasciare all’accusatore un terzo dei suoi beni, mentre prima questo era devoluto al re (2). 3° I privati fantaccini, oltre che al giuramento, saranno obbligati alla comunione dei Protestanti e, per la prima volta, a sottoscrivere una dichiarazione affermante che quel che ricevono è puro pane (3). 4° Coloro che avranno impieghi o cariche saranno tenuti a prendere il giuramento dinanzi ai giudici ordinari; nel qual giuramento, oltre il primato della Chiesa attribuito al re, dovranno affermare che nel sacramento della consacrazione non vi è alcuna sorta di transustanziazione, ma che il pane rimane puro pane ed il vino puro vino. Saranno inoltre tenuti a pigliare la comunione e ad ottenerne il certificato (4). 5° Dei giuramenti dati sarà fatto obbligo di conservare i registri in luoghi particolari, e lecito a qualsivoglia persona di andarli a vedere (5). 6° Se alcuno per malizia incorrerà nell’inosservanza delle leggi parlamentari, ed essendone accusato non rinunzierà alla carica, non potrà convenire in giudizio persona alcuna; e se reo, dovrà essere condannato senza difesa (6). Oltre queste norme, che passarono in leggi dello Stato, vennero nella Camera dei Comuni discusse o ventilate molte altre proposte, che non conseguirono l’approvazione, in odio ai Cattolici. Taluno propose di privarli di tutti i loro beni, altri di toglier loro i figli e dar questi in educazione ai Piotestanti; « sì che » — osserva rottone — « non vi è barbaro ed empio pensieio, che non sia posto in tavola fra quella radunanza di uomini poco pij » (?)■ Finalmente, dopo che la Camera dei Comuni ebbe sfogato il suo mal talento contro i Cattolici, avendole il re fatto intendere che le accordava ancoia una settimana per sbrigare gli affari ch’erano sul tappeto, per poi aggiornai la (1) Pag. 106, lett. 85. (2) Pag. 108, lett. 86. (3) Pag. 115, lett. 88. (4) Pag. 120, lett. 93. (5) Pag. 120, lett. 93. (6) Pag. 120, lett. 93. (7) Pag. 106, lett. 85. XL-VII fino al mese di ottobre, riprese l’argomento del denaro da assegnare a Sua Maesta. Vi fu chi propose che il denaro venisse concesso a due condizioni; 1° che quando il re, nel termine dei 18 mesi già fissati nella prima deliberazione, passasse all’altra vita, ne restasse sospesa la riscossione; 2° che l’istessa sospensione avesse parimente effetto qualora il re non convocasse la Camera ad ottobre, conforme alla sua promessa. Ma queste proposte, come molto indiscrete, furono subito rigettate. « Non già dal Re, che per pigliare denari le avrebbe sottoscritte » — aggiunge rottone — « ma dal Parlamento ». Nel pomeriggio del mercoledì 5 aprile 1673 la Camera votò in terza lettura la somma di 1.260.000 sterline da pagarsi in 18 mesi a lire 70.000 al mese incominciando dal febbraio prossimo passato, e da levarsi sopra gli stabili ed i poderi di tutto il Regno; ed il sabato seguente fu, secondo il preannunzio del re, aggiornata al 20 ottobre (1). Il Test Act venne subito applicato, e tutti i Cattolici restarono quindi privi delle cariche e delle pensioni di cui godevano. Una sola eccezione si fece per il conte di Bristol della Camera alta, al quale, benché cattolico, fu permesso di continuare a riscuotere tremila lire sterline di pensione annua; il che procedette dall’aver egli parlato ai Lordi in favore della Camera dei Comuni, sostenendo che bisognava contentarla a ciò desse il danaro a Sua Maestà, e che i Cattolici dovevano per allora essere sacrificati a benefizio del re, e concludendo ch’egli era « cattolico romano, ma non già della Corte di Roma, ed in questa forma ha fatto il fatto suo » (2). Fu permesso però ai Cattolici di vendere le loro cariche, e molti, che non erano conosciuti per tali, si rivelarono alle vendite; mentre altri, che copertamente vivevano cattolici, si persuasero per non perdere le cariche, di pigliare il giuramento e la comunione de’ Protestanti, con scusa che facevano ciò forzatamente (3). Molti religiosi inglesi stavano nascosti, oltre una buona parte che se ne erano andati. Il duca di York risolvette di rinunziare nelle mani del re tutte le sue cariche, dichiarando di non voler pigliare ne il giuramento nè il sacramento dei Protestanti. Il motivo che lo condusse a tale determinazione fu, secondo racconta il nostro proconsole, questo, che essendo stato il duca nominato generalissimo dei regni d’Inghilterra, Scozia ed Irlanda, e parlando egli di tale nomina, per la spedizione della patente, col cancelliere, questi gli doinandò se aveva preso il giuramento, perchè « quando ciò non sia » — replicò lo stesso cancelliere — « io non posso spedirgliela se non con certezza che la mia testa debba pagarne la pena » (4). Sua Altezza Reale, colpito da queste parole, seguendo l’impulso di una doverosa generosità, (1) Pag. 113, lett. 87. (2) Pag. 114, lett. 88. (3) Pag. 119, lett. 91. (4) Pag. 145, lett. 116. stimò bene di rinunziare così alla nuova come a tutte le altre sue cariche, fra le quali quella di grande ammiraglio del Regno, ch’egli conservava nonostante che il comando delFarmata fosse stato già da alcuni mesi temporaneamente affidato al principe Ruberto. È tempo ora ch’io riprenda a narrare le vicende della guerra marittima, la quale, ristata nei mesi invernali, accennava da qualche settimana, e specialmente dopo che il Parlamento aveva votato i fondi occorrenti alle spese di essa, a rientrare in piena attività. Il principe Ruberto era stato, come ho detto, destinato a prenderne il comando prima e all’infuori della legge del Test Act, per dare al duca di York qualche riposo; ma poi lo mantenne definitivamente dopo che questi, in conseguenza di detta legge, si trovò astretto a dimettersi dalle sue cariche ufficiali. Il re pensò di buon’ora alla nuova campagna navale, mandando fuori sino dal gennaio un ordine col quale offriva sei settimane di paga in dono a tutti coloro che fossero disposti ad arruolarsi sulle navi del primo e secondo ordine, ed un mese di paga a quelli che volessero servire sulle navi del terzo ordine; e prometteva che ogni marinaio, una volta arruolato per il servizio di un vascello, non sarebbe mandato in altro vascello, e che la paga ordinaria decorrerebbe dal giorno in cui riscuoterebbero il premio, purché si trovassero pronti per l’imbarco al momento stabilito dal grande ammiraglio (1). Inoltre diede ordini di levare otto reggimenti d’infanteria, quattro nella Scozia e quattro in Irlanda, essendo risoluto di tentare nella futura campagna con un grosso di soldati uno sbarco nella Zelanda. In quanto alla fiotta pensava allestire 60 vascelli, e con altri 40 francesi un corpo di cento vele; tenendo per certo che gli Olandesi non arriverebbero mai a questo numero, quando si risolvessero di « far armata di mare » (2). Si sentì poi, verso la fine di marzo, mentre nella Camera dei Comuni si contrastava di religione nonostante che il re sollecitasse il danaro pei la difesa del regno, che effettivamente le Provincie Unite stavano permettere al maie un numeroso naviglio (3). Ciò fece accelerare gli apprestamenti inglesi, per modo che nella prima quindicina di aprile un’armata di 40 poderosi vascelli era quasi in punto per sortire fornita di ogni specie di munizioni; il re oidinò poi di apparecchiare altri vascelli, noiL appena ebbe il danaro dal Parlamento. In pari tempo tre reggimenti di fanteria andavano già incamminandosi alla marina per imbarcarsi, con ordine di essere tosto seguitati da altrettanti quando i vascelli fossero pronti alla partenza (4). Ma nonostante i premi promessi, (1) Pag. 88, lett. 69. (2) Pag. 91, lett. 71. (3) Pag. 108, lett. 86. (4) Pag. 115, lett. 88. XLTX non erano risultati in numero sufficiente i marinai imbarcatisi volontariamente; sicché si dovette pigliar per forza la gente per completare gli equipaggi (1). I Francesi non erano soverchiamente contenti che il comando delle flotte alleate fosse dato al principe Ruberto, e gli preferivano il duca di York; e cotesta preferenza dicevasi motivata dal « timore di essere esposti a qualche rischio, poiché il principe suddetto nelle sue imprese era stimato più ardito che cauto » (2). Dal canto suo esso principe faceva preparare con tutta diligenza il naviglio, desideroso di prevenire possibilmente il nemico. Martedì 2 maggio egli accompagnava il re e il duca di York a visitare l’armata, e dichiarava di voler partire con essa nella settimana ventura, e andare verso la squadra francese per incontrarla. Il re ritornò a Londra venerdì mattina, ma il martedì susseguente, 9 maggio, sul far del giorno, secondando la marea, si portò a Sheerness per sollecitare detta partenza, timoroso che gli Olandesi lo prevenissero, e, ponendosi nel mezzo, non lasciassero congiungere la flotta inglese con la francese. Erano stati frattanto spediti in Francia reiterati corrieri perchè la squadra del Cristianissimo si mettesse subito in cammino, con ordine di prendere la navigazione verso Portsmouth (3). Venerdì 12 maggio, al ritorno del re alla capitale, l’armata trovavasi pronta per mettersi alla vela in attesa del vento propizio: forte di quaranta vascelli, tutti bene equipaggiati ed armati di marinai e di soldati, e montati in maggior parte con artiglieria di bronzo. Il principe Ruberto, dopo essersi fermato qualche tempo alle Dune, poco lontano dall’imboccatura del Tamigi, a cagione della contrarietà dei venti, ch’erano invece favorevoli ai Francesi per venire ad incontrarlo, si avviò verso Portsmouth, luogo di concentramento delle flotte collegate: e di là, a congiunzione avvenuta, si mosse con le tre squadre Rossa, Azzurra, Bianca, comandate, la prima direttamente da lui stesso, la seconda da Spragge e la terza da D’Estrées, verso la costa di Zelanda, risoluto di attaccare gli Olandesi dovunque li trovasse, purché non fossero entrati, per sicurezza, nel Texel (4). Gli Olandesi, con una squadra capitanata da Ruyter, mentre ancora il principe Ruberto trovavasi entro il Tamigi, scorrevano già lungo le coste inglési; e dalla loro navigazione si argomentò che volessero sorprendere la flotta del carbone, che uscì dalle loro mani per tardanza di 24 ore (5); avevano quindi fatto vela verso la Zelanda, per unirsi con la squadra di quella provincia al comando di Cornelio Tromp. II 7 giugno 1673 (28 maggio, secondo il vecchio stile) il principe Ruberto, (1) Pag. 117, lett. 91. (2; Pag. 118, lett. 91. (3) Pag. 124, lett. 96. (4) Pag. 132, lett. 105. (à) Pag. 127, lett. 99. L conformemente alle decisioni di un Consiglio di guerra da lui tenuto il giorno prima a bordo del suo vascello con tutti gli ufficiali maggiori, attaccò il nemico che stava all’ancora in linea fra Rande e Stonijbanch (passo di Schonevelt), impiegando a tale scopo 35 fregate, 13 brulotti ed alcune scialuppe per scandagliare i fondi. Questa squadra fece vela verso gli Olandesi e diede di cozzo contro la loro avanguardia comandata dal Tromp. Seguì il rimanente della flotta alleata, che, per impedire al nemico il vantaggio del vento, si trovò impegnato prima del tempo prefisso. La squadra del Tromp venne caricata con tanto impeto, che fu costretta a ritirarsi verso i banchi di sabbia. Il Ruyter si attaccò con i Francesi, che si comportarono valorosamente; mentre il cav. bpragge dal canto suo sostenne la zuffa con molto valore e risoluzione, obbligando l’avversario ad abbandonare il posto così confusamente, che, se non fosse stato il timore dei bassi fondi, lo avrebbe inseguito sin dentro il suo rifugio (1). Tale è il racconto molto succinto, ed anche poco chiaro, della battaglia, inviato al segretario di Stato Arlington dal principe Ruberto, il quale aggiunge che gli Inglesi non ebbero che due vascelli posti fuori di servizio, con la morte di poca gente fra le ciurme e di tre capitani tra gli ufficiali, oltre il ferimento del colonnello Amilton (che soccombette alla ferita); mentre attribuisce agli Olandesi una perdita considerevole, con uccisione di molti uomini e con molti vascelli resi inabili ovvero distrutti (2). Io non ho ora da opporre a queste affermazioni di parte inglese, nessun ragguaglio dai documenti di provenienza olandese trasmessi dal console genovese in Amsterdam, ma stando ai referti che si leggono in molte storie, le perdite anglo-francesi furono maggiori delle olandesi, le quali sono indicate dallOttone, secondo le voci correnti, in sei vascelli, per quanto di tre soltanto se ne avesse certezza. Senza dire che l’ammiraglio inglese, che credeva di sorprendere e di poter distruggere con un colpo inatteso la flotta nemica, mancò intieramente al suo scopo ; quando invece il Ruyter, pur avendo forze inferiori a quelle dei collegati, seppe con l’abilità della manovra sventare i disegni e rintuzzare i conati di costoro. Dopo il combattimento l’armata olandese ritornò al suo ancoraggio dietro il riparo dei banchi d’arena, mentre gli alleati diedero fondo anch’essi, però più in alto, a poca distanza dagli avversari (3). (1) Pag. 134, lett. 106. (*2) Pag. 135, lett. 106. (3) Riporto qui sotto, a maggior chiarezza del testo ed anche a titolo puramente informativo, alcune relazioni edite della battaglia di Schonevelt. Di fonte olandese è questa che ricavo dalla Histoire UniveraeUe d'aprèt l'angloi», tome 44° (Amsterdam, HDCCLXXXVIII), pp. 297-299. « La flotte Angloise et Francjoise projettoit une descente sur les terres des Etats. Le 30 de Mai les deux Commissaires du Prince et le Conseil de guerre, résolurent de conserver autant qu’il seroit, possible, l’avantage du poste dans le Schoneveldt, et de s’opposer vigoureusement aux Anglois. Le LI Il mercoledì 14 giugno il Ruyter, approfittando della prosperià del vento, uscì dal suo rifugio ed attaccò quattr’ore dopo il mezzogiorno la flotta anglo-fi ancese, che s’era mossa verso i proprj lidi; ed al primo impeto si avvicinò tanto riferisce rottone — alla nave del principe Ruberto, che quasi 7 de Juin, le jour mème que s’étoit donnée la bataille de Soulsbay, l’année précédente, la flotte ennemie s étant approchée au nombre de cent quarante voiles, Ruiter assembla les Officiers et il fut résolu qu’on attendroit les ennemis. A peine se furent-ils retirés, que la flotte Franijoise et An-gloise rangée en forme de croissant avanoa. Elle étoit commandée par le Prince Robert, Commandant en particulier l’escadre rouge, qui formoit le corps de bataille: l’avant-garde portant pavillon blanc, étoit commandée par le Comte d’Etrées, et Spragge commandoit l’escadre bleue, qui faisoit l’arriere-garde. Les Anglois, persuadés que la flotte Hollandoise ne les attendroit pas, détacherent trente-quatre fregates pour la suivre sur les cótes de Zelande; elles tirerent sans effet quelques bordées de loin. L’escadre Fran (p. 186, lett; 152). La quale · passato sabato (2 dicembre) il mare si portò subito alla città di Canterbury ove si consumò il matrimonio » (Ivi). Lo stesso Ottone aggiunge poi e chiarisce: « Intendo che, arrivata la sposa a Dovre, allo sbarco fu ricevuta da) duca di York, e condottala alla sua abitazione vi si trovò il vescovo di Osfort, quale alla presenza degli sposi lesse la scrittura dello sposalizio contratto in Modena, ed avendo risposto il duca, ohe tali erano stati li suoi sentimenti, cosi terminò la cerimonia; e perchè l’ora era tarda, gli sposi andarono subito a cena ed a dormire » (p. 189, lett. 153). Il Lingard ed il Lodge mettono l’arrivo della duchessa a Dover al 21 novembre (vecchio stile), cioè al 1° dicembre 1673 (calend. gregor.). Scrive il secondo di questi autori: « Her arrivai was de-layed by illness until November 21, when thè marriage was hurriedly confìrmed with a very inadequate Service by thè Bishop of Oxford, Nathaniel Crewe, whose pliancy was rewarded with thè rich see of Durham » (Lodge, Op. cit., p. 121). Gli sposi, per testimonianza dell’Ottone, arrivarono a Londra per acqua il 6 dicembre, accompagnati dal re, ch’era andato ad incontrarli a Gravesend (p. 188, lett. 153). Non consta affatto dal racoonto del nostro genovese che la sposa, come crede il Muratori, hì fermasse a Parigi « finché pacificato l’eretico Parlamento inglese, che non di buon occhio mirava una principessa tale, perchè cattolica, e destinata al trono della Gran Bretagna, permise la sua entrata nel regno nel principio di dicembre.... » (Annali, VI, c. 1268). LX . matrimonio, già celebrato in Modena il 30 settembre dal conte di Peterborow a nome e per procura del duca di York, era molto mal veduto dal popolo inglese per essere la sposa cattolica; e nell'istessa mattina del lunedì 20 la Camera dei Comuni, prima di aver l’ordine della proroga, emetteva tumultuariamente un voto col quale deliberava di supplicare il re a non permettere che esso duca togliesse in moglie una cattolica « per gli inconvenienti che ne potevano seguire » (1). Questa cattiva rientrata della Camera bassa faceva presagire il peggio. Dopo la dichiarazione di guerra della Spagna alla Francia, il Cristianissimo avrebbe voluto impegnare la Corona inglese contro gli Spagnoli, e ne faceva vivissime istanze; quando invece Carlo II era perfino incerto di poter continuare la lega con la Francia, stante il rumore che cominciava a sentire dal Parlamento. Il quale, a proroga finita, erasi radunato il lunedì 6 novembre (28 ottobre), ed il re, comparso secondo il solito nella Camera dei Lordi, vi aveva rappresentata l’urgenza della continuazione della guerra, dicendo che l’Olandà, fatta più che mai arrogante, aveva rifiutato le molto ragionevoli condizioni di pace proffertele; e chiedendo, impegnato com’era per l’onor suo e della nazione, un valido e pronto soccorso di danari per tirare innanzi le ostilità, non che un altro assegno per pagare i debiti da lui contratti a beneficio del Regno (2). Mentre nella sessione precedente il Parlamento, tutto occupato nella questione religiosa ed impegnato per strappare al re la revoca della dichiarazione d’indulgenza, non aveva detto parola contro la guerra coll’Olanda, anzi erasi dimostrato favorevole al proseguimento di essa votando i fondi a ciò occorrenti, nella nuova sessione invece rivolse tutta la sua attività contro cotesto proseguimento, proponendosi di obbligare il re a concludere al più presto la pace (3). Fin dal pi imo momento i parlamentarj dei Comuni dichiararono che innanzi di veniie ad alcuna deliberazione circa il danaro richiesto dal re, volevano pigliar notizia dell ultimo combattimento marittimo nel quale sospettavano il tradimento dei Fiancesi (4). La mala volontà della Camera bassa contro la Francia era stata anche dimostrata in modo simbolico coll’aver posto, nel giorno della sua prima adunanza, sotto la sedia dell'oratore ossia presidente, una scarpa di legno, di quelle che usavano i contadini francesi, con entrovi un rosario e sopra le armi di Fiancia e d Inghilterra, a significare che « se volevano eleggere l’arma di Fi ancia sarebbero necessitati a portare le scarpe di legno ed a farsi catto- (1) Pag. 175, lett. 142. (2) Pp. 177-178, lett. 144. (d) « Dans 1 histoire de cette session, il e9t à remarquer: 1° que l’on n’entendit pas un murrrmre eontre la guerre dans les rangs de l’opposition, ni contre l’alliance avec la France, ni con-tre la suspension des paiemens de l’échiquier. Il n’est fait mention de ces grands sujets de plainte, ni dans les adresees, ni dans les débats..... , (LrxoARD, Op. cit., t. XII, p 340). (4) Pag. 179, lett. 146. tki lici » (l). 1 Comuni manifestarono anche il loro mal talento tralasciando, contrariamente alla consuetudine, di andare il giorno dopo la loro convocazione a rendere grazie al re per averli radunati, « con pretesto di essere disgustati per la proroga degli otto giorni » (2). Quantunque Carlo, alla prima istanza fatta dagli stessi Comuni contro la conclusione del matrimonio del duca di York con la cattolica principessa di Modena, avesse per mezzo di una graziosa lettera risposto che oramai l'atto trovavasi così avanzato che non era nelle sue mani di scioglierlo e che quindi fossero contenti di non parlarne più, tuttavia ritornarono ad insistere sulla loro istanza. Il giorno poi di venerdì 10 novembre portarono in discussione la pratica concernente la domanda del danaro fatta dal re, ma risolvettero di non trattarla sino a tanto che non fossero decorsi i 18 mesi per i quali avevano provveduto con la somma di 1.260.000 lire sterline pagabili in ragione di 70.000 lire al mese (termine che finiva a tutto giugno 1674). Quando però l’Olanda non offrisse condizioni di pace accettabili, allora assisterebbero il re ancorché non fosse passato il tempo prescritto (3). Postasi così sopra un terreno di recisa ed appassionata opposizione alla Corte, il sabato appresso la Camera dei Comuni passava un voto per il quale dovevasi prender cognizione dei membri del Gabinetto del re sospetti di aderire alla religione cattolica, non che di quelli che avevano consigliato il sovrano ad intraprendere la guerra contro l’Olanda; e la mattina del lunedì seguente, mentre veniva avvisata che Carlo le avrebbe dato udienza per il dopomezzogiorno, deliberava un altro voto per pregare Sua Maestà a licenziare le soldatesche; essendo queste di aggravio al popolo, e per fare nuova istanza a ciò non si consumasse il predetto matrimonio. Le quali cose furono poco dopo nell’udienza reale esposte a viva voce al monarca, con « concetti molto umili in apparenza, ma pieni di mala volontà in sostanza » (4). Carlo si limitò a dire che avrebbe considerato quanto gli rappresentavano, e dato loro una pronta risposta. E la risposta fu che il re, impensierito per l’andamento che avevano preso i lavori della Camera bassa e colpito specialmente dalla richiesta di disarmare mentre egli trovavasi in guerra, il martedì mattina 13 novembre prorogava il Parlamento Ano al 7 gennaio del 1674. L’inaspettata proroga sdegnò fieramente i deputati, che dichiararono di voler fare strepito maggiore alla nuova chiamata, ma diede qualche calma alla Corte e permise al duca di York di compiere in pace le sue nozze (5). Carlo, per tentare di rabbonire i Comuni e principalmente per averne del danaro alla prossima loro convocazione, prese alcuni provvedimenti contro (1) Pp. 179-180, lett. 14(3. (2) Pag. 180, lett. 147. (3) Pag. ISO, lett. 147. (b Pag. 18L, l<-*tt. 147. Φ) Pag. 181, lett. 147. LSit i Cattolici, ed anche Luigi XIY, per dimostrare che non faceva distinzione nell'assegnazione delle cariche fra Cattolici e Protestanti, destinava ambasciatore a Londra il signor di Ruvigny, ugonotto, in luogo del cattolico Colbert, che per ragione di salute aveva chiesto il suo ritorno in patria. Il quale Ruvigny era poco prima passato a Londra in qualità di inviato straordinario del Cristianissimo per complimentare le loro Maestà britanniche e il duca di York sopra il matrimonio di quest’ultimo (1). Delle disposizioni per la pace e dei rumori del Parlamento inglese l’ambasciatore di Spagna aveva subito mandato notizia, per mezzo del suo familiare Emanuele Fonseca, in Fiandra a quel governatore con l’additamento del-l’avvantaggio che ne potevano cavare gli Olandesi (2). Nel Consiglio del Gabinetto del re il partito degli Spagnuoli era sostenuto dal duca di Ormonde e dal gran cancelliere Shaftesbury; ma costui era stato ultimamente rimosso dall’ufficio, perchè, nel primo giorno in cui la Camera dei Comuni raccoglievasi per la nuova sessione, aveva ad arte ritardato di farle pervenire l’ordine regio di _ proroga, e ciò per darle tempo di abbandonarsi a quella rumorosa dimostrazione contro il matrimonio del duca di York, di cui ho detto sopra, « volendo per questa via acquistare l’aura popolare » (3). La caduta del gran cancelliere fu vivamente sentita dagli Spagnoli, ai quali non rimaneva nel su citato Consiglio che l’Ormonde. « ma con sì poca autorità » — nota l’Ottone — « per esser tutti gli altri di genio francese, che nei presenti interessi serve più di spettatore che di consigliere » (4). Carlo II. per quanto turbato dal contegno del Parlamento e dalle continue manifestazioni antifrancesi dei suoi sudditi, fra le quali l’ammutinamento di tre compagnie del reggimento di lord Lockhart che si erano ultimamente (lunedì 20 novembre) rifiutate d’imbarcarsi per Francia barricandosi in una chiesa, con morte di uno dei loro ufficiali, era risoluto di persistere nella lega e nella continuazione della guerra; ed in tale volontà veniva mantenuto, come sempre, dalle pressioni di Luigi XIV. In occasione del matrimonio del duca di lork si trovarono presso la Corte inglese, oltre l’ambasciatore Colbert, il quale aveva ricevuto dal Cristianissimo per mezzo del ministro Pomponne l’ordine di soprassedere sulla partenza, tre altri inviati francesi (il Ruvigny su ricordato, il marchese d’Angiò ed un terzo non specificatamente nominato dall’Ottone); e tutti costoro erano giornalmente in conferenze per istudiare i modi di conservare alla Francia l’assistenza inglese (5). (1) Pag. 182, lett. 147: pag. 185, lett. 150. (2) Pag. 184, lett. 149. (3) Pag. 183, lett. 149. (4) Pag. 184, lett, 149. (5) Pag. 189, lett. 153: Pag. 191, lett. 156. In quanto all'ammutinamento delle tre compagnie di soldati vedasi a p. 183, lett. 149: e si Lxm Nonostante ciò, anzi in opposizione con i maneggi francesi a Londra, gli Spagli aoli, conoscendo benissimo che il re britannico non aveva danari per continuare la guerra e che il popolo inglese era universalmente e recisamente ostile all’alleanza con la Francia, determinarono di offrire a Carlo li la loro mediazione per una pace tra l’Inghilterra e l’Olanda. A tale scopo l’ambasciatore spagnuolo marchese Del Fresno chiese ed ottenne la sera del 20 dicembre 1673 un’udienza particolare dal re Carlo, nella quale esibì, a nome della regina reggente di Spagna, la detta mediazione. Secondo l’ordine ricevuto da Madrid, egli doveva ottenere dal sovrano inglese una risposta categorica ed inviarla colà per espresso. Per confessione fatta all’Ottone dal segretario del predetto ambasciatore, e che lo stesso Ottone trasmise in cifra al Governo genovese, la Spagna era risoluta di rompere colla Corona inglese qualora questa non avesse accettata la mediazione. Carlo II prese tempo a rispondere; e la risposta di lui, che non trovo nelle lettere dellOttone da me trascritte e pubblicate in questo volume, venne, appena data, dal marchese del Fresno spedita a Madrid per tre diverse vie, cioè per Fiandra, per Francia e per via marittima. Sembra che essa fosse tale da lasciare nel re il timore che gli Spagnuoli potessero dichiarargli la guerra, e per ovviare ad un tale pericolo il re stesso fece consegnare all’ambasciatore su nominato copia d’un trattato concluso fra l’Inghilterra e la Spagna nel 1667, per il quale l’una e l’altra Corona si obbligavano di non dare alcuna sorta d’aiuto ai loro nemici (1). Il 7 gennaio del 1674 (calendario giuliano) si riunì il Parlamento, dinanzi al quale il re fece una bella orazione — narra l’Ottone — elegantemente ampliata, seduta stante, dal suo guardasigilli, domandando in sostanza danaro per armare la flotta, « a causa che gli Olandesi, cercando la pace non offeriscono che parole per servirsi con la dilazione del tempo di quei vantaggi che stimano per loro utili, e sotto i loro trattati è sempre nascosto qualche inganno; e perchè il mezzo per ottenere una buona pace è appunto l’armamento di una gran flotta ». Soggiunse che per obbligare gli Olandesi a condizioni ragionevoli non presentavasi miglior occasione di questa in cui la Francia trovavasi unita all’Inghilterra, e che non bisognava tralasciarla. Esibì inoltre di far esaminare dalle due Camere, per via di deputati eletti da esse a tale effetto, le proposizioni di pace presentate dagli Stati Generali. In quanto poi al mantenimento della religione anglicana, promise di compiere tutto ciò che vorrebbe il Parlamento (2). ponga il fatto a riscontro con quello narrato a p. 177, lett. 144, di 400 soldati imbarcati per Francia che si erano « mezzi ammutinati per non andare a servire li Francesi, e se non erano sorpresi da un temporale, che li fece tornare a dietro, volevano andare a sbarcare in Olanda ». (1) Pag. li>2, lett. 157: pp. 193-194 lett. 159, (2) Pag. 197, lett. 162. LXIV La Camera dei Comuni rimandò la discussione intorno al discorso e alle domande del re; frattanto, secondo il suo solito, presentò a questo alcune istanze dairaccoglimento delle quali fece dipendere il tenore della risposta che si riservava di dargli. Le istanze dell’Assemblea, la quale agiva in quei turbati momenti come una specie di tribunale rivoluzionario o di comitato di salute pubblica, erano rivolte ad allontanare dalla Corte tutti coloro che aderivano al partito francese. Cominciò dal Duca di Lauderdale, chiedendo a voti unanimi che egli venisse bandito dal Regno e privato di tutte le sue cariche, « comp uomo pernicioso ne’ suoi consigli ed esoso ai popoli » (1). Passò quindi al duca di Buckingham, per il quale votò il bando perpetuo dalla Corte e dalla presenza reale e la perdita insieme di tutte le cariche, nonostante che egli stesso difendesse strenuamente l’opera propria dinanzi ai Comuni (2). Venne poi la volta del segretario Arlington, accusato di aver consigliato al re la libertà di coscienza e di averlo spinto alla guerra abbracciando apertamente gli interessi della Francia con pregiudizio notevole di quelli del Regno; ma egli, più fortunato dei suoi colleghi, potè cavarsela alla meno peggio dopo un’efficace difesa personale, seguita da un lungo e vivace dibattito (3). Tutto ciò significava chiaramente che la Camera era contraria alla continuazione della guerra e risoluta di rompere l’alleanza con la Francia. Animata da cosiffatti propositi essa arrivò perfino a mettere in discussione che non fosse nel potere del re di mandare per forza la gente sopra la flotta, per esser la guerra contro 1 Olanda offensiva e non difensiva (4). Aveva domandato anche ed ottenuto che Carlo ordinasse un giorno di digiuno, da farsi il 4 febbraio (vecchio stile) nella città di Londra e sobborghi e Γ11 febbraio nel Regno, per impetrare la grazia divina sui popoli grandemente afflitti dalla guerra oltre che dalle « divisioni civili causate totalmente per i sottili e rovinosi intrighi dei papisti » (5): cosa che lasciava pronosticare brutti giorni, dicendosi pubblicamente che nel tempo del fu Carlo I la ribellione cominciasse appunto per una simile preghiera ordinata dal Parlamento (6). Gli Spagnuoli avevano nel frattempo elaborato con gli Olandesi un definitivo trattato di pace da offrire a Carlo II, trattato che l’ambasciatore Del Fresno sottomise al· re in una secreta udienza la sera del 1° febbraio, con ordine di chiedere quanto prima una precisa risposta, perchè, quando non fossero (1) Pag. 199, lett. 168. (2) Pag. 199, lett. 163. (3) Pp. 200-201, lett. 164. (4) Pag. 202, lett. 164. (5) Pag. 202, lett. 104. (6) Pag. 202, lett. 164. La domanda per un giorno di digiuno era stata votata prima dell’ultima proroga. Cfr. Lin-gabd, Op. cit., t. XII, p. 352, LXV accettate le soddisfazioni offerte in esso trattato (che erano in gran parte quelle stesse altra volta domandate da Carlo), la Spagna trovavasi in obbligo, per effetto dei patti che la univano all’Olanda, di rompere con la Corona inglese (1). Dinanzi a tale eventualità e sotto la coartazione della Camera dei Comuni, la quale aveva assegnato il giorno di sabato 3 febbraio 1674 per discutere « di alcuni disordini partoriti dalla guerra ed applicarvi il rimedio » (2), Carlo comparve la mattina dell’istesso giorno nella Camera dei Lordi, e vi annunziò di aver ricevuto per mezzo dell’ambasciatore di Spagna una concreta proposta di pace « sopra condizioni formalmente distese », e sollecitò su di essa il parere del Parlamento. « Che se voi » — egli disse — « troverete i termini ■ esser tali da potersi abbracciare, il vostro avviso sarà di gran forza appresso di me, e se li troverete difettivi, spero che me ne farete consapevole, e mi darete assistenza di poterli avere migliori » (3). Il lunedì seguente nell’una e nell’altra Camera si discusse assai sopra l’istanza del re; in quella dei Lordi si richiese di vedere i capitoli della lega con la Francia per considerare se Sua Maestà poteva staccarsene senza macchia del suo onore; in quella dei Comuni si parlò variamente contro ed anche in favore della continuazione della guerra, ma tutti furono concordi per abbandonare la Francia. Il martedì successivo la Camera bassa deliberò di presentare una supplica al re per pregarlo di « tirare avanti quanto prima la conclusione della pace » (4). I Francesi, vedendo che ormai Carlo II aveva ceduto dinanzi alla volontà del Parlamento, e che soltanto da questo dipendeva la decisione del proseguimento o meno della guerra e dell’alleanza anglo francese, si rivolsero direttamente all’onnipotente Consesso presentando alla Camera dei Lordi, per mezzo del loro inviato a Londra, marchese di Ruvigny, un memoriale, la cui sostanza era che il Cristianissimo rimetteva i suoi interessi al giudizio di esso Parlamento, e che non si terrebbe offeso quando il re di Inghilterra si aggiustasse con l’Olanda, nonostante che un capitolo della lega facesse obbligo a ciascun contraente di non concludere pace col nemico senza il consenso dell’altro. Dichiara, va che « gli Olandesi non avevano mai avuto altro fine che d’ingannare l’uno e l’altro re »; e che in quanto all’ultima battaglia navale, « se il conte d’Estrée non aveva fatto il suo dovere, toccava al principe Ruberto, che era il generalissimo, di castigarlo » (5). La Camera dei Lordi rispose al memoriale « che il re d'Inghilterra si era collegato con la Francia per far guerra contro gli Olandesi, e non contro l’imperatore, e che ora che vi sono uniti gli (1; Pag. 202, lett. 164. (2) Pag. 203, lett. 165. (8) Pag. 203, lett. 165. (4) Pag. 204, lett. 165. L'XYI Spago aoli, quando volesse continuarla sarebbe una manifesta rovina del suo popolo che desidera la pace » (1); e risolvette infine, dopo aver esaminato i capitoli della lega anglo-francese e discusso ampiamente su tutto, non senza però molti pareri contrari, di assecondare i sentimenti della Camera bassa e di supplicare il re perchè concludesse quanto prima la pace (2). La mattina del 15 febbraio (giovedì) le due Camere andarono unitamente a presentare il loro voto per la trattazione della pace al re, il quale erasi già poco prima rivolto al cavalier Tempie per inviarlo a tale scopo in Olanda. Se non che gli Stati Generali avevano spedito nel contempo un trombetta all ambasciatore di Spagna a Londra, con ampia plenipotenza per esso ambasciatore di stipulare ivi la pace; il che fece trattenere il detto cavaliere quando già era sul punto della partenza. Fu ordinata quindi dal re la prima conferenza per lo stabilimento dei patti il pomeriggio del sabato 1 < febbraio, nella camera del primo segretario Arlington ammalato di gotta. I plenipotenziarj per la Corona inglese erano: il primo segretario suddetto, il guardasigilli Sir Heneage Finch, il tesoriere Sir Tommaso Osborne, il duca d’Ormonde, il duca di Monmouth ed il segretario Conventry. Racconta rottone, che « mentre l’ambasciatore spagnolo trovavasi nel cortile del Palazzo per andare dal segretario Arlington, incontrò il re, che ne usciva; il quale avviatosi verso Sua Eccellenza 1 abbracciò in segno d’affetto, e l’istesso fece il duca di ,l°rk: così le cose in poco tempo si erano mutate! » (3). Dopo brevi trattative e qualche contrasto sopra un articolo segreto proposto daH’ambasciatore di Spagna, — articolo col quale il re britannico si obbligava di non assistere nè direttamente nè indirettamente, tanto per mare quanto per terra, il Cristianissimo nella costui guerra con gli Olandesi e gli Spagnoli, e che Carlo non voleva prima ma finì poi col concedere, — la pace vénne firmata la sera di (1) Pag. 207, lett. 167. Già da un pezzo i più dei principi tedeschi avevano preso partito contro la Francia. « La ra-pidité des eonquètes de Louis XIV avoit jetté l'allarme parmi les Princes d'Allemagne. LEmpereui. le Boi de Dannemarck, l’Electeur de Brandebourg, le Due de Brunswick, celui de Lunebourg et la Régente de Hesse-Cassel avoient conclu à Brunswick, le 22 Septembre (1672) un Traité de défenseet d assistance mutuelles, par lequel l’Empereur, le Eoi de Dannemarck et l’Electeur de Brandebouig s engageoient d’avoir chacun sur pied trois mille chevaux et six mille fantassins; les Ducs de Brunswick promettoient d'avoir à eux. deux mille chevaux et deux mille deux cens fantassins. Cette alliance n avoit pour objet que la défense de l'Empire: mais elle engagea Louis XIV à leur opposer des troupes... > (Histoire Universelle, Op. cit., t. 44», p. 291). Il 30 agosto 1673 l’imperatore e la Spagna strinsero o rinnovarono l’alleanza con la Olanda, ed altrettanto fecero il re di Danimarca e il duca di Lorena Carlo IV; il che determinò prima 1 invasione degli eserciti francesi negli stati di esso duca, e poi una formale entrata in guerra della Spagna, dell Impero e seguaci a fianco delPOlanda contro la Francia; la guerra si diffuse per una parte notevole dell’Europa e durò alcuni anni fino alla pace di Ximega del 167*. (2) Pag. 204, lett. 165. (3) Pag. 206, lett. 167. txvn lunedi 19 febbraio 1674. Martedì mattina furono spediti in Olanda, con i capitoli segnati dal re, il cav. Silvius ed il segretario dell’ambasciatore spagnolo, e con ordine di pubblicare la pace appena fosse sottoscritta dagli Stati Generali; il che si fece poi egualmente a Londra al ritorno dei detti Signori. Il mercoledì 21 il re annunziò al Parlamento, comparendovi personalmente, la conclusione della pace, i cui patti principali erano: 1° Che gli Olandesi abbatteranno lo stendardo all'incontro di ogni nave da guerra inglese nel mare britannico; 2° Che il traffico delle Indie sarà regolato con norme da determinarsi per mezzo di deputati per l’una e l’altra parte, con intesa che se nel termine di tre mesi questi non si aggiustassero, la regina di Spagna deciderebbe come arbitra; 3° Che si restituiranno vicendevolmente le piazze prese nella guerra; 4° Che verranno dagli Olandesi soddisfatte le richieste inglesi circa il luogo di Surinam, cioè che sarà lecito agli abitanti inglesi di esso luogo di ritirare le loro robe, vendere i loro effetti e andarsene liberamente, e che quando insorgessero sopra ciò difficoltà, queste sarebbero risolute dalla suddetta regina; 5° Che gli Olandesi pagheranno al re d’Inghilterra 800.000 scudi in quattro rate entro quattr’anni, la prima delle quali di 400.000 subito che saranno sottoscritti i capitoli concordati (1). Sabato mattina 10 marzo fu pubblicata a Londra la pace, ma dal popolo non venne accolta — osserva l’Ottone — con quella allegrezza che si aspettava, a causa della determinazione, presa dal re improvvisamente il martedì precedente, di prorogare il Parlamento fino ai 10 di novembre; « furono fatti nondimeno » — soggiunge il nostro proconsole — « per la città gran fuochi di gioia con il suono delle campane, e l’ambasciatore di Spagna, oltre li fuochi, accompagnò la festa con una fontana di vino avanti la sua abitazione e le torcie alle finestre » (2). Così finì la terza guerra tra l'Inghilterra e l’Olanda (8), e qui finisco anch’io il presente studio che le ho dedicato e che ho premesso alle Lettere (1) Pag. ‘204, lett. 165: pag. 208, lett. 168. Circa il primo punto, ecco come viene specificato dal Lingard. « Les Etats consentirent que leurs vaisseaux et leurs flottes baissassent leurs pavillons et leurs voiles de hunier devant tout vaisseau de guerre anglais, dans toutes les parties de la mer, depuis le cap Finisterre jusqu’ à Yan Staten en .Nor-wège, non pas seulement par courtoisie mais de droit » (Lingard, Op. cit. t. XII, p. 867). In quanto alla somma ila pagarsi da"li Stati Generali, invece di scudi, come lOttone, il Lingard parla di corone; e 800.000 corone (crowns) conferma il Lodge. Il trattato concluso fra l’Inghilterra e l’Olanda il 19 febbraio 1674 (9 febbr., secondo il calend. giul.) è detto comunemente trattato di Westminster. (2) Pag. 211, lett. 171. (8) La prima guerra fu mossa dal Cromwell e durò dal 1652 al 1654: la seconda si combattè sotto Carlo II dal 1665 al 16*38 e terminò colla pace di Breda. TA'viri di Carlo Ottone, come proemio o introduzione alle stessè, e delle quali esso non è, per la parte riguardante la lotta tra le due nazioni, che un sunto qualche volta illustrato dal richiamo o dal riscontro di altre fonti edite e inedite. Era mia intenzione, su l’esempio di quanto feci per il primo gruppo di lettere dell’otto-ne da me pubblicate nel voi. XLY di questi Atti, di allargare e di intensificare, specificandola, la mia illustrazione mediante una serie di note tessute con notizie desunte dalle relazioni dei rappresentanti genovesi in Olanda, in Francia ed in Spagna e messe a confronto col racconto del nostro proconsole; ed inoltre di sussidiare, chiarire, raffrontare cotesto racconto con quello di alcuni autorevoli storici stranieri che narrarono le vicende alle quali si riferiscono le presenti lettere. Avevo incominciato nel 191,4-15 col trascrivere dagli originali del-l’Archivio di Stato in Genova, dopo queste lettere, anche quelle del console genovese in Olanda, Stefano d’Andrea; ma, preso poi da altre occupazioni che richiesero la maggior parte del mio tempo libero dalle cure della scuola, e distolto altresì dalle preoccupazioni della sopravvenuta guerra che turbarono profondamente il mio spirito, fui costretto ad interrompere la trascrizione ed a smettere ogni altro lavoro attinente ad esse lettere. Quando poi, alcuni anni appresso, verso la fine del 1921, mi determinai a pubblicare le lettere dell’Ot-tone che compariscono in questo volume, non ebbi agio di riprendere le mie operazioni d’archivio, e non potei aggiungere null’altro a quel che avevo raccolto negli anni precedenti. È mio proposito di ripigliare, non appena mi sarà possibile, la trascrizione delle lettere del rappresentante genovese a Londra, e di condurla fino al 1685, anno della morte di Carlo II d’Inghilterra; per modo da mettere insieme la materia per un terzo e più grosso volume degli Atti dedicato al regno di esso re, e da corredarlo con un’illustrazione da fonti edite e inedite più ricca di quella che accompagna il presente volume, e, ciò che più importa, con un indice espositivo di tutti e tre i volumi contenenti le lettere del rottone. Il periodo abbracciato dal regno di Carlo II Stuardo è per varj riguardi uno dei più importanti periodi della storia inglese. Molte, se non moltissime, sono le memorie di scrittori contemporanei dello stesso re, i quali furono partecipi o spettatori degli avvenimenti, spesso momentosi, dell’agitato regno di lui (1); ma la parte di gran lunga maggiore di esse è di provenienza inglese e quindi quasi tutta compenetrata dalle passioni politiche e dai fanatismi religiosi che commossero la naziqne inglese in quell’età, e anche quando riesce a mante- (1) Una molto utile ed interessante bibliografia delle fonti per la storia d’Inghilterra dal 1660 al 1702 trovasi nella più. volte citata opera di Bichard Lodge, The ffislory of England from. thè restoration to tlie death of William III (1660-1702), Authojrities, pp. 477-491. L’opera del Lodge costituisce il voi. Vili della grande raccolta The politicai history of England in dodici volumi, edita da William Hunt e Beginald L. Poole. LX1X nersi in una relativa serenità, riguarda pur sempre le cose e gli uomini attraverso il prisma degli interessi e dei pregiudizi nazionali. Le relazioni fatte da stranieri, se specialmente investiti di un ufficio diplomatico che li spinga a indagare o a ricercare i moventi delle azioni, ovvero stimolati da una disinteressata ma ragionevole curiosità di osservatori, assumono una speciale importanza per la genuina ricostituzione dei fatti, presentano ad ogni modo un valore non trascurabile nel contrasto delle testimonianze e delle opinioni. Le fonti per la storia d’Inghilterra e di altri Stati europei nel secolo XVII di provenienza italiana, cioè derivanti da italiani che furono testimoni di veduta ovvero ebbero direttamente il racconto degli avvenimenti dai protagonisti o dagli spettatori di questi, sono pochissime, e per restringermi a quelle di natura politica, io non saprei ora additare se non che le Relazioni degli Ambasciatori veneti, oltre le lettere e relazioni genovesi alle quali ho attinto per la compilazione del presente e del XLV volume degli Atti della Società Ligure di Storia Patria. Le lettere e relazioni dellArchivio di Stato in Genova offrono in generale un notevole interesse per l’abbondanza dei particolari e la continuità del racconto, e si porgono quindi degne di essere pubblicate per gli elementi che possono recare alla miglior conoscenza della storia d’Europa: ciò che appunto io mi sono proposto di fare in quanto spetta particolarmente al regno· di Carlo II Stuardo per gli anni dal 1670 al 1685 (1). Francesco Poggi (1) Ebbi già occasione di dare un cenno delle lettere e relazioni dall’estero, conservate nell’Archivio di Stato di Genova, in voi. XLV (pp. XX-XXI) e voi. XLVI, fase. II (pp. 160-161) degli Atti della Società Ligure di Storia Patria. . FONTI Le lettere di Carlo Ottone che compariscono nel presente volume L degli Atti della Società Ligure di Storia Patria sono estratte, come quelle da me edite nel voi. XL\ degli stessi Atti, dall’Arcliivio di Stato in Genova, dove gli originali di esse si trovano sotto l'indicazione: Londra, Lettere Consoli, Mazzo I, N. G. 2628. Nel trascriverle io mi attenni fedelmente al testo, ma nel darle alle stampe lio creduto utile, — contrariamente a quel che feci per le lettere comprese nel suddetto voi. XLV, delle quali conservai intatta, tranne lievissime modificazioni, la rappresentazione grafica, — di recare alla forma moderna l’ortografia propria del tempo e dell’autore. Al che mi determinai soprattutto per rendere più chiara 1 esposizione, e più facile e scorrevole la lettura, a tutti e massimamente agli stranieri, cui interessi la cognizione di questa epistolare corrispondenza del proconsole genovese. Lasciai tuttavia invariate le forme verbali e la grammatica, anche quando questa zoppica e contrasta coll’uso moderno; non toccai poi menomamente i nomi proprj inglesi e francesi, che l’autore riproduce attraverso la pronuncia italianizzata, e la cui corretta grafia mi propongo di dare nell’indice generale delle lettere dell’Ottone, che seguirà in altro volume. Omisi dopo la prima lettera, come totalmente superflue, la intestazione e la sottoscrizione delle lettere seguenti. Stimo conveniente ricordare che delle due date indicate alla fine di ciascuna lettera, la prima si riferisce al calendario gregoriano e la seconda al calendario giuliano ancora vigente allora in Inghilterra, dove inoltre l’anno incominciava il 25 di marzo, giorno della Annunziata: il che occorre tenere presente per rendersi ragione del doppio millesimo apposto in molte di esse lettere. Parimente le lettere del console genovese in Olanda, Stefano d’Andrea, da me in parte riprodotte nelle note, sono ricavate dall’Archivio di Stato m Genova (Lettere Consoli Olanda, N. G. 2657). F. Poggi LETTERE DI CARLO OTTONE Sereniss.mi Signori, L’improvvisa venuta di Francia del milor Montagù, che per questa Maestà colà risiede Ambasciatore, ha dato occasione di molti discorsi. Il detto Ambasciatore, dopo essersi trattenuto quattro giorni in questa Corte, se ne è ritornato alla sua residenza. Dicesi, che questo Sig.re abbia portato molte offerte da parte del· Re di Francia a questo, a ciò voglia continuare nella lega di già trattata, se non conclusa, e perchè sono insorte nuove difficultà stante il matrimonio, che con l’Austriaca si tratta. Sua Maestà ha deputato cinque Sig.ri, i capi de’ quali sono il Duca de Buchincam e il Milor Arìentòm Segretario di Stato. Questi hanno pensiero di giontarsi con ΓAmbasciatore di Francia, e stabilire i capitoli. Li su-detti Sig.ri hanno di già fatto due conferenze, e quel che sin ora si sia trattato non si lascia penetrare. Qua si continua con ogni celerità l’armamento, e le provigioni che di carne salata si vanno facendo, fanno credere che debba riuscire maggiore che di sessanta vascelli; quasi tutti armati con arteleria di bronzo. Si ha avuto avviso come Γ Ambasciatore Sandorlam è arrivato su le poste a Madri, e ora con grandissima curiosità si' sta attendendo, che risposta verrà da quella Corte sopra il sposalizio, che Sua Maestà fa trattare per suo fratello. Finalmente il Conte di Molina, dopo un anno e più di procrastinazione, è partito per la sua ambasciata di Francia. Venerdì si celebrarono i sponsali del figlio della Duchessa di Crivelande con una figlia di un ufficiale della Corte. Il sposo ha undici anni, ed è figlio naturale del Re, e .ancorché la madre l’abbia allevato Cattolico, niente di meno la cerimonia fu fatta da un vescovo Protestante. La sposa hà meno età, e dopo la morte del padre sarà erede cfi cinque mila lire steriini annue oltre cinquanta mila di contanti. Il padre della suddetta sposa quando andò a servire il Re non aveva niente, e ora dice che fa la restituzione al figlio di quel che ha guadagnato col padre. — 2 — Questa settimana, come che è stata abbondante di feste, ha mancato di novità, e spero nella seguente aver qualche notizia di quel che si sarà trattato per la conclusione della lega con la Francia. Intanto con augurare ogni grandezza a VV. SS. S.me finirò la presente con sottoscrivermi umilmente Di VV. SS. S.me Humiliss.mo Devotiss.mo e Obligli10 Servitore Carlo Ottone Londra li 11, e p.° Gena.™ 1672. 2. Sodisfatta questa Maestà delle negoziazioni del Conte Montagù suo Ambasciatore in Francia, l’ha dichiarato uno de’ consiglieri del suo privato consiglio. In questa Piazza è seguito qualche disordine ne’ mercadanti a causa che il Re ha dato ordine al Governatore della Zecca, che non faccia alcuno pagamento del suo denaro, volendosi lui servire di quel contante nel presente bisogno. Il motivo, che Sua Maestà ha avuto di far questo, brevemente lo narrerò. Ogni volta, che il Re ha bisogno di danaro fa ricorso alli orefici, come quelli che abondano di contanti per essere depositarj di qualsivoglia persona, e questi lo sovvengono con interesse di quindeci e talvolta di venti per cento, e quando occorre alli sudetti di pagare qualche mandato Regio, a colui che li ha da risco-tere difficultano il pagamento se non vi si lascia venticinque o trenta per cento ancora. Sua Maestà, vedendo la grande usura, che pigliavano costoro, e che il suo debito andava crescendo airinfinito tanto nell’interesse come nel capitale, è stato necessitato a fare il già narrato ordine; poi che dalla Zecca usciva il danaro assignato a detti orefici. Sicché in l'avvenire il Re averà la sua solita entrata di un milione e ducento mila lire steriini, senza aver più debito; oltre trecento mila lire simili che nella Zecca erano in suo credito. Ma perchè, come ho detto, li orefici sono depositarj de’ danari altrui, ne segue, che lor non pagano coloro, che li hanno dato il suo deposito, con scusa che dal Re non sono sodi-sfatti; e questa è una catena, che abbraccia tutto il Regno, e di presente incomoda grandemente il negozio, e la maggior parte delle lettere sono state protestate. Di Danimarca si è avuto avviso, che quel Re ad instanza del Cristianissimo avesse dato libertà di conscienza, la qual nuova è stata di molta consolazione alli Cattolichi, che sono in questo Regno, sperando che un giorno debba qua seguire l’istesso. La Regina non si porta bene di salute, e si va curando per etica; cosi mi ha detto ieri uno de’ suoi medici. L'armata, che si va preparando, riuscirà più grande dell’aspettativa; saran- no settanta li vascelli, venti de’ quali sono fabbricati di nuovo, e già sono stati fatti tutti li ufficiali e comandanti. Sopra di essa si imbarcherà Sua Altezza Reale, e qual impresa siano per tentare sin ora non se ne lia certezza; sebene communemente dicono, che si unirà con la francese. Non si manca d’affrettare l’apparecchio, e frequentemente Sua Maestà va a vedere i vascelli sollecitandone la spedizione. In questo Regno i Francesi fanno giornalmenti levate di gente, tanto di cavalleria come d’infanteria, e fra breve tempo si farà una gran levata per questa Maestà. Molti marinari, che nell’ultima guerra avevano servito, e non erano stati intieramenti pagati, il Re ha dato ordine, che le sia data sodisfazione; onde questi con grandissima allegrezza dicono di non voler montar più sopra vascelli mercanti, ma solamente sopra quelli del Re. Si sta con grandissimo desiderio attendendo la risposta di Spagna, circa il matrimonio, che si tratta per questa Reale Altezza. L’Ambasciator d’Olanda va frequentemente a trovare quelli Milor più accreditati da’ quali spera averne qualche agiuto o consiglio nelle presenti con-gionture. Sua Eccellenza si lascia veder di rado in Corte, e altrettanto più frequente vi è l’Ambasciatore di Francia. Questo Sig.re si portò mercordì da Sua Maestà per darle parte delFaggiustamento di Colonia col suo Elettore. E per non avere occasione d’esser più longo, farò fine alla presente con pigliar l’ardire di sottoscrivermi umilmenti, ecc. Londra li 18 e 8 Gen.° 1672-1671. 3. In questo tempo che l’armata si va preparando, non si discorre più di guerra. Non si manca però di sollecitare le provvigioni, volendo Sua Maestà che alla fine di marzo sia alla vela. Si farà una levata di gente per guardia di Sua Maestà, poi che vole fare imbarcare la milizia veterana, e nell’istes-sa occasione si faranno altre genti le quali sin ora non si sa a che abbiano a servire. Questo Re ha mandato fuora un proclama col quale chiama tutti li marinari e ufficiali de’ vascelli suoi sudditi, che· servono altre nazioni, ordinando ancora a’ comandanti delle sue navi di visitare quelle de’ forestieri per richiamarli, quando ve ne siano, e a chi sarà contumace nell’ubbidire incorrerà nelle pene ordinate contro i trasgressori delli ordini Regj. La Regina ha sentito gran sollievo dalli medicamenti che va pigliando, e ieri giorno di Domenica volse pranzare in pubblico col Re. Si ha avviso di Bruseles, che colà fusse giunto il Marchese del Fresno — 4 — nuovo Ambasciatore di Spagna eletto per Inghilterra, e che fra pochi giorni si incamminerà a questa volta. La scarsità delle nuove è causa di brevità, e col far fine mi sottoscriverò riverentementi, ecc. Li 25 e lo Gen.° 1672-71. L E giunto in questa Corte il figlio di monsù Colberte molto ben veduto da Sua Maestà, e dicesi che alla sua partenza sarà regalato di gioie di molto valore. Questo signore con l’Ambasciatore di Francia suo zio frequentemente sono dal Re, e dalle apparenti dimostrazioni si comprende la buona intelligenza che passa tra questa Corona e quella di Francia. Io non metto più in dubbio, che l’Inghilterra non sia per esser collegata con la Francia contro l’Olanda; poi che dalli appaiati, che si vanno facendo, si puole comprendere quale sia la volontà di questo Re. Il Duca di Manumot figlio naturale di Sua Maestà, e capitano delle sue guardie, fa una levata di duamila e quattrocento fanti, e con questa gente passera al servizio del Re di Francia. Sua Ecc.* ha fatto instanza al Cristianissimo di avere il comando ancora di quella gente Inglese, che si ritrovano in Francia al suo servizio, che saranno otto mila fanti oltre il suo reggimento. Fra negozianti di questa piazza corre voce, che di Francia siano state mandate a questo Re quattrocento mila doppie in contanti; e da più parti si hanno molti riscontri, che ciò possa esser vero. L Ambasciato!- Inglese spedito in Olanda domanda sodisfazione a quei Stati per qual causa non hanno abbattuto il stendardo al rincontro d’un vascello del suo Re, ma sin ora da quei Stati non ha avuto ancora risposta. Il Conte di Osfort Cavalier della Giarrettiera ha cercato il comando d un vascello, ma Sua Maestà le rispose, che della sua persona se ne voleva servire in terra. Si sollecita 1 armamento de’ vascelli e le provvigioni necessarie, a ciò nel comminciare del mese d'Aprile siano pronti per porsi alla vela. Il Principe d Oranges non ha voluto accettare la carica di Capitan Generale delle Provincie Unite a causa d’alcune limitazioni, la qual cosa da questo Re e stata biasmata dicendo, che è sempre bene mettersi, in qual si voglia modo, al possesso, agiutando il tempo delle cose assai. È comune opinione, che li Spagnoli siano per abbandonare li Olandesi stante le minaccie, che fa il Re di Francia, e parlando io col Residente di quella Corona, mi disse che teneva per certo, che la Regina e il Consiglio di Spagna continuerà la lega con l’Olanda. Non si puoi credere la quantità de’ Signori, e ogni sorte di persone no- bili, che si vanno ad offerire al Re per servirlo sopra dell’armata, desiderosi tutti di fare una campagna in compagnia di Sua Altezza Reale. La Regina si va diportando un poco meglio non si trovando ancora libera della sua indisposizione, causata più dal travaglio dell'animo, che da altre cause; vedendo il Re suo marito fare ogni giorno nuove amicizie con le damigelle della Sua Corte; e questi travagli li sopporta £ua Maestà, esternamenti, con tanta liancliezza d animo, che ben dà a conoscere d’aver spirito di Regina. Questo è di quanto posso dar notizia a VV. SS. S.me ne]]a presente settimana, che per non aver altro da soggiungere farò fine alla presente con darmi 1 onore di sottoscrivermi con ogni riverenza, ecc. Londra il pp J^braro, e 22 Genaro 1672-71. Con altra mia a questa antecedente diedi a VV. SS. S.me avviso della voce sparsasi, che Sua Maestà Britannica avesse ricevuto danari dalla Francia. Ora soggiongo, che di contanti, in moneta d’argento consegnata a peso, sono stati dati dal Tesoriere di Parigi al Cavaliere Baan Inglese il valsente di trecento mila doble, qual moneta arrivata tre giorni sono a Dovre, il Re vi mandò quaranta soldati per scortarla. Vi sono alcuni, che credono, che il detto danaro arrivi alla somma di quattro cento mila lire steriini; ma io non ne ho avuto maggior rincontro, che di quanto ho detto di sopra. Li Olandesi, che volevano inviare qua uno straordinario Ambasciatore, credesi che non verranno ad altra elezione, per esser scoperta la lega con la Francia, e il pagamento che questo Re ha cominciato a ricevere. Si fa levata di gente non solo per il reggimento del Duca di Manumot figlio naturale del Re, che deve passare al servizio di Francia, ma ancora per altri fini, che non sono penetrati. Vi è tal uno, che crede, che quando questo Re sarà provveduto di forze tanto per terra come per mare voglia farsi assoluto signore e levare il Parlamento (1), e questa opinione va per la mente di persone qualificate ancora, e sebene quanto a me la stimo per una vanità di discorsi, ad ogni modo potrebbe ancora essere. Si vanno arrolando tuttavia della gente, ma non con quella facilità, che seguirebbe se la lega non fosse con la Francia, poi che questo popolo mal volentieri (1) Le parole qui stampate in corsivo sono in cifra nel manoscritto originale. Eguale osservazione s’intende fatta per tutte le parole riprodotte in corsivo nel testo delle lettere seguenti. Ciò non riguarda affatto le date che compariscono alla fine di ogni lettera, le quali si stampano in corsivo allo scopo di metterle in rilievo e di offrire’ inoltre, mediante la diversità dei caratteri di stampa, un segno palese di separazione fra l’una e l’altra lettera. 6 — va in servizio di quel Re, tanto più, che si è sparsa voce, che quelle compagnie Inglesi, che si ritrovano colà, sono malamente trattate. Dell’armata marittima se ne faranno quattro squadre: la prima sara quella del Duca d’Iorche, la seconda sarà de’ Francesi, la terza la comanderà il Milord Sanduci Tenente Generale di Sua Altezza Reale, e la quarta è ancora in dubbio, chi ne debba avere il comando; stimano però che sarà data al Cavalier Sprege, che ora si ritrova con li vascelli nel Mediterraneo. L’elezione, che le Provincie unite volevano fare del Principe d’Oranges per Capitano Generale, è andata a monte; poi che quella di Olanda non si fida di detto Principe nipote di questo Re, e quanto più sono certi quei SS.1 Stati, che questa è una delle sodisfazioni che ricerca Sua Maestà, maggiormente cresce la diffidenza. Delle nuove domestiche non vi è cosa di considerazione. La Regina non sta ancor bene, e il suo male dipende da una grande passione d’animo vedendosi senza prole, e che il Re suo marito fa ogni giorno nuore amicizie con le sue figlie dilette, e pochi sono li mesi, che o da una o da un’altra non le nasca qualche figlio. Finirò con la nuova d'un incendio seguito venerdì sera poco da me discosto, essendosi per inavvertenza circa un’ora di notte acceso il fuoco in un teatro di comichi; quale non si potè estinguere, che non mandasse in cenere cinquanta case, che lo circondavano; e l’incendio si sarebbe maggiormente dilatato a causa del gran vento, se con fare votare sei o sette case non l’avessero estinto. Il spavento nel Popolo era grande, poi che i lontani ne temevano quanto i vicini. E con augurare a VV. SS. S.me ogni grandezza farò punto, con a\ei lo nore di sottoscrivermi con ogni riverenza, ecc. / Londra li 8 Feb. e 29 Gen.° 1672-71. 6. L’Ambasciator Inglese residente in Olanda avendo domandato alcune sodi sfazioni a quei Stati a nome del Re suo Sig.re , non ha potuto ottenerne la ri sposta, poi che quelli SS.i dicono, che questo Ambasciatore è uomo intrattabi le, e senza lume di ragione; e la risposta, che dovevano dare al suddetto Sig. l’hanno mandata qua per uno espresso all’Ambasciator loro a ciò la dia a Sua Mae stà. Dalla diffidenza seguita si aspetta di giorno in giorno il detto Ambasciatole, con opinione, che dalla Corte non sarà ben veduto, dicendosi aver passato i 1' miti della sua istruzione. Si sollecita l’armamento, e ΓAmbasciatore di Francia non manca di affrettarne l’apparecchio, desideroso che sul principio del mese dAprile sia in stato di porsi alla vela; e un francese molto interessato nelli affari del suo Re, che qui si era trasferito, andando l’altro giorno per vedere i vascelli restò morto a taezza strada^ sovrapreso da un accidente. L’apparecchio di mare non ritarda quello di terra, sollecitando il Duca di Manomot la levata del suo reggimento, oltre sei mila uomini, che si fanno per Sua Maestà. In questa Corte si vedono stravaganze non ordinarie; poi che colui, che tentò di rubare la corona reale nella Torre, non solo fu assoluto dal furto, ma di più le furono date ducento lire steriini d’entrata; e ora un altro, che era Col-lonello del Cromuelle, e per conseguenza delli maggiori inimici del He (e che in tutto questo tempo è stato nascosto, per il bando che era contro di lui) tre giorni sono fu alla Corte a baciare la mano a Sua Maestà. La venuta di costui ha dato occasione di molti discorsi, e a molti di chimerisare assai non potendosi immaginare a qual fine Sua Maestà faccia questo; tanto più che si crede, che il General Lamberti, confinato in una Torre, al quale il Re perdonò la vita ad istanza del General Monch, debba esser liberato. Si ha avuto avviso di Madri, che li Ambasciatori Inglesi fossero stati dalla Regina ad una privata udienza, alla quale fecero instanza a nome del suo Re di non sottoscrivere la lega conclusa da Monte Rei con li Olandesi, e che della loro domanda non avevano ancora ottenuto risposta. Questo Re mal volentieri vede l’aìlianza della Corona di Spagna con l’Olanda, poi che naturalmente li Inglesi nelle presenti congionture non inclinano a far la guerra con la Spagna. La Regina si va diportando assai bene, ma della sua indisposizione non è del tutto libera. I presenti rumori, e la lega, che questo Re ha fatto con la Francia, fanno credere che il matrimonio con la figlia 'dell’Arciduchessa sia per andare a monte, con molto travaglio delli Cattolichi che sono in questo Regno. In questo punto intendo che ΓAmbasciato!' Donili Inglese si sia licenziato dalli Stati, e che un Jache di Sua Maestà lo trasporterà in Inghilterra. Questo è di quanto posso ragguagliare VV. SS. S.me, alle quali umilmente fò riverenza, non avendo che soggiungere davantaggio, e finirò con darmi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li lo, e o Febraro 1671-72. '7. II Cavalier Donim Ambasciatore in Olanda per questa Corona, del quale scrissi, che di giorno in giorno si stava attendendo, gionse martedì mattina. Il Re mal sodisfatto della sua persona, e che senza suo ordine si sia partito d’Olan-da, giovedì mattina l’ha fatto constituire in Torre, attribuendole ancora che non abbia sodisfatto all’obbligo della sua lustrazione. L’istesso giorno di martedì giunse un espresso inviato da’ SS.mi Stati a questo loro Ambasciatore per giustificare — 8 — la partenza del già nominato cavaliere, seguita più per suo mero capriccio, che per occasione che glienè abbiano data. Qua si è dato principio a far levata di gente per guarnigione de vascelli, oltre altre persone, che si vanno arrolando per aver altri impieghi. L'apparecchio della Armata si va tuttavia affrettando, e se bene dicono, che sul principio d’Aprile sarà in stato di veleggiare, ad ogni modo, chi considera la lentezza di questa Corte nelle sue operazioni, non la stima navigabile, che per tutto il mese di Maggio. Li Olandesi vanno tentando tutte le vie a ciò questo Re si dichiari neutrale, e perchè conoscono che l’impegno di Sua Maestà è avanzato assai per 1 danari ricevuti dalla Francia, cercano se fusse possibile di stornarlo, offerendosi di sodisfare del proprio a quella nazione ciò che il Re ne ha ricevuto; e per trattare un affare di tanta importanza si senté, che quei Stati abbiano eletto per Ambasciatore straordinario a questa Corte il Sig. Varubeninghe. Il Duca di Manumot figlio naturale di questa Maestà, che per servire il Re Cristianissimo nella ventura campagna leva un reggimento di 2400 fanti, ha ricevuto di Francia la rimessa del danaro, e questa mattina d’ordine di Sua Ecc.za si sono radunati tutti li ufficiali per trattar la maniera da tenersi nelle levate, e governo della gente. Si ha di Spagna, che la Regina abbia sottoscritto la lega conclusa con li Olandesi, la qual cosa non è così malsentita da questa Corona come da quella di Francia. ■ Li Ambasciatori Inglesi avendo unitamente domandato alla Regina di Spagna la figlia dell'Arciduchessa d’Ispruch per il Duca di Iorche, quella Maestà le ha risposto, che di questo affare ne aveva dato particulare instruzione al marchese del Fresno suo Ambasciatore, che deve trasferirsi in Inghilterra. Questo avviso viene dal Residente di Spagna. Il suddetto Marchese del Fresno si ritrova ad Ostende, e ha mandato un suo Gentiluomo in questa Corte a fare instanza d’un iache del Re per passare il mare e trasferirsi qua. Si parla d’un manifesto mandato fuora dal Re Cristianissimo per giustificare la mossa delle sue armi contro l’Olanda; ma in questa Corte non se ne ha an cora certa notizia. La Regina si va diportando assai meglio, e un di questi giorni fu trovata nella sua camera, che stava piangendo per dubbio d’essere avvelenata. Il freddo si fa sentire bravamente con abbondanza di ghiaccio, e gran copia di neve. Questo è di quanto posso notificare a VV. SS. S.me alle quali auguro ogni prosperità, e per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 22, e 12 Febraro 1671-72. 8. In questi giorni di Carnevale la Corte si va divertendo alle pubbliche comedie, o in casa de’ particulari ove si fa feste di ballo. Sua Maestà non ne tralascia niuna, e a tutte va positivamenti mascherato, che chi non ha più che pratica della sua persona non lo puoi conoscere. Il Residente di Venezia ha fatto tre di questi festini, e. a tutti tre vi è stato il Re nella forma da me già detta. La settimana passata diedi a V V. SS. S.nie avviso, che si teneva per certo, che la Regina di Spagna avesse sottoscritto li capitoli della lega con l’Olanda, e ora sono comparse altre lettere, che ne portano la confermazione; ancorché dalli Ambasciatori Inglesi Residenti in Madri non ne venghi scritto cosa alcuna a questa Maestà. Dicesi, che uno de’ capitoli concordato tra queste due Potenze vi sia, che li Olandesi non si aggiusteranno mai con la Francia, che prima quel Re non restituisca alli Spagnoli quello che li hanno tolto in Fiandra nell’ultima campagna. Qua si va giornalmente battendo il tamburo per assoldar gente, e a coloro che vogliono arrolarsi se li promette un vestito, provvigioni d’armi, e paga ragionevole. Questa gente deve andare in Francia sotto il comando del duca di Manumot, e con l’ombra d’un Reggimento se ne leverà maggior quantità, quali tutti passeranno in terra ferma. Sentendosi che li Olandesi mettono impiedi una potente armata, e che in breve sarà pronta alla vela, è causa che si affretti l’apparecchio di questa per prevenirla nell’uscire in campagna, e perchè in diversi porti si vanno preparando i vascelli da guerra, ha comandato Sua Maestà, che quelli, che saranno pronti, debbano andare al porto di Premut, ove colà se ne farà la massa; e quest’ordine è stato fatto a ciò che li Olandesi, se fussero i primi ad uscire al mare, non impedischino l’unione dell’armata. Il Cavaliere Donim, che senza ordine del Re ritornò dalla sua ambasceria d’Olanda, oltre Tesser tuttavia prigione, Sua Maestà l’ha privato d’una carica, che aveva in Corte, di mille lire steriini annue. Per il matrimonio del Duca di Jorche con la figlia dell’Arciduchessa vi sono buone nuove di Spagna; e il Cavaliere Guasconi fiorentino, che per aver guerreggiato in servizio del defunto Re ha trovato la sua fortuna in questa Corte, tra pochi giorni, con carattere d'inviato per Sua Maestà, partirà alla volta di Vienna per aggiustare con quella Cesarea Maestà la dote, e tutti quelli interessi che possono apportare qualche difficoltà in questo affare, e di là poi detto Cavaliere si porterà in Ispruch per concludere il tutto con quelle Altezze. Di Fiandra si attende d’ogni momento il Marchese del Fresno Ambascia-tor di Spagna in questa Corte. 10 — La Regina si va diportando assai bene con speranza di riaversi d'avan-taggio nella prossima primavera. Prima di serrar la presente ho parlato con un capitano delle nuove levate, quale mi ha detto, che avendo di già compito la sua compagnia di cento uomini, la notte passata ne erano fuggiti quaranta, onde lui è stato costretto di chiuder li ottanta, che sono rimasti, in una casa con guardia d'ogni parte, a ciò che questi non seguitino l’esempio delli altri; e questo viene causato dall’avversione grande che hanno contro la Francia, e mal volentieri vanno in servizio di quella nazione. Queste sono quelle notizie, che nella presente settimana mi occorre trasmettere a V V. SS. S.me, con buona licenza delle quali mi darò l’onore di sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 29, e 19 Febi·.0 1671-72. 9. Mi dò l’onore di ricevere una di VV. SS. S.me con data de 8 Febraro, dalla quale intendo l’elezione del Cavaliere Acciaioli fatta dal Gran Duca per trattare in questa Corte negozi di traffichi. Di questa elezione sin ora qua non se ne ha alcuna notizia, e per li avvisi che si ha da Firenze e Livorno, non se ne sente nuova alcuna; ma quando questo segua, non mancherò di star vigilante per tutto quello che potesse occorrere. L’occasione dell’imminente guerra, quando con la Spagna si venga ad una aperta rottura puoi essere che dia qualche occasione di trattato toccante il ne gozio, per trovarsi l’Inglesi privi delli porti del Re Cattolico, dalli quali ne cavano grandissimo profitto; onde io ho pensato di farne qualche apertura col Segieta rio del Milord Arlentom, e con la compagnia che traffica nella Spagna, e di quanto anderà seguendo, sì in una come nell’altra pratica, VV. SS. S.me ne sa ranno puntualmente ragguagliati. E per fine'con ogni riverenza mi sottoscriverò, ecc. Londra lì 7 Marzo, e 26 Febr.0 1671-72 (1), (1) In connessione con questa lettera trovasi la seguente: Relazione DELi/Ecc.ma Giunta della Marina « Ser.mi S.ri « Il proconsole di Londra nell’istruzione datagli restò con capitolo particulare incaricato di con tribuire ogni applicazione a tutte quelle occasioni di augumento di traffico, che gli si rappresentassero a beneficio di questa Città e Dominio, con prendere esatte informazioni e notizie di ciò che potesse conferire allo stesso, participando però, prima di dare alcuna intenzione, distante la notizia di ogni cosa a YY. SS. S.me per attenderne poi i loro ordini. « A 8 febraro prossimamente decorso, avuta notizia che il Granduca di Firenze fusse per far — Il- io. Martedì l’Ambasciator d’Olanda fu a dar parte a Sua Maestà dell’elezione fatta da SS.mi Stati del Principe d’Oranges generale di terra e mare, e che questa era seguita con applauso universale. Ebbi occasione di parlare con Sua Eccellenza, quale mi disse, che le Provincie unite si ritrovavano aver 75 mila fanti, e che di presente ne levavano ancora 22 mila, che la loro armata sarà composta di 96 vascelli, settanta de’ quali saranno di poderosa forza e il rimanente incendiar] e burlotti. Mi confermò che detti SS.mi Stati erano per eleggere un Ambasciatore straordinario per questa Corte, ma che nel soggetto non si accordavano. Mercordì sera primo giorno di quaresima arrivò di Fiandra il marchese del Fresno Ambasciator di Spagna, qual subito si portò privatamente dal Re e li diede parte della conclusa lega con l’Olanda, e della necessità, che aveva avuto la Regina di venire a questa dichiarazione. Sua Ecc.a sopra di questo si diffuse molto, e con parole assai sensate, ma il Re le rispose, che non era più in tempo, e che se in Fiandra non si fusse trattenuto tanto, li presenti affari avereb-bero forse cambiato forma; avendo voluto il Re con questa risposta rimproverare la sua tardanza. Questa Maestà non ha mai stimato, che li Spagnoli dovessero venire a tale dichiarazione, ma credeva, che nella presente campagna dovessero mantenersi neutrali, e l’istessa credenza hanno avuto li suoi Segretarj di Stato e Consiglieri a persuasione dell’Ambasciatore di Francia, che ne li assicurava. Ora che missione di persona inviata alla Corte di Moscovia e Inghilterra per pratiche di traffico, commandarono le VV. SS. S.me doversi scrivere al suddetto proconsole tenendolo informato di detta missione acciò diligentemente procurasse indagare tutte quelle negoziazioni che introducesse detto Inviato, quale s’intese essere il Cav.re Acciaioli, e tuttociò che in riguardo a queste si andasse operando in quella Corte per dovere in appresso di ogni cosa rapportare a loro SS. Ser.me le notizie più distinte e particolari, incaricandogli giuntamenti di dare ragguaglio di quanto colà seguisse in materia del traffico, e che qualità di negozj potesse utilmente portarsi in quella Provincia e Stati di S. Μ. B. » L’Ecc.ma Giunta .della Marina per esecuzione de’ riveriti commandamenti di VY. SS. S.me espressi in loro decreto de 4 corr. ha riconosciuto essere la lettera del proconsole suddetto scritta in data de 7 marzo passato per risposta di quanto si scrisse agli 29 Gen.o per ordine di VV. SS.me. e se bene stimano loro EB. che questo sia stato effetto della di lui attenzione in promovere tutti quei vantaggi che ha stimato di profitto all’augumento del traffico, quali però tengono per certo non dovere avere luogo ohe solo in avento di rottura con la Spagna; ad ogni modo per occorrere a qualunque avanzamento, che potesse seguire nel discorso di detti negoziati stimarebbero loro EE. fusse luogo (quando VV. SS. S.me lo approvassero) di racordare al proconsole suddetto il tenore degli ordini a lui dati, lodando per altro la sua attenzione e il mezzo del Segr.0 del Milor Arlentom, che si stima molto opportuno all’intento. Sottomettendo però il tutto alla saggia censura di VV. SS. S.me, alle quali ecc. ». « — 1672. 7. aprile. Letta suddetta relazione, e secondo quella deliberato doversi scrivere al prefato proconsole Ottone ». — 12 — li Spagnoli si sono collegati con l’Olanda, e che l’Ambasciatore ne ha parlato al Re in buona forma, questo non sa a che partito pigliarsi, e i Consiglieri in pratica così ardua si trovano assai confusi, e se dalla Francia non si fusse ricevuto danari forse qua si muterebbe pensiero. Coloro, che dell’imminente guerra discorrono, non sanno conoscere qual utile ne possa cavare Sua Maestà, vedendola impegnata in una guerra contro l’Olanda per mero capriccio, e contro la Spagna senza occasione, e per il contrario dicono, che la perdita sarà grande privandosi del traffico della Spagna dalla quale ne cavano molto utile. Partito che fu l’Ambasciatore dal Re, Sua Maestà parlò col Conte d’Osfort della lega, e disse, che li Spagnoli non l’avevano bene intesa, e che per un anno non dovevano dichiararsi, ma veder prima a che termine si trovavano li Olandesi. Soggiunse allora il Conte d’ aver sempre creduto, che i Spagnoli assisterebbero all’Olanda, e che più volte ne aveva certificato Sua Maestà, ancor che fusse di contraria opinione. Si è spedito di qua un Gentiluomo in Francia, non si sa se per domandar danari o altri partiti. L’Ambasciator di Spagna riceve continuamente visite, ed è Signore molto cortese. Fui a farle riverenza, e mi disse che la Regina aveva eletto per Inviato a VV. SS. S.me un soggetto di molta stima, che altre volte fu mandato in Francia a passare ufficio di condoglienza con quel Re per causa della morte di Madama Reale. Si batte tuttavia il tamburo per levar gente, ma sentendo che devono andare in Francia, molti non si vogliono arrolare; onde il Re è stato necessitato a dar trecento de’ suoi soldati al Duca suo figlio per compire il numero di mille, e questi venerdì furono fatti imbarcare per traghettarli in Francia, poi che altrimenti fuggivano tutti, ed a compire il numero di duemila quattro-cento si stima che averanno della pena a levarli, tanto è grande l’odio che questa nazione ha verso la Francese. Il Duca d’Iorche ha fatto un ordine, che tutti li Capitani debbano trovarsi a’ loro vascelli, volendo questa mattina andarli a visitare per farne sollecitare l’apparecchio. La Regina si diporta mediocremente, nè augumenta nè deteriora di sanita. Il Cavalier Guasconi è partito verso Vienna, per trattare con quella Cesarea Maestà l’interessi dotali della figlia dell’Arciduchessa, che deve maritarsi con questa Reale Altezza. Oggi parte per Italia il Cavalier du Tel per sollecitare l’armamento delle· due galere fabbricate una costì e l’altra a Pisa. Queste sono quelle notizie che ho stimato degne di VV. SS. S.me, con permissione delle quali piglierò l’ardire di sottoscrivermi umilmenti, ecc. Londra li 7 Marzo, e 26 Feb.° 1671-72. - 13 — 11. Nella presente settimana la Corte si ritrova scarsa di novità, dipendendo queste dall’arrivo dell’Ambasciatore straordinario d’Olanda, che quanto prima deve trasferirsi qua. L’Ambasciator di Spagna sta attendendo quel Signore, e se con i loro trattati non muovono questa Maestà dalla volontà che ha di voler far la guerra al-l’Olanda, saranno necessitati a ritornarsene a’ loro paesi. E cosa certa, che tanto Sua Maestà come il suo Consiglio non hanno intenzione di far guerra alla Spagna, ma l’impegni sono tanto avanzati, che pare cosa impossibile di tornare a dietro. Si sollecita con ogni diligenza l’armamento de’ vascelli, e li marinari che navigano sopra le navi mercadanti sono forzati di montare sopra quelle da guerra. Tra pochi giorni ha risoluto Sua Maestà di portarsi a Gravesin, luogo poche miglia distante per vedere quella parte dell’armata, che in quel luogo si va preparando. Il terzo del Duca di Manumot, che deve essere composto di 2400 fanti, non essendosene potuto levare in Londra che mille, hanno pensato di fare il restante nel Regno, e di mano in mano che resta compito una compagnia, subito l’imbarcano sopra de’ vascelli a ciò non fughino. La Regina si porta al suo solito, e Tesser privi al presente di novità mi dà la causa d’esser breve, e con pregare a VV. SS. S.me ogni grandezza mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 14, e 4 Marzo 1671-72. 12. Si sollecita con diligenza grandissima l’apparecchio dell’armata, non osservandosi nè feste nè Domeniche, essendosi dichiarato il Duca di Iorche di voler imbarcarsi nel fine del presente mese. Sua Altezza Reale si è trasferita un di questi giorni a Flesim ove si ritrova parte dell’armata, e nel ritorno (che fu sabato mattina) sopra un iache del Re incontrò nel fiume la nave Olandese che portava il straordinario Ambasciatore di quei Stati. Al comparire di questo iache, la nave abbattè le vele, e salutò Sua Altezza con nove tiri, dal quale con cinque le fu fatta la risposta, e in segno del ringraziamento dall’Olandese neTfurono sparati tre altri. Il iache del Duca era seguitato da un altro piccolo solito a portare le massari zie quando Sua Altezza viaggia, e perchè l’Olandese non si avvide di simil navicello, non lo salutò; questo le sparò una cannonata verso li alberi, onde alla nave Olandese convenne abbattere le vele a questo ancora. La fama di questo successo è corsa per la città diversa dal seguito, dicendo il popolo che il duca di Jorche aveva fatto tirare delle cannonate all’Ambasciatore Olandese, — 14 — Detto Sig. Ambasciatore sabato mattina circa il mezzogiorno ebbe udienza da Sua Maestà e la pregò a voler mantener la lega tripli, ora che l’Europa tutta si mette in arme. Il Re con poche parole, e generali, le rispose senza venire ad alcuna particolarità. Sua Ecc.a fu l’istessa sera dalla Regina, e poi dal Duca d’Ior-che che lo trattenne più di mezza ora in segreto ragionamento. Qua si è dato principio alle ostilità contro li Olandesi senza averle dichiarato la guerra; avendo due navi di Sua Maestà pigliatone due d’Olanda, che andavano alla Rocella per caricar sale. I capitani prigionieri hanno scritto a’ loro Ambasciatori, quali subito mandarono un Gentiluomo dal Segretario Arlen-tom a darle parte del seguito, e da quello le fu risposto, che non aveva tale notizia. Dicono per la Corte, che l’ordine di questa rappresaglia sia stata comandata dal Duca di Iorche, onde si puoi credere cbe in l’avvenire si proseguirà con gran calore l’ostilità. Corre voce per la città, che uscita che sarà l’A rinata dai porti, il Re voglia armare otto vascelli, e inviarli all’Indie Occidentali per unirsi con altri della Jamaica, e corseggiare quelle coste, con tentare l’impresa dell’isola S. Dominico. Ancorché questo Re non inclini a far la guerra alla Corona di Spagna, ora che la vede unita con l’Olanda, si dichiara che sarà forzato d’aver quella nazione per inimica. Si tiene per certo che la guerra si farà verso la Fiandra e non in Olanda, per la speranza che hanno i Francesi di cavarne maggiori vantaggi. Si è dato principio a nuove levate battendosi il tamburo giornalmenti per la Città, e queste si fanno 11011 solo per guardia dell’armata, come anche del Regno. Non si ha riguardo a religione, poi che sono arrolati indifferentementi tanto Cattolichi come Protestanti, e si come quando Sua Maestà fu richiamata al Regno, il Parlamento l’obbligò a licenziare i soldati Cattolichi, ora il Re elegge chi vole, e ha dichiarato per Capitan tenente delle sue compagnie di guardia un Cattolico; elezione, che ha dato da mormorare a’ Protestanti. Il Milor d’Oserì, luogotenente generale del Duca di Torcile, è andato al mare ad imbarcarsi con ordine d’andar girando con quel corpo d’Armata che già si ritrova in ordine, tenendosi per certo che incontrando navi d’Olanda debba pigliarle. Da Parigi è stato inviato un Gentiluomo a questa Corte, si come le settimane passate da questa ne fu mandato uno a quella. Se l’Ambasciator d’Olanda avesse creduto che l’ostilità dovessero cominciare cosi per tempo, non si sarebbe trasportato qua, non trovandosi alcuna forma d aggiustamento per esser questo Re resoluto di far la guerra, e l’impegno che ha con la Francia troppo inoltrato. Q ieito è di quanto posso ragguagliare VV. SS. SS.me, con la permissione de’ quali mi sottoscriverò umilmenti, ecc.' Londra li 21, e 11 Marzo 1672-71. — 15 — 13. Di già VV. SS. SS.me avranno inteso con una mia antecedente a questa la ìottura della guerra contro l’Olanda cominciata da questa parte, e come due vascelli Inglesi si erano resi patroni di due altri di quella nazione, e ciò era seguito d’ordine di Sua Maestà, se bene sul principio dicevano che Sua Altezza Reale ne aveva lui dato il comando. Soggiongo ora, che l’ostilità va più che mai continuando, e che mercordì arrivò l’avviso in corte come sei vascelli del Re armati in guerra avevano assaltato la flotta d’Olanda che veniva dalle Smirne, e altri luoghi del Mediterraneo, in numero di quaranta vascelli con cinque di convoglio, e dopo aver combattuto quasi tre giorni furono separati dal vento. Li Olandesi hanno perduto quattro delli loro vascelli carichi di mercanzia, e uno da guerra si è affondato, e due delli Inglesi hanno ricevuto si gran danno, che giudicano che alla navigazione non saranno più abili. Il secondo giorno della battaglia sovraggiunsero tre navi di Sua Maestà, che furono di grandissimo giovamento a’ suoi, perchè arrivarono in tempo che i due vascelli Inglesi si erano appartati dal combattimento per la loro inabilità; e questo è il successo della battaglia navale, ancorché da molti per propria passione venghi raccontato diversamente, e l’incontro seguì che già li Olandesi avevano passato il canale. E giunto il Cavalier Sprege, che da Sua Maestà è stato raccolto con segni di molta stima, per il valore che ha mostrato contro i Turchi. L’Ambasciatori d’Olanda pensano più alla partenza, che a mettere in tavola proposizioni d'aggiustamento, vedendo chiusa la strada a qualsivoglia trattato, per esser risoluta questa Maestà di voler decider con l’armi li punti tra di loro controversi. In questa lega della Francia e Inghilterra il Re Cristianissimo ha fatto il possibile per includervi il Portoghese, e quello vi sarebbe volentieri entrato, se questo Re ne avesse fatto quelle vive istanze che dal Principe di Portogallo erano desiderate. Sabato sera uscì un ordine di Sua Maestà col quale dona libertà di coscienza a tutte le Religioni, che sono nel suo Regno. Ne mando a YV. SS. SS.me una copia trasportata ad verbum in lingua Italiana; e qualche erroi’e che vi è trascorso non ho potuto emendarlo per esser tardi di partenza l’ordinario; poi che se bene sabato fu publicato non se ne è avuto la stampa che oggi al tardi, e li errori 11011 sono di conseguenza. Dopo che la Religione Cattolica è stata bandita da questi Regni non ha mai goduto prerogativa maggiore di questa, e se bene YV. SS. SS.me vedranno che della Cattolica Religione Sua Maestà ne parla in ultimo e con poche parole, quasi che se ne fosse scordata, ad ogni modo per questa è stato fatto il tutto; e il Re ha saltato un sì gran fosso a favor de’ — 16 — Cattolichi. che mai dal Parlamento 11011 si potesse sperare, sospendendo tutte le leggi penali, e tacitamente abilitandoli ad ogni carica e onore. Questa dichiarazione del Re sarebbe stata ricevuta con maggior applauso, se li Cattolichi frissero stati esclusi, ma Sua Maestà, che vole accattivarsi la benevolenza de' suoi sudditi tutti, lia stimato bene di fare ciò che ha fatto. Nel Regno d’Irlanda i Cattolichi per un atto di Parlamento erano esclusi da qualsivoglia dignità e carica, e per comando di Sua Maestà sono indifferentemente a tutti contribuiti li onori (1). (1) Riporto qui in nota la copia della Dichiarazione di Carlo II sulla libertà di coscienza, tia-dotta ed inviata dal proconsole Ottone alla Signoria di Genova. La traduzione dell’Ottone è però, come avvertirà subito il lettore, non poco oscura. Dichiarazione di S. Maestà a tutti li suoi amati sudditi li lò Marzo 1672. < La cura nostra, dovere e sollicitudine per la preservazione dei riti e interessi della Chiesa, sono stati sufficientementi noti e manifesti a tutto il mondo in tutto il tempo del nostro Governo da che seguì la nostl'a restaurazione, come anco da più e frequenti vie, demostrazioni, ammonizioni etc. usate da noi per ridurre tutti li erranti e dissenzienti persone, e anco per componere le infelici differenze in affari e particolarità di Religione ritrovate e riconosciute ne! nostri sudditi (al nostro ritorno), e con tutto ciò evidentissimamente secondo l’esperienza infelice di 12 anni coltosene molti po chi frutti dalle suddette vie, demostrazioni e ammonizioni. Stimando noi per ciò essere l’obbligo nostro di servirsi di quella suprema Autorità, e Podere in affari ecclesiastici, non solamente in noi ade renti, ma dechiarati e riconosciuti essere tali per tanti, e tanti Statuti, e Atti parlamentali. Pei il che al presente messa fuori questa nostra dichiarazione, tanto per quietare le menti de nostii buoni sudditi in quelli punti, come per invitare li stranieri in questa congiontura di veniie e vivere sotto di Noi, come anco per meglio incoraggiare, e dare animo a tutti quanti di proseguite libe ramenti e con soddisfazione de’ loro vocazioni, arti e manifatture, sperandosene da noi con 1 av viso del Signore molti buoni e felici vantaggi nel nostro Governo; come anco di prevenire in l'avvenire il pericolo che potrebbe succedere dalle private adunanze e sediziose conventicole. * (Et in primis) dichiarando Noi la nostra espressa risoluzione, volontà e intenzione essere tale che la Chiesa Anglicana sia preservata e rimanere intieramente nella Dottrina, Disciplina· Governo tale che è al presente e tale come stabilita per la legge, e d’essere regola, nonna e stabi limento della generale e pubblica venerazione del Signore, e che l’Ortodossi, Conformabili Ecclesia stici ricevine,· e gioischino de’ loro entrate, e che le persone, benché di differenti opinioni e pei sua sioni, non possino essere assenti da’ pagamenti di loro decime e d’altri qualsivoglia doveii, con di chiarazione in oltre a qualsivoglia persona capace di potere godere, fruire di benefici, o sij Dignità Ecclesiastica, o di preferimento di qualsivoglia sorte in questo nostro Regno d’Anglia, che non sy veramente e esattamente conformabile. « Dichiarando Noi nel secondo luogo essere tale la volontà e piacere nostro che la esecuzione di tutte quante, e di qualsivoglia genere de’ leggi penai, et ectera, in affari ecclesiastici contio di qualsivoglia non conformi, o recusanti, di dovere essere immediatamente sospese (e come veramente sospese), e tutti quanti li Giudici, Baili, Giudici di pace, e di Dugane, et similia de’ Dritti, Prevosti, Governatori, Officiali di qualsivoglia genere tanto ecclesiastici, quanto civili, di doverne prendere notizia, e d’obbedire. « E a ciò ne’ sudditi nostri non sia pretensione alcuna di continuare le loro illegali adunanze e conventicole, dichiariamo noi di poter di tempo in tempo permetterle numero sufficiente de’ luoghi in tutte le parti di questo nostro Regno per l’uso di quelli non conformi alla Chiesa Anglicana, e di — 17 — Sabato il Re mandò dalli Ambasciatori d’Olanda, che non vi era più occasione di trattar aggiustamenti, e di andar dalla Sua Reai Persona con nuove pioposizioni, poiché era risoluto di farle la guerra. Si controverte se li vascelli d’Olanda abbiano abbattuto le vele quando incontrorno li Inglesi; i primi dicono d'averlo fatto, e li secondi lo negano assolutamenti, e che perciò l’hanno investiti. Credevano li Inglesi di impadronirsi di più vascelli di quello è seguito; ma, o che questo sia seguito dalla poca intelligenza, o dalli ordini trascurati e 11011 dati in tempo, non li è riuscito di far altra preda che la già detta. Questi ministri di Spagna dubitavano che su la flotta Olandese vi fussero imbarcati 1500 Spagnoli, che devono portarsi in Ostende; ma poi, avendo sentito che quella gente non si era trovata pronta all’imbarco, ne hanno ringraziato il Cielo. In questo punto si è pubblicata la dichiarazione della guerra contro 1 Olanda, e Sua Maestà ordina un giorno di digiuno per tutta la Città, da farsi mercoledì li 27 Marzo, per impetrare l’assistenza Divina in favor delle sue armi. Questa dichiarazione uscirà domattina in stampa, ed a YV. SS. SS.me ne invierò secondo il solito il contenuto. Questo è di quanto mi occorre ragguagliare VV. SS. SS.me nella presente settimana, con permissione de’ quali riverentemente mi sottoscriverò, ecc. Londra li 28, e 18 Marzo 1671-2. potersi incontrare e adunare secondo le loro pubbliche adorazioni e devozioni, li quali luoghi saranno aperti e liberi per tutte le persone. ■ Ma per prevenire a simili disordini e inconvenienze, che potrebbero mai succedere da queste nostre indulgenze debitamente regolate, e per essere meglio protetta da Civili Magistrati, la nostra espressa volontà e piacere è, che veruno de’ nostri sudditi presumi d’adunarsi o d’incontrarsi in qualsivoglia luogo insino a tanto, che tal luogo le sij permesso, e il Dottore o maestro della Congregazione sij da Noi approvato. « E acciochè alcuno non possi apprendere o concepire questa nostra restrizione essere tale, che la detta nostra permissione o approvazione sia difficile da ottenersi, dichiariamo in ciò (che questa nostra indulgenza e permissione dei luoghi publici d’adorazione, e approvazione de’ Dottori e Maestri) estendersi a tutte quante le sorti de’ non conformi e recusanti; eccetto alli recusanti della Religione Cattolica Romana, alli quali da noi non vien permesso luogo publico d’adorazione, ma bensì indulgenza e libertà nelle loro case private, senza doversi in modo veruno contro di loro esercitarsi le leggi penali. « E se dopo di questa nostra indulgenza e clemenza qualcheduno de’ nostri sudditi presumerà d’abusare di detta libertà nostra, e di predicare sediziosamente contro la Derogazione della Dottrina, Disciplina o Governo della Chiesa stabilita, o radunarsi in luoghi vietati e non permessi da Noi; dandoci perciò noi a conoscere con avvertimenti e dichiarazione di volere procedere contro di loro con ogni imaginabile severità, come anco noi fargli vedere esser così severi di punire tali offensori quando così giustamente provocati come Noi indulgenti verso le tenere e vere coscienze 2 18 — 14. Dopo il combattimento seguito tra alcune di queste navi e il convoglio d’Olanda che veniva d’Italia, il Re col Duca suo fratello, e il Principe Ruberto, è andato a Siatam, luogo 30 miglia qnà distante,, per vedere il danno che avevano ricevuto li suoi vascelli, e per sollecitare l'armamento degli altri. La notte, che successe al principio del combattimento, li Olandesi fecero un consiglio, e delibe-rorno che il loro Armirante (sópra il quale era caricato quantità di danaro del Re Cattolico per Fiandra) seguitasse il suo cammino, e non si trattenesse a difesa delli altri vascelli per non mettere incompromesso il carico che aveva. Due giorni dopo il narrato successo passorno in questo canale venti altri vascelli d’Olanda, scortati da uno da guerra, che venivano da Lisbona, e li Inglesi per non ne aver avuto notizia non sono sortiti da’ porti loro. Hanno però fatto preda d’una nave di quella nazione, che venendo dalla costa del Brasile con zucaro e tabacco, entrata in un porto di questo Regno ignorante della rotta guerra, è stata trattenuta. Il Sig.r Meerman, Ambasciatore estraordinario de’ Stati, venerdì mattina ebbe udienza di congedo da Sua Maestà, quale l’ha favorito d’uno de’ suoi giache per trasportarlo in Olanda, e ieri fece partenza. Nel Consiglio, che tenne Sua Maestà per donare a’ suoi popoli la libertà di coscienza, il Milor Olis e il Milor d’Anglisè si opposero acerrimamenti contro li Cattolichi. Questi due Sig.l'i furono la prima origine de’ tumulti d’Inghilterra, e fieri inimici del morto Re, e Quando Sua Altezza Reale sentì il discorso de suddetti, voltatosi al Re suo fratello disse: Vostra M.a ha perdonato e usato della sua clemenza con coloro che hanno messo a morte il Re nostro padre, e che sempre sono stati capitali inimici della sua Corona, perchè dunque vorrà privarne quei poveri suoi sudditi, che per difesa della Maestà Sua hanno perduto la roba e avere? A queste parole impalliditi i Consiglieri si ammutirono. Il Re ha fatto intendere ad alcuni religiosi Cattolichi, che quello che lui ha fatto è poco al suo desiderio, e che farà assai più: ma, che avvertino sopra il tutto di portarsi con modestia, e non dare occasione di sentire richiami, e che non si dica che li Cattolichi, per il favore concessoli, voglino in un momento convertire tutta l’Inghilterra, poi che allora sarebbe forzato a privarli della sua grazia. Fra dieci giorni incirca partirà per la Francia il Duca di Manumot, che va a comandare il suo reggimento. Si batte tuttavia il tamburo per far nuove levate, volendo Sua Maestà per sicurezza del suo Regno mantenere un corpo d’esercito. E uscita fuora le dichiarazione della guerra contro li Stati d’Olanda, e a VV. SS. SS.me ne trasmetto la traduzione in Italiano. In questa dichiarazione - 19 — si vede che questo Re con voi rompere con la Spagna, e a’ Spagnoli, per quanto si dice, non torna il conto di rompere con l’Inghilterra, dubitando che quando si venisse a qualche cimento di guerra, i popoli di Jamaica non lascerebbero passar flotta, che non P intestassero. Mercoledì si celebrerà un digiuno generale per invocare l’assistenza divina a favorir farmi di Sua Maestà. E a VV. SS. SS.me fo umilissima riverenza con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 4 Aprile, e 25 Marzo 1672. 15. Con una di VV. SS. SS.me in data de 4 marzo ho l’onore di ricever parimente la relazione di quanto è seguitò al Capitano Inglese circa i saluti. Voglio credere che in Corte non me ne sarà parlato, se veramente il Console di costì col detto Capitano sono restati capaci. Stimo ad ognimodo accertato, che VV. SS. SS.me me ne abbiano fatto avere la notizia, poi che quando me ne venga detto qualche cosa, saprò la maniera di contenermi. L elemosiniere della Regina mi ha dato una lettera per il P. Gentile, e peichè molto me l’ha raccomandata, ho stimato bene d’inviarla sotto l’ombra, di VV. SS. SS.ffle per maggior sicurezza. E per fine con ogni riverenza mi sottoscriverò, ecc. Londra li 4 Aprile, e 25 Marzo 1672. 16. Di già con più mie lettere VV. SS. SS.me hanno avuto notizia della guerra rotta da questa Maestà contro l’Olanda, e della dichiarazione di essa; e come li Inglesi avevano fatto alcune prede continuando tuttavia ad impadronirsi di quelli vascelli, che della rotta guerra non ne hanno ancora notizia. Lunedì in un di questi porti del Regno furono arrestati tre vascelli di Rotterdam, e un petaccio ne ha pigliato un altro, che veniva carico di vino dalle Canarie. Non ostante la dichiarazione della guerra fatta da Sua Maestà per scrittura stampata, Giovedì il Milor della città, accompagnato da’ suoi giudici e ufficiali tutti a cavallo vestiti de’ suoi abiti solenni, nelli luoghi della sua giurisdizione fece leggere per li Araldi la proclamazione della guerra contro l’Olanda. Il concorso del popolo, che per curiosità si radunava ove si facevano le pi’oclamazioni, ancorché fusse senza numero non dava segno di gioia, come di già facevano per il passato; e ciò avviene, chè la maggior parte di essi professano la setta — ‘20 — calvinista esercitata nell’Olanda, e molto le dispiace che Sua Maestà faccia la guerra a’ suoi conreligiosi, non mancando di parlarne apertamente con sparger semi di male sodisfazioni. Ma il Re col suo prudentissimo governo per ovviare a qualsivoglia inconveniente, che mai potesse seguire, non impiega niuno di costoro, ancorché in carica minima, sapendo certo che il fondamento della loro Religione è di non voler superiore, si come fecero conoscere al fu Re Carlo quando questa setta di gente ebbero l’armi in mano. Di questi Calvinisti Sua Maestà ne ha molti nel suo Consiglio, ma de’ loro pareri poco si serve. Si sollecita l’armamento de’ vascelli a tutta furia, e perchè mancano assai gente forzano li carrozzieri, facchini, e tutte quelle persone, che a loro paiono a proposito per detto servizio. E perchè molti marinari, e persone simili, per non esser forzate sono fuggiti dalla Città, sua Maestà ha mandato una lettera circolare a tutti li suoi luoghitenenti, e a coloro che nelle provincie hanno comando, che facciano fare inquisizione di quelle persone, che nuovamenti sono in quelli parti arrivate, e che incontinente le mandino qua per servizio dell armata. Questo Re, desideroso di conservare l’amicizia con la Spagna, e volendo fuggire l’occasione di venire a rottura, intendo che tratta una lega con quella Corona da durare almeno per un anno, nel qual tempo dicono che Sua Maesta prometterà ancora per li Francesi, contentandosi che li Spagnoli in lega difensiva soccorrino li Olandesi, ma non altrimenti. Che vi sia qualche trattato tra la Corona di Spagna e questa, si rende credibile; poiché questo Ambasciatore di Spagna continua tuttavia l'apparecchio per la sua entrata, il che non farebbe quando si dovesse venire ad una presta rottura. Oggi il Re per un suo comando chiama tutti li suoi sudditi, che sono al servizio di altre nazioni, e assolve tutti li banditi de’ loro bandi, purché ven-ghino a servire nella presente occasione. Il Capitano della guardia del Duca d’Iorche, che è di nazione francese, ha ordine di levare qua dal Regno un reggimento di Cavalleria, e passar con quello al servizio del Re di Francia. Si aspetta l’armata di Francia, e tengono per certo, che nella presente settimana approderà in uno di questi porti al numero di quaranta vascelli. Siamo entrati nella settimana santa, che dovrà esser piena più di devozione che di novità, e con buona licenza di VV. SS. SS.me darò fine alla presente, con augurarle ogni prosperità, pigliandomi l’ardire di sottoscrivermi re* verentemente, ecc. Londra li 11 e p.° Aprile 1672. — 21 — 17. In l’avvenire non si sentiranno novità di conseguenza sino a tanto che le due Armate Inglese e Olandese non siano sortite da’ porti. Qua se ne sollecita ogni giorno più la spedizione, ma la difficoltà in trovar gente per fornirla si rende ogni giorno maggiore. Si è mandato per il Regno per cercare quelli mannari, che da Londra sono fuggiti, e ancor che ne trovino quantità, ad ogni modo sono pochi al bisogno; onde si giudica, che l’armata non sarà per mettersi alla vela che al mise di Maggio. Il Duca di Jorche si ritrova verso Siatam, e non tralascia diligenza per la spedizione de’ vascelli. Sono state pigliate due navi olandesi, una delle quali viene dalla Guinea carica di merci di valore con dodici mila lire steriini in verghe d’oro. Dicesi che questa nave sono due anni che traffica per l’Orieute, e ritornandosene a casa ha incontrato in due fregate Inglesi. Si attendeva di giorno in giorno l’armata di Francia, quando poi si è inteso che non sarà all’ordine che alla metà del presente. E partito per Francia il Duca di Manomot, e li ufficiali della sua compagnia de’ cavalli, die ha qua in servizio del Re, pensavano d’accompagnarlo per la Città con qualche solennità; ma il Re ha disapprovato questo pensiero, e ha stimato bene che la partenza sia tacita e privata. Dicono che a questo Sig. re, , per le spese che dovrà fare in Francia, il Re suo Padre vi abbia assegnato la rendita d’un vescovato, che vacò mesi sono, che per esser di buona rendita Sua Maestà ne godeva l’entrata. Un frate francese, che per pigliar moglie si è fatto calvinista, e che nel predicare ha qualche talento, il giorno del digiuno che si fece per il Re a ciò Iddio prosperi le sue armi, disse in pulpito predicando, che la guerra era tra -Cristiani e Cristiani, tra reformati e reformati, e che li Olandesi erano buona gente, e che non avevano commessi peccati così gravi come li Inglesi, che ammazzarono il suo Re, ma che puoi essere che abbiano qualche peccato occulto per il quale Dio voglia castigarli, e che l’andare alla guerra era metter il corpo e l’anima incompromesso, con rischio di perder l’uno e l’altra; e chi sa? disse, che il Papa non sia lui il fomentatore di questa guerra, come quello che è sempre stato sitibondo del sangue de’ riformati. Il parlar petulante di costui è venuto a notizia del Re, quale le ha sospeso la predica. Non vedendosi nell’Ambasciatore ordinario d’Olanda alcun segno che dia indizio di partenza, Sua Maestà le ha mandato a significare per il mastro delle cerimonie, che il trattenersi più qua 11011 l’aveva per accertato; ora che la guerra era dichiarata, e che da ogni parte si usavano l’ostilità. L’Ambasciatore di Spagna un giorno della presente settimana farà la sua _ 22 _ entrata con gusto grande di questo popolo, quale non vorrebbe che con quella Corona si venisse a rottura. Questo Re è desideroso di mantener la buona corrispondenza che ha con la Spagna, e in niun conto vuole venire a rottura con quella, quando i Spagnoli non siano loro i primi; e nel tempo che Sua Maestà sarà con quella Corona in buona pace, obbligherà la Francese a far Tistesso. Queste sono quelle notizie che ho stimato degne di W. SS. SS.me della passata settimana, che per esser stata Santa si è resa scarsa di novità; e con augurarle ogni grandezza ardirò di umilimenti sottoscrivermi, ecc. Londra li 18, e 8 Aprile 1672. 18. In questa Corte d’altro non si tratta che di guerra, e di far sortire quanto prima l’armata: ma la penuria de’ marinari sarà causa di qualche tardanza. Si pigliano delle persone per la città, e l’istesso si fa per il Regno, e con tutto ciò questi sono di poco sollievo, essendosi gran parte de’ marinai nascosti per non andare a combattere. Le mercanzie sono alzate generalmente di prezzo, non già per mancamento che ve ne sia, ma sopra il timore della futura guerra. Il Duca d’Iorche venne giovedì sera dal mare, ove hanno provato la nave nuova sopra la quale Sua Altezza Reale deve imbarcarsi, e dicono che sia riuscita d’ogni perfezione alla vela, ma che l’ultimo corso della artiglieria è troppo vicino l’acqua. Sabato il Marchese del Fresno Ambasciatore del Re Cattolico fece la sua entrata con tre carrozze assai belle, accompagnato da molte altre de’ Sig.ri· Non vi furono quelle de’ Ministri de’ Principi a causa delle precedenze; avendo Sua Maestà proibito l’andarvi. Si parla segretamente di una lega che questo Re vorrebbe fare con li Spagnoli, ma non si sa se questi vorranno unirsi seco, certificati che all’Inghilterra non torna il conto romperla con loro per li grandi utili che ne cavano, e se bene (quando si scoperse l’allianza fatta tra questa Corona e la Francese) il Re disse di voler mandare otto vascelli da guerra all’Indie Occidentali, ora si vede che riesce tanto difficile l’armamento di questa flotta, che fa conoscere, che non avranno forze bastanti per l’una e l’altra impresa. Il Duca d’Iorche pensa d’imbarcarsi tra quindici giorni, e la vecchia soldatesca deve incamminarsi verso i luoghi ove sono li vascelli per montarvi sopra, e a ciò la città non resti sprovvista di soldati, il Re ha dato ordine che si faccia levata di due reggimenti divisi in ventiquattro compagnie, dodici de’ quali saranno di dragoni, e le altre dodici di fanti, che in tutto ascenderanno al numero di quattromila uomini, e il Principe Ruberto ne averà il comando. — ag- ii Parlamento, che in virtù delli ordini Regj doveva unirsi li 16 d* Aprile, e che poi da bua Maestà è stato differito alli 16 ottobre, si unirà domattina, così avendo comandato il Re. Pochi saranno li Parlamentarj; poi che a fare il numero competente, venti della Camera de’ Signori, e quaranta di quella del Comune sono sufficienti. Ognuno è curioso di saper le domande che farà la Maestà Sua. Alcuni credono che cercherà danari per la presente guerra, altri che voglia far confirmare il suo ordine circa la libertà della conscienza, e altri che voglia proporre qualche articolo toccante il matrimonio di suo fratello; e tutte queste cose possono verificarsi. Questi calvinisti spargono giornalmente semi di sedizione, disgustati che il Re faccia guerra a popoli dell’istessa religione; parlano male della libertà data a’ Cattolichi, e uno, che diceva che il Re si è fatto Papista, è stato carcerato e spogliato de’ suoi beni. Li Inglesi non sono fuora di speranza di non mettere gente in terra nel- 1 Olanda; e a questo effetto si imbarcherà un comandante de’ soldati, per ogni occasione che possa occorrere. Un petaccio inviato da’ Stati all’Indie Orientali per avvisare la loro flotta della guerra rotta con questa Corona, è stato preso da vascelli Inglesi. I tremolanti, che in questo Regno sono in un gran numero, mandarono due deputati a Sua Maestà per renderle grazie della libertà di conscienza concessale; ma circa l’elezione de’ ministri, che Sua Maestà si riserva di darle, dissero che loro non avevano altro ministro che Gesù Cristo, il quale, quando cala nello spirito d’un di noi, allora predica. Allora il Re le soggionge: io vi fò tutti predicatori, e a tutti dò autorità di predicare; e cosi li mandò via sodisfatti. Li Calvinisti hanno fatto l’istesso, e mandarono due dal Segretario Arlen-tone, il quale le diede inscritto la maniera che dovevano contenersi, e mostrata la scrittura ad alcuni de’ loro capi, la rimandarono indietro con qualche lamentazione; allora il Segretario alla presenza delli portatori la gettò nel fuoco. Dopo alcuni giorni i deputati andarono dal Re, dal quale partirono sodisfatti, avendole però Sua Maestà comandato che le loro prediche siino fatte con la porta aperta, e non sediziose. Altro non soggiongerò per non esservi occasione, e piglierò ardire di ri* cordarmi con la presente, ecc. Londra lì 26, e 16 Aprile 1672. 19. II Sig.r Ambasciator di Spagna, che sabato, come io scrissi, fece la sua solenne entrata, dopo esser stato spesato tre giorni da Sua Maestà, ebbe martedì la sua pubblica udienza; quale finita, con Reai carrozza fu condotto alla sua abitazione. — ‘24 — Si sollecita grandemente la levata tanto d’infanteria come de’ dragoni, e si rivedono alcune milizie, avendo ordine i comandanti di farle esercitare, e che siano compite le compagnie. Il Parlamento, che martedì si radunò in sufficiente numero, altro non ha fatto, che aggiornare per li 22 ottobre, in conformità delle leggi, quali vogliono, che quando Sua Maesta chiama il Parlamento ad un tempo determinato, e poi lo proroga ad altro tempo, alcuni Parlamentarj si uniscano al tempo primo confermando l’ordine del Re per l’altro tempo; e questa dichiarazione la chiamano aggiornare, che altro non voi dire che deputare il giorno. Giovedì mattina Sua Maestà convocò li Cavalieri dell’Ordins, e nella congregazione creò Cavaliere il Milor Loderdel scozese, avendolo dichiarato ancora Duca. Questo big.1' è di matura età, di molto valore, e nella Scozia, ove è commissario per il Re., molto accreditato, onde Sua Maestà ha voluto onorarlo dello ordine della Giarettiera per tenerselo maggiormente obligato. Giovedì notte arrivò in Corte avviso, che dalli Porti di Zelanda erano usciti quaranta ■vascelli da guerra, e che non si vedeva ancora qual camino fossero per pigliare. Questa improvvisa nuova fece partire venerdì di buonora il Duca diorche verso il mare, per sortire ancor lui con quelli vascelli che si trovano pronti, quando si verificasse 1 avviso; ma con altro petaccio sovraggiunto il giorno seguente, si intese che i detti 40 vascelli avevano preso la volta d’Olanda e entiati nel Pesel, ove si ia la radunanza dell’Armata. È dubbio se Sua altezza Reale voglia ritornare più alla Corte, avendo dato ordine che le siano mandate le sue robe, e fatto intendere a tutti li SS.ri che vogliono imbarcarsi sopra l’armata, che quanto prima si portino a lui. I u spedito sabato un Jache del Re verso la Francia con quantità di pi loti; quali devono distribuirsi sopra Tarmata francese, e subito far vela verso que-i'te jjaiti. Dicono che quando l’armata sarà unita, si dividerà in tre corpi, pescando il comando supremo di tutta a Sua Altezza Reale, e alli Francesi si darà 1 avanguardia sotto il comando del Vice Armiraglio di Francia, e la terza squadra sarà governata dal milor Sanduci Tenente Generale di Sua Reale Altezza. E per prevenire tutti li accidenti, che mai potessero occorrere nel comando quando al Duca d lorche seguisse qualche strano accidente (del che Iddio ne lo guardi) il Re di Francia ha mandato carta bianca a Sua Altezza per far elezione di quello, che a lui più piacerà, per commandare l’armata; volendo che il Comandante de suoi vascelli si sottometta in tutto al volere del Duca. Oggi partono quantità di persone e Signori verso il mare per imbarcarsi sopra 1 armata, e non si puoi credere quanto grande sia stato il numero di titolati e gentiluomini, che si sono offerti, e che vanno a servire il Duca. II Milor Falcombrigi è stato dichiarato del Consiglio segreto di Sua Maestà, e il Milor Arlentom è stato fatto Conte. Il Cavalier Guasconi, che in Ispruch si ritrova per trattare il matrimo- — 25 — nio della figlia della Arciduchessa con questa Altezza Reale, ha mandato al Mi-loi Segietaiio il ritratto di quella Principessa fatto fare da un pittore, che a questo effetto mandarono a chiamare in Venezia. Sciivono da diverse parti che li Spagnoli vogliono rompere con l’Inghil-teira, e tenere una armata navale in compagnia delli Olandesi nello stretto; però qua non se ne ha precisa notizia, poi che quella Corona non si è ancora dichiarata apertamente contra questa, ed è di tutti opinione che non si dichiarerà. L Anibasciator straordinario d’Olanda oggi fa partenza verso la sua Patria. Questo è quanto ho stimato degno della curiosità di VV. SS. SS.me, con permissione de’ quali umilmenti mi sottoscriverò, ecc. Londra li 2 Maggio, e 22 Aprile 1672. PS. Avendo di già serrata la presente, mi viene dato avviso che l’armata Francese, impaziente d’aspettare più ne’ porti è giunta in questo fiume in numero di trenta vascelli, e che il Re domattina andrà a vederla. 20. L andata improvvisa, che lunedi notte fece il Re verso l’armata in compagnia dell’Ambasciatore del Ci’istianissimo, fece credere che quella di Francia fusse arrivata in questi porti; ma per avviso più certo si è inteso che detta armata Francese abbia già fatto vela, e nel supposto che d’ogni ora dovesse arrivare, la Maestà Sua si è trattenuta in quelle parti tutta la settimana; e Dominica su il mezzogiorno ritornò alla Città. Le navi, che ormai sono pronte per sortire dalla riviera, sono incirca sessanta, sopra ciascuna delle quali il Re montò, ed in alcuna si fermò a vedere ballare i marinari, ed in altre disnare; avendo la sua presenza dato molto coraggio alla gente. Usò ancora il Re questa civiltà con tutti i gentiluomini, che per curiosità di vedere 1 armata si ritrovorno in quella parte; poi che volse che sedessero all’istessa sua tavola, e che seco disiassero. Per compimento della armata, che deve esser di 80 vele, mancano assai marinari; è ben vero che di Scozia se ne stanno attendendo tre mila, con altrettanti soldati che saranno bastevoli per armare molti vascelli. Pochi giorni prima che il Duca d’Iorche andasse ad imbarcarsi, volse seguire un grandissimo disordine ne’ soldati e marinari a causa del biscotto, che era muffito; dolendosi quelli, che il mettere incompromesso la vita era poco al paragone del malo nutrimento che ne ricevevano; e passando questi lamenti da uno in un altro vascello si corse risigo di amutinamento, se Sua Altezza Reale non arrivava all’improvviso all’armata. Della flotta d’Olanda non si ha in questa Corte nuova certa; scrivono da quella parte, che sortirà al mare numerosa di cento vele, ed alcuni petacci Inglesi, — 26 — che girano per quei mari, non mandano alcuno avviso; il clie fanno credere che non sia ancora sortita, se bene ne corre la lama diversamenti, ed ìersera i Ambasciatore di Spagna disse al Re, che di Brusseles avvisano l’uscita di essa. Fra pochi giorni partirà il Re per andar di nuovo a vedere la sua armata, supponendosi che in questo tempo sarà gioiita quella di Francia, della quale dopo aver lasciato i suoi porti non se ne ha certo avviso. Si comincia a dubitare se i Spagnolli osserveranno la pace con questo Regno, parendo cosa difficile di mantenere una buona allianza con 1 Olanda senza dare occasione di rottura a questa Corona. Martedì si accese il fuoco in una nave di quelle che sono state prese alli Olandesi; e ciò seguì per l’innavvertenza della gente, che già l’avevano tutta scaricata. Yi era rimasto un poco di cotone sparso con alquanto solfo, ed andando uno nella stiva con una candela cadè ove era il cotone, che subito si accese e somministrando il solfo materia all’incendio, non fu possibile estinguerlo. Del numero e qualità de’ vascelli 11011 ne ho ancora potuto avere nota distinta, stante che non sono finiti d’armare, levando e ponendo arteleria secondo la qualità e bisogno della nave, e come che io credo che questo sara quanto prima, procurerò che YY. SS. SS.me abbiano intera relazione. E con augurare a VV. SS. SS.me ogni grandezza finirò la presente con darmi l’onore di sottoscrivermi umilmenti, ecc. Londra li 9 Maggio, e 29 Aprile 1672. 21. Non è men sollecita questa Corona in armare la sua fiotta di quello fanno li altri Principi in tanti moti di guerra per la futura campagna. Sua Maesta è talmente applicata a questo affare, che non ostante che siano pochi giorni che dalle navi ha fatto ritorno, si è partito di nuovo per Portmù con speianza, che la fiotta Francese debba arrivare colà quanto prima. La Regina ancora con tutte le sue Dame è partita per Dovre, dal qual porto dicono che passerà lai mata quando sarà unita. Dalla lista che io mando a VV. SS. SS.me vedranno la quantità e qualità de’ vascelli, col loro armamento, essendo mente di Sua Maestà che siano armati nel modo che ne ha dato fuora la nota; ma vedendo io la difficultà che si ha de marinari, mi fa credere, che molti di quelli col nome di non squadronati, resteranno a dietro; ad ogni modo questo Regno non ha mai fatto armata così podeiosa, e con la gionta della terza squadra francese stimano di renderla invincibile. Dopo la partenza del Re per Portmù, è venuto avviso che la squadra francese era arrivata in quel porto, e che Sua Maestà pensava di dare un disnare a tutti li capitani Francesi. 27 — Stima la Corte di dover fare la maggior parte dell’estate verso la marina, poiché Sua Maestà, desiderosa delle nuove del Duca suo fratello e della sua armata, poco si staccherà da quei porti. Le lettere d’Olanda avvisano come l’armata marittima di quei Stati sia soitita dai porti numerosa di 80 vele; è però universale opinione, che quella armata non sia per venire verso queste parti a cercare la battaglia, ma che non sia per ricusarla quando li Inglesi vadino ad assalirla ne’ loro mari. La detta armata e molto scarsa di gente, ed averebbe grande disavvantaggio quando si azzuffasse con questa, per l’ordine dato da Sua Altezza Reale, quale ha commandato a suoi capitani, che attaccandosi la battaglia, vadino all’abbordo, e non stimo traccheggiando con l’arteleria si come erano soliti fare in altri combattimenti. Tutti li buoni amici del Duca d’Ioroh, e particularmente li cattolichi, mal volentieri vedono andare Sua Altezza Reale sopra l’armata ad arrisigar la vita ad una incerta battaglia, e tanto più la nobiltà se ne duole, quanto che Sua Altezza va a combattere contro marinari, e non contro di un Principe suo pari. Si ha avviso dal mare, che l’armata Inglese si sia unita con la squadra Francese; ma non si sa ancora verso qual parte debba pigliare il cammino. Le nuove di questa Corte dipendono dal successo delle Armate, e di quanto anderà seguendo YV. SS. SS.me ne averanno pronta notizia: e non avendo ora, che più soggiongere, darò fine alla presente con sottoscrivermi riverente-menti, ecc. Londra li 16 e 6 Maggio 1672. ARMATA NAVALE DEL SERENISSIMO RE DELLA GRAN BRETAGNA divisa in due squadre. La prima sarà commandata da Sua Altezza Reale col nome di Squadra Rossa, e la seconda la commanderà il Milor Sanduci col nome di Turchina. Vi sarà ancora la terza squadra che è la Francese, e questa averà il nome di Bianca. Squadra Rossa Navi Uomini Artelerie Il Principe G.: Admiraglio 850 . 100 Londra Vice: Adm:° 750 90 Carlo, Ultimo Adm:° 750 96 S. Michele 600 90 A riportarsi 2950 . . 376 — ‘28 — Navi Uomini A rteterìe Riporto 2950 . 376 Vittoria 530 80 Vecchio Giacomo 500 68 Arco Celeste 420 56 Cambrigi 400 66 Resoluzione 400 66 Manumot 400 . ' 66 Farfax .... 340 66 Anna .... 340 60 Vendetta 360 58 Iorche .... 340 58 D. Chercem 340 58 Granucci 280 60 Bristol . . . . 220 48 Giarmut .... 240 56 Diamante 220 48 Dovre .... 2:0 48 Suistes .... 170 36 Venturiero 180 40 Foresta .... 140 28 Rosignuolo 140 28 Algier .... 140 28 Pormut .... 30 6 Fanfam .... 30 6 Totale 9330 1510 Navi Squadra Turchina Artelerie Uomini Giacomo Reale Adm.° 800 . 100 Sovrana . 850 . 100 S. Andrea 750 . 90 Henrico . . . 530 . 74 Trionfo 500 . 74 S. Giorgio 460 . 64 Unicorno . 420 . 56 Ruberto . 400 . 66 Varsprit .- 400 . 66 A riportarsi 5110 . 690 — 29 — Navi Uomini Artelerie Riporto 5110 . 690 Edegar .... 400 60 Montagli ..... 360 60 Grlosister .... 340 58 Maria ..... 360 60 Plemut . 340 58 Rubino Francese 400 60 Leopardo ..... 280 54 Rubino ..... 220 48 Antilopo .... 200 46 Bonaventura .... 220 46 Corona ..... 220 46 Falcone . 170 40 Tigre ..... 170 40 Sirena ..... 140 30 Perla ..... 140 24 Holmus ..... 120 22 Emesurt ..... 30 6 Spia ..... 30 6 Totale 9250 1454 Navi non ANCORA SQUADRONATE Le seguenti navi non sono ancora del tutto armate, trovandosene molte lontane da questi porti che di giorno in giorno si aspettano. Navi Uomini Artelerie Catterina Reale 520 76 Nientetemi .... 360 58 Monch ..... 340 58 Dragone..... 180 38 Portelan..... 240 48 Varniche..... 160 34 Castelnuovo .... 260 48 Reserva ..... 250 46 S. David ..... 260 48 Nonsocio..... 170 40 Grrescì ..... 170 88 A riportarsi 2910 . 532 — 30 — Navi Uomini Artelerie Riporto 2910 . · . 532 Fenice 160 . 38 Vittoria . 170 34 Dartemut. 150 28 Successo . 160 . 30 Ghirlanda 150 . 28 Gemessi . 150 28 Ricemon . 130 24 Dreche 70 10 Principessa 250 52 Totale 4300 804 Le seguenti navi Navi Incendiarie Uomini Artelerie Navi sono tutte all'ordine. Castello 45 8 Anna e Cristoforo 40 8 Supplimento 35 8 Bantam . 40 8 Alessandro e Francesco 35 8 Catterina . 35 8 Successo . 30 8 Rachele 30 8 Tomaso ed Odoardo 35 ’ . 8 Ramo d’Oliva . 35 8 Samuele ed Anna . 35 ’ 8 Ruberto . . 35 ’ . 8 Fontana . 35 . ' 8 Francesco 40 8 Sperarbene 35 8 Leone piccolo . 30 8 Catterina . Navi Ospitali 40 • 12 Avviso di Giovanni 40 . I6 Totale 650 156 — 31 — Uomini Artelerie Somme precedenti...... 9330 . . .1510 Somme »...... 9260 . . · 1454 Somme »...... 4300 . . . 804 Somme »...... 650 . . . 156 In tutto uomini...... 23530 . Artil. 3924 Sopra la detta Armata vi sono imbarcati quantità di Sig. ri che non sono nel numero delli uomini: di più armano ancora 24 grosse barche per portare li viveri ed altre munizioni, che in tutto saranno 116 vele. « LISTA DELLA FLOTTA FRANCESE CHE FARÀ LA TERZA SQUADRA NOMINATA BIANCA Navi Uomini Artelerie S. Filippo ......500 78 Terribile . ......450 68 Magnificenza ......450 68 Fulmine . ......450 68 Tuono ......400 60 Grande ......400 64 Vincitore . ......'400 64 Illustre ......400 64 Ammirabile ......400 64 Invincibile ......400 64 Senza pari .......400 64 Eccellente ......350 56 Forte ...... 350 . 56 Altiero ......350 50 Temerario ......325 52 Valoroso . ......325 52 Saggio . ......300 50 Stendardo ......300 50 F elice ......300 48 Borbone . ......300 48 Principe . ......300 • 48 Rubino ..... 300 . 48 A riportarsi 8150 . . . 1284 — 32 — Navi Uomini Artelerie Riporto 8150 . · · 128·! Duca . . ...........300 . . · 48 Aquilone................300 ... 48 Lampo................250 . · · 40 Gagliardo........ 250 ... 40 Splendore........ 250 ... 40 Alcione................230 · · · 40 Avventuriere..............200 ... 38 Audace................200 ... 38 Totale 10130 1616 Navi Piccole Navi Uomini Artelerie Tempesta . ..........gQ .... 14 Aurora ........qq . . . 14 Bordo ..... 60 . · · 12 Sottile ·..... 60 · ■ 14 Lentone ......... 60 . · · ^ Gagliardo........ 60 . · · ^ Incendiar,j Avventuriere ....... 40 . · .1-8 Conclusione ....... 40 . . · Intraprendente.......40 . '· · Incognito ........ 40 . . · 1® Estimazione.......44 . . . 20 - Maschera ........ 40 . · · 20 Vigilante . .......40 ... 20 Merito ........ 40 . · · 20 Vascelli di Monizione Umile . ......40 ... 18 Rocella , ......40 ... 18 A riportarsi 764 · 270 — 33 — Navi Pigro Ozioso Somme di contro Uomini Uomini Riporto 764 40 36 Artelerie 270 ' 20 16 ■ 840 . 10130 . 10970 306 . 1616 Art. 1922 Queste liste di vascelli sono per appunto come Sua Maestà le ha fatte dar fuora. 22. Questa Maestà continua tuttavia a fare armare dei vascelli per- rinforzo dell’armata, con speranza d’astringere li Olandesi ad una naval battaglia. L’armata d’Olanda col favor del vento venne lunedì sopra Dovre, mentre quella di Sua Maestà non poteva sortire dal porto per la contrarietà dei venti, e dieci vascelli Inglesi, che dalla riviera erano usciti per congiongersi con Sua Altezza Reale, appena entrorno nel mare che si videro circondati dalli Olandesi. Resero subito il bordo, e di nuovo entrorno nel fiume seguitati da trenta vascelli innimici. Mentre seguiva la caccia non lasciorno ozioso il cannone tanto dall’una come dall’altra parte, ma con poco frutto. I vascelli del Re si posero sotto la fortezza di Cernessi dentro la ri vera, e quelli d’Olanda entrati ancor essi si avvicinoi’no alla fortezza, e per tre ore si combattè. Di notte ne fu portato in Corte l’avviso, e subito fu spedito verso quella parte una compagnia di cavalli ed un’altra di fanti, per ovviare alli Olandesi di sbarcar gente a terra; ed all’arrivo di essi, i trenta vascelli si erano di già retirati al mare. Giovedì mattina Sua Altezza Reale mandò a dar parte al Re, che con la sua armata si ritirava verso D. Cherchem per esser sopra vento all’Olandese con speranza di venire al fatto d’armi, e dopo il suddetto avviso non si è inteso nuova di considerazione. Dicono che li Olandesi si vanno retirando verso i lori porti, e perchè Tarmata Inglese non si trova che due tiri di cannone da quelli distante, credono molti che si debba combattere. I Stati d’Olanda hanno mandato fuora un manifesto col quale dichiarano di non voler far la guerra a’ mercadanti, nè alli popoli, ma a quelli Principi che vogliono privarli dei loro Stati ed improva di questo hanno relasciato tutte le navi Inglesi che al principio della rottura si ritrovavano ne’ loro porti, e da essi sequestrate. Corre voce, che prima di licenziarle abbiano chiamato tutti li 3 capitani, e le insinuassero che la guerra che le faceva il suo Re era per causa di religione, e che a questo effetto si era unito col Re di Francia pur introdurre nel suo Regno il Cattolichisxno, ed opprimere i reformati; e questi simili ed altri concetti si spargono per la Città da’ calvinisti per mettere ne’ popoli dissensione. Una nave Amborghese, che dal mare Baltico veniva carica di una certa bevanda nominata muon, passò tra l’armata d’Olanda, e se bene il carico spettava alli Inglesi, ad ogni modo il commandante non la trattenne: e comprato alcuni barili di quella bevanda, ne volse pagare il prezzo, quantonque il capitano volesse fargliene un presente. Il Re. volendo corrispondere alla civiltà che usano li Olandesi verso questa Corona, o sia verso la nazione, ha fatto un ordine, che siano restituite le navi prese; ma non per questo averanno occasione di rallegrarsene i mercandanti a quali ne spettava il carico, poi che la roba tra venduta e depredata non è più in essere, e delle navi non vi è rimasto altro che il scafo svaligiato. Ancorché d'Olanda si abbia avviso che il Governatore delle Provincie Cattoliche non dia quel soccorso alli Stati che desiderano, e che non accudisca a’ loro interessi secondo il concordato; nondimeno questo Ambasciatore di Spagna si dichiara apertamente che se li Inglesi non faranno la guerra alla Spagna, quella Corona la farà all’Inghilterra. Il parlare di Sua Ecc. a alcuni l’attribuiscono ad artificio, ed altri dicono che tali sono i sentimenti della Corona Cattolica, ma per non trovarsi di presente in stato di difendere l’Indie Occidentali, delle quali molto ne temono, tralasciano di comminciare l’ostilità contro questo Regno; e con augurare a VV. SS. SS.me ogni grandezza piglierò l’ardire di sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 30 e 20 Maggio 1672. 23. Presentendo che PIll.moJ Sig. Marchese della Rovere, Residente appresso il Re Cristianissimo, sia per portarsi costì quanto prima a repatriare, e non avendo io in Parigi persona confidente per l’indrizzo delle lettere dirette a’ V. SS. SS.me; per tanto le supplico ad ordinarmi il modo col quale mi averò a contenere sino all’arrivo del nuovo successore. Soggiongo ancora che le novità di questo Regno sono poco curiose, dipendendo il tutto dal combattimento di queste due poderose armate; ed a qual si voglia, che la fortuna vada prospera o avversa, è per partorire grandissima novità. Intanto supplico umilmente VV. SS. SS.me ad aggradire quel che alla giornata le vò continuando, con speranza d’esser più compito nel scrivere quando li accidenti me ne porgeranno l’occasione. — 35 - E con far fine auguro a VV. SS. SS.me ogni prosperità, e mi darò l’onore di sottoscrivermi riverentementi, ecc. Londra li .'JO, e 20 Maggio 1072. < 24. Con altra mia antecedente a questa diedi a VV. SS. SS.me avviso della guerra che da questa Corona si proseguisse contro l’Olanda, ed ora .-roggiongo che il Re, che col parere de’ suoi consiglieri fece una desclarazione sotto li 7 Febraro con la quale proibiva a’ suoi sudditi di trafficare in qual si voglia forma con la nazione Olandese, e che annullava tutti li passaporti di Sua Altezza Reale fatti per qualsivoglia altro tempo; ora, per un nuovo ordine mandato fuora sotto li 22 Maggio, che fu mercordì prossimo passato, dà licenza a qualsivoglia persona, tanto suoi sudditi come altre nazioni, di trafficare, contrattare e continuare i loro commerci'con li Olandesi, non ostante che per altri tempi sia stato proibito, dichiarando la suddetta proibizione di niun valore. Di più dichiara, che saranno bonificati tutti li passaporti di Sua Altezza Reale, che sono stati fatti, e che farà in avvenire a coloro, che volendo trafficare in questi mari con vascelli, lo cercheranno. Sono state restituite le navi prese avanti la dichiarazione della guerra, avendo fatto il medemmo li Olandesi, si come ne scrissi la settimana passata, e quelli mercanti, che sopra vi hanno caricato le loro mercanzie, hanno principiato in questi tribunali una lite per recuperarle; ma dubito, che con la roba perduta, vi aggiongeranno la spesa. L’armata d’Olanda è risoluta di non voler combattere, e non ostante che Sua Altezza Reale la vada continuamente intracciando, e che benspesso si ritrovino a vista l’una e l’altra, e con poca distanza, l’Olandese fugge il cimento. Quattro vascelli di questa nazione, che dall’Indie Orientali sono arrivati nel Tamigi, danno avviso d’aver lasciato quattro giornate a dietro ventidue vascelli Olandesi, che con dodioi e più milioni tra droghe, gioie ed altre mercanzie vengono dall’istesse Indie; onde il duca d’Iorche, vedendo di non poter impegnare l’armata di quella nazione al combattere, ha pensato di navigare verso li porti d’Olanda, e trattenersi in quei luoghi per vedere se puole di si ricca flotta iru-patronirsi o necessitare li Olandesi a combattere. Questa armata si ritrova di presente al terreno per far la provvigione dell’acqua, e subito che ne sarà provvista si incamminerà verso i porti suddetti. Sono stati sbarcati in terra più di mille ammalati, avendovi il Re in cambio di quelli mandato nuova gente. Il Duca de Buchincam con il conte d’Osfort, che desideravano di trovarsi presenti ad una battaglia, avendo veduto che li Olandesi non vogliono cimentarsi, sono calati in terra. — 36 — Le armate, come ho già detto, si ritrovano ben spesso a vista 1 una de l’altra, e quando l’inglese resta sopravento, l’Qlàndese si ritira in luoghi sicuri ira i banchi delle arene, e se con la mutazione del vento, quest’ultima 1 ha favorevole, allora salpando l'ancore navica al suo avvantaggio. Sabato notte in una ca^a vicino alla Torre, ove si pigliava tabacco, si accese il fuoco in modo tale, che non fu possibile estinguerlo in tutta la Dominica. L incendio fu assai grande, ancorché non facesse vento, poi che consumò più di cento case, e perchè queste erano alla riva del fiume, parteciporno del loro infortunio ad alcune navi, che non poterno evitare il pericolo trovandosi sopra la sabbia per esser calata la marea. Le navi abrugiate sono sette, il Re vi as-sistè tutta la notte dando buonissimi ordini, ed al giorno vi lasciò molti S.1' pei la continuazione di essi. Dopo che Sua Maestà ha dato la libertà di coscienza, li Vescovi di questo Regno hanno commandato a loi/o. ministri o sia Parrochi di predicare contio la Religione Cattolica, e ciò si osserva puntualmente; ma, questo non ostante, la religione augumenta molto. Queste sono quelle notizie che nella presente settimana ho stimato degne di \ V. SS. SS.me, alle quali prego da Nostro Sig. Iddio ogni grandezza e prosperità. E per fine mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 6 Giugno, e 27 Maggio 1672. 25. Mi dò l’onore d’aver ricevuto una di VV. SS. SS.me in data de 6 maggio con la quale mi commandano di dar le notizie di quello che alla giornata va seguendo in questa Corte all’Ul.mo Sig. Palavicino Gentiluomo Residente in Madiì· Confèsso la mia trascuraggine, quale non è seguita per mancamento di volontà, ma per ovviare ad una spesa eccessiva che apportano le lettere, delle quali pei ogni picciola carta si paga soldi venti e se vi è coperta quaranta. Non vogliono quei della Posta distribuirle a peso per cavarne maggior guadagno, e quando vedono che un piego contiene altre lettere lo estimano a calculo quello che a loro pare; ed il più delle volte lo fanno pagare un terzo d’avvantaggio di quello è il dovere. Il danaro che dalla posta si cava, altre volte erano cinque mila lire ster lini, nel tempo del Cromuelle augumentò sino alle dieci, ed ora che ne ha 1 ap paltò il Milor Arlenton, ne paga trentamila al Duca d’iorche, e questa è la causa che niuno ardisce di parlare. Ma perchè sono appunto due anni, che in questa Città mi ritrovo servendo YV. SS. SS.me, benché indegnamente, ho stimato bene mandar la nota distinta della spesa fatta per dette lettere; con certificare VV. SS. SS.me che — 37 — in questa ho notato solamente quelle che col piego del M.°° Sig.r Residente di Parigi ho ricevuto. Tralascio ancora di notar quel danaro che ogni settimana dò a’ giovani della posta quando le consegno le mie lettere, e questo lo fo per non sentire tanto rossore quando a’ piedi di VV. SS. S3.me comparirà l’acclusa nota; e se bene questa parerà un poco confusa vedendosi in una settimana il conto di diverse lettere, ciò avviene perchè il corriere molte volte non ha potuto passare il mare per li mali tempi, onde è che vengono molte volte due e tre ordinari in una settimana. Questo è di quanto supplico con la pi-esente VV. SS. SS.me, alla benignità de’ quali rimetto in tutto per tutto il presente conto; bastando solo a me l’onore ai servire VV. SS. SS.me, e del compiacimento che hanno della mia debole servitù. E per fine, con augurarle ogni maggior prosperità finirò con sottoscrivermi umilmente, ecc. (1). Londra li G Giugno, e 27 Maggio lù‘72. 26. Invio per via di Fiandra la presente, poi che suppongo che sia per arrivare prima costì, che l’altra per via di Lione. Il motivo che mi dà occasione di scrivere è il combattimento delle due armate Inglese ed Olandese, delle quali, sebene non se ne ha ancora intiera relazione, ad ogni modo questo solo si è inteso sino al giorno presente di Giovedì. Martedì mattina tre ore dopo la mezza notte (che in queste parti è giorno chiaro) salpò l’armata Olandese, ed a vele piene drizzò la prora verso il Duca di Iorche. Sua Altezza Reale (che ogni altra cosa stimava fuora che li Olandesi fussero per attaccarlo, stante che di forze erano inferiori, e che si trovavano vicino al terreno' innimico) fatto levar l’ancore si messe alla vela per guadagnare il vento. Assai subito si avvicinorno l’armate, e con grande ardire dell’una e l'altra parte si attaccò la battaglia, che durò tutto il giorno molto sanguinolenta; le poche ore della seguente notte furno causa di un poco di tregua, ma avendo li Inglesi guadagnato il vento, la mattina di buon’ora a turno investirò li Olandesi, e prima che si venisse di nuovo alle mani, Sua Altezza Reale scrisse una lettera al Re di questo tenore o quasi simile: « Ieri li Olandesi sono venuti ad attaccare l’armata di Vostra Maestà, (1) Segue la nota intitolata « Spesa ili lettere fatta in Londra ». Comincia dal 15 giugno 167U e va fino al 20 maggio 1672, con 64 partite per l’importo complessivo di 10 sterline, 13 se., 1 p., più un’altra sterlina per scritture avute dalla Segreteria in 4 volte a cinque scellini per volta: in totale 11 St. 18 scell. 1 p. — 38 - e dall’ima e l'altra parte si è combattuto con grandissimo coraggio, e dalla mortalità grande de’ nostri commandanti potrà considerare la Maestà Vostra come sia stato trattato l'inimico, al quale abbiamo pigliato tre delle loro maggiori navi, ed oggi, giorno della nascita di Vostra Maestà, spero di celebrarla con un grandissimo-trionfo, e dare occasione alla Maestà Vostra di far l’istesso». Questa lettera arrivò ier sera al tardi, e 11011 contiene altro. Dai porti del Regno vengono d’ogni momento avvisi; si lia per certa la morte del Milor San duci, Vice Armiraglio, con l’incendio della sua nave chiamata Giacomo Reale montata di cento pezzi di cannone. Questa nave dicono che tu abbordata da una, delle Armirante d’Olanda, e li Inglesi se ne resero padroni; vi mandorno allora tre burlotti da fuoco, due de’ quali dall’inglese fumo mandati al fondo, ma il terzo le incendiò tutte due, ed il Vice Armiraglio era di già un ora che una moschettata l’aveva ucciso. La nave Catterina Reale si trovò nel mezzo di molte Olandesi, e dopo una lunga difesa tu rimessa. Li Olandesi chiusero li Inglesi nella stiva per farli abbiugiare da uno incendiario, quando una nave francese, accortasi di questo, si anpadionì del burlotto, e li Inglesi uscendo fuora ricuperorno la nave. Tra commandanti ed altri SS.ri, che sono morti nella prima battaglia, si ha per certo la morte del Capitano, che era sopra al Real Principe col Duca d loiche; Sua Altezza fu lorzata a montare sopra la nave Londra per aver la sua lotto un albero, e si è inteso poi che sia rimontato su la Reale. In questi porti sono state condotte tre navi d’Olanda, ed un cappellano piotestante, che era imbarcato sopra d’una nave Inglese, venne a dar parte al Re, che venerdì le armate si erano di nuovo azzuffate; che li Olandesi si ritrovavano sotto vento, e quel che era più considerabile, è che l’avevano contralio pei ritirarsi a’ loro porti, che quantità de’ loro vascelli avevano il fuoco, con speranza che quella armata sia per esser distrutta. Però questa seconda battaglia non è certa. Soggiongendo di più, che prima di attaccarsi di nuovo 1 armate, Sua Altezza Reale si ritrovava 80 buoni vascelli. Si dice generalmente che li Francesi abbiano mostrato grandissimo valore, e delle loro navi una sola si è perduta. Giovedì dopo clisnare il vento fu assai gagliardo, e puole avere impedito il combattimento; ma sin ora non vi è altro di certezza che il seguito di mar-tedì, quale ancora è confuso. Terrò la presente sino al tardi, e quando si sentino altre particularità le soggiongerò. Non si è inteso d’avvantaggio dello accennato, e solamenti aggiongo che mercordì mattina, avendo scoperto Sua Altezza Reale che l’armata Olandese si era riunita preparandosi alla difesa, diede il segnale per attaccarla; quando una gran nebbia, che si stese per la marina, ne proibì il cimento, e questo seguì tre volte nell’istesso giorno. E perchè nel combattimento Sua Altezza Reale si cam- — 39 — bio più volte di vascello, credo certamente che ciò facesse per vedere tutte l'ar-tegherie delPiirnimico voltate alla sua nave, e che ad altro li Olandesi non erano intenti che ad offendere la sua persona. Questo è quanto è successo, per li avvisi che di presente si hanno da alcune navi Inglesi (che grandemente danneggiate sono venute nelli porti) come anche dalla Corte. Il numero delli affondati o abbrugiati dicesi che delli Inglesi non vi sia che il Vice Armiraglio, e delli Olandesi non vi è certa notizia. Se altro succederà, compirò al solito per una di Francia. E per fine mi sottoscrivo um il menti, ecc. Londra li 10 Giugno e 31 Maggio 1072. + 27. Inviai venerdì prossimo passato una mia per via di Fiandra con la quale davo ragguaglio a VV. SS. SS.me d’un combattimento seguito martedì tra le due armate Inglese ed Olandese, ma perchè le nuove quanto più erano frequenti tanto più si rendevano incerte, quindi è che nella scritta vi sarà stata qualche varietà; ed ora che dall’armata sono venuti diversi, racconterò quanto di certo si è potuto cavare. Confidati li Inglesi sopra la presunzione che hanno del suo valore, e che li Olandesi non avessero volontà di combattere, fu causa che molti SS.ri, tanto de’ Francesi come di questa nazione, calati in terra vicino a Norfoch, si traspor-torno alle città e luoghi vicini del Regno per divertirsi, e tanto più si affidavano per aver detto Sua Altezza Reale, che in quel luogo si sarebbe trattenuto molti giorni. Avutone l’avviso li Olandesi da una nave che avevano pigliato carica di carbone, pensorno di valersi dell’occasione e sorprendere li Inglesi sopra l’ancora, tanto più che avevano notizia che Tarmata non era unita, ma tutta divisa per quel mare; e la notte, che successe al luuedì, col vento favorevole fecero vela verso lì Inglesi; non poterno però arrivare così all’improvviso, che dal Duca non fussero scoperti, qual dato il segno della battaglia si incamminò per incontrarli. Assai subito si venne al fatto d’armi, ed il Vice Ad-miraglio, che si trovava in luogo lontano e senza soccorso, fu caricato più delle altre navi, ed una nave Olandese di 70 pezzi, che volse abbordarlo, dopo un combattimento di più ore restò presa; vi mandorno allora li Olandesi tre incendiar]', due de’ quali furono affondati, il terzo, che era una grossa nave con bandiera e 70 pezzi di cannone, di segno fu stimata per nave di comando, ed assaltato dalli Inglesi mandò subito il fuoco da ogni parte, che abbrugìò l’una e l’altra nave, tanto l’inglese come l’Olandese. Questa è la maggior perdita, che abbiano avuto li Inglesi; poi che vi — 40 — furno ammazzati sopra più di seicento uomini, e li altri, che quando videro il fuoco tentoruo la fuga sopra di un grosso battello, non potendo resistere al peso di tanta gente, si affondò. Otto solo rimasero sopra la nave in compagnia del milor che ne aveva il comando, e non vedendo da ninna parte scampo alla sua salute si abbrugiò con la nave. Il suo paggio, che ben sapeva nuotare, si salvò, cosi consigliato dal patrone, e lui è quello che ne ha portato la nuova. Delli ufficiali e SS.1'' sopra le altre navi ve ne sono morti assai, e sette di questi vascelli sono malamente trattati, che alcuni di essi poco serviranno in l’avvenire. Nel combattimento Sua Altezza Reale, così consigliata, calò dalla sua nave, ed in tempo diverso ne mutò tre a ciò li Olandesi non avessero notizia ove si ritrovasse la sua persona. La perdita delli Olandesi sono tre navi, delle quali una si è afiondata e due condotte in questo porto, la maggiore ha 70 e l’altra 60 pezzi di cannone, e sette o 8 abbrugiate per non venire in mano delli Inglesi. La mortalità dei loro non se ne ha notizia, ma si crede che sarà stata maggiore di questa. Il mercordi Sua Altezza Reale, con l’armata più unita che non era il giorno antecedente, andò ad attrovare li Olandesi, e ciò seguì per tre volte, e sarebbe seguito più aspra battaglia, se la nebbia, che coperse il mare, non ne avesse proibito il cimento. Sono poi regnati venti così gagliardi, che li Olandesi hanno avuto comodità di retirarsi tra le sabbie di Zelanda, e li Inglesi si sono trattenuti nel primier luogo ove erano. Li Francesi, de’ quali sul principio si dissero gran cose, pare adesso che si siano portati molto vilmente, non avendo perduto sopra la loro armata che otto uomini senza aver ricevuto altro danno, e questa nazione, che mai non li ha avuto fede, commincia ad avere in sospetto la loro amicizia. ler mattina il Re mandò il milor Crifort dal Duca suo fratello pei fallo venire in Corte, se bene poi si ebbe avviso, che con l’armata abbia fatto 'vela verso la Zelanda per trovar l’armata Olandese. Si prepara il Principe Ruberto per andare al mare a comandale la flotta, quando Sua Altezza Reale venghi a terra. Si armano tuttavia vascelli, e si cercano marinari per mandarli a sei vire. Mercordi per la nascita ed incoronazione del Re fu giorno festivo, onde è che per renderlo maggiormenti solenne Sua Maestà tenne congregazione e Cavalieri della Giarrettiera nella quale creò cavalier dèllOrdine il miloi San-t’Albam, il milor di Bedfort ed il marchese di Voster, a’ quali oggi a Winsor sarà dato l’abito. Con lettera venuta di Liegi si ha che tra il Re di Francia e quello Elettore sia seguita qualche differenza a causa del ricevimento, pretendendo Sua Altezza d’esser ricevuto dal Re alla porta della camera, e di sedere sopra sedia che abbia i bracci, poi che cosi dice esser trattato dall'imperatore; e perchè queste diffe- - 41 - renze non poterno superarsi, si aggiustò che l’Elettore si incontrasse in campagna a cavallo col He. Il Sig.i Γ re veri, che era uno delli due segretari di Stato, è passato all’al-tia vita, ed il Re ha eletto in suo luogo il Sig.r Conventri, che si ritrova Am-. hasciatore ai Re sveco. Il Re attende d’ogni ora una relazione del duca di lorche di quanto è passato sopra le due armate, il che sin ora non si è potuto fare perla fierezza de venti, quali non hanno permesso che li capitani si radunino tutti sopra la nave di Sua Altezza Reale per riferire quel che hanno veduto- Questo è il successo delle armate, e di quanto ho stimato degno di YV. bb. bS.me, a quali con far umilissima riverenza mi sottoscriverò, ecc. Londra li 13 e 3 Ghigno 1672. 28. Questa Corte si va nutrendo più delle nuove forastiere, che delle sue proprie, non essendo seguito dopo il combattimento cosa remarcabile. Mercordi si portò bua Maestà a Gravesin per vedere Sua Altezza Reale, che con 1 armata era entrata nella rivera, e dopo essersi trattenuto qualche giorno seco ier sera fece ritorno. Aveva pensiero il Re di condur seco suo fratello, ma siccome Sua Reai Altezza non è rimasta sodisfatta del seguito combattimento, non ha voluto calare a terra, desideroso d’attaccare li Olandesi in qualsivoglia maniera possibile. Sua Maestà ha dichiarato il Cavalier Sprege Vice Armiraglio dell’armata, ed il Principe Ruberto Vice Armiraglio del Regno d’Inghilterra. Corre voce che li Olandesi abbiano rinforzato la loro armata di 15 vascelli, e si come questa nazione Inglese per avanti ha sempre creduto che li Olandesi non avessero volontà di combattere, ora con diverso supposto dal primo tengono per certo di dover venire di nuovo ad un fatto d’armi astretti dalla necessità di salvare la loro flotta, che dall’Indie orientali stanno attendendo. Questa mattina per corriero espresso si sono sentite le vittorie del Re di Francia, che quasi di tutta l’Olanda.si è impadronito, e trovandosi quei Stati poco meno che perduti, hanno spedito qua un Gentiluomo per dar parte al Re, che m breve le invieran.no tre deputati per trattar seco la pace. La risposta del Re è stata di non poterli sentire se prima non dà del tutto parte al Re di Francia, l’interessi del quale camminano seco uniti, ed a questo effetto Sua Maestà spedisce al Cristianissimo il milor Allifax per intenderne i suoi sentimenti. Ha riferto l’istesso, che tre altri ne saranno spediti al Re di Francia. E uscita fuora la relazione della battaglia seguita tra le due armate, poco diversa dalle notizie già date con altre mie. Ne mando la copia portata in lingua italiana, che per essere assai sincera l’ho stimata degna di VV. SS. SS.me Questo è quanto mi è occorso scrivere nella settimana presente, e per non aver più che soggiongere, farò fine con sottoscrivermi riverentementi, ecc. Londra li 20 e 10 Giugno 1672. Lettera scritta dal Sig. Savil DAL VASCELLO DI Sua ALTEZZA ReALE al Milor Arlenton Seg. di Stato L instanze iattemi da ^ . S. per la notizia del seguito non ho potuto farlo prima di adesso per varj accidenti, che non mi hanno permesso. Ora che il tempo e la comodità mel concede narrerò con sincerità il seguito, testimonio del quale sono molti SS.i che sopra l’armata si trovano degni di fede, e da non esser contradetti. Ritrovandosi la nostra flotta all’ancora per far acqua nella Baia di Sa vulde, che fu martedì li 28 Maggio, fra le due e tre ore di mattina, essendo il vento da Oriente, uno de’ nostri vascelli di guardia diede il segno che vedeva la flotta inimica; allora Sua Altezza fece salpare con ogni prestezza, considerando la bre vità del tempo; poi che avanti le 7 ore tutto il squadrone Turchino fu alla testa del Rosso, ed il Bianco verso la poppa, nel qual ordine e tempo medemmo cominciò la battaglia avendo l’inimico il vento sopra di noi. H squadione della lor vanguardia comandato da Banchert attaccò il francese, che faceva la ìetro guardia della nostra, separandosi ambi due dalle loro flotte, e continuando in quel l’impegno quasi tutto il giorno. Il Banchert venne con molta furia sopì a Monsu de Tré, dal quale per esser fatta buona resistenza si ritirò un poco a dietio. Il Conte di Sanducci con la squadra Turchina avendo la vanguardia ^ attaccato dal λ anghent, che aveva la retroguardia, e cercando di guadagnale all i mico il vento, ritrovò tanta opposizione, che, avendo messo a fondo un vasc ^ da guerra col quale si era abbordato, potè affondare due incendiarj che pei a ^ brngiarlo li erano vicini, e ritrovandosi la maggior parte de’ suoi uomini m > e poco più utile alla navigazione, fu attaccato da un terzo incendiario dal qua non fu possibile liberarsi; e questo è l’unico vascello che noi abbiamo perdu o, col quale, oltre il comandante, vi sono rimasti tutti li uomini eccetto il capita Hadoche, che si salvò nuotando con pochi marinari. La nave Henrico, che era una delle seconde dell’Armirante coman dal figlio del conte di Bristol, avendo fatto allontanare molti vascelli di fuoco, chi li erano attaccati, non potè governarsi in modo, che non restasse molto Capitano, e la maggior parte della gente, onde cadde in mano dell ìnim co; ma dopo poco tempo fu ripresa, e mandata in porto per esser molto malti aitata. — 48 — Il cavalier Giordano, Vice Ammiraglio della squadra Turchina, proseguì il disegno del suo Armiraglio che già era morto, e li successe assai bene, peicliè guadagnato il vento all’inimico lo tenne tutto il giorno con la sua squadra. Il Coipo dell’armata comandata dal Reuter attaccò il nostro Corpo comandato da Sua Altezza Reale, accompagnato il Reuter dal suo secondo Ar-miraglio Vanes, quali tutti in conveniente distanza scaricorno l’artiglieria verso il Principe, che, trovandosi sotto vento, non poteva dalla sua squadra ricevere assistenza per trovarsi lontani i suoi vascelli; fu ammazzato il Capitano Cox, rotto la cima dell'albero maestro, spezzata l’asta dello stendardo, ed in tre ore di tempo reso inabile il vascello. Sua Altezza Reale stimò bene di cambiare vascello, e verso le dieci ore accompagnato dal capitano delle sue guardie, e dal suo maggior piloto andò sopra la nave S. Michele, che comandava il cavalier Huolmos, e là alzò il stendardo che per il fumo non poteva esser veduto dà vascelli, e nell’istesso tempo la Catterina Reale nuovamente venuta dalla riviera con uomini freschi, ma priva di molte cose necessarie per la difesa, fu presa dall inimico con prigionia del capitano, ma dai nostri fu recuperata. La battaglia fu molto fiera, e verso le cinque ore del dopo disnare, osservando Sua Altezza che il vascello ove era poco veleggiava, lo mutò, e montò col suo stendardo sopra la nave nominata Londra. In questo mentre il Reuter, dato il segno ai suoi vascelli, si inviorno tutti ove la squadra di Zelanda era impegnata con li Francesi, e qui finì la battaglia. La notte seguente, cercando il Duca con trenta vascelli di guadagnare il vento, continuò di far l’istesso il giorno seguente, e vedendosi di poppa alcuni vascelli, conobbe che era la squadra Francese. \erso il mezzogiorno Sua Altezza montò sopra il suo vascello stato accomodato. Assai subito riunita l’armata, si vide l'inimico presso di noi, e volendo il Duca impegnarlo a. combattere, rese il bordo per ritirarsi verso la Zelanda; ad ogni modo 11011 avrebbe potuto fuggire il cimento, se una gran nebbia non ne avesse sorpreso. Verso il tardi si levò un fiero vento, mentre ci ritrovavamo vicino a i banchi d’arena, il che fu causa che non stimammo bene d’attaccarlo, e continuò poi si gaghaido, che 1 armata d Olanda, essendosi ritirata nella Zelanda, noi abbiamo fatto vela verso li nostri porti. La perdita nostra è solamente la nave Giacomo Reale e molti Capitani e SS.1 di condizione, perchè oltre il milor Sanducci, li Capitani morti sono otto, e de Francesi e morto monsu della Rabiera, e due Capitani. L’avvantaggio che abbiamo sopra l’inimico consiste d’aver preso un vascello di 48 pezzi, un altroché si affondò di 52 mentre lo conducevamo, ed il terzo affondato dal milor Sanducci, ed il quarto affondato parimente dal cavalier Spregge, l’uno e l’altro de’ quali avevano 70 pezzi. Si è preso un vascello da foco, e tutti li altri affondati senza nostro danno. Stimo però che delli altri siano andati al fondo, ma. per — 44 - tenermi nelli termini della modestia, voglio dir più presto meno, che col dire assai esser bugiardo. Li morti dalla nostra parte saranno incirca mille ottocento, e li ieriti mille. Dalla parte dell'inimico credo che sia maggiore il numero de’ morti e feriti; oltre il Vanghent ed altri uomini di comando. 29. Con altra mia antecedente a questa in data de' ‘20,e JO Giugno diedi a VV. SS. SS.»“e avviso, come li Olandesi trattavano di inviare a questa Maestà tre ambasciatori per addimandare la pace, conoscendosi molto deboii per resistere a due gran potenze, che contro di essi si sono unite. Ora con la presente soggiungo, die l’inviati di quei Sial i mercordi approdorno a questo Regno, e nel numero delli eletti vi è l’ambasciatore Borello, che ultimamente risedeva appresso di questa Corona. I suddetti SS.11 per ordine di Sua Maestà si sono portati ad Antoncurt, palazzo Reale dodeei miglia distante dalla città, non volendo il Re sentirli, che prima non sia avvisato di quanto sarà seguito delli altri tre inviati al Re di Francia. Non si tralascia in tanto di non apprestare l’armata, che in questo canale o sia riviera vicino al forte di Cernessi si ritrova, volendo il Duca di lorche sortire al mare quanto prima. Dopo pranzo partirà il Re con la Regina a quella volta per vedere Sua Altezza Reale; quale non è mai calata in terra, a ciò col suo esempio non facciano il medemmo quei SS,1' volontari, che seco si sono imbarcati. Dell’armata Olandese si ha avviso che si ritrova nei porti 'b Zelanda grandemente danneggiata, e che non uscirà così presto al mare per mancamento de’ marinali, ed ufficiali. Nel luogo ove seguì la battaglia navale si pescano l'artiglierie, che con la nave Giacomo Reale si perderne, e di già ne hanno pigliato alcuni pezzi. Nell’istesso luogo galleggiando sopra l'acqua fu trovato il cadavere del milor Sanducci, che fu conosciuto alla giarrettiera che aveva alla gamba, ed il corpo di esso fu portato in terra; volendo Sua Maestà che le sia data sepoltura in Londra con quella pompa, che merita un Sig.1'' di tanta estimazione, e che del Regimerà Vice Armiraglio. L'abito del suddetto Sig.1'0 è stato dato al milor Arlenton Segretario di Stato, e giovedì a Winzor se ne farà la cerimonia. Alcuni settarj ed uomini sediziosi, che giornalmente spargono false nuovi, e che per mettere tumulto nel Regno parlano male del governo, e di Sua Maest ancora, hanno dato occasione al Re di mandar fuora un bando col quale proibisce le conventicole, ed il parlar di qualsivoglia nuova che al Regno ed al govci no possa essere di pregiudizio; e perchè in alcuni luoghi ove si vendè il caffè si raduna quantità di questa odiosa gente, per tanto coi suddetto bando dichiara Sua Maestà, — 45 — che incorreranno nella medemma pena il padrone della casa, e coloro che sentiranno parlar di nuove, se nel termine di 24 ore non ne daranno parte a qualche Si va tuttavia continuando la levata de’ dragoni, de' quali di già ne ne nono vedute molte compagnie, che, per l’uniformità delli abiti e arme, rendono insieme estimazione e bellezza. Queste marciano a volta a volta per la città in buona ordinanza per mantener a freno la gente tumultuaria, ed insieme dar coraggio a chi desidera la quiete del Regno. Sopra l’instanze d'alcuni Olandesi, che desiderano venire ad abitare in questo Regno, Sua Maestà ha mandato fuori un avvertimento la sostanza del quale è il seguente: Avendo il Re dichiarato la guerra alle Provincie Unite de’ Paesi Bassi il giorno de’ 17 marzo 1672, e volendo ora con una dichiarazione favorevole invitare le persone di detti Paesi, che per motivo d’affetto verso la Sua Reai persona o a causa delle oppressioni che sopportano da chi governa; per tanto quando vogliano trasferirsi in questo Regno dichiara Sua Maestà, che saranno protetti con loro persone e beni, presistendo nella medemma inclinazione di favorirli per sottrarli dalle calamità e miserie che li fanno sopportare coloro che arrivano al comando, ed in esecuzione della sua buona volontà dichiara: 1° Che li sudditi delle Unite Provincie di qualsivoglia professione, che vorranno trasferirsi in questo Regno con lor beni e famiglie, navi o vascelli, potranno farlo senza incorrere in alcuna sorte di confiscazione. 2° Che tutti coloro che con loro famiglie vorranno venire in questo paese abiteranno ove le sarà più comodo, godendo della piena libertà di coscienza, e de’ privilegi del Regno, senza pigare altra imposizione che le solite, che pagano i naturali sudditi del Re, 8° Per maggior loro sicurezza sopra detto punto il Re farà passare un atto nella prima sessione che farà il Parlamento, per naturalizzare tutte le persone loro, con figli e servitori; ed intanto ne goderanno sino al presente il commodo. 4° Che tutti li vascelli di pescatori o altri, che appartengono alli suddetti Stati saranno trattati come se fussero fabbricati in questo Regno, e nel commercio goderanno della immunità che godono quelli di Sua Maestà; e se alcuno condurrà qualche nave da guerra, le sarà dato la metà del suo giusto valore tanto del vascello come delli cannoni, monizione, ed altro. 5" Che per dai' maggior animo a li marinari e pescatori e lavoratori de’ vascelli se verranno ad abitare in queste parti, non saranno forzati d’andare al mare se non per loro libera volontà. 6° Finalmente Sua Maestà dichiara e promette a tutti il passaporto da darsi in ogni tempo, tanto alle persone come alle navi che desiderano trasportarsi in questo Regno, e manderà suoi vascelli per trasportarli e convolarli da qualsivoglia forza e violenza che vi possa esser fatta. E se alcuna nave con — 46 - persone e mercanzie verranno senza passaporto, purché probabilmente si conosca che siano indirizzate verso queste parti, 11011 saranno molestate da’ vascelli del Ee quando rincontrino al mare, anzi da essi saranno convolate. Questo è quanto, ecc. Sopra alcune nuove venute di Fiandra (che poi non si verificorno) che narravano i gran progressi del Re Cristianissimo, il suo Ambasciatore ebbe adire a questa Maestà, che prima che venisse la festa di S. Michele sarebbe stata patrone della Zelanda; dal qual discorso si comprende, che quando alli Francesi riesca di impadionirsi dell Olanda, la Zelanda sia destinata a questo Re· Il milor Allifas, che da questo Re è stato inviato al Re Cristianissimo per dar parte a quella Corona delli deputati venuti qua d'Olanda, passerà ancora complimento di congratulazione con quella Maestà del felice parto della Regina e del figlio natole ultimamente. Ed in fine concluderò con una doglianza fatta dal Re con l’Ambasciatore del Cattolico sopra un certo avviso, che essendo stato portato nuova al Conte di Monteré, governatore della Fiandra, che nella battaglia seguita tra li Inglesi e Olandesi, 1 pruni erano rimasti totalmente disfatti con l’incendio del grande Almirante e perdita di Sua Altezza Reale, Sua Ecc> avesse dato a colui che li poi tò si pia\ a novella cento lire sterline di ricompensa. L’Ambasciatole, che del Governatore non poteva negare il fatto, andava scusandolo nella miglior torma che poteva, ma non per questo Sua Maestà ne restò appagata. E con ogni riverenza mi sottoscriverò, ecc. Londra li 27 e 17 Giugno 1672. 30. I progressi delli Francesi nellOlanda cominciano ad ingelosire questo Re gno, e 1 umili preghiere che porgono a Sua Maestà fa che siano commiserati, perchè quei Stati hanno spedito al Re di Francia alcuni inviati pei otteneie la pace, quella Maestà le ha fatto l’istessa risposta che fece questo Re & quelli che li sono stati mandati, di non poter trattar cosa alcuna con loro, che piima non ne dia parte al Re suo collega. Ritrovandosi li affari in questi termini, dall’Olanda è comparso qua un coi riere spedito dal Re Cristianissimo sopra d’nn vascello Olandese, che ha poi tato lettere per Sua Maestà e per l’ambasciatore Culberte. Il contenuto di esse sono le umili preghiere che porgono quei Stati all’uno e all’altro Re, e per trovar forma di qualche aggiustamento il Re si è trattenuto tutta la mattina nel suo Consiglio, avendo prima discorso alla lunga con l’ambasciatore di Francia. Sopra l’istesso vascello, che ha portato il corriere, era imbarcato un altro commissario per dar parte al Re delle miserie di quei paesi, e il pericolo che y - 47 — poi ta la città d Ansterdam di cadere in mano del Cristianissimo; non per questo il detto Inviato ha parlato con Sua Maestà, ma si è trasferito ad Antoncurt ove si ritrovano li altri tre suoi colleglli. Finito che tu il Consiglio del Re, il Duca di Buchincam con il milor Ailentom si portorno ad Antoncurt per informarsi dalli commissarj delli presenti affari, e forse delle condizioni che offeriscono alli collegati Re. Li suddetti due SS.11 questa notte devono imbarcarsi per Olanda sopra la nave medemma che ha portato il corriere, ed arrivati in Austerdam devono subito portarsi dal Cristianissimo per comunicarle i sentimenti di questo Re, e trattar la forma dell’aggiustamento con quelle Provincie. Si discorre in questa Corte, ma non so con qual fondamento, che il Re di Francia accordandosi con li Olandesi vorrà queste condizioni: Che ogni città abbia il suo Vescovo Cattolico, che le cattedrali siano delli Cattolichi, che restino nelle sue mani le città e luoghi presi, che li Olandesi vivano sotto la sua protezione e del Re d’Inghilterra, che nell’Indie le siano date tre principali fortezze e tante altre alli Inglesi, e che nelle navi che colà trafficheranno Sua Maestà vi vole avere la metà del resigo. Questa mattina uno delli deputati d’Olanda è stato dal milor Secretario col quale ha negoziato molto alla lunga e si sente che quelle Provincie, quando abbiano a vivere sotto la protezione di qualche Re, voglino più presto quello d’Inghilterra che il Cristianissimo, ma la forza sarà quella che darà, e non riceverà la legge. Ho stimato mia obligazione per via di Fiandra dare a VV. SS. SS.me avviso di quel che si va trattando, per esser questo un affare di molta considerazione e di grandissima conseguenza. Per fine, con augurare a VV. SS. SS.me ogni prosperità, finirò la presente con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra il p.° Lug.° e 21 Giug.0 « PS. — In questo punto, che avevo chiusa la juresente, mi vien detto che il milor Secretario non anderà più in Olanda, e che Sua Maestà abbia dato altro compagno al Duca de Buchincam, non essendo mai stati i due primi d’accordo. 31. Della spedizione del Duca di Buchincam e milor Arlentom, che questo Re ha fatto al Cristianissimo in Olanda, ne diedi parte a VV. SS. SS.me con una mia scritta venerdì prossimo passato per via di Fiandra, che per esser questo un affare di molta conseguenza ne replicherò con la presente in seguito. Il motivo di questa spedizione sono i progressi che fa il Re di Francia, — 4? — e le umili preghiere, che porgono quei Stati per via de’ suoi commissarj a questo Re, uno de’ quali arrivò giovedì mattina per compire il numero dei quattro. Sopra la nave che portò quest’ultimo commissario vi era un corriere spedito dal Re di Francia a questa Corte con dispacci ancora al suo Ambasciatore; quale abboccatosi subito col Re, fu causa che Sua Maestà, convocato il suo Consiglio, deliberò la spedizione delli nominati SS.ri Buchincam ed Arlentom per passare in Olanda al Re Cristianissimo. Le commissioni che hanno li due inviati SS ή sono talmente segrete, che causano varj discorsi; concludono però tutti che li trattati da fai’si con quella Maestà abbiano ad essere più favorevoli alli due Re collegati, che a quelle Provincie. Che la città d’Ansterdam sia per cadere in mano de’ Francesi non piace a questo Re, che vorrebbe vedere umiliate ma non abbattute quelle Provincie; conoscendo benissimo, che se alla Francia vi si aggiungesse una città la più ricca dell’universo, e che porta seco le mercanzie di tanti Regni dell’Oriente, i suoi Stati sarebbero mal sicuri ancor che l’Oceano vi servi di circonvallazione. Sua Maestà, prima che l’armi francesi si inoltrino d’avvantaggio, ha voluto che partino li suoi Inviati, il che sabato mattino seguì. Questi SS.1’1 sopra il medemmo vascello, che portò il corriero d’Olanda, si sono imbarcati in compagnia di quel deputato delli Stati, che ultimamente era qua arrivato. Quel che ha dato grande ammirazione a questa Corte è la neutralità delli Spagnoli, e che non abbiano saputo profittarsi di qualche avvantaggio nella presente congiontura. Scrivono d’Ansterdam, che una delle domande del Re di Francia è che siano rese nelle sue mani Mastrich, Bolduch, Breda e tutte le fortezze, che non appartengono alle Unite Provincie, e quando questo ottenga, la Fiandra si ritroverà in grandissimo pericolo. Soggiongono ancora d’aver offerto li Olandesi alli Spagnoli il forte de Lillò S. Filippo, ed altre terre circonvicine d Anversa, quando si fussero per loro dichiarati; ma li ordini di Madrid sono stati contiarj al Governatore Monterei, che desiderava di l’ompere con la Francia. Il Re che giorni sono fu con la Regina a veder l’armata, e fece ìitorno mercordi; sabato mattina si portò di nuovo colà per tener un consiglio col Duca suo fratello sopra li affari presenti, nel quale intervenne il Duca di Buchincam, ed Arlentom, che con il Re navicorno tutta la riviera, e, terminato il Consiglio, fecero l’istesso giorno partenza. Questa armata navale accresciuta da quantità di vascelli farà in breve partenza da questa riviera per incamminarsi verso il Tesel, essendo risoluto Sua Altezza Reale di cercare la flotta olandese, che viene dall Indie Orientali carica di molti milioni TI gran Maresciallato d’Inghilterra solito a darsi al Duca di Norfoch, che dopo la morte dell’avo del presente, è stato vacante, Sua Maesta 1 ha confeiito al milor Hoorte, avendo dinuovo posto quell’onore in questa casa, che ne è solita — 49 — godere la prerogativa. La restituzione fatta dal Re alla casa Hoorte, è di grandissima conseguenza; poiché, per esser il milor Cattolico, per le leggi del Parlamento non puole godere delli onori del Regno; ma Sua Maestà, che da Re vuole governare, diede la libertà di coscienza, ed ora distribuisce le cariche, tanto di Corte come militari, a chi più le piace, senza aver riguardo ad interesse di Religione. Il Re, Cristianissimo, volendo accrescere la sua armata navale, che in compagnia di questa si ritrova, ha dato ordine a monsieur Martelli, che navica il Mediterraneo, che quanto prima passi in questi mari, e si congionga con li altri vascelli. Si ha avviso di Rotredam, che quel magistrato abbia fatto sbarcare li suoi capitani e marinari, che si trovano sopra la flotta d’Olanda, per servirsene in terra nelli presenti bisogni; dal che si argumenta, che quella armata non sia per sortire così presto al mare, per le grandi confusioni ne' quali si ritrovano quei popoli per li progressi dell’armi francesi. Ancorché si tenga per certo, si come ho detto di sopra, che il Duca d’Ior-che sia per andare in traccia della flotta Olandese, che viene dalle Indie Orientali, ad ogni modo per l’ultimo Consiglio tenuto da Sua Maestà con Sua Altezza Reale, si argumenta che l’armata debba navicare verso l’Olanda a ciò il Duca sia vicino alli Plenipotenziarj del Re, Buchincam e Arlentom, per aver avviso delli trattati che si faranno, e sopra di essi pigliar quell’espediente, che Sua Altezza Reale stimerà opportuno. Alli Commissari delle Provincie, che ad Antoncurt sono alloggiati, il Re prima di partire verso l’armata fece intendere quali offerte li facevano; ma questi risposero, che per la loro instruzione non potevano fare alcuna offerta, ma solamente di ascoltare quel che Sua Maestà le avesse addimandato. Questo è quanto di nuovo nella presente settimana lio stimato degno della curiosità di VV. SS. SS.me, alle quali, con augurarle ogni maggior contentezza, farò fine dandomi l’onore di sottoscrivermi riverentementi, ecc. Londra H 4 Lug.°, e 24 Giug,0 1U72. 32. Da alcuni giorni in qua non si sente che il Cristianissimo abbia fatto maggiori progressi nell’Olanda, il che fa credere, che per 1 arrivo delli due Plenipotenziarj Inglesi, si sia posto sul tavoliere il trattato d aggiustamento con 1 U-nite Provincie. Non tantosto· i due suddetti SS.1-' ebbero i piedi a terra nell’O-landa, che da ogni parte sentirno gridi d’acclamazione dicendo il popolo: viva il Re d’Inghilterra e il Principe d’Oranges, e moiano li Stati, persuasi che quelli siano inviati per apportarvi la pace, ed evitare la continuazione della guerra. 4 — 50 — Qua non si è mancato però d’aggiongere un buon rinforzo all’annata; quale mei’cordì fece partenza dalla riviera per veleggiare verso l’Olanda, risoluto il Duca d’iorche d'attaccare la flotta inimica per ridurre quei Stati a condizioni avvantaggiose con questa Corona. Portano le lettere di Dort, Rotredam, e Amsterdam, che quei popoli avevano eletto il Principe d’Oranges pei’ loro governatore, con l’istesse condizioni e prerogative, che godevano li suoi antenati. Nuova che ha rallegrato la Corte, per esser bua Altezza nipote di questo Re; non pertanto Sua Maestà sarà contenta delle sodisfazioni date al suo parente, volendone per se stessa delle altre, che torse alli btati d’Olanda saranno di maggior incomodo. Domandano li Francesi (se è vero quello che viene scritto d’Amsterdam) che nelle sue mani siano messe tutte le città e fortezze che non appartengono alle sette Provincie. Che le siano dati otto milioni d’oro per le spese della guerra, quattro de quali Sua Maestà le rimetterà per altri interessi, si che la somma si ridurrà in quattro solamenti. Che le mercanzie, che dalla Francia vanno nel- 1 Olanda, non siano sottoposte ad altra gravezza, che a quella che pagavano per tempi andati. Che siano visitati da du^auieri li carri francesi nelle barche. Che O , si restituiscano al V escovo di Monster alcune città e terre. Che al Principe d 0-ranges siano restituiti alcuni luoghi de’ quali ne debba godere la sovranità. Che del traffico dell Indie se ne parlerà poi amichevolmente. Che in tutte le città e luoghi sia permessa la religione Cattolica Romana, con darsi delle Chiese alli Cattolichi, e mantener li religiosi delle entrate ecclesiastiche- Che le cariche di qualsivoglia sorte siano distribuite tanto alli Cattolichi Romani, come alli altii. E per line, che si mandi una Ambasciata straordinaria a Sua Maestà Cristianissima per renderli grazie d’aver due volte restituito la libertà all’Olanda, e presenteranno li Ambasciatori una medaglia d’oro al Re di cinque in sei doble di valore, nella quale sarà impresso un motto che alluda a quanto di sopia. Delle pretensioni, che questa Corona ha contro li Olandesi, non se ne sente ancora discorrere, si crede però che le domande non saranno ordinarie, volendo questo Re nella presente occasione aggiustare tutte le differenze, che giornalmente si controvertono, tanto della pesca come del traffico dell’Indie, e sovranità del mare, e per aver sicurezza di quanto sarà concordato non si sa se il Re sarà contento d’aver solamenti Flesin e la Briglia nel suo potere. Per quel che spetta poi alli affari del Regno, dirò che la Religione va tuttavia augumentando, e molti giudici che nell’Irlanda non ubbedivano alh nuovi ordini del Re, ma contro li Cattolichi si valevano delle leggi del Parlamento, Sua Maestà li ha privati delle loro cariche, volendo di più che siano restituiti li beni alli Cattolichi d’Irlanda, che nel tempo del Cromuelle le sono stati tolti. Il Re arrivò qua giovedì mattina, avendo veduto la sera avanti far vela alla sua armata, — 51 — 11 Duca d'Iorche pi'ima della partenza ha mandato un ordine, che siano licenziati tutti coloro che hanno stanze nel suo Palazzo di S. Giacomo, e che non sono della sua famiglia, a ciò il tutto sia raccomandato per metterlo all’ordine, quando si concluda il matrimonio che si tratta con la figlia dell’Archidu-chessa d Ispruch. Il Cavalier Guasconi, che per effettuare questo trattato si ritrova a Vienna appresso l’imperatore, dà speranza di conclusione, che molto da Cat-tolichi e buoni sudditi del Re viene desiderata. Si continua tuttavia a far levata de’ dragoni, un reggimento de’ quali composto di 12 compagnie sarà comandato dal Duca di Buchincam, essendo di già stato posto l’altro sotto il comando del Principe Ruberto. Questo è di quanto ho stimato degno di VV. SS. SS.me nella presente settimana, e per non aver più che soggiongere, darò fine alla presente sottoscrivendomi con ogni rispetto, ecc. Londra li 7/, e primo Lag.0 1672. 33. La presente settimana si rende affatto scarsa di nuove curiose, dipendendo il tutto dalli negoziati che fanno li Plenipotenziari di questa Corona appresso il Re Cristianissimo, de’ quali a pena si è inteso il loro arrivo. Un Gentiluomo, so-dito in questa Corte dal Principe d’Oranges, ha dato occasione di qualche discorso, tanto più per esser stato il detto rispedito da Sua Maestà nel seguente giorno. Credono alcuni che quella Altezza abbia fatto intendere al Re suo zio, che sarebbe bene di mettere insieme quantità di gente per inviarla verso Olanda, e tanto più si va avanzando questa credenza, vedendosi arrolare con ogni celerità soldati; e compito che sia il reggimento del Duca di Buchincam, si darà principio a levarne un altro sotto il comando del Principe Ruberto, il qual Sig.l-e di quattro reggimenti averà il comando. Che Sua Maestà abbia occasione di mandare soldatesca in Olanda si tiene per certo; do* vendo questa servire o per presidio delle piazze, che averanno da’ Francesi, o per pegno di quelle, che le daranno li Olandesi, quando si venga alla conclusione di qualche aggiustamento. Arrivano giornalmenti persone delle Provincie Unite per patriare in questo Regno, conducendo seco le loro famiglie e mobili; ed il Re, che in conformità del suo avvertimento vuole naturalizzare tutti i forastieri, ne ha di già dato l’ordine, che da duganieri viene puntualmenti eseguito, non facendo pagare il sopra più delle gabelle come facevano per avanti, ma qualsivoglia persona, e di qualsivoglia nazione, paga come i naturali del Regno. È stato posto in Torre un gentiluomo ili casa Hoorte, per aver costui dato per nuova certa all’Ambasciatore di Francia, che questo Re si era aggiu- — 52 — stato con li Olandesi. A si fatto avviso, andato subito ΓAmbasciatore a dolersi col Re, le nominò l’autore di tale novella, che subito fa fatto carcerare. Si sente che Sua Altezza Reale con tutta l’armata sia nel Tesel, con pensiero di non partirsi da quel luogo sino a tanto che non senta qualche novella della flotta che viene dalFIndie Orientali. Ad alcuni vascelli di questo Regno, è riuscito di rendersi padroni di tre navi Olandesi, due delle quali, cariche di monizioni da guerra e da bocca, erano mandate per provveder la flotta che dall’Indie orientali navica verso questi mari; la terza caricata di zuccaro ed indico veniva dall’Occidente. Questo è quanto, con che facendo fine mi sottoscriverò con ogni riverenza, ecc. Londra li 18, ed 8 Lugl.0 1672. U. Li avvisi d’Italia portano la calata di alcune truppe del Duca di Savoia alli confini di cotesto Serenissimo Dominio, con il saccheggiamento della Pieve; e perchè da molti, tanto in Corte come fuora, mi viene addimandato quali siano le differenze che hanno causato questa mossa, e non avendone alcuna notizia mi stringo nelle spalle. Le rispondo però, che tutte le differenze che già erano in campo sono state aggiustate per via del Re Cristianissimo, e che di presente il Duca non ha occasione di nuove pretensioni, e che quando questo fasse vero, il che non credo, lo farebbe per altro motivo, che per cercare aggiustamento. Quando VV. SS. SS.me stimassero a proposito, che di quello va pubbli-camenti seguendo, me ne fusse data qualche notizia, mi sarebbe sommamente cara, e molto me ne terrei obbligato alla loro benignità; non addimandando questo per curiosità di sapere quel che forse a me non spetta, ma per aver occasione di rispondere adeguatameli del fatto a chi meco ne parla. Intanto, con augurare ogni prosperità a Λτλ\ SS. SS.”16, darò fine alla presente con sottoscrivermi riverentementi, ecc. Londra li 25, e 15 Lug.° 1672. 35. Si sta,d’ogni ora attendendo l’arrivo dei plenipotenziarj inviati da questa Maestà al Cristianissimo, i negoziati de’ quali corre voce che siano riusciti con prosperità, non sapendosene sin ora alcuna particolarità; e sebbene i più sensati cortigiani asseriscono, che non vi sia stato occasione di trattar negozj per essersi il tutto aggiustato prima che le due Corone si collegassero insieme, ad ogni i o non paie che senza nuovo motivo il Re non averebbe fatta simile spedizione. Pai^a Olanda come di stato già perduto, e si discorre di quella come i un cada vero spirante; e se bene da più parti si sente dire, che l’Elettore di randebuighe collegato con altri Principi venga in suo soccorso, ad ogni modo |ue. ta voce è tenuta per falsa, e quando pure si verificasse, l’agiuto sarebbe poco giovevole per la sua tardanza. Ancorché i trattati fatti tra queste due corone Francia ed Inghilterra siano molti .segreti, non si manca di sentire qualche discorso, che se non è tutto fondato sopra la verità, ha qualche apparenza di verisimile. A questo Re, oltie le piazze e porti di mare, che dalli Francesi le sono state promesse, le sai anno date ancora tutte le navi da guerra appartenenti alli Stati, come anche la pro\incia di Zelanda. Ma quelli, che hanno sempre avuto in sospetto l'amicizia de Francesi, restano ammirati, che questa Maestà viva sopra la speranza di avei quelle piazze che non sono ancora conquistate; e che in tanto il Re di Francia sia in possesso di tanti stati senza alcuno profitto di questo Regno. Sog-giontoono ancora, che quando la Repubblica d’Olanda sia affatto anichilata, e che a Sua Maestà siano date nelle mani le piazze promesse, non per questo saranno equivalenti a pagare le spese fatte dell’armata; avendo il Re bisogno di contante. Che per il contrario quando restasse impiedi sotto alcune condizioni, li Olandesi, oltie la spesa che bonificherebbero al Re, sarebbero pronti a pagare ogni anno un glosso peculio per aver libero la pesca delle aringhe, e altri pesci. La lega fatta da questa Corona con la Francia è stata quasi forzosa; poi che volendo Sua Maestà ne’ suoi Regni comandare da Re, non poteva farlo se non si collegava con un altro che avesse forze e armate pronte da soccorrerlo in caso di bisogno. Nell ultimo Pai lamento conobbe Sua Maestà quanto poco poteva fondarsi sopra la benevolenza de’ suoi sudditi; perchè, essendo la maggior parte della Camera bassa suoi servitori, e da lui bonificati, non vi fu persona che si opponesse al Conventn, quando nel Parlamento con molto disprezzo del Re motteggiò. Ma per il contrario, oggi un di coloro si mostrò geloso in pigliar la parte del suo collega (quando fu assaltato per ordine del Duca di Manumot) obligando il Re a non perdonare alli aggressori; con condizione di voler, che questo atto fusèe pieferito a quello del danaro, che di già le avevano passato. Ora, ritrovandosi le cose in altro stato, Sua Maestà dispone con autorità assoluta di ciò che stima suo beneficio e del Regno, non avendo riguardo ad ordini del Parlamento, che glielo proibiscono. Corre voce, che nel Parlamento piossimo da farsi nel mese d ottobre, voglia il Re che le sia restituito l’autorità che aveva sopia i pupilli, de quali ne dava la tutela a chi più le piaceva. Inol-tie vuole ancora, che le communità provvedino di viveri il suo Palazzo nelle maniere solite farsi in altri tempi, ed al prezzo medesimo che si costumava; avvantaggi, che dal Parlamento le sono stati tolti, in ricompensa de’ quali assegnor- — δ4 — 110 al Re una imposizione da pagarsi ogni anno sopra li camini di due hcilini 1 uno, che sono di cotesta moneta di quarantadue soldi incirca. Si continua tuttavia la levata di gente con ogni sollecitudine, ed il terzo, che deve comandale il Duca di Buchincam, sarà di tremila fanti diviso in 30 compagnie. ^ L’armata navale di questo Regno navica su le costiere dell Olanda con speranza di necessitare quelli popoli a porsi nelle loro braccia, ed a ciò abbiano gente pronta per calare a terra in ogni occasione vi si manderanno tie mila fanti. Li soccorsi dati dalli Spagnoli alli Olandesi, ed il rinforzo, che hanno mandato nelle piazze del Brabante e Fiandra, hanno dato a questo Re occasione di dolersi con l’Ambasciatore; e siccome sin ora si è creduto che la pace tia la Corona di Spagna e questa d’Inghilterra dovesse continuare, adesso hi dubita grandemente di rottura. . Il Sig. Didentom, che serviva per segretario dell’Ambasciata il milor a combregi quando passò in Italia, e che restò Residente in Venezia, è stato amosso per le sue stravaganti pretensioni, che giornalmente metteva m campo, a\ quella Repubblica procurato, che vi sia mandato altro soggetto. Li Plenipotenziarj di questa Corona, nel ritorno che fanno pei venir Inghilterra, passano per Anversa, dovendo abboccarsi con quel Governatore Della flotta Olandese, che viene dall’Indie Orientali, se ne palla co ^ fusse ne’ porti di Spagna; dicendo alcuni che sia in Cadice, alti i alla oi g , e vi è chi asserisce che in cotesto porto sia per venire. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.mP notizia, che p aver più da soggiongere finirò, con sottoscrivermi con ogni ìispetto, Londra li 25. e 15 Lug.° 1672. 36. Sopra un avviso venuto di Scozia, che da quel Regno sia stata ■ la flotta Olandese, che viene dall’Indie Orientali, se ne è spedito notizia , · - „ Qhq Altezza Reale, d’iorche, non sapendosi ancora qual resoluzione avera presaci rivati Li Plenipotenziarj di Sua Maestà mandati al Re di l'rancia, sono ieri di ritorno in questa Corte, ed i loro negoziati con quella Corona, a sono stati, che la confirmazione di quanto avevano concluso i due e i fecero la lega. pro Qua d’altro non si discorre, che di proseguire la guerra contro vincie Unite, e li Olandesi, ancorché tre ne abbiano perdute, ne mante ancora quattro, che per la fortezza deiracque si rendono quasi inespug L’Ambasciator di Francia grandemente si duole, che li Spagnoli coi sua gente abbiano rinforzato le fortezze delli Olandesi, e si dichiara, che il Re sarà necessitato a vendicarsi sopra la Fiandra; quando dalla cominciata im presa non desistino. Quel di Spagna dà per nuova certa il soccorso che -55 — d Allemagna ili agiato delle nominate Provincie; ma pare, che quella gente non sia per combattere con le truppe francesi, ma per unirsi con le spagnole per difesa di tutte le piazze, che sono nella Fiandra e Brabante, siano di chi si voglia, quando i Francesi tentassero di occuparle. Soggiunge di più, che l’imperatore si è dichiarato capo d’una lega nella quale sono entrati il He di Danimarca, il Duca di Sassonia, il Marchese di Brandeburg ed altri Principi, lasciando alli Spagnoli l’elezione di entrarvi. Dalle Provincie d’Olanda si aspettano quattro altri inviati, quali, per quanto si dice, vengono a proporre al Re nuovo partito d’aggiustamento, poi che i quattro altri antecedenti fumo mandati, non per offerire a Sua Maestà, ma per sentire che cosa addimandava. Si batte tuttavia il tamburo per far nuova levata di gente, ed ora, che sono finiti li reggimenti del Principe Ruberto ed il Duca di Buchincam, se ne leva uno per il Duca di Iorche. Il Milor Pieterbor, gentiluomo della Camera di Sua Altezza Reale, che è stato eletto Ambasciatore Straordinario all’Arciduchessa d’Ispruche, e poi all’imperatore, per la conclusione del matrimonio del Duca, si mette all’ordine per fare il suo viaggio. Si è inteso, che al Riuter, comandante della armata Olandese, sia stato fatto promesse grandissime a nome del Cristianissimo, quando con l’armata voglia ritirarsi in Donchercem; ma quel Sig.re è risoluto di correre la fortuna della sua patria quale vuole difendere sino all’estremità. Queste sono quelle poche notizie delle quali ho stimato V\ . SS. SS.rre degne, e con augurarle ogni maggior fortuna, mi sottoscriverò umilmente, ecc. Londra il p.° Agosto, e 22 Lug.° 1672. 37. Dell’invasione fatta dalle truppe del Duca di Savoia sopra cotesto SS.mo Dominio qua varj se ne formano i discorsi, ed io, non ne avendo sin ora ricevuto particrdar notizie, non so che rispondere in Corte quando me ne venga addimandato. Giovedì vidi l’Ambasciator di Francia, che del suddetto fatto ne tenne meco lungo discorso, la conclusione del quale fu, che il suo Re non vuole in modo alcuno la guerra in Italia, perchè, trovandosi impegnato in queste parti dell’Olanda, apporterebbe pregiudizio grande alle sue prosperità quando le bisognasse divider l’esercito; poiché non solo l’Italia averebbe bisogno delle sue truppe, ma ancora la Catalogna; e li Olandesi, ancor che abbiano perduto tre delle loro provincie, sono ancora assai forti, e non senza speranza di risorgere quando d’Allemagna le venga soccorso, o l’esercito francese in qualche parte si sminuisca. Soggionse ancora, che non dubita punto, che il suo Re non sia per fiappois-i, quando ne sia ricercato o dall'ima o dall'altra parte. Non mancai di replicarle, die quando il pretesto de’ confini fusse quello che moveva Sua Altezza a non passar buona corrispondenza con la Repubblica, sarebbe un offendere Sua Maestà, che con tanto zelo aveva aggiustato il tutto per via delio Abbate Sarvienti, e che se ora voleva mettere in campo altra pretensione, doveva prima lasciarsene intendere; poi che non sarebbero mancati mediatori, che il tutto averebbero aggiustato amichevolmente. Crede J’Ambasciatore che il Re di Francia non sia stato consapevole di questa mossa d’armi; ma che il Duca 1 abbia fatto, persuaso che la pace 11011 sia per durare con la Spagna, e che perciò abbia attaccato cotesto SS.mo Dominio per ingelosire quella nazione. Dello istesso sentimento, che è stato ΓAmbasciatore di Francia, ho trovato quello di Spagna, quale non puoi credere, che il Re di Francia vog lia che in Italia si faccia la guerra nel presente anno, per ritrovarsi le sue fòrze impegnate au la come ho già detto. Altre persóne sensatamente discorrono, tengono per certo die il tutto sia seguito per ordine del Re di Francia, quale, vedendo che i pagnuoli andavo li Olandesi, e non volendo ancora rompere con quella nazione, ha fatto movere il Duca per ingelosirli. Questo è quanto ho inteso delli affari di costì, quali prego la bontà divina che per sua pietà voglia pacificarli, e per fine con ogni rispetto mi sottoscrivo, ecc. Londra il pp Agosto; e 22 LugP 1672. 38. λοη è mai stata questa Corte così priva di curiosità come nella presente settimana, non sentendosi nuove nè cittadine nè forastiere, se non quanto si discorre dell’andata in Parigi del Re di Francia, e che con rinforzo considerabile debba quanto prima ritornare all’armata. . Una nave olandese, che molto ricca veniva dalla Ghinea, avendo inteso nel viaggio, che la guerra era con li Francesi, questa volendosi assicurare entrò in un di questi poi ti, e calato in terra il capitano con una cassa nella quale vi erano tante verghe d’oro per il valore di trentamila doble, fu trattenuta e fu pie^a la na\e con tutta la mercanzia. Giornalmente seguono prede dall una e 1 alti a pai te tra queste due nazioni, ma non di molta conseguenza. Per avvisi venuti dal mare si sente che l’armata di questo regno abbia ricevuto qualche danno a causa delle fiere borrasche de’ venti, che sono regnati in questi giorni. Ancorché scrivino di Francia per nuova certa, che quel Re voglia rom-Peie con ϋ Spaglinoli, ad ogni modo si crede che ciò non sia per seguire, stante che a questo Re non torna il conto una simil guerra per il gran commercio, che hanno li suoi popoli con quella nazione. Si arrolano giornalmente soldati, e vuole il Re che il Duca d’Abremal, figlio del generale Monche, ne abbia il comando d’un reggimento. Pei non aver occasione d’esser più lungo, finirò col sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 8 Agosto, e 29 Lucj° 1672. 39. Con 1 onore delle due relazioni trasmessemi ricevei ancora martedì una di VV. SS. SS.me ju data de’ 13 Luglio., con la quale mi comandano che portandomi da Sua Maestà dovessi darle parte deirinvasione fatta fare dal Duca di bavoia sopra la terra della Pieve. Soggiongo in appresso come venerdì io ebbi udienza, e dopo aver riverito il Re, a nome di VV. SS. SS.me, le narrai l’attentato di Sua Altezza e la debil causa per la quale aveva mosso le sue armi contro cotesto Serenissimo Dominio, come da un manifesto (dato fuora dal Conte Cattalano comandante delle sue truppe) si puoi conoscere. Sua Maestà, dopo aver sentito tutto il mio discorso, mi fece molte interrogazioni toccanti le due fortezze di Vado e Savona, e quanto da Genova e dalli confini del Duca sono distanti, e se servono per guardia de’ passi o altri luoghi. Queste interrogazioni del Re molto mi piacquero, poiché mi dava occasione di meglio informarlo mostrandosi curioso di saper bene il tutto; ed alle sue domande, e per qual causa le fortezze erano state fabbricate pienamente sodisfeci. Mi disse ancora nel discorso che le dispiaccia che il Duca ad instanza di un uomo cattivo nelle sue operazioni si ponga a queste imprese. Onde io conobbi che di già il Re aveva del seguito qualche notizia; ma ciò non è meraviglia, poi che erano due settimane, che di questo fatto qua se ne discorreva, non già con quelle circonstanze delle quali VV. SS. SS.me si sono compiaciute notificarmi, ma quasi simili. La risposta poi che io ebbi fu che molto le dispiaceva che il Duca per si debil pretesto volesse intorbidare la quiete d’Italia, e pigliar l’armi contro la Repubblica sua buona amica, e che se VV. SS. SS.me lo conoscevano buono in qualche cosa, si offeriva pronto a servirle. Mi domandò ancora se vi era mediatore, che trattasse qualche aggiustamento. Al che risposi, che queste nuove pretensioni del Duca sono suscitate dopo la sorpresa della Pieve, e per dar qualche sorte di colore alla mossa delle sue armi; poi che se queste fussero antiche, sarebbero venute in campo quando dal Cristianissimo per via dell’abbate Salvienti fumo aggiustate l’altre differenze. Che intanto VV. SS. SS.me erano necessitate a preparar la forza per accompagnarla alla sua giustizia quando il Duca non si contenti di stare nel suo dovere. Il Re concluse per ultimo che a suo nome rendessi grazie a VV. SS. SS.me della memoria che hanno di Imi. E replicandomi quanto di sopra mi aveva detto, e facendo della sua persona l’/stessa offerta, mi licenziai. Se dalli segni esterni si può conoscere Vinterno, certo che il Re con il suo discorso mostrarci di sentire mala menti questa mossa del Duca, essendole parsa intempestiva e senza causa, e coglio credere che quando il suo animo non fosse tale, la presente congiuntura ve lo necessita, perchè trovando Sua Maestà così imita alla Francia, se questo foco si avanzasse intero nescirebbe la fortiina de Francesi con poco beneficio di questa Corona contro VOlanda, non ne avendo sentito sin ora se non l’incomodo per la gran spesa dell’armata. Di quanto ho trattato con Sua Maestà ne darò parte alli Segretaij di Stato, il che non è seguito sino adesso per non ne aver trovato congiontura a proposito; ma 11011 passerà domani, che io 11011 ne incontri l'occasione. E per 11011 aver più che soggiongere nella presente, farò fine con sotto scrivermi umilmente, ecc. Londra li 8 Agosto, e 29 Lug.° 1672. 40. In questo Regno come anche in quello di Scozia si fa una levata di gent di 10 mila fanti con ogni sollecitudine sotto il comando del Principe Ruberto, c con questa gente pensa passare in Olanda, e mettere il piede a teira, persua che li Olandesi 11011 si trovino 111 stato di far molta resistenza. Il Principe dOranges (che dalli Francesi e Inglesi li è stato offeito sovranità d’alcuni di quelli Stati quando voglia dichiararsi per la leSa) 11C tuttavia il partito, continuando alla difesa de’ suoi porti; ha spedito m qu^ ^ Corte un suo gentiluomo per trattare qualche sorte d’aggiustamento co ^ sarà possibile; ma le sue missioni sono stimate infruttuose per essere questa rona troppo unita con la Francia. ^ ^.β· L’avviso arrivato qua, che la flotta olandese in numero di 1ua^ vascelli, che cla 1’(Mente veniva, sia arrivata nel porto di Emden nella eia di Grroningham, ha turbato grandemente il Re con tutta la Coite, p pensavano che il duca di Iorche dovesse impadronirsi, se non di tutta, a di qualche parte. Mentre Sua Altezza Reale si tratteneva venti leghe Tesel, la flotta olandese avendo girato verso il settentrione se ne andò co ^ favorevole in quel porto. Due fregate Inglesi, una nominata Cambrigi e Bristol, che di guardia bordeggiavano in quei mari, non tantosto scop li Olandesi, che con una tempesta di cannonate li salutarono, e dopo q combattimento furono forzati li Inglesi a ritirarsi per il danno che aΛe^ ^ ricevuto nelle vele; intanto la fregata Bristol incaminatasi verso 1 armata Duca andava incessantemente sparando per dargliene l’avviso. Il Re non è fuora di speranza, che il Duca suo fratello non sia p padronirsi di qualche vascello 0 almeno d’incendiarli per non esser bas evo fortezza di Emdem di difenderli, e li Olandesi, die stanno col medesimo sospetto, hanno mandato subito quantità di barche per scaricar le mercanzie, a ciò le portino in luogo se non più forte almeno più sicuro. Se questa flotta dell’Indie va tutta in salvo, e che non riesca al Duca di pigliare qualcheduno di quei ricchi vascelli, li affari di questo Re non possono andar bene, ritrovandosi talmente indebitato, che difficilmente potrà il Parlamento sodisfare a tanta spesa. L’Ambasciator di Francia dà per avviso che il Vescovo di Monster abbia levato l’assedio di Groninge, e si sia incaminato con tutte le sue forze verso o I Hemdem per impadronirsi della suddetta flotta. lersera Sua Maestà fece intendere alli comandanti delle sue truppe, che in termine di sei ore si apparecchino per dover marciare ove le sarà comandato. Si sente, che il Duca di Manumot si sia portato con il suo reggimento in D. Chercem, e che Sua Ecc.a voglia venire quanto prima a Londra. Li Inviati d’Olanda, che qua si ritrovavano, hanno avuto ordine dal Re di partirsi per i loro Paesi. Il Milor Arlentom, Segretario di Stato, non avendo che una figlia unica in età di cinque anni, l’ha maritata con uno de’ figli naturali del Re nato dalla Duchessa di Crivelande di dieci anni d’età, e giovedì torno fatti i sponsali alla presenza del Re, della Regina e tutta la Corte. Noti avendo più che soggiungere, darò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra lì 15 e 5 Agosto 1672. 41. Sono talmente varj i discorsi, che si fanno in questa Corte della guerra d’Italia, delli accidenti che alla giornata vanno seguendo tra la gente di VV. SS. SS.n,e contro quelli del Duca, che ognuno le racconta secondo le sue inclinazioni, e l’aver VV. SS. SS.me fatto trasmettermi una relazione di quanto va seguendo alla giornata non è stato, che accertato; poi che, occorrendomi molte volte discorrerne con persone di qualità, conoscano che io non parlo se non con fondamento. Due voci si sono sparse qua, e l’una e l’altra di poca sussistenza: dicono che li Francesi inviino al Duca di Savoia 15m fanti; e l’altra, che il Duca di Baviera cognato di detto Duca le ne mandi 8m. Che li Francesi mandino gente al Duca, non ha del probabile, essendo cosa certa, che quella nazione non vuole ancora rompere con la Spagna, e quando ciò seguisse sarebbe un dichiararle la guerra. L’istesso seguirebbe del Duca di Baviera, che per esser congiunto con la Casa d’Austria, non vorrà fomentare quella guerra, che puole un giorno apportare pregiudizio alli interessi de’ Spagnoli. Ho stimato bene di scrivere quel — no — che perviene a mia notizia, per non lasciai· cosa della quale VV. SS. SS.me non ne restino informati, ancorché le voci possano esser false. Ieri diceva il Re che il governatore della Fiandra aveva avuto ordine da Madrid di retirare le truppe spagnole, che sono ne’ forti delli Olandesi, e se bene la nuova viene di Francia, non per questo si tiene per certa. Intanto rendo infinite grazie a VV. SS. SS.me della relazione trasmessami, e le supplico ad aver memoria di me, che senza un misero quattrino mi ritrovo, e se io godessi quelle commodità avute per altri tempi, con tutto il core l’offerirei tutte per la Patria si come fò della mia persona per non aver altro. E con pregare a VV. SS. SS.me ogni prosperità e buon successo alle sue armi, farò fine con sottoscrivermi riverentemenli. ecc. Londra li 15 e ò Agosto 1672. 42. È servizio di VV. SS. SS.me l’aver ogni ordinario avviso in questa Corte di ciò che va seguendo alla giornata circa le differenze, che vertono tra cotesto SS.m0 Dominio, e il Duca di Savoia; poi che da persone di qualità mi viene ciò ricercato, e particolarmente da l’Ambasciatore di Spagna, e quel di Portogallo. Non mancano ancora SS.n che desiderano sapere se il Re di Francia si sia offerto di coteste differenze mediatore, e come ha sentito la mossa del Duca, e perchè di tutto questo non ne ho altra notizia se non quanto se ne sente per altre parti, non so che risponderle. Procuro nondimeno, che nella gazzetta, che qua si imprime, che il tutto sia rappresentato con verità, e non vorrei, che li invidiosi del riposo d’Italia si mostrassero in ciò fautori del Duca, con far stampare diversamente di quello va seguendo per non averne io notizia. Ho stimato mia obligazione di dare di questo a VV. SS. SS.me avviso, alla prudenza de’ quali il tutto è rimesso. Intanto non tralascerò di rappresentare alla pietà di VV. SS. SS.me il mio bisogno, supplicandole umilmenti di qualche poco soccorso per mio mantenimento. E con pregarle dal Cielo ogni grandezza e felicità alle sue armi, con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 22 e 12 Agosto 1672. 43. Si duole grandemente il Re di Francia, che le truppe Inglesi, che si ritrovano al suo servizio, uon siano riuscite in niuna fazione; e che per la lor codardia sia necessitato a licenziarle; ma qua non terminano solamente le lamente di quel Re, che passando più oltre imputa a trascuraggine, che questa annata — 61 — si sia lasciata· uscir dalle inani due flotte d’ Olanda, una che veniva dalle Smirne, e l’altra da l’Indie Orientali. Di questa lega, che Sua Maestà ha fatto con la Francia per levare il traffico alli Olandesi, sin ora nè il He nè li suoi sudditi ne hanno sentito alcuno profitto, perchè Sua Maestà per fare una così potente armata ha contratto un gran debito, qual tuttavia va crescendo per la levata di gente, che incessantemente si arrolano; e l’utile di qualche preda fatta dalli armatori di questo Regno è stata sin ora molto poca. Per il contrario quantità di vascelli Olandesi di pochi pezzi e di molta gente infestano da ogni parte questo paese pigliando quantità di navi di carbone, che ne causano carestia vendendosi ora il doppio di quel che valeva per altri tempi; di più è riuscito ad una nave di Zelanda di sorprendere una nave inglese, che veniva dall’Indie Orientali, la portata della quale dicono che arrivi a centomila lire steriini, perdita, che ha grandemente afflitto la Compagnia dell’Indie. La suddetta nave, che dal corsaro olandese è stata condotta in un porto della Norvegia, si sente, che per ordine del Re Danese, sia stata arrestata per le pretensioni che ha contro li Stati d’Olanda. Non avendo il Duca d’iorche potuto venire al suo intento d’impadronirsi della flotta dell’Indie Orientali, e conoscendo, che il dimorar più in quelle parti non li riesce d’utile alcuno, si è ritirato verso il Regno per provvedersi di vettovaglie e monizioni quando voglia ritornare al mare. Corre voce, che sopra l’armata debbano imbarcarsi quantità di soldati per mettere il piede a terra nella Zelanda, ma quando questo segua, si crede, che ne sarà dato il comando al Principe Ruberto, e che il Re vorrà, che Sua Altezza Reale pi'enda un poco di riposo. L’armata Olandese, su l’avviso che quella d’Inghilterra ha lasciato quelle marine, è sortita, dal suo porto; e con lettere particulari d'Amsterdam si sente che l’abbiano rinforzata di vascelli, e di gente, e che il Vari Trompe (che dal Principe d’Oranges è stato posto nel luogo del Van Ghente) si sia imbarcato seguito da quantità di marinari suoi fazionarj. Onde si tiene per certo, che trovandosi l’armata olandese cosi in buon stato, il Generale Reuter sia risoluto d’attaccare un’altra volta l’armata Inglese quando ne incontri l’occasione. La voce sparsasi, che il Conte Monterei abbia avuto ordine di richiamare le sue truppe, che si trovano al servizio delli Olandesi, svanisce, e l’Amba-sciatore di Spagna dice assolutamente non esser vera; di più Sua Ecc.” mi ha soggiunto, che difficilmente li Spagnoli potranno durare la pace con la Francia. Discorrendo questo Re col suddetto Ambasciatore ebbe a dirle, che quando il Re Cattolico si fusse collegato seco contro l’Olanda, si sarebbero divise in terzo quelle Provincie, buona parte de’ quali ne sarebbero toccate alla Spagna. Sog-gionse allora Γ Ambasciatore al Re dicendo: mi dica di grazia la Maestà^Vostra qual parte è stata la sua; con che il discorso ebbe fine, per non aver avuto sin ora questo Re cosa alcuna. — 62 — enerdì sera giunse in Corte il Duca di Manuxnot, che dal Re suo Padre è stato raccolto con segui di molto affetto, avendo lasciato in D. Cherceni il suo reggimento. Questo è di quanto mi occorre dar notizia a VV. SS. SS.me nella presente settimana, e con pregarle ogni divina assistenza e buon successo alle sue armi, mi sottoscriverò riverentemente, ecc. Londra li 22 e 12 Agosto 1672. 44. Si è sparsa la nuova d’una segnalata vittoria ottenuta dalle giustissime armi di \ V. SS. SS.me, che per non ne aver avuto distinta relazione non ho potuto confermarla. Qua sono molti SS.ri, tanto in Corte come fuora, che a VV. SS. SS.me desiderano ogni prosperità, e intenderebbero volontieri come costì vanno li affari della guerra contro il Duca, ed io per la causa suddetta non posso appagare la loro curiosità. Di più soggiungo, che merita questo Re (per la buona amicizia, che passa con VV. SS. SS.me e per il desiderio, che mostra di servirle), che quando si ottenga qualche vittoria, che se le ne dia parte; essendo certo, che le sentirà molto volontieri; conoscendo benissimo, che questo è il mezzo di ridurre il Duca ad una pace; e quando a questa guerra non si ponga fine, puole apportare malissime conseguenze a’ suoi disegni, che ha contro l’Olanda. Intanto con augurare a VV. SS. SS.me ogni felice successo farò fine con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra, li 29 e 19 Agosto 1672. 45. Su l’avviso, che l’armata Olandese sia stata rinforzata di vascelli e marinari, e che al Generale Reuter sia stato dato ordine d’attaccare questa d Inghilterra, il Re ha fatto armare in guerra otto vascelli mercanti, e li ha mandati in rinforzo della sua. Il Duca d’iorche con la flotta naviga verso questo Regno, mettendosi in dubbio se vorrà entrare nella riviera per provvedersi di bastimenti de’ quali ne ha di bisogno, ancorché giornalmente ve ne siano stati portati; ed il motivo, che trattiene Sua Altezza Reale al mare, è il desiderio d’affrontarsi un altra volta con l’inimico, parendole di non aver fatto sin ora cosa, che vaglia contro lOlanda. Si parla qua di far imbarcare dodici mila fanti per mettere il piede a terra nella Zelanda, o in altra parte ove sarà stimato lo sbarco più facile; e quan- — 63 — tità eh cavalli per tirar carri, che il Re ha fatto comprare, non si sa ancora a che debbano servire, e se questa gente si incarni nera contro li Olandesi dicesi per cosa certa, che al Principe Ruberto ne sarà dato il comando. Intanto li Olandesi si ritrovano con la loro armata verso Emden per scortare le mercanzie, che sono venute sopra la flotta de l’Indie Orientali. Il reggimento del Duca di Marmmot con alcune compagnie francesi, che sono 111 D. Cherchem, stanno pronte per imbarcarsi; ma sin ora non si sa a qual parte saranno destinate. Il Duca si trattiene tuttavia in questa Corte, e fra pochi giorni passerà il mare, e anderà al comando della sua gente. In questa Corte, come in tutte le altre, sono sempre emulazioni tra favoriti, e si come fra il Duca di Buchincam e il Milor Arlentom non vi è mai stata buona corrispondenza, e vedendo il primo, che il matrimonio fatto da questo, tra una sua figlia con il figlio naturale del Re, puoi esser causa che maggiormente si avanzi nella sua grazia, ha pensato il Duca, che con tirare avanti un figlio naturale che il Re aveva in Fiandra, di fortificarsi contro l’Arlentom, e contro la Duchessa di Crivelande poco sua amica, e madre dello sposo che pigliò la figlia del Segretario; a quest’effetto ha fatto venir di Fiandra il detto figlio nominato D. Carlo in età di 14 aniii incirca, e martedì, disnando il Re in casa del Conte di Bristol col suddetto Duca, li presentorno il nominato figlio, che per non aver il Duca prole si dichiarò di volerlo lasciar erede. Questo Sig.re fu raccolto dal Re con qualche affetto, ma non già come si credeva; pensano però, che stante le sue buone qualità, il Re debba amarlo come li altri. Fu mercordì da questa Maestà ratificato il trattato, che li suoi plenipo-tenziarj concordorno col Re Cristianissimo al campo; di mantenere iiwiolabilmente la lega obligandosi vicendevolmente di non trattare alcuna sorte di pace o sia tregua con l’Unite Provincie senza una scambievole partecipazione; e la sottoscrizione fu fatta dal Re alla presenza dell’Ambasciatore francese; dichiarandosi i due. Re di voler le loro intiere sodisfazioni dalle Provincie respet-tivamente. Sono infiniti li armatori Olandesi, che infestano questo Regno 11011 lasciando più libero il commercio, con danno notabile di mercanti, che giornalmente sentono perdite de’ vascelli. A questo danno sin ora non si va reparando, poiché li armatori inglesi 11011 vogliono correre queste riviere, ma desiderosi di preda corseggiano verso l’Olanda, ed in altre parti ove credono trovare il suo vantaggio. La maniera di evitare queste rapine sarebbe di mandar per il Regno de’ piccioli vascelli da guerra; ma non volendo il Re smembrarli dalla sua armata, è causa che si sentano tanti danni. Scrivono di Norvegia, che siano colà arrivati tre vascelli Olandesi venuti da l’Indie molto ricchi, e che il Re Danese ne armi sette per scortarli verso l’Olanda. Con ultime lettere, che si hanno da’ quei Stati, si sente che la loro ar- mata 11011 si scosterà dalla Zelanda per dar adito a’ vascelli mercanti di trafficare nel mare Baltico ove sogliono portare quantità di droghe. Questo è di quanto mi occorre dar notizia a VV. SS. SS.me, de quali con ogni rispetto mi sottoscrivei'ò, ecc. Londra li 29 e 19 Agosto 1672. 4<>. In un discorso, che fece meco il milor Arlentom Segretario di Stato, disse che al suo Re molto dispiaceva, che il Duca di Savoia aveva mosso gueira a V V. SS. SS.me senza alcuna occasione, e che se il suo Re fusse stato buono vo lontieri si sarebbe offerto per mediatore; non avendo ciò fatto a causa della lon tananza, onde sperava che si sarebbero framessi i Principi circonvicini prima che questo incendio tirasse maggiormente avanti. λ enerdì mattina si ebbe avviso, che il Duca d’iorche con tutta 1 armata era entrato nel fiume; il che fu causa, che Sua Maestà nell’istesso giorno si parti verso il tardi per andarlo a vedere con pensiero di trattenersi seco qualche giorno, quando bua Altezza Reale sia resoluta di non calar a terra, ma di ritornar a mare si come ne mostra desiderio. Questa flotta sin ora non è stata di benefìcio alcuno a Sua Maestà avend giovato solamente alli Francesi; alli quali ha dato comodità di far molti acquisti contro 1 Olanda, e se li Allemanni caleranno verso il Reno, si come non mette più in dubbio, poco guadagno averà fatto questo Re con tante spese fat ; ed il danaro, che da’ Francesi ha ricevuto, credono i più che non passi la somm di centomila lire steriini in circa. Il Duca di Manumot partirà quanto prima verso la Fiandra lasciand suo reggimento di guarnigione in D. Cherchem, e passerà Sua Ecc.a verso il no, e, come venturiere, si tratterrà col marescial di Turena, che dal Re di I1 eia sara mandato contro li Allemanni. Si sta in dubbio se il Re vorrà fare imbarcar gente per traghettarla Zelanda, stante 1 avanzamento della stagione ed il coraggio che hanno pieso Olandesi all avviso, che il Vescovo di .Monster abbia levato l’assedio da Orom ^ ghe: se bene qua non si crede, che la detta piazza sia ancora libera, vedendo lettere per l’una e l’altra parte. L assenza del Re rende la Corte scarsa di novità, onde io finirò con darm l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 6 Settembre, e 27 Agosto 1672, — 65 — 47. Alcuni armatori Olandesi, che corseggiano su le costiere di questi Regni, si sono impadioniti di quattro navi Inglesi, che cariche di zucaro e tabacco venivano dall Isola Barbados, avendone mandata un’altra al fondo de’ cinque che erano. Questa perdita è molto considerabile, e di gran danno alla compagnia di quell isola, e li mercadanti che avevano addimandato soccorso per scorta di questi vascelli si dolgono di non averlo avuto prontamente Mercordì ritornò il Re dall’armata; e Sua Altezza Reale è risoluta di trattenevi ancora qualche poco di tempo al mare, desiderosa di tentare qualche nuova impresa. Che sopra questa flotta si abbia ad imbarcare soldatesca per mettere il piede a terra nella Zelanda non ha del verisimile, per esser inoltrata troppo la stagione, e per non aver sicuro lo sbarco; non si tralasciano di far nuove levate tuttavia, e queste per valersene alle occasioni che possono rappresentarsi. Si sente, che nel mese d’ottobre, ritirata che sarà l’armata nel porto, voglia il Re inviare un corpo de’ vascelli nel Mediterraneo, non solo per sicurezza de vascelli Inglesi, come anche per levare il traffico, se sarà possibile, alli Olandesi. Il Re ha ordinato, che D. Carlo suo figlio naturale, che ultimamente è venuto di Fiandra, si serva delli istessi suoi staffieri, quel che Sua Maestà non ha mai usato con altri suoi figli dell’istessa condizione. Al Duca di Manumot è nato un figlio maschio, con gran contentamento de suoi amici per esser il primo nato dopo molti anni di matrimonio. Questo è quanto mi occorre di presente, e con augurare a YV. SS. SS.me ogni prosperità farò fine con sottoscrivermi con ogni riverenza, ecc. Londra li 8 Settembre, e 29 Agosto 1672. 48. Un Gentiluomo di molta condizione, che con titolo di Colonello ha sempre guerreggiato in Francia, ed altri luoghi, mi si è offerto, che quando VV. SS. SS.me desiderassero il suo servizio sarebbe pronto a mettersi in via con cinquecento e più buoni soldati, volendosi valere dell’occasione d’alcuni vascelli da guerra, che il Re verso ottobre pensa d’inviare nel Mediterraneo. Questo Sig.re non dubita punto di non aver il consenso Regio, o quando questo non ottenga averà una tolleranza. Io a nome di VV. SS. SS.me 1 ho molto ringraziato della sua buona volontà, e se bene conosco che la levata di gente in questo paese riesce molto dispendiosa, e per il più di poco profitto; ad ogni modo, per non usare un atto d’inciviltà col detto Sig.re, che tanto desidera servire VV. SS. SS.me, le ho pro- 5 — 66 — messo di darlene pai’te si come fo con la presente, e quando a V V. SS. SS.me occorra qualche cosa sopra questo particulare, in esecuzione de suoi comandi tratterò quanto mi sarà ordinato. Intanto con pregare prosperità alle giuste armi di VV. SS. Sb.me, farò / line con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 8 Settembre, e 29 Agosto 1672. 49. Il certo avviso, che il Vescovo di Monster ha levato l’assedio da Gronin-gliem, non è stato bene inteso in questa Corte, per il coraggio preso dalli Olandesi da questo felice successo. Corre voce che quel Elettore grandemente si dolga di non aver ricevuto soccorsi nè da’ Francesi nè dalli Inglesi in tempo, che rendendosi patrone di quella città, avvantaggiava grandemente le condizioni dell uno e 1 alno Re, ma rispondono alle querele del Vescovo, che l averebbero dato soc-coiso se 1 avesse domandato, non essendo stata lor colpa ma sua. Molti SS.r>. tanto Francesi come Inglesi, che per venturieri si sono imbar cati sopra 1 armata, sono venuti nella città per rinfrescarsi con pensiero di ritornare alla flotta tra pochi giorni; poi che Sua Altezza Reale è risoluta di trattenersi al mare tutto il mese di settembre, e per un gran naufragio che ha causato molti danni alli vascelli ha pensato il Duca di lasciarne molti in questa riviera; tanto più per aversi avviso, che Tarmata Olandese sia ridotta in poco numero, a causa che quantità di marinari si sono dati al corseggio sopra particulari armatori. Si contano sopra l’armata più di sei mila ammalati, quantità de quali λ anno gioì nalmente guarendo; dopo che si è ritirata nel porto, non mancano però di forzare altra gente per riempire i luoghi di quelli, che saranno lesi ina bili al servizio. Il Duca di Bucincam, che fu uno delli Inviati al Cristianissimo, essen dosi imbevuto de’ spiriti guerrieri, dopo che vide far l’esercizio all’esercito francese, ha desiderato che questo Re lo dichiari luogotenente generale del Principe Ruberto (si come è stato fatto), non ostante che tra quel Duca e questo Prin cipe non sia mai passato buona corrispondenza, e questa curiosità del Duca, ad altra fine non è, che per far esercitare li soldati alla maniera francese. È gionto qua un Inviato di Svezia mandato da quei Re, quale si offerisce mediatore per trattar l’aggiustamento fra questa Corona e l’Unite Provincie. Il detto inviato non ha altra commissione che di esplorare li sentimenti di Sua Maestà, e quando inclini alla pace, allora quel Re manderà uno straordinario Ambasciatore. Pare che oggidì siano in tavola due trattati, uno di far la pace questi due Re con le Provincie Unite; l’altro, che ha più del probabile, di unirsi am- — 67 — bidui a danno delli Spagnoli, e le levate di gente, che giornalmente si vanno facendo in questi Regni, danno a conoscer.· che non siano per l’Inghilterra, ma pei mandai le in [ ). Cherchem o altrove quando sarà il suo tempo, dichiarandosi questo III' con quel di Francia, che se li Spagnoli non desisteranno di dar soc-coiso alli Olandesi, che se le rompirà la pace che hanno "con quella nazione. Questa mattina molti SS.risono partiti per l’armata, su l’avviso che Sua Altezza Reale voglia quanto prima porsi alla vela. Questo è di quanto ho stimato degno VV. SS. SS.me, col rispetto de’ quali mi sottoscriverò riverentemente, ecc. Londra lì 15, e 5 Settembre '1672. 50. Scrissi la passata settimana d’un Colonnello cattolico Inglese, che si era offerto di venire con cinque cento soldati eletti a servire W. SS. SS.me nelle presenti guerre contro il Duca di Savoia, e soggionsi come io lo tenevo in speranza sino a tanto che da VV. SS. SS.me ne ricevessi la risposta, non perchè io creda che possa esser profittevole a VV. SS. SS.me questa gente, stante la gran spesa che vi vorrebbe per la condotta, ma per ricevere in grado l’offerta di detto Sig.re, che di servire VV. SS. SS.me si mostra desideroso. Soggiongo adesso, che alcuni ufficiali di guerra hanno fatto l’istessa offerta, da me a nome di VV. SS. SS.me stata gradita: vedendosi in questo Regno persone che per affetto intraprendono la parte di VV. SS. SS.me; e se bene è proprio de’ soldati l’andar cercando il loro vantaggio in tempi di guerra, ad ogni modo questi non si arrolano non ostante che giornalmente si facciano levate. Le nuove di Francia, che in questa Corte vengono, replicano giornalmente, che quel Re sia per assistere al Duca di Savoia, e che il Duca di Baviera assoldi gente per l’istesso effetto. Che il Duca sia per aver soccorsi dalla Francia è opinione di questa Corte; non già nel presente tempo, ma bensì fra qualche mese quando vada in lungo la guerra. Quelli che in questa' Corte per affetto sono divoti di VV. SS. SS.me si rallegrano grandemente delli vantaggi che le giustissime sue armi riportano sopra quelle del Duca, onde io per obligo e debito fo l’istesso. E con augurarle ogni giorno maggiori vittorie, farò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li lo, e 5 Settembre 1672, — 68 — 51. Con altra a questa antecedente diedi avviso a VV. SS. SS.me come da ogni parte scrivono, che il Cristianissimo sia per assistere al Duca di Savoia; ed ora più die inai ne va crescendo la fama, non potendosi immaginare quelli che delli affari del mondo hanno qualche cognizione qual vantaggio ne possa riportare quel Re, tanto più in tempo che aspira a pensieri più vasti. Se questo Re non si ritrovasse tanto impegnato con la Francia, e non avesse ultimamente confirmato la lega con quel Re, si aggiusterebbe con li Olandesi; l'offerte de’ quali per questa Corona sono molto avvantaggiose. Si dichiarano quei Stati, che a loro non è possibile sodisfare in unistesso tempo due Corone ognuna de’ quali ha grandissime pretensioni, e perchè il commercio è quello die li rende fàcultosi, pertanto cercano l’aggiustamento più con questa che con quella di Francia, a ciò non le sia impedito la navigazione. L’Inviato del Re di Svezia deve partire quanto prima per incamminarsi verso Parigi; poi che questo Re è risoluto di sentire trattare qualche sorte d aggiustamento, ogni volta che dell’istesso sentimento sia il Re Cristianissimo, il che fa credere che la mediazione del Re di Svezia sarà dalli due Re accettata. L armata Inglese per la continua rabbia de’ venti non è ancora uscita da questa riviera, e lunedì mattina il Re vi si è portato per abboccarsi col Duca suo fratello, e colà si consulterà se sia bene di sortir di nuovo al mare o di ritirarsi nei porti. La maggior clifficultà che ha questo Re di tirar l’armata a terra e la scarsezza del danaro, non avendo di presente modo per pagar i marinari, ed altra gente die vi sono sopra. Con un espresso spedito da un luogo di questo Regno, si è avuto avviso, die 1 armata Olandese era stata scoperta; e per quanto si poteva giudicare serviva di scorta a quantità di vascelli, che in questi mari facevano la pesca, e nell’istesso tempo ne fu subito mandato al Re l’avviso. Si sente d’Olanda, che molti luoghi abbiano dichiarato sovrano il Principe d’Oranges, e se questa dichiarazione sarà fatta dalli Stati Generali, l’aggiustamento con le due Corone si renderà più facile; poi che pare che il Re di Francia sia resoluto di continuarle la guerra sino a tanto che quel nome di Stati non sia abolito. Questa, elezione del Principe piacerebbe molto al Re d’Inghilterra, non solo per il beneficio del suo nipote come anche per l’utile suo proprio, essendo certo che ogni volta che li Olandesi non saranno più Repubblica, il traffico non sarà così grande come si ritrova al presente. Vi è poi l’avvantaggio del parentado, qual maggiormente si anderebbe ristringendo con dare al detto Principe la prima genita del Duca d’Iorch ereditaria di questi Regni (quando al Duca non nascano tìgli maschi dalla moglie, che deve pigliare), e la speranza — 69 — dì potei esseie un giorno Re d’Inghilterra sarà motivo di mantener ben sodisfatto questo Re. Sua Maestà si trattiene tuttavia all’armata, e se bene correva voce, che oggi dovesse far ritorno alla città, non è ancora comparso. Credono alcuni, che condilirà seco il Duca d’Iorch, e che quando l'armata sia per di nuovo sortire, debba montarvi sopra il Principe Ruberto. Pai laudo meco V Ambasciatore di Francia delli affari di costi, tiene per indubitato che il suo Re non sia per assistere al Duca di Savoia, e che le galere, che in Maisiglia si andavano mettendo all’ordine, abbiano a servire per altri affali. Ma 1 Ambasciatore di Portogallo è di contrario sentimento e tiene per certo che la mossa del Duca non sia stata fatta senza il consenso del Re Cristianissimo, non potendo però comprendere a qual fine voglia quel Re la Repubblica pei inimica. Quel che maggiormente si ha da pensare, è di sentire, che la Corona di Spagna non voglia in maniera alcuna dichiararsi in nostro favore quando la Fi ancia assista al Duca; così molti ne parjano in questa Corte. Queste nuove non mancano di esser moleste a’ suoi buoni cittadini e sudditi, ed a coloro che per affetto vivono devoti servitori di VV. SS. SS.me. Intanto pregherò ogni felice e prospero successo alle sue giustissime armi, e con il patiocinio della Vergine Le auguro ogni maggior vittoria sottoscrivendomi riverentemente, ecc. Londra li 22, e 12 Sett. 1672. 52. Il reggimento irlandese levato dal milor Roscom per servizio del Re Cristianissimo, dopo esser passato in Francia, è stato da quel Re licenziato, a causa che i soldati non erano provvisti delle armi e vestiti necessarj, per aver il l°i comandante giocato tutto il danaro che Sua Maestà le aveva fatto rimettere per la levata, e se questo Sig. non fusse stato suddito del Re d’Inffhil-terra, il Re di Francia le averebbe fatto tagliar la testa si come ne lo minacciò. Questo Re fece sabato ritorno dall’armata, sopra la quale si deliberò che Sua Altezza Reale dovesse venire alla Corte, e disarmare la maggior parte delli grossi 'vascelli, su 1 a\ viso, che la flotta olandese sia assai in numero inferiore di quella che già è stata per il passato. Il Cavalier Sprage e stato dichiarato tenente di una flotta di trenta vascelli, quali devono andare per impedire la pesca alli Olandesi, ed un altro numero di vascelli si invierà verso lo stretto per scortare le navi mercanti appartenenti a questa nazione. Si ritrova qua il conte de Tre comandante de’ vascelli francesi, e dopo — 70 — che averà sodisfatto alla sua curiosità di vedere le cose più riguardevoli, farà partenza per la sua armata con la quale tra qualche giorno passera 111 Francia. Il Principe d’Oranges ha inviato in questa Corte un gentiluomo, non essendosi penetrato -ancóra qual sia la causa della sua missione. Cinque navi di guerra Olandesi si sono impadronite di due di questo Regno, che cariche di diverse merci andavano alle Smirne, e la perdita che ne sente la piazza è di 70 mila lire steriini. Fra questo Re e quello di Francia si è concluso un trattato di commercio nel quale il Cristianissimo ha ordinato di abbassare la gabella ad alcune merci, che da questo Regno sono portate 111 Francia, e viceversa di altre, che di qua erano bandite, ne sarà permessa libera l'entrata. Il milor Olis ed il Segretario Conventri saranno da questo Re mandati al Cristianissimo, col quale discorreranno della maniera che devono tenere per l’aggiustamento che il Re Sveco si è offerto di trattare con li Olandesi. Si aspettano di Svezia tre Ambasciatori mandati da quella Corona, che per l’ag-giustamento suddetto lia offerto la sua mediazione. Il Parlamento, che doveva radunarsi li 30 ottobre, è stato prorogato dal Re per li -± di febbraro. Questa proroga è stata altrettanto nuova quanto inaspettata; poi che credeva il popolo che Sua Maestà per aver bisogno de danari non dovesse prorogarlo. Ma il Re, che con mólta prudenza in affare di sì grande conseguenza sa conoscere li suoi vantaggi, ha stimato bene di governarsi nella presente forma. Li Francesi istessi, timorosi che nel Parlamento si trattasse di pace con li Olandesi, e che forse quello 11011 necessitasse il Re a venire con quelle Provincie a qualche aggiustamento, hanno veduto volontieri questa proroga, e quel Re tra pochi giorni farà pagare a questo una somma di centocinquanta mila lire steriini, che per le convenzioni vi resta debitore. La calata degli Allemanni verso il Reno fa che il Re di Francia inv ia tutte le sue armi in quella parte, levando i presidj da molte piazze per maggiormente fortificare il suo esercito. Si è sparsa voce che alcuni sicarj abbiano tentato d’ammazzare il Principe d’Oranges, che per 11011 aversene nuova più certa si rende dubbiosa la credenza. Oggi si aspetta il Duca di Iorche, quale per questa campagna non sortirà più al mare. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me avviso, e con auguiaile ogni prosperità e grandezza finirò con sottoscrivermi con ogni riverenza, ecc. Londra li 29 e 19 Settembre 1672. - 71 - 53. Fui Dominica a far riverenza al Duca d’iorch, e dopo essermi rallegrato del suo saivo arrivo, le diedi parte della mossa d’armi fatta dal Duca di Savoia sopì a cotesto SS.mo Dominio, il che non avevo fatto avanti per ritrovarsi Sua Altezza Reale impegnata con la flotta al mare. Sopra di questo particulare mi fece risposta, che molto le dispiaceva che il Duca si tusse messo senza alcuna causa in un impegno contro la Repubblica, menti e i sudditi de l’uno e l’altro Principe vivevano in buona corrispondenza. Che spelava, che li vicini non lascieranno avanzar maggiormente questo fuoco, che puole turbare la quiete dell’Italia. Non potei esser più lungo nel discorso stante i SS.ri che per causa del suo ritardo venivano a rallegrarsi seco, onde io per dar luogo alli altri mi licenziai. E con augurare a YV. SS. SS.me ogni prosperità mi sottoscriverò riverentemente, ecc. Londra li 6 Ottobre, e 26 Settembre 1672. 54. L’inviato del Principe d’Oranges ebbe una lunga udienza dal Re con 1 assistenza del Duca d’Iorch, ed il Segretario Arlentom solamente, e sono così secreti li trattati in questo affare, che più per congetture che per alcuna certezza se ne formano i discorsi. Credono però coloro che professano di penetrar li arcani, che i negoziati del Principe siano per aggiustarsi con l’Inghilterra, e sodisfare questo Re in tutte le sue domande, ogni volta però che, abbandonando la L rancia, si dichiari neutrale, non essendo possibile a quei Stati di sodisfare due Re che nell’istesso tempo hanno si alte pretensioni. Ma Sua Maestà, che sa conoscere i suoi avvantaggi, non vuole in modo alcuno abbandonare l’alleanza che ha col Cristianissimo, conoscendo che questa unione tiene in timore i suoi popoli, e lo rende maggiormente autorevole appresso il Parlamento; ed una delle cause che ha obligato il Re a prorogarlo è stata per non dare occasione a’ par-lamentar] di ingerirsi nelli presenti affari di guerra, volendo Sua Maestà aggiustare il tutto prima di convocarlo. Si aspettano li Ambasciatori del Re Sveco, che per trattar la pace fra questi due Re e li Stati d’Olanda si è reso mediatore, e per detto di questa Maestà presto si sentirà conclusa. La nuova, che le truppe Allemanne calate verso il Reno siano poco distan- — 72 - ti da quelle del Tarena, tiene sospeso l’animo di ciascheduno, aspettandosi ogni momento di sentire qualche gran fatto d’armi. E opinione di molti che li Imperiali non vorranno cimentarsi, ma col isvernare in quei quartieri, obligare li Francesi a fare il medesimo a ciò non intraprendino altra impresa. Sono stati trattenuti per due settimane i pacabotti che portano di là dal mare le lettere, come anche è stato proibito l’uscita dal fiume a qualsivoglia vascello, e queste diligenze sono state fatte per dar tempo alli vascelli francesi di arrivare a’ loro porti, prima che in Olanda si abbia l’avviso della lor partenza da questa riviera. Non si puoi credere quanto la venuta del Duca di Iorch abbia rallegrato la Corte tutta, e si crede che averà buona fine la conclusione del suo matrimonio con la figlia dell’Arciduchessa d’Ispruch. Il Parlamento di Scozia ha passato al Re settantadue mila lire steriini, che per esser quel Regno molto scarso di danaro la somma è considerabile. Questa mattina il Re col Duca di Iorch, ed altri SS.ri, sono andati alla fiotta per licenziare e sodisfare i marinari; ma perchè di presente Sua Maestà non ha tutto il contante, ne darà licenza ad una parte, e di mano in manoan-derà facendo il medesimo con tutti li altri, essendosi dichiarato di voler che ogni uomo resti sodisfatto di lira soldo e danaro, ed a questo effetto, oltre 1 oro e 1 argento portato seco, ha fatto anche portar colà quantità di moneta bassa per sodisfarli in tutto e per tutto. Questo è di quanto mi occorre dar notizia a VV. SS. SS.me, con permissione de’ quali con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 6 Ottobre, e 26 Settembre 1672. Dopo che le armate si sono retirate nei porti, non si ha più speranza di sentire fatti di considerazione, essendo rimasto solamente il Cavalier Spragge al mare con trenta vascelli armati, per ovviare alli Olandesi la pesca delle aringhe, e di già si sente che si sia impadronito di molti dei loro vascelli; e se bene questa preda è di poco utile al Regno per esser li Olandesi solamente quattro o cinque uomini per vascello, ad ogni modo a quella nazione le riesce di grandissimo incomodo. La carica del Gran Marescial del Regno solita a darsi alla Casa Hoorte, e che per esser- questo Signore Cattolico è stata molti anni vacante, Sua Maesta l’ha conferita al milor di questo cognome, e li ha detto di più, che lo libera dalli giuramenti soliti prestarsi alla sua persona per esser quelli contra la Cattolica Religione. Se ne sta ora spedendo la patente, essendo ancora il detto Sig.re stato fatto Conte de Noricci a ciò nel Parlamento abbia la precedenza so- — 73 — pia tutti li altri Conti. Non sederà per ora sopra li Duci per esser il suo fratello maggiore ancora vivente, e che per causa d’infirmità è mantenuto a Padova, e quando segua di quello la morte, allora il detto Conte sarà il primo delli Duci, non già per il maresciallato ma per l’antichità della sua Casa. Si è sommerso una nave carica d’infanteria, che dall’Irlanda era portata in questo Regno, e la rabbia de’ venti si è fatta sentire così grande che d’ogni momento si possono aspettare nuove di simili naufragi. Giornalmente viene qualche avviso delle prede che fanno li armatori di questo Regno, come anche di quelle che li Olandesi fanno contro di essi; ma sono molti giorni, che non si sente che siano stati tolti nè dall’una nè dall’altra parte vascelli di conseguenza. Il Re è partito per Niumarchét, luogo cinquanta miglia lontano dalla Città, e colà si tratterrà per quindeci giorni. Sua Maestà ha tenuto la congregazione delli Cavalieri della Giarrettiera, ed in essa ha creato cavaliere il milor d’Osseri primogenito del Duca d’Ormon, in premio del molto valore che mostrò nella battaglia navale che seguì contro li Olandesi. Si tiene per concluso il matrimonio del Duca d'Iorch con la figlia del-l'Arciduchessa, e verso il mese di febraro partirà di qua l’ambasciatore per andare a pigliare la sposa. Altro non vi è nella pi-esente settimana che sia degno di VV. SS. SS.me, onde è che farò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 13, e 8 Ottobre 1672. 56. Qualsivoglia partito che li Spagnoli proponghino a questo Re per staccarlo dalla allianza francese, si rende sempre inutile, tanto più in questo tempo che deve Sua Maestà riscotere dal Re di Francia una somma considerabile di danaro. Li Spagnoli con li Olandesi trattano una nuova lega promettendo quelli di rompere con la Francia, purché dalli Olandesi siano sempre assistiti, e non facciano mai aggiustamento senza il loro intervento; questa offerta piace molto alli Stati, quali non vorrebbero che li Spagnoli impiegassero le loro forze alla conquista di Lilla ed altre piazze, che perderno li anni passati; ma bensì alla recupera-zione di quello, che detti Stati hanno perduto di presente. Ancorché corra voce in ogni parte, che quanto prima saranno conclusi i trattati di pace tra questi due Re e li Olandesi per la mediazione che ha offerto il Re Suevo, ad ogni modo da molti è creduta lontana mentre questa si tratta con l’armi alla mano, e che dall’evento delle due armate imperiale e francese sia per dipendere. Scrivono di Francia, che li Stati d’Olanda si sarebbero di già aggiustati con quella 'Corona se non fosse li interessi d'Inghilterra; ma qua si di- — 71 — scorre diversamente, perchè se li Olandesi averanno questo Re amico, poco si curano di quello di Francia, essendo che la loro grandezza dipende dal traffico, quale non li puole essere impedito che da l’Inghilterra. Soggiongono di più che Tarmata di mare, che per difendersi dalli Inglesi li è convenuto di mettere impiedi, le ha causato più dispendio, che al Re di Francia tutto il suo esercito, e che se una volta potranno ridurre tutte le forze che hanno al mare verso la terra, non avranno timore di qualsivoglia potentato. Corre una voce segreta, che la Francia l’Inghilterra e Portogallo siano per collegarsi contro la Spagna, se questa rompirà con li Francesi, come minaccia di fai'e, e questa voce si va avanzando tuttavia dandone maggiormente motivo Monsiur di Semberghe, che è venuto in questa Corte per dover passar di nuovo in Portogallo, nel qual Regno ha sempre comandato le truppe francesi contro la Spagna. Li Spagnoli vorrebbero continuare la pace con l’Inghilterra, non già con la Francia, vedendo i progressi di quella Corona avanzarsi tant oltre che ingelosiscono tutti i Principi. La nuova della suddetta lega non la scrivo per certo, ma per averne inteso qualche barlume ho stimato mio debito darne a VV. SS. SS.me notizia. Scrivono da Madrid, che dalli deputati della Regina siano stati sottoscritti i capitoli del matrimonio tra la figlia dell’Archiduchessa d’Ispruch ed il Duca d Iorche, e che ora se ne attendeva la sottoscrizione dall’istessa Regina. In faccia del porto di Dovre un armatore Olandese si è impadronito d un vascello di Francia, che per il suo carico è stimato 40m lire steriini. L’assenza del Re, che tuttavia si ritrova a Niumarchet, rende questa città scarsa di nuove, onde è che io farò fine per non aver occasione d’esser più lungo, e con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 20. e 10 Ottobre 1672. 57. Sabato sera il Re fece ritorno da Niumarchet, essendosi trattenuto cola per qualche giorno in divertimento delle caccie e corse de’ cavalli. La Regina, ritrovandosi Dominica al dopo disnare alla sua cappella nominata di Somersett, si sentì un poco d’alterazione per causa della quale fu forzata a far sollecitare il Vespro per andare a riposarsi. La sera dell’istesso giorno due Ambasciatori di Svezia ebbero da Sua Maesta una segreta e privata udienza, non ostante che non abbiano fatta ancora l’entrata; e dopo essersi partiti dal Re si portorno nell’istessa forma da Sua Altezza Reale; ma non videro la Regina per la causa di sopra accennata. Si è divulgato per la Corte, che li detti SS.ri Ambasciatori sollecitano l’aggiustamento di queste due Corone Francia ed Inghilterra con li Olandesi, e desiderano che ciò - 75 — si faccia quanto prima, risoluto il Re sveco di non voler parole che possano portare alla lunga questo affare. Questi ministri e Consiglieri di Stato del Re sono talmente guadagnati dalla Cotona di l· rancia, che se quella darà dilazione, questa non potrà a meno di non condescendere ad ogni suo desiderio, tanto più che il Cristianissimo ha promesso a questo di donarle tutte le piazze di mare, che perverranno nelle sue mani, ap-partenenti alle Unite Provincie, e se la gelosia che danno l’armi imperiali non 1 avessero impedito, dicono, che di già averebbe acquistata tutta l’Olanda, e non è fuoia di speranza di non farlo nell’inverno venturo per la necessità che l’imperatore ha di richiamare le sue truppe in difesa del Regno d’Ongaria. L Ambasciato)’ di Francia con quello di Portogallo andorno i giorni passati a Niumarchet, alloggiati nella casa del milor Arlentom, e non sono ancora ritornati per esser al primo sopraggiunta la gotta, ed è causa che colà, per servirlo, si trattenga ancora il detto milor segretario; si aspettano però da un giorno all’altro. E arrivato qua un inviato dell’Elettore di Brandeburgh per negoziare con questa Maestà sopra li affari emergenti, e credesi però, che senza alcuno frutto se ne ritornerà dal suo Signore come di molti altri è seguito. Dieci vascelli Reali di quaranta pezzi e più di cannone per ciascheduno, si vanno ponendo all'ordine per scortar la flotta della compagnia dell’Indie Orientali, che verso quelle parti fra pochi giorni si deve incamminare. Il Cavaliere Guasconi, che appresso Sua Maestà Cesarea si ritrova per trattare il matrimonio della Principessa d’Ispruch con questa Altezza Reale, ha dato parte in questa Corte della conclusione; ed il milor Piter Burò, destinato ambasciatore all’imperatore, si partirà quanto prima dovendo fare la sua dimora in Vienna per tutto il mese di dicembre, intanto che la principessa sposa sarà condotta dalla madre ed altre dame a Colonia per ordine dell’imperatore, e colà sarà consegnata all’Ambasciatore Inglese dal quale per procura di Sua Altezza Reale sarà sposata e condotta in questo Regno. Avendo questo Re accettata la mediazione del Re Sveco ne' trattati di pace, e ritrovandosi qua li suoi Ambasciatori, ha deputato questa Maestà il Duca di Buchincam, il milor Arlentom, ed il milor Olis, con li quali i detti Ambasciatori terranno le loro conferenze per venire a qualche conclusione, se sarà possibile. Di più li' detti tre deputati hanno ordine di sentire, e negoziare con tutti li Inviati d’altri Principi, che per questi emergenti affari capiteranno in questa Corte. È comparso ancora qua un gentiluomo confidente del Principe d’Oranges, ma non si penetrano i suoi trattati. Questo è di quanto per ora mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e dandomi l’onore di sottoscrivermi umilmente, finirò la presente, ecc. | Londra li 4 Novembre, e 24 Ottobre 1672. - 76 - 58. Con altra mia a questa precedente, diedi a VV. SS. SS.me avviso come li Ambasciatori Svedesi trattavano vivamente la pace in questa Corte, tra Sua Maestà e li Olandesi. Ora soggiongo, che dalli congressi che si vanno facendo, non si sente che ne risulti alcuna sorte di buono effetto; onde è che più che mai sono stati reiterati l'ordini per il risarcimento delli vascelli, che nella futura campagna averanno a servire. Dell'accidente, seguito in Cadice tra le navi spagnole ed il vascello di S. Maio, se ne discorre variamente fra li due Ambasciatori di Spagna e Francia; questo dice che il Conte di Molina ha ordine di rappresentare al Cristianissimo, che alli Francesi sarà fatta la reintegrazione di quanto hanno perduto; e l’altro si lascia intendere di non aver tali novelle, e che il danno sarà di chi laverà patito. Per reclutare il reggimento del Duca di Manumot, che di guardia si ritrova in D. Cherchem, vi si manda di qua nuova gente scegliendosi questa dalle truppe di Sua Maestà. Un reggimento d’infanteria levato nel Regno d’Irlanda è arrivato questi giorni, ed avanti del Re fecero lesercizio con molta sua sodisfazione. Questa gente era stata fatta per servire al mare; ma perchè tardi fu radunata, è piaciuto al Re di farle dar l’armi per doversene servire nell’uso militare. Su l’avviso, che 24 vascelli olandesi armati in guerra sono usciti dalli porti d'Olanda, ha proibito questa Maestà l’uscita de’ vascelli da questa riviera; volendo aver prima notizia a qual cammino si sono indrizzati, e qual impresa pensano di tentare. Di più ha ordinato l’armamento di 18 vascelli, parte de quali serviranno alla flotta delle mercanzie, che devono incamminarsi nel Mediterraneo. Li avvisi di Fiandra portano come quel governatore vada con le sue truppe rinforzando 1 esercito del Principe d’Oranges, e le abbia dato quantità d’artigliaria; il che fa credere, che tra le due Corone Francia e Spagna non sia per continuare la pace. Domani per la natività della Regina si prepara un balletto a Palazzo, ed il duolo, che ha preso la Corte per la morte del Duca d’Angiò; sarà per quel giorno levato. Li due Ambasciatori di Spagna e Francia con quelli di Svezia ed altri SS.ri della Corte fumo convitati dal milor Arlentom; quale li trattò ad una tavola tonda, come si usa in questo Regno per levare le occasioni di precedenze. Il Sig. Marchese Centurione fece lunedì partenza verso Parigi, e 11011 si puoi credere quanto questo Re e Duca d’iorche abbiano fatto stima della sua — 77— persona pei fama del suo valore. Il Re le ha fatto offerire uno de’ suoi giach pei poi tailo di là dal mare, il quale dal Sig/ Ippolito non è stato accettato per la fretta che aveva di partire. Finiiò per non aver più che soggiungere, e con ogni riverenza mi sottoscriverò, ecc. Londra li 25, e 14 Novembre 1672. ' » 59. In esecuzione de’ comandi, che con una di VV. SS. SS.me mi vengono trasmessi, ciò è di parlare al colonnello Tomaso Naiper Irlandese ed intender da esso la forma con la quale desidera servire cotesto SS.mo Dominio, dirò averli prontamente eseguiti, e da esso Sig.re ho ricevuto una nota simile all’acclusa. Il detto Sig. rlomaso è cavaliere d’esperimentato valore, avendo servito per molti anni in Francia come dalle sue patenti di benservito appare. Si offerisce di condurre questa primavera al servizio di YV. SS. SS.me un reggimento di mille fanti compresovi li ufficiali, tutti Irlandesi, e la maggior parte cattolichi. Questo reggimento si dividerà in dieci compagnie con suoi ufficiali secondo che sarà aggiustato, ed il stipendio, che si darà tanto alli ufficiali come alli soldati, è il seguente: Al Colonnello per mese Scudi 170 Alli Capitani per ognuno Scudi 90 Al Luogo Tenente Colonnello» 85 Alli Luogotenenti per ognuno » 45 Al Maggiore » 70 Alli Alfieri per ognuno » 30 All’Agiutante Maggiore » 50 Alli Sergenti per ognuno » 10 All’Elemosiniere » 50 Alli Caporali per ognuno » 7 Al Prevosto » 80 Alli Tamburini per ognuno » 7 Al Sergente » 10 Alli Soldati per ognuno » 5 Al Tamburin maggiore » 10 Il scudo si intende di L. 5 e mezza, moneta di costì. La condotta sarà fatta per mare, e li soldati saranno vestiti tutti di un drappo dell’istesso colore con sua spada ed armacollo a spese del Colonnello; per il nolo e' vestito de’ quali sarà fatto buono al Sig. Tomaso scudi 26 per testa, con condizione però, che quando nel nolo si ritrovi maggior avvantaggio, la portata della gente sia fatta a spese di VV. SS. SS.me se così si compiaceranno, ed al Colonnello si darà solamente quel tanto che sarà stimato ragionevole. In oltre quando si aggiusti questa levata, il suddetto Colonnello desidera servire per quattro o cinque anni. Di più, soggiunge il Sig. Tomaso, che quando si rappresenti l’occasione non dubita di non aver lettere di favore di Sua Maestà appresso VV. SS. SS.me, come anche vascello per scortar la suddetta gente in caso di bi- — 78 - sogno. Per ultimo soggiunge che, bisognando lare la suddetta levata, vi si dia già la metà del danaro per il quale darà buone cauzioni, e l’altra meta sbarcati che saranno li soldati, e che se il prezzo pare a VV. SS. SS.me troppo avvan-tagioso, che trattandosi l’affare si leverà qualche cosa se si potrà levare. Se con la buona permissione di VV. SS. SS.me devo dire il mio parere sopra questo particulare, a me pare il prezzo molto alto stante la difficoltà della condotta; ad ogni modo voglio sperare, che, mediante Iddio e l’ottimo Governo di VV. SS. SS.me non vi sarà, bisogno nè di questi nè d’altri soldati. Mi scordavo di dire, che il suddetto Colonnello, ogni volta che serva col suo reggimento \ \ . SS. SS.me e che quando voglino riformarlo, sia data ad ogni persona la paga di tre o quattro mesi secondo che sarà aggiustato- Questo è di quanto devo dare a VV. SS. SS.me notizie secondo i suoi comandi; e per fine, non avendo più che soggiungere,, mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 25 e 14 Novembre 1672. 60. Il matrimonio della figlia dell’Archiduchessa d’Ispruch, del quale mi trovo aver più volte scritto, ancor che sia finito, ad ogni modo incontra qualche tardanza, e 1 andata del milor Piter, che doveva passare questi giorni a Vienna in qualità d’Ambasciatore, è stata differita verso Natale. Dicono alcuni, che questo ritardamento viene fatto dalla parte di Francia, che vorrebbe romperlo se fusse possibile, e maritare questo duca con una di Casa Ghisa per mantener una ferma allianza tra l’uno e l’altro regno. Per superare un’altra difficoltà insurta, ciò è la spesa della cappella, che consuma sei mila lire steriini 1 anno, sono partiti di qua alcuni religiosi, ed osservato che abbaclia o beneficio si puole assignare per questo culto, ne faranno instanza al Re di Spagna pei ottenerla. L’avviso di Fiandra, che li Allemanni abbiano passato il Reno, e che il conte Marsin con le sue truppe Spagnole si sia unito col Principe d’Oranges, non è stato sentito volontieri in questa Corte. Si tiene qua per certa la rottura delli Spagnoli con la Francia, argu-mentandosi dall’unione delle truppe di quella nazione fatta col Principe d’Oranges, e quando questa segua non credo che il Re vorrà dichiararsi contro la Spagna. Questi SS.n Inglesi, che delli affari del mondo hanno qualche cognizione, biasmano la confirmazione della lega fatta dal Duca di Buchincam e Milor Arlentom in tempo, che li Olandesi averebbero offerto a questo Re ogni buon partito, ed ora non sanno vedere il frutto che di una si dispendiosa guerra sia per cavarsene, - 79 — La caiica del Gran Tesoriere del Regno, che molti anni è stata vacante questa Maestà 1 ha conferita ieri al Milor Chrifort, uno de’ .suoi intimi consi-glieii. Per il passato ha creduto sempre la Corte che al Milor Arlentom, Segre-taiio di Stato, dovesse essere conferita, ma quando ciò avesse fatto Sua Maestà, il Chrifort non era abile per la Segretaria, e volendo il Re premiarlo in merito del suo buono servizio le ha data la Tesoraria. Un gentiluomo del marchese di Brandeburg appena è comparso in questa Corte, che ha fatto ritorno al suo Sig.re. Continua la voce, che il Re di Francia acceleri i trattati di pace in Italia pei avei le truppe del Duca di Savoia, credendosi il foco supito più che spento, tanto più se li Spagnoli rompiranno con li Francesi. Questo è di quanto mi occorre dare avviso a W. SS. SS.me, e con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 8 Dicembre, e 28 Novembre 1672. Con l’antecedente ordinario mandai a VV. SS. SS.me una nota datami dal Colonnello Napier Irlandese, e per altre avute da’ Reggimenti andati in Francia, ho trovato qualche differenza fra quelle e questa circa la paga delli ufficiali; ma sommata tutta insieme sono quasi tutte di un tenore. Io non sono fuora di speranza di non aver la permissione di detta levata quando VV. SS. SS.me mi comandino di farne l’istanza, e se mai vi incontrassi difficoltà la crederei più tosto dalli ministri, che dal Re, per esser questi talmente guadagnati dalli Francesi, che ad altro non pensano che ad incontrare ogni occasione per sodisfare quella Corona in ogni sua volontà. Il Duca di Savoia manda giornalmente regali di vini ed altre galanterie per tenersi il Re, suo cugino, e li ministri bene affetti, e nell’istessa maniera continua il Gran Duca di Toscana. Ancorché la carica di Tesoriere sia la più lucrosa di qualsivoglia altra, e che al Segretario Arlentom fusse destinata, -ad ognimodo questo Signore si è compiaciuto più di star nel posto di Segretario per li gran presenti che in queste congiunture ne riceve, che aver l’altro di tanto profitto. Ho stimato mia obligazione di dare a VV. SS. SS.me notizia della qualità de' ministri, e del modo con il quale si guadagnano; non per altro, che per dare a VV. SS. SS.me una intiera relazione di essi. E per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 15, e 5 Dicembre 1672. Le difficolta che incontrano li Ordinar] ne’ loro viaggi; o sia per causa de mali tempi o per 1 impedimento dei presenti moti di guerra, fanno che le lettere tardano più del dovere, e ben spesso si passano le settimane senza di esse. I discorsi, che in questa Corte si vanno facendo, sono per il più secondo la passione di chi li racconta, o secondo quella del suo signore, e si tiene, per certo che li trattati della pace saranno prima sconclusi che posti in tavola, non conoscendosi volontà di farla nelli interessati. Soggiongono, che li Spagnoli i quali più d’ogni altri la desiderano, hanno consigliato l’imperatore ad inviar verso il Reno le sue truppe per agevolarla, ed ora che colà sono gionte, non vedendo Sua Cesarea Maestà seguirne li effetti presagiti, per disimpegnarsi con la Francia vuole che il Montecucoli ripassi in Germania, e che le truppe siano consegnate al Duca di Bornouille Spagnolo, a ciò servino come truppe di Spagna e non sue, per coprire la mossa fatta contro li Francesi. Questo discorso ancorché abbia qualche sorte di apparenza, ad ogni modo non è stimato del tutto vero; ma dalla lentezza, che nella marcia fanno le truppe confederate (che con questo nome si chiamano) e non inoltrandosi ancora a danno de Fiancesi con quella celerità che porta il bisogno presente, fa credere che cosi sia. Dicono di più, che l’agiuto delle truppe spagnole date al Principe d’Oranges, non sono ad altra fine, che per mandare appresso di Sua Altezza il Conte Marsin; per dubbio, che quel Principe sia un giorno guadagnato dal Re d’Inghilterra, e non fidandosi affatto di lui, le tengono appresso il detto Conte in qualità di consigliere per la causa suddetta. Tengono per finiti li affari delli Olandesi, e si crede in questa Corte che 1 occasione delli ghiacci abbia a dare commodità alli Francesi di avvantaggiare i loro progressi. Ancorché il conte Marsin con le truppe spagnole sia unito col Principe d’Oranges all’assedio di Tongres, crede questo Ambasciatore di Spagna, che i Francesi non la vorranno rompere col suo Re; tanto più, che non trovano disposizione in questa Corona di voler far guerra alla Spagna. Con lettere venute iersera di Fiandra dava avviso questo Re, che il Mare-scial di Turena, invece di seguire la sua marcia verso la Lorena, improvvisamente aveva dato volta per andare ad attaccare il Principe d’Oranges, e che le truppe francesi avevano fatto in tre giorni il cammino di otto; soggiongendo, che sara difficile al Principe di desobligarsi da una battaglia per ritrovarsi nel mezzo di due armate, ciò è del Turena suddetto, e del Duras. Questo popolo, che non puoi celare le sue passioni (parlo tanto de’ grandi come de piccoli) vorrebbero, che li Olandesi fussero abbattuti, ma non che li — 81 — Francesi si ingrandissero, per l’odio naturale che portano a quella nazione, ed è cosa sti avagante di sentire i discorsi, che ora ad un modo, ed ora ad un altro si vanno facendo. I vascelli di guerra Olandesi, usciti dal Tesel sotto il comando del Vice armiraglio Van Nesse, sono ritornati nel loro porto, non essendole riuscito di incontrare la flotta del carbone, che veniva da Niucastel, per la quale erano sortiti. Partirà tra qualche settimana il Duca di Manumot con otto compagnie d’infanteria per reclutare il suo reggimento, che si ritrova di presidio in D. Cher-cem; e nell’istesso tempo condurrà seco Monsù Branfort con una compagnia di 150 uomini d’arme cavati dalle guardie a cavallo di questo Re, e questa compagnia sarà una delle guardie del Re di Francia, che seguiterà dopo quelle di Sua Maestà. Il detto Sig. Branfort è di nazione francese, e fratello del Duca di Duras, passa in Francia per acquistare merito appresso il suo Re servendo di capitano alla compagnia suddetta; non lasciando la sua carica di capitano delle guardie del Duca di Iorche, che di presente gode. II matrimonio della figlia dell’Archiduchessa con questa Altezza Reale si è assai intepedito; e la causa si è, che si dichiara l’imperatore di voler tra questa Corona e Lui passar una buona e reciproca amicizia, con soccorrersi scambievolmente in caso di bisogno, ed agiutarsi contro li proprj inimici, e perchè questo capitolo ne’ presenti moti di guerra non viene nè dall’una nè dall’altra parte osservato, ha sospeso questo affare; vedendosi che l’imperatore soccorre li Olandesi in tempo che questo Re vi fa la guerra. Dopo che Sua Maestà ha data libertà di coscienza escono giornalmente dalle stampe libri contro li Cattolichi, ma non mancano virtuosi, che molto adeguatamene le rispondono. La Regina continua tuttavia con poca sanità, ed il Re non tralascia i suoi soliti divertimenti tanto nelle comedie, come nelle feste di ballo che si fanno le notti. Questo è di quanto ho stimato mia obligazione di dare a VV. SS. SS.me notizia, con permissione de’ quali mi sottoscriverò riverentementi, ecc. Londra li 15 e 5 Dicembre 1672. (53. L’avanzamento della stagione nell'inverno, e li mali tempi, che corrono, rendono non solo questa Corte ma 1 Europa tutta scarsa di novità. Questo Re per le gran spese fatte, e da farsi nella presente guerra, si trova scarso ai danaro, e non potendonè avere senza il Parlamento, era risoluto di chiamarlo al tempo determinato; ma perchè li Francesi dubitane, che quello l’adunandosi possa forzare il Re ad aggiustarsi con li Olandesi, per tanto fanno ti — 82 — correr voce, che in breve sarà rimesso di Francia a questa Maestà cento cinquanta mila lire sterlini. Si trova tuttavia incagliato il matrimonio di questa Altezza Reale per aver il cavalier Guasconi fiorentino (inviato di questa Maestà all imperatore) passato i limiti della sua autorità, con sottoscrivere un capitolo nel quale 1 Imperatore si dichiara di volere mantenere una buona e scambievole amicizia con questa Uorona, e di porgersi l’uno e l’altro agiuto contro li propij inimici. Li I rancesi all’effettuazione di questo matrimonio si oppongono a tutto potere, e vorrebbero che seguisse più tosto con una figlia del Duca di Neuburgh, che novamente è stata posta in tavola; ma l’inclinazione del Duca di Iorch verso la prima, si crede che farà superare ogni difficoltà, tanto più che il nuovo Gran Cancelliere, che di Sua Altezza Reale è molto intrinseco, favorisce il matrimonio suddetto con l’Austriaca, oltre che quel Sig. è spagnolo d’inclinazione. Si crede, che li Olandesi non siano per fare armata navale nella futura campagna per mancamento de’ marinari, la maggior parte de’ quali si ritrovano sopra armatori particulari per andare in corso. Il Re per un suo ordine mandato oggidì fuora, fa intendere che al primo di maggio farà aprire la Zecca, e sodisferà i banchieri a’ quali e debitore, a ciò paghino coloro che ad usura le hanno imprestato il danaro. F sì come il pagamento finiva il primo di Genaro, si è compiaciuto Sua Maestà di differirlo^ al primo di maggio con speranza, che il Parlamento, che prima si radunerà, debba piov\edeilo di contante; e non è dubbio, che questo non sia facile di otteneie, perchè pochi sono coloro, che con li detti banchieri non abbiano interesse, e per essei pagati dalli banchieri bisogna che il Re li sodisfaccia. Sarei più lungo se più avessi da soggiongere, e per non aver maggiore occasione ne farò fine con sottoscrivermi riverentementi, ecc. Londra li 22, e 12 Dicembre 1672. 64. Il Milor Olis, uno del Consiglio del Re, mercordi sera mi diede avviso che li Inglesi commoranti costì, o per loro i suoi principali, avevano dato sup plica al Re nel suo Consiglio, che non potevano esser sodisfatti de’ loro crediti, e che avendo fatto fare quantità di assicurazioni, e pagato alli assicuratori il premio, non potevano riscotere il pagamento per il danno seguito. Questa notizia mi fu data pochi giorni prima da un altro Sig., all’uno ed all’altro de’ quali risposi, che li assicuratori ancorché dichino di esser stati pagati delli premj, non hanno mai veduto un danaro, contrapponendosi il detto premio alli danni, che seguono. E perchè li medesimi Inglesi si dolgono della Giustizia con termini poco buoni, io le soggionsi, che per la Iddio grazia la Giustizia si amministrava costì indifferentemente tanto a quelli che la vogliono come a quelli che la ricu- — 83 — sano, e che quando i magistrati hanno fatto il giudizio, il pubblico non vi ha intei esse alcuno. Continuai il mio discorso con dire, che nelle liti seguono alcune volte tali accidenti, che si rendono inevitabili, e per uno esempio le posi in tavola la nave Sacrificio d'Àbramo confiscata e venduta contro li ordini precisi di Sua Maesta, e non ostante, che le nostre ragioni siano buone e veridiche, ad ogni modo non potiamo aver una sentenza a favore, e non per questo si dogliamo del Re nè de suoi ministri, ma attribuiamo il tutto alla qualità de’ tempi, che così corrono. Aspetto, che il Segretario ne parli un giorno meco, o che Sua Maestà ne mandi qualche lettera a VV. SS. SS. me: io non mancherò alle mie obligazioni, intanto con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 22 e 12 Dicembre 1672. 65. In questa Corte non si parla d’altro, che del malo stato d’Olanda, e per lettere de’ particulari si sente che quelle città si trovano più che mai in confusione, non osservando alcuna sorte di ordini comandati da’ suoi magistrati. La lega nuovamente scoperta tra la Francia, Svezia, Colonia e Monster, il malo successo di Carlorè, e l’ozio delli Imperiali fanno credere, che quelle Provincie siano per durar più poco, non riuscendole alcuna impresa, che a comodo loro sia tentata. Scrivono d’Olanda, che ogni giorno più si augumenta la confusione, e che alcuni giorni di gelo che sono stati hanno dato comodità alli Francesi di incendiare molte terre. In questa Corte crescono ogni giorno più le speranze per li buoni successi delli Francesi, e corre voce che Sua Maestà voglia mandare questa primavera al Re di Francia un buon soccorso di infanteria. Alla partenza del Duca di Manumot, figlio naturale del Re, che i giorni passati si portò a Don Chercem, si come scrissi a VV. SS. SS. me, aiadorno seco, oltre la fanteria, centocinquanta cavalli, che devono servire per guardia al Re di Francia; questa cavalleria fu cavata dalle guardie di questa Maestà, e perchè pochi erano quelli che si offerivano, fumo necessitati i capitani di tirarli alla ventura, come successe, e questo non ostante buona parte delli eletti volsero più presto licenza, che passare in Francia. Che il Re Cristianissimo abbia desiderato di aver tra le sue guardie una compagnia di 150 cavalli Inglesi, non è stato senza misterio. Alcuni dicono, che ciò abbia fatto per mostrare confidenza con questa nazione, e per scemare imparte quell’odio, che li Inglesi portano a’ suoi sudditi. Altri per non dare occasione di querele alli Parlamentarj, quali imbuona parte si governano con l’esempio delli Francesi, e si come il Cristianissimo non permette, che nelle sue proprie guardie vi siano Ugannotti, vuole levare l’occasione al Parlamento di fare con questo Re — 84 — quel che già fecero ne’ tempi 'pascati, di farle licenziare tutti li Cattolichi, poi che se ora il Cristianissimo ha per sua guardia una compagnia di Protestanti puole bene questo Re mantener nelle sue i Cattolichi. Si discorre tuttavia variamente del matrimonio del Duca di Iorche, e si sta attendendo da \ ienna l’ultima risposta sopra di questo affare. Sua Altezza Reale la mattina del Santissimo Natale si fece ammalata per non pigliare nella cappella del Re la comunione delli Protestanti, e questa sua dimostrazione tanto più fu osservata quanto, che il dopo disnare si lasciò vedere col Re suo fratello. Si parla della sua persona come di Cattolico, e li Vescovi, ed altri reformati, che della religione protestante sono i più zelanti, non tralasciano di strepitare. In questi giorni festivi la Corte si trattiene in qualche divertimento di comedia, non sentendosi novità degne della curiosità di VV. SS. SS. mc, con permissione de quali riverentemente mi sottoscriverò, ecc. Londra li 12 e 2 Gennaro 1672-78. 66. Con lettere che vengono de Olanda si sentono ogni giorno maggiori le angustie di quelle Provincie, e quel che è peggio per loro è la mala intelligenza tra Spagnoli ed il Principe d’Oranges. Li Allemani, che sul principio pareva che volessero entrare nella Lorena, si sente che abbiano presa la strada per la \ e>falia per danneggiare l’Elettore di Colonia, e mettersi ne’ quartieri di inverno. Sono seguitati dall’altra parte del Reno dal marescial di Turena, che veiso e.ssel ha preso la sua marcia per andare al riparo delle terre del suddetto Elettore che da Brandeburghesi vengono minacciate. Monsù di Branfort (fratello del Duca di Duras) che serve per capitano delle guardie del Duca di Iorch, e che deve passare in Francia al comando di una compagnia di 150 cavalli Inglesi che saranno della guardia di quel Re> ® stato creato da questa Maestà Barone di Hodelbeij, venendo a questa maniera naturalizzato inglese, e nella Camera de’ SS.ri averà il suo luogo quando si radunerà il Parlamento. Il suddetto Sig.re è di religione Calvinista, non ostan te che tutti li altri della sua casa siano Cattolichi Romani. Non è mai stato desiderato tanto il Parlamento come nel tempo presente. L aspettano i SS.n per dar danari a Sua Maestà a ciò sodisfaccia i banchieri, e questi sodisfacciano quelli. Il popolo lo desidera per causa di maggior guadagno, ed altri per altri rispetti lo vogliono. L’aver il Re fatto Barone del Regno Monsù di Branfort di nazione francese, non è stata la sua elezione ricevuta con molto applauso, dispiacendo grandemente a questi SS.ri che li forastieri siano fatti pari del Regno, tanto più li . Francesi. Non vi è affare in questa Corte, che dia più travaglio all’Ambasciatore del Ciistianissimo che il Parlamento, che deve radunarsi questo febraro venturo; poiché dubita, che le due Camere insieme unite, siano per pregare Sua Maestà a staccarsi dalla lega del suo Ee, ed a far pace con li Olandesi. È certo, che se bene il he di l·lancia per convenzione della lega con questa Maestà impadronendosi dell Olanda sarà in obligo di darle tutti i porti di mare, non per questo li Inglesi saranno arrivati alla fine delli loro intenti, che è di levare tanto traffico a quelle Provincie; poi che passerebbe il commercio da una Repubblica ad un monarca, che invigila espressamente sopra di questo particolare; e quando alla Francia vi si aggiunga l’Olanda, che abbonda di quantità de marinari, e con l’acquisto di tante fortezze nellOriente, è da temere, che quel Re averà maggior forza di contrastare con questo la signoria dei mari di quello potevano fare li Olandesi. Queste ragioni non mancano di aver luogo appresso di qualche Sig.re di autorità, e se il Parlamento farà l’instanza suddetta al Re, non sarà senza il suo consenso, e questo per aver scusa legittima appresso del Cristianissimo, quando contro l’Olanda non voglia più continuare la guerra. Tralascio di replicare come la maggior parte di quel popolo mal volentieri ne vede la continuazione, 11011 per causa delli traffichi, che sono quasi interrotti, ma per la Religione, dandosi ad intendere questi reformati, che se li Stati d Olanda perderanno la forma di Repubblica, che la Religione riformata, sia in quelle Provincie come altrove, anderà a terra. Questo è di quanto I10 stimato degno della curiosità di VV. SS. SS.me, con permissione delle quali riverentemente mi sottoscriverò, ecc. Londra li 19, e 9 Genaro 1672-73. 67. Non passa settimana, che io non dij a VV. SS. SS.me notizia di quanto va seguendo in questa Corte, e di quello ancora, che da altre parti si intende di curioso. E perchè di costi non ho lettere di VV. SS. SS.me, con le quali accusino la ricevuta delle mie, sto molte volte dubbioso, che siano state intercette 0 vero che si siano smarrite nel viaggio. Di più soggiongo, che oltre le dette notizie ho fatta risposta a molte particularità da VV. SS. SS.me ordinatemi, come per la levata d’infanteria nel Regno di Irlanda, ed altro. Diedi ancora notizia a VV. SS. SS.me come il Sig. Gio. Finci, che deve andare Ambasciatore in Costantinopoli, ha ordine di portarsi nel suo viaggio da VV. SS. SS.me per fare istanza a nome del suo R.e, che siano sodisfatti alcuni mercadanti inglesi, che dicono esser creditori di qualche somma rilevante. Questo Sig.re Ambasciatore non avendo ancora ricevuto i suoi dispacci, non ostante che si affretti alla partenza, non puole eseguirla, ma spera che ciò sarà fra qualche settimana. Delle sue qualità e condizione per aver con altra mia — 8(1 — supplito abbastanza, non mi estenderò maggiormente in questa, e quando a VV. SS. SS.me non lusse pervenuto il mio piego inviato sotto li 2 Genaro, e 23 dicembre, ne manderò subito un duplicato. * E perché questa ad altro non serve che a quanto a tergo ho narrato, per tanto faro line con umilmente sottoscrivermi, ecc. Londra lì 19, e 9 Genaro 1672-73. 08. Il Milor Chlifort, che due mesi sono fu fatto Gran Tesoriere, non è mai stato a visitare il Milor Arlentom Segretario di Stato, per la poca intelligenza che passa fra di loro a causa della concorrenza, che l’uno e 1 altro aveva pei la detta carica. Il Re non è appieno sodisfatto del Segretario, dichiarandosi di avello abbastanza inalzato, e doverebbe mostrarsi contento quando li altri ancora hanno parte delle cariche del Regno. È passato all'altra vita il Sig.·· Marco Ognate, Residente di Spagna, in età di 6-4 anni, e sebbene questo Sig.re non aveva occasione di trattar alcuna sorte d interesse per ritrovarsi qua l’ambasciatore, non è, che non compisse alle pai ti di un buon ministro. Ha lasciato molti debiti, e per esser di nazione fiamingo il suo cadavero è stato trasportato in Fiandra. Il Sig. Geronimo Alberti, Residente di Venezia, si è ammogliato con una dama protestante con dote di quattromila lire steriini. Il sposalizio è seguito senza il consenso del padre e madre della sposa, ma favorito altrettanto dal Re e dal Duca di Iorch. Secondo il parer comune questo Sig-re 11011 andeià P111 Italia, e si crede, che ogni volta che averà terminata la carica di Residente, saià naturalizzato da Sua Maestà, e datole qualche impiego nella sua Corte m quella del Duca di Iorche. Con li donativi e frequenti festini di ballo ha acquistata la benevolenza universale; è ben vero, che corre la voce che sia ca rico di molti debiti. Lunedì mattina sono arrivati quattro ordinar] di Fiandra, e quattio alti di Olanda ne sono gionti mercordi sera. Quello che portano più di particolare è la morte del Duca di Ricemon seguita in Danimarca. Questo Sig.re fu mal dato da Sua Maestà Ambasciatore straordinario a quel Re per tenerle a bat tesimo un figlio nato. La sua morte è stata all’improvvisa, dicendosi che dopo av er beuto sopra di una nave inglese, e facendosi portare a terra dal battello, sentì un gran freddo, che quasi li fece perdere li sentimenti, e posto poi nel suo cales spirò, che delli servitori che seco aveva niuno se ne avvide. E stato aperto il suo testamento fatto avanti della partenza, nel quale lascia che siano pagati i suoi debiti, ed alla moglie tre mila lire steriini d’entrata sua vita du rante. Per la morte di detto Sig.re vacano molte cariche di considerazione. L Ai miragliato di Scozia sarà dato al Duca di Iorch, la Giarrettiera l’ha avuta il — 87 — i Conte di Setptantom figlio naturale del Re nato dalla Duchessa di Crivelande. Di più ha ordinato Sua Maestà, che la Duchessa moglie del defonto erediti tutti li mobili e gioie del marito, e che vi siano accresciute tre altre mila lire steriini; quali saranno pagati da quelli alli quali Sua Maestà conferirà le cariche del fu Duca. Tanto il già Duca come' la Duchessa sono di Casa Stuarda parenti prossimi del Re, che per non aver avuto mai successori resta estinto questo Ducato. La Duchessa è di religione Cattolica; non ha gran dote, e per opinione comune porta il vanto di esser la più bella di tutte le Principesse d’Inghilterra. Quel poi, che si ha avuto di Olanda, è che il principe d’Oranges non vuole dare orecchio ad alcuna sorte di trattati, e che nella primavera sperano di aver un buon esercito in campagna pari a quello dell'inimico, risoluti li Stati di non spender danari nell’armata navale; ma solamente preparar trenta vascelli per guardare quelle coste. 11 Re ha mandato fuori l'ordine per la convocazione del Parlamento, che sarà alli 4 di febraro, rimanendo ognun sospeso che deliberazioni saranno pigliate, tanto circa li presenti moti di guerra, come per trovar la forma da cavare il danaro per darsi a Sua Maestà. E se bene non tocca al Parlamento di ingerirsi nelli trattati di guerra o di pace, credono alcuni però, che le due Camere unite siano per supplicare Sua Maestà di venire a qualche aggiustamento con li Olandesi. Il Re di Francia ha fatto offerire al Duca di Iorche la sua assistenza, e di maritarlo con qualsivoglia dama, che Sua Altezza Reale possa desiderare; pur che tralasci la volontà che ha di accasarsi con quella di Ispruch. La risposta, che ne ha riportato l’Ambasciatore francese, sono stati complimenti verso di Sua Maestà; ed ha concluso, che quando non si sposi con la Principessa di Ispruch, non piglierà altra moglie. Questo è di quanto ho stimato degno VV. SS. SS.me, e per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 26,- e 16 Genaro 1672-73. 69. Un nipote dell’Elettore di Magonza, inviato in questa Corte per offerire la mediazione del suo Sig.re a questo Re, ebbe venerdì sera udienza. Si tiene pei certo, che la medesima risposta fattale dal Cristianissimo le sarà parimente fatta da questo, ciò è, che per esser stato il Re di Svezia il primo ad offerirsi, nelle sue mani avevano posto le differenze vertenti fra la sua Corona e li Stati d Olanda. Per l’ultimi avvisi avuti da PHaia, si contentano li Olandesi di accettare la mediazione del Re Sveco, ma non già la sospensione delFarmi stimata per loro troppo disavvantaggiosa. Si dichiarano ancora, che prima di ogni altra cosa desiderano intender li motivi per li quali il Re di Francia le ha mossa la guerra, - SS — pei potei secondo quelli formarne l’istruzione da dare alli suoi Ambasciatori. Hanno ricusato per tener le conferenze la terra di Donchercem, ed invece di quella è stato nominato Anversa, Amburg, Francofort, Brumvich ed Ais la Siapella, e si crede che quest’ultima sarà accettata. Trattano quei Stati di fare una grossa levata di gente per la ventura campagna, e si dichiarano di voler arrolare 80 mila soldati a loro disposizione, restando malsodisfatti delli Imperiali e Brandeburghesi, quali, non ostante che no da loio pagati, poco le hanno profittato nei presenti bisogni. Questa maniera di trattare delli Stati è stimato qua per un onesto rifiuto di pace, e pare che abbiano speranza ne’ suoi confederati, e che siano per darle agiuti sufficienti per ricuperare il perduto, quando uniranno quelle forze con le loro proprie. E giunto parimente avviso, che le truppe di Brandeburgli si siano poste assedio di Verle (piazza dell’Elettore di Colonia nella Vesfalia), e che per il ^ Marescial di Turena faceva passare il Reno alla sua gente, e perche li Allemanni, levato l’assedio, avevano presola marcia verso l’inimico, cre e «he tra li due eserciti debba seguire qualche fatto d’arme; del quale ogni momento se ne sta attendendo la novella. inetto Re, che di buonora vuol preparare la sua armata navale, pei animare maggiormente li marinari ha mandato fuora un ordine col quale offe-lisce sei settimane di paga in donativo a tutti coloro che saranno pronti di arrotarsi e montar le navi del primo e secondo ordine, ed a quelli che serviranno net terzo ordine sarà dato il donativo di un mese. Di più promette ad ogni . Qaxo> che anolati una volta al servizio di un vascello, non saranno cam ..n altl°’ e c^ie Paga ordinaria comincerà dal giorno che averanno P c onath o, piuchè si ritrovino pronti all’imbarco nel giorno, che dal Gran Armiraglio sarà statuito. Si e dato ordine per levare otto reggimenti di infanteria, quattro nella Scozia, e quattro nell’Irlanda, ed il Colonnello Napier, del quale ho scritto altre e a Λ \ . SS. SS.me. C011 quegka occasione sarà impiegato. Questa Maestà paie c e sia resoluta, nella futura campagna, di tentare con un grosso di soldati il . . C° ne^a Zelanda, tanto più che, per corriere novamente venuto di Spagna, si intende come in quella Corte hanno disapprovato il tentativo fatto sopra ar oiè, volendo quella Maestà continuare la buona amicizia con questa, e non dare occasione che sia sciolta la lega tripli. Un espresso spedito dal cavalier Guasconi, che percausa del matrimonio ci questa Altezza Reale con la Principessa di Ispruch si ritrova a Vienna, porta aA\iso, che quell affare si ritrova in buon stato con speranza di avere in breve la conclusione. Sono stati carcerati due Olandesi, delli quali si aveva notizia che qui dovevano venire per seminar discordie in questa occasione che il Parlamento si deve radunare. — 89 - Un armatore olandese di otto pezzi di cannone si è impadronito di un vascello inglese di 86, che per l’Italia era caricato, essendo stata la perdita molto considerabile. Il matrimonio, che con la figlia della Duchessa di Crivelande una delle favorite del Re deve contraere il figlio del Gran Marescial, ancorché sia stato qualche tempo sospeso, ora se ne tira avanti il trattato, e dicono che il Re dichiarerà la sposa per sua figlia, e farà cavalier dell’ordine il sposo. Le differenze, che erano tra il Residente di Venezia e suo socero e socera, per non aver avuto questi parte del matrimonio di sua figlia, sono state aggiustate da questa Maestà. Si tiene per certo, che detto Sig.re sarà fatto cavaliere e naturalizzato inglese, e che quando non continui più la carica di ministro, sia per avere qualche impiego nella corte del Duca, tanto più venendo la Duchessa sposa. Il Sig.r Ambasciatore Fi nei, che deve andare in Costantinopoli e passare per costì, non è ancora pronto alla partenza, avendomi detto che nel suo viaggio ha da passare per Turino, e complimentare quella Altezza, e l’istesso deve fare con quella di Toscana, quando da VV. SS. SS.me si sarà licenziato. Questo è di quanto mi occorre dare notizia a VV. SS. SS.me, con permissione delle quali mi sottoscriverò, ecc. Londra li 2 Febraro, e 23 Genaro 1672-73. 70. In altra mia a questa antecedente scrissi a VV. SS. SS.me come erano stati carcerati due Olandesi per sospetto di spie, uno de’ quali è dottor di legge e molto cognito del Re. Ora soggiongo, che altre volte costui è stato in Londra di dove ebbe il sfratto per ordine di Sua Maestà, come uomo sedizioso e che della sua persona parlava poco bene. Quando è stato arrestato vi hanno trovato nella saccoccia una lettera credenziale sottoscritta dal Sig.r Faghel pensionarlo di Ansterdam; con la quale assicura tutti coloro che tratteranno seco, della sua fedeltà e segretezza. Il Duca di Loderdel ed il Segretario Conventri di ordine di Sua Maestà sono andati lunedì mattina alla Torre per esaminarli, e colui che ha la lettera, si scusa con dire, che dalli Stati ha ottenuto la lettera suddetta per trattare con il Re ed impetrarne la pace, e perchè della sua intenzione altro non ne possono cavare, sono resoluti di venire ai tormenti, quali per le leggi del Regno non si possono dare se non per conspirazione contro la propria persona del Re. Li Olandesi vivono con questa speranza, che il Parlamento voglia supplicare il Re per la disposizione della pace; ma qua, per quel che si conosce, non vi si scorge alcuna sorte di inclinazione. Per l’impresa di Carlorè tentata dalli Spagnoli, l’Ambasciatore Inglese ebbe dalla Regina di Spagna l’istessa risposta, che fu data a quello di Francia: — 90 — cioè, che Sua Maestà 11011 poteva esser arbitra delli affari del Principe di Oranges per la lontananza, e che per quel che spettava al governatore di Fiandra, averebbe dato ordini precisi a ciò si mantenesse in stato, che Sua Maestà Britannica continuasse nel suo vigore la lega Tripli. Di questa risposta, come assai dubbia, e 11011 molto sodisfatoria, i Francesi 11011 ne restano intieramente appagati, ma questo Re, che con la Spagna vuole mantenere l’amicizia, se ne dichiara sodisfatto. Portano le lettere di Spagna, che nella baia di Cadici ed altri mari circonvicini, navichino alcuni vascelli francesi armati in guerra per impadronirsi di qualcheduno di quelli della flotta in recompensa della nave di Sanmalò, che fu incendiata; dal che si conosce che la Corona di Francia inclina alla rottura con la Spaglia, e di già le averebbe mosso la guerra se questa Maestà volesse secondarla. Non mancano li Spagnoli di far buone provvigioni di vascelli armati per mandarli ad incontrar la flotta, tra quali vi saranno quattro Olandesi con bandiera di Spagna; avendo intanto spediti diversi petacci per darle avviso di quanto sospettano. Del matrimonio della Principessa di Ispruch non se ne sente parlare, 11011 ostante che il Cavalier Guasconi abbia spedito nuovamente in questa Corte un suo cameriere, e dicono che l’imperatore desidera che questa Maestà le invij un Plenipotenziario con autorità assoluta di poter aggiustare tutte le differenze, e levar l’occasione che ogni giorno sorghino nuove pretensioni. L’altra notte si è acceso il fuoco in una casa nella città, qual non si potè estinguere che prima non ne restassero venti incenerite. Una di queste serviva per l’archivio dell’armamento marittimo, e non fu poco di salvare tutte le scritture. Oggi con un digiuno si celebra la morte del Re Carlo primo, ed in tutte le chiese predicano il suo martirio. Martedì, che sarà li 4 Febraro, il Parlamento darà principio a radunarsi, restando l’animo di ogni persona sospeso per veder a quali resoluzioni si appiglierà tanto per provvedere il Re di danaro, come in altri particolari che sono di molta conseguenza; e di tutto quello si anderà trattando, VV. SS· SS.me ne saranno pontualmente ragguagliate. Per fine con ogni rispetto mi sottoscrivero, ecc. Londra li 9 Febbraro, e 30 Gennaro 1072-73, 71. A causa delli mali tempi 0, come altri dicono, per esser trattenute le lettere 111 questi porti, si passano le settimane intiere senza li soliti ordinar), e come, che dalli progressi delli Francesi dipendono le resoluzioni di questo Regno, per tanto non si sentono novità di conseguenza, e quelle poche che vi sono, si ristringono alle seguenti. -Si- Ha deliberato Sua Maestà, che il Duca di Iorche non vada per questa campagna al mare, ed in sua vece farà la fonzione di comandante il Principe Ruberto suo cugino. Si darà l’ordine per allestire 60 vascelli, e con 40, che saranno mandati dalli Francesi, si formerà un corpo di cento vele; tenendosi per certo, che li Olandesi, quando si risolvino di far armata di mare, non arriverà a questo numero. Sono di- già state distribuite diverse patenti per levare infanteria, ed altre si daranno fuori fra pochi giorni, e la gente, che nuovamente si assolda, è per otto mesi solamente. Del matrimonio della Principessa d’Ispruch ogni giorno se ne fanno discorsi varj; è ben certo, che l’ambasciatore di Spagna prese licenza dal Re di non parlargliene più in l’avvenire, ma Sua Maestà le replicò due volte che si farà: ed il Milor Piterbur, che deve andare ambasciatore a Vienna, aspetta l’ultimo ordine, che non doverei ibe tardare più molto. Alli due Olandesi carcerati per sospetto di spie, non son stati dati tormenti, nè . vi si possono dare per le leggi del Regno, e quando saranno stati per qualche mese prigione vi sarà data la libertà. Sono sei giorni che la Regina è stata sorpresa da qualche accidente’ di febbre, dubitandosi ora che possa resolversi in quartana o terzana. Martedì, giorno delli 4 febraro secondo questo stile, si assemblò il Parlamento, e nella Camera delli SS.ri comparve il Re secondo il solito con manto e corona reale. Sua Maestà non fece orazione per l’apertura di esso, per non aver la Camera del Comune il suo Oratore, e per intelligenza di questo capitolo con un altro lo spiegherò. Presede nella Camera del Comune un dottore con il titolo di Oratore, e questo è quello, che propone le cause suggeritele, e mantiene l'ordine nella detta Camera. Quando si apre il Parlamento l’Oratore va nella Camera delli SS.ri e, fermatosi alla porta della sbarra, sente il discorso del Re, che poi è accompagnato con maggiore ampiezza dal Cancelliere, concernente il motivo per il quale sono stati chiamati; lo riporta alla sua Camera a ciò restino del tutto informati. Ora, perchè il vecchio Oratore fu fatto giudice, per tanto il Re fece chiamare i SS.n della Camera bassa alla sua presenza, e datole ordine per il nuovo Oratore, che assai subito fu eletto, e da Sua Maestà approvato, li avvisò per il dopo disnare del seguente giorno. Per l’elezione suddetta era nella Camera bassa qualche confusione; poi che la maggior parte non volevano, che alcuni SS.rì eletti novamente parlamentarj dessero il loro suffragio, con asserire che le terre o provinole per le quali erano stati eletti, non avevano l’ordine necessario, pretendendo che ciò non possano fare senza un atto del Parlamento quando qualcheduno di loro muoia, ed in sua vece bisogni sorrogarne un altro. Mercordi poi, radunatosi il Parlamento, il Re palesò la sua intenzione, ed il motivo per il quale era stato chiamato; che poi, ampliato dal Gran Cancelliere, si ridusse tutta la sostanza essenziale a tre punti principali. Nel primo Sua Maesta domando danari per tirare avanti la guerra cominciata contro li Olandesi, rappresentandoli l’occasione, che quelle Provincie le avevano dato per il rispetto perdutole, e che se avesse avuto danari per far levata di gente ormai sarebbe finita; poi che li averebbe mandato in quelle parti un esercito, che di una gran parte dell’Olanda si sarebbero impossessati. In secondo luogo si estese assai per la libertà di coscienza data alli Cattolichi, e disse, che dopo aver bene esaminato 1 affare, ha trovato esser questo l’espediente più proprio per man-tenei la pace fra li suoi sudditi, e che della sua resoluzione adesso se ne vedono li buoni effetti, soggiongendo che li Cattolichi sono sempre stati fedelissimi a lui ed al suo padre, e che non deve proibirle l’esercizio della loro religione, concludendo per ultimo, che di questa pratica non vuole che se ne parli, come quella che sarebbe totalmente contraria alla sua volontà ed alli suoi ordini. Per terzo disse, che per li eletti di nuovo al Parlamento, ciò era seguito con le sue lettele, e che vedessero di trattare il tutto pacificamente per evitare li rumori, e si come procurava di conservare al popolo i suoi privilegi, cosi voleva che aves-&eio considerazione della sua persona, e li prestassero quella ubbidienza e ìispetto dovutole; e questo finito il Re si ritirò. Hanno subito ogniuna delle due Camere eletto quattro deputati per inviai li a bua Maestà, e renderli le dovute grazie per esser stati chiamati, e questo complimento è stato fatto questa mattina. Per la dichiarazione fatta da Sua Maestà a favore delli Cattolichi, si tiene per certo che in l’avvenire non si sentii anno più tanti strepiti, e che la Camera bassa, che pareva che non avesse altro affare che contro di essi, adesso sia per restar quièta, e l’istesso faranno nella Camera de’ SS.n li Vescovi, che mal volontieri vedono augumentare la Cattolica Religione. Nella Camera del Comune vi fu qualcheduno che cominciò a parlare conti o il nuovo gran Cancelliere, non so se per odj privati o forse perchè que sto Sig,re ha dato alla stampa un libro a favore del Re per la già data libeità di coscienza; ma ora essendosi sentita la mente di questa Maestà si crede, che il Parlamento non sia per trattare cosa alcuna contro la sua volontà, e che cei cheià solamente il modo di darle un buono donativo. Questa è la sostanza di quanto sin ora è seguito, e si come il discoi so del Re come quello del Cancelliere sono soliti darsi alla stampa, se ciò seguila, del già fatto ne manderò a VV. SS. SS.me una copia rapportata in lingua Italiana, che per esser assai copiosa appagherà maggiormente la curiosità di VV. SS. SS.me. Oggi ho inteso l'arrivo del Cavalier du Tel, e per esser giorno di posta non sono ancora andato a trovarlo, il che seguirà domattina. Con buona licenza di VV. SS. SS.me mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 16, e 6 Febraro 1672-73. — 93 — ^ ' l)(,po scritto ho inteso che la Camera bassa ha dichiarato nulla l’elezione delli loro colleglli nuovamente fatti, volendo che sia detta elezione rinnovata, non posso ancora immaginarmi se questo atto potrà piacere al He, 72. Con li soliti favori di VV. SS. SS.me mi pervengono due s"ie in data de’ 20 Genaro; in 1 una e l’altra de’ quali mi ordinano la maniera di contenermi circa quello che si discorrerà per li assicuratori di costì, e come ho da portarmi col colonnello Napier. Di questo ultimo affare io non posso rispondere cosa alcuna presentemente sino a tanto che io non veda il detto Sig.re Colonnello, e con mantenerlo in speranza non concluderò nè scioglierò il trattato senza li precisi comandi di VV. SS. SS.me. E perchè in questo punto che stavo scrivendo ho ricevuto da Amsterdam una lettera del Sig. Stefano de Andrea, con la quale mi dà parte dell’ordine di VV. SS. SS.me circa l’ottenere un passaporto dal Principe di Oranges (per la gente che si tenterà di levare, ed inviarla costì quando ve ne sia l’occasione) e dicendomi, che per non aver lettere a Sua Altezza dubita di incontrare qualche difficultà; io le ho risposto quanto di- presente mi è venuto in pensiero, ciò è che venendo l’occasione di cercarlo io gliene darei subito l’avviso, e potrebbe domandarlo a mio nome con rappresentare a Sua Altezza, che, avendo io avuto ordine di inviare in coteste parti qualche poca quantità di soldati per difesa della nostra patria, ho stimato necessario di darne a lui l’avviso a ciò ne procuri da Sua Altezza un passaporto. Ho scritto in questa conformità stimata da me per la migliore, e per levare l’occasione delle differenze che possono incontrarsi nella forma del scrivere, rimettendo però il tutto sotto la buona, e benigna correzione di VV. SS. SS.me. Dell’istesso motivo per il quale il detto Sig.re de Andrea mi ha scritto ne darà con sue a YV. SS. SS.me avviso, altra fine non avendo avuto, che di voler intendere da me se il trattato era avanzato assai; poiché allora ne averebbe fatto l’instanza con Sua Altezza; e quando, che non, scriverà prima a VV. SS- SS.me quanto gliene occorre. Non tralascierò di soggiongere, che, venendo l’occasione, il Principe vorrà aver notizia delle navi e suoi capitani per nominarli nel passaporto; e di questo sarà mia incombenza (quando si rappresenti l’occasione) di provvedere al tutto nella forma stimata da me migliore, per fare che VV. SS. SS.me restino puntualmente e fedelmente serviti. E intanto raccomandandomi sotto la buona protezione di VV. SS. SS.me; piglierò l’ardire di sottoscrivermi, ecc. Londra lì 23, e 13 Febraro 1672-78. — 94 — m. Le grazie ed onori, che in questi tempi VV. SS. SS.me hanno participato a tanti nobili e meritevoli Cittadini, mi hanno dato sicurezza ed ardire di fare anc01 io comparsa (nella presente occasione) con questa mia a piè di cotesto Se-lenissimo Irono, ed umilmente supplicarli della continuazione de’suoi soliti comandi e favori. Onde è che avvicinandosi il tempo, che deve terminare il fine della mia condotta, piglio ardire di supplicare umilmente W- SS. SS.me della continuazione di questa. E si come io conosco benissimo la tenuità del mio ingegno poco capace per servire una si grande e nobilissima Repubblica, confidato nulladimeno nella pietà e benignità di VV. SS. SS.™ sono persuaso di ottenerne la giazia. E se bene io sono certo, che ogni altra persona supererà me di sa-peie, 11011 mi avanzerà però già mai di affezione e buona volontà. Io non metterò in discorso quanto da me sarà stimata la grazia di VV. SS. SS.111©, e tralascierò ancora di dire, che questa sarà più tosto un attestato della di Λ Λ . SS. SS.me benignità, che per alcun merito dell’umilissima mia ser-' itù, poiché non a\rendo io concetti di spiegare a pieno le mie obligazioni le di-mosti eiò con uno umilissimo silenzio, e mi basterà solamente di assicurare VV. SS. SS.me, che della grazia che si compiaceranno concedermi, non se ne estinguerà già mai in me la memoria, e che sempre vivo, e vi vero, ecc. Londra li 23, e 13 Febraro 1672-73. 74. Fu vero che la Camera del Comune dichiarò che li eletti novamentc nel Parlamento non erano stati bene eletti, si come con una poscritta ne diedi avviso a VV. SS. SS.me con l’antecedente ordinario; ma è benvero che il Re *i dichiarò, che quando alla Camera questo tocchi, non voleva levarle il suo privilegio. Quello poi che più d’ogni altra cosa poteva turbare Sua Maestà fu, che nella detta Camera si parlò grandemente contro la libertà data alli Cattolichi, e dopo varj discorsi di due giorni, hanno deliberato di supplicare il Re pei’ le· vaie questa libertà; ma non hanno avuto ardire di farne atto di Parlamento, e come che questa forma non pregiudica in cosa alcuna il già fatto decreto del Re, quando anderanno a parlargliene li licenzierà con buone parole si come ha fatto le altre volte. Non cessano però tuttavia questi tumultuarj di non fare il possibile contro il suddetto decreto, e minacciano ancora, che al Re 11011 daranno danari se non leverà via questa libertà; ma le persone più sensate tengono per certo, che quando la detta Camera volesse forzarlo a questo, che Sua Maestà — 95 — scioglieiebbe il Parlameli®, e farebbe fare elezione di un altro quando lie avesse il bisogno, ed intanto continuerebbe a riscotere per sempre le imposizioni, che devono finire a tempo determinato. Il lai lamento ha determinato di dare al Re 70m lire steriini il mese per mesi IH, e questi serviranno per la continuazione della guerra contro l’Olanda. Sin oia non si è ancora parlato di altra somma, e della maniera di levarlo, per non essersi le Camere radunate a causa di questi giorni carnevaleschi; poiché, se bene li protestanti non osservano quaresima, ad ogni modo non tralasciano il carnevale. I 11 Milor Peterbur, che deve partirsi per Vienna a causa del sposalizio di Sua Altezza Reale, ha ricevuto una gran parte del danaro per mettersi al- 1 ordine, dal che si tiene per certo che sarà concluso il matrimonio. L stata qualche discussione tra la compagnia delli mercadanti di Levante per la venuta che deve fare costì il Sig.re Ambasciatore Finci; poi che quelli di Costantinopoli non avendo alcuno interesse in Genova, non hanno voluto contribuire se non la spesa ordinaria, che sono soliti dare alli Ambasciatori, e le spese che Sua Eccellenza farà costì, caderanno tutte sopra quelli solamente che vi hanno interesse. La Regina per la Iddio grazia si porta assai con buona salute, non ostante la qualità mala de’ tempi, che freddi ed umidi secondo il solito del paese si portano. E perchè la stagione ne rende scarsi di novità, farò fine con sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 23, e 13 Febraro 1672-73. 75. Sono stato a visitare il Cavaliere du Tel, quale di cose diverse ha tenuto meco un lungo ragionamento. Il primo discorso fu della galera costì fabbricata, e le difficilità che in quindici giorni di dimora fatta in Genova ha incontrato senza alcuna sorte di conclusione. Si duole di non aver trovato mai forma per aver imprestito dei remini, ancorché si obligasse di farne venire da Napoli maggiore quantità, e che l'ornamento della poppa sia troppo dispendioso, e concluse che in ogni picciola cosa si incontrano difficultà così grandi, che ora che dell’affare deve venire alla conclusione, si perde talmente di animo, che non stima di venirne mai alla fine. Mi ha narrato le facilità ritrovate in Fiorenza, e l’assistenza fattale dare da quel Gran Duca, e la prestezza con che è stato spedito, non ostante la presente mala congiuntura de’ tempi. Se questo Sig.e ha parlato con Sua Maestà nella forma che ha discorso meco, si come io ne dubito, non ha fatto alcuno beneficio; è ben vero, che talmente l’ho reso capace e fatto conoscere quanto siano diversi li affari delle Re- — 96 — pubbliche dal governo di un Principe assoluto; poi che nelle Repubbliche vi vuole la sodisfazione di molti, quello che nel li Principati basta la volontà di un solo. Vi è un’altra cosa ancora, che più della prima mi ha dato qualche fastidio, ed è un certo discorso, che va per la Corte, che in Genova tutti sono per la nazione Olandese contro li Inglesi, e credo che di questo ne sia stato 1 autore il detto cavaliere; ma questo non mi è difficile di farlo svanire, e dissuadere coloro, che hanno tale impressione; poi che, come io dico, bisogna far sempre distinzione dalli particulari e private persone al governo pubblico, tanto più in una città libera ove ogni uno discorre secondo il proprio interesse, e per confirmare il mio discorso le metto avanti l’esempio delli istessi Inglesi, una gran parte de quali biasmano questa guerra, e pure si tollerano, poiché 1 interessi delli Principi sono diversi da quelli delli particulari. Il detto Cavaliere mi disse come il Gran Duca aveva fatto un presente della galera a Sua Maestà, e questo seguì sopra di una voce sparsasi, che VV. SS. SS.m.· di quella, che costì è stata fabbricata, gliene avevano fatto un do-nativ o. Non tocca a me di entrare in discorso sopra detto particulare; è benvero che sono certo, che l’animo di VV. SS. SS.me è eguale a quello di qualsivoglia Re, e supera di gran lunga quello di qualsivoglia Principe, e l’affabilità e bontà di questa Maestà merita, che le siano fatte tutte le facilità e cortesie immaginabili· Nel suo arrivo ha trovato qua una lettera con la quale ha inteso il consenso datole da V V. SS. SS.me per fare finire la galera nella Darsena, che da Sua Maestà è stato molto gradito. Io non ho veduto più il detto Sig.re, ed oia che sono finiti questi giorni di carnevale, penso di trovarlo alla Coite, e di quanto intenderò VV. SS. SS.me ne averanno intiera notizia. E finirò con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 23, e 13 Febraro 1672-73. 76. È tuttavia mal sodisfatta la Camera del Comune per la libertà data da Sua Maestà alli Cattolichi, e per la sua dichiarazione fatta nel Parlamento, onde è che una gran parte de’ sediziosi fanno giornalmente rumore, non ostante che ve ne siano quantità, che sostengono l’ordine Regio. Si dichiarano costoro, che volontieri averebbero data la tolleranza, quando Sua Maestà 1 avesse ricer cata, e che sono pronti a darla con qualche limitazione. Venerdì tutta la detta Camera, nemine discrepante, accordorno la tolle ranza a tutte le sette, eccetto che alla Cattolica Romana Religione. L artificio di costoro è bene a tutti noto, perchè, si come prima non volevano che si esercitasse nel Regno se non la religione protestante, e li presbiteriani, de quali ve ne sono assai nel Parlamento, dubitando che se le leggi contro li Cattolichi frissero messe in esecuzione, sarebbe seguito poi l’istesso contro di loro ; per — 97 — tanto si unimo nell altro Parlamento con li Cattolichi, a ciò non lasciassero passare il pioposto, si come seguì; ed ora, che a quelli la Camera bassa le ha accordato 1 eseicizio libero, non curandosi più delli Cattolichi, vi si mostrano contrari, ma queste avversioni saranno di poca insistenza, se il Re vorrà mantenere il suo decreto si come mostra di voler fare. La detta Camera ha fatto instanza al Re per una udienza, quale vi è stata accoidata per mercordi dopo disnare. L’affare per il quale desidera l’udienza è per la materia suddetta, onde è che ogniuno vive curioso per intendere quale sarà la risposta. Monsù di Branfort, che deve comandare ad una compagnia di cavalli che va in Ϊ rancia, partì li giorni passati con un bel equipaggio, e lunedì per la contrarietà de’ venti è stato necessitato a tornare a dietro con pericolo di affogarsi, e trenta de’ suoi cavalli per il grande patimento sono morti. Le tempeste in questi mari sono state più frequenti che mai, e quantità de’ vascelli di diverse nazioni si sono sommersi. La Camera del Comune andò mercordi dopo disnare all’udienza accordatole dal Re, ed il suo Oratore le diede parte che la Camera, secondo l’intenzione di Sua Maestà, aveva concesso il libero esercizio alle .religioni, ma non alla Cattolica, e che quando Sua Maestà voglia tollerarla ne è padrona; ma che il darle cariche militari ed impieghi pubblichi non poteva farlo, per esser questo contro le leggi del Regno. Sua Maestà rispose, che questo era un affare molto importantissimo, e che aveva bisogno di matura considerazione, e che l’averebbe esaminato; a questa maniera li licenziò. In tanto il Parlamento non puole tralasciare di tirare avanti la pratica del danaro da darsi al Re, e la considerazione sopra l’affare della Religione an-derà molto alla lunga; poi che assolutamente dicono alcuni, che quando il Parlamento presista in volere fare dichiarare il Re, che Sua Maestà sia per scioglierlo, e fare eleggere un altro, quando ve ne sia il bisogno. Sono state date fuora le patenti per le levate delli nuovi reggimenti, e non si sente altro per la città, che la battuta del tamburo. Quindici navi inglesi, che dalli porti di Spagna venivano cariche di vini, frutti, ed altre merci, mentre navicavano in questo canale, sono state assalite da tre armatori olandesi, che di 14 si sono rese padroni, e la perdita si rende molto considerabile. Deve partire fra quattro o cinque giorni al più tardi il Milor Pi ter Bur mandato ambasciatore a Vienna per concludere il matrimonio tra questa Altezza Reale e la Principessa di Ispruch; se bene l’Ambasciatore di Spagna stima per certo, che non si debba venire alla conclusione. Il Sig.r Cavalier Fiuci, destinato alla Porta del Gran Sig.e per Ambasciatore, e che deve passare per Genova, non ha ancora ricevuto i suoi dispacci, e per quanto intendo non si metterà in viaggio, che verso la fine di marzo. 7 — 98 — Corre voce assai segreta, che il Re voglia, che una delle compagnie delle sue guardie sia di cavalli francesi, si come quel di Francia ne averà una di cavalli inglesi; e quando pure Sua Maestà abbia questo desiderio, non la farà adesso, che vi è il Parlamento. L· arrivato in questo punto di Francia il Duca di Manomot, e dicono che abbia condotto seco la compagnia di cornicili italiani, che erano in l· rancia. Li niercadanti inglesi, che abitano nell’isola di Surat nell’Oriente, hanno scritto a questi, che sino a nuovo ordine non inviino più mercanzie in quelle parti, per essersi un rubelle del gran Mogor sollevato contro il suo Sig.re, e ìottolo in tre battaglie; e perchè alcuni sudditi del detto si sono retirati con il loro avere nella nominata Isola, il rubelle addimanda una grande contribuzione, che non potendola pagare dubitano di esser saccheggiati. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e per non aver più che soggiongere, finirò con sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra il 1« Marzo, e li 20 Febraro 1672-73. 77. In esecuzione delli comandi di VV. SS. SS.me circa la maniera, che devo contenermi col colonnello Napier, dirò averlo veduto, e seco trattato della forma di levare li soldati quando se ne rappresenti l’occasione. Mi ha risposto, dopo aver considerato minutamente la pratica, che a lui non è possibile di far partito più avvantaggioso di quel che ha offerto; poi che, se bene si esamina 1 affare, dice, che la spesa non è esorbitante; poi che quasi tutto il danaro si spende per il viaggio, vitto e vestito, e che quando vi sia persona che voglia intraprendere il trasporto a sue spese, che allora ne sarà molto contento, bastando che a lui si paghi solamente la levata. E che per il soldo, che dal giorno che sono imbarcati doverebbe cominciare, questo lo rimette al piacere di VV. SS. SS.me Io non ho voluto per ora darle altra risposta; desideroso di informai mi prima quanto si spenderebbe per testa quando vi fusse occasione di trasportale costì soldatesche, e se troverò maggiore avvantaggio di quello tratterà di fai e il Colonnello le imbarcherò a conto di VV. SS. SS.me quando ve ne sia il bisogno. Intanto, desideroso de’ suoi comandi, mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra il 1.° Marzo, e 20 Febraro 1672-73. 78. Ho l’onore di ricevere due di VV. SS. SS.me in data di 13 febraro, in una de’ quali, vedo come VV. SS. SS.me con la solita sua prudenza non hanno stimato bene di cambiarne il carattere; onde io, conformandomi totalmenti alli — 99 — ben mieli ι < i . ^S. SS.^, ne resto appieno sodisfafcto. E si come con una antece en e eh questa ho preso l’ardire di inviare a VP. SS. SS.me una mia supplica per la con finizione della carica (quando VV. SS. SS.me con ]a ]oro solita benignità stimassero di farmene la grazia) gliene conserverò sempre perpetua ed umilissima obligazione. Per l’informazione poi, che VV. SS. SS.me mi trasmettono, delle preten-C0Stl hanU0 11 ln§lesi negozianti, con altra a parte, ne darò a VV. Sb. SS. intieio ragguaglio; bastando questa solamente per attestazione dell’in-finite giazie, che ìendo a VV. SS. SS.me di tutto quello che si sono compiaciuti e si compiaceranno di concedermi. Pei fine piglierò l’ardire di sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 9 Marzo, e 27 Febraro 1672-78. 79. Sono di già alcuni giorni, che io vo procurando di divertire questa Ambasceria, che deve fare costì il Sig. Gio. Finci, ed averei speranza di venirne alla fine, se questa dipendesse più dall’elezione del Re che da alcuni mercadanti; poiché, si come Sua Maestà non entra a parte nella spesa che deve fare il detto Ambasciatore, ma resta sola appoggiata ad alcuni particulari,,quelli stimano di cavarne ι loro avvantaggi maggiori, quando il detto Sig.re si trasferisca costì. L informazione da VV. SS. SS.me trasmessami di quanto era seguito delli pretesi danni domandati al Sig. Gio. Francesco Sauli, mi è stata cara; poi che adesso posso rispondere senza trattenermi sopra la generalità, ed è ben vero, che quella somma non è di tale quantità, che meriti una ambasceria; e mentre di questo parlava, mi viene riferto, che li detti mercadanti Inglesi hanno costì un credito che passa 150 mila scudi. Confesso che sentendo una così rilevante somma sono restato sorpreso, e per maggior informazione mia ho accordato di ritro-vaimi sabato mattina con li mercadanti che pretendono di esser creditori, e secondo quello che mi sarà detto opererò. In tanto, in esecuzione delli commandi di VV. SS. SS.me; procurerò di fare tutto il possibile per divertire detta Ambasciata, e di quello anderà seguendo VV. SS. SS.me ne saranno pienamente informati; e per fine mi sottoscriverò umilmente, ecc. Londra li 9 Marzo, e 27 Febraro 1672-73. 80. La Camera del Comune continua tuttavia i suoi soliti rumori contro li Cattolichi, e si dichiarano di non voler passare il danaro promesso a Sua Maestà, quando la libertà di coscienza datale non venga levata via o in qualche parte — 100 — moderata. Il mezzo termine trovato dal Re, quale disse che pei esseie affare molto importantissimo aveva bisogno di qualche pensamento, non ha punto placato l’animo di quelli sediziosi, anzi, divenuti più che mai arroganti, riattavano sabato mattina di assegnarle due giorni di termine per la risposta. Questa proposizione, fatta da alcuni gentiluomini della campagna, non piaceva a quelli della Corte, riprendendola come cosa molto incivile, e volendola sostenere questi, risposero i primi, che ancora loro sapevano che cosa era civiltà, e sopra di questa parola seguì fra di loro una lunga contenzione. Lunedì mattina assemblatasi di nuovo la Camera, mentre stavano fra di loro altercando, vi comparve una lettera del Re, la sostanza della quale era, che avendo con una sua dichiarazione posto la pace nel Regno, aveva messo la dissensione fra di loro, e che quando pure trovassero qualche migliore espediente del suo, che sarebbe pronto ad abbracciarlo. Questa lettera acquietò un poco il rumore, e prima di mandare a rispondere a Sua Maestà vogliono considerarla bene. Nella Camera delli SS.ri non si tratta sin ora di cosa alcuna, dipendendo il tutto da quello che determinerà la Camera bassa, quale dopo la morte del fu Re lia preso tanto ardire, che mostra di voler farsi legislatrice in tutti li affali del Regno. Li presbiteriani, de’ quali ne sono assai nella detta Camera, pei non daie il danaro al Re pigliano il pretesto della religione; poiché mal volontieri vedono far la guerra alli Olandesi affezionati a loro per la medesima credenza, e non mancano ancora delli altri che fomentano detta discussione, non le piacendo la lega che Sua Maestà continua con la Francia. Vi è chi ha pigliato la nota delle perdite, che hanno fatto li Inglesi nella presente guerra; e trovano, che ascen dono ad un milione e trecento mila lire steriini.. Il Milord Piter Bur deve partire lunedì per Starburgh, e colà si tratterrà sino a tanto che la conclusione del matrimonio sia aggiustata, e quando per qualche strano accidente non se ne venisse alla conclusione, questo Sig.lL non verrà in Inghilterra, che non conduca a Sua Altezza una moglie, o sia allemanna o sia francese di nazione. Mercordì la Camera bassa dichiarò che la libertà di coscienza data Re alli Cattolichi è un atto contro le leggi, ed in questo medesimo sentimento vorrebbero che vi concorresse la Camera alta, quale sin ora, come ho detto, non ha fatto alcuna deliberazione. Questo affare per quanto si va scorgendo non piglia buona piega, e se il Re non fusse armato, potrebbe causare qualche gian disoi dine. Nel Consiglio di Sua Maestà vi sono li più prudenti SS.ri del Regno, e con tutto questo non si puole congietturare ancora che evento sia pei avere una cosa di tanta conseguenza, e se il Re presisterà nel suo decreto nella maniera che presiste la Camera bassa di volerlo buttare a terra, dicono che Sua Maesta sarà forzata di licenziare il Parlamento e di comandare più con le ai mi, che con le leggi. — 101 - L Ambasciatore di Francia, vedendo insorte queste difficultà fra il Re ed il Parlamento, dubita che si sconcerti l’affare del suo Re; poi che, quando a Sua Maestà le Camere non le somministrino del contante, il peso l’averà da portare tatto quel di Francia, quando voglia unitamente con questo proseguire la com-minciata guerra contro l’Olanda. Questo è di quanto mi occorre dare notizia a VV. SS. SS.10·3, che come punto di grandissima conseguenza non dà l’adito ad altre novità. E per fine mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra, li 9 Marzo e 27 Febraro 1672-73. 81. Tutto quello che ho potuto operare sin ora circa la venuta costì del Sig. Ambasciatore Finci, è che questo Sig.re non averà alcuna sorte di carattere, ma come un gentiluomo privato porterà una lettera di Sua Maestà per vedere di trovare qualche sorte di aggiustamento tra li negozianti di cotesta piazza, e quelli del Re suo Sig.re . Io so certo che a questo gentiluomo dispiacerà grandemente di non poter fare quella figura che già si era dato ad intendere, e che meco aveva discorso più volte, per esser uomo assai ambizioso; per altro è trattabile, civile, e che resta appagato dalle ragioni. Ha per suo camerata il Cavalier Bees dottore in medicina, quale ha dimorato seco in Italia per il spazio di 22 anni, e non fa mai oosa alcuna che seco non la consigli. Per ammovere totalmente la sua venuta costì ho procurato di parlare con li mercadanti interessati, capo de’ quali è il Sig. Gol. uomo assai loquace, di religione calvinista, e che le Dominiche non fa altro che predicare in sua casa a quelli della medesima religione. Questo uomo ha parlato meco querelandosi sempre, come è solito delli Inglesi, che nella fine del loro discorso si danno ad intendere di essere il sollievo del mondo, e che senza i traffichi loro tutti perirebbero. Ho tentato di raddolcirlo quanto ho potuto, ma le mie parole non sono state di alcuno frutto, dicendo esser creditore di 12 mila lire steriini, quali per mezzo di Sua Maestà pensa di riscotere. Mi ha detto, che li Inglesi di costì sono fattori della compagnia, e che VV. SS. SS.me hanno ordinato che l’Ecc™0 Sig.re Gio. Luca Durazzo pigli in nota tutti i loro crediti. Io intanto non mancherò alle mie parti, e divertire affatto la venuta di detto Sig.re se sarà possibile; ma come che dipende più dalli mercadanti che dal Re, non so quello me ne possa promettere, avendomi confirmato ristesso il Segretario del Milord Arlentom. E con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 16, e 6 Marzo 1672-73. — 102 — 82. Si trattiene qua tuttavia il Cavalier du Tel, che aspetta il danaro per finire l’armamento incomminciato delle galere, e molto le dispiace queste differenze seguite nel Parlamento, che possono causare qualche dilazione. Si è dolso con il Re, che avendo fatto compra de’ schiavi a Malta, quel Gran Maestro le ha fatto pagare la tratta di venticinque scudi per ciascheduno contro la consuetudine praticata con le due Corone; il che ha fatto che il Re, con una sua lettera, ne ha passato doglianza con quel Gran Maestro. Mi ha detto di aver ricevuto una lettera dal Mag.co Giorgio Legat, con la quale le da parte come VV. SS. SS.me le hanno proibito di fare delli buonavoglia; al che risposi, che trovandosi VV. SS. SS.me tuttavia impegnati in una guerra, dovevano pensar prima al proprio interesse che al bisogno altrui, e che quando il tutto sarà aggiustato, si come io spero, che allora Sua Maestà conoscerà quanto la Rep.oa SS.ma incontri volontieri l’occasione di compiacerlo. Il detto Cavaliere conosce la difficultà grande in volere armare galere senza forzati, ed ha dato ordine di mandare a Malta per far compra di altri schiavi, e la galera fabbricata costi pensa di condurla a Tanger, e colà armarla se sarà possibile. E non avendo più che soggiongere in questo particulare, mi darò l’onore di sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 16, e 6 Marzo 1672-73. 83. La bontà di questo Re e la sua dolce natura porge maggiore occasione alla Camera del Commune di portarsi ogni giorno più insolentemente contro la sua autorità, e non ostante che Sua Maestà abbia nella detta Camera quantità di suoi servitori e persone da lui beneficate, ad ogni modo godono grandemente di opporsi alla sua autorità e di voler contradire li suoi Reali decreti. Giovedì mattina questa Camera si portò di nuovo dal Re rappresentandole, che quando Sua Maestà voglia che sussista la data libertà di^ coscienza, è un contravvenire alle leggi del Regno, e lo pregorno di avere sopra di ciò considerazione; ed in poche parole, con la risposta datale altre volte, li licenziò dicendole che questo era un negozio di molta considerazione. Costoro non sodisfatti di quanto Sua. Maestà le aveva detto per la seconda volta, anzi più che mai arditi, venerdì mattina fecero un ordine, che li Cattolichi non godino privilegi di sorte alcuna, e che siano privi di tutte le cariche tanto civili come militari, e con tanta allegrezza e confusione passorno questo affare, che rassembravano più tosto un sedizioso popolo, che un ordinato consiglio. — 103 — Sabato comparve il Re nella Camera Alta, e dato parte a quelli SS.ri delli mali portamenti della Camera del Commune, e quanto si dismostrava verso la sua R^al pedona mxle inclinata, desiderò di sentirne il loro parere. Questi tutti unitamente si offersero di volere conservare i privilegi a Sua Maestà e detestando la maniera del procedere della Camera bassa, ordinorno che si pigliasse una infoimazione del proceduto. Lunedì, quando ogniuno con grandissima aspettativa stava per intendere quel che la Camera delli SS.ri averebbe ordinato sopra le prese notizie, si sentì che avevano dichiarato che le risposte date dal Re alla Camera del Commune erano benigne e grate, e con questa dichiarazione terminò l’affare di quel giorno. Mai tedi poi la Camera bassa fece appresentare alla Camera delli SS.ri 1 atto passato contro li Cattolichi, a ciò non godino cariche di sorte alcuna quando non duno il giuramento contro il Papa. Questo affare è stato molto discorso nella detta Camera, ed in difesa delli Cattolichi non ha parlato che il Duca di Buchincam, non ostante che de’ Cattolichi ve ne siano molti. Mercordi fu approvato dalla Camera alta l’atto della Camera bassa; si che unitamente le due Camere andeianno a supplicare Sua Maestà per mandare ad esecuzione quanto hanno deliberato. Il ritrova in gran bisogno di danaro per la presente guerra contro 1 Olanda, e se non sodisfà alla domanda del Parlamento non potrà averlo; sì che a Sua Maestà altra via non resta, che una delle due, o di sciogliere il Parlamento e non tirare avanti la guerra, o concedere tutto quello che domandano le Camere. Se Sua Maestà si appiglia al primo partito, la sua deliberazione sarà risoluta, e da Re, e resterà in piedi il suo decreto: se al secondo, le sarà più piofìttevole e servile, venendole da’ suoi popoli ogni giorno scemata l’autorità. Si aspetta fra pochi giorni (quando il Re approvi la deliberazione delle due Camere si come si crede che farà) che esca fuora una dichiarazione contro li Cattolichi, e che siano licenziati dalle loro cariche. Nell’istesso bando vi sarà ancoia incluso qualche atto contro li sacerdoti, che in questo Regno sono pure assai, e quando la Cattolica Religione per bontà di questo Re credeva risorgere, per la malignità di alcuni seduttori resterà maggiormente oppressa, se bene voglio credere che non seguirà quella rovina che molti si suppongono. Sono otto giorni a punto, che dal Conte di Monterei fu spedito uno espresso a questo Ambasciatore di Spagna, con avviso che le truppe di Brandeburgh si erano impadronite della città di Monster con la prigionia di quello Elettore, e tante altre circostanze narravano, che per qualche giorno hanno fatto credere per vera questa menzogna, e 11011 essendosi poi ciò verificato, è restato talmente mortificato l’Ambasciatore, che per sua difesa ha dato copia della lettera ricevuta, ed lia permesso che si stampi nelle gazzette che. in questo giorno sono uscite fuora. Della detta novella li Presbiteriani o sia i Calvinisti qua ne hanno - i 04 — conceputo buone speranze, per l’affetto che portano alli Olandesi dell’istessa religione, e nella Camera bassa fu ricevuta la nuova con grande applauso. Altre novità uou si hanno in questa Corte, che tutta intenta alli affari presenti del Parlamento si ritrova. E con augurare a VV. SS. SS.me ogni felicità, farò fine sottoscrivendomi umilmente, ecc. Londra li 16, e 6 Marzo 1672-73. * 84. Della venuta costi del Sig/ Finci, diedi a VV. SS. SS.me avviso con una mia de’ 16, 6 corrente, come non averebbe fatto figura di sorte alcuna, e che di già era qualche tempo che io andavo tentando di levarle l’occasione di trasferirsi costì; ma io non so quello me ne possa promettere, stante che nel Consiglio del Re sono malamente impressionati. Ho scoperto, che la mala relazione l’ha fatta il Milord Falcombrigi, se bene lui non sa che io abbia avuto di questo notizia; procurerò a 1 ogni modo di ignorarlo, ed avendo fatto una informazione sopra di questo affare per disingannare il Segretario di Stato, voglio, se mi potrà riuscii’e, che dal detto Milord sia sottoscritta, e credo facilmente di indiamelo per mostrare di non aver parlato male. Li affari del Parlamento ritardano molti negozj forastieri; ad ogni modo spero col venturo ordinario di dare a VV. SS. SS.me più precisa notizia dell’operato. Intanto darò fine a questa, con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 22, e 12 Marzo 1672-73. 8-5. Di già con altra mia sarà pervenuto a notizia di VV. SS. SS.me la cessione fatta dal Re al Parlamento, circa il suo ordine, che a favore delli Cattolichi aveva mandato fuora; e si come il giovedì della passata settimana non potei dare a VV. SS. SS.me ragguaglio distinto di alcune particularità, lo farò con la presente. Era il Re nell’animo suo grandemente agitato, orà dal suo Regai spirito per mantenere la sua autorità, e ora dal bisogno del danai’o per continuare la guerra contro l’Olanda, e trovandosi combattuto da queste due potenti passioni non sapeva a quale appigliarsi. La Regina lo pregava giornalmente a non cedere ricordandole la sua autorità e suggerendole, che il Parlamento non si sarebbe contentato della sola annullazione del decreto da lui fatto; ma che sarebbero entrati più avanti, e le averebbero fatto perdere quella estimazione, che ap- — 105 — presso tutti li Principi del mondo aveva acquistato. Alle preghiere della Regina vi erano accompagnate quelle del Duca di Iorch (Principe assai del Re più resoluto, e che si esibiva di trovar forma per fare con la sua autorità cedere il Parlamento), e nelli istessi sentimenti concorrevano il Gran Cancelliere, il Gran Tesoriere, ed il Duca di Buchincam, parche, oltre Tesser questi affezionati alla Cattolica Religione, desideravano di mantenere il Re nella sua autorità. Dall'altra parte poi la Duchessa di Cri velande Cattolica (una delle favorite del Re) ed il Segretario Arlentom si ingenocchiorno alli piedi di Sua Maestà, e tanto lo pregorno, che si fecero dar parola di accordare tutto quello che il Parlamento addimandava, ed avendo la Camera bassa venerdì sera presentato una scrittura al Re, Sua Maestà, fattala chiamare per il giorno seguente nella Camera delli Sig.ri, vi comparve con manto, e corona Reale, ed a li uni ed ali altri parlò nella seguente maniera: Milord e Gentiluomini, Ier sera avete presentato a me una scrittura come un mezzo più convenevole per sodisfare tutti li miei sudditi; alla quale dò parimente il mio consenso, e piglierò cura di vederla eseguita. Io spero, che voi altri della Camera bassa farete quel che vi spetta; perchè devo ricordarvi, che sono cinque settimane che ho desiderato un soccorso, e quel che voi unitamente con pienezza di suffragi avete decretato dava anima e vita alli miei affari di casa, e di fuora disanimava li miei inimici; ma le longhezze dapoi incontrate, le ha fatto pigliare nuovo animo. Adesso fanno preparazione per l’estate prossima di una flotta più poderosa che mai, e se questo soccorso non si dia presto, l’onore di questo paese sarà esposto a rischio, e potrà partorire una rovina inevitabile sopra voi altri. Milord e Gentiluomini, Se vi è qualche scrupolo appresso di voi intorno alla sospensione delle leggi penali, io qui prometto fedelmente che quel che è stato fatto in quel particulare non sarà per l’avvenire di alcuna conseguenza o esempio, e come che aspetto da voi giornalmente un ordine per il soccorso del danaro, io vi assicuro che nell’istesso tempo abbraccerò e passerò qualsivoglia altro atto, che voi mi presenterete, e che possa darvi sodisfazione in tutte le vostre domande. Quanto li parlamentarj per aver fatto cedere al Re siano allegri, alcuni di loro con fochi di gioia fatti fare la notte seguente lo dimostrorno, e fecero parimente sonar le campane in diverse chiese, rallegrandosi fra di loro che il Papismo sarà ben presto buttato a terra. Le domande della Camera bassa sin ora sono che li Cattolichi siano per- — 106 — seguitati, privati di tutte le cariche, banditi i sacerdoti e frati, e che niuno possa avere impieghi, che non giuri il Re supremo capo della Chiesa. Sarebbero di già usciti fuora li ordini, se la Camera del Commune fusse appieno sodi-sfatta delle suddette domande; ma prima di passare al Re il danaro vogliono cose di queste assai maggiori, che tutte per l’interesse le saranno accordate. Quelli che nella Camera delli SS.ri parlorno per li Cattolichi furno il Duca di Buchincam, il Gran Cancelliere, il Gran Tesoriere ed il Milord Barsiel cattolico, e che nel li suoi discorsi è stimato il più savio del Parlamento; però la contrarietà delli altri fu tanta, che a questi, non persuasi dalle ragioni ma dalla multiplicità del numero, bisognò cedere. Vi fa un milord qual disse, che per conoscere li Cattolichi soldati bisognava darle la communione al modo delli Protestanti, e non arrolare quelli che l’avevano ricusata come Cattolichi; alla qual proposta rispose il Duca di Buchincam (che voleva burlar colui) che approvava il suo parere, e che a questo effetto bisognava dare ordine alli Tamburini, che vanno per la città battendo la cassa, di portare sopra le spalle una corba del loro pane sacramentato, e quando uno si appressata per esser soldato farlo subito inginocchiare, e porgerli la communione. Per il parlare faceto del Duca molti si posero a ridere, ed il Milord Giaretto disse che non era nuova la forma di dare la communione alli soldati, e che lui trovandosi sotto Aras li vide tutti communicare. Rispose allora il Duca di Iorche, che onde quel Milord si era ritrovato soldato, lui vi era commandante, e che ciò che diceva era vero, che li soldati ricevevano la communione, ma che però niuno era forzato a riceverla. Sua Altezza Reale non parlò molto in difesa delli Cattolichi, per non dar di sè maggior sospetto essendo stimato da tutti tale. Per fare che il Re ceda al Parlamento, vi si adoperò ancora il Principe Ruberto suo cugino, ed all’Ambasciatore di Francia non è stato discaro; poi che a quella Corona, pur che il Re sia soccorso di danaro, poco importano li atti del Parlamento contro li Cattolichi, In questi giorni mentre la Camera delli SS.ri sta applicata alle giudicature, quella del Commune tratta giornalmente di trovar leggi e farne delle nuove, e che siano osservate contro li Cattolichi, e vi è stato taluno che ha proposto di levare tutti i beni alli Cattolichi, ed altri di levarle i figli e darli in educazione alli Protestanti; si che non vi è barbaro ed empio pensiero, che non sia posto in tavola fra quella radunanza di uomini poco pij. Molti delli loro atti non sono ancora finiti, poi che tre volte bisogna passarli prima di mandarli alla Camera Alta per l’approvazione, si che sin ora non si sa il fine che debbano avere. Non tralasciano intanto di discorrere con qual forma possino provvedere il Re di danaro, dichiarandosi di non volerle dare tutta la quantità che bisogna per pagare i suoi debiti, perchè pensano di esser licenziati, quando di loro il Re non averà più di bisogno. Se Sua Maestà non concedeva alla Camera bassa quanto addimandava — 107 — contio H Cattolichi, volevano accusare il Gran Cancelliere ed il Gran Tesoriere come mali consiglieri del Re per la data libertà di conscienza fatta contro le leggi, ed in q uesta forma pensavano di mettere nel Regno dissensione. È ben vero, che quando il Re avesse sciolto il Parlamento, allora la Camera non è più niente, ma avendo Sua Maestà di bisogno lo fanno sempre passare per quella strada che vogliono. Un certo portoghese di qualche età, fuggito di religione ove era stato laico, e cognito dalli Cattolichi per pazzo, avendo avuto un abito vecchio da questi frati fianciscani portoghesi, che servono la Regina, andò sabato a sera nella piazza di \ osmister, ove si fa il Parlamento, ed in quella facendosi fochi di gioia per la peisecuzione che deve farsi contro li Cattolichi, questo uomo vestitosi da frate si cavo subito l’abito e lo buttò nel fuoco insieme con un crocifisso e quantità di coione che aveva in saccoccia, detestando la Religione Cattolica ed il Papa, e contio di questa disse quanto di male li venne mai in pensiero. L’azione di un si pessimo uomo, ha dato occasione di discorso tra li Protestanti, e ne hanno stampato il fatto, che per la città lo vanno vendendo, predicandolo per un nuovo S. Paulo convertito per opera del Spirito Santo. L Ambasciatore di Francia ha portato lettere in Corte del suo Re, quali danno avviso, che l’Elettore di Brandeburghe cerchi aggiustamento con la Francia. L istessa nuova si sente da altre parti, soggiongendo ancora, che li Olandesi siano per accettare la tregua offertale dalli Svedesi. Questa voce fa credere alli Parlamentarj, che il Re voglia pigliar danari per la guerra e far poi la pace. Ho inteso per cosa certa, che il Duca di lorck consigliando il Re a non condiscendere al Parlamento, il Re le rispose: se voi volete andar girando il mondo, andate, che io sto bene qua. Di più si dice che vi sono persone del Re che vanno seminando ' discordia, e sospetto di gelosia di regnare fra Sua Maestà ed il Duca, quel che sin ora non è mai stato. Concluderò, che di tanto rumore, che si va facendo contro li Cattolichi, ne sarà trascurato una buona parte, e maggior danno non sentiranno, che di esser privi delle cariche tanto civili come militari; poi che delli Cattolichi il Re molto si serviva, ed in mano loro aveva posto i commandi delle fortezze e porti di mare più considerabili del Regno, e quantità grande avevano commando nelle sue guardie, e nuove levate, che si sono fatte, e tutti questi saranno licenziati si come è seguito di molti, che hanno lasciato la carica. E con permissione di λ V. SS. SS.me mi sottoscriverò riverentemente, ecc. Londra li 22, e 12 Marzo 1672-78. — 108 — 86. Come che tutti li pensieri della Camera bassa 11011 sono che di abbattere la Cattolica Religione, così quelli del Re sono tutti intenti a secondarla per avere il danaro desiderato; e per maggiormente facilitarne l’affare venerdì mattina Sua Maestà mandò inora l’accluso proclama. Ha di più ordinato la detta Camera, che 11011 possa la Regina tenere al suo servizio Cattolichi inglesi, dichiarando, che tutti li impieghi che hanno appresso di Sua Maestà, come anche quelli di Sua Altezza Reale, sono cariche delle quali per atto del Parlamento li Cattolichi ne devono esser privi. Questa forma tenuta dalla Camera bassa ha causato qualche poco di travaglio nell’animo di Sua Maestà; e con il Re si è dichiarata, che quando il Parlamento, rompendo il concordato del matrimonio, 11011 le permetta d’avere al suo servizio chi più le piace, che farà venire tutta la sua servitù di Portogallo, non volendo vivere nelle sole mani di Protestanti. Del proceduto l’Ambasciatore di Portogallo ne ha passato qualche doglianza con la Camera delli SS.ri, quali non avendo approvato il decreto della Camera del Commune glie l’hanno mandato a dietro con la limitazione. Per quello poi che aspetta a Sua Altezza Reale, lui non se ne prende altro pensiero, essendosi dichiarato con li suoi amici, che la sola sua volontà sarà sua legge, e non quella del Parlamento. Si sente di Olanda, che quelle Provincie metteranno quanto prima al mare una grossa armata, e mentre il Re per difesa del Regno sollecita il danaro, nella Camera del Commune si contrasta di Religione. Vi fu uno, che sabato mattina propose di far carcerare il Milord Arrondel, il Prete Patrizio, ed il Sig.r Tobert fratello del Vescovo di Dublin in Irlanda, per esser questi Cattolichi, ed intrinsechi del Duca di Iorch; ma perchè quando fu fatta la proposizione si discorreva di altra materia, alla proposta 11011 fu applicato l’animo. La dichiarazione fatta dal Re di volere sottoscrivere alla Camera bassa ogni loro petizione, è causa che questa ad altro non si impieghi che a far nuove leggi e restringere ogni giorno più l’autorità del Re, e tra le altre ne hanno passato una, che colui che sarà sospetto di Cattolico, ed averà impiego 0 carica, venendo accusato e convinto per tale, che il terzo delli suoi beni vadino all’accusatore, onde che prima erano devoluti al Re. Il Cavalier Sprage, parlamentario della Camera bassa, non è stato ammesso da’ suoi colleghi, che prima non abbia pigliato il giuramento delli protestanti; poi che avevano questo Sig.re in sospetto di Cattolico (si come realmente intendo, che era quando stava al mare). Ma perchè di altri interessi non si discorre, che contro li Cattolichi, di questi mi conviene continuamente parlare, e lunedì trattandosi dell’istessa materia, fu detto che li religiosi nel Regno erano a migliaia, e che nell’Irlanda si - 109 - usava pubblicamente l’autorità Papale, e che li maggiori impieghi di quel Regno erano nelle mani di Cattolichi; si parlò di nuovo contro il Vescovo di Dublim, ed il big.r Tobert suo fratello, e martedì hanno proposto di supplicare il Re a non permettere che nell’Irlanda i Cattolichi abbiano cariche, e che il Vescovo sia mandato via. Questo atto non possono passarlo per via di Parlamento, poi che questo di Inghilterra non ha in Irlanda alcuna autorità, ad ogni modo non tralasciano strada per ovviare l’augumento della Religione. E opinione di molti che l’affare della Religione sia un solo pretesto preso dalla Camera bassa per non dare al Re il desiderato soccorso del danaro, dispiacendole molto, che sia impiegato contro l’Olanda. Si è sparso voce, che la detta Camera voglia ingerirsi in questo affare di guerra, che per le leggi del regno punto non le appartiene, e tutti questi tentativi sono fatti per vedere, il Re facile a secondarli stante il presente bisogno. Si dichiarono di aver sospetta la grandezza della Francia, con timore che un giorno rivolti l’armi contro questo Regno, e che li Cattolichi, secondando i disegni di quel Re, le siano favorevoli. Altri dicono, che vogliono fare appartare il Re dalla lega, e forzarlo alla pace con li Olandesi, e sebbene questi sono discorsi fatti da parlamentarj privatamente, ad ogni modo possono essere un giorno proposti. Domani si deve trattare nella Camera bassa del danaro da darsi al Re, ciò è le lire 70m il mese per diciotto mesi, che nel primo giorno del Parlamento dissero di darle. Ma perchè li ultimi avvisi di Olanda portano che le Provincie Unite abbiano accettato la città di Colonia per il luogo delle conferenze, e che facilmente accetteranno ancora la sospensione dell’armi, per tanto alcuni credono che la tanto temuta Camera bassa sia per differire l'affare ad un altro giorno, e cercare prima altre sodisfazioni; tanto più se apprendono, che sia per aprirsi qualche trattato di pace. Ieri doveva il Re portarsi alla villa di Niumarchet per trattenersi due giorni colà in diporto della corsa delli cavalli, ed a questo effetto vi aveva fatto incamminare parte delle sue guardie; ma consigliato a tralasciare questo passatempo ad altro mese, ne ha sospesa l’andata. Con corriere espresso inviato qua da Vienna dal Cavaliere Guasconi si è inteso come l’imperatrice era passata da questa all’altra vita con gran sentimento di quella Corte. Al Duca di Iorch per il seguito accidente resterà poca speranza di sposare la Principessa d'Ispruch, correndo voce che sarà maritata nell’imperatore. Si è fatto intendere al Milord Piterburdi trattenersi in Parigi, ed a non proseguire sino a nuovo ordine il suo viaggio di Strasburgh. Questo è di quanto ho stimato degno di VV. SS. SS.me nella presente settimana, che per non aver più che soggiongere farò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 30, e 20 Marzo 1672-73. Real Proclamazione. Carlo Re, Avendo li nostri fedeli sudditi, li SS.rl spirituali temporali e communi in questo presente Parlamento radunati, con una umilissima petizione rappresentato a noi i loro sospetti ed apprensioni deH’accrescÌmento della Papistica religione in questi nostri dominj. insieme con le cause delli loro sospetti, ed ancora tutti i rimedj li quali giudicano esser proprj ad ovviare tali mali crescenti; Ed avendo noi la detta petizione considerata seriamente, con gran contento e sodisfazione accettiamo ed approviamo la gran cura delli nostri fedeli sudditi, i SS.n Spirituali e temporali e communi in Parlamento radunato, per la perseverazione della vera religione stabilita in questo Regno, alla quale come abbiamo sempre aderito, nonostante qualsivoglia tentazione, così noi impiegheremo la nostra maggior cura e zelo per mantenimento e difesa della medemma: Pertanto con questa nostra proclamazione commandiamo strettamente a tutti li Giesuiti e Preti Inglesi, Hibernesi e Scozzesi, e tutti altri li quali hanno pigliati li ordini dalla Sede Romana o per l’autorità o pretesa autorità derivata da quella (li quali non si trovino presentemente per qualche accidente carcerati, o altri, che non essendo nati sudditi, sono obligati ad assistere la nostra carissima consorte la Regina, e quelli che per leggi delle nazioni sono con li Ambasciatori forastieri), che tutti (avanti li 13 Aprile prossimo, che sarà 30 giorni dopo la data di questa) si partino fuora di questo nostro Regno di Inghilterra e dominio di Vaglia, sotto pena di incorrere nella penalità delle leggi e statuti di questo Regno. E per mezzo migliore di farli partire noi dichiariamo e pubblichiamo, oltre il nostro volere e piacere, che se in alcun tempo avanti la fine di questi 30 giorni, detti preti anderanno ad alcun porto del nostro Regno, e là si dichiareranno al magistrato di quel luogo di esser tali, e che vanno colà per imbarcarsi, che si lascino partire quietamente, ed assisterli per Ja loro partenza. Ed a ciò che la nostra proclamazione sia meglio osservata ed ubbidita, noi strettamente incarichiamo e commandiamo alli ufficiali e ministri di qualsivoglia sorte, che siano circonspetti e vigilanti ciascheduno di loro nelle suddette cariche, dopo li 13 di Aprile prossimo, nelPinquerire e cercare tutti tali giesuiti e preti come disopra detti, li quali presumeranno di rimanere in questo nostro Regno contra le nostre leggi e nostro Reai volere e commando qui dichiarato; a ciò che le leggi possino esser mefese in debita esecuzione contro di loro. E per meglio discoprimento di detti tali li quali sono Papisti, o sospetti di esser tali, noi incarichiamo e commandiamo a tutti i nostri Giudici, Baroni del fisco, Giustiziarj di pace e ministri di giustizia in tutte le loro diverse cariche, di non solamente osservare il nostro volere e piacere qui espresso, in tutto di quel che ho detto di sopra, ma ancora di metter tutte le altre leggi in debita — Ili — esecuzione contio tutti li Papisti, e quelli che sono sospetti di esser tali, in ordine di .endeili prestamente convinti e fare le dette leggi esser pubblicate ed osservate in tutti i tempi, che li Giudici e Giustiziarj di pace sogliono solennemente iadunai si lespettivamente, ed in quelli luoghi pigliar cura che tali Papisti o persone sospette di esser tali possino esser speditamente accusati, e convinti con-fòime le leggi, e che li debiti processi delle leggi possino esser formati di tempo in tempo dopo tali convenzioni. E per che possono esser alcuni Preti imprigionati nel nostro Regno, ed a noi incogniti, vogliamo e commandiamo a tutti li Sivini e custodi di carceri nel spazio di 20 giorni dopo la presente pubblicazione di questo proclama, di avvisale il nostro privato Conseglio delli nomi di tali preti incarcerati, e per qual causa sono detenuti, a fine di poter noi dar ordine di farli trasportare secondo richiederà il caso. Data nella Nostra Corte Woital li 13 Marzo 1672-73. Dopo scritto, avendo avuto notizia di alcune particularità seguite oggi nel Parlamento, ho stimato bene di aggiongerle a piè del presente proclama per non fare il piego maggiormente voluminoso. La Camera bassa nel giuramento da darsi a coloro che sono messi in carica vi ha aggiunto queste parole, che detestano, ed abborrono la transubsustan-ziazione nel pane sacramentato. Questa parola detestazione ed aborrimento ha dato occasione di dispute nella Camera delli SS.ri, e dopo tre ore di discorso hanno deliberato che sia sufficiente il dichiararsi (con questa parola) di non crederla, e ne hanno rimandato l’ordine alla Camera bassa per l'approvazione. La detta Camera bassa non ha sin ora voluto " approvare alla Regina 1 elezione delli servitori Cattolichi inglesi; ed oggi hanno fatto un ordine, che il decreto del Re per la libertà di coscienza data a tutte le sette si debba passare per legge, escluso la Cattolica religione. Sottoscrivendomi di nuovo con ogni umile riverenza, ecc. Londra li 30, e 20 Marzo 1672-73. 87. Venerdì nella Camera del Comune si doveva trattare del danaro che il Parlamento vuole dare a Sua Maestà, e ne fu differito il discorso sino al martedì. Si lesse nella detta Camera la limitazione fatta nella Camera alta, che lasciava in libertà del Re, della Regina, e del Duca di Iorch di eleggere i proprj servitori di qualsivoglia condizione e religione, contro quello che la Camera bassa aveva per avanti passato; ma perchè senza il consenso dell’una e l’altra Camera non si possono far leggi, pertanto la Camera del Comune non vuole concorrere in — 112 — cosa alcuna con la Camera alta, e di nuovo si sono dichiarati, che non daranno danaro al Re se il loro decreto non viene dalla Camera alta passato, e da Sua Maestà approvato. E perchè è solito, nelle controversie che seguono fra le Ca-mei'e, di eleggere alcuni SS.ri dell’una e l’altra per conferire e discorrere insieme dell affare, di questi se ne è fatta l’elezione, e lunedì devono insieme abboccarsi secondo il costume. Si parlò sabato contro il Milord Chrifort, gran Tesoriere del Regno; ed il Sig. Canduci, genero del Duca di Ormou, fu quello che disse che la Camera è pronta a dare ogni danaro a Sua Maestà, ma che sarebbe bene di ovviare che non vada nelle mani di un Tesoriere sospetto di Papista, che forse contro la religione protestante lo farà spendere, ed alla proposta non fu dato orecchia. Per la gionta, che devono fare insieme lunedì mattina le due Camere, si affatica l’ambasciatore di Portogallo a ciò la Regina abbia il suo intento, e frequentemente ha conferenze con il Duca di Ormon ed il Milord Olis, come quelli che, conosciuti grandi inimici delli Cattolichi, hanno nella Camera bassa molti aderenti, e Sua Ecc.a vorrebbe che questi dui si impiegassero con li loro amici per la causa suddetta. Il Milord Allifas (che al Duca di lorch ha qualche obligazione) per aver parlato contro li Cattolichi ha sdegnato grandemente Sua Altezza Reale, quale non potè a meno di non dirle che mai più non sarà suo amico, e che li ha reso un male contraccambio delli benefìcj ricevuti. Nell’occasione del presente Parlamento li consiglieri del Re si sono mostrati fra di loro discordi, da una parte il Duca di Buchincam, il Duca di Loderdel ed il gran Tesoriere consigliavano il Re a mantenere la sua autorità ed a licenziare il Parlamento; per l’altra il Principe Ruberto, il Gran Cancelliere ed il Milord Arlentom hanno procurato che il Re accetti ogni condizione pur che pigli danari. Sabato Sua Maestà fece intendere al Parlamento, che per tutto giovedì le dava tempo di sbrigare li affari che erano sopra il tappeto; poi che voleva aggiornai’li sino al mese di ottobre. Questa parola aggiornare vuol dire che li chiamerà ad ottobre, e che in tutto questo tempo godono i loro privilegi come se fussero insieme. La scarsità del tempo, che hanno li parlamentarj per dar termine alli affari già cominciati, e non potendo sbrigarsi secondo il volere del Re, li fece intendere lunedì, che li lascierebbe tutta la settimana. Lunedì, uniti li deputati delle due Camere, disse uno di quelli dei SS.ri alli altri, che addimandavano un poco della loro civiltà per la Regina, e sopra di questa parola seguì un poco di altercazione. Giontatisi di nuovo il dopo disnare dell’istesso giorno, e mostrati i capitoli convenuti col Re quando si sposò la Regina, dichiarorno che fusse lecito alla Regina di avere i servitori a sua elezione, ma non al Re nè al Duca di lorch. Vi è chi ha proposto nella Camera bassa di passare il danaro al Re con due condizioni: la prima, che quando Sua Maestà nel termine delli 18 mesi passasse — 113 — all altia \ ita, che lesti sospesa la riscossione, e l’istessa sospensione abbia parimente effetto quando il Re non li assembli ad ottobre si come li aveva promesso; e queste proposizioni, come molto indiscrete, fumo subito ributtate, non già dal Re, che per pigliar danari le averebbe sottoscritte, ma da alcuni del Parlamento. E inalmente mercordì dopo disnare si è concluso nella Camera bassa l’atto del contante di un milione e ducentosessantamila lire sterlini, da pagarsi in 18 mesi a L. 70m in ogni mese cominciandosi dal mese di febraro prossimo passato; e questo danaro si leverà sopra li stabili e poderi di tutto il Regno. Non resterà in caiica alcuno cattolico, ed il Re non riceve mai dal suo Parlamento danaro, che non ceda sempre una parte della sua autorità. Vedendo il Re di Francia il pregiudizio che potevano ricevere le sue armi quando questo Re non mandi fuora la sua flotta, ed avendo avuto avviso del contrasto che li faceva la Camera bassa, le ha fatto offerire per mezzo del suo Ambasciatore dieci milioni di franchi in prestito, e la città di’ Londra le ha parimente offerto trecentomila lire steriini con la sicurtà del Gran Cancelliere e Gran Tesoriere. Ma perchè queste due offerte sono state fatte fuora di tempo, il Re non le ha volute accettare; è ben vero che sono state di gran motivo alla Camera bassa di passare l’atto del danaro per il Re, chè forse senza questo l’affare sarebbe andato più alla lunga. Ieri si portò la Camera bassa da Sua Maestà, e lo pregorno ad esiliare il Vescovo di Irlanda in compagnia del Sig. Tabort suo fratello. Il Re rispose, che questo affare per esser di grande importanza non si poteva risolvere in breve tempo; ma che alla nuova sessione li averebbe contentati, e con questo terminerà il Parlamento. Si cerca ora di spedirne li atti, e quando saranno fatti, sarà mia cura di farne pervenire a VV. SS. SS.me una copia. Ora, che la città di Colonia è stata eletta piazza per le conferenze da tenersi fra Principi che sono in armi, questa Maestà ha deputato per suoi Pleni-potenziarj il Milord Sanderlam, che ora si ritrova Ambasciatore in Francia, il Doctor Ginchins ed il Sig. Viglensom segretario del segretario di Stato. Si è sparso voce alla Corte, che li Olandesi domandano sospensione di armi, e che li due Re non glie la vogliono accordare; ma di questo non ne ho avuto certezza. L’annata di Sua Maestà, al numero di quaranta poderosi vascelli, è quasi pronta per sortire vettovagliata di tutte sorti di monizioni; ed il Principe Ruberto, che ne averà il commando, la sollecita a tutto potere. Il Re ha dato ordine per armare altri vascelli, ora che dal Parlamento averà danari, e si sente che quelli di Francia sono pronti per far vela verso queste parti. Con corriere espresso si è avuto 1’ avviso della morte dell’Imperatrice, per la qual causa Dominica, che sarà il giorno di Pasqua, la Corte piglierà il duolo. Se il matrimonio del Duca di lorch non averci effetto con la Principessa 8 — 114 - di Ispruch, è opinione di molti che si mariterà con qualche signora di questo Regno. Concluderò, che se li Religiosi per il timore del Parlamento hanno avuto una mala quaresima, ora, che alla Regina le hanno concesso ciò che desiderava, averanno una buona Pasqua, e pochi pensano di partirsi dal Regno non ostante il publicato proclama. La maniera tenuta da Sua Maestà in questa occasione del Parlamento ha dato gran materia di discorso, vedendosi che per il danaro ha ceduto tanto della sua autorità, attribuendolo alcuni ad accortezza ed altri a timore; e quale di queste due prevalerà, quanto prima se ne vedranno li effetti. E se il Re, dicono i Cattolichi, ora che è collegato cosi strettamente con un Re vittorioso, e e che li puole assistere, e che ha quantità di soldati nuovamente levati a sua disposizione, si perde d’animo, e dona ogni potere al suo popolo a ciò ne opprima, quando mai averemo noi speranza di risorgere? L’Ambasciatore di Francia è stato uno di quelli" che lo consigliavano a cedere, e li Cattolichi ne vanno per il mezzo. E con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 6 Aprile, e 27 Marzo 1673. 88. Non fu possibile giovedì dar fine a tutti li atti del Parlamento secondo l’intenzione del Re, perchè non erano ancora stesi; il che seguì sabato sera. Per uno delli atti suddetti, li Cattolichi restano privi di qualsivoglia carica e pensioni, eccettuato il Conte di Bristol cavaliere dell’Ordine, che per aver parlato nella Camera delli SS.ri a favore della Camera bassa, l’hanno eccettuato, contentandosi il Parlamento che riscota tre mila lire steriini di pensione annue, ancorché sia Cattolico. La sostanza del discorso fatto dal detto Sig.e fu, che bisognava contentare la Camera del Comune a ciò dia il danaro a Sua Maestà, e che li Cattolichi questa volta dovevano esser sacrificati per beneficio del Re, e concluse il suo parlare, che lui era Cattolico Romano, ma non già della Corte di Roma; ed in questa forma ha fatto il fatto suo. È permesso alli Cattolichi di vendere le sue cariche, il che si va praticando, e molti di questi SS.ri, che non erano conosciuti per tali, per non pigliare il giuramento, le lasciano. Il Milord Bellis, che aveva il governo di Vuls (piazza situata alla marina, e che per la sua fortezza e monizione è stimata la chiave del Regno), l’ha venduto al Duca di Manumot per tre mila lire steriini. Il detto Sig.e aveva levato un reggimento di mille soldati, li ufficiali del quale erano tutti .Cattolichi, ed adesso sono stati tutti licenziati. — 115 — dà ancora licenza alli privati fantaccini, perchè oltre il giuramento li vogliono obligaie alla Communione de’ Protestanti, e con una sottigliezza assai più ridicola che necessaria, vogliono, che quando la prima volta si communicano, sottoscrivino un foglio di carta il contenuto del quale dichiara, che quel che ricevono è puro pane, opinione che li Cattolichi non hanno mai messo in controversia alli Protestanti. Voleva ancora il Parlamento obligare il Duca di Iorch al giuramento, se sua Altezza Reale non si fusse dichiarata contro; allegando per sua scusa la consuetudine immemorabile, per esser questo privilegio dei Principi del sangue, a quali non voleva mai pregiudicare; soggiongendo che in questa azione lo volevano trattare da suddito, e nel privarlo delli Cattolichi suoi servitori lo facevano uguale al Re ed alla Regina. E cosa certa, che una buona parte di questi rumori suscitati contro li Cattolichi li ha partoriti la gelosia, che li popoli hanno di sua Altezza Reale, che sia cattolico; e questa fama va tuttavia augumentando, non solo per essersi mostrato nel Parlamento fautore di essi, come anche per esser molto tempo che non piglia la communione de’ Protestanti, avendo fatto l’istesso Dominica, che per la solennità della Pasqua erano concorse molte persone curiose alla cappella del Re per osservare ciò che faceva Sua Altezza, quale usci fuora quando il Re andava alla communione. Il Parlamento, che per li 20 di ottobre è aggiornato, si lascierà vedere al tempo statuito, quando da Sua Maestà non venga prorogato o sciolto. Li Cattolichi e fedeli servitori del Re non possono comprendere qual motivo abbia Sua Maestà di lasciar sempre impiedi questo Parlamento, e non chiamarne un nuovo al bisogno; stante che questi parlamentarj della Camera bassa è quindeci anni che sono in questo possesso, si conoscono tutti fra di loro e giornalmente non discorrono di altro che di abbattere l'autorità Reale. Alcuni delli detti SS.n Cattolichi nelli discorsi tenuti meco dubitano di qualche gran disordine nel Regno, e temono che il Parlamento voglia violentare il Re ad essequire le leggi contro li Cattolichi (quali sono molto rigorose) o assumersi nelle sue mani 1 autorità di essequirle; e di farne ancora una, che sia privo della Corona di questi Regni quel Principe, che sarà sospetto di esser tale, e tutte queste macchine si drizzano contro il Duca. Non si parla più del suo matrimonio, che per la morte dell'imperatrice è restato sospeso; non senza però qualche speranza, e quando pure non segua con la Principessa d’Ispruch, puoi esser che si faccia con la sorella dell'imperatore o con una delle figlie del Duca di Neuburgh, essendo Sua Altezza Reale alieno di pigliare moglie francese. Tre reggimenti di infanteria si vanno incamminando alle marine per imbarcarsi sopra dell’armata, e ben tosto saranno seguiti da altrettanti, quando li vascelli saranno pronti alla partenza. — 116 — Devono partire quanto prima li Plenipotenziarj di questo Re per andare a trattare la pace di Olanda quando averanno l’avviso se la città di Colonia o Aix la Siapella sarà eletta per il luogo delle conferenze. Il Segretario Arlentom, che doveva esser uno delli eletti, aveva di già preparato un sontuoso equipaggio, ma su l’avviso, che l’elezione delli Plenipotenziarj francesi erano soggetti più tosto dotti che grandi, hanno ancora qua voluto secondare l’istesso ordine, toltone il Milord Sanderlan, che sarà capo dell’Ambasciata. Oggi li figliuoli della Duchessa di Criveland, tanto maschi come femmine, ed altri giovani SS.ri, recitano una comedia nel Palazzo del Re, con il concorso di molta nobiltà. Siamo con un tempo molto vario, e questa notte non ha fatto altro che nevicare, e tutta la giornata ha seguitato a fare l’istesso, con un freddo così rigoroso come si ha nel core dell’inverno. Il Colonnello Napier, ora che si ritrova fuora di impiego, mi sollecita per la risposta, e voleva farmi parlare dal Re a suo favore, offerendosi nella presente congiontura di levare i maggiori e più esperimentati ufficiali di questo Regno. Io conosco esser vero quanto lui mi offerisce, e so che il Re desidera per questi suoi sudditi qualche trattenimento; ma quando VV. SS. SS.me non ne abbiano di bisogno, per l’offerta le renderò un buon complimento. Finirò con augurare a VV. SS. SS.me ogni grandezza, e mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 13 e 3 Aprile 1673. 89. Non è possibile ovviare la venuta costì del Sig.r Finci, a causa che questi negozianti non vogliono capire quanto sia il loro disavvantaggio, che li affari di simile natura siano trattati per via di pubbliche persone. Io le ho fatto conoscere, che sarebbe assai meglio che, arrivato in G-enova il Sig.r Finci, consigliatosi con li Inglesi costì commoranti ed informatosi dei loro affari, procuri con dolcezza di assicurare i crediti; poi che se li debitori temono della forza del Principe, possono ritirarsi senza speranza di aver mai sodisfazione. Le ho sog-gionto di più, che si come molti creditori hanno accettato le offerte fatte dal Sig. Lomellini, quale promette di pagarli in sua commodità con tutti li interessi, non devono oggi cercare di mettere in disordine chi non nega il debito, ma domanda tempo per sodisfare. Queste istesse ragioni, e con molte altre, le ho rappresentate al Segretario di Stato, quale si mostra prontissimo a parlarne al Re quando li negozianti ad instanza delli quali è stato eletto ne siano contenti. Ma questa gente, come che piglia il tutto alla sinistra, ha stimato che il mio parlare sia stato fatto per — 117 — oidine delli suoi debitori, come che temino la venuta del Sig.r Finci, onde è che vivono più che mai in speranza di esser sodisfatti. Ho avuto un avviso, che in questo affare vi sia un negozio, e che il Sig.r Yiglensom, segretario del Segretario di Stato, con il Sig.r Finci siano per avere una porzione di quello che costì si riscoterà, e questo interesse è quello che dif-fìculta il tutto, poi che il Viglensom regola affatto il Segretario Arlentom suo Sig.rc. Prima che di qua parta il Sig.r Finci. sentirò quali saranno li suoi discorsi, e quando alla Corte siano resoluti che venga, non potrà apportare alcuna sorte di imbarazzo; poi che non averà per costì carattere nè di Ambasciatore nè di Inviato, e seguendo altro ne darò a VV. SS. SS.me puntualmente l’avviso. Finirò con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 13, e 3 Aprile 1673. 90. In questa settimana, in giorni però diversi, ricevo tre di VV. SS. SS.me, due in data de 17, ed una de’ 20 marzo; una delle prime contiene l'informazione di quanto è andato seguendo circa le domande del cavalier du Tel per l’armamento della galera. E sì come io apprendo, che alla partenza del detto Sig.r Sua Altezza Rea'e sia per dirmi qualche cosa in raccomandazione della detta galera, mi valerò della forma da VV. SS. SS.me prescrittami, nell’occasione che ne parlerà meco. Io che so quanto il Duca sia bene inclinato verso VV. SS. SS.me, procurerò di levar via qualche ombra, caso che per il discorso del Sig.r du Tel vi possa esser nata. In quella delli 20 ricevo i commandi di VV. SS. SS.me di non innovare cosa alcuna per la levata delli mille fanti Irlandesi, e quando pure a VV. SS. SS.me tornasse bene per qualche particulare rispetto di aver un reggimento di quella nazione, è certo che nella presente congiontura si averebbero persone buone, e di esperimentato valore. Ed in tanto con attendere i commandi di VV. SS. SS.me. darò fine alla presente con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra lì 20, e 10 Aprile 1673. 91. Si mette all’ordine il Principe Ruberto per andare alla flotta, e si pigliano per forza la gente per mandare sopra de’ vascelli, a causa che non sono abbastanza li marinari che volontariamente si imbarcano. Sua Altezza si è dichiarata con li capitani, che chi di loro si porterà valoroso, sarà largamente dal Re rimunerato, e minaccia di severo castigo chi non farà il suo dovere. — 118 - - L’andata di questo Principe al mare non piace molto alli Francesi, e col pretesto che possa seguire qualche disordine nel commando, vorrebbero cbe Sua Altezza Reale si imbarcasse; ma si crede che altro motivo non abbiano, che il ti moie di esser esposti a qualche rischio; poi che il Principe suddetto nelle sue imprese è stimato più ardito, che cauto. Si è sparsa voce (e non senza fondamento) che siano suscitate gelosie fra Sua Altezza Reale ed il Principe; dubbioso il primo, che il Principe abbia più fortunato incontro nella condotta dell’Armata, di quel che seguì a Sua Altezza Reale la passata campagna; e questa mala intelligenza ha avuto principio per aver parlato il Principe nel Parlamento contro li Cattolichi, azione che molto spiacque a Sua Altezza Reale. Pei nuove portate dall’Ambasciatore di Francia alla Corte, questo Re dà av\ iso che 1 Elettore di Brandeburgh ha di già abbandonato li Olandesi, e che dalli France* le saranno restituite tutte le piazze che hanno nelle mani; dolendosi il detto Elettole di aver intrapresa la difesa dell’Olanda, assicurato dalli ministri di quei Stati, che li Spagnoli, li Danesi ed altri Principi dell’imperio, quando con la sua annata sarà in campagna, che ancor loro si dichiareranno; ed ora, che vede che della guerra lui solo ne porta il peso, ha risoluto di pigliar altro partito. Nell’elezione fatta da questo Re delli suoi Plenipotenziarj, che devono andare per trattare la pace, il motivo che Sua Maestà abbia eletto soggetti più di abilità che di qualità per aver così fatto la Francia, non è stato il principale, ma solamente perchè li Plenipotenziarj di Francia saranno i direttoli di tutti li affali, e quelli congiontamente con i loro proprj tratteranno 1 interessi di questo Regno. Di Olanda avvisano la speranza grande che quelli popoli hanno della pace, ma qua è opinione che li Olandesi si accorderanno, con lasciare fuora li Spagnoli; se bene vi sono alcuni, che credono che li Francesi debbano fare lesti tuire alli Spagnoli Mastrich, Bolduch, Bredà e Bergamsom, e che in contraccambio vorranno che a loro siano rese Santomer, Valenctiena, Cambrai ed altre piazze più unite e commode alla Francia; ad ogni modo tutti concludono, che li Spa gnoli saranno quelli che ne anderanno al disotto. Nella passata campagna, a questo Re sarebbe stato più caro che il Re di Fi ancia le avesse mandato un soccorso di contanti per armare la sua flotta, più tosto che vascelli francesi; ma perchè il Cristianissimo si dichiarò ai aver già fatta la spesa, da questa Maestà fu accettata l’offerta; ed ora che in questo anno il Re ha fatto 1 istessa dichiarazione, si è scusato di nuovo il Re di Francia allegando che a lui conviene far una armata navale per guardare le sue spiaggie dalli pirati olandesi, e che già che non puole a meno di non entrare in questa spesa, la farà servire a Sua Maestà; intanto si sente che di Francia verrà qualche parte di quel danaro, che il Re è obligato alla contribuzione per la presente spesa della guerra. - 1Ì9 — Delli affari di questa Corte altri discorsi non si sentono se non de’ SS. " che giornalmente ricevono la comunione per mostrarsi buoni protestanti, e non peideie le loro cariche; ed il Duca di Buchincam, che poco si cura di religione, esercitando il lunedì di Pasqua li suoi soldati, le disse nel fine: Orsù, miei soldati, mettete le vostre armi a terra, e andate tutti a pigliare il vostro pane ed il vostro vino per refrigerarvi, ora che siete stanchi; e ciò disse per burlarsi del- 1 atto dal Parlamento fatto, che obbliga li soldati alla comunione. Li Cattolichi sono molto afflitti per la quantità di religiosi che partono dal Regno, e dubitano di qualche persecuzione; ed alcuni SS.ri, che copertamente vivevano Cattolichi, per non perdere le cariche si fanno lecito di pigliare il giuramento e la communione de' Protestanti; con scusa che ciò fanno forzatamente. Sin ora non si puoi giudicare che cosa abbia ad essere in questo particulare della religione, onde ogniuno ha occasione più di temere, che di sperar bene; stante che il Re per la sua generosità si ritrova sempre pieno di debiti, e per esser soccorso di danaro le conviene fare tutto ciò che vuole la Camera bassa. Madamisella Caroel, una delle donne favorite del Re, è stata fatta contessa di Obegnì. La Dama è francese, e questa contea è in Francia; frutta dieci mila franchi annui, ed era della casa Stuarda, e per la morte del Duca di Ri-cimon è vacata. E arrivato in questa Corte un inviato del Duca di Moscovia, che domanda soccorso alli Principi Cristiani per il Gran Duca suo Sig.re, qual si dichiara di voler far la guerra al Turco. Dicono che questo uomo passerà in Italia; è mendico più di un pellegrino, ed a quei Principi dove è inviato conviene spesarlo di tutte cose; è assai audace nel domandare, e di niuna cosa resta contento. Marciano giornalmente compagnie di soldati alla marina per imbarcarsi sopra de’ vascelli al numero di sei mila fanti, e questi sono mandati per guardia delle navi e non per mettere il piede a terra. In questo punto intendo che 100 soldati del reggimento del Duca di Buchincam, passando a traverso della riviera sopra una barca, si siano tutti affogati. Questo è di quanto ho stimato degno VV. SS. SS.me; e non avendo più che soggiongere farò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 20, e 10 Aprile 1673 92. VV. SS. SS.me, per la confirmazione fattami di tre altri anni nella carica ove io mi ritrovo, hanno accresciuto in me i suoi soliti favori, ma non già le mie obligazioni; e perchè io non mi contento di ringraziare VV. SS. SS.me con — 120 — semplici parole, parendomi troppo debole dismostrazione a tanto beneficio, vorrei riconoscerlo con li effetti, se ancora con questi non avessi perduto la speranza di poterlo fare. Onde è che, non sapendo a qual parte volgermi, altro non farò per adesso che supplicare umilmente YV. SS. SS.mead aggradire intanto il rendimento di grazie, che glie ne fo presentemente, desideroso che in questo mentre si rappresenti l’occasione di mostrarlo con l’opere; mentre attendo da YV. SS. SS.me con ogni riverenza l’onore delli suoi soliti commandi. E mi sottoscriverò per fine con ogni riverenza, ecc. Londra li 20, e 10 Aprile 1673. 93. Nella presente settimana altro non abbiamo di remarcabile, se non qualche atto del Parlamento, che dalla stampa si lascia vedere; e sabato uscì quello del danaro per il Re, avendosi ogni provincia di questo Regno imposto sopra di sè una contribuzione, che ascenderanno alla somma di un milione e ducento sessanta mila lire steriini, da pagarsi nel termine di 18 mesi; si come con altre mie mi trovo aver più volte accennato. Un altro se ne è veduto lunedì, concernente le persone che averanno impieghi o cariche; ed a ciò ne restino privi li Cattolichi, obliga ciascheduno di quelli di pigliare il giuramento avanti li Giudici ordinarj, e questo si farà nel mese di maggio in quei giorni determinati che sederanno per le giudicature. Alli giuramenti soliti, oltre il primato della chiesa attribuito al Re, vi hanno aggiunto questo, che credono che nella consacrazione (ancorché fatta da qualsivoglia persona) non vi sia nel sacramento alcuna sorte di transubstan-ziazione, e che sempre rimanga puro pane e puro vino. Questa parola (alcuna sorte) è causa di qualche controversia fra li teologhi di questa setta, molti de quali vogliono che il detto pane e vino acquisti qualche qualità straordinaria per imposizione delle mani, che sopra vi mette il ministro, e per le parole proferte. Per l’istesso atto sono ancora obligati coloro, che averanno impieghi, di pigliare publicamente la communione, ed averne una fede; e delli giuramenti dati se ne conserveranno in luoghi particulari li registri, con permissione che sia lecito a qualsivoglia persona di andarli a vedere; e se qualcheduno per malizia incorrerà nell’inosservanza delle leggi parlamentarie, ed essendone accusato non renunzi la carica, non potrà convenire in giudizio persona alcuna, e se sarà reo sarà condennato senza ammetterli difesa. 11 Milord Hoorte, Gran Marescial del Regno, goderà il titolo della sua carica, ma non l’amministrazione, quale dal detto Sig.re sarà appoggiata ad un Sig.r che sia protestante, e quello come al Gran Marescial subordinato la eserciterà. - 121 — Proibisce ancora il detto atto al Re ed al Duca di lorch di tener Cattolichi nella sua Corte, e della Regina non fa alcuna sorte di menzione. Si sono nascosti li religiosi inglesi, oltre una buona parte che se ne sono iti dal Regno, 11011 assicurandosi di lasciarsi vedere per non incontrare in qualche strano accidente. Non si sa ancora qual piega piglierà questo affare, e li Cattolichi dubitano che al nuovo Parlamento siano banditi dalPIrlanda li Ec-clesiastichi ancora Delli presenti moti di guerra la stagione per se stessa non porta alcuna sorte di novità, e con uno avviso di Plemut (che è un porto di questo Regno) si sente esser colà arrivato un petaccio francese, che porta nuova come l’armata navale di quella nazione sia improcinto di mettersi alla vela, ogni volta che di qua ne riceverà li ordini, e per tale effetto l’Ambasciatore ha rispedito in Francia un straordinario con l’avviso del giorno della partenza. Il Principe Ruberto dice di voler trasferirsi lunedì alla flotta, e se la troverà in stato da uscire dalla riviera pensa di non ritornar più alla Corte; se bene molti stimano, che sarà assai per tempo quando alla metà di maggio sia per sortire Deve partire per Fiandra il Duca di Manumot per andare al commando delle sue truppe, che si ritrovano di guarnigione in Donchercem, ed il Iache del Re, che serve a Sua Ecc.a, al suo ritorno porterà qua la compagnia de’ comichi Italiani, che si ritrovano a Cales mandati a chiamare da questa Maestà. Sono tanto varj li avvisi, che si sentono delle truppe Imperiali e Brandeburghesi, che 11011 ostante, che l’Ambasciatore di Francia assicuri qui un trattato di pace, che l’Elettore ha con il suo Re, 11011 viene affatto creduto, tanto più ora che si sente che l’Elettore di Monster si sia posto all’assedio di Bilefeld, piazza di quel di Brandeburgh. Il grande apparato di guerra, che prepara il Re di Francia verso la Fiandra, disturba grandemente li Spagnoli; ancorché vivino con sicurezza, che questo Re non sia mai per permettere, che li Francesi se ne rendino padroni, per la gelosia, che potrebbero dare a questo Regno. La Regina Cattolica ha confirmato il Monterei al governo di Fiandra; ma non si sente sin ora che le levate per difesa di quei paesi siano considerabili. Li Olandesi si vanno fortificando con l’acqua, ed applicano tutto il suo principal studio all’armata di mare, quale pensano di farla sortire poderosa più che mai sia stata. Concluderò per fine, che se bene della pace per tutto se ne ragiona, ad ogni modo la comune opinione è che i trattati di questa averanno principio con l'armi nel comminciamento della campagna. E con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 27, e 17 Aprile 1673. — 122 - 9é. Ha ordinato questa Maestà, che oltre la solita gente per guardia delli vascelli, che si imbarchino sei mila fanti per mettere il piede a terra, ogni volta che se gli rappresenti qualche buona occasione; pertanto il reggimento del Duca di Buchincam venerdì mattina, prima di portarsi all’armata, fece 1 esercizio dell armi avanti il Re, e questo reggimento è seguitato da altri soldati, che tutti faranno la somma suddetta. Coloro, che qua per causa di religione o per altro particulare interesse seguitano il partito olandese, hanno con grandissimo sentimento inteso la ritirata che il General Marsin ha fatto dalli Spagnoli, e tanto più in quelli si augumenta il timore; poi che dubitano che li Francesi siano per assalire la Fiandra, mentre la privano di un si valoroso guerriero. Nella presente campagna il Principe Ruberto è risoluto a tentar la foi-tuna in qualsivoglia occasione che contro li Olandesi se li rappresenti, e con tutta diligenza ia preparare la flotta desideroso di prevenire l’inimico se sarà possibile. Martedì verso il mezzo giorno sono partiti di qua per andare all armata il Re, Sua Altezza Reale ed il Principe suddetto, e venerdì o sabato al più tardi saranno di ritorno; dichiarandosi però il Principe di voler far poi la sua total partenza nella settimana ventura, ed andare verso la flotta francese pei incontrarla, che poco puole più stare a lasciarsi vedere per queste marine. Se l’Elettore di Brandeburgh si sia aggiustato con la Francia ne corre tuttavia varia la fama, ancor che questo Ambasciator di Francia ne assicuri Sua Maestà, e quel di Spagna ne vive con qualche timore. Uno degli Suechi Ambasciatori, per agevolare qualche punto delli tiattati di pace, voleva da l’Haja trasferirsi qua, e per quanto ho inteso pei via di segreti regali ne è stato dissuaso, il che fa credere che questi due Re non voglino la pace, desiderosi, già che hanno fatte le spese, di veder l’esito della futura campagna. Si lascia intendere questa Maestà, parlando delli presenti moti di guerra e delli preparativi che per l'una e l’altra parte si vanno facendo, che li Francesi non molesteranno la Fiandra, quando li Spagnoli si astenghino di soccorreie li Olandesi; ma si come l’interessi de li uni sono giontamente uniti con quelli de l’altro, per tanto stimano qua per certo, che sotto qualsivoglia pretesto li Spa gnoli saranno attaccati. Il Milor Anglisè ha avuto da Sua Maestà la custodia del suo privato sigillo, carica, che oltre l’onorevolezza, vi apporterà sempre tre mila lire steriini 1 anno. Il detto Sig.re è in concetto di molto sapere e seguita la setta di Calvino; per altri tempi, come quello che per la sua religione e privilegi del Regno si mostrava troppo zelante, non era in concetto alla Corte, e desideroso di avanzar - 123 — la sua condizione ha procurato di insinuarsi con il Re e suoi familiari, che ne ha riportato la suddetta carica. Acquistò assai la grazia del Re nell’ultimo Pai lamento, quando la Camera del Commune si oppose al suo decreto per la data libei tà di conscienza; allora che il Milord si·dichiarò nella Camera alta che Sua Maestà aveva autorità di farlo senza contravvenire alle leggi di Inghilterra, e si offerse di provarlo in scritto contro qualsivoglia legista. Ma perchè le ragioni ancoi che vere non erano alla Camera bassa satisfatorie, volse il Re più tosto cedei e alla sua autorità, per aver il danaro, che metterla in disputa senza alcun flutto. Ho io col suddetto Sig.re qualche amicizia, e con l’occasione, che sono stato a rallegrarmi seco, si è offerto di favorirmi in ogni mia occorrenza, e di sei vii e VV. SS. SS.me in tutto quello che sia per rappresentarsi, e che potrà opeiaie la sua abilità. Sento particular piacere del suo impiego, portando seco la confidenza Reale, e l’elezione di consigliere del Gabinetto, ed in ogni occoirenza VV. SS. SS.me vi averanno sempre un affezionato e divoto Signore. Concluderò per fine che l’opinione di qualche Sig.r è, che questo Re non sai ebbe lontano di dar la pace alli Olandesi, conoscendo benissimo, che li suoi avanzi saranno sempre maggiori ricevendoli da quelli, che dal Re Cristianissimo, ma 1 impegno è così grande, che presentemente non puole risolversi a cosa alcuna, che prima non sia terminata la prossima campagna, ed il Re di Francia con la generosità delli suoi doni ha compro talmente questi intimi Consiglieri del Re, che noti dicono parola che non sia a suo grande avvantaggio. Li comichi Italiani, che erano in Parigi, sono gionti in questa città; il Re le dona 2000 lire sterlini di regalo, e daranno principio alle comedie, ritornato che sia Sua Maestà dal mare. E con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 4 Maggio, e 24 Aprile 1673. 95. La nuova della pace conclusa fra cotesto Serenis.mo Dominio ed il Sig.r Duca di Savoia, la ricevo con una di VV. SS. SS.me de’ 16 aprile prossimo passato; e con l’istessa ricevo parimente i commandi di VV. SS. SS.me per darne parte a questa Maestà. Godo infinitamente di questa felice nuova, e che VV. SS. SS.me^ con successo così buono e con la solita prudenza, abbiano trattato l’armi e la pace in un istesso tempo, e dato la quiete all’Italia tutta. Li accidenti di questa guerra hanno fatto conoscere alli Principi che VV. SS. SS.me sanno accompagnare l’armi con il negozio, e la quiete con la vigilanza; e ciò io lo dico, non solo mosso dalla mia cognizione, ma per diversi discorsi sentiti in casa delli SS.ri Ambasciatori di Francia e Portogallo da persone di qualità, biasmando il conte Cattalano, al quale attribuiscono l’origine del tutto per il suo malo consiglio. — m — Non ne lio ancora dato parte a Sua Maestà per aver ricevuto le lettere lunedì dopo disnare, ed il Re si è partito martedì mattina nel far del giorno per sollecitare 1 uscita della sua flotta; ed al suo ritorno, che sarà venerdì al più tardi, lo farò. Della conclusa pace questo Ambasciatore di Spagna, pei’ quanto mi lia detto il suo Segretario, ne ha avuto da cotesto Sig.r Inviato Mendossa li capitoli. Intanto, con augurare a VV. SS. SS.me una tranquilla e perpetua quiete, darò fine alla presente, e con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 11, e primo Maggio 1673. 96. Arrivata venerdì mattina Sua Maestà dalla flotta, ordinò che li cornicili Italiani rappresentassero la sua prima commedia, alla quale intervenne il Re con tutta la Corte. L’istesso seguì sabato; e lunedì la Regina volse onorarli con la sua presenza, ma le azioni non riescono secondo l’aspettativa. Martedì mattina sul far del giorno il Re, secondando la marea, si portò a Cernessi per sollecitare la partenza della flotta, dubbioso che li Olandesi lo pervenghino, e ponendosi nel mezzo, non lascino giontar la sua con quella delli Fiancesi. Sono stati spediti reiterati corrieri in Francia per sollecilare la loio, con ordine che prenda la navigazione verso Portmut, che è un porto di questo legno. Il Principe Ruberto ha ricevuto dal Re di Francia una bellissima gioia, ed insieme la patente per commandare alla sua armata, e dicono che questa sia in forma così ampia ed obligante, che mai da quella Corte non è uscito una tale. Il Re Cristianissimo cerca tutte le vie per obligarsi questa Altezza, come quella che è nata alemanna, si è sempre mostrata avversa alli disegni della Francia. La quantità de’ vascelli, che al numero di ducento incirca da diveise parti sono arrivati, recano non poco servizio a questo armamento, servendosi Sua Maestà di dua mila marinari, ed altrettanti ne caverà da quella delle Smirne, che di ora in ora si sta attendendo; e per il mancamento de’ marinari non si lascia sortire da questa rivera vascello di sorte alcuna che sia suddito del Re· Non si puoi credere quanto sia grande l’applauso che dalla gente di maie ha il Principe Ruberto, perchè, oltre la sua solita familiarità, è ancora vigilante in rivedere i viveri, ed avendone trovato alcuni di mala qualità; li ha fatti buttare nell’acqua. Si tiene qua percerto, che le armate abbiano a combattere, e dicono che nella Zìlanda cresce grandemente il partito del Deust contro il Principe d’Oranges. L’esercito che il Re di Francia condurrà seco in Fiandra, non pare che sia per intraprendere cosa alcuna contro li Stati di Spagna; ma che ad arte da — 125 — quel Ke sia tenuto per ingelosire il governatore Monterei, ed a questo modo obligarlo a richiamare le sue truppe che servono li Olandesi, ed in un istesso tempo renderli privi di quello agiato. Li Plenipotenziarj di questa Maestà si dispongono per andare in Aix La Capella, e nella ventura settimana faranno partenza. Li affari delli Cattolichi sin ora vanno male; poi che tuttavia molti lasciano le cariche per non pigliare nè la comunione, nè il giuramento, ed un auditore di un Giudice primario, che da tutti era stimato protestante, lunedì impieno tribunale renonziò il suo ufficio dichiaratosi cattolico. Si dubita però di qualcheduno, che, accecato dall’interesse, pigli l’uno e l’altro, non già per farsi protestante, ma per non avere alcuna religione. E per non esservi altre notizie in questa settimana, finirò con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 11, e primo Maggio 1673. 97. Ove entra l’interesse non vi ha luogo la ragione; onde è, che qua sono resoluti che il Sig.r Finci si porti costì, essendomi certificato, si come altre volte ho scritto, che la sua venuta non è senza speranza di un buon premio offertole da questi negozianti, e di questo ne parteciperà ancora il milord Arlentom ed altre persone. Di nuovo mi sono trovato con il Segretario di Stato, e fra varj discorsi tenuti seco, due sono stati li principali per ovviare questa missione. Nel primo le ho rappresentato quanto sia causa leggiera il motivo di Sua Maestà a mandare costì il Sig.r Filici, tanto più in un affare che si tratta di privati negozj seguiti fra mercadanti, ove la Eep.ca S.ma, lasciando proseguire li affari per via di giustizia, non puole operare d’avvantaggio di quello sin ora ha fatto a favore delli sudditi del Re. Nel secondo ho soggionto, che, se bene VV. SS. SS.me apprenderanno che Sua Maestà abbia avuto giusto motivo di farlo per le ragioni che dalli negozianti suoi sudditi le sono state rappresentate, che ad ognimodo, trattandosi di una Repubblica tanto di Sua Maestà divota, pare un certo che di diffidenza, mentre si cerca giustizia per li suoi sudditi quella che per Dio grazia viene per ogni persona amministrata. Le ho ancora ricordato, che il Sig.r Finci non troverà facilmente li affari in quelli termini che le sono stati rappresentati, per esser naturale costume di chi difende la sua causa aggravare la contraria parte quando quella non si trovi presente. Mi rispose il Milor che questi motivi li apprendeva molto bene, e che se ne velerebbe nel formare l’instruzione; che per altro il Sig. Finci non aveva alcuna sorte di carattere, e che il Re resterà pago delle ragioni, che costì saranno addotte al suo ministro. — 126 — Questo è di quanto mi occorre dare a YV. SS. SS.m0 notizia del presente negozio, e se prima della partenza del detto Sig.re potrò operare qualche cosa, ne darò a Λ V. SS. SS.me distinto ragguaglio. E per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra, li 11 e primo Maggio 1673. 98. Questa mattiua li 8 maggio, secondo il stile inglese, ricevo un piego di W. SS. SS.me cou lettere in date diverse ciò è de’ 20, 21 e 29 aprile, e con esse una compita relazione di quanto era seguito circa la nave olandese nominata Picciolo delfino. E per essequire li commandi di VY. SS. SS.me mi sono subito portato dal Milord Secretario, al quale non è stato possibile parlare a causa della partenza che oggi fanno li Plenipotenziarj di questa Corona. Non passerà domani, che io non le rappresenti quanto da VV. SS. SS.me mi viene commandato; e come che tutta questa mattina mi sono trattenuto a Palazzo, ho inteso che del suddetto affare se ne è di già avuta novella in Corte con qualche diversità della relazione che VV. SS. SS.me mi hanno mandato. Procurerò in ogni miglior maniera possibile, che qua restino bene impressionati dell’operato da VV. SS. SS.me, e minutamente le darò notizia di quanto seguirà, e di tutte quelle circostanze ancora, che stimerò necessarie per un affare di questa considerazione. E con augurare a VV. SS. SS.me ogni prosperità, piglierò l’ardire di sottoscrivermi, ecc. Londra li 18, e 8 Maggio 1673. 99. Tutti li discorsi di questa Corte non sono che sopra la prossima campagna, tenendosi per cosa certa che dalla fine di quella abbia a dipendere li trattati della pace. V enerdì mattina il Re venne dalla armata, avendola lasciata in stato di porsi alla vela, ogni volta che il vento se li mostrerà favorevole. Li vascelli di forza sono da quaranta incirca, tutti bene armati di marinari e soldati, e la più parte montati di artigliarla di bronzo; di alcuni altri se ne sollecita l’armamento, e tre numerose flotte gionte in questa settimana hanno somministrato quantità di marinari. La prima, che è venuta dalle Canarie carica di vino, è composta di 22 vascelli, quella di Bordeos di 130 vele, e l’altra del carbone di 300, e per il vino, che portano le due prime, ne averà il Re per la gabella centocinquanta mila lire steriini, — 127 — Da tre diversi luoghi del Regno per corrieri straordinarj, arrivati in Corte venerdì notte, si sono ricevute lettere, che l'armata olandese navicava per queste coste; ma discordano così fra di loro circa il numero delli vascelli, che lasciano dubiosa la credenza, poiché le prime dicono di 70, le seconde di 50 e le altre di 60 vele, e dalla navigazione fatta argumentano, che volesse sorprendere la flotta del carbone uscitale dalle mani per tardanza di ‘24 ore. Se ne è spedito l’avviso al Principe Ruberto, che dalla riviera non è ancora sortito. In questa settimana diverse nuove comparse in questa Corte hanno molto rallegrato Sua Maestà. Dalla Norvegia è comparsa la flotta carica di bitume, e altri bastimenti necessarj all'armata, e all’isola di Wit poco distante dal Regno è arrivata la flotta francese al numero di 30 vascelli da guerra, e dieci fra pe-tacci e incendiar] Il Principe Ruberto si ritrova alle Dune poco lontano dall’imboccatura del Tamigi, non essendosi scostato davantaggio per la contrarietà de’ venti, che presentemente sono favorevoli alli Francesi per venire ad incontrarlo. Si ha avviso, che l'armata olandese al numero di 70 vele, quarantasei de’ quali sono vascelli da guerra e li altri burlotti e vascelli d’avviso, abbiano fatto vela verso la Zelanda per unirsi con la squadra di quella provincia, che non era ancora pronta per mettersi alla vela. Questa mattina il Sig. Ambasciatore di Francia, portatosi alla Corte, ha dato parte a Sua Maestà della conclusa e sottoscritta pace fatta dall’Elettore di Brandeburgh con il Re suo Sig.e, nuova che ha consolato tutta la casa Reale. In questo istesso giorno partono li Plenipotenziarj di questa Corona, e si è avuto avviso che la città di Colonia sia stata eletta per il luogo delle conferenze. Della pace conclusa da VV. SS. SS.me con il Sig. Duca di Savoia sono venute qua da Turino molte copie delli capitoli, quali credo che si daranno alla stampa; ma io non so se sono sincere. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia nella settimana presente, e con ogni riverenza darò fine con sottoscrivermi, ecc. Londra li 18, ed 8 Maggio 1673. 100. Della conclusa pace fra VV. SS. SS.nie ed il Sig.e Duca di Savoia venerdì mattina ne diedi parte a Sua Maestà, che molto volontieri ne sentì la nuova, e mi ha ordinato di render grazie a VV. SS. SS.me a suo nome per la memoria che hanno della sua persona. L’istessa risposta ricevei da Sua Altezza Reale, quale ancora mi soggionse, che siccome con suo gran dispiacere aveva inteso il principio della guerra, così ora molto godeva di sentire la conclusione della desiderata pace. / — 128 — Fui il seguente giorno a passare simile ufficio con il Milord Arlentom, secretario di Stato, che ancor lui mostrò di riceverne la nuova con ogni contentezza, e mi disse come il Re ne aveva discorso seco, e riferitole che io gliene avevo dato parte. Con l’istessa sodisfazione l’hanno ricevuta questi regj Ambasciatori, ogni-uno de' quali la stima avvantaggiosa per li interessi del suo Re, godendo tutti della quiete d’Italia. E per non aver più che soggiongere in questo particulare, farò fine con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 18, e 8 Maggio 1673. 101. Si arrolano con ogui celerità, quantità di soldati, e molti Sig.n titolati sono andati nelle Provincie del Regno per farne le levate. Li maggiori vascelli da carico, che nella riviera si ritrovano, sono stati trattenuti, volendo Sua Maestà servirsene per il traghetto della gente di là dal mare nell’opportuno bisogno. Si dice, che se il Re farà passare nei Paesi Bassi un numeroso esercito, vi si debba portare il Duca in persona per commandarlo, e che non solo averà de’ suoi sudditi il commando, ma di tutti li forastieri ancora. Il Principe Ruberto con l’animo suo resoluto pensa di riportare dalli Olandesi qualche vittoria, avendo avuto licenza dal Re di andarli a battere in qualsivoglia parte che si ritrovino. Un capitano di nave inglese, che in altri tempi ha servito li Olandesi, e che nell’ultima guerra li condusse in questa rivera, avendo ricevuto il perdono dal Re, si è obligato di trovar luogo per far sbarcare i soldati di questa nazione quando Sua Maestà voglia che mettino il piede a terra. In Corte si sta con curiosità grande di sentire, che resoluzione piglierà l’imperatore, ora, che dal marchese di Brandeburgh resta abbandonato il suo partito, e se bene qua dicono che li Spagnoli non soccorriranno più li Olandesi, ad ogni modo per li ultimi avvisi venuti di Fiandra, si sente che quel Governatore abbia mandato 4000 soldati nel lato di Gante. Non si sente sin ora a qual impresa si attaccheranno li Francesi, e vi è qualche avviso, che il Cristianissimo non voglia mover le sue armi, che prima non intenda le negoziazioni del suo Ambasciatore nella Corte Cattolica; se bene alcuni credono, che vorrà vendicarsi del tentativo che fece fare il governatore di Fiandra sopra Carlorè. Sin ora l’Ambasciatore di Spagna non ha alcuna sorte di sicurezza, in questa Corte, dell’armi francesi, e vive fra il timore e la speranza. Il Conte di Osserì, figlio del Duca d’Ormon, che con il Re era andato per vedere la flotta, e desideroso di avere il commando di una squadra de’ vascelli, ne è stato compiaciuto per il valore che mostrò nella passata campagna, e senz£i — 129 — altra sorte di provvigione si è imbarcato. Il commando di detta squadra era stato destinato al Cavalier Wolmos, che si ritrova ancora verso la Spagna. Continua tuttavia la voce, che il Duca di lorche si sia maritato segreta-mente con madama Belisis, e so bene da persona di molta autorità vengo accertato diversamente, ad ogni modo, quando si tratta di amore, il tutto puoi esser che sia, maggiormente se la dama fusse grossa si come si discorre. Alcuni però, che sanno che il Duca si è più volte dichiarato di non voler sposare mai più suddite del Regno, tengono per favoloso qualsivoglia discorso, tanto più nel tempo che sua Altezza Reale non è ancora fuora di speranza della Principessa di Ispruch. E ancora in dubbio se il Milord Chrifort voglia pigliare la communione de’ protestanti, con il giuramento dal Parlamento ordinato, o, con lasciare la sua carica, dichiararsi Cattolico; la più gramparte sono di questo secondo parere, e va in predicamento per aver il suo luogo il Sig.r Tomaso Osborne, che ora è pagatore generale delli vascelli. Se questo segue, sarà un notabile esemplo, che un Sig.e tanto confidente del Re novamente dichiaratosi cattolico lasci per la religione un impiego così lucroso, e di tanta autorità quanto questa gran tesoreria; ma si come vi è ancora un mese di tempo oer fare o l’una o l’altra resoluzione, per tanto ogni persona ne sta attendendo l’esito con molta curiosità. Finirò per non aver più che soggiongere, e con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra il p.° Giugno, e 22 Maggio 1673. 102. Le congionture de’ tempi, e le occupazioni che avevano V V. SS. SS.me per la guerra del Duca di Savoia, sono state causa, che io non le abbia mai ^ rappresentato qualche doglianza, che una sera alla Corte mi fu fatta dal Conte Vincehe, cugino di questo Sig.e Ambasciatore Finci che va in Costantinopoli, e che per causa di interessi particulari de’ negozianti deve portarsi costì. Il detto Sig.re narrò quanto aveva operato nel levante in quella Corte, a ciò che alla Porta fusse ricevuto l’Ambasciatore di YY. SS. SS.me contro la volontà di quello di Francia, e che de’ si grandi avvantaggi, che per mezzo suo ne riporta cotesta nazione, non ne ha avuto mai alcuna sorte di recognizione; e che di quanto aveva operato, l’interesse era stato l’ultimo suo pensiero, ma che se da VV. SS. SS.me ne avesse avuto qualche recognizione, sarebbe stato alla sua casa una memoria del suo benservire, più che per ricompensa del suo merito. Mi soggionse ancora, che al suo arrivo in Inghilterra, dando parte al Re dell’operato per la Rep.ca SS.a non potè Sua Maestà immaginarsi, che il tutto fusse seguito senza qualche sorte di utile; ma, che assai presta ne restò persuasa dal Milord Falconi- 9 — 130 — bu'gidt^ spedito Ambasciatore in Italia. Da tutti ricevè regali fuora che da YV. SS. SS.™ non ostante che l’Ecc.™ Sig. Gio. Luca Durazzo, inviato Ambasciatore stiaoi inaiio in questa Corte, ne ricevesse un ritratto del Re guarnito di diamanti. queste intempestiv e lamente io le risposi, che molte volte, che se i Principi trascurano qualche cosa, non è per difetto di volontà, ma per non avere intiera notizia elli sentimenti di chi ha operato, e che circa il regalare li Ambasciatori, °gni i incipe seguita il suo proprio stile, e che se YV. SS. SS.me volessero comminciare adesso, e fare diversamente di quello hanno usato per il passato, ei]° °CCasÌone ^ doglianze; e così nella miglior maniera, che ho potuto, io an ato radolcendo 1 animo di quel Sig.1-#. La sua lamenta e la forma con q a ledo thè si negocia in Corte, mi conferma via più che mai, che questa è la più interessata di qualsivoglia altra, e chi non regala i ministri non ne riporterà già mai avvantaggi per il suo Principe. e il Re di Francia ha pensiero di tentare in Italia qualche novità con pigliar pi e e*t conti o cotesto Dominio, non vedo che vi sia altro Principe, per essere me ìa ore, che questa Corona, e per tutti li accidenti che possono seguire, stimerei j n qualche forma, di guadagnarli o almeno renderseli favorevoli, f H ^ gueira con il Duca di Savoia mi ha fatto conoscere la verità di questo o, λ ec endosi nelle gazzette ampliate le vane vittorie di quella nazione, e sminuite le nostre vere, ed a questo non si puole rimediare che con l’accennata oima. Io non intendo di rappresentare questo a VV. SS. SS.me, per causarle rdinarie spese, ma parlo di cose commestibili, come di dolci o vini ed altre tali, de^ quali poco sarebbe la spesa, e molto l’aggradimento. Del Sig.r Fjncj p0^ a}f;ro non resta a dire se non che, dovendo andare Peata del gian Sig.e averà occasione di adoprarsi qualche volta per li interessi nazione, ecl insieme servire Y V. SS. SS.me, e non vorrei, che la mala infor-oiie a\ uta dal Conte suo cugino avesse fatta in questo Sig.e qualche mala mpre^sione, ed a Y V. SS. SS.me, non mancheranno forme di accattivare il suo animo, a ciò con la^ sua relazione confermi in questa Corte quanto le ho sempre rappresentato circa la devozione della Rep.“ SS.a verso questa Corona. Se con questa mia sono stato troppo lungo supplico VV. SS. SS.me a condonarmi, perchè ho stimato che sia necessario di esserlo per darle tutte quelle notizie^e forme con le quali qua si costuma di trattare; e facendo fine, mi darò 1 onore di sottoscrivermi, ecc. Londra il p.° Giugno, e 22 Maggio 1673. — 131 - 103. Li interessi, che oggidì questa Corona ha con la Francia, sono talmente insieme uniti, che non lasciano luogo alle giustificazioni delli altri Principi, ed ancor che questi ministri siano rimasti sodisfatti di quanto vi ho rappresentato a nome di VV. SS. SS.me per ovviare l’armamento del vascello olandese, non è peiò che non approvino il fatto delli Francesi, parendo che quella nazione abbia opeiato non tanto a suo proprio interesse, quanto a beneficio di questa. E perchè qua considerano ancora che la galera ed altri vascelli siano stati detenuti per causa dell’affronto, che fu fatto al francese che costì si era portato per nscotere danari di sigurtà, pertauto questo accidente particulare ha partorito così mala condicione al pubblico servigio, che io non ho concetti da poterlo esprimere. E Sig/ Finci, che nella sua instruzione aveva ordine di fare le instanze con qualche moderazione, comprendo adesso che le sia stato incaricato di farle vive e resolute a causa del seguito. Questi interessi di sigurtà, che sono la pietra dello scandalo, supplico umilmente VV. SS. SS.me a procurare che siano levati da mezzo; non volendo capire questa nazione, che il negozio sia particulare, e non pubblico, a causa, che li negozianti inglesi lo rappresentano per tale. Di più qua apprendono, che si come nel Regno di Irlanda fu venduta la nave Sacrificio di Abramo, che col suo carico apparteneva a questa nazione, credono che VV. SS. SS.me, in ricompensa di quel danno, non permettino che siino sodisfatti li Inglesi, e di questo vascello intendo che il Sig.r Finci averà ancora da parlarne, come che tutti li affari privati li vogliono apprendere come pubblichi. Non partirà il Sig.r Finci, che nella ventura settimana, e se intanto mi verranno altre notizie anderò suggerendole; sottoscrivendomi per fine, ecc. Londra il p.° Giug.0, e 22 Maggio 1673. 104. Quanto mi tengano inquieto le male nuove, che di costì si sentono, non ho talento da poterlo esprimere, e quel che più di ogni altra, cosa mi affligge è che qua hanno appreso, che il Re di Francia sia malamente disgustato delli danari dovuti a’ suoi sudditi per causa di sigurtà, si come ne ho già scritto a VV. SS. SS.me, e questo accidente ha fatto qua una così mala impressione per li crediti che pretende questa nazione, che nella gazzetta di oggi hanno fatto stampare il seguente capitolo. — 132 — Di Genova li 17 Maggio. Noi abbiamo avviso clie due vascelli francesi, ciascheduno di 40 pezzi di cannone, che sono su le nostre riviere, hanno ordine dal Re di Francia di saccheggiale li sudditi di questo Stato. Hanno pigliato qualcheduna delle nostre barche, e mandate a Tolone. Dicono che Sua Maestà è stata forzata di trattare in questa manieia per far fare giustizia a suoi sudditi, che sono creditori di molte somme di danari a lor dovuti per alcuni particulari genovesi, a causa che non si pote\ano fai pagare. Li Savoiardi hanno fatto qualche insulto sti li nostri confini, e presi li nostri bestiami, e fanno fortificare Oueglia, ecc. Ritio\randomi una di queste sere dal Milor Olis in compagnia dell’inviato di Danimarca, ed un Sig.re Francese che ha titolo di Commissario delli viveri pei 1 ai mata marina, mi disse questo ultimo, che il Re di Francia era sdegnato perchè non aveva potuto ottenere da VV. SS. SS.me un reggimento di corsi. A questo io risposi che VV. SS. SS.me non potevano concederlo se non con una pericolosa rovina di quel Regno, essendo a tutti noto il grande apparato di guerra che piepara il Turco, e si come li Spagnoli temono grandemente della Sicilia, così W. SS. SS.me ancora hanno occasione di temere che sia fatto contro la Corsica, e maggiormente il pericolo sarebbe manifesto, se si permettesse la levata di quelli pochi abitanti che possono guardarla. Partirà domani il Sig.r Cavalier Finci, ed intanto piglierò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra U 8 Giug.°, e 29 Maggio 1673. 105. Si vive in Corte con desiderio grandissimo di sentire qualche novella della flotta, la quale per l’ultimo avviso ricevuto navigava verso la costa di Zelanda. È risoluto il Principe Ruberto di attaccare li Olandesi in qualsivoglia luogo che li ritrovi, quando però non siano entrati per sicurezza nel Tesel. Nella città di Midelburgh, in Zelanda, uno di quelli predicatori esorta giornalmente il Popolo a donarsi al Re d’Inghilterra, e ne ha mandato alla stampa i suoi sentimenti, che, trasportati nell’idioma inglese, ne sono arrivate qua quantità di esemplari, e dal Consiglio Reale si va esaminando se sia bene di pubblicarle o di sopprimerle. Scrivono di Zelanda, per avviso segreto venuto in Corte, che scoprendo quei popoli Tarmata del Reuter, e credendosi che fusse quella d’Inghilterra, avevano deliberato di mandarvi incontra sopra un vascello alcuni deputati per domandare condizioni; tanto quei popoli sono impauriti di queste armi. - 133 - Si fanno levate di gente in diverse parti del Regno, ed il Duca di Bu-cnncam, che per questa causa è andato nella Provincia d’Iorche, scrive, che in un giorno ne aveva arrolato ottocento. 11 Re ha pensiero di fare una rassegna geneiale della infanteria che si ritrova nel Regno; e sei miglia di qua lontano ne ordinerà la radunanza. Si lavorano intanto li paviglioni, e baracche per l’al-l°(->b10; e 'vi si fermerà sino a tanto che il Principe Ruberto mandi qualche avviso di piazza resa alle sue armi, o che abbia trovato commodità di mettere il piede a terra; perchè allora Sua Maestà vi invierà subito quella quantità di soldati, che stimerà opportuno secondo il bisogno. Si sente di Fiandra, che quelle Provincie erano tutte in confusione per la vicinanza delli eserciti francesi; ma perchè questo Re non vuole in modo alcuno ìompeie con la Spagna, per tanto si tiene per certo che le forze del Cristianissimo saranno tutte impiegate contro l’Olanda, e suoi Stati. Quantità de’ vascelli di questa nazione al numero di cento in circa, che partiti dal Mediterraneo hanno circondato la Spagna, sono arrivati quattro giorni sono con due milioni e mezzo di pezze da otto reali. Due vascelli venuti da S. Helena, isola nelle parti Orientali, hanno portato qua quelli Inglesi che vi abitavano sopra; a causa, che 600 Olandesi, posto il piede a terra, se ne sono resi padroni. Continua più che mai il gran Tesoriere nella sua resoluzione di non voler pigliale il giuramento, e come cattolico lascierà la sua carica. Un frate, del quale non ho ancora avuto certezza dell’ordine, scrive ad un suo amico una lunga lettera delli affari della Religione, e per errore fu recapitata ad uno del Parlamento dell’istesso nome e cognome del suo amico, che 1 ha fatto mettere prigione. La causa è avanti il Consiglio reale, e perchè si crede che i accusatore non comparirà in giudizio contro il reo, per tanto si crede che sarà liberato, e dell’imprudenza di questo religioso il Re se ne dismostra forte sdegnato. ®S£h giorno del Corpus Domini, che secondo il stile di questo Regno ne abbiamo ‘29 del mese, si celebra la natività del Re, e questa sera li cornicili Italiani reciteranno il Convitato di pietra a Palazzo. Onde io, per non aver più che soggiungere, farò fine con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 8 Gìug.°, e 29 Maggio 1673. 106. Mi sono capitate due di VV. SS. SS.™, una in data de' 6 maggio e l’altra delli 17 detto; nell’ultima de’ quali intendo la compra che da VV. SS. SS.me era stata fatta del vascello Piccolo Delfino, per levare con questa da mezzo ogni occasione di malevolenza che si possa incontrare. Di questa compra di già — 134 — qua ne è venuto la notizia, e del buono affetto di VV. SS. SS.me verso questa Corona il Ke ne è molto bene persuaso, ed assicurato sopra di questo, non guarda a quelle minuzie come fanno li altri. \ ori ebbe Sua Maestà sentire quieta l’Italia, e che a W. SS. SS.me non fus.>(_ dato alcuna sorte di disturbo; e por questa sua buona volontà merita di e^sei in qualche cosa compiaciuto, si come spero che debba seguire. Tia questa armata e quella delli Olandesi è seguito un poco di combattimento, la ìelazione del quale è stata mandata a questo Seg.rio di Stato. Ne invio a V\ . bS. SS.me una copia, con riserva di esser più copioso giovedì, giorno del mio oidinaiio, se particularita più distinte di questa si sentiranno. Intanto con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 12, e 2 Giug.no 1673. Lettera del Principe Ruberto scritta al Segretario di Stato Milord Arlentom dalle Coste di Olanda li 29 Maggio 1673. Io le dò qua un racconto del fatto di ieri, non avendo ancora potuto intendere le particularità delle perdite dell'inimico. Li cattivi tempi prima seguiti ne hanno dato opportunità, e commodo, di scandagliare tutti i fondi di questi mari. Li 27 del presente fu tenuto consiglio di guen a al bordo del mio vascello con tutti li ufficiali maggiori, e fu concluso di attaccare l’inimico, che all’ancora stava in linea fra Rande e Stonijbanch, ed a questo effetto fu scelto dalli vascelli della flotta 35 fregate, sotto il comando del più vecchio capitano, con l’aggiunta di 13 burlotti, e qualche scialuppa per scandagliare li fondi. lermattina questa squadra fece vela verso l’inimico, e venne alle mani con la vanguardia comandata dal Trompe; noi si trovammo impegnati prima dhdla nostra intenzione per impedire all’inimico l’avvantaggio del vento, che \o-Ι^λ a guadagnare. La squadra del Tromp fu così caricata dalli nostri, che fu ne cessitata di darne luogo, e ritirarsi verso li banchi di sabbia. La squadra comandata dal de Ruiter si attaccò con li Francesi, quali si portorno valorosamente. Il ca\ alier Spragge dal suo canto sostenne la zuffa con tanto valore e ìesoluzione, che 1 inimico abbandonò il posto così confusamente, che se non fusse stato il timore delli bassi fondi, sarebbero stati perseguitati dalli nostri sino dentro li loro porti. Ritrovandosi le cose in questi termini, e sopraggiongendo la notte, stimai bene di lontanarmi dal terreno, e ritirarmi più alto nel mare ove mi ritrovo. - 136 ' ' ^ia avut° una perdita considerabile da non ripararsi cosi facil-strutti* IM UC°1&Wne dl molfcl uomini, e molti vascelli resi inabili, ed altri dl·-, · , , β Ulter ed 11 Trompe hanno corso risico di esser abbruciati, seli nostri burlotti avessero fatto quello che erano obbligati di fare. n nosfcre perdite non sono di momento, non avendo che due vascelli ^ , °ra ,C 1 Sei v'z‘° Cantabrige e la Resoluzione), che li ho mandati nel poi o per naccomodarsi. Noi abbiamo perduto poca gente, e delli ufficiali tre capi ani sono stati ammazzati, ed il colonnello Amiltom ha perduto una gamba. 1 ,(.· 10S^.r^ e soldati si sono portati coraggiosamente, e ne manderò e pai icu anta per maggiore informazione quando l’averò presa. Il capitano e a nave aterina pigliò un vascello, ed un altro guadagnò il vento al Tromp e averebbe incendiato se il capitano del brulotto avesse fatto il suo dovere Questo e quanto, etc. Per avvisi particulari poi ho inteso che l’armirante francese si trovò combattendo fra quattro vascelli olandesi, e se il conte di Osserì con il suo vascello non 1 avesse soccorso, facilmente vi restava. Della perdita delli Olandesi non si ha certezza alcuna, e qua si crede che sia stata grande. 107. Servirà la presente più per sodisfare alla mia obligazione scrivendo, che per occasione di novità. Del seguito delle armate navali con altra mia ne ho dato a VV. SS. SS.m - 151. Si ritrova a letto il Milord Arlentom, e se bene la sua indisposizione è leggera, ad ognimodo è di molta incomodità per coloro che hanno bisogno di negoziare seco. Voglio sperare che fra pochi giorni debba portarsi meglio, e che darà le spedizioni al Milord Locar, che deve andare in Francia, e che l’andata di detto Sig.re sarà causa di fare terminare le differenze che tuttavia con la Francia sono pendenti. Intanto con altra a parte ho trasmesso a VV. SS. SS.me quelle poche notizie avutesi in questa settimana, e per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc Londra li 4 Dicembre, e 24 Novembre 1673. 152. Desideroso il Re di sodisfare alle domande del Parlamento per averne del danaro alla nuova chiamata, pertanto con un suo ordine ha proibito li giorni passati a tutti li Cattolichi di andare alla Corte, o di ritrovarsi ove sarà la sua Reale presenza, e sabato mattina ne ha mandato fuora un altro, col quale comanda alli Giudici tanto nella città come nel Regno di pigliar notizia delli Cattolichi che vi sono, e mettere contro di loro le leggi in esecuzione. Questa forma tenuta da Sua Maestà da molti è attribuita a prudenza, perchè, si come li ordini mandati fuora sarà nelle sue mani di revocarli, così quando lasci che il Parlamento vi ponga la sua autorità, allora sarebbe difficile di sospenderne l’esecuzione. Non è pertanto, che li Cattolichi non siano molto afflitti, e che non aspettino ogni rigore, e tanto più quelli che abitano nella campagna. Don Carlo, uno dei figli naturali del Re, che li nacque in Fiandra, e che sinora non ha avuto alcuna entrata, dicono che anderà alla Chiesa con il Re, e che lascerà la Cattolica religione. Non fu vero la voce sparsasi, che il Principe Ruberto ed il Duca di Ma-numot siano andati da Sua Altezza Reale per incontrare la sposa; ma bensì altri Signori di diverse qualità. Mercordì mattina il Duca di lorch partì per Dovre su l’avviso, che nel-l’istesso giorno doveva arrivare a Cales la Duchessa sua sposa, e passato sabato il mare si portò subito alla città di Canturberi ove si consumò il matrimonio. Tuttavia queste Altezze Reali colà si trattengono, e martedì dormiranno a Gra- — 187 — ^eS. ’ mattina del mercordi verranno a Londra per acqua, eversoli me2- n veiailno al Palazzo Reale. Il Re anderà al rincontro della sposa Vel ° | m, e la Regina non si moverà dalle sue stanze. Sarebbe stato ^*aC ,^e’ c^16 sP°sa avesse fatto la sua entrata solenne nella Città, ^ tim0le ι^1θ si ha della plebe irritata dalla Camera bassa contro la 'P , pei tanto si è tralasciato; e verrà per il Tamigi sopra uno delli giachi del Re. i le^ta Maestà, non solo non ha amosso dalle sue cariche coloro che nella ai 'assa hanno parlato contro li suoi sentimenti, ma ha ricevuto in gra- a il ancelliere, dopo averlo privato della carica; l’ha rimesso di nuovo al piivato Consiglio con speranza di farnelo presidente (qualità che lo renderà molto conspicuo). Non ostante, che giornalmente si veda continuare l'avversione in questo popolo \eiso la lega che il Re ha con la Francia, ad ogni modo per avviso molto secieto mi vien detto, che l’abbia novamente confirmata. Alcuni credono, che il Re abbia fatto questo per mostrarsi con il Cristianissimo osservatore della sua paiola, e che quando sia forzato a staccarsi ciò sia causato per mera violenza delli suoi popoli, e non per sua volontà. Corre voce, che di Francia sia ^tata li messa qua qualche somma di contanti, ma sin ora non se ne ha certezza alcuna. Li giorni passati questa Maestà ricevè una lunga lettera inviatale per un lombetta dalli Stati di Olanda, la sostanza della quale è, che si dolgono e scusano li Stati di alcune calunnie impostole, e di non essere stati sentiti i loro Ambasciatori quando in questa Corte sono stati mandati per sodisfare alle omande del Re. A questa lettera è stata fatta risposta, e per l’istesso trombetta inviata alli Stati, con la quale mostra il Re, che quando sono venuti qua li Ambasciatoli non avevano autorità di concludere cosa alcuna, e che in sostanza erano venuti più per pigliar tempo, che per offerire sodisfazioni. Di più iimpio\eia Sua Maestà alli Olandesi, che, si come si scusano che per il Ino onoie non possono accettare la sospensione dell’armi o qualsivoglia altro aggiustamento senza i loro alliati, (dice il Re) e voi volete che io lasci il mio collega, e mi aggiusti con voi, come che importi più la vostra reputazione a voi, che a noi la nostra, mentre cercate di escludere da noi il Re Cristianissimo. Ma se pure averete volontà di venire a qualche conclusione, mandate qua o in Colonia persona con assoluta autorità, e non dubitate che noi non siamo pionti per sentirli. Questa è la sostanza delle due lettere ancorché molto voluminose. Il Parlamento di Scozia ad immitazione di questo d’Inghilterra ha fatto molto stiepito, ed accusano il Duca Loderdel, che ne è il Presidente, di aver violato i privilegi del Regno, ed a questa Maestà per farne le loro doglianze inviano due deputati. — 188 - Trecento soldati scozzesi, che sopra di una nave passavano in Francia, avendo perduto il loro convoio sono stati assaliti da due armatori Olandesi, e fatti prigionieri. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me avviso, e per fine mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 4 Dicembre, e 24 Novembre 1673. 153. Mercordì mattina verso il mezzo giorno arrivò qua per acqua la Duchessa di lorch, accompagnata dal Re, che era andato ad incontrarla a Gravesimi poche miglia di qua distante. Sbarcorno al Palazzo Reale; la Duchessa d’Iorch servita dal Re, e quella di Modena dal Duca. La Regina ricevè la cugnata alla porta della sua anticamera, e fece sedere le due Duchesse sopra due pari sedie, l’una e l’altra senza bracci voltate per il fianco, con fare avere alla Duchessa di lorch la mano dritta dalla Duchessa madre. A questa finizione si ritrovorno quantità di Dame e SS.ri del Regno, e le Duchesse e Contesse, vedendo che a quella di Modena era dato da sedere, tacitamente si ritirorno dalla stanza dell’udienza; e dopo li soliti complimenti, il Re, preso per mano la Duchessa di lorch, l’accompagnò appiedi di una scala, che dal suo palazzo entra nel parco, per la qual parte si va a quello di S. Gemis ove dimora il Duca. Colà si ritrovorno quantità di titolati per riverire la Duchessa, ed essa stando in piedi porse a tutti la mano a baciare, secondo il costume del Regno; ma le Contesse e mogli delli Milord, mentre si inchinano per fare la medesima riverenza, la Duchessa levandosi da ginocchio le porge la sua guancia a baciare. L’abito della sposa era una semplice veste di camera a oro, ed un velo avvolto al capo, che a pena li lasciava vedere il volto senza alcuna sorte di gioie ed altri ornamenti. Disnorno assai subito li sposi in pubblico, essendo la tavola preparata con due sole posate, e mentre andorno per sedere, il Duca invitò la Duchessa di Modena per la quale da un fianco della tavola fu posto una sedia senza appoggio, che fatta levare dal Duca, ne fu portata una con li bracci; ed alla Duchessa di Modena fu dato un semplice tondo, avendo le due Altezze Reali la posatiera. Giovedì sera la Regina fu a rendere la visita alla Duchessa di lorch, e venerdì a quella di Modena. Il Re, con suo Reale commandamento mandato per il suo Gran Ciamberlam al Duca di lorch, li fece intendere di ordinare alli Cattolichi di non andare nel suo palazzo di S. Gemis. Dicono che questo ordine sia stato fatto per non — 189 — mettere dissensione nella Corte; perchè li Cattolichi tutti, alli quali era proibito di andare nel Palazzo del Re, con il pretesto della Duchessa averebbero fatto una gran corte al Duca. Per il malo governo di chi era direttore del viaggio di questa Duchessa, si ritrovano ancora a Cales quantità di servitori e damigelle, la maggior parte della famiglia bassa, onde è convenuto al Re di spedirle uno delli suoi giachi per traghettarli nel Regno. Intendo che, arrivata la sposa a Dovre, al sbarco fu ricevuta dal Duca di lorch, e condottala alla sua abitazione, vi si trovò il Vescovo di Osfort, quale alla presenza delli sposi lesse la scrittura del sposalizio contratto in Modena, ed avendo risposto il Duca, che tali erano stati li suoi sentimenti, così terminò la cerimonia; e perchè l’ora era tarda, li sposi andorno subito a cena ed a dormire. Con la Duchessa di lorch è venuto il Principe Rinaldo suo zio, quale sin ora non riceve visite dalli titolati a causa di precedenze. Il Marchese d’Angiò, Inviato straordinario per la Corona di Francia, ha seguitato queste Dame, e vi è opinione che debba trattenersi qua per qualche mese. L’Ambasciatore Colberti, che dalla Corte del suo Re aveva avuto speranza di licenza per ritornarsene a casa, si sente ora, che il Sig.r di Pompona le abbia scritto, che il Re voglia che tuttavia continui nella carica e che più non le scriva di licenza. Che il Re abbia confirmata la lega con la Francia per tre anni a venire, se ne è sparsa communemente la voce; vengono continuamente da Parigi rimesse di danaro, ma non si sa ancora sino a qual somma. Questo non ostante, la lega non è stimata durabile, tanto più che li consiglieri del Gabinetto sono ridotti a pochi, e fra di loro grandemente divisi. L’armata navale di questa Corona nella futura campagna sarà senza la squadra di Francia, e quel Re manda qua danaro invece di vascelli. Scrivono di Olanda, che li Stati fanno imprimere le domande delli due Re, a ciò il mondo conosca qual delle parti sia la cagione, che non si venghi alla conclusione della pace. Questi mercadanti hanno fatto lamente al Re, che le loro merci che, venendo d’Italia o altre parti, hanno traversata la Francia, ora che sono giunte a Cales, li vogliono fare pagare una nuova imposizione di un scudo per libbra, onde questa Maestà ne ha passato doglianza con l’Ambasciatore francese dal quale se ne attende la risposta. Ancorché qua si vada molto circomspetto a scrivere male di Roma nelle gazzette, ad ogni modo nell'ultima gazzetta stampata in inglese vi era che il Papa ed il Granturco offerivano la loro assistenza alli Olandesi. Iersera la Duchessa di Modena fu a fare riverenza alla Regina, e le Duchesse e Contesse non assisterno nella camera dell’udienza, a causa che a quella — 190 — di Modena è dato da sedere; ed in questo Regno le dame guardano al titolo, e non alla sovranità. Questa Altezza non ha ricevuto sin ora visite di dame titolate a causa di precedenze, e di quello che di più anderà seguendo ne darò intiera notizia. Per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 11, e p.° Dicembre 1673. 154. Continua tuttavia ammalato il Milord Arlentom, con speranza di dovere quanto prima sortire dal letto, a causa che la sua indisposizione si è convertita in gotta. Il Milor Locar, clie deve andare Inviato in Francia, per l’indisposizione del Secretario non ha potuto avere sin ora le sue spedizioni, ed al detto Sig.re saranno dati ordini bastevoli per li nostri affari, e quando mi sarà permesso di vedere il Secretario darò a YY. SS. SS.me quelle notizie, che da Sua Ecc.a intenderò. F ra il Duca di Buchincam, ed il Segretario Arlington continua tuttavia l’odio antico, e due giorni sono il primo voleva accusare nel Consiglio il secondo di molti capi, per linguali mostra il pregiudicio apportato alli interessi del Regno per la sua condotta, se alcuni SS.n de l’uno e l’altro amici non avessero dissuaso il primo dall’impresa, restando ora li odj un poco sopiti. Altro non avendo più che soggiungere, farò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 11, e 1° Dicembre 1673. 155. E naturale costume di questa Corte la tardanza in ogni suo affare, e chi del suo procedere non ne fusse intieramente informato, perderebbe la speranza di venire alla fine delli suoi negoziati. Deve partire il Milord Locar per Francia, quale porta le commissioni di Sua Maestà per terminare li nostri affari, e non ostante che^per il detto Milord sia già stata nominata la fregata da guerra che deve convolarlo,· ad ogni modo non ha potuto avere ancora le sue spedizioni. È benvero, che a questa tardanza vi ha contribuito non poco l’indisposizione del Milord Arlentom, che dopo una febbre di qualche giorno, il suo male si è ridotto alla gotta, e quando si sperava ^di miglioramento, vi sono sopraggiunti nuovi accidenti. Io non tralascio cosa alcuna intentata, e procuro di adempire tutte le parti a me dovute, con speranza di ogni buono evento; ed il Milord Locar istesso, V — 191 — con il quale mi vedo frequentemente alla Corte, si duole della lentezza con la quale qua si cammina. Intanto, con pregare a YV. SS. SS.me ogni prosperità, farò fine dandomi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 18, ed 8 Dicembre 1673. 156. Oltre l’Ambasciatore Colberti, tre altri ministri francesi si ritrovano in questa Corte, inviati qua per passare complimenti sopra il sposalizio di Sua Altezza Reale. Questi sono giornalmente in conferenze, desiderosi che il Re assista la Francia con ogni suo potere, ma perche li danari della guerra bisogna cavarli dalli popoli, pertanto bisogna aspettare la venuta del Parlamento. Il Re è risoluto di continuare la guerra, e di Francia vengono giornalmente rimesse di danaro, e perchè si sente che il Cristianissimo non manderà più vascelli, si crede che per la scarsità della gente, questo Re non potrà fare armata che resista alli Olandesi, ma che debba formarne una solamente per guardia delli suoi Regni. Una flotta di 60 vascelli incirca, che deve partire per li Regni di Spagna, ed il Mediterraneo, si sarebbe già messa alla vela se da Sua Maestà ne avesse ottenuto la licenza, e questa tardanza fa temere li mercaaanti, quali dubitano, che il Re non la lasci andare per la quantità de’ marinari che conduce seco. Alcuni però credono, che Sua Maestà aspetti di Spagna qualche avviso, sopra li presenti moti di guerra, per non arrisigare questa flotta alli accidenti di una improvvisa rottura. Ad uno delli vascelli da guerra di 60 pezzi di cannone, che deve servire di scorta la suddetta flotta, si è attaccato il foco alla munizione, che non solo ha causato la perdita del vascello, ma di quantità di pei'sone che vi erano sopra. Si intende di Olanda, che li Stati armeranno per la prossima campagna una flotta di 72 vascelli da guerra senza li pettacci d’avviso, ed incendiarj; e che prima dell’ordinario si metteranno al mare, a causa della difficultà, che hanno li loro grossi vascelli di passare il Pampos quando Tacque cominciano ad abbassarsi. Una nave portoghese venuta da quel Regno dà avviso di aver lasciato sopra il Capo S. Vincenzo venti vascelli da guerra di Olanda, che erano andati colà per incontrare li Inglesi che sono venuti dal Mediterraneo. Si è sparsa voce, che un’altra flotta simile abbia preso 30 vascelli piccioli inglesi, che dalle Barbade venivano qua carichi di zuccari e tabacco, e che li abbiano condotti nella nuova Olanda. Il Re dice di volere il Parlamento, e se ciò sarà vero si vedrà fra poche settimane. — 192 — Martedì sera nel Palazzo Reale seguirno alcune parole fra il Duca de Buchincam ed il Milord Montagù, perchè il primo volendo passare si fece far strada dall’altro, ed il Montagù disse al Buchincam, che fuora del Palazzo non 1 averebbe fatto, e parlò in una certa forma che quasi sfidò il Duca in duello. Questo sortì incontinente di Palazzo, e disse al Milord che lo incontrerebbe la , seguente mattina; ma perchè il Montagù entrò dinuovo nella anticamera della Regina (dopo le parole seguite), il Re, avutone l'avviso, lo fece arrestare e mandare prigione alla torre, ed iersera d’ordine di Sua Maestà furno reconciliati. La Duchessa d’Iorch ha ricevuto li complimenti dalli ministri de’ Principi) e giornalmente ne riceve dalli SS.ri che vengono dalla campagna. Questo è quanto ho stimato degno della notizia di YV. SS. SS.me, e per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 18, ed 8 Dicembre 1673. 157. La continuazione della guerra, che questo Re desidera di fare contro 1 Olanda, è causa di varj discorsi, che tutti possono verificarsi ancorché stravaganti. Sua Maestà vuole il Parlamento, e per leyare da mezzo una tal qual voce sparsasi, che alla sua venuta l’averebbe dinuovo prorogato, pertanto con un suo particulare avviso fa intendere a tutti li Parlamentarj di ritrovarsi alla Città per li 7 del mese venturo, per dare principio secondo il solito a trattare li interessi del Regno. Si dice che il Duca d’Iorch commanderà la flotta e che a Natale piglierà la communione delli protestanti, e che questo sarà fatto per contentare li popoli a ciò diano danari al Re quando quelli non temino più la lega con la Francia, che l’introduzione della Cattolica Religione. Si parla di mandare in Francia il Duca de Buchincam, ed in Spagna il Milord Arlentom in qualità di straordinarj Ambasciatori, ma queste voci sono ancora incerte. Quel che è di certezza maggiore è l’imbarazzo nel quale si ritrova questa Corte. Il Re non ha danari per continuare la guerra, e li popoli vogliono che lasci la Francia, ed iersera al tardi l’Ambasciatore di Spagna ebbe dal Re una particulare udienza, nella quale ha offerto la mediazione della Regina di Spagna per le differenze, che vertono fra questa Corona e li Stati di Olanda. Ha ordine il detto Ambasciatore di cavarne una categorica risposta, e per espresso, che vada sicuramente inviarla quanto prima in Spagna. Dalla domanda dell’Ambasciatore si comprende, che secondo la risposta che le sarà data vogliono pigliare qualche resoluzione; e mi ha detto il suo secretario che, quando qua non si accetti la mediazione, la Spagna è risoluta di rompere con questa Corona. Il Re, sentito l’esposizione e ricevutola ancora in scritto con parole di — 193 — molta stima verso la Regina di Spagna concluse che considererà il tutto, e che al suo tempo ne averebbe data la risposta. Li Olandesi si dichiarano di voler dare ogni sodisfazione a questa Corona, ma il Re si contenterebbe di qualche cosa meno, pur che la pace seguisse ancora con la l· rancia, essendo resoluto se sarà possibile di non abbandonare quel Re. Si tratta di armare cento vascelli in guerra, ma si dubita che la scarsità de marinari non debba permetterlo, e secondo alcuni l’armamento riuscirà molto piccolo, e sino a tanto che non venga il Parlamento non si possono pigliare le giuste misure. La Duchessa di Modena pensa alla partenza, e non farà qua il Santo Natale non essendo stata invitata da queste titolate per la precedenza; e sebbene molte delle principali, considerando questa Altezza Sovrana, madre della Duchessa di lorch, e venuta di così lontano paese, si sarebbero contentate di lasciarle godere ogni sorte di prerogative, ad ognimodo non hanno potuto farlo per l'ordine del Re a causa della Duchessa di Portmut, altre volte madamisella Carroel francese, una delle favorite del Re, che se li è secretamente opposta. Non ho occasione di scriver davvantaggio, per aver compito lunedì passato, onde è che farò fine con sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 21, e 11 Dicembre 1673. 158. Domani deve partire per la Corte di Francia il Cavalier Locar, al quale è stata data particulai'e commissione per li nostri interessi, avendomi così detto il Secretario Arlentom. Voglio sperare che con l’andata del detto Sig.e si terminerà il tutto con sodisfazione di VV. SS. SS.me, stante il desiderio grande, che ne mostra questa Maestà, siccome dall’esperienza si potrà vedere. Intanto, con augurare ogni prosperità a VV. SS. SS.me, farò fine con darmi l'onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 4 Genaro, e 25 Dicembre 1673-74. 159. La risposta, che questo Ambasciatore di Spagna ha ricevuto dal Re, per tre diverse parti l’ha inviata alla Regina sua Signora; per via di Fiandra, per la Francia e per marina. E perchè il Re teme di qualche rottura con li Spagnoli, pertanto ha mandato al detto Ambasciatore copia di un trattato fatto 19 — 194 — con la Corona di Spagna del 1667, per il quale si obligano l’una e l’altra Corona di non dare alcuna sorte d’agiuto alli loro inimici. La flotta delli vascelli mercadanti, che deve partire per il Mediterraneo ed altri Regni diversi, è cresciuta al numero di centocinquanta e più vascelli, con '20 di convoio, e perchè li mercadanti hanno fatto supplicare il Re per la sicurezza di quelli che vanno in Spagna, Sua Maestà le ha fatto rispondere di non lo poter fare. Restano ora li mercadanti sospesi se devono scaricare le robe caricate per Spagna o mandarle a Lisbona, e colà aspettare quel che gliene scriverà 1 Ambasciatore residente in Madrid, o inviarle in Italia o a Tanger. ISion sono ancora comparsi li passaporti per la Duchessa di Modena, quale è risoluta di mettersi in viaggio subito al loro ari ivo. Il Re, desideroso di fare qualche favore a questo Principe Rinaldo d’Este, andò a disnare dal suo gran Ciamberlam con il Duca di lorch, alla qual tavola fu condotto il detto Principe, ed altri SS.n. In questi luoghi Sua Maestà non fa alcuna figura di Re, essendo servita indifferentemente come li altri Sig.1-i con pari sedia, ed egual posata. Sono arrivati in Corte li due commissarj Scozzesi mandati da quel Parlamento per fare doglianza contro il Duca Loderdel, che dal Re sono stati rice-\ uti, ed ammessi alla sua udienza con molta cortesia. Due giorni prima delli detti arrivò qua un loro esploratore per intendere li sentimenti di Sua Maestà, e perchè questo era uno delli seguaci del Cromuelle, pertanto quando comparve avanti il Re sentì una buona bravata, ed il rimprovero delle sue male azioni rammentatele dal Re ad una ad una. Si crede che questo affare di Scozia sia per pigliare buona piega, perchè Sua Maestà cerca di raddolcire l’animo delli Scozzesi, volendo però sostenere il Duca suo ministro. Parte domani per Francia il Cavalier Locar con il carattere d’Ambascia-tore appresso quella Corona. Queste sono quelle poche nuove che ho stimato degne di VV. SS. SS.me, e per non aver più che soggiongere farò fine con ricordarmi umilmente, ecc. Londra li 4 Genaro, e 25 Dicembre 1673-74. 160. Ancorché la Duchessa di Modena non abbia sinora ricevuto li passaporti di Fiandra ed Olanda, è risoluta domattina di incamminarsi verso Parigi, e per di là poi passare in Italia. Ho avuto occasione di farle più volte riverenza, e nelli suoi discorsi ha mostrato gran desiderio di vedere cotesta nobilissima città; ma perchè sin ora è ancora dubbiosa se da Parigi intraprenderà il viaggio per la Provenza o per la via di Turino, pertanto non mi ha accertato di cosa alcuna. Ognivolta che ha avuto occasione di parlare di VV. SS. SS.me l’ha sempre fatto con espressione di molta stima, avendomi ricordato li favori fatti al — 195 — Duca suo suoceio, ecl alla sua propria persona servita dalle galere di VV. SS. feb.me quando andò a marito. Di questo suo desiderio, ancorché dubbioso, ho stimato mia obligazione di darne notizia a VV. SS. SS.me, se bene Sua Altezza mi ha detto, che se averà l’onore di passare per coteste parti sarà del tutto incognita. La settimana piena di feste per il Santo Natale, e la Corte applicata alli suoi passatempi, non ha partorito alcuna sorte di novità, onde è, che la presente non servirà, che a quanto sopra; dandomi l’onore per fine di sottoscrivermi, ecc. Londra li 8 Genaro 1674, e li 29 Dicembre 1673. 161. Sono comparse nelle mani di qualche Signore del Parlamento alcune copie di una lettera, che li Olandesi hanno fatto in risposta di una di questa Maestà, e perche il Re non ne ha avuto alcuna notizia, se non quanto dalli suoi sudditi li è stata presentata, pertanto si mostra assai sdegnato contro li Stati, che volendo giustificare le loro azioni lo fanno con li suoi sudditi, e non con la sua persona. L’accidente, che ha causato questo disordine, dicono che sia proceduto dall’Ambasciatore di Spagna, al quale dalli Stati fu mandato l’originale della lettera per presentarla al Re, e con il supposto, che ciò da Sua Ecc.* fusse stato eseguito, ne hanno mandato fuora le copie. La sostanza di questa lettera non è altro, che una diffidenza che li Stati cercano di mettere fra questi due Re, e su la scusa, che questo adduce di non volere sentire trattare di aggiustamento senza la Francia, allegando che li Stati hanno li medesimi sentimenti per li suoi collegati, dicono li Olandesi, che li affari sono in termini diversi, perchè l’allianza che hanno contratto con li Imperiali e Spagnoli, è stata per conservazione di loro medesimi, conoscendosi benissimo che la perdita dell’uno sarebbe la rovina dell’altro, e che Sua Maestà istessa è stata necessitata a collegarsi con loro a ciò dalla Francia non siano fatti nelli Paesi Bassi maggiori acquisti, per la gelosia che ne potrebbe avere un giorno l’Inghilterra. Che quando voglia fare reflessione al seguito nell’ultima battaglia, conoscerà li artificj francesi, quali altro non desideravano, che di vedere sconfitta l’armata inglese, azione ad ogniuno manifèsta. Che allora, che fu spedito in Fiandra il Duca de Buchincam, ed il Milord Arlentom, quando il Re di Francia si ritrovava in Utrech, li Francesi proposero alli Stati un trattato di pace, ed una lega contro l’Inghilterra; ma perchè non furno assegnati che cinque giorni di termine, pertanto, non potendosi risolvere li Stati in si breve tempo, la ricu- — 196 — soriio. E concludono, che se la Maestà Sua vorrà ammettere alla sua presenza uno delli suoi Ambasciatori, che farà conoscere la verità di quanto le rappresentano. Questa lettera ha fatto grande impressione nel popolo, perchè si dichiarano li Olandesi in detta di volere abbattere il stendardo, restituire le piazze rese nell Indie, e pagare li ottocento mila scudi offerti dall’Ainbasciatore di Spagna, e che per mantenimento della loro parola li loro collegati gliene faranno la sicurità. La Compagnia delli mercadanti di Olanda ha scritto a questa per riavere i loro libri, che turno presi nelle navi che venivano dall’Indie, nelli quali, non solo vi è notato il conto delle merci, ma ancora le relazioni delli viaggi, e di tutti li accidenti che seguono in quelle parti. Di più li detti hanno fatto intendere a questa Maestà, che quando le voglia spedire un passaporto per una delle loro grosse navi, che pensano di mandare nellOriente, che l’istesso averebbero fatto per una di queste, e dal Re li è stato il tutto' accordato. Quando meno l’Ambasciatore di Francia pensava alla sua partenza, ed in tempo che ha preso nuova abitazione, vi è sopraggionto uno espresso, con avviso di passare quanto prima a Parigi, e lasciar li affari nelle mani del Sig. r di Rovignì. Sua Ecc.a oggi, primo giorno dell’anno, ha preso dal Re udienza di congedo, ancorché solamente ieri ricevesse l’ordine di lasciare questa Corte. La sua improvvisa partenza è causa di varj discorsi, e secondo l’opinione di molti partirà prima che sia insieme il Parlamento. Scrivono di Olanda, che dairimposizione di quella sola provincia si erano cavati per la futura campagna tre milioni di lire steriini, parte de’ quali saranno rimessi anticipatamente in Allemagna per il pagamento delle nuove levate. Ora, che si avvicina il tempo del Parlamento, il Re ha fatto intendere ad alcuni suoi servitori Cattolichi della bassa famiglia, che si astenghino di andare a Palazzo, e quel poco di trattenimento, che Sua Maestà dava ad alcuni soldati, che per causa della Religione sono stati reformati, ora glie l’ha tolto. Martedì mattina partì la Duchessa di Modena, che dal Duca di Jorch fu accompagnata da l’altra parte del Tamigi, ed entrata nella carrozza da viaggio, il Duca si licenziò. Il giorno antecedente alla sua partenza fu visitata dal Re, che quasi una ora si trattenne seco, e verso la sera la Regina passò seco un altro simile complimento. Ancorché quella Altezza si mostri irresoluta circa l’elezione della strada per proseguire il suo viaggio, si crede ad ogni modo, che abbia intenzione di vedere Genova. Mercordì si aspetta il Parlamento, la venuta del quale partorirà gran novità. Per fine mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 11, e primo Genaro 1674, , ’^rova 'n questa Corte uno Inviato di Magonza, mandato da quel- 1 Elettole per dar parte a questo Re della sua elezione, e communemente si ciede, che il detto ministro, oltre il motivo del complimento, abbia ancora qualche negoziato^ pei questa Corona concernente alli presenti affari di guerra. Martedì l’Ambasciatore di Spagna presentò al Re una lettera della Regina, con la quale dichiara quella Maestà la necessità che ha avuto di pigliar armi pe, difendei si dalla Francia, non avendo il Cristianissimo osservato alcuna sorte di trattati fatti tanto ne’ Pirinei quanto in altre parti; e con l’istessa attera, rende grazie a questo Re della Tripli lega fatta in difesa della Fiandra, Maestà sua alla continuazione. La lettera, per esser circolare ed inviata a tutti li Principi, voglio credere che a VV. SS. SS.me sarà parimente presentata. Partì la Duchessa di Modena poco sodisfatta delli trattamenti qua ricevili!, e quel che più d’ogni altra cosa è stato osservato fu, che alla sua partenza non e an ato di qua persona di condizione per servirla nel suo viaggio sino a ovre. desiderava quella Altezza di lasciare qualcheduna delle sue principali ame, e cavalieri, in servizio di questa, ma qua non hanno voluto accettarli, essendosi contentati che rimanga solamente una vecchia contessa, che l’ha servita <-1 aia, e tre figlie di mediocre qualità. Iermattina fu aperto il Parlamento, nel quale, secondo il solito costume, compai ve i e con il suo manto e corona Reale, che fece una bella orazione, e a suo guardasigilli fu elegantemente ampliata. Il Re domanda in sostanza anaro per armare la sua flotta, a.causa che li Olandesi, cercando la pace, non o erisamo che parole, per servirsi con la dilazione del tempo di quelli avvantaggi c ie s imano per loro utili. Che le proposizioni fatte a quella nazione Sua Mae-s a e pronta a farle esaminare a quelli, che da l’una e l’altra Camera saranno epu a ι pei tale effetto, e che per il mantenimento della religione farà ciò che vorrà i arlamento. Che li suoi inimici cercano di seminare.discordie sperando a queste cavarne i loro guadagni, e che per fare venire li Olandesi alle condi* ziom ragionevoli, non bisogna lasciare questa occasione, che la Francia è seco a. a ameia del Commune ha rimesso la considerazione del discorso fatto eia Ke a lunedì prossimo venturo, e sino allora non si aggionterà. Ìamera delli SS.n il fratello della Contessa di Sorosberi ha presen-a o una supphea contro il Duca di Buchincam accusandolo di omicidio e di a< u tei io. Il fatto di questa causa fu, che sei anni sono il Conte di Sorosberi, ge oso di sua moglie, e volendosi vendicare contro il Duca per il torto che pretelle va ricevere, lo sfidò in duello, e nel battersi il conte restò ferito, e dopo toioini passò all altra vita. La Contessa, che per la morte del marito si — 198 — era ritirata in Fiandra, dopo qualche mese venne in Inghilterra, θ ricevuto il Duca nella sua casa, e sempre vissuta seco, con si grande pubblicità come se insieme lusseio maritati, non ostante che .il Duca abbia per moglie la figlia del Failàx. Questa azione così scandalosa è sempre stata da tutti detestata, tanto più in uua dama di nobilissima famiglia, e cattolica di religione. E sebbene per la morte del Conte, contro il Duca non si puole formare più processo per esser già stato fatto in altro tempo, ad ogni modo li suoi inimici cominciano pet questo attacco, volendo poi accusarlo per altri affari. Quando nella Camera delli SS.ri fu letta la supplica, fu osservato un lungo silenzio, e niuno voleva parlare; quando, levatosi in piedi il Duca d’Or-mon, esagerò grandemente l’azione del Buchincam. Il Milord d’Anglisé prese la difesa dell’accusato parlando però sempre contro la supplica, allegando che non era fatta secondo il stile consueto; e criticava la scrittura senza parlare delli meriti della causa. Questo negozio è rimasto per ora indeciso, con ordine di pai lame ad un altra sessione. Intanto ogmuno delli consiglieri del Gabinetto cerca di fortificare il suo partito, pei dubbio che li venga addosso qualche rovina, ma sino a tanto, che non si senta quello che risolverà la Camera del Commune per li danari domandati dal^Re, non se ne puole fare altro giudizio. ison ^ono ancora partiti li vascelli per il Mediterraneo, e ciò seguirà secondo la disposizione che si vedrà nel Parlamento, o di continuare la guerra, o di fare la pace. L Ambasciatore di Francia pensa d’incamminarsi sabato alla volta di Pangi, e rimane qua con carattere di Inviato il Sig.r di Rovignì. La partenza di questo ministro è di mancamento grandissimo alli Cattolichi, a causa della cappella m questa città molto necessaria, ed il Rovignì è di religione calvinista. lei sera la Regina e la Duchessa d’lorch andorno a vegliare dal Milord Ciamberlam, ed ivi si trattennero a cena. Questo è di quanto mi occorre dare notizia a VV. SS. SS.me, e per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi umilmente, ecc. Londra li 18, ed 8 Genaro 1674. 163. Uscì fuora venerdì il discorso fatto dal Re nel Parlamento, ed ampliato poi dal suo Guardasigilli, con il quale mostra che li Olandesi non offeriscono condizioni di pace che siano ragionevoli, e che sotto i loro trattati vi è sempre nascosto qualche inganno; e perchè il mezzo di ottenere una buona pace è l’armamento di una gran flotta, pertanto esorta le Camere di somministrarle un pronto soccorso, secondo che richiede il bisogno. Il discorso del Re ha fatto — 199 — qualche impressione nelli popoli, ma non per questo sono persuasi a dar fuora danaro se prima non siano sodisfatti nelle loro domande. La Camera delli SS/1 ha fatto supplicare il Re di bandire tutti li Catto-liohi dieci miglia fuori della città, intendendosi però di quelli cbe non hanno casa aperta, o che 11011 servono qualche Sig.re; e se qualcheduno vorrà trattenersi alla città per suo particulare interesse, le converrà pigliare una licenza da uuo di quelli consiglieri di Stato del Re, che a tale effetto saranno deputati: il bando 11011 è ancora uscito, e di giorno in giorno si sta attendendo. In quella del Commune si è parlato contro il Duca Loderdel, che per universale consenso è stato bandito dal Regno, privato di tutte le cariche come uomo pernicioso ne’ suoi consigli ed esoso alli popoli. Il Duca di Buchincam, che ha temuto di ricevere un pari trattamento, martedì è comparso nella detta Camera; ha detto che lui non è il rubatore dell’erario Regio, e che si come non ha mai tenuto conto del suo, tanto meno ha cercato ove sia speso il danaro del Re, e che non ha maggior desiderio che di vivere alla campagna. Soggionse, che il trattato fatto con la Francia, lui aveva aggiustato, che quella nazione non mandasse qua vascelli ma danari contanti, conoscendo il pregiudizio che ne potrebbe ricevere il Regno quando li Francesi pigliassero notizia delli porti e fondi di questi mari, ma che tutto questo senza sua saputa è stato variato. E non ostante queste sue scuse la Camera l’ha bandito per sempre dalla Corte, e dalla presenza reale, ed insieme l’ha privato di tutte le sue cariche. L’istesso Duca nella Camera del Commune ha accusato il Secretario Arlentom di non essersi contenuto nelli termini di ministro di Stato, e che con pregiudizio notabile delli interessi del Regno aveva imbracciato così apertamente quelli della Francia, e frequentata la casa dell’Ambasciatore di quella Corona come se fusse stata la sua propria. Di più, che il medesimo aveva più volte introdotto l’istesso Ambasciatore nel Consiglio del Gabinetto, quando si trattavano li maggiori e più importanti interessi del Regno. Una scrittura, fatta ritrovare maliziosamente nelle mani di un fanciullo, ha causato qualche rumore nelle persone male intenzionate verso la romana religione. Il contenuto di essa era, che il Re ed il Parlamento dovevano guardarsi dalli Cattolichi, che in maggior numero si erano radunati alla città ben provveduti d’armi per sorprendere il Parlamento, quando tratti qualche cosa contro di loro. Dal Milord Arlentom fu esaminato il ragazzo, e mandato la scrittura a l’uria e l’altra Camera, e fu ordinato da quella del Commune, che tutte le milizie circonvicine alla città si ritrovassero pronte ad ogni minimo avviso. Le persone di qualità, e quelle ancora che sono di mediocre intendimento, 11011 hanno fatto conto della detta scrittura, conoscendo benissimo esser una furbaria inventata da qualche pazzo. Si parla di un giuramento di fedeltà verso il Re per li Cattolichi, nel quale si dichiara che 11011 sia nell’elezione del Papa di potere spogliare li Re — 200 — delli loro reami. Questo giuramento sarà preso da molti, che in sua discolpa adducono, che quando un Re e nato eretico, che allora il Papa non puole gin. dicare il suo stato per devoluto, ma bensì se si dichiarasse tale, mentre è nato cattolico. Il Milord Oorte, gran maresciallo del Regno, per fuggire tutti questi rumori ha. preso licenza dalla Camera delli SS.1-' di poter fare un viaggio in Italia. Questa mattina il Milord Arlentom è comparso nella Camera del Commune per giustificarsi delle accuse datele, e domattina si risolverà qualche cosa sopra la sua persona. Tutti questi atti, òhe sino ad ora sono stati fatti nella Camera del Commune, non hanno virtù di legge, ma in modo di supplica sono indirizzati al Re, a ciò le voglia dare il suo assenso. Dalla forma tenuta dal Parlamento, che fa allontanare dalla Corte tutti coluio che aderiscono al partito francese, si argumenta la pace con li Olandesi, \ olendo questo popolo accudire alli suoi interessi senza cercare quelli della Francia. Le due Camere hanno deputato alcuni di loro per vedere li articoli della lega latta con la Francia, a ciò non vi sia qualche trattato secreto contro la libertà del Regno. Si è a\ uto certo avviso della lega sottoscritta fra la Spagna ed Olanda, e di ìompeie la guerra con questa Corona quando continui l’allianza con la Francia. Qua argumentano scarsità di danaro nel Cristianissimo, perchè se quel Re fusse in stato di provvedere questo l’averebbe fatto, essendo certo che la "volontà del Parlamento è di non volere che si continui la guerra. Si aspettano stravaganti resoluzioni, e Iddio voglia che non partorischino qualche malo effetto. Per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 25, e 15 Genaro 1678-74. 164. Con l’ultima mia in data de’ 25 e 15 Genaro diedi a VV. SS. SS.me av-viso come la Camera del Commune aveva supplicato il Re di volere privare li Duchi de Buchincam e Loderdel delle loro cariche, e bandirli dalla sua presenza. Soggiunsi ancora, che si trattava di fare l’istesso al Secretario Arlintom, e che la detta Camera aveva rimesso la sua causa per trattarla il venerdì. Ora che nel detto giorno fu discorso sopra l’istesso soggetto variamente, e che per far nuove pi ove sopra delli capi per li quali è stato accusato, hanno rimesso l’affare al lunedì. "V i oppongono, che contro le leggi del Regno abbia consigliato il Re per la libei tà di conscienza, che ha imbracciato li interessi della Francia a danno de 1 Inghilterra, che ha fatto prorogare il Parlamento, che ha consigliato il Re alla — 201 — guerra, e che abbia tenuto corrispondenza con li inimici del Regno. La Camera ^ era divisa in due fazioni; questi, che dimorano nella città, si mostravano per il Secretano, e quelli della campagna contro. Volevano i primi che si provasse il capo principale, che è di aver tenuto corrispondenza con li inimici della Corona, ma li altri cercavano di bandirlo dalla Corte senza altro processo. Lunedì nella detta Camera si discorse sopra bistesso soggetto otto ore continue, e tu poi messo l’affare al giorno seguente, e martedì molti di quelli che nel giorno avanti se li erano mostrati contrarj parlorno in suo favore, onde per fine fu concluso di deputare venti commissarj per formare il processo sopra il capo principale già detto, e condennarlo secondo le leggi se sarà colpevole; si che per questa deputazione si puole dire, che il Milord resterà affatto libero senza altra vessazione. Sabato è uscito il bando che li Cattolichi, che nella città non hanno casa aperta, vadino ad abitare dieci miglia lontano, sì come con altra mia ho di già scritto. Il Duca di lorch ha pigliato il giuramento da me accennato, che è di esser fedele al Re, e che il Papa non ha autorità di privare li Principi delli loro Stati. Quando questo giuramento fu proposto nella Camera delli SS.ri, il Duca faceva diffìcultà di pigliarlo, scusandosi di non esservi obligato come erede del Regno; ma il Milord Strasberì, altre volte gran Cancelliere, che per causa del Duca fu privato della carica, volendo in questa occasione vendicarsi contro di esso, disse che Sua Altezza Reale era erede presontivo, e che quando non fusse tale sederebbe sopra quella sedia, che giornalmente dimora vacante per il primogenito del Re, e che spera di vederla un giorno piena a contentezza del Regno. Il Re è grandemente sdegnato contro il Duca de Buchincam per avere accusato il Milord Arlentom, e li amici del Duca sperano che si procederà contro del detto Sig.re nella forma istessa del Secretario, e facilmente otterrà l’istesso il Duca Loderdel. La Camera delli SS.ri ha fatto un ordine, che niuno Milord o pari del Regno debba in l’avvenire comparire nella Camera del Commune, quando in quella venghino accusati, per non aver la detta Camera superiorità alcuna sopra di loro. Nella Camera del Commune fu fatto un voto contro li Cattolichi. per il il quale vogliono cercare un nuovo modo di privarli affatto di tutte le cariche, e che siano convinti e condennati senza altri termini delle leggi, quando non piglino un giuramento da inventarsi nuovamente. Con questo giuramento intendono di privare li SS.ri Cattolichi della Camera alta, ma questi si difendono, che questa loro prerogativa è naturale e non acquistata. Si attende fra pochi giorni di Colonia uno Ambasciatore sveco, quale dicono che venga ad offerire le proposizioni delli Olandesi. Si crede che siano molto av-vantaggiose per questo Regno, non ad altra fine che di staccarlo dalla Francia; altrimenti si dichiarano li Olandesi, che quando il Re voglia continuare la lega che allora si faranno altri trattati. — 202 — La Camera del Commune è risoluta di lasciare la Francia, e si discorse ieri, che non sia nel potei'e del Re di mandare per forza la gente sopra la flotta, per esser questa guerra offensiva, e non difensiva. Non si parla ancora di dare danaro al Re, perchè la detta Camera vuole esser prima sodisfatta nelle sue domande. Ieri si è publicato il digiuno per li 4 di febraro nella città e subborghi, e per li 11 nel Regno; l’introduzione del proclama è fatta del seguente tenore: Li nostri fedeliss.mì ed obedientiss.mi sudditi, li SS.ri Spirituali Tempo- 1 ali e Commune assemblati in Parlamento, essendo grandemente afflitti per la misera condizione del Regno, non solamente a causa della guerra nella quale si ritrova avviluppato, ma ancora pieno di divisioni civili causate totalmente per li sottili e rovinosi intrighi delli Papisti, delli quali il numero e l’insolenza è in poco tempo accresciuta, e che con le loro pratiche continue minacciano di rin-Aersare il Stato e rovinare la Chiesa, che sono li mali meritati giustamente per li nostri peccati — essendo ora radunati nel Parlamento, come gran Consiglio del Regno — ne hanno umilmente supplicato per l’elezione di un giorno di digiuno, etc. bi dice pubblicamente, che nel tempo del fu Re cominciò la ribellione per una simile preghiera ordinata dal Parlamento, perchè in quel giorno è lecito alli predicatori di predicare ciò che vogliono, e molti invece della parola d Iddio spargono concetti di sedizione. Il Re ha permesso che si stampi un simile proclama, al pregiudizio delli Cattolichi suoi fedeliss.mi sudditi, per andare unito con il Parlamento, a causa che non ha un soldo, e la Francia dicono qua che sia in un stato così miserabile, che quel Re non puole sodisfare alle sue promesse verso di questo, quando qua si avesse voglia di continuare la guerra, ma si spera che in breve tempo la lega sarà dissipata. Le pioggie continue e l’innondazioni delle campagne sono causa, che il grano è cresciuto il doppio di prezzo, con apparenza di una carestia, e forse di qualche tumulto nel Regno. Oggi nella Camera del Commune hanno deputato il giorno di sabato per parlare di alcuni disordini, che apporta la guerra, e pensano di applicarvi li rimedj. Si crede che questa occasione sarà motivo di accettare la pace, e che la detta Camera ne debba fare supplicare Sua Maestà per esser tutti li popoli alla pace inclinati. Questa sera mi sono ritrovato alla Corte nell’istesso tempo, che l’Ambasciatore di Spagna attendeva da questa Maestà una secreta udienza. Ho inteso, che da parte della Regina offerisce tutte le sodisfazioni domandate dal Re eccettuato quelle della pesca, ed il Sig.re Ambasciatore ha ordine di avere quanto prima una precisa risposta, perchè quando non siano accettate, la Spagna è obligata a rompere con questa Corona. Le offerte delli Olandesi sono di restituire Suri-nam, ed altre piazze prese nuovamente, di abbattere il stendardo, di pagare — 203 — ducentomila liie steriini e di regalare il commercio nell’Indie; se bene sopra di quest ultimo punto potranno nascere delle difficultà, perchè li Olandesi non voi ranno peimettere alli Inglesi il commercio libero, ma in quella guisa che fu regolato dal Cavalieie Tempie, che alli Stati di Olanda fu inviato cinque anni sono da questa Maestà. Questo è di quanto mi occorre dare notizia a VV. SS. SS.me, e per fine mi darò 1 onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra il 1° Febraro, e li 22 Genaro 1673-74. 165. Dopo, che nella Camera del Commune prevalse il partito del Secretario Arlentom, quelli SS. non hanno parlato più di alcuna persona, siccome avevano impensiero di fare, e la supplica da dare al Re contro il Duca di Buchincam pei failo allontanare dalla Corte, non sarà più presentata, onde il tutto rimarrà nel stato primiero. Questo Duca crede ora di acquistare la benevolenza popolare per parlare contro 11 Cattolichi, e non ebbe vergogna di proporre nella Camera delli SS.ri che li figli che nascono dalli Cattolichi siano dati ad allevare nelle mani delli Protestanti; alla qual proposta, disse il Duca di lorch, che Tistesso bisognerebbe fare dei figli delli Presbiteriani e Tremolanti, il qual numero è assai maggiore. Sabato si doveva parlare nella Camera del Commune di alcuni disordini partoriti dalla guerra per applicarvi il rimedio, ma il Re ne levò l’occasione, perche la mattina dell’istesso giorno comparve nella Camera delli SS.ri con il suo manto reale, e parlò nella seguente maniera. Milord e Gentiluomini, Al pi incipio di questa sessione io vi dissi, come avevo molta ragione di pensare che li Stati Generali non facevano alcuna proposta con intenzione di concludere, ma solamente di ammusare. Adesso, per levar via questa imputa-tazione, mi hanno mandato una lettera per mezzo dell’Ambasciatore di Spagna, con la quale mi offeriscono termini di pace, sopra condizioni formalmente distese, ed in più decente stile che per Tavanti. Sopra di questo io ne desidero quanto prima il vostro parere, che se voi troverete i termini esser tali da potersi abbracciare, il vostro avviso sarà di gran forza appresso di me, e se li troverete difettivi, speio che me ne farete consapevole, e mi darete assistenza di poterli aver migliori. Sopra il tutto non dubito punto, che non abbiate cura del mio onoie e sicurezza di tutta la nazione, che tanto a noi è molto a core. Lunedi nell una e 1 altra Camera fu discorso assai sopra Tinstanza del Re, ed in quella delli SS.ri cercorno di vedere li capitoli della lega con la Francia — 204 — per considerare se Sua Maestà si puole staccare senza macchia del suo onore. In quella del Commune parlorno molto variamente, alcuni volevano che si parlasse della pesca ed altri che si continuasse la guerra, ma tutti erano uniti per abbandonare la Francia; ed al martedì fu concluso di fare una supplica e pregare il He a tirare avanti quanto prima la conclusione della pace. Mercoi'dì Monsu de Rovigni, Inviato del Cristianissimo, presentò alla Camera delli SS.ri un memoriale del suo Re, la sostanza del quale era che Sua Maestà rimetterebbe al giudizio del Parlamento li suoi interessi, e che li Olandesi non hanno mai avuto altro line che d’ingannare l’uno e l’altro Re; che non si chiamerà offeso quando questo si aggiusti con l’Olanda, non ostante che vi sia un capitolo nella lega, di non concludere pace con l’inimico senza il consenso dell'altro; e se il Conte de Tre nel combattere non aveva fatto il suo dovere, che al Principe Ruberto, che era il Generalissimo, toccava di castigarlo. La Camera ebbe sopra di questo memoriale qualche reflessione, come ancora sopra li capitoli della lega fatta con la Francia, ed esaminato il tutto, non senza molti contrarj pareri, finalmente fu resoluto di secondare i sentimenti della Camera bassa, di supplicare il Re a ciò quanto prima concluda il trattato di pace, ed oggi le Camere presenteranno le loro petizioni al Re. Corre voce, che Sua Maestà voglia dar parte al suo Consiglio delle instanze del Parlamento, e che assai presto sia per spedire un passaporto alli Stati a ciò mandino qua persona per concludere la pace, che sarà fatta all’esclusione della Francia, con sodisfazione grandissima di tutta questa nazione; tanto più in questo tempo, che corre così piovosa la stagione, che il tutto è raddoppiato di prezzo. Le offerte delli Olandesi sono l’istesse da me scritte più volte: Di abbattere il stendardo nel mare Britannico; Di regulare il traffico delflndie con alcune condizioni, che dalli Commissari da deputarsi saranno aggiustate; Di restituire vincendevolmente le piazze prese nella presente guerra; Di sodisfare il Re per quello che domanda nel luogo di Surinam; E di pagarle ottocentomila scudi, subito che saranno sottoscritti li capitoli della pace la metà, e li altri nel termine di tre anni, pagandone per ogni anno una porzione. Nel tempo che li Cattolichi aspettano da questo Parlamento gran rovina, ne sperano per la divina clemenza qualche sollievo. Da alcuni della Camera bassa è stato proposto di tollerarli, e levare tutte le leggi penali che sono contro di essi, a condizione però che restino affatto privi di qualsivoglia carica. Questo discorso è stato semplicemente proposto, e sin ora non si sono scoperti contrarj; perchè il fondamento di quelli che per li Cattolichi hanno parlato, è stato sopra la fedeltà portata sempre verso il Re defunto, ed il presente, e siccome non sono perseguitati quelli che vi erano e sono contrarj, tanto meno lo devono esser — 205 — quelli che vi sono fedeli. Se questo trattato si avanzerà, puole essere che vi siano poste altre condizioni; ma sin ora non si puole parlare di cosa alcuna con fondamento. Quando nella Camera delli SS.rl furno veduti li capitoli della lega con la Francia, iu concluso che li Francesi avevano mancato in due cose. La prima, che nel combattere per mare non avevano fatto il suo dovere, e la seconda, che quando 1 esercito doveva andare ad impadronirsi di una delle piazze promesse all Inghilterra, si era portato sotto Mastrich. Martedì sera la moglie del gran Ciamberlam del Regno diede una cena alla Regina ed alla Duchessa di lorch due miglia di qua discosto, ove vi furno ll -^e ecl il Duca con molta compagnia; si ballò assai, e per fine della festa fu recitata una commedia. E passato a miglior vita la Duchessa di Norfòch, madre del Gran Mare-scial, donna pia e limosinarla. Per fine, non avendo più che soggiungere, mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 8 Febraro, e 29 Genaro 1673-74. 166. Nella presente settimana poche sono le nuove, ma di considerazione. Il Re, desideroso di concludere la pace, la notte passata ha spedito in Olanda il Cavalier Tempie, che altre volte vi fu residente, e questa Maestà ha liniato che sia meglio di spedire alli Stati, perchè in questa maniera leva le cause che possono apportare longhe dilazioni. Nelli capitoli della pace vi sarà, che li Olandesi non possino trattare aggiustamento con la Francia, che prima non ne facciano consapevole questa Maestà. Si è spedito in Colonia alli Plenipotenziarj di questa Corona, di dare licenza a quelli di Francia di trattare la pace separatamente. Questa mattina le due Camere sono andate giontamente dal Re a supplicarlo per la conclusione della pace. Nella Camera delli SS.ri si è passato un voto, che tutti li primigeniti delli Pari del Regno Cattolichi, siano dati ad allevare alli Protestanti; e non ostante questo si crede, che le leggi penali contro li Cattolichi saranno levate. Ieri si celebrò il digiuno commandato dal Re, ed in tutte le chiese le prediche erano contro li Cattolichi. Questo ministro di Francia è grandemente disgustato per la pace, che questo Re vuol fare con li Olandesi, ed una voce sparsasi, che li Francesi oife-rivano Donchercem ed altre buone condizioni per mantenimento della lega, non si sono verificate. — 206 — La flotta delle navi mercadanti, che in numero considerabile hanno caricato per diversi porti dell’Europa, ha fatto vela pochi giorni sono con speranza di sentire nel viaggio, se non una conclusione di pace con i’Olandà, almeno una sospensione d'armi. Qua non si parla più di armamento marittimo, perchè ogni trattato è indirizzato per la pace. E questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me avviso; per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 15, e 5 Febraro 1673-74. 167. Un trombetta spedito dalli Stati a questo Sig.re Ambasciatore di Spagna, con ampia plenipotenza di concludere qua la pace, è stato causa di trattenere il Cavaliere Tempie quando era sul punto della partenza. L’Ambasciatore datone subito l’avviso a Palazzo, fu ordinato da Sua Maestà per sabato dopo disnare la prima conferenza nella camera del Secretario Arlentom, a causa della gotta che lo tiene inchiodato. Li Plenipotenziarj del Re sono li soliti consiglieri del Gabinetto; ciò è il Secretano suddetto, il Guardasigilli, ed il Gran Tesoriere, alli quali Sua Maestà vi ha aggionto il Duca d’Ormon, il Duca de Manumot, ed il Secretario Con-ventrì. Mentre l’Ambasciatore si ritrovava nel cortile del Palazzo per andare dal Secretario incontrò il Re, che ne sortiva, ed inviatosi verso Sua Ecc.a l’abbracciò in segno d’affetto, e l’istesso fu fatto dal Duca di Iorch; così le cose in poco tempo si sono mutate. La conferenza durò tre ore, e la prima cosa fatta dalli Plenipotenziarj fu di darsi vincendevolmente la scrittura dei loro poteri, a ciò l’uno conservi quella della contraria parte, e poi subito si venne al trattato della pace, che senza nominarvi la pesca è stata conclusa. Non si è pubblicata a causa di uno articolo secreto proposto dall’Ambasciatore di Spagna, che ha incontrato qualche difficultà, ma questo per quanto ho potuto intendere nella seconda sessione sarà accordato, ed il detto articolo credo che sia una lega fra la Spagna e questa Corona. Non è fuora di speranza il Cavalier Tempie, che di già ha inviato il suo equipaggio in Olanda, di non andarvi Ambasciatore subito che sarà pubblicata la pace, e con quella occasione rallegrarsi con il Principe d’Oranges a nome di questo Re della dignità ereditaria data nuovamente dalli Stati alla sua discendenza. L’Inviato di Svezia vorrebbe che si aspettasse il Sig.r Spar plenipotenziario del suo Re, che di Colonia se ne viene qua, e dice, che il detto porta proposizioni così giuste, che da niuna parte saranno rifiutate; ma non trova chi l'ascolti, perchè li Spagnoli non vogliono quella Corona per mediatrice, e qua il tutto è secretamente aggiustato. — 207 — Il Sig. di Rovignì, Inviato della Francia, che li giorni passati presentò un m( inoliale nel 1 arlamento (siccome con altra mia accennai) ha avuto in risposta, che il Re d Inghilterra si era collegato con la Francia per far guerra conilo li Olandesi, e non contro l’imperatore, e che ora che vi sono uniti li Spagnoli, quando volesse continuarla sarebbe una manifesta rovina del suo popolo che desidera la pace. Nell ultima udienza, che l’Ambasciatore di Spagna ebbe dal Re, Sua Maestà le disse seoietamente, che sapeva benissimo la corrispondenza che aveva con molti del suo Parlamento, e che li raccomandava il suo caro fratello, e li po-\eii Cattolichi, per li quali non poteva parlare a causa che l’hanno in sospetto. Nella Camera del Commune si è dinuovo fatto rumore contro il Duca de Buchincam, ed in ogni maniera hanno voluto supplicare il Re per bandirlo dalla Corte, alla qual domanda il Re ha detto che risponderà. Il detto Duca è stato obbligato nella Camera delli SS." ad una sicurtà di diece mila lire steriini, di non trattare mai più con la contessa di Sorosberi, e per vendicarsi contro di questa famiglia ha parlato molto a danno delli Cattolichi. λ enerdì nella Camera del Commune votorno di supplicare il Re per fare λ emre da Padova il Duca di Norfoc, che colà si ritrova per sua indisposizione, e la instanza fu promossa da alcuni poco amici del Milord Hoort, Gran Marescial del Regno, e che del detto Duca è suo secondo fratello. Un altro voto fecero sabato per fare licenziare dal Re le soldatesche levate dopo il 68, perchè dicono che il Re con tanta gente ingelosisce il Regno, con timore che non vi siano rotti i loro privilegi. Nel mentre che io sto scrivendo mi vien detto, che questa sera saranno sottoscritti li capitoli della pace fra questa Corona e l’Olanda, e che li Stati daranno al Re trecento mila lire steriini in diverse paghe; e perchè con dichiarazione publica riconosceranno questa Maestà per sovrana del mare, per tanto le sarà lasciato libero la pesca vivente il Principe d’Oranges, tanto più ora, che al detto Principe, nipote del Re, li Stati le hanno restituito li onori goduti alti’e-volte dalla sua Casa. Corre voce, che sia per seguire matrimonio fra quella Altezza e la figlia di questa Reale, ma sin ora non vi è ancora cosa certa. Finirò per non avere più che soggiongere, con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 19, e 9 Febraro 1673-74. 168. Con altra mia in data de’ 19 corrente ho dato avviso a VV. SS. SS.me del trattato di pace, che si doveva sottoscrivere la sera dell’istesso giorno, e perchè nel fine della mia soggionsi, che circa la pesca il Re l'aveva concessa al Principe — 208 — d’Oranges durante sua vita, ora soggiùngo, che quella voce non fu vera, ma che il fatto è seguito nella forma che narrerò. Nella prima conferenza si accordorno tutti li capitoli. Che li Olandesi abbatterebbero nel mare Britannico il stendardo. Che in quattro paghe daranno al Re ottocento mila scudi, la prima di quattrocento mila. Che si regulerà il traffico delle Indie da Commissarj deputati per l’una e l’altra parte, ed in caso, che fra il termine di tre mesi non si aggiustino, che la Regina di Spagna ne sia l’Arbitra. Che si restituiranno le piazze prese nella presente guerra. E che alli abitanti de’ Surinam inglesi sia lecito di ritirare le loro robe, e vendere li loro effetti, ed andarsene liberamente; e quando in questo vi insorga qualche difficultà, che dalla Regina suddetta sia decisa. Non si è parlato della pesca nè d’altro particulare, che di quanto ho detto disopra. L’articolo secreto, che l’Ambasciatore di Spagna ha messo in tavola, è stato, che questo Re durante la guerra non assisterà nè direttamente nè indirettamente la Francia, tanto per mare quanto per terra, e sopra di questo articolo vi furno molte contrarietà. Li Plenipotenziarj del Re allegavano, che il Cristianissimo riceveva un grande affronto d’esser lasciato, e che aggiongendovi que-st’altro, sarebbe maggiore, tanto più che la guerra è fatta contro l’Olanda e non contro la Spagna. A questa proposta rispose l’Ambasciatore, che l’assistenza delli Inglesi alla Francia è immediatamente contro la Spagna, perchè quando questa sia per mare il Re di Francia se ne servirà nel Mediterraneo, a causa che nell'Oceano non ha armata che possa resistere alli Olandesi, e se l’agiuto sarà in terra l’Olanda non puole essere attaccata, che li Francesi non entrino prima nella Fiandra. Sopra queste considerazioni il Re voleva obligare la sua parola di non soccorrere la Francia, ma l’Ambasciatore non volse cedere se non si metteva questo in scritto, e cosi si sciolse il congresso. La Dominica, dalla Secretaria del Re andorno in tempo diverso più persone dall’Ambasciatore per indurlo ad accettare la parola del Re, ma persistendo tuttavia Sua Ecc.a nella detta domanda, pareva che il trattato dovesse andare più alla luDga, quando il lunedì mattina uno delli istessi SS.ri del giorno antecedente fu a trovarlo, e, vedendo l’Ambasciatore nell’istesso proposito, li diede parte, che il Re stante li suoi meriti l’averebbe compiaciuto, e che andasse la sera dell’istesso giorno a Palazzo, si come seguì. Martedì mattina con li articoli segnati dal Re furno spediti in Olanda il Cavalier Silvius inglese, ed il secretario dell’Ambasciatore di Spagna, con ordine, che subito che la pace sarà sottoscritta, di pubblicarla, e l’istesso si farà qua al ritorno delli detti SS.ri. Mercordì, comparso il Re nel Parlamento, li diede parte della pace segnata, e dello avvantaggio con che era stata fatta, e che la stimava molto durabile. Soggionse, che ritrovandosi li suoi vicini armati, era ancora lui in obbligo — 209 — di fare qualche spesa, e di mettere alcuna porzione di vascelli al mare, che per tanto faceva instanza di qualche danaro, e che se dubitano che sia mal speso, che a loro lascierà l’incombenza di fare fabbricare li vascelli. Disse ancora, che circa 1 instanza di licenziare le soldatesche levate dopo il 63, che di già aveva pensiero di farlo, e che ne terrà meno di quelle che domandano. Nella Camera delli SS.fi si trattò di obbligare in l’avvenire tutta la casa Reale a non appareutare con Cattolichi senza licenza del Parlamento, e di escludere dal Regno chi non professerà la religione protestante. La pratica fu promossa dal Milor Sasberi, altre volte Gran Cancelliere, e che dal Duca di Iorch le fu fatto levare la carica, e si mostrorno per la parte contraria il Guardasigilli, il Milord Anglisè, ed un vescovo. Ora che con l’Olanda si è fatta la pace, molti delli Inglesi che erano al servizio di quelle Provincie anderanuo per le loro cariche, e dicesi che il Principe d’Oranges domanderà a questa Maestà qualche reggimento; sebbene alcuni credono, che quelli che ora servono la Francia saranno inviati in Olanda. Questo è di quanto mi occorre dare notizia a YV. SS. SS.me, e per fine mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra lì 22, e 12 Febraro 1673-74. 169. Continua tuttavia il Parlamento, e sin ora dai discorsi che fanno nelle Camere, non resultano azioni che siano remarcabili. In quella delli SS.ri si parla giornalmente contro li Cattolichi; ed autore di una fazione chiamata de’ malcontenti è il Milor Sasberi, altre volte Gran Cancelliere del Regno, e tutto questo non si fa che per dispiacere al Duca di Iorch. Nella Camera del Commune si è parlato se il Re ha autorità di far carcerare senza i termini legali, e questo discorso durò un giorno intiero senza conclusione. La detta Camera non è intieramente sodisfatta di ciò che ha fatto il Re nel licenziare le soldatesche nuovamente levate; a causa, che Sua Maestà ha trattenuto tutti li ufficiali, che per darle impiego ogni compagnia rimasta in piedi l’ha divisa in due. Un piccolo armatore francese, incontratosi nel fare della notte con uno inglese, si domandorno il nome, l’inglese rispose AVoetal (che è il palazzo ove dimora il Re), ed il francese disse Amsterdam; allora l’inglese le scaricò contro un pezzo, ed il francese credendosi che l’altro fusse un mercadante d’Olanda, quando vi fu più vicino, vi sparò parte della sua artigliarla, ma la nave inglese, come che era la più potente, si impadronì assai presto di quella di Francia, che avendola condotta in questi porti, e riconosciuto l’errore, fu relasciata; hanno trattenuto però il capitano prigione per aver dato il nome Amsterdam, e per sua colpa sono stati amazzati tredici Inglesi, e tre Francesi. u — 210 — In questo Parlamento il Du,ca de Buchincam si è portato cosi male, che resta affatto rovinato. Ha perduto il favore del popolo per esser stato consigliere della guerra, quello del Re per aver scoperto nel Parlamento li secreti del Gabinetto, quando si voleva vendicare contro il Secretario Arlentom, quello del Duca per aver parlato contro li Cattolichi, e quello delli Spagnoli, perchè consigliava a continuare la guerra contro l’Olanda; onde è, che Sua Maestà le ha fatto dire, che puole ritirarsi nel Regno d’Irlanda. Ancorché li affari del Milord Arlentom paiano in qualche parte sopiti, non è che non si senta giornalmente qualche querela contro di lui, e questa mattina si è discorso della sua persona nella Camera bassa. Oggi nella Camera delli SS." hanno parlato contro li Cattolichi d’Irlanda, calunniandoli che possano aderire al partito francese, e che si sarebbero sollevati contro li Inglesi, se li Olandesi avessero avuto qualche vittoria sopra la marina. Nella detta Camera discorrono ancora di unire alli Protestanti li Calvinisti, all’esclusione delli fanatici ed altre sette, che sono nel Regno. In questo giorno si attendono le lettere di Olanda con l’avviso della ratificazione della pace, per subito pubblicarsi. Questo è quel poco che si ha nella presente settimana, ed in fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra il p°. Marzo, e 19 Febraro 1673-74. 170. Di quel che le Camere del Parlamento andavano giornalmente trattando con altre mie ne ho sempre dato a VV. SS. SS.me notizia, ora con questa soggion-go, che vedendo il Re, che la Camera del Commune di ogni altra cosa trattava che di darle danaro, e che quella delli SS.ri voleva ingerirsi troppo nelli affari della sua Casa, ha preso resoluzione martedì mattina di prorogare il Parlamento sino alli dieci di Novembre, colpo altrettanto sentito dalli Parlamentarj quanto li è sovraggionto inaspettatamente; e da questa proroga ne segue, che tutti li discorsi fatti e voti passati tanto da l’una come da l’altra Camera sono rimasti affatto estinti. La Camera del Commune in quel giorno istesso aveva resoluto di trattare sopra nuove accuse contro il Milord Arlentom, e quella delli SS.1'' aveva passato due giorni avanti un veto di fare educare tutti li figli della Casa Reale Protestanti, e di unire alli Protestanti li Calvinisti, resoluzione, che molto dispiaceva alli Vescovi, sedici de’ quali si erano mostrati contrarj, e quattro favorevoli. Si sente di Olanda l’allegrezze fatte da quei popoli per la nuova della pace conclusa, e come quelli Stati avevano ordinato un giorno di digiuno per li sette di Marzo in rendimento di grazie verso sua Divina Maestà, — 211 — Il Principe d’Oranges ha spedito un suo Gentiluomo a questo Re per rendei li grazie della conclusa pace, ed intanto si sta attendendo il secretario del Sig.' che rivenga d’Olanda con li capitoli segnati. Il Sig.* de Rovignì, inviato del Re di Francia, frequenta giornalmente 1 abitazione del Secretario Arlentom in compagnia del Residente di Svezia, e temono questi SS.1’* che alla venuta delli Ambasciatori di Olanda si concluda qualche lega fra la Spagna, questo Re e li Stati Generali. Il Marchese d’Angiò nel viaggio, che fece in compagnia del Milord Peter-bur, quando accompagnorno la sposa del Duca d’Iorch, guadagnò al detto Milord qualche somma di danaro, una parte del quale fu pagato, e de l’altra il Marchese ne restò creditore; e perchè il Milord si è lasciato intendere di non voler sodisfare, per tanto il detto Marchese era venuto qua per fare duello, se il Re non 1 avesse impedito, e non si è potuto trovare via di composizione, perchè il Peterbur persiste tuttavia di non voler pagare. La venuta del detto Marchese è stata da molti interpretata diversamente, perchè non credono che l’occasione del credito l’abbia portato in queste parti, ma qualche interesse del suo Re. Questo è di quanto mi occorre dare a YV. SS. SS.me notizia, e finirò con umilmente sottoscrivermi, ecc. Londra li 8 Marzo, e 26 Febraro 1673-74. 171. La proroga del Parlamento ha levato l’occasione di varj discorsi, che sopra le resoluzioni di esso si andavano facendo, e sino alli X del mese di Novembre venturo non se ne parlerà. Corre voce, che il Re voglia privare della carica di Consiglieri li Milord Siusberi, Allifas, Olis e Carleile come autori di quanto si proponeva nella Camera delli SS.1'' a pregiudizio della Casa Reale. Sabato mattina fu pubblicata la pace, ma non ricevuta dal popolo con quella allegrezza che si aspettava, a causa della proroga del Parlamento; furno fatti nondimeno per la città gran fochi di gioia con il suono delle campane, e PAmbasciatore di Spagna, che ne è stato il mediatore, oltre li fuochi accompagnò la festa con una fontana di vino avanti la sua abitazione, e le torcie alle finestre. Si sente d’Olanda, che quei Stati preparano un bel regalo per Sua Ecc.a, ed un altro per D. Bernardo Salines, che risiede all’Haia. L’istesse lettere portano che li Ministri di Svezia hanno dichiarato all’Ambasciatore di Francia, che l’isiede a Stocolmo, che sono ben resoluti di fare tutti li sforzi possibili per ren- — 212 - dere all’Europa la pace genei’ale, ma che non possono impegnare il Re nella sua minorità in una guerra, dichiarandosi per la Francia. E stato fatto instanza al Re di rendersi mediatore della pace, ma Sua Maestà ha risposto, che siccome non vi è cosa più facile ad intraprendere di questa, è parimente la più difficile a conseguirsi. Li atti d’ostilità fra questa Corona e li Stati devono cessare per li 18 di Marzo in questo mare sino alla Norvegia; per li 17 d’Aprile fra la Norvegia e la città di Tanger; per li 15 di Maggio nell’Oceano, Mediterraneo, Tanger, e nella linea equinoziale; per li 3 di Novembre in tutte le parti del mondo. La proroga del Parlamento seguita cosi all’improvviso ha dato occasione di varj discorsi. È dispiaciuta coinmunemente a tutta la città, perchè alli Presbiteriani, che sono in gran numero, doveva esser permesso l’esercizio libero della loro religione, ed a quelli che temono la potenza del Re, ed odiano il Duca di lorch, è dispiaciuta in questa occasione la conclusione della pace, perchè dicono che Sua Maestà si fortifica con la Spagna ed Olanda. Alcuni SS.ri, che le dissensioni del Regno li ha resi considerabili sotto il manto di religione, cercano di mettere dissensione nella casa Reale, e dicesi che se sua Sua Maestà continuava il Parlamento, volevano obligarlo a dichiarare il suo successore o veramente a pigliar altra moglie. Li anni passati, quando nella Camera delli SSri si parlava di tollerare li Presbiteriani, non vi era persona che ne volesse sentire trattare, ed ora a quelli Milord male intenzionati verso il Re li è così ben riuscito, che con il pretesto della Religione hanno guadagnato li Protestanti, con dirle che bisogna fortificarsi contro il Duca di lorch, e che se al loro partito non uniranno li Calvinisti o sia Presbiteriani, la Religione si ritroverà in pericolo, perchè questi seguiterebbero il partito della Corte accompagnati dalli Cattolichi, in caso di qualche rivolta. Al Re, che queste trame non erano ignote, ha preso per ispe-diente di mandar via il Parlamento, a ciò maggiormente non si augumentino li mali umori. Ho stimato mio obligo di dare notizia a YY. SS. SS.me di quanto si discorre, a ciò restino informati delli motivi avuti da Sua Maestà. E per fine soggiongo, che il Regno non è quieto, e li popoli non sono sodisfatti, e giornalmente si seminano dissensioni. Dandomi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 12, e 2 Marzo 1673-74. 172. La pace conclusa con l’Olanda, e la proroga del Parlamento, hanno fatto cessare le maggiori novità di questa Corte, ed ora d’altro non si discorre, che d’affari domestichi di Palazzo. — 213 — Il Duca de Manumot ha compro dal Duca de Buchincam la carica di Cavallerizzo maggiore del Re, ed insieme alcuni beni, che il detto Duca aveva in Blanda, per li quali, compreso la carica suddetta, pagherà a quel de Buchincam quattro mila lire steriini annue per anni 21. Si parla nuovamente che il Milord Arlentom sia per comprare la carica di Ciambellani del Re dal Milord S. Albano per 10m lire steriini, e chi debba a lui succedere nella Secretaria se ne discorre variamente. Alcuni ufficiali Inglesi, che con gente di questa nazione servono la Francia, sono venuti qua per reclutare le loro compagnie, e credono di poter far questo senza contravvenire al capitolo accordato dal Re con questo Ambasciatore di Spagna; perchè dicono che il Re quando sottoscrisse la pace, si obligò di non dare in l’avvenire agiuto alli Francesi, e dicono che quella gente, che si ritrova in Francia, non sarà richiamata. La quantità di neve che per molti giorni viene continuamente, e li ghiacci che sono in gran copia, non lasciano venire li corrieri di Olanda, e per queste campagne si sono ritrovati uomini ed animali gelati per il freddo. L’ultime lettere d’Olanda portano, che la flotta marittima, che preparano li Stati, sarà di 70 vascelli da guerra con sopra 15m uomini per mettere il piede a terra nell’occasione che si rappresenti, ed il Sig.r Ambasciatore di Spagna tiene per certo, che la maggior parte di questa armata sia per andare nel Mediterraneo per far testa a quella di Francia. Finalmente il Cavaliere du Tel’ ha ricevuto dalla Corte qualche danaro, ed imbreve ritornerà in Italia per finire l’armamento, se non di tutte due le galere, almeno di una. Questo è di quel poco, che io posso dare notizia a YV. SS. SS.me in questa settimana, β per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 19, e 9 Marzo 1673-74. 173. Nonostante che il Parlamento sia prorogato, non si manca di perseguita-re qualche poco li Cattolichi, tanto sudditi come forastieri, che hanno casa aperta. Si dice che il Re voglia sciogliere questo Parlamento, e chiamarne un altro nuovo, sebbene questi Parlamentarj fanno correr voce, che una nuova elezione sarà di molto pregiudizio alli interessi del Re. La neve venuta dal cielo per molti giorni continui, e la quantità delli ghiacci che si sono veduti, hanno causato la morte di molti bestiami alla campagna, come ancora di diverse persone. Alcuni, che qua secretamente vogliono fare levate per li Olandesi, ed altri che pensano di reclutare le compagnie di questa nazione che sono al ser- — ‘214 - vizio del Re di Francia, non trovano facilità di farlo perchè se gliene impedisce l’esecuzione. Il Segretario Arlentom, per essersi mostrato in questa occasione, che il Re vuole dimorare neutrale, un poco parziale per li Spagnoli, ha perduto imparte la grazia di Sua Maestà. Mancano d’Olanda molti ordinari, che a causa delli mali tempi non hanno potuto passare in questo Regno, e per via di Bruseles con lettere delli 13 si sente, che li Ambasciatori da inviarsi a questa Corona erano pronti per partire al primo buon tempo, e che la flotta delli Stati, numerosa di 66 vascelli da guerra, era tutta destinata per il Mediterraneo, e che altro non aspettava, che il vento favorevole per mettersi alla vela. Il Cavalier du Tel, ogni volta che averà riscosso un mandato del Re, partirà verso Italia per sollecitare l'armamento della galera fabbricata in Livorno, e quella che si ritrova costì pensa di armarla, non in questa estate ventura, ma nell’altra che seguirà. Si parla che il Re delle sue entrate voglia dare in assegnamento alli suoi creditori 400m lire steriini annue, e procurare che un milione, che ve ne resta ancora, sia sufficiente per sodisfare alle spese della sua Reai Corte. Qua non si arma pure un vascello, e li Francesi in questi mari non faranno alcuna sorte di armamento perchè lo credono infruttuoso; onde è che li Ministri Imperiali e Spagnoli, che risedono all’Haia, desiderano che tutta la flotta d’Olanda passi nel Mediterraneo. Non ostante che nella Fiandra da tutte le parti si facciano armate poderosissime, ad ogni modo questi ministri di Spagna temono, che li Francesi non siano li primi ad uscire alla campagna, e che in quella furia portino via qualche città di considerazione. Questo è di quel poco che mi occorre ragguagliare VV. SS. SS.me , e per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 26, e 16 Marzo 1673-74. 174. Continua tuttavia la voce, che li Re sia per sciogliere il Parlamento, e chiamarne un nuovo, onde è, che la maggior parte di questi Parlamentarj sono pentiti di non averlo compiaciuto nelle sue domande, a causa, che se saranno sciolti, non ne segue l’elezione senza una gran spesa, bisognando comprare le voci dalli popoli. Il Re ha fatto la pace con l’Olanda, non solo ad instanza del Parlamento, ma più perchè non aveva la forma di continuare la guerra, ed ora ha impedito l’andata in Olanda di qualche compagnia levata qua tacitamente, e non è sodi- — 215 — sfatto di aver abbandonato in questa forma la Francia, e le reclute, cbe si dovevano fare per le compagnie che di questa nazione servono quel Re, non sono andate avanti per qualche doglianza fatta dall’Ambasciatore di Spagna. Si attende d’Olanda il baron Spar, uno delli Ambasciatori di Svezia, per trattare in questa Corte dell’offerta fatta da questo Re al Cristianissimo della sua mediazione per la pace generale. Si è scritto alli Plenipotenziarj di questa Corona, che si trattenghino in Colonia, e di interessati che erano nella guerra, ora saranno mediatori della pace in compagnia di quelli di Svezia, se dalli collegati saranno accettati. Si parla di mandare in Spagna un Ambasciatore per render grazie a quella Regina della pace che ha fatto concludere con l'Olanda; ma sin ora non si discorre del soggetto. Per far cessare tutti li atti di ostilità fra li vascelli di questa Corona, e quelli delli Stati Generali, li Olandesi hanno mandato qua 200 passaporti da distribuirsi alle navi di questo Regno per valersene nelle occasioni, che si incontrino con quelle di Olanda in quei mari nelli quali non è ancora arrivato il tempo per cessare le ostilità; e di qua tanti altri ne sono stati spediti e mandati a quella nazione con ordine di farne maggiore quantità. La compagnia delli uomini d’arme, che fu mandata in Francia per servizio di quel Re, viene ora richiamata. Il Marchese del Fresno, Ambasciatore di Spagna, ha scritto alla Regina per la sua licenza, desideroso di ritirarsi verso la Corte per avvantaggiare la sua condizione in tempo che il Re sarà per uscire di minorità; e tanto più ne sollecita la spedizione, quanto che quest’aria non conferisce molto al suo temperamento. Una nave d’Olanda caricata per l’Indie Orientali, che nelli mari di Scozia ruppe li alberi per un malo temporale, è stata presa da una fregata di questo Regno quattro giorni prima, che siano cessati in questi mari li atti di ostilità. In questa Corte di altro non si discorre, che del combattimento di due vascelli, inglese l’uno e l’altro olandese, alla vista di Cadici, con la perdita del secondo, che è restato nelle mani dell’inimico. Corre qualche voce, ma con poco fondamento, che il Principe Ruberto, fratello del Palatino, sia per passare in Germania al servizio dell’Imperatore, e questo è quanto abbiamo nella presente settimana. Per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra lì 2 Aprile, e 23 Marzo 1673-74. 175. Sono comparse qua lettere della Corte di Francia, quali dicono che quel Re ha fatto ritirare di Colonia li suoi Plenipotenziarj, allegando non esser più sicurezza in quella città. Il detto avviso darà occasione a questo Re di richiamare - 216 — parimente li suoi, ora che il congresso resta totalmente sciolto, quando dal Barom Spar (uno delli mediatori Svechi, che martedì comparve in questa Corte) non siano messi in tavola nuovi trattati. Communemente credono, che la venuta del detto Sig. re sia per pregare questa Maestà a nome del suo Re per interessarsi nella mediazione della pace, e dalli negoziati di questo Sig.te dipenderà la chiamata o la dimora delli Ambasciatori di questa Corona. Sono molti giorni, che l’Ambasciatore di Spagna non è comparso alla Corte a causa di qualche sua leggera indisposizione, sebbene alcuni credono che sia mal sodisfatto per l’ostacolo fatto ad alcune compagnie tacitamente qua levate, e che dovevano andare in Olanda, e che, per il contrario, si sia permesso ad alcuni soldati di passare in Francia. Questo motivo ha dato occasione al Milord Arlentom di andare da Sua Ecc.a per giustificare il seguito; ma dall’Ambasciatore fu parlato vivamente sopra del fatto, e si dichiarò, che resterà molto contento quando dal Re sia data la permissione tanto a l’una come a l’altra Corona di fare levate di gente senza usarsi parzialità. Questa inclinazione, che mostra il Re verso la Francia, non è appresa bene dall’universale, e molti credono che Sua Maestà sarà forzata a richiamare quelle truppe che sono al servizio di quel Re. Si aspettano li Ambasciatori di Olanda, con speranza che il loro arrivo acquieterà quella poca agitazione, che è ancora rimasta nella Corte. Il numero delli soldati, che arriverà a 18m incirca, che li Olandesi imbarcano sopra la loro flotta per mettere il piede a terra, fa credere che quella armata non sia per passare tutta nel Mediterraneo, ma qualche parte. Ieri in questo Regno, giorno della San.ma Annonziata, la Regina fu sorpresa da un poco di male, quando dalla cappella era ritornata alla sua abitazione. Si attende con gran curiosità di sentire quali trattati saranno proposti da l’Ambasciatore sveco, ed in Corte si tiene per certo, che quel Re non sia in stato di dichiararsi per la Francia, per non irritarsi tutto l’imperio contro. Pare che la Duchessa d’Iorch dia qualche segno di gravidanza, che ciò seguendo rallegrerebbe tutto questo Regno. Finirò per non aver più che soggiongere, con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 5 Aprile, e 26 Marzo 1674. 176. Questa sera ho parlato con il Milord Arlentom, che tardi è venuto dalla campagna. Mi ha detto, come il Re di Francia ha dato all’Ambasciatore di questo Re una obligante risposta, circa l’instanze fattele a suo nome, per terminare le differenze che vertono fra YV. SS. SS.me e quella Corona. Di più mi ha detto, che il Re ha segnato una lettera per VV. SS. SS.me, ma perchè lui vuole accom- — 217 — pagnarla con la sua risposta, che a YV. SS. SS.me è debitore, per tanto giovedì mi darà l’una e l’altra. Io sono molto contento, che un affare di sì grande conseguenza resti per la Iddio grazia in così buon stato,, ed ognivolta, che averò l’avviso della totale teiminazione, ne renderò le dovute grazie a questa Maestà, come ancora al Milord. Il big.1 Ambasciatore di Spagna non ha sentito volontieri questo aggiustamento, e mi ha detto che non sa come sarà appreso questo fatto dal suo Re, uitempo che VV. SS. SS.me hanno sempre procurato che la Spagna si dichiari, ed ora con la l· rancia si sono aggiustati. Io le ho risposto, che a tutti è noto che VV. SS. SS.me mantengono tuttavia in Francia due suoi gentiluomini, non ad altra fine, che per riavere quello che ne era stato tolto contro il dovere, e che se ora quel Re si dichiara di voler dare a VV. SS. SS.me sodisfazione, che non potevano a meno di non riceverla. Di questa risposta non è restato nè sodisfatto, nè persuaso. E perchè questa ad altro non serve che di quanto hu scritto, pertanto farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 16, e 6 Aprile 1674. 177. L Inviato di Polonia, mandato in questa Corte per domandare assistenza contro la forza ottomana, ha prima finita che comminciata la sua ambascieria, perchè questa Maestà non ha potuto darle che buone speranze. Da l’Ambasciatore di Spagna è stato ricusata la visita del detto Sig.re, per esser stato prima da 1 Inviato di Francia che da Sua EccA Quel di Svezia ha fatto al Re tre domande: la prima di assistere la £ rancia in tutto quello che sarà possibile senza contravvenire alla conclusa pace; la seconda, che Sua Maestà si compiaccia di non lasciar partire per qualche mese li suoi deputati di Colonia; e la terza, che scriva all’imperatore per la liberazione del Principe di Fostemberghe. Il Re è andato in campagna per divertirsi, e sarà qua sul principio della settimana santa, e prima della sua partenza ha mandato ordini alli governatori delli porti del suo Regno, che non lascino partire persona, che vada a prendere servizio di là dal mare senza il passaporto del Duca de Manumot. Ha ordinato ancora, che siano pagati li marinari, che nella campagna passata, sopra la sua flotta, l’hanno servito. Sabato sera arrivò qua il Duca de Barbanson, Inviato dal governatore di Fiandra per complimentare questo Re sopra la pace conclusa con l’Olanda. Due compagnie di infanteria, che marciavano per andare nell'Irlanda, si sono nel viaggio ammutinate, e domandano le paghe di alcuni anni, che hanno — 218 - guadagnato per avauti, e che tuttavia l’avanzano; e perchè qua non vi sono leggi militari per l’ammutinamento, non possono esser puniti. La facilità, che godevano li forastieri nelle loro mercanzie, che da qualche anno in qua pagavano come li naturali cittadini, li è stata tolta, esigendosi ora l’antica imposizione. Dopo qualche giorno di indisposizione gode ora la Regina una ottima salute, e l’istesso segue della Duchessa d’iorch. A Portmut, che è porto di questo Regno, sono arrivati duemila spagnoli imbarcati sopi'a otto armatori olandesi, che passano in Ostende. Di Olanda si ha avviso, che quelli Stati imbarcheranno sopra la loro flotta 154 compagnie di soldati per mettere il piede a terra, e che nel fine del corrente mese li vascelli saranno pronti per far vela. Questo è tutto quello che mi occorre scrivere con la presente per notizia di VV. SS. SS.me, e coa augurarle ogni grandezza finirò, dandomi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 16, e 6 Aprile 1674. 178. Le lettere che oggi mi doveva dare il Milord Arlentom per VV. SS. SS.me, non le ho potute avere, ed il suo secretario me le ha promesse per domani. Le manderò lunedì per il solito viaggio, e questa sarà solamente per avvisare VV. SS. SS.me dell’assenza del Re, che ne rende affatto privi di nuove curiose. La Duchessa di lorch lunedì mattina abortì, e ne attribuiscono la causa all’andata che fece il giorno avanti in carrozza. E con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 19, e 9 Aprile 1674. 179. Siamo entrati nella settimana Santa, nel qual tempo la Corte si rende affatto priva di nuove curiose. Il Re ritornò sabato da Niumarchet, ed ieri mattina ricevè il Principe di Barbanson, inviato del Governatore della Fiandra per complimentare questa Maestà sopra la pace conclusa con l’Olanda. Fu spedito sabato un espresso alli Plenipotenziarj di questo Regno, che da Colonia sono sortiti, ma non si penetra ancora con quali ordini. L’Ambasciatore svedese fa tutto il possibile per fare che questo Re si renda mediatore della pace insieme col suo, e propone la città di Londra per il luogo delle conferenze. — 219 — Ducente» uomini, che in una truppa andavano per arrolarsi in Olanda, sono stati trattenuti; è benvero che alla sfilata, ne marciano ognigiorno quantità grande verso quella parte. L’Ambasciatore di Spagna si lascia intendere, che sarebbe grandemente favorito se questa Maestà permettesse la levata di gente a chi si sia; ma l’inviato di Francia è di contrario parere, che a tutti indifferentemente sia proibito, perchè sa benissimo, che per dieci che anderebbero in Francia, mille ne passerebbero nell’Olanda. Sono arrivate a Cales una compagnia di 150 cavalli, ed altre compagnie di infanteria della guardia di questo Re, che erano passate due anni sono in Francia, e non hanno fatto il suo ritorno per via di Olanda, si come avevano 01 dine, a causa che il Re di Francia non glie l’ha permesso per dubbio che si fermassero al servizio delli Stati Generali. Deve far partenza fra pochi giorni una fiotta di vascelli per Ostende, e vi si imbarcheranno sopra quantità di gente di questa nazione per andare a servire contro la Francia. Il Principe de Barbanson mercordì visiterà la Regina, e giovedì partirà per Fiandra. l· inirò con darmi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 23, e 13 Aprile 1674. 180. Servirà la presente per accompagnare le due lettere a YV. SS. SS.me dilette, del Re l’una, e del Milord Arlentom l'altra. Si è scusato il Milord di esser stato tardi alla risposta; perchè prima di ora non si è potuto tirare a fine questo interesse. È certo, che li accidenti sinistri hanno molto contribuito a questa dilazione, perchè quando ne fu dato l’ordine al Milord Locar, appena fattone al Cristianissimo la prima instanza, le convenne per urgenti interessi qua ritornare, e qualche mese vi si è trattenuto prima che in Francia sia stato nuovamente rispedito, ed arrivato a quella Corte, per indisposizione sopraggion-tale, ha tardato molto la sua udienza. In questa Maestà ho sempre trovato buona disposizione a favore di V \. SS. SS.me, ma in qualche ministro guadagnato alla Corte di Francia ho penato molto a farle secondare la volontà buona del Re, e forse talvolta conoscendone il bisogno, sono stato troppo sollecito, se non importuno. Il Milord indrizza la lettera al Ser.mo Duce ed Ecc.' Governatori, senza far menzione delli Procuratori, perchè tale era la sottoscrizione di VV. SS. SS.me. Supplico umilmente VV. SS. SS.me ad aggradire quel poco da me operato, in riguardo al molto che mi trovo debitore, ed a continuarmi l’onore dei suoi commandi. — ‘220 — Ho scritto li mesi passati al M. Antonio Gazale mio cugnato, per la riscossione delle spese da me fatte per le lettóre, e che prima della mia partenza VV. SS. SS.me si sono compiaciute di passarne il decreto, siccome il M. Viceti, sotto cancelliere di allora, mi disse che era seguito. Questo poco interesse lo deve spendere mio cugnato in qualche regalo, che mi trovo obligato a fare a chi nelle occasioni sovente mi favorisce, ed il tutto ridonderà sempre in servizio di VV. SS. SS.me quando se ne rappresentino nuove occorrenze. Intanto mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 23, e 13 Aprile ltì74. 181. Poche sono le nuove di questa Corte, onde io più per sodisfare alla mia obligazione di scrivere che per causa che ve ne sia, mando la presente. La Regina si è trattenuta tutta la settimana santa al suo Palazzo di Somarset, ove ha la sua pubblica cappella, ed ognigiorno dal Re era visitata, e sabato, finita la finizione della mattina, Sua Maestà andò a pigliarla, e' la condusse alla sua solita abitazione. Ieri per la solennità della Pasqua, mentre il Re ricevè nella sua cappella la communione delli Protestanti, il Duca di Iorche sortì fuora. E stato dichiarato per Olanda Ambasciatore il Cavaliere Tempie, che altrevolte col titolo di Residente ha dimorato in quelle parti. Si aspettano li Ambasciatori di Olanda, e si crede che stanno per venire in compagnia di questi d’Inghilterra, che ritornano da Colonia. L’Imperatore ha risposto alla lettera di questa Maestà (a favore del Principe di Fostemberghe) scusandosi di non poterla servire per essere il Principe criminale di Stato. Giovedì fece di qua partenza il Principe di Barbanson, regalato dal Re di una croce di diamanti di mille lire steriini. Le campagne di questo Regno sono grandemente infestate dalli ladri, a causa della presente carestia. La neve e li ghiacci hanno portato via quantità di bestiame, e PIrlanda, che ne è abbondantissima, non puole provvederne il Regno per un atto di Parlamento, che lo proibisce. Il Baron Spar, Svedese, procura a tutto suo potere di interessare questo Re nella mediazione; ma Sua Maestà sin ora non si vuole impegnare, perchè quando si renda mediatore della pace, non vuole avere altra compagnia. La Francia fa tutto il suo possibile per fare dichiarare la Svezia a suo favore, e dicono che il Cristianissimo abbia fatto sciogliere il congresso, a ciò li Svedesi non si scusino più con il pretesto della mediazione. Si comincia a credere in questa Corte che il Re sveco sarà forzato a dichiararsi indotto più dalla ne- — 221 — cessila, che dal proprio desiderio, per timore che ha delle forze dell’imperio, e che quelle in breve non siano per scacciarlo dall’Allemagna. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 30, e 20 Aprile 1074. 182. Con lettera del 17 Aprile ricevo l’ordine di render grazie a questa Maestà dell’operato appresso il Cristianissimo, e l’avviso dato all’Ill."10 Sig.r Paris Maria Saivago di trasportarsi qua. La venuta del detto Sig.re potrà giovarmi molto, perchè con pigliare qualche cognizione di questa Corte averà occasione di rappresentare a VV. SS. SS.me quanto maggiori sarebbero li avvantaggi per il pubblico servizio, se io avessi il carattere d’Agente, che altre volte aveva il Sig.r Bernardi, poiché la qualità di ministro rende maggiormente facili li negoziati. Secondariamente se a questi ministri (come altre volte mi trovo aver scritto) fusse fatto qualche regalo, più vivamente si impiegherebbero nelli nostri affari, e la sollecitudine è stata quella che mi ha fatto venire a fine del passato; poi che io sono l’unico, che in questa Corte non ho mai riconosciuto nè il Secretario e sua moglie, e con li sotto secretavi vò facendo alle volte quel che io posso, e di più farei se in maggior fortuna mi ritrovassi, per esser mio onore che VV. SS. SS.me restino bene servite. Scrissi al Mag.co Antonio Gazale mio cugnato, che procurasse di imborsare la spesa delle lettere, che VV. SS. SS.me decretorno di farmi buona, ed impiegare quel danaro in piante di aranci, gialsomini, acque di odore ed altre, cose simili, per sodisfare a chi sovente mi assiste con li suoi favori. Di più rappresento a V V. SS. SS.me, che per la spedizione da me fatta del corriero Bricola alli Ill.mi SS.ri Residenti, per la moneta che io le diedi sento un danno di 50 lire incirca, e questo non è per il cambio della moneta, ma per le doble di Spagna al peso di Francia, che mi convenne comprare; poiché quando le avessi dato altra moneta, il danno sarebbe stato maggiore. Lascio il tutto alla considerazione della benignità di VV. SS. SS.me, alla quale senza più replicare umilmente mi sottoscriverò. Per fine mi darò l’onore di ricordarmi, ecc. Londra li 3 Maggio, e 23 Aprile 1674. — 222 — 183. Martedì notte ebbi l’onore di fare riverenza a questa Maestà e renderle grazie di quanto aveva operato con il Cristianissimo a favore di VV. SS. SS.me^ e ciò feci in conformità dell’ordine trasmessomi. Il Re mi rispose, che era ben contento che la sua mediazione avesse servito a qualche cosa, e che sempre sarà pronto di fare tutto quello che potrà in servizio di VV. SS. SSme. Le soggiunsi, che della sua benignità se ne sono di già veduti li effetti, e che VV. SS. SS.me avevano dato ordine al Sig.1' Marchese Saivago di portarsi qua in qualità di Inviato straordinario, per maggiormente attestare quanto io le rappresentavo. Il Re gradì molto la mia esposizione, e dopo qualche piccolo complimento mi licenziai. Mentre attendevo l’udienza sopraggiunse il Baron Spar Ambasciatore Svedese, che entrato da Sua Maestà ebbe un quarto d’ora di udienza, e dopo la sua partenza io entrai. Mercordi mattina passai l’istesso ufficio con il Duca d’Iorch, e l’istesso averei fatto con il Milord Secretario, se non si ritrovasse alla campagna. E perchè questa ad altro non deve servire, che in risposta di quella di VV. SS. SS.me del 17 caduto, per tanto farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 3 Maggio, e 23 Aprile 1674. 184. Ora, che questo Regno si ritrova in pace, poche novità escono dalla Corte; perchè tutta l’applicazione è intenta alle forastiere. Si sente di Olanda come quella armata navale sia in procinto di mettersi alla vela, e che di già imbarcavano le soldatesche per fare discendere nella Francia. Li Francesi, oi’a che il vescovo di Monster si è aggiustato con l’imperatore, lasciano tutte le piazze che avevano preso alli Olandesi (riservandosi solamente Mastrich), perchè con quella guarnigione pensano di formare un corpo d’armata per incomodare maggiormente la Fiandra. Dicono che la città di Nimega, sarà l’ultima ad essere abbandonata, perchè in quella vogliono fare la risegna della gente che si ritrova in quelli contorni. Li Svedesi cercano di mantenersi tuttavia nella mediazione, e si dice che il Re di Francia vi faccia offerte maggiori perchè si dichiarino. Qua sono per uscire due proclamazioni, una contro li preti e frati a ciò eschino dal Regno, e l'altra contro coloro, che dicono che il Re voglia sciogliere il Parlamento, ed altre nuove simili. Si è spedito un altro corriere alli Plenipotenziarj di questa Corona, che si ritrovano in Ansterdam, ma non si sa con quali ordini. L· perche altro non mi occorre soggiungere, farò fine con sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 8 Maggio, e 23 Aprile 1G74. 185. Con la presente dò a VV. SS. SS.me avviso come in questa Corte non vi è nuova degna della curiosità di VV. SS. SS.me, e che tutti li discorsi che si vanno facendo sono per il più senza fondamento. Dicesi, che li Plenipotenziarj di questa Corona abbiano avuto ordine di trattenersi in Olanda sino a nuovo ordine. Il Baron Spar, Ambasciatore svedese, pubblica vicina la sua partenza, e non ostante questo fa fabbricare carrozze, ed ha preso a pigione una casa a Winsor, ove il Re pensa di passare l’estate. Sono state carcerate due persone, un francese, che pubblicamente biasimava la pace fatta da questo Re con l’Olanda, ed un altro, inglese, che andava spargendo voce, che il Re voleva introdurre la Cattolica Religione, ed unirsi di nuovo con la Francia per farsi del Regno assoluto patrone. Ieri il Re andò a Cernessi per vedere due vascelli da guerra, che sono stati varati nuovamente. Il Spar ha qualche trattato con il Duca di lorch, e questo fa credere che negozi più per la Francia, che per il suo Re. Questo è quanto mi occorre scrivere, ed in fine mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 7 Maggio, e 27 Aprile 1674. 186. Continua tuttavia il Baron Spar, Ambasciatore svedese, la sua dimora in questa Corte, con opinione che porti li interessi del Cristianissimo. Martedì uscì fuora una proclamazione del Re, con la quale proibisce a tutti li suoi sudditi di arrolarsi al servizio di qualsivoglia Principe. 11 Duca Loderdel, che il Parlamento voleva che dalla Corte fusse scacciato, arrivò di Scozia giovedì dopo disnare, ed aveva così gran seguito tanto di carrozze a sei, come di gente a cavallo, che non se ne è mai veduto uno maggiore. Non tralascia la Regina le sue solite cavate di sangue a causa di qualche leggiera indisposizione che la fastidisce, e Dominica, giorno della Croce, fu necessitata di stare al letto, — 224 — Li Plenipotenziarj di questa Corona, secondo l’ordine avuto dal Re, si tratterranno in Olanda, ed il Sig. Viglenson, uno delli suddetti, sarà fatto secretario di Stato al luogo del Milord Arlentom, che averà il posto di Ciamber-lam del Re. Di Olanda si sente che la dotta di quelli Stati era tutta in ordine, e che parte di essa si era di già posta alla vela, e che oltre 12m soldati, che devono mettere il piede a terra, avevano imbarcato otto mila marinari incirca per servirsene per l’istesso effetto, senza incomodo dell’armamento delle navi. Quella flotta sarà numerosa di 256 vele contandovi li burlctti, pettacci d’avviso, vascelli per sbarcare la gente, ed altro barcareccio per li bastimenti. Questo Ambasciatore di Spagna continua tuttavia alla Corte di Madrid la sua instanza per aver licenza, stante la poca salute che gode in questo clima. E perchè altro di nuovo non si ha al presente, sono forzato a far fine, dandomi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 14, e 4 Maggio 1674. 187. Continua tuttavia la stagione a render la Corte scarsa di novità, sentendosene poche forestiere e meno delle cittadine. Tardano così le risposte, che questo Re aspetta dall’imperatore e Spagna per la sua mediazione offerta, che ha spedito un vascello in Olanda per condurre qua li suoi Plenipotenziarj, tanto più che questa Maestà è certa, che li suddetti potentati diffidano della mediazione delli Svedesi; ed il detto motivo è causa che questa Maestà, quando sia eletta per mediatrice, voglia esser sola, e non accompagnata. E opinione di alcuni, e non senza fondamento, che tarito l’imperatore come li Spagnoli cerchino di pigliar tempo, e ricusar poi con onorevole pretesto l’offei'ta di questo Re; ed allegare per scusa, che siccome il Papa è stato il primo ad offerirsi, che non possono ricusarlo. È uscito un bando contro coloro che parlano male del Consiglio del Re, e seminano false nuove; ma siccome da quelli, che altre volte si sono veduti, poco frutto hanno partorito, si crede, che il simile seguirà di questo. Un altro ne doveva uscire contro li Cattolichi, che per ordine nuovo del Re ne è stata fatta la sospensione. Ieri fu data la mostra a 24 compagnie di infanteria, e ad alcune altre di cavalleria, che sono della guardia del Re, ed in quella occasione fu dichiarato il Duca de Manumot Generalissimo delle armi terrestri di questi Regni. La Regina gode assai miglior salute, che non ha fatto li giorni passati, ma l'Ambasciatore di Spagna continua tuttavia nella sua indisposizione, e pensa di andare a pigliar Tacque minerali — 225 — Sci i vono da Grave, che li Francesi hanno abbandonato tutte le piazze che avevano preso alli Olandesi, eccetto Mastriche, e la detta piazza nella quale si ritrovano 550 pezzi di artegliaria con poca speranza di condurli in altra parte. t inirò per non aver più che soggiongere, dandomi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 17, e 7 Maggio 1G74. 188. Sono stato a ringraziare il Milord Arlentom, di quel che ha operato a favore della Repubblica Serenissima, e mi ha detto, che se mai insorgessero qualche diffieultà, che il suo Re sarà sempre pronto a rendersene mediatore, e che ancor lui non mancherebbe già mai alle sue parti. Mi domandò ancora se io avevo avuto avviso della lettera scritta dal Re a VV. SS. SS.me, e della sua, e che in ogni occasione se le offerisce suo servitore. Sono gionti li Plenipotenziarj di questa Corona, e si attendono di ogni momento li Ambasciatori delli Stati. E perche altro non mi occorre soggiongere con questo ordinario, farò fine, con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 21, e 11 Maggio 1674. 189. Dopo l’arrivo delli Plenipotenziarj di questa Corona sono gionti li Ambasciatori di Olanda. Dalli primi si è appreso qualche mala intelligenza seguita fra il giach di questa Maestà, che era andato per condurre qua li Plenipotenziarj, ed uno vascello da guerra delli Stati; essendo passato il fatto nella seguente maniera. Mentre il giach del Re si ritrovava alla Brilla, che è un porto nella Zelanda, passò avanti di lui un vascello da guerra olandese senza farle alcuna sorte di omaggio. Il capitano del giach andato a trovare li Plenipotenziarj del suo Re le domandò consiglio; e li fu risposto di contenersi secondo le sue in-struzioni. Allora il capitano, uscito con il giache fuora della riviera, tirò due tiri alla nave di Olanda, che per non ne avere ricevuto risposta gliene tirò uno con la palla. Il capitano olandese, andato al bordo dell'inglese, ed inteso la sua domanda, ne diede parte alli suoi Ambasciatori, uno de’ quali portatosi dalli Plenipotenziarj Inglesi le rappresentò il seguito, e soggionse che non stimava che le pretensioni del suo Re si estendessero nelli loro porti e riviere, ma solamente in quelli mari ove Sua Maestà ne pretende il dominio. A questo 15 — 226 — parlare li Inglesi, fatti accorti dell’errore del suo capitano, ne domandorno scusa all'Ambasciatore, e con questo ogni cosa è rimasta sopita. Il Re mercordi mattina vuole andare a Winsor, ed oggi li Ambasciatori di Olanda fanno la loro entrata, e domattina averanno la loro prima udienza. In questo giorno il Sig. Residente di Venezia fa dare in sua casa il battesimo ad una figlia natale, tenuta al sacro fonte dal Milord Stafort a nome del Re, e dalla Duchessa di Portem ut a nome della Regina. Avvisano da Douvre di aver veduto la flotta olandese passare verso la Francia. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 28, e 18 Maggio 1674. 190. Il Duca di Iorche, fattomi chiamare ieri mattina, mi diede parte come il Cavaliere du Tel deve fra pochi giorni passare costì per dar fine all armamento delle due galere di questa Maestà; e perchè in un affare di questa qualità sa di quanto beneficio le sarà il favore di VV. SS. SS.me, pertanto mi ha ordinato che a suo nome gliene scriva, a ciò VV. SS. SS.me si compiaciano di fare 1 ) ^ assistere il detto Cavaliere in tutto quello che sarà di bisogno, tanto pei ai mamento della galera, come in qualsivoglia altra cosa che appartenga ad essa. Di più mi ha soggionto, che quando VV. SS. SS.me facessero assistere il Cavaliere suddetto di qualche marinaro o altro per agevolare la condotta della galeia a Tanger, che il Re suo fratello sopra la sua parola Reale rimanderebbe il tut to costì con ogni fedeltà, e sicurezza, e che a VV. SS. SS.me gliene conserverà una perpetua obligazione, siccome ancor lui farà l’istosso, esibendosi di seivire sempre VV. SS. SS.me in qualsivoglia occorrenza. Di quanto il Duca ha parlato meco, il Re con sua lettera ne sciive al Sereniss.mo di Toscana, richiedendole l’istessa assistenza, e non ne scrive a VV. SS. SS.me mosso da un rispetto civile; a ciò 11011 paia, che cerchi la ricompensa di quello che ha operato a favore di VV. SS. SS.me. La premura con la quale Sua Altezza Reale mi ha parlato è stata grande, e VV. SS. SS.me si obliglieranno un Principe delli più resoluti che oggidì vivano, e che nelle occasioni puole servire molto a VV. SS. SS.me. Finirò con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 28, e 18 Maggio 1674. - 227 — 191. Martedì dopo disnare li SS.1 Ambasciatori di Olanda ebbero dal Re la loro pi ima udienza con l’assistenza della Regina, e finita la fonzione si por-torno a visitare il Duca e la Duchessa di Iorche. 11 Re partì mercordì per Winsor, e fra pochi giorni sarà alla città per assistere al battesimo di un figlio nato al Duca di Manumot, suo figlio naturale. Sua Maestà prima della partenza si ritrovò al sposalizio di una sua figlia natale dalla Duchessa di Crivelande, che in età di 7 anni è stata maritata ad un gio\ane C avaliere, che sarà fatto Conte; ed un altro matrimonio si deve fare presto di un’altra figlia dell'istessa Duchessa di età assai maggiore, che si marita con il figlio del conte di Dorset. Questa ultima figlia era destinata per moglie al figlio del gran Marescial d’Inghilterra, ma per la poca inclinazione delli parenti, e meno per quella del sposo, non si è effettuato. Doveva uscire un bando contro li Religiosi, con . premio di cinque lire sterline all’accusatore per ogniuno che sarà discoperto. La voce, che il Milord Arlentom sia per avere la carica del Gran Ciamberlam della casa Reale, corre diversamente; perchè alcuni credono, che non si curi di altro impiego ogni volta, che lasci la secretaria di Stato. Dicesi che il Duca Loderdel sarà fatto Vice Re d’Irlanda, e lascierà quel- lo di Scozia a causa delli grandi emuli che ha in quel regno, ed in suo cambio sarà mandato il Duca de Manumot, che ha per moglie una principal dama di quel paese. La flotta di Olanda si ritrova ancora nelli mari di Bologna a causa delli venti contrarj, ch® non la lasciano passare avanti. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e farò fine dandomi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra lì 6 Giugno, e 27 Maggio 1674. 192. La voce, che il Duca de Manumot sia per andare Commissario o sia Vice Re nella Scozia continua tuttavia; ma del Duca Loderdel nell’Irlanda, non ha sussistenza. Il Re ad instanza di questo ultimo Duca ha levato dal Consiglio di Scozia sei SS.ri di molta qualità, onde pare che per questa riforma possa seguire in quel Regno qualche alterazione per l'aderenza che hanno li detti soggetti, poco amici del nominato Duca. Il Milord Siasberi, che altre volte fu privato della carica di gran Cancelliere, il Re l’ha levato dal suo Consiglio, come uomo pernicioso alla quiete pubblica. Di più questo Milord aveva affittato alli Ambasciatori di Olanda la sua — 228 — abitazione, e si era riservato per se un picciolo appartamento; il Re» che ne ha avuto notizia, le ha fatto intendere che lasci tutta la casa, e le ha proibito di trattare per qualsivoglia causa con li detti SS. ri. Il bando contro li religiosi si tiene per certo, che debba uscire; tanto più, che li Cattolichi sono perseguitati con maggiore incommodo, che danno. Li Olandesi riconoscono la loro salute dalla Spagna, 9 particularmente dalla prudenza del Governatore di Fiandra, ma non si mostrano sodisfatti delli preparativi fatti nella presente campagna, poiché riescono deboli, e tardi. Così ha discorso meco ΓAmbasciatore Yambeninghe, quando l’ho visitato. Da Portmut, che è una città di questo Regno, danno avviso come la squadra del luogotenente admiraglio Yan Trompe, che in numero di 35 vele era separata dal corpo dell'armata, si era unita alla vista del detto porto. La festa di S. Giorgio fu trasportata dal Re al giorno di venerdì, che secondo questo stile erano li 29 di maggio, giorno dèlia sua natività ed incoronazione, e nel detto giorno fece a Winsor la fonzione delli Cavalieri della giarrettiera, e diede l’abito al conte Molgrave con molto concorso di SS.ri . Il Conte Sandeland è stato fatto del Consiglio del Re, -e Sua Maestà ha fatto intendere per un suo ordine, che mentre soggiornerà a Winsor, che il Consiglio sarà tenuto ad Antoncurt ogni mercordi. Questo è tutto quel poco, che in questa settimana si ha di curioso. Intanto mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 11, e p.° Giugno 1674. 193. 11 Re continua il suo soggiorno a Winsor, ed ha resoluto di fare qualche piccolo viaggio nel Regno, e fra otto giorni si incaminerà verso Premut. Sua Maestà ha fatto pari del Regno il Duca Loderdel scozzese per renderlo capace di entrare nel Parlamento d’Inghilterra, e forse per mandarlo ancora Vice Re nell’Irlanda siccome ne è corsa la voce. Il Parlamento di Scozia, per ordine del Re è stato sciolto, ed il conte d’Amilton, uno de’ principali SS.ri di quel Regno, poco amico del Duca Loderdel, e che era venuto qua a portare querele contro il suddetto, si è ripattumato seco per opera di Sua Maestà. La Duchessa d’Iorch non gode intiera salute, ed attribuiscono questa sua indisposizione a qualche principio di gravidanza. Ieri, giorno della Penteóoste, la Regina non è venuta alla cappella a causa di un poco di flussione calatale in un occhio. Questo è di quanto posso dare a VV. SS. SS.me notizia, e per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 18, ed 8 Giugno 1674. — 229 — 194. bi trattiene tuttavia la Corte a Winsor, ed oggi il Re deve partire per Plemut, θ mercordì, vigilia del Corpus Domini, la Regina si porterà qua per assistere alla solennità della festa nella sua cappella. Uno Inviato dell’Elettore di Brandeburgh, venuto qua tre giorni sono, ebbe udienza dal Re. La sostanza della sua esposizione è stata, che l’Elettore si rallegra della pace fatta con li Olandesi; che rende grazie alla Maestà Sua del pensiero che aveva delli suoi interessi, siccome dalli Plenipotenziari che erano in Colonia ne fu avvisato; che lo prega a continuarle tuttavia il suo favore, come anche a procurare con il suo mezzo una pace generale. Con corriere spedito dalla Corte di Spagna a questo Ambasciatore si è inteso, che la Regina le da licenza di lasciare la carica, stante la sua continua ♦ ' indisposizione, e da l’istesso si è ancora inteso che la mediazione offerta da questa Maestà per trattare la pace, non era stata ricusata, ma che prima bisognava, che quella Corona ne facesse consapevole li suoi collegati. E opinione che D. Emanuele di Lira, che si ritrova Ambasciatore in Olanda, sia per venirsene qua alla carica del marchese del Fresno, ogni volta che questo si parta. li uscito il bando contro li religiosi, con premio di cinque lire steriini per ogniuno che sarà scoperto, da darsi all’accusatore; e chi per tale sarà convinto, non averà altra pena, che di esser trasportato di là dal mare a spese regie. Un altro bando più rigoroso proclamato nel Regno d’Irlanda, che proibisce a’ sacerdoti regulari e frati, e specialmente alli Giesuiti, di trattenersi nel Regno, con pena ancora di chi le darà in casa ricetto, è stato causa di qualche scandalo per un religioso, che con la sua dottrina e credito ha convertito molti alla fede; ora per timore della pena ha abgiurato il Cattolichismo^ e per Londra se ne vende la relazione con afflizione grandissima delli Cattolichi. E perchè con la presente altro non mi resta che soggiongere, per tanto farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 25, e 15 Giugno 1674. * 195. Oggi ricevo diverse lettere di YV·. SS. SS.me, che sono per accusarmi la ricevuta delle mie; e perchè da una vedo, come VV. SS. SS.me in una settimana ne sono rimasti senza, il difetto sarà pervenuto da qualche accidente, perchè io scrivo ben spesso, non una, ma due volte la settimana, quando ve ne sia l’occasione. Intendo ancora l’ordine dato da VV. SS. SS.me a ciò mi sia fatto — 230 — buono la spesa delle lettere, che con desiderio grandissimo ne sto attendendo l’effettuazione. Intanto con ogni rispetto ne rendo a VV. SS. SS.me umilissime grazie, dandomi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 2 Luglio, e 22 Giugno 1674. 196. Giovedì, festa del Corpus Domini, la Regina, che il giorno avanti era \?enuta da Winsor. assistè alla solennità celebrata nella sua cappella di Somerset. Il Re, che era andato a Plemut, venerdì notte fu qua di ritorno, e senza prendere alcuno riposo, servendosi della marea, che losecondava, andò a Winzor per il Tamigi. Nel detto luogo si fabbrica un forte di terra, che per piacevole diporto isarà assaltato da.alcune compagnie di soldati condotti dal Duca di Manumot, e difeso dal Principe Ruberto. Nel palazzo Reale di Antoncurt, discosto dodeci miglia da questa Città, si deve celebrare il matrimonio della figlia maggiore della Duchessa di Criveland (che è la maggiore fra le favorite del Re) e Sua Maestà dichiara la sposa per sua figlia. Di Olanda è venuto avviso, che il Re di Danimarca ha concluso la lega con li Stati Generali, e che quel Re le invierà quanto prima sei mila soldati per essere impiegati dal Principe di Oranges ove ne sarà il bisogno, e che le altre sue truppe, come ancora molti vascelli da guerra, che sono in essere, staranno attendendo l’ordine delli Stati. Corre voce fra questi mercadanti, che la flotta di Francia, che in numero di 30 vascelli di carico e 10 da guerra, che dal Mediterraneo navicava verso la Bretagia, abbia dato nelle mani di quella di Olanda, o dubitano che ciò segua quando la prima non si ritiri a Lisbuona. Il Milord Locar, Ambasciatore di questa Corona in Francia, ha avuto licenza di trasferirsi qua a causa della morte di suo padre, e fra tre settimane ritornerà alla sua residenza. Questo Ambasciatore di Spagna riceve dall'acque minerali qualche sollievo della sua indisposizione, e verso il principio di Agosto pensa di far partenza da questa Corte, ed in suo luogo dicono che verrà il Sig.r Ronchiglio, che ora si ritrova alla Corte di Polonia. Della flotta Olandese non si ha ancora nuova, che abbia tentato imprese; solamente si sente, che era nel canale fra la Roeella e l’isola del Re. La detta flotta va sempre augumentando, mandandovi di Olanda giornalmente vascelli e soldati per mettere il piede a terra. In questa settimana il Milord Arlentom piglierà il possesso della carica — 231 —. del gian Ciamberlan del Re, ed il Sig.re Vigliensom quella di secretario di Stato, che lascia il primo. E perchè altro non mi occorre soggiùngere, farò fine con sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 2 Luglio, e 22 Giugno 1674. 197. Questa mattina ha fatto di qua partenza l’Ill.mo Sig.e Inviato pienamente sodisfatto di quelli onori che sono dovuti a VV. SS. SS.me, come anche per quel che spetta alla sua persona e carattere. Dal detto Sig.re VV. SS. SS.me riceveranno una piena e distinta relazione di ciò che è seguito, tanto nella sua udienza di recezione come di congedo, ed il trattamento avuto da diversi particulari SS.1'1; onde è che io non mi estenderò in altra narrativa per non replicare l’istesso, che da sua Sig.a 111.» verrà con ogni sincerità rappresentato. Ho servito ed assistito sempre il detto Sig.e, e instradato l’affare nella maniera stimata più approposito; ma non per questo intendo di avervi avuto alcuna parte, ma che il tutto sia stato operato secondo il merito di VV. SS. SS.me ed il valore di Sua Sig.ia Ill.ma, che in ogni occasione ha mostrato la vivacità del suo ingegno accompagnata da un talento non ordinario Il Re ha voluto onorare la sua partenza secondo il stile, con farle presentare il suo ritratto guarnito di diamanti, dal qual regalo si è veduto la stima che Sua Maestà fa di V V. SS. SS.me, e quanto tratti diversamenti questo dalli altri Inviati, a’ quali fa donare crocette anelli ed altre gioie simili, siccome VV. SS. SS.me ne saranno dal detto Sig.re pienamente informati. Le nuove della Corte sono poche stante l’assenza del Re. La mutazione delle cariche, che si deve fare di giorno in giorno, non è ancora seguita a causa che il Milord S. Albano, che lascia la carica di Gran Ciamberlam al Milord Arlentom, non vuole disfarsene se non ha prima nelle mani le llm lire steriini promessele, e queste le devono sborsare, parte il detto Milord, ed altre il Sig. r Viglenson, che deve succedere nella carica di secretario. Il detto Sig. r Viglenson credeva di subentrare nella carica del Milord Arlentom, del quale è sotto secretario; ma il Sig.1- Coventrì, che è l’altro secretario di Stato, vuole lui la carica di Arlenton, e renonziare la sua al Sig. r Viglenson, e questa disputa contribuisce in parte alla dilazione. Tra li due secre-tarj di Stato non vi è altra differenza, che a quello che ha li affari d’Italia, Francia, Spagna, ed il Levante, il Re dona ottocento lire steriini l’anno per la tavola che è obligato a tenere aperta nel palazzo, e l’altro, che ha li interessi dell’imperio, Olanda, Svezia ed il Settentrione, non ha alcuno obligo. L’Ambasciatore di Spagna è sul procinto di domandare la sua udienza di congedo, ma si ritrova in cosi male stato, che il Re compatendolo voleva da — 232 — Winsor portarsi al Palazzo di Anton Curfc, che è più vicino alla città, per causarle meno incommodo, stante che Sua Ecc.a appena puole movere le mani; ma perchè desidera di licenziarsi ancora dalla Regina, pertanto il Re non si movera da Win-sor. L’Ambasciatore si farà portare in sedia, e questa Maestà è cosi obligante, che vuole accomodarsi ad ogni forma che terrà l’Ambasciatore per contentarlo. Si mette in dubbio la venuta qua di I). Pietro Ronchigli0, e si dice che sia per venire in qualità d’inviato D. Bernardo Salines; ed ieri il Milord Locar disse, che sarebbe stato Ambasciatore il Barone Isola. Per l’ultimo trattato concluso fra il Re di Danimarca e li collegati dell’imperio aspettano li 16 mila combattenti, che quel Re deve inviarli, quali ogni mese saranno pagati respettivamente dalli detti collegati, e l’istesso deve fare 1 Elettore di Brandeburghe, che è entrato nell’istessa. lega. . Della flotta di Olanda non si sente alcuna impresa, se non che causa diversione, e dicono che una. partita di quella si sia incamminata verso il stretto. La Duchessa d'Iorch è entrata nel quarto mese della sua gravidanza, a gran contentamento della Casa Reale. Questo è di quanto mi occorre dare notizia a VV. SS. SS.me, alle quali scrivo in foglio piccolo, a ciò l’Ill.mo Sig. Inviato abbia maggiore commodità di metter le mie nel suo piego. Intanto con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 30, e 20 Luglio 1674. 198. La mutazione delle cariche, che di giorno in giorno doveva seguire, pare che si cominci ad addormentare, per il mancamento del danaro. Il Milord S. Albano in recompensa della carica che deve lasciare, oltre llm lire-steriini, cerca dal Re una tenuta quale sarebbe come dice per il suo trattenimento, ma il gran Tesoriere, che è suo poco amico, ha detto a Sua Maestà che questa frutta quattro mila lire steriini annue, si che tutti li trattati si crede che siano per andare a monte. Si perseguitano li Cattolichi, e nella sessione fatta sei giorni sono più di mille cinquecento accusati, e che non sono comparsi, restano convinti, e ne sarà mandato la nota al Gran Tesoriere per farsi pagare il terzo del loro avere secondo la legge. Si crede però che questa persecuzione non sia per andare avanti. Li Svedesi si vogliono mantenere tuttavia mediatori per aver giusto pretesto di non dichiararsi, ancorché li collegati non li abbiano per confidenti. Con vascello arrivato a Plemut si è inteso che la flotta di Olanda si ritrova tuttavia all’imboccatura della riviera de’ Loiere, e che la gente, che era sbarcata nella isola di Nermoustier, la guardavano tuttavia. Finirò per non aver che soggiongere, dandomi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 3 Agosto, e 24 Luglio 1674. — 233 — 199. In questo ordinario, che la Corte manca di novità, non per questo tra-lascierò di scrivere. Dirò la consolazione grande, che io ho sentito in servire l’Ul.»10 Sig.r Paris M.a Saivago, Inviato straordinario, e come il detto Sig.r in pochi giorni si è intierato della forma, con la quale si negozia in questa Corte, e se ciò rappresenterà a YV. SS. SS.me, come credo che doverà fare, conosceranno esser vero quel che da me altre volte è stato scritto, che è di tenersi bene affetti questi ministri con qualche regalo. Il Milord Arlentom, se lascierà la carica, quale ora si mette in dubbio, averà quella di gran Ciamberlam, e con il Re si manterrà sempre in favore per aver maritata una sua figlia ad un figlio di Sua Maestà, e se fusse riconosciuto di qualche cortesia, come di vini piacentini ed altre cose simili, siccome fa il Serenissimo di Toscana, crederei che l’utile dovesse esser molto, e poca la spesa. E perchè si potrebbe dire, che li favori delli Principi devono esser fatti secondo la loro grandezza, a questo rispondo, che queste cose non si danno che a nome del Ministro, e chi le riceve -sa bene che il Principe glie le fa buone. Non vorrei già che a persona alcuna (non parlo di cotesto Ul.mo Trono) cadesse in pensiero che in simile occasione mi volessi approfittare di qualche cosa; perchè con l’esperienza fò vedere il contrario, stante che a mio cugnato ho commesso alcune piaute di aranci ed altre simili curiosità, per donarle a chi mi favorisce nelle occasioni. Il Duca di Savoia con queste forme si tiene obligato il Milord Falcom-brigi,'che per esser del Consiglio procura li avvantaggi di quella Altezza quando se ne rappresenta l'occasione. Con più magnificenza fa questo il Gran Duca di Toscana (si come ho già detto) del quale a VV. SS. SS.me mando copia di una lettera che questo Re li ha scritto; e perchè dal titolo si vede che fra questa Corona e quella Altezza vi è qualche lega, pertanto ho pensato di intenderne qualche più di particulare. La lettera fu scritta in latino, ed il Cavaliere du Tel, che la deve presentare, fece trasportare la copia in francese per esser a lui questa lingua più familiare. Non vi messe la sottoscrizione, ma si deve credere, che sarà secondo il titolo (1). (1) Ecco la lettera al Granduca di Toscana: Charles Second par la grace de Dieu Boy de la Grande Bretagne, de France, et d’Hyrlande, Deffenseur de la foy etc. à Serenissime Prince Cosine Troisiesme Gran Due de Florence, de Siennes, et de tonte L’Hetrurie nostre frere, Allié, et tres cher Amy Salut. Serenissime Prince, frere, Allié, et Amy tres cher, Nousreconnoissonsavec la gratitude qui est détte, les diverses preuves d’affection, et d’amitiè, dont Yous avez usées vers Nous, ayant sceu par un \ — 234 — Supplico umilmente VV. SS. SS.me a condonare questo mio ricordo, qUal non deriva die da 1111 vivo zelo della Patria, conoscendo quanto importi alla sua quiete l'amicizia di questo Gran Re. E per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 3 Agosto, e 24 Luglio 1674. 200. Il Re continua tuttavia il suo soggiorno a Winsor, ed ha fatto intendere alli SS.ri su0 Consiglio che non vadano più ad Antoncurt, perchè pensa di fare ritorno alla città verso la fine di Agosto. Giovedì il Sig.r Ambasciatore di Spagna anderà per la sua udienza di congedo, e senza fare più qua ritorno seguiterà il suo viaggio verso Plemut, e di là poi si imbarcherà sopra di un vascello da guerra di 50 pezzi datole da questo Re per condurlo al Porto di S. Sebastiano nella Biscaia. D. Pietro Ronchiglio è stato eletto Inviato straordinario a questa Corona con speranza di aver la nomina d’Ambasciatore quando sarà qua. La venuta del detto Sig.re non sarà così presto, ritrovandosi in Polonia, ed intanto li Cattolichi restano privi di una cappella, che le apporta non ordinaria incommodità; e tanto più se ne sente il mancamento quanto che l’inviato di Francia, ugonotto di religione, non ne tiene; e quella del Residente di Venezia è così angusta, che a pochi dà ricetto; si che fra la persecuzione, ed il mancamento di luogo per celebrare le messe, rende li Cattolichi in molta strettezza. La mutazione delli ministri, siccome con altra mia ho scritto, resta affatto incagliata. Il Gran Tesoriere consiglia il Re a non permettere questa mutazione, non approvando che il Milord S. Albano venda la carica, che mai non ampie recit que Nous a faict nostre bien amé et fidel Jean Baptiste du Teil, chevalier, porteur des presentes, que Vous luy avez non seulement donné toute assistance et mesmes perraission de con-struire et armer en nostre nom une galere dans vostre Port de Ligourne, mais qu’il vous a pleu Nous en faire present y adjoutant pour surcroit une chalouppe. Et comme Nous avons destinée la-ditte galere pour l'usage et commodité de nostre Port de Tanger situé sur le bord d’Africque, à quelle fin Nous y envoyons le dit chevalier, à qui nous avons donnè le commandement de la mesme galere avec ordre expres de la conduire directement à nostre dit port de Tangers, Nous avons creu qu’il nous falloit encor obtenir quelque chose de Yotre Altesse, qui est de continiier la grace et faveur accoustumée audit Chevallier, et l’assister de ce dont il aura besoin, tant pour l’accomplisse-ment de la galere, que pour en faciliter la navigation vers nostre dit Port. Et que si peutestre ils luy mancquent quelques homes pour la rame et mariniers, afin d’entreprendre etachever plusseu-rement ce voyage, il plaise aussy à Votre Altesse d’y suppleèr; donnant nostre foy, asseurant et promet-tant de nostre parolle Eoyalle de r’envoyer le plus seurement et promtement qu’il se poura faire le nombre entier et complet des homes de rame, mariniers, ou autree qui auront este fourriis; comme aussy de respondre de nostre part à de si arnples, et signalez tesmoignatres d’amitié par les occa-sions que nous embrasserons avec empressement de rendre la pareille. Faict en nostre Palais de Withall, le jour d’april 1<)7Ί. Et de nostre Regne le 26. — 235 — e stata venduta, e dice che il Re non deve concederli alcune tenute e stabili da lui domandati, perchè fra pochi anni, che ne finisce l’investitura, saranno di una glande entrata. Il detto Sig.re} che si trova molto nella grazia di Sua Maestà, ceua tutte le forme per accrescere il tesoro Reale a ciò il Re per mancamento di danaro non sia in necessità di chiamare il Parlamento. L questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 6 Agosto, e 27 Luglio 1G74. 201. L Ambasciatore di Spagna, che giovedì doveva andare a Winsor per licenziarsi dal Re, differì la sua andata nel seguente giorno, su l’avviso che la Regina si sarebbe portata quà. Sua Maestà arrivò che era già notte, e l’Ambasciatore mandò per l’udienza, che li fu accordata, non ostante che la Regina si ritrovasse in procinto di andare a dormire. Sua Ecc.11 si fece portare in sedia sino alla porta della camera, e quando con la Regina passava il complimento, era sostenuto in piedi da due suoi domestichi, e la fonzione finì circa la mezza notte. L istessa sera di giovedì il Re si risolse di venire la seguente mattina a Londra per tenere al battesimo un figlio nato ad una dama creduta sua figlia, e con questa occasione pensava di far sentire meno incommodo al l’Ambasciatore nella sua udienza; ne fu spedito la mattina di buonora un lacchè con l’avviso, ma trovorno che Sua Ecc.* si era messa in viaggio. Disnato che ebbe il Re in casa del Duca de Manumot, poche ore dopo partì per Winsor, e l’istessa sera diede udienza di congedo all’Ambasciatore. La Regina non anderà che domani al dopo disnare, volendo assistere alla messa nella sua pubblica cappella per la festa di S. Dominico. C orre voce, che 1 inviato di Svezia abbia detto a questa Maestà, che se le truppe dell’Elettore di Brandeburgh marcieranno a danno della Francia, che il suo Re sarà necessitato a dichiararsi in sua difesa. La nuova però non è certa. E ben vero, che questi ministri di Svezia credono che il Re Britannico poco si curi della pace fra le due Corone, e che nella presente guerra vi trovi il suo interesse, non vedendo in Sua Maestà quell’ardore che richiede la materia. Alli 20 del presente la Corte sarà qua di ritorno, e questo è di quanto mi occorre dare notizia a V V. SS. SS.me sottoscrivendomi con ogni rispetto, ecc. Londra li 13, e 3 Agosto 1674. — 236 — 202. Con altra mia de’ 13 covrente diedi a YV. SS. SS.ine avviso, come il Sig.r Ambasciatore di Spagna era li 10 partito per Winsor per avere dal Re la sua udienza di congedo; e perché questa è stata fatta senza l’osservazione delle solite formalità, stante la sua indisposizione, pertanto ne dò a YV. SS. SS.me par. ticular notizia. La mattina del venerdì, che il Re venendo da Winsor si approssimava alla città, incontrò per viaggio il Sig.1' Ambasciatore, al quale fece dire, che la sera istessa si sarebbero veduti. Sua Maestà aveva qua mandato una delle sue carrozze da campagna per levarlo di casa, e questa l’ha servito sino al porto di mare; poi che l’Ambasciatore con le sue proprie non poteva fare questo viaggio commodamente. Ebbe udienza da sedere in camera secreta, che durò un'ora e più. Fra ministri si è dinuovo messo in campo il trattato della mutazione delle cariche, con miglior successo di quello si era fatto per Γavanti, avendo il Tesoriere aggiustato il tutto nella seguente forma: Che il Milord S. Albano lascierà la carica di gran Ciamberlam nella quale subentrerà il Milord Arlentom; che al primo sarà dato in ricompensa dal Sig.r Viglensom 6m lire steriini contanti, inoltre, che Sua Maestà, al detto S. Albano, prorogherà ancora per 20 anni alcuni effetti che il detto Sig.r gode, e deve godere ancora per molti anni tanto per sè come per li suoi posteri, e questa ristorazione di tempo sarà in ricompensa delle quattro mila lire steriini, che li doveva sborsare il Milord Arlentom; che il secretario Coventrì subentrerà nella carica del Milord suddetto, ed il Sig.r glensom in quella del Sig.1- Coventrì. Si crede ancora, che il Viglensom sia per sposare la cugnata del Milord Arlentom. Corre voce che il Re voglia fare Conte di Plemut D. Carlo, uno de’ suoi figli naturali; e che il Conte de Nortamberlan sarà dichiarato un altro suo figlio, ferzo genito della Duchessa di Crivelande. Questa Dama, che tra le favorite del Re occupa il primo luogo, pensa di portarsi in Francia, e di passar poi a Roma per ritrovarsi colà l’anno del giubileo. Un altro figlio di madama Caroel francese, che ora si chiama la Duchessa di Portmut, sarà fatto Duca de Ricemon e conte de Obignì in Francia; quella contea la dona questo Re, ed il figlio della detta Dama è parimente naturale di questa Maestà. Il Cavalier Coventri fratello del Secretario di Stato (signor di molto sapere, che altre volte fu scacciato dalla Corte per causa del Duca de Buchincam) è stato rimesso nella grazia del Re. Il detto Sig.re nel Parlamento si è sempre mostrato contrario al Duca Loderdel, ed al Secretario Arlentom, e a tutti coloro che erano per il Re; ora si crede che cambierà partito. — 237 Per la morte del Conte d’Amiltom, governatore di Tanger, va impredi-camenl'O il Milord Locar per quel governo. La nuova della battaglia seguita in Fiandra divide in fazioni le persone; poiché ogniuno vuole che la sua parte sia rimasta superiore. Per fine mi sottoscrivo con ogni rispetto, ecc. Londra li 20, e 10 Agosto 1074. 20.3. L’aver questa Maestà ricevuto in grazia il Cavaliere Coventri, siccome ho scritto con 1 antecedente di questa, dà occasione di varj discorsi. Questo Sig.re per avanti era poco amico del Duca Loderdel, e del gran Tesoriere, ed inimico dichiarato del Milord Arlentcm; ora li più accorti non sanno comprendere qual motivo abbia indotto il Re ad accettarlo in grazia, essendo certi, che ciò non sarà seguito senza il consiglio delli due primi, che del secretario sono inimici mortali. Non parlerò del Duca de Buchincam per causa del quale il detto Co-ventri fu scacciato dalla Corte, perchè di già è privo della grazia del Re. 11 Sig.r Hodich, che è uno delli Ambasciatori di Olanda, che per suoi particolari affari non venne in compagnia delli altri, arrivò qua lunedì mattina. Si è portato privatamente a Winsor per vedere la sua sorella moglie del Milord Arlentom, ed intanto si discorre se deve essere ricevuto pubblicamente o se pure nella recezione delli altri suoi colleghi, vi venga incluso senza altro particulare trattamento. Li commissarj di questa Corona, che con quelli di Olanda devono regulare il negozio dell’Indie, una sol volta si sono veduti insieme, ed allora altro non fu messo in tavola che fiaschi di vino, con li quali si diede principio e fine alla prima sessione. E arrivato qua un Piemontese con lettere di quella Altezza, ma sin ora il Marescial delle cerimonie non ha notizia della sua qualità; si crede però, che sarà venuto per suoi proprj negozj, stante che la sua persona non è cognita, ed ha preso abitazione nella città lontano dalla Corte. Il Duca d’Iorch e la Duchessa sua moglie attendono da Roma la dispensa per il loro contratto di matrimonio, che per facilitarne la spedizione il Duca con una sua lettera scritta al Re Cristianissimo l’assicura che la Duchessa goderà tutte quelle prerogative in materia della Religione, che doveva avere l’Archi-duchessa d’Ispruch quando fusse venuta qua. Si sente che l’Elettore di Brandeburg abbia fatto instanza all’imperatore di comandare le truppe che sono sotto del Duca de Bornoville, che unite alle sue ed a quelle del Luneburghe formeranno un corpo di 85m soldati. L’istesso Elettore cerca la Regina vedova di Polonia per il Principe suo figlio, con speranza di ottenerla quando l’interesse della religione non vi si attraversi. — 238 — Per trattenimento della Corte si è fabbricato di terra a Winsor una cortina all’estremità della quale sono due punte de baluardi, che devono essere assaltati dalli soldati, e di già hanno dato alcuni giorni sono principio alli approcci, e verso la metà della settimana si finirà l’impresa. Questo gioco non viene com* munemente approvato, ma dicono che ciò si fa per compiacere alle Dame. L· stato carcerato un sacerdote scozzese cappellano del Sig. Residente di Venezia, accusato dal patrone e patrona del suo albergo ove alloggiava, e secondo 1 ordine Regio sarà condotto di là dal mare. Questo è di quanto mi occorre con la presente. Per fine mi darò l’onore di sottoscrivermi, ecc. Londra U 27, e 17 Agosto 1674. 204. Il Piemontese venuto a Londra, del quale feci menzione la settimana passata, è un mercadante di Turino, al quale li consoli di Genova, Livorno e Λ illafranca adrizzano le lettere per questo Secretario di Stato, e ne riceve le risposte per mandarle al suo ricapito. È venuto qua per farsi conoscere, e la sua speranza non è stata fallace ; poiché ne ha avuto in dono una catena d’oro di cento lire steriini, e quanto prima deve partirsi per il suo paese. La commissione, che ha dato il Re che alli 30 del corrente sia messo all’ordine l’abitazione di Woetal, ha dato occasione a molti di ritrarsi alla città, e fra quelli li Ambasciatori di Olanda arrivorno sabato sera. Questi SS.ri si dolgono del Sig.1' Odich suo collega, che non ostante che sia il più giovane della compagnia, cerca casa, per abitare separatamente dalli altri, non ostante che abbia il medemmo carattere e livrea. È opinione, che questa sua singula-rità non venga approvata dalli Stati; quando non abbiano riguardo alla parentela e confidenza, che ha con il Principe d’Oranges. Il Milord Arlentom ed il Conte d’Osserì (che hanno per moglie due sorelle del detto) lo innalzano a meraviglia, e con separarlo in qualche forma dalli altri Ambasciatori credono di farle avere la confidenza del Re. È cosa remar -cabile il tempo, che questi SS.ri Ambasciatori occupano nel scrivere ; ricevono lettere due volte la settimana, rispondono in commune alli Stati, e poi ogniun di loro scrive al Principe d’Oranges, ed alli deputati delle proprie Provincie senza communicarsi le lettere, ed in una settimana ben spesso pagheranno cento e più lire steriini di lettere. Ora che il tempo del Parlamento si va avvicinando corre una certa voce, ma con poco fondamento, che il Milord Siasberì (altrevolte gran Cancelliere) cerchi di recuperare la grazia del Re, e che a quest’effetto vada radunando una cablila de’ Parlamentarj, fra i quali lui è in gran credito, per fare che non si — 289 — palli più della ìeligione, e che si lasci al Duca di Iorch di vivere a suo modo, puielu piometta, che se mai succederà alla Corona, di non innovare fra li popoli cosa alcuna in materia di religione. Questo discorso, come ho detto, non ha probabilità, ma perchè se ne sente qualche sussurro, ho stimato bene di scriverlo. Per fine mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 3 Settembre, e 24 Agosto 1674. 205. Ier sera incontrai nel palco li Ambasciatori di Olanda e con il S/ Varnbe-ninghe ebbi occasione di molti discorsi di varie cose, una delle quali fu che li Spaglinoli non avevano adempito nè in Fiandra nè in Catalogna le loro promesse, perchè nell una e l’altra parte le forze loro sono riuscite deboli e tardi; che avevano offerto vascelli a quella Corona per il Mediterraneo quando fusse stato pagato il soldo alli marinari, e che questo partito non era stato accettato; che li Svedesi cercheranno sempre la pace per l’incommodo e gelosia che li apporta la guerra, che si manterranno amici della Francia, ma che crede che non si dichiareranno mai per quella Corona; che la lega continuerà lungo tempo, e che li Stati non solo osserveranno la promessa, ma che faranno tutto il loro potere per assicurarsi loro, 1 Europa e l’Italia dalli pericoli, che li sovrastano; che ciò che opera il Duca di Savoia è con il consiglio della Francia. Confidano grandemente nella lega conclusa con la Danimarca, Brandeburgh, Luneburgh senza parlare di quelli Principi, che di già sono dichiarati per l’imperatore, e sperano in progresso di tempo ottenere il loro desiderato fine; e questa fu la sostanza del suo discorso. Per non aver più che soggiongere mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 3 Settembre, e 24 Agosto 1674. 206. Incontrandomi ieri mattina con un Sig.re di Turino domandato il Conte de Rodino di Casa Saluzzo, venuto qua da Parigi per curiosità di vedere questa città, dopo varj discorsi, parlandosi ora di una ora di un’altra cosa, si venne sopra la guerra passata, e mi disse che tutto che operava il Duca, teneva per certo che seguisse per ordine di Francia, come dalli effetti si potè vedere, perchè non tantosto fu cominciata la guerra, che la Francia mandò le sue galere ad assisterlo. Di più soggionse che il Duca si servì del consiglio del marchese di Pianezza, che appartatosi apparentemente dal mondo con entrare fra missionarj, ad I — 240 — ogni modo clie più che mai si interessa ne’ politici affari per arrivare li suoi fini : ed altro non mi disse. E sebbene questi discorsi possono essere aerei, ad ogni modo ho stimato mio dovere darne a VV. SS. SS.ine notizia. Per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li IO Settembre, e 31 Agosto 1674. 207. Tutti li discorsi di questa Corte sono sopra la battaglia seguita a Senef, fra l’armi confederate e li Francesi. La diversità delli avvisi ha confuso sin ora la credenza, ma una lettera scritta dal figlio del Milord de Giaret a suo padre ha fatto qualche impressione. Scrive il detto Sig.re, che ritrovandosi nel campo francese al servizio del Cristianissimo in qualità di venturiere, ed attaccatasi la battaglia nella maniera già nota, che verso la fine si ritrovorno li squadroni francesi quasi affatto privi di ufficiali, e che un squadrone, che per mancamento di condottiere restava senza più comi attere, fu da lui guidato alla battaglia per ordine di uno delli supremi commandanti, onore riconosciuto per grande a lui, che non aveva ancora appreso il mestiere dell’armi. Soggionse di più, che le fu ammazzato sotto il cavallo, e che la perdita della parte francese era stata grandissima. Questa lettera fu letta dal Milord a Sua Maestà alla presenza di molti cavalieri, si che da questa, come da molte altre venute dal campo, si è concluso che il combattimento è stato molto fiero, e la perdita eguale per l’una e l’altra parte. Nave inglese venuta dalle coste di Francia porta avviso, che l’armata olandese aveva sbarcato novamente sopra l’isola di Belil, e che quella gente era padrona de l’isola, avendo assediato il castello, che per la sua fortezza e situazione lo stimavano inespugnabile; ma che volevano novamente tentare la fortuna. Questa mattina è arrivato il Duca con la Duchessa sua moglie da Winsor, e domattina sarà qua il Re con la Regina. Non si sono ancora cambiate le cariche perchè il Milord S. Albano vuol continuare sino a S. Michele; perchè in quel giorno matura una rendita, che non riscotendola sarebbe per il suo successore. Ora che la Corte sarà in città, e che il tempo del Parlamento si va avvicinando, spero che mi sarà data maggiore occasione di sodisfare, servendo, la curiosità di VV. SS. SS.me. Intanto per non aver più che soggiongere, farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li IO Settembre, e 31 Agosto 1674. , 208. Venerdì il milord Arlentom pigliò il possesso della carica del Gran Ciam-berlano del Re, ed il Sig.r Viglensone quella di Secretario di Stato. È ancora incerto se il Sig.r Coventri subentrerà nelli affari, che aveva Arlentom, o se continuerà nelli suoi, de’ quali è di già informato; ma è ben certo, che il Re l’ha dichiarato primo secretario, e come tale averà nel palazzo abitazione. Sentendosi di Germania, che l’imperatore ha. dato ordine che sia terminato il processo del Principe de Fostemberghe, questo Re, ad instanza di quel di Francia, ha scritto all’imperatore per ottenerne qualche dilazione. Ora che si avvicina il tempo del Parlamento, che sarà li 10 di Novembre, ho inteso da persona bene avvisata, che il Re non domanderà danaro; perchè in questo modo crede di levare l’occasione alla Camera del Commune di cercare ricompense non ragionevoli, e che quando pure continuino nelle loro solite domande, che allora il Re assolutamente lo scioglierà per domandarne un altro nell’occasione. La Duchessa d’iorche continua tuttavia felicemente nella sua gravidanza, a contentamento di tutta la Corte ; e non partirà più dalla sua abitazione di S. Giacomo, che non abbia partorito. Il Pad.e Galli, confessore della suddetta, mi ha detto ieri, che spera quanto prima di sentire qualche novella della pace, ed ancorché questa si mostri assai lontana, ad ognimodo ho voluto scriverlo. Altri dicono, che li Olandesi la trattano separatamente dalla Spagna, ma tutte queste sono stimate ciarle del volgo. Li Commissarj deputati per regulare il traffico, dalla prima volta in poi non si sono più giontati, ed una parte delli Olandesi hanno condotto qua le loro famiglie, presaghi che questo affare deve andare molto alla lunga. Si sente che il Sig. Marchese del Fresno sia arrivato in Spagna con qualche miglioramento. E questo è quanto abbiamo di remarcabile. Per fine mi darò Γοηοΐ’θ di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 24, e 14 Settembre 1674. 209. Di già sarà pervenuto l’avviso a VV. SS. SS.me della mala intelligenza seguita fra il Principe d’Oranges ed il Generale Susa, e l’esito malo da quella partorito. Qua è opinione, che il Susa abbia tralasciato di combattere per qualche secreto ordine dell'imperatore, se bene alcuni dicono che sia stato mosso dal rispetto dovuto al suo Re, e per qualsivoglia di queste due cause ne prò- _ nosticano ogni maggior male alli confederati, tenendosi per fermo che li Olandesi averanno giusto pretesto di fare la pace con la Francia all’esclusione delli Spagnoli. La Corte di tutti questi avvantaggi, che ne cava la Francia, ne gode grandemente, e se questo Ee avesse danaro, è certo che si dichiarerebbe per quella Corona. Li Commissarj per regulare il traffico sin ora non hanno comminciato a trattare cosa alcuna, e quelli di Olanda, siccome mi trovo aver già scritto, hanno condotto qua le loro famiglie, presaghi che questo affare sia per andare molto alla lunga ; e perchè nelle domande che faranno li Inglesi sarà difficile di convenire, pertanto si crede, che (un giorno) questo sarà un giusto pretesto di rinnovare la guerra contro l’Olanda, e se ciò seguirà, non sarà senza il consenso del Parlamento. Mercordì circa la mezza notte si incendiò la casa del milord Arlentom, ed il fuoco fu così subitaneo che non diede tempo di salvare se non poche cose. Si aggionse questa disgrazia, che colui che delli appartamenti nobili aveva la chiave, non era in casa, e le porte erano così bene serrate, che non si ebbe tempo di buttarle a terra. Fu salvato quasi tutta l'argenteria, che era in appartamento separato, e dui o tre studioli con scritture. Dicono, che sia seguito l’incendio per aver messo del fuoco in un picciolo gabinetto dipinto nuovamente per farlo seccare, ed in quel luogo così ristretto per la continuazione del calore si inaridirno le tavole, che’poi tirorno a sè il fuoco. Il Milord con sua moglie e parte della sua famiglia andorno li giorni passati alli bagni, ove tuttavia si ritrovano; e perchè Sua Ecc.a ha nel palazzo del Re uno appai'tamento, si crede che in quello siano riposte le gioie di madama sua moglie; ad ognimodo, la perdita sarà sempre di venti mila lire steriini incirca. Del Sig.r D Pietro Ronchiglio, che in qualità d’inviato straordinario deve venire a questa Corte per il Cattolico, non si sente alcuna nuova. Detto Sig.re desidera il carattere di Ambasciatore, e perchè questo negoziato puole andare alla lunga, per tanto il Governatore di Fiandra manda qua il conte Bergheich per accudire alli interessi della Spagna, con speranza che dalla Regina sarà confirmato sino all’arrivo del Sig.r Ronchiglio. La voce, che il Sig.r de Rovignì, Inviato di Francia, sia per essere Ambasciatore, non si verifica. Il Parlamento, che alli 10 di Novembre doveva assembrarsi, è stato prorogato per li 13 d’Aprile. La Regina continua tuttavia la sua dimora ad Antom Curt, e colà si tratterrà tanto, che il Re vada a Niumarchet, e che ritorni alla città, e l’andata del Re sarà mercordì venturo. Li Ambasciatori di Olanda, avendo avvertito il Re, come quantità di vascelli mercadanti inglesi portano uno stendardo poco distinto da quello che sogliono portale li suoi vascelli da guerra, a pregiudizio della navigazione; per — 243 — tanto, volendo questa Maestà rimediare a si fatti inconvenienti, con un suo pioclama oggi mandato fuori proibisce a qualsivoglia sorte di vascello, che non sia de suoi pioprj, di portare un simile stendardo, ed ordina a’ vascelli mer-cadanti di portarlo secondo il solito, ciò è il stendardo bianco con la croce rossa tutta intiera, e quando sia il rosso, che vi sia in una parte di esso un poco di bianco con la croce rossa, e minaccia di castigo a’ trasgressori. Di quanto scrissi col passato ordinario non ho più sentito discorrere, essendo svanita la voce insieme con la vittoria che ‘dicevano avesse ottenuto il Principe di Condè. Intanto, per non aver più che soggiongere, farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 8 Ottobre, e 28 Settembre 1674. 210. Poche novità si hanno nella presente settimana. Il Re partì mercordi mattina per Niumarchet, luogo ove nelli primi giórni di ottobre si fa il corso delli cavalli. La Regina si trattiene ad Antoni Curt, palazzo 12 miglia di qua discosto; e sabato mattina venne alla città per celebrare Dominica la festività del Santissimo Rosario nella sua pubblica cappella, chiamata di Somerset, e dopo il vespro, partì per Antoni Curt accompagnata da una continua pioggia. Il Baron Spar, Ambasciatore svedese, è sul punto di incaminarsi verso Parigi per fare colà la sua residenza, in qualità d’Ambasciatore straordinario. Quelli di Olanda fanno ogni lor potere per fare dichiarare questo Re a favore della lega; ma sin ora trovano molta repugnanza. LI Signor Vambeninghe, uno delli suddetti, mi disse, che quando li collegati siano vincitori, sarà poco Futile che ne caveranno; ma, che se resteranno perdenti, il danno sarebbe grande; onde ne cava questa conclusione, che sarà men male, che ogniuno salvi il suo poco, ed al Re d’Inghilterra lasciare il pensiero del resto; perchè se la forza delli collegati non è bastevole d’interrompere le vittorie della Francia, sarà meglio unirsi con quello, ed allora l’Inghilterra comincierà a conoscere, benché tardi, il pericolo e l’erroie. Il detto Sig.re ora avrà occasione di parlare al Re con maggior caldezza su la novella, avutasi di Francia, che l’armata delli confederati sia stata disfatta vicino la città di Strasburg con perdita di otto pezzi di cannone, e morte di ottomila soldati, e sebbene l’avviso viene da parte sospetta, come dicono li Olandesi, ad ognimodo qua ha di già fatto grande impressione. Li deputati di Olanda per regulare il traffico hanno ricevuto nuove lustrazioni dalli suoi principali, ed in breve devono radunarsi con quelli d’Inghilterra. Per ordine del Reai Consiglio sono stati carcerati tre scozzesi, uno de’ — 244 — quali è ministro (ciò è prete calvinista) per sospetto, che di Scozia siano stati mandati qua per suscitare qualche sedizione. Finirò con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra lì lo, e 5 Ottobre 1674. 211. Ancorché li trattati della pace si mostrino apparentemente lontani, ad ogni modo l’imperatore ha accettato la mediazione di questa Corona; ricusando però la città di Londra per le conferènze, a causa che il Nonzio del Papa non vi potrebbe intervenire, oltre l’incommodo che apporterebbe alli interessati. La città di Amburgh sarebbe stimata approposito se non fusse tutta luterana, e di quella di Liegi si crede che sarà fatta l’elezione. Alcuni vascelli inglesi, nelli presenti moti di guerra con bandiera d’altri Principi corseggiano il mare; e volendo questo Re mantenere inviolabilmente la neutralità, con un suo proclama ha proibito si fatto corseggio con pene gravi a’ trasgressori. Si sente da Madrid, che da quella Regina sia stato ordinato al Conte de Monterei di trasferirsi quanto prima in quella Corte, e che per provvedere alla Fiandra di un pronto successore sia stato eletto il marchese Spinola, che ora si riti'ova all’Imperio per governatore di quelli paesi. Questa chiamata del Monterei in tanta diligenza, fa credere, che quel Consiglio voglia essere pienamente informato in quali termini si ritrovano presentemente li affari. Vi sono alcuni che credono, che quando il marchese Spinola sia mandato in Fiandra, ch.e a Sua Ecc.a sarà dato solamente il governo dell’armi, e che per il politico lo debba avere la Regina vedova di Polonia. Delli fatti d’armi seguiti nella presente campagna, ne compariscono qua le nuove sempre a favore delli Francesi, e quanto più sono ampliate maggior gelosia ne apprende questo popolo; onde alcuni credono, che il Re abbia prorogato il Parlamento per dubbio che la Camera bassa non lo supplichi ad unirsi con li collegati contro la Francia. Il Re, compassionando il Milord Arlentom per la perdita fatta della sua casa, le ha donato 10m lire sieriini per rifabbricarla. L’Ambasciatore di Svezia Spar, è partito per Francia, ed il Re sino a sabato non si aspetta da Niumarchet. Intanto mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 22, e 12 Ottobre 1674. — ‘245 — 212. Per tenere a freno li pirata di Sale, che giornalmente molestano le navi di questo Regno, Sua Maestà ha ordinalo, che si armi una squadra de’ suoi vascelli per mandarla contro di quelli, ed astringerli alla pace, siccome seguì li anni passati con li Algerini; ma la detta squadra prima di due mesi non sarà all’ordine. Parte di qua per Tunesi, ed altri luoghi di Barbaria, un mandato di questo Re per ricattare li suoi sudditi, che si trovano alla catena. Il Conte de Monterei, che deve lasciare il governo delli Paesi Bassi, pare che sia per trasferirsi qua. Credono alcuni, che venga per ordine della Regina di Spagna a complimentare questo Re. Vi è chi attribuisce la chiamata di quel Sig.11' a questa Corona, che con il Conte 11011 ha mai passato buona intelligenza, stante che nel principio della guerra contro l’Olanda, il detto diede cento doble di mancia ad uno, che li portò la nuova che il Duca d’Iorch con 1 armirante era andato in aria. Quella pubblica dismostrazione dispiacque molto in questa Corte, tanto più che li Spagnoli non si erano ancora dichiarati per 1 Olanda, ed il Re allora ne passò doglianza con li ministri di quella Corona. Ora è da credere che questa Maestà, nella udienza di congedo data al marchese del Fresno (col quale lungamente si trattenne) che le incaricasse questo affare, e forse con promessa di qualche avvantaggio per la Corona di Spagna, e che il marchese (che del Conte è poco amico) abbia volentieri intrapresa questa occasioné, e rappresentatala con efficacia in quella Corte. Altri sono di opinione, che il detto Sig.re , per le ragioni allegate, non verrà in queste parti; e chi al governo sia per succederle è ancora incerto, non ostante che si parli molto del marchese Spinola, e forse della Regina vedova di Polonia. La città di Grave continua tuttavia a difendersi, ed iersera il Sig.1 Vam-beningh (uno delli Ambasciatori di Olanda) parlando col Re di questo assedio disse, che per amore 0 per forza fra pochi giorni le converrà cadere. L’ultime lettere d’Alsazia portano la congiunzione delle truppe di Bran-deburg con l’altre delli confederati, e che l’esercito allemanno era numeroso di 56 mila combattenti, e quello del Turena di 88 mila; che le due armate erano discoste l’una dall’altra mezza lega, e che di già si vedevano delli squadroni andare al rincontro, e per questo avviso si attende d’ogni momento qualche gran fatto d'armi. Sabato mattina venne il Re da Niumarchet, ed oggi parte per Antoni Curt a trovare la Regina, ed intendere da quella quando voglia ritornare alla città. Non è stato possibile di fare uscire di prigione quel cappellano del Sig. Residente di Venezia, e per mancamento dell’Ambasciatore di Spagna, e di quello di Francia, che 11011 ha cappella, li Cattolichi la passano molto male. — 24G — Li commissari di Olanda, deputati per regulare il traffico con questi d’Inghilterra, si vedono alle volte insieme con opinione che debbano aggiustarsi. Nel Regno di Scozia segue giornalmente qualche tumulto a causa della religione, perchè parte di quei popoli vogliono godere la libertà di Calvino, e non essere sottoposti al governo delli Vescovi; ma siccome il Re non ha guerra con stranieri, non ha occasione di temere. Questa Maestà fa vive instanze alli Ambasciatori di Olanda per persuadere li Stati a dare orecchio a qualche trattato di aggiustamento; ma li detti SS.ri con evidenti ragioni mostrano che Sua Maestà deverebbe unire le sue forze a quelle delli collegati per ridurre la Francia alli trattati delli Pirinei. Altro non avendo che soggiongere, finirò con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 29, e 19 Ottobre 1674. 213. Due delli Ambasciatori di Olanda ebbero martedì sera udienza di congedo da questa Maestà, e giovedì dalla Regina, dal Duca e Duchessa d’Iorch. La loro udienza non fu che privata, per non obligarsi ad andare con treno ed equipaggio, contentandosi che le formalità siano osservate solamente in quella di recezione. Li detti SS.n dovevano sabato imbarcarsi per Olanda se il tempo gliel averà permesso. Restano qua li SS.1'* Vambeningh ed Odich, l’ultimo dei quali seguiterà li due primi fra qualche settimana. L Inviato di Svezia ha dato parte a questa Maestà come il suo Re ha fatto passare nella Pomerania ed altri luoghi di Allemagna soggetti alla sua giurisdizione 20m soldati seguitati dal Generale Contestabile Vrangel, ' perchè con questo mezzo stima di facilitare li trattati della pace. Si sente, che il Duca de Luneburgh abbia fatto pubblicare un ordine nelli suoi Stati, che tutti li grani e raccolte siano portate nelle terre e città fortificate, come se da qualche parte si temesse d’invasione, e questa novità aveva messo in grande apprensione li Svedesi e le città confinanti. In questa Corona non si vede quel zelo che cerca la Francia per li negoziati della pace; perchè, oltre la tardanza sua solita, il Re apprende, che sino a tanto che li confederati si manterranno potenti in campagna, con potente armata, che ogni trattato sarà superfluo. Li Olandesi, che con la presa di Grave hanno recuperato il loro, vorrebbero la pace; ma non per questo abbandoneranno mai li alliati, tanto più ora che si sente che il General Sussa sia stato chiamato a Vienna, e che al Sporch è dato il comando dell’armata. Scrivono ancora d’Amsterdam, che il Principe d’Oranges ritorna in Fiandra, e che di nuovo gionterà la sua armata con quella — 247 - delli Spagnoli per necessitare li Francesi a richiamare le truppe mandate in soccoi.so del I urena; che il conte de Monterei non partirà più da quel governo. Il Nig.1 D. Pietro Ronchiglio, che in qualità di Inviato si attendeva in questa Corte per il Cattolico, si aspetta con titolo d’Ambasciatore. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e per fine mi darò 1 onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 5 Novembre, e 26 Ottobre 1674. 214. Sabato con li commandi di VV. SS. SS.me ho ricevuto una lettera per questa Maestà, dalla quale vedo il donativo fattole della galera. Stimo che sarà sommamente gradita, tanto più che so come al Re ed al Duca di Iorch piaceva grandemente il lavoro della poppa. Il Sig.r Cavaliere du Tel quando - ne mostro il disegno, si scusò sopra l’indoratura, stante la spesa, allegando che non era stata fatta di suo consenso, ma il Re ed il Duca le risposero che stava benissimo in quella forma, e che molto le piaceva. Domani averò l’onore di presentare la lettera al Re, e secondo li commandi di VV. SS. SS.me mi comporterò. Penso ancora di darne parte a questa Altezza Reale come grande Armiraglio del mare, perchè vede volentieri la stima che si fa de’ suoi meriti. Questa mattina ne ho parlato con il Sig.r Coventrì primo Secretario di Stato, quale con parole di molta espressione rende grazie a VV. SS. SS.me della stima che fanno del suo Re, e si è offerto di servire VV. SS. SS.me in tutte le occasioni, che mai si possono rappresentare, e della sua volontà e riverenza verso Λ V. SS. SS.me mi ha incaricato che ne le faccia consapevole. Intanto farò fine per dover soggiungere con altro quanto sarà seguito, bastandomi per ora di darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 12, e 2 Novembre 1674. 215. Nella presente settimana, non vi essendo nuove curiose che meritino di esser trasmesse a VV. SS. SS.me, dirò quello che si sente delle forestiere. Confermo quel da me altre volte scritto, che l’imperatore ha accettato la mediazione di questo Re, e per l’istessa offerta fatta dagli Svedesi disse, che si sarebbe dichiarato aH’arrivo del suo Ambasciatore. Li Spagnoli sinora si scusano sopra il rifiuto dato al Papa, e dicono che quando accettino altri mediatori, che non possono recusare Sua San.tà, ma che non sanno vedere in qual forma li ministri del Pontefice potranno trattare con quelli del Re d’Inghilterra; e questo per tirare l’affare alla lunga. — 248 - Ancorché di Francia si senta che li Svedesi siano sul punto eli dichiararsi per quella Corona contro l’Elettore di Brandeburgh, qua però non si crede. Dicono ancora che l’Ambasciatore svedese allTIaia abbia latto intendere alli SS.1 Stati, che il suo Re per qualche mala intelligenza con il suddetto Elettore voglia attaccare il suo Stato, della quale azione li collegati non ne devono pigliar notizia per esser questo privato affare. Ma che li Stati si siano dichiarati di volerlo assistere con ogni loro potere. Ma come che questi accidenti passano altrove, pertanto scrivo quanto si discorre in questa Corte, e che viene stimato più probabile. Soggiongono ancora che il Monterei non continuerà più al governo di Fiandra, e che vi sarà mandato altro successore. Il General Sporch ha preso il commando dell’armata imperiale con ordine di aderire alli sentimenti del Principe d’Oranges, e pare che le armate abbiano pensiero di tentare qualche impresa prima che più s’inoltri la stagione. Iersera in Corte fu nuovamente affisso l’editto fatto due anni sono, che li Cattolichi non vadino alla presenza del Re. Madama Caroel, una delle favorite di questa Maestà, fece venire di Francia sua sorella, che il Re quattro giorni sono l’ha maritata con il conte di Pern-broch. Questo Sig.re averà 10m lire steriini di dote dal Re, che lo farà ancora suo gentiluomo di Camera. Per non aver più che soggiongere, farò fine con darmi 1 onore di sottoscrivermi, ecc. Londra li 12, e 2 Novembre 1674. *216. La novità così grande ed improvvisa, che si ha in Corte, è causa di varj discorsi. Sabato devono partire per Olanda li SS.1'1 Arlenton ed Osserì, ed il Sig.r Cavaliere Silvius, che per essere li due primi Conti e Cavalieri della Giarrettiera, mostra che la loro andata sia di molta importanza. Alcuni credono che vadino per trattare matrimonio fra una figlia di questa Altezza Reale ed il Principe d’Oranges, tanto più che li due primi sono insieme augnati e parenti del Principe, per aver maritato due sorelle del Sig.1' Odich, che è uno delli Ambasciatori delli Stati, e queste due Dame seguiteranno li loro mariti in questa occasione. Ma quasi tutti si accordano, che li suddetti SS.1'1 abbiano secrete commissioni per li trattati di pace. Vi è taluno che dice (secondando la voce sparsasi) che li Olandesi sono in procinto di aggiustarsi con la Francia e vivere sotto la protezione di quella, e perchè un simile trattato potrebbe essere di mala conseguenza per questo Regno, pertanto credono che questa — ‘249 — Maestà voglia assicurarsi del vero, e procurare che la pace sia generale, e non particulare. Questa opinione ancorché non abbia del probabile ho voluto scn-verla, a ciò VV. SS. SS.me restino avvisati, non solo di quello che si opera in questa Corte, ma ancora di quanto si discorre. Vi sono ancora di quelli che credono, che fra questa Corona e l’Olanda passi qualche secreta intelligenza, e che debbano (forse) unirsi per necessitare li altri potentati alla pace geneialf'. Ma più d’ogni altra cosa è certo, che questa missione è molto secreta. Pare che il matrimonio fra il Conte di Pembroch e la sorella di madama Caroel si vada raffreddando, non piacendo a niuno delli suoi parenti. La madre del Conte fu dal Re, ed a genocchie lo pregò a non permettere questo matrimonio, che sarebbe l’ultima rovina della sua casa, ed infine la sua morte, ma il Re le rispose che era troppo tardi, perchè di già ne aveva dato il suo commando. Altro non avendo che soggiongere, farò fine sottoscrivendomi umilmente, ecc. Londra li 15, e 5 Novembre 1674. 217. Mercordi presentai la lettera di VV. SS. SS.me a questo Re, e con tutti quelli termini d’ossequio stimati da me più propizj verso Sua Maestà, 1 esposi in voce il donativo fattole della galera. Sua Maestà mi rispose, che VV. SS. SS.me l’obligavano molto, e che volontieri incontrerebbe l’occasione di fare qualche cosa per Vλ . SS. SS.me. Che intanto io a suo nome gliene rendessi le dovute grazie, siccome faià in appresso con sua lettera di ringraziamento. Mi parlò al suo solito con λ olto gioiale, ed osservai, che ciò che esprimeva con la bocca le veniva dal coi e. Fui per darne avviso al Duca d’Iorch, ma il piacere della caccia lo tiene qualche giorno lontano dalla città, ed al suo ritorno sarò da Sua Altezza Reale. Intanto mi darò l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 15, e 5 Novembre 1674. 218. La causa per la quale il Conte d’Arlentom e quel d’Osserì vadino in. Olanda è tuttavia secreta, ed ancora è secreto la qualità del carattere che sono per avere, e se siano indrizzati alli SS.ri Stati o al Principe d Oianges. Scrissi con altra mia li discorsi, che per questa missione si facevano in — ‘260 Corte, ed ora soggiungo, che sempre sono ristessi. Si dice che prima d’ogni altra cosa li detti SS.ri cercheranno di guadagnare il Principe d’Oranges, o con il parentato della figlia di questa Altezza Reale, o per via d’altre promesse, e che secondo la disposizione che troveranno in quella Altezza debbano com-minciare i loro negoziati, ed assumersi il carattere che stimeranno più appropo-sito. Non mancano altre persone quali credono, che questa missione possa essere di qualche avvantaggio alla Spagna a causa, che il Conte d’Osserì è sempre stato per quella Corona, ed il Conte d’Arlentom ha seguitato altre volte quel partito; sebbene li affari del suo Re in quest’ultima guerra l’avevano rivoltato.· Questo Sig.ie per 1 incendio della sua casa ha perduto quantità di biancherie, e perchè come Gran Ciamberlano del Re deve tener tavola aperta in palazzo, pertanto il Conte de Monterei le ne ha mandato in donativo una buona provvigione. Con li detti SS.ri, che oggi devono far partenza, parte il Sig.r Odieh Ambasciatore di Olanda, e cugnato di essi; e che con il Principe d’Oranges ha parentela. Delle Dame non va che la Contessa d’Arlentom ed una sua sorella da marito, e i altra, che è la contessa d'Osserì, non vuole partire di qua perchè teme la marina. Per li SS.ri Stati resta il Sig.r Ambasciatore Vam-beninghe. Ho inteso che la missione delli detti SS.ri è stata resoluta dal Re con il Milord Arlentom, senza saputa del Duca di Iorche e del Tesoriere e Duca Loderdel; e questo puoi essere, perchè li due ultimi, come poco amici del Milord, ne avrebbero impedito la elezione. Li due Ambasciatori di Olanda, che quindeci giorni sono partirno da questa Corte, furno sorpresi da un temporale così fiero, che le portò via li alberi, e l'ultima ancora li salvò. Per otto giorni sono andati vagando per la marina, ed una nave mercadante, che era in loro conserva, si sommerse. Le lettere di Madrid portano, che D. Giovanni anderà Governatore in Fiandra, e che il Yan Tromp, avendo ricusato di andare con la sua squadra a Messina, faceva credere che li Olandesi inclinassero alla pace, e necessitare li Spagnoli ad accettarla; e l’andata delli detti SS.ri in Olanda fa credere che siano mandati per guadagnare il Principe d’Oranges, e tirarlo nelli sentimenti delli Stati con l’intelligenza di questa Corona. E perchè d’altro affare non si discorre, che del suddetto, per tanto farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 19, e 9 Novembre 1U74. — ‘251 — 219. L’affare per il quale sono stati mandati in Olanda li SS.ri Conti d’Ar-lentom ed Osserì con il Sig. r Silvius, mostra che sia di grande considerazione, a causa, che il primo sabato fu sorpreso dalla podagra, che molto l'incomodava, ad ognimodo martedì fu forzato a mettersi in viaggio con li altri dui. Il Re, parlando di questa missione con un Sig.l'e, le disse, che il Milord Arlentom li aveva domandato licenza di passare in Olanda per suoi particolari affari, e volendosi lui servire di questa buona occasione ha stimato bene di darle qualche sua secreta commissione. Si discorre assai sopra il matrimonio del Principe d’Oranges con la figlia di questa Altezza Reale, ma la maggior parte credono che siano mandati per guadagnare il Principe, e staccarlo dalli interessi della Spagna. Da Madrid è venuto l’avviso, che quella Corona accetta questo Re per mediatore della pace a condizione che richiami tutte le sue truppe, che servono la Francia. L’Imperatore, oltre questo Re, si è riservato di mettervi qualche altro Principe, a ciò congiontamente trattino questo affare. Per il luogo delle conferenze sei città vanno in predicamento, Londra, Francofort, Liegi, Aqui-sgrana, Argentina, ed Amburgh, ma questi sono discorsi fatti sopra la probabilità, ed alcuni vi aggiungono Bredà. Oltre li tre Sig.ri suddetti partiti per Olanda, il Re ha mandato aparte il figlio del Gran Tesoriere al Principe d’Oranges, per rallegrarsi sopra la prosperità de' suoi successi. Di F rancia continua tuttavia la nuova, che li Svedesi siano nel punto di dichiararsi per quella Corona, ma le lettere di Amburgh 11011 ne fanno alcuna menzione, avvisando solamente, che il Generale Vrangel attendeva il Sig. r Vi-trì; inviato di Francia, per dare una revista all’esercito alla sua presenza. Ho inteso, che li Olandesi abbiano nuovamente giurato la lega con l’imperatore e Spagna per dieci anni a venire, con promesse di 11011 aggiustarsi mai con la Francia senza il consenso commune; questa nuova però non è certa. È benvera questa, che l’imperatore vuole, che nelli "congressi della pace vi intervengano li plenipotenziarj di alcuni Principi d’Alemagna. Martedì, che secondo questo stile erano li 10 Novembre, li SS.ri de l’una e l’altra Camera, che si trovorno in Londra, si radunorno 111 Parlamento per sentirne la proroga dal gran Cancelliere fatta per li 18 d’Aprile venturo. Perchè è solito, che quando il Parlamento è chiamato per un determinato giorno, e che prima di quello dal Re sia prorogato, che tutti quelli SS.l-i che nella città si ritrovano, di radunarsi nel giorno istesso, che erano chiamati, per sentirne in voce la proroga siccome seguì. — 2$2 — Iersera per la natività della Regina fu concorso di Dame alla Corte, e questa sera vi si l’eciterà una commedia per l’istessa occasione di allegrezza. Altro non avendo da soggiongere, mi sottoscriverò con ogni rispetto, ecc. Londra li 26, e 16 Novembre 1674. 220. Fui da questa Altezza Reale al quale diedi parte del gradimento che aveva fatto questa Maestà della galera da VV. SS. SS.me donatale, avvisandolo che come Grande Armiraglio del mare la detta galera era ora alla sua disposizione. Portai il complimento con quelli termini stimati da me più proprj, e da Sua Altezza ne ricevei parole molto significanti in rendimento di grazie a VV. SS. SS.me per il dono fatto al Re suo fratello. Si offerse di servirle in ogni occasione che sia per rappresentarsi, e rimase assai contento della generosità di VV. SS. SS.me. Ogni volta che dalla Secretaria mi sarà data la risposta del Re a quella di VV. SS. SS.me la invierò al solito. Intanto mi darò l’onore di sottoscrivermi riverentemente, ecc. Londra li 26, e 16 Novembre 1674. PS. — Dopo scritto ho inteso come questo Inviato di Francia ha dato parte al Re ed al Duca che li Svedesi sono sul punto di dichiararsi per la Francia contro Brandeburgh. Ma tanto il Re come il Duca, avendo parlato con l’Ambasciatore di Olanda, non approvano questa rottura mentre quel Re cerca di essere mediatore. 221. L’Imperatore, la Spagna e l’Olanda hanno accettato questo Re per mediatore della pace, e sebbene Sua Maestà dalli Stati non ne ha ancora ricevuto l’avviso, ad ogni modo l’Ambasciatore Vambeninghe ne ha sparso la novella. Insorge qualche difficultà per il luogo delle conferenze, perchè il Re di Francia mal volontieri si mescola con le città dell’imperio, a causa del successo di Colonia nella persona del Principe di Fostemberghe. Questa Corona vedrebbe volontieri, che fusse fatta l’elezione della città di Londra, ma riuscirebbe troppo d’incommodo alli interessati di Allemagna. Si tiene per certo, che li Milord Arlentom ed Osserì saranno eletti plenipotenziarj, o per dir meglio Ambasciatori mediatori. Dell’andata di quelli SS.1'1 — 253 — in Olanda, non si dubita che il matrimonio del Principe d’Oranges non sia stato uno delli motivi principali; poiché dicono, che quella Altezza ha grande inclinazione alla soi’ella del Re di Danimarca, e che li SS.ri Stati favoriscono assai quel matrimonio. La detta Principessa, oltre le qualità sue propi'ie, fu tenuta al battesimo a nome delli suddetti, che in segno di riconoscimento la dichia-rorno per figlia. Fecero un fondo per la sua dote con ordine, che l’interesse fusse convertito ogni anno in capitale; si che ora, oltre quello che averà dal Re suo fratello, vi sarà questa gionta di sopra più. Per il contrario li detti Stati non saranno mai favorevoli per il matrimonio con questa Altezza Reale, a causa dell’odio che li porta, e credono, che se il Duca arriverà alla Corona, l’ave-ranno sempre per un perpetuo inimico, e che tenterà di fare suo genero sovrano Principe. Qua non si apprende per cosa ben fatta che li Svedesi facciano rottura conl’Elettore di Brandeburgh, mentre si offeriscono per mediatori. Li confederati non li vogliono per tali, e questo Re non si cura di averli in sua compagnia. 11 Residente di Svezia vorrebbe, che questo Re passasse qualche ufficio con quel di Danimarca, a ciò non si dichiari contro il suo Re (in caso di rottura) allegando, che le differenze con l’Elettore di Brandeburgh sono interessi particulari; ma questa Maestà si scusa, che mentre cerca la mediazione, non puole fare altro tentativo. Li Francesi e suoi aderenti fanno correr la voce, che la pace sarà fatta tra la Francia e l’Olanda; e l’Ambasciatore delli Stati, che quà si ritrova, fa continue doglianze contro li Spagnoli, che lasciano il peso della guerra tutto sopra li SS.ri Stati. Oggi deve partire per il governo della Giamaica il Milord Vaam, con tre vascelli sopra li quali sono caricate armi per 15m soldati, e quantità grande di barili di polvere. In questa settimana sono state tempeste fierissime con perdita di molti vascelli, e le maree sono state così veementi, che a molti porti del regno hanno riempito le imboccature. Da Dovre sono stati veduti molti vascelli veleggiare verso POlanda, onde hanno creduto che sia il Van Tromp. Le nevi e li ghiacci hanno di già occupato tutte le vicine campagne. Per non aver più che soggiongere mi sottoscriverò umilmente, ecc. Li 3 Dicembre, e 23 Novembre 1674. - 254 — 992 Nihd · In compagnia della presente invio la risposta del Re alla VV. SS. SS.me mandatami dalla Secretaria. Il Sig.1 Coventrì, Secretario, mi ha assicurato, che Sua Maestà ha sommamente gradito il dono, e che in ogni occasione che VV. SS. SS.me averanno bisogno del suo favore, che lo troveranno prontissimo. Ora mi resta di suggerire a VV. SS. SS.me, che ogni volta che dalla Secretaria mi viene mandato qualche scrittura o lettera, che al portatore si dona sempre qualche cortesia, e l’istesso ho fatto con li ufficiali del Secretario passato Arlentom, ed ora, che è entrato il nuovo, mi bisogna continuare l’istesso, tanto al Natale quanto in altre occasioni. Io non ho voluto darne a VV. SS. SS.me notizia per non esserle importuno; ma siccome ogni giorno crescono le spese, non posso a meno di non supplicarle umilmente di qualche agiuto. Alli altri ministri λ \ . SS. SS.me fanno buono le spese delli bruni quando ne vengono le occasioni, ed a me, ancor che console, mi è convenuto farli molte volte, con incommodità grandissima. Quando l’Ill.m° Sig.1' Inviato Saivago venne da questa Maestà le diedi alcune note, e mi promise di scriverne a VV. SS. SS.me; ma perchè le speranze vanno alla lunga ed il bisogno è presente, pertanto non ho voluto differire d’av-vantaggio a supplicarne V\ . SS. SS.me. Di più soggiungo, che con la venuta del detto Sig.re, per maggiormente servirlo mi feci dui vestiti, uno da campagna e 1 altro per la città, la spesa de’ quali aggionta a tante altre mi rendono esausto. Potrei soggiungere d’avvantaggio, se io non dubitassi con queste mie piccole domande di offendere cotesto Augustissimo Trono. Pertanto tacerò, poiché sono certo, che VV. SS. SS.me sanno meglio compatirmi di quello, che io non le so supplicare, e con raccomandarmi alla loro generosità farò per fine dandomi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra li 3 Decembre, e 23 Novembre 1674. 223. La scarsezza delle nuove di questa Corte è causa, che di altro non si discorre che delle forestiere. Questa Maestà ha novellamente scritto all’imperatore per la liberazione del Principe di Fostemberghe, e pochi giorni sono è stata mandata la lettera. Di Olanda si è inteso l’arrivo colà delli SS.ri Conti Arlentom ed Osserì con il Sig.r Silvius. Scrivono che 1 Ambasciatore di Svezia ha fatto nuove proposizioni alli SS.n Stati per li trattati di pace, e che quelli hanno risposto di non potere — 255 accettarli per mediatori, mentre con la Francia hanno li Svedesi concluso una nuova lega contro l’Elettore di Brandeburgh. Rispose l’Ambasciatore, che il suo Re voleva metter fine a qualche differenze che vertevano col detto, non intendendo con questa azione di turbare l’imperio. Il Principe d’Oranges si è dichiarato di voler andar lui in persona con 12'n soldati in difesa del detto Elettore, e di già lia assegnato il Redevos alle soldatesche. Il Re di Danimarca fa marciare le sue truppe verso Remsburgh, e li Principi di Bransviche e Luneburghe levano nuove truppe per opporsi alla Svezia. Il vescovo di Monster spera di aver fra poco tempo dieci mila soldati in piedi, e dicono che sono levati a spese delli Olandesi. Avvisano ancora, che l’Ambasciatore di Olanda, che era a Vienna, abbia avuto ordine di portarsi a Ratisbona per assistere alle diete, ora che le Pro-vincié di Fiandra sono state dichiarate membri dell’imperio. \ enerdì nel levare del sole si alzò una nebbia, che calata a basso verso il mezzo giorno continuò sino alla notte. Dicono non essersene mai veduta una tale per la sua densità. Non andavano carrozze nè persone per le strade per dubbio di perdersi, siccome a molti seguì. • Le città nominate per il luogo delle conferenze sono Amburgh, Franco-fort ed Aquisgrana. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, sottoscrivendomi per fine con ogni rispetto, ecc. Londra li IO Decembre, e 30 Novembre 1674. 22 4 Le nuove, che vengono di Francia d altro non parlano, che della dichiarazione che devono fare li Svedesi per quella Corona contro l’Elettore di Brandeburgh; ma le lettere venute di Olanda ne portano dubbio l’avviso. Li SS.ri Stati protestorno allAinbasciatoreSvede.se, che li sarebbe grandemente dispiaciuto quando dovessero dichiararsi contro il suo Re, risoluti di voler difendere l’Elettore, e che in caso di qualche differenza si offerivano di trattarla amica-bilmente con fare dare al Re quelle sodisfazioni stimate ragionevoli. Per difen-deie il Stato del nominato Elettore dicono, che 1 Imperatore, Danimarca, Sassonia, Biansviche, e 1 Olanda abbiano concluso una nuova lega, e questa probabilmente puoi dare una grande apprensione alla Svezia. Si sente di Liegi, che il Generale Sporch, dopo aver ripreso Dinan ed altre piazze di quella diocesi, voglia mettere presidio nella città capitale, e domanda 60 scudi il mese di contribuzione; che il Cardinal de Badem sia arrivato in quella città, e che persuaderà il Capitolo a ricevere guarnigione Imperiale. I )i Olanda avvisano 1 arrivo del \am Tromp, e che in quelli porti si allestivano 1Ί vascelli da guerra, che sotto il suo comando saranno mandati nel — ‘266 — mare Baltico contro la Svezia, ogni volta diesi dichiari per la l· rancia. Che il Principe d’Oranges era andato per tare la revista di un esèrcito volante di 12 m combattenti, che deve marciare verso la Frisia orientale, che servirà per assistere l’Elettore di Brandeburgh in caso che ne abbia di bisogno. Che li Stati pensavano di fare qualche riforma, ma per il dubbio che si ha delli Svedesi fanno levata di nuovi soldati. Questo Re lia mandato ad Ostende uno delli suoi giachi per condurre qua il Conte di Albergheiche, che deve fare la forfzione di Tnviato per la Spagna. Il detto Sig.re doveva venire due mesi sono, ma per l’elezione rii I ). Pietro Ronchiglio ha sopraseduto. Ora che si sente, che il detto Ronchiglio non è ancora partito di Polonia, è risoluto di venire. Li Vescovi di questo Regno, vedendo che l'ateismo a gran passi si avanza e che la religione protestante affatto si perde (dubitando di rimanere in breve tempo privi di carattere e di entrate) si sono radunati a guisa di sinodo per trovar forma di mettere termine a tanta licenza, e quando li riesca di fare qualche cosa di buono (al suo tempo) ne daranno parte al Parlamento. Li commissarj di Olanda con quelli di questo Regno hanno aggiustato qualchè punto sopra il traffico fra le due nazioni, ed ognivolta che sia terminato il tutto ne daranno fuora la notizia. Il Re con un suo proclama proibisce a qualsivoglia mercadante di negoziare nella Ghinea, se non sarà fra quelli della compagnia a questo effetto institui ta. Questo è di quanto mi occorre dare a VV. SS. SS.me notizia, e per fine con ogni rispetto mi sottoscriverò, ecc. Londra li 17, e 7 Decenibre 1674. Non si è potuto penetrare sin ora la causa per la quale il Conte d Arlentom e quello d’Osserì siano stati mandati in Olanda; e da quella parte avvisano, che li detti SS.” fussero sul punto della partenza con dubbio se il Principe d’Oranges abbia ascoltato volontieri le loro proposizioni. La città di Breda, nominata dal Re di Francia per il luogo delle conferenze, dà occasione alli collegati di qualche doglianza, a causa che quel Re la nomina con condizione che sia messo in libertà il Principe di Fostemberghe, e restituito li quaranta mila scudi che furno levati alla sua gente nella città di Colonia. Di queste pretensioni li SS.r« Stati se ne sono dolsi con l’Ambasciatore Sveco, dicendo che il Cristianissimo mette inanti difficili ostacoli per non voler la pace, e li detti Stati hanno nominato la città di Amburghe. ' — 257 — L’Imperatore con una lettera assai risentita lia fatto intendere al Re di di Svezia, che ognivolta che sarà attaccatoli Stato dell'Elettore di Brandeburgh, ciré lui sarà necessitato con tutte le forze dell’imperio a vendicarne l’ingiuria, per non a\'er l’Elettore suddetto contravvenuto a niuno articolo trattato in qualsivoglia tempo. Scrivono d’Amburgh, che li. Svedesi hanno arrestato la loro marcia, e che il Sig.r Vitrì inviato della Francia (per assistere all’armata) ha protestato, che quello 11011 era il servizio del suo Re, ma che il commandante li abbia risposto, die da Stocolmo, e non da Parigi, riceve li ordini. Che alle truppe svedesi dicevano di voler dare un capo francese per mascherare la loro dichiarazione, e che il Re di Danimarca faceva marciare la sua gente verso il territorio di Brema dovendo Sua Maestà quanto prima seguirla accompagnato dal suo Consiglio; concludono per fine che è opinione commune, che li Svedesi non siano per dichiararsi questo inverno. Oggi otto giorni li Vescovi hanno dato principio alla prima radunanza nella casa dell’Arcivescovo di Canturberì. Il Re desidera, che alla religione protestante siano uniti li Calvinisti (che Presbiteriani si appellano, perchè non vogliono riconoscere li Vescovi per superiori) stante le poche differenze, che sono fra gli uni e gli altri. Tre punti oggidì sono sopra la tavola. Li preti di Scozia fecero pubblico giuramento di non riconoscere mai li Vescovi, e per mantenerlo hanno perduto li loro beneficj, e questo primo punto è quello che più d’ogni altro imbarazza li Vescovi per esser direttamente contro di loro. Il secondo è che quando li Calvinisti predicano 11011 vogliono portare la cotta come li dipendenti dalli Vescovi. E per il terzo, quando danno l’acqua del battesimo alli bambini, non la vogliono dare in forma di croce. Si crede c^e insorgeranno altre diffìcultà, ma sinora queste sono quelle sopra le quali si discorre. Sabato fu sentenziato a morte e ad esser squartato semivivo il Cappellano del Sig.r Residente di Venezia, non già come prete, perchè non vi erano prove da convincerlo, ma come seduttore. Quel calzolaro, e sua moglie, che l'hanno accusato, vedendo di non poterlo convincere, lo querelorno che voleva convertirli alla Cattolica religione, e sopra la loro deposizione fu fatta la sentenza; quando fu letta al Sacerdote, rispose che lui diceva quel che S. Paulo desiderava alli suoi giudici, che era di vederli tutti nella sua credenza, che li suoi accusatori parlavano giornalmente seco di religione, e che a loro aveva detto il suo sentimento. Fra le leggi di questo Regno vi è una tal legge che condanna a morte chi cerca di convertire un protestante, ma questa legge non è mai stata praticata. In uno affare di tanta conseguenza il giudice senza consultarne con li altri, è venuto alla sentenza, esempio che fin ora si trova singulare. Non per questo il sacerdote sarà fatto morire, perchè dal Re averà la grazia, ed uscirà libero. — 25» - Di questa sentenza l’Ambasciatore di Portogallo si dolse sabbato sera con il Re, al quale disse che la vita delli Cattolichi era nelle mani di qualsivoglia furbo, poiché una persona tale puole venire da me per informarsi della religione, e quando le dirò il mio sentimento mi puole accusare come seduttore. Rispose il Re che non dovevano li Cattolichi pigliarsi di questo Religioso pensiero, perchè non le piaceva di spargere il sangue delli innocenti Fra li comissarj di questo Regno e quelli di Olanda è seguito qualche aggiustamento circa la navigazione; ma per quello che spetta al commercio sono ancora in consulta, e quando il tutto sarà terminato ne averò una intiera relazione. Avvisano di Olanda, che li SS.1'' Stati hanno resoluto di mettere al mare per la primavera ventura una potente flotta come l’anno passato, e che intanto si armavano 40 vascelli per inviarne parte nel mare Baltico contro la Svezia in caso di rottura. Che oltre li 12m soldati, che marciavano verso la Frisia orientale, sei altri reggimenti pigliavano la strada verso Brandeburghe per assistere a quello Elettore. E perchè altro non ho da me stimato degno della notizia di V\ . SS. SS.nie; per tanto farò fine con darmi l’onore di sottoscrivermi, ecc. Li 24 e 14 Decembre 1674. PS- — Dopo scritto mi è sovvenuto che quel sacerdote cattolico stato condannato, per offerta che si sia fatta di danaro, non si è potuto trovare un avvocato che lo difenda, e la sentenza è stata fatta senza che abbia potuto addurre alcuna ragione in sua difesa. 226. La settimana passata scrissi del cappellano del Sig.r Residente di Venezia, e come era stato sentenziato alla morte. Il Re ne ha fatto sospendere l’esecuzione, ed intanto si cerca di avere la sua liberazione. Nell’istesso tempo Sua Maestà ha fatto grazia ad una donna condennata al fuoco per tagliare monete. La donna, che continuò nell'accusa contro il prete, è opinione che abbia avuto l’impulso da persona di autorità, che desidera di mettere il Re in qualche imbarazzo; poiché con l’esecuzione della sentenza, le irriterebbe contro li Cattolichi, e liberandolo li suoi inimici averanno occasione di farne doglianza nel Parlamento. Mercordì sera arrivò da Niuport il Conte d’Albergheiche, che deve esercitare qua la carica di Inviato sino all’arrivo del Sig.r D. Pietro Ronchiglio. Con l’occasione del detto passaggio sono giunti li SS.n Marchesi Giacomo Raggi 259 — ed Ambrosio Imperiale, desiderosi di vedere questa Cortee le cose più notabili della città. Non sono ancora gionti li SS.ri Conti d’Arlentom ed Osserì a causa delli venti contrarj. Si è penetrato che circa il trattato di matrimonio, il Principe d'Oranges abbia risposto, che rendeva umilissime grazie a questa Maestà dell’onore fattole; ma che stante li presenti moti non era in stato di poterne discorrere, volendo anteporre le sue proprie sodisfazioni al pubblico interesse, desideroso di una buona pace. La marcia degli Svedesi è svanita, e l’imperio si va ogni giorno più fortificando. Qua poco si curano della pace, e sin ora non si vede apparenza di cominciarne alcuno trattato. Altro non avendo che soggiongere, finirò con darmi l’onore di sottoscrivermi con ogni rispetto, ecc. Londra il p.° Gen.°, e li 21 Decembre 1675-74. ’ INDIGE DEL VOLUME L DEGLI ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Avvertenza ..........Pag. Lettere di CARLO OTTONE, proconsole genovese in Londra, al governo della Repubblica di Genova negli anni 1672, 1673 e 1674, pubblicate ed illustrate dal socio Francesco Poggi . ........... La terza guerra anglo-olandese . ....... Fonti . . Lettere di Carlo Ottone . . ....... VII IX XI LXX 1 I . Γ . Gli Atti della Società ligure di Storia Patria, dopo il presento volume L, compariranno in due serie distinte: la prima, in continuatone de. volumi finora pubblicati, dedicata alla storia di Genova e della Liguria dalle origini a 1797, la seconda destinata alla storia del Risorgimento nazionale italiano, in relazione colla Liguria, dal 1797 ai nostri giorni. · ^ 0oneziollt ) Della serie I trovasi m corso di stampa il voi. L < contenente l'opera postuma di Giovanni Sforza intorno a Etimo Qtm ι . β la sua Famiglia] e della serie II è imminente la pubblicazione della Collezione), di oltre cinquecento pagine con due riti a i e ι ^ ^ scrittura, intieramente occupato dall’opera del socio banco i vita e i tempi di Cesare Cabella. Lavori iu preparazione Serie I. 1. Il Palazzo Rosso e il Palazzo Bianco nella stona; per il socio Luigi A Cervetto. 2. Corpo epigrafico lunense; per il socio Ubaldo 1 azzin 3. La guerra del Finale (1447-1452); per il bocio Emilio _ ^,· · reiazione 4. La circolazione della moneta genovese e i suoi valori nei primi Francesc0 colle valute degli altri popoli commercianti; per ι socio Casaretto. Serie IL 1. L’emigrazione politica in Genova dal 1848 al 1860; per il socio Fra o Poggi.