DELLA SOCIETÀ LIGURE ni STORIA PATRIA. ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME I. GENOVA PER TOMMASO FERRANDO MDCCCLVIII. ' ■ f w* • I I i I « «** I * . ;Srv. ■ - -- ■ r * * I I <**' PREFAZIONE Se ogni nobile disciplina fu dai Liguri in tutte le età coltivata, ed uomini illustri per ogni scienza resero onorata questa provincia al pari di ogni altra d’Italia, nello studio della patria storia però eglino si segnalarono specialmente. Sin dall'origine del comune genovese i padri nostri vollero tramandate ai posteri le loro ( VI ) azioni, e per decreto pubblico, Caffaro die principio ai Liguri annali. Uomini insigni per nobiltà, per sapere, per dignità a lui successero nell'alto incarico, e Genova è la città italiana, che vanti la più antica relazione uffiziale delle sue geste. Il desiderio di narrare i fatti da loro stessi veduti, o d’illustrar quelli dei secoli anteriori, ci diè il maggior numero, ed i migliori dei nostri scrittori. L’Arcivescovo Jacopo da Varaginc, i tre Stella, Bartolomeo e Matteo Senarega, il Vescovo di Nebbio Agostino Giustiniano, gli aurei latinisti Bartolomeo Fazio, Giacomo Bra-celli, Oberto Foglietta e Paolo Partenopeo, il Cibo-Recco, il Lercaro, il Roccatagliata, il Federici, il Cicala, il Landinelli, il Verzellino, lo Schiaffino, il Casoni, il Padre Paganetto e l'Accinelli vanno ricordati fra i tanti che scrissero i fasti di Genova, allorché essa avea ancor proprio stato, ed indipendenza. E dacché per le mutate condizioni politiche la Liguria entrò a far parte eletta di floridissimo regno, l’amore per la patria storia, ac- ( vi. ) crebbesi nei suoi figli. Passandoci dei molti viventi, che con ogni maniera di scritti il patrimonio della patria erudizione vanno giornalmente accrescendo, chi può obbliare i venerandi nomi del Serra é dello Spotorno da pochi anni a noi mancati? La storia civile del primo, la letteraria del secondo, se son vera gloria del nostro paese, bastano a mostrare altresì, che i Genovesi del secolo xix, non la cedono in amor delle cose patrie ai loro maggiori. Ma prova chiarissima di tale affetto si ha senza dubbio nella Società storica, che per impulso di pochi, senz’appoggio di potenti e con felici auspici sorgeva in quest' anno dentro le nostre mura. Di siffatte aggregazioni hanno dovizia le varie contrade d’Europa, la Germania specialmente. Le scoperte, che tuttodì si moltiplicano, di documenti di ogni guisa, la brama sempre crescente di vedere illustrata ogni terra, ogni edifìzio, ogni nome; la necessità di rendere di pubblica ragione i titoli, sènza cui le narrazioni non sono ere- \ Vi ( vili ) dibili, fan sì, che gli sforzi isolati e disgiunti degli studiosi più non bastino ai bisogni della storia, e li spingano ad associarsi insieme, a fiir comunità di idee, di studi, di opere, di pubblicazioni. Con tale intendimento, all'esordire di questo secolo in Genova stessa era nato l’Istituto Ligure, il quale se a tutte le scienze indrizzava i suoi studi, aveva una classe speciale di scienze morali e politiche, che molto operò per la Storia del paese, come i volumi degli Atti ci mostrano. Breve fu però la sua vita, e per lungo lasso di anni ninno pensò a farlo rivivere, ed a seguitarne la tradizione e le traccie. Il Re Carlo Alberto nel 1855 creava in Torino una Deputazione di Storia Patria; chiamava a farne parie cospicui personaggi delle diverse provincie delio Stato, e regalmente dotandola, la eccitava a far per la storia quanto ad individui isolati non era possibile. 1 ix volumi di documenti, eh essa ha pubblicato sinora, mostrano il vantaggio di tale istituzione. ( IX ) La Liguria le deve l’edizione del Notulario di Giovanni Scriba, e di molte carte dei secoli x, xi, xn e xiii, del placito Consolare del 1143, dell’ Ìmposicio ojfien Gazariae, e dell’importantissimo libro dei Dritti. Ma per quanto la Deputazione Storica di Torino benemerita sia di ogni parte del Regno, e della Liguria specialmente, essa non può in breve spazio, per esuberanza di materia pubblicare tutto quanto serve a rischiarare la Storia Genovese. La più parte dei nostri storici e cronisti sono ancora inediti, disperse le più antiche leggi, e gii statuti, non curati utili documenti, involti nell’oscurità molti dritti, quasi affatto ignorati importanti fatti. Tali considerazioni indicavano il bisogno di una Società Genovese, che aiutasse in qualche guisa i lavori di quella di Torino, e n’emulasse i nobili intendimenti. Da qualche anno uomini noti per patrio amore ed erudizione, argomen-tavansi di riuscire a sì utile scopo, e i loro voti erano esauditi al chiudersi del 1837. Un imito sottoscritto dai Promotori Signori Mar- chese Vincenzo Ricci Deputato al Parlamento Nazionale, Avv. Michele Giuseppe Canale, Giuseppe Rancherò, Abate Giuseppe Olivieri, Avv. Federigo Alizeri, Avv. Emanuele Celesia, ed Agostino Olivieri, veniva indirizzato a molti onorandi cittadini, onde col loro sapere e l’ingegno volessero concorrere alla formazione di una Società Storica Ligure. Essi accorrevano numerosi, ed il Marchese Vincenzo Ricci Presidente provvisorio dell’Assemblea, esponeva i desideri dei promotori, l’importanza e l’utilità dell’associazione che speravano fondare. Aderivano tutti con sommo gradimento, e formulato uno Statuto passavano all’elezione degli Ufficiali della Società. Il P. Vincenzo Marchese scelto a Presidente ne inaugurava i lavori con discorso adattato alla circostanza ed il pubblico con entusiasmo assisteva a tale funzione. I due discorsi del signor Marchese Ricci, e del P. Marchese vengono ora in luce, come introduzione agli Atti della Società, alla pubblicazione dei quali di mano in mano si dara opera. ( XI ) Possa felicemente progredire ed avere lunga vita un’istituzione> che con tanta gioia dei Genovesi venne iniziata, e cogli studi rischiarando la storia del passato, abbia la sorte di recar irutti degni alla generazione avvenire! Il Segketaiìio della Società AGOSTINO OLIVIERI. NELLA PRIMA ADUNANZA DEI PROMOTORI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA PAROLE DEL PRESIDENTE PROVVISORIO VINCENZO RICCI. .Quidquiil in iUa amavimus , i|uic|iiiJ mirali sumus, manel, mansunimque fsl in nnimis liominnni, ili etprhil.ile lempnrum fama rerum. Tac. in A(,k. Signori, Vualunque popolo non ha storia propria, e memorie della vila autonoma de1 suoi maggiori, è fanciullo tuttavia nell’ umana famiglia ; ma quel popolo che ricco di nobili rimembranze, obblia o trascura gli annali ed i monumenti di glorie comunque passale, che più non commuovesi ai gloriosi ricordi, ai veraci meriti dei suoi Padri verso l’universale civiltà, è popolo infiacchito dai tempi, dall'inerzia, dall’egoismo, e fors’anche dai dolori di lunghe, ed immeritate sventure, può dirsi non in- ( XVI ) degnamente vituperato dai forastieriperchè giunto a queir ultimo stadio di prostrazione in cui non solo è spenta ogni vita nazionale, ma perfino dileguata ogni speranza di più prospero avvenire, di quei felici rinnovamenti che non possono mancare ai popoli cristiani clic efficacemente gli vogliono. Tali nè siamo, nè certamente vorremo divenire noi Liguri. Un’eredità di gloriose pagine, oltre Tesser maestra unica di vita civile, impone obblighi severi d'onore, nè la presente generazione vorrà sconoscerli, e fallire al sacro suo debito. Ma oltre la custodia almeno di questo avito retaggio, noi crediamo ch’egli è soltanto dalle sincere meditazioni dell’ istoria che possano ripetersi i soli possibili c sinceri miglioramenti dell’ umana convivenza. Difatto il lento svolgersi dell’ incivilimento, ossia l’attuazione e l’equilibrio di tutte le facoltà dell’ anima, ed il crescere e sovrastare dell’impero dello spirito sulla forza brutale, suole non meno nei singoli uomini che nei civili consorzi seguire le vie e le leggi dell’esperienza. Ciò non solo è dimostrato colla sintesi dalle dottrine della scuola chiamata storica, ma lo è altresì col metodo dell’analisi, dalla vanità, dagli errori, dai danni di tulle le teoriche ideali e sociali, prestabilite dagli ingegni meramente speculativi. Ora ad ogni più equo ordinamento della socielà, o come suol dirsi ad ogni risorgimento politico, deve precedere un miglioramento delle inclina- ( XVII ) /ioni e dogli affolli morali, un elicli ivo progresso di virlù pratica, giacché non solo è d’uopo sieno stenebrati gli intelletti da errori, ina infiammati i sentimenti, ed ingagliarditi i cuori, a vincere i privati interessi e gli egoismi volgari, ed ogni allo e generoso amore, e cosi quello della patria, richiede sforzo, e non vive, e non nutresi che di sacriiìcii. Ouindi oltre i sovranalurali fon- •v damenii della virlù a superare le molli, ed invecchiale indifferenze al vero ed al buono, a rieccitare le sopite generazioni, abbisognano i l'orli incentivi dei confronti del passato col presente, degli esempii cittadini e quasi domestici, quel cumolo insomma di stimoli che stanno racchiusi nella religione delle memorie, nella potenza delle tradizioni. Ma questa luce, ed irradazione conviene non sia impeto cieco e disordinato, soggetto necessariamente a prostrazioni, ed a guisa di poetica scintilla fomentatriee soliamo di sterili vanità, ma in vece pacata e profonda riflessione, accurato studio degli uomini, e dei fatti, scrutatore paziente degli errori, come dei grandi concetti dei maggiori, delle cagioni come delle conseguenze delle varie istituzioni, indagatore severo delle singole parti, come dell’ insieme della vita morale goduta dalle trascorse generazioni che abitarono come padrone questo suolo medesimo. Sotto questo punto di vista, unicamente può riuscire la storia, non mera ricreazione degli uomini ( XV... ) colli, ma veracemente proficua al cittadino, e guida infallibile di ben essere sociale. Clic se comune ad ogni nazione è questo vero, noi Italiani, e noi Liguri ben possiamo ripeiere, le investigazioni storiche dover essere cura e meta precipua dei nostri lavori, perocché niun popolo più di noi può mostrare, nè più calumitn da compiangere, nè più errori da evitare, nè più virtù che ci facciano rispettare, nè più grandi anime degne d’esser liberate dall’oblivione. Inoltre egli è solo dalle compiute monografìe che può sorgere la sintesi della storia italiana. Ma scendendo più direttamente allo scopo di quest adunanza che è quello appunto di associare gli intendimenti e le fatiche di quanti cittadini sono amatori della Storia Patria, io non so chi di noi non provi sempre un fremito di dolore, di rabbia, e di vergogna ad ogni rammentare la dispersione insieme, e la rapina dei nostri archivi, compiutasi all’età dei nostri padri, e nell'estremo fato della patria, da stranieri invasori. Quante perdite irreparabili di documenti sincroni, ed unici, perocché colali depredazioni compionsi sempre da mani ad un tempo ignoranti e ladre, ma oltre ciò per quanto rimase noi dobbiamo ora sotto cielo straniero ricercare i monumenti della gloria e della sapienza de’nostri padri, quasi limosinandone la vista, e gli estratti in mercè, dai non giusti posseditori. Ma non è dato a noi cozzare col fato, e solo con forti ed ostinati ( XIX ) proposili possiamo por qualche riparo alle ingiurie degli uomini e della fortuna. E quindi piuttosto che lamentare danni irrevocabilmente compiuti, dobbiamo rivolgerci a qualche compenso, ed anzi tutto rallegrarci che l’amore de’studi storici patrii, malgrado che sia stalo spento quel benemerito Istituto Ligure, ed ogni altra Società scientifica, non resti dileguato affatto, ma viva piuttosto assai diffuso ancora fra noi. Oltre i molti, e tulli autorevolissimi scritti dell’illustre P. Spotorno, non pochi altri egregi lavori vennero in luce negli anni scorsi, eh’ io m’astengo dal designare più paratamente perchè, se ne togli, l'avvocato Gandolfo defunto, dovrei Onorevoli Signori, pressoché limitarmi a ripetere i vostri nomi. Ma cotali studi sono da moltissimi privatamente, e.quasi in modo recondito coltivali, e quindi per necessità imperfettamente, oscuramente, e senza che le individuali elucubrazioni e fatiche riescano di vicendevole vantaggio, abbiano tra loro un nesso, ed un insieme, e così accrescano ed illustrino il comune retaggio delle patrie reminiscenze. Abbiamo inoltre sconosciute ricchezze,di manoscritti, documenti, monete, medaglie, libri rarissimi presso molte famiglie, che quasi ignorati e negletti sono non di rado nell’ avvicendarsi dei successori dispersi, e per sempre perduti, abbiamo lapidi, ornali, pregevoli reliquie d’ arte antica talora mutilate, e guaste dall’ignoranza, talora distrutte. È ( XX ) ' (1 uopo periamo primieramente unire le idee e gli studi, associare le menti come le braccia, onde conseguire utili e pratici risultati nelle investigazioni storiche, e poi formar (piasi un civile sacerdozio tra i loro fervorosi cultori, che Negli alla custodia , tenti impedire la perdita totale di quei monumenti di vecchia sapienza che i presenti non curano, perchè non conoscono. Pertanto senza inceppare menomamente il libero corso degli ingegni e degli studi d’ ogni collaboratore, quasi una qualche norma o metodo o ragione delle nostre indagini, sembrami così a prima giunta, e seguendo la legge della divisione del lavoro, che potrebbe idearsi una ripartizione delle investigazioni storiche Liguri in tre grandi categorie. l.a Ricerca, pubblicazione, illustrazione dei fatti, dei testi storici, e dei documenti o pubblici o di pubblico interesse così degli archivi esteri, come di molle nostre famiglie, e delle antiche, e recenti collezioni. 2.3 Leggi politiche, civili ed economiche, Magistrati, Istituzioni Religiose, e di Beneficenza, uomini illustri fuori paese. 5." Dai fatti e dalle istituzioni deduzione delle leggi morali, delli stadii di civiltà percorsa, e ad altri comunicata, delle relazioni colla storia delle altre provincie italiane, e vicendevole influenza, in una parola di quanto racchiudesi sotto il nome di filosofia storica. ( XX' ) Ampia è la messe in cui possiamo mietere perchè nella storia dell’umanità e dell1 incivilimento del mondo, la pagina dei Liguri non è nè sterile, nè ultima, anzi nel perenne alternarsi delle nazionali fortune ebbe a giu-dicio di testimoni non nostri la sua epoca di primato. Ma non occorre qui svolgere l’accennato programma, o piuttosto meta de1 nostri studii giacché or trattasi unicamente della nuda idea d’associazione del lavoro intellettuale, ed il suo ordinamento, le sue norme verranno da voi maturamente sancite, ed io colto all’improvviso non ebbi agio neppure a riflettervi, ma così sconnessa-mente e di volo vi sottoporrò pochi pensieri. Dopo il saccheggio e dispersione dei nostri archivi convien rivolgersi agli stranieri. Nella Spagna non solo, ma in Parigi, a Vienna, nella Ambrosiana, in Venezia ed altrove stanno documenti nostri. Il sig. Molini dagli originali autentici della Biblioteca Imperiale di Parigi copiava alcune lettere d’Andrea Doria e d’altri Genovesi \ Così il signor Orlando pubblicava testé non pochi documenti genovesi intorno alla Sicilia 2 come già aveano da gran tempo fatto il Capmany per Barcellona, il Papon pella Provenza, il Navarelte per Colombo. Del resto son note le antiche e recenti collezioni principalmente Ger-jjnaniche di diplomi'1. Ma dopo queste solerli ricerche, da istituirsi per tutto, comincia altra serie di studi. Abbiamo (non lieve vanto), il primo annalista sincrono ( XXII ) dell Italia risorta, il nomino Caftàro e suoi continuatori, ma oltre non avei mai trovato in patria un editore, il testo inserito dal Muratori nella sua raccolta, come a tutti è oto, era imperfettissimo. Intanto 1’originale ms. sta non diiò di nostra vergogna, ma almeno di incuria, negletto in Parigi. La stessa imperfezione riscontrasi per lo Sfella, Se-. ^a*agine, oltre i molti altri nostri annalisti che g cciono tuttora manoscritti e quasi ignorati. Altrettanto P ò dirsi dille relazioni dei nostri Ambasciatori tutte edite, munì e la pubblicazione delle Venete gettò tanta luce sullo stato d’Europa. La nostra storia civile autentica comincia dalle Cro-alo, ma il Comune di Genova esisteva probabilmente tempo degli Ottoni, sulle tradizioni non mai perdute del municipio romano, e risorto coll’allentarsi della dipendenza sempre pretesa dell’impero Greco, e poi abbiamo * fatti che i Genovesi oltre 1’ aver liberato I’ anno 878 il Papa Giovanni Vili dal Duca di Spoleto e condottolo sulla propria squadra in Francia, conquistarono intorno a que tempi Corsica, e Sardegna, poi combatterono e vinsero anche nell’ interno dell’ Africa i Saracini, e da essi frequentemente difesero il ¡inorale marittimo. Già al principio del secolo X aveano ampliata la cerchia delle Ior mura, e navigavano in ordinate squadre di guerra nella Siria 4. Quindi due secoli di vita autonoma, e di gloriose imprese da accertare e chiarire. ( XXIII ) Le conquiste poi de Genovesi in Oriente, le costanti supremazie politiche ivi mantenute, l’impero Greco restaurato e lungamente difeso, i molteplici domimi avutivi, e dal Comune, e dai cittadini e dalle società, le tante e floridissime Colonie erettevi dai fondamenti, le vie aperte al commercio, cd alle relazioni colle estreme regioni dell’Asia, le navigazioni sul Caspio e nella Cina 5, i primi germi d’ incivilimento, ed i cristiani costumi diffusivi b, non pur lungo i lidi, ma nelle più interne provincie, malgrado i pregevolissimi lavori dell’Oderigo, del Semino, del Sauli e del Canale abbisognano ancora di lunghi e pazienti studi. Brevi ma preziosi cenni ne stanno dispersi nella collezione di Storici Bisantini, e nelle relazioni di molli viaggiatori che converrebbe tutte adunare 7 come altresì tutte le materiali vestigie che ne rimangono. Akerman capitale della Bessarabia conserva ancora una cittadella costruitavi da’ Genovesi, ed il P. Boscowich riferisce 8 che a Suciava già capitale della Moldavia esistevano trenta chiese cadenti in rovina piene d’iscrizioni genovesi, e che nel castello veggonsi ancora gli stemmi della Repubblica, e la lingua o dialetto ivi parlalo pieno di vocaboli e desinenze italiane, egli le ripete non dalla figliazione latina, ma dal commercio, e dai stabilimenti italiani colà eretti nel medio evo. Ad essi senza dubbio è dovuta la lingua franca comune in tulli gli ( XXIV ) * r ' scali del Levante. Ed in tanto fervore di studi di linguistica c delle cose orientali, e pubblicazioni, cd estratti di cronache Arabe ed Armene, mancar non possono le fonti con cui supplire in qualche parte ai documenti domestici perduti. Le accennate imprese belliche, e le altre molte sul littorale d’Africa, cd in Provenza, Cata logna, considerate nelle vastità del loro concetto, ordinato sistema, e scopo ultimo di relazioni e commerci, numero ed abilità di combattenti, melodi e macchine militari, e preminenza nell'arte della guerra, non sono vanti unicamente della Liguria, ma di tutta Italia che ' ide mercè i nostri padri per oltre due secoli redivive le acquile romane, ed un’altra volta temuto, e riverito al mondo il suo nome. Gli storici nostri intenti unicamente alle cose interne, poco parlano di traffici lontani, e neppur accennano le antiche relazioni commerciali coi popoli del Nord. Pure esistono numerose convenzioni con Anversa, Bruges, Nuremberg 9 che indicano regolari navigazioni, e cambi in quei mari, e tutte raccogliendo le sparse indicazioni forse apparirebbe che la celebrata Lega Anseatica non fu che un’ imitazione e riflesso dei Comuni Italiani. Se poi gettiamo lo sguardo alle istituzioni, s’apre quasi uno sterminato orizzonte che affatica l’occhio-, ed impaurisce la mente. Il solo ufficio di S. Giorgio monumento continuato dall una all’altra generazione, ili ( XXV ) senno, di forti e pratiche antiveggenze, di inimitata solerzia e probità, e come istituzione civile, e come economica , non tanto precorse di più secoli i moderni trovati degli economisti e delle leoriehe del credito, ma forse non è raggiunto ancora praticamente dalla scienza presente. Ma dopo aver eccitata 1’ ammirazione e i valicinii del Segretario Fiorentino, di Montesquieu, di Genovesi e di altri, servito di modello alla Compagnia delle Indie, d’Olanda e d’Inghilterra, non rimane fra noi che confuso ricordo in tutti i cuori, qual palladio della Repubblica , qual fonte di pubbliche beneficenze, qual custode dell’ agiatezza nudrita in ogni famiglia ; ma gli intralciati congegni del suo meccanismo amministrativo, le sue intime ed esterne vicende, le sue lotte coll alternarsi «Ielle sorti del commercio c delle industrie universali, perfino la sua stessa lingua ufficiale, ci sono divenute, a< noi medesimi ignote, ed i molti e polverosi volumi che ancor ne restano, e racchiudono tanto tesoro d'insegnamenti, aspettano, o forse attenderanno eternamente mani risolute, perseveranti, veramente italiane che gli aprano al mondo. Anche i brevi dei Consoli, e le antichissime leggi, c politiche e commerciali meritano d1 esser chiarite, così il diritto pubblico delle signorie del Levante, o concesse o permesse ai cittadini, ed alle associazioni, ma sovratutto intorno all erezione e governo delle colonie. ( XXVI ) Nell’ ordinamento loro si seppe evitare la duplice ma fatale alternativa, rinnovatasi in tutte le età e presso ogni nazione, o di troppo duri, e minuti vincoli della metropoli, di eccessivi gravami, per cui o non possono prosperare, e le popolazioni cresciute ed arricchite, ma umiliate sdegnano il lontano e molesto patronato, rifìu-tanlo ed insorgono, oppure di vincoli troppo larghi, di niune cure, e benefìcii, e relazioni proficue per cui i coloni in breve perdono la nazionalità antica, e sepa-ransi, e sono abbandonale. Le colonie Genovesi dirette dalla madre patria, ma governate da loro abitanti medesimi, non caddero per viziose istituzioni, o troppo severi ordini, ma dopo lunga e prospera vita propria, dopo benefìci influssi sulle circostanti regioni, soggiacquero, e non vilmente alla irreparabile invasione ottomana. E la genuina natura, lo spirilo delle leggi del 1528 è pure mal noto, giacche mentre suolsi universalmente da quell’ epoca ripetere il fondamento delle forme aristocratiche, un leggero esame basta a persuadere che il hber civilitatis, e l’insieme di quelle sanzioni, costituivano un liberissimo governo, una sincera uguaglianza repubblicana, senza privilegii ed esclusioni. Il cuore umano che negli agi della prosperità, mal s’acquieta alla modestia del viver civile, massime negli uomini di forte immaginativa, ove facili pur troppo anzi avventale riescono le emulazioni, oppresso quindi dai ( XXVII ) meritati mali ben s’avvede come anche le esterne sventure abbino per lo più una domestica origine, e come nè per odii nè per sangue migliorinsi i destini della società. Ammaestrati da lagrimevole esperienza sui danni del parteggiare, sopiti con prudenti consigli i semi di nuove discordie 10 sancivano i Genovesi l’autorità suprema della Repubblica risiedesse in una sovrana Assemblea di quattrocento cittadini, tratti a sorte per tre quarti da un ruolo di oltre i due mila 11 che si scambiassero ogni anno, finché lutti a vicenda fossero partecipi del principato u. A questi spettavano le facoltà legislative, 1’ imporre o mutare balzelli, le nomine ad alcuni supremi ufficii. Cento membri tratti da quest' Assemblea costituivano il Minor Consiglio a cui apparteneva bandir guerra e pace, contrarre alleanze, spiegare, non mutare le leggi. Da questo sceglievansi ancora sedici cittadini che formavano il Collegio biennale dei Governatori e Procuratori presieduto dal Doge, e chiamato Senato cui era affidata 1’ iniziativa delle leggi, l’inviar legati, il maneggio delle men gravi cose politiche, il governo delle pubbliche entrate. Quindi i varii ufficii erano quasi delegazioni della generale Assemblea di cui facevano parte. Il Doge biennale non era che il presidente di questi tre Consigli, il primo fra suoi pari13. Riesce degno d’ osservazione come non esistesse un Poltre esecutivo separalo, ossia un Magistrato cui fosse ( XXVIII ) affidalo il comando delle milizie, il conferii* impieghi ed accordar favori. Per la Iroppa preponderanza di questo ufficio, ignoto presso gli amichi popoli, sogliono crollare i sistemi repubblicani. Un Magistrato di cinque Sindica-tori, al termine d’ogni ufficio, e così anche del Ducale, giudicava di qualsivoglia richiamo per abuso d’autorità, e costituiva un E fiorato guardiano insieme delle leggi, e dei diritti de’cittadini, c rendeva efficace il debito d’ogni pubblico ufficiale di dar ragione de’suoi atti. \. # Ma basti, se forse non è già soverchio a giustificare il mio giudizio, ed a mostrar quelle leggi degne di esser più note. Ommetterò d'accennare qual ricca miniera contengasi negli antichissimi Statuti delle nostre corporazioni d arti e professioni, sovratulto della lana e della seta, ed indicherò solo che fin dal 1528 era bandita la pienissima libertà del lavoro senza vincoli d’ammaestramento, di gradi, di tempo, di spesa così per gli abitanti, come per gli estranei u. E dalle loro disposizioni, dal successivo variarsi e correggersi di esse appare come pressoché tulle le qui-stioni economiche che or agitano I Europa fossero conosciute, e nei svariati esperimenti risolute, o temperate dai nostri padri; perché in somma da tutta la stona nostra emerge chiaramente che amico è 1 incivilimento italiano c le industrie manufallrici nel rapido loro svol V ( XYU ) gersi dal duodecimo al decimoquinlo secolo, quando P Italia provvedeva tulli i popoli di manufatti, e d'ogni oggetto fabbrile, o di commodo, diedero i molli vantaggi , ma gli inconvenienti altresì inseparabili dall industrialismo. 11 merito e la fama degli artefici nostri non pure manuali, ma, giusta i tempi, scientifici, fu somma, pari a quella dei nostri guerrieri, non solo nelle pugne marittime, ma dei famosi arcieri Genovesi delle battaglie di Poiliers c di Crequy, sicché tanto nelle arti della pace come in quelle della guerra, nobilissime palme colsero i Liguri, nè lievemente giovarono a dissipare le tenebre della seconda barbarie. E queste non sono glorie municipali, ma vere e legittime, glorie nazionali di tutta Italia, due volte maestra al mondo, e che edificava le cattedrali di Pisa , e la nostra di S. Lorenzo quando Parigi e Londra erano umili borghi coperti di paglia e tabbricati di rozze tavole. Lo svolgere i pochi appunti indicati, e le moltissime altre quistioni che sorgono dai nostri annali, quel perpetuo avvicendarsi di fazioni interne, ma la costante politica estera e commerciale, la dinastia Greca restaurata, e due secoli sostenuta contro i Turchi, il perenne favore agli Angioini contro gli Aragonesi, quel nostro diritto pubblico interno per cui le Città Liguri" erano confederate, e non suddite, il niun desiderio e bisogno ( XXX ) (li conquiste all interno mentre ne erano avidissimi i Principati, l’elezione, la temporaneità, la gratuità e sindacato d’ogni pubblico ufficio, e le cause di quel perpetuo guelfismo eh’ era forse l’idea democratica italiana, opposta all’ oltramontano ghibellinismo feudale, possono porgere una vasta e nobilissima serie di studi. È duplice la via ed il "metodo di queste elocubra-zioni, prima le ricerche de falli, dei documentile indagini, le illustrazioni, quindi le ragioni loro, le induzioni, i confronti, le relazioni con tutta la storia d Italia e dell1 universale civiltà. Tale è lo scopo che alcuni pochi fra noi trovando le forze loro troppo impari all’impresa, hanno pensalo sottomettere al vostro senno, ed al vostro patiiottismo, $ pregandovi se così vi piace di voler gettare i fondamenti di una 'Società che tenti raccogliere, ed ordinare il patrimonio storico lasciatoci dai nostri maggiori. ¡Non è una vera Accademia di dotti che noi abbiamo imma ginato, ma quasi una''palestra di studiosi cittadini, amo revoli custodi, e promotori dello sterile, ma caro al cuor nostro, avito retaggio sfuggito alle ingiurie dei tempi e dell’ avversa fortuna, in una parola, ella piuttosto che letteraria, un’opera, un dovere civile che vi proponiamo, perocché la storia, è quel solo vincolo che ancor ci lega al mondo delle intelligenze, 1 unica gloria che forse ci rimane. ( XXXI ) Signori, molti e nobilissimi insegnamenti civili sorgono dalle vecchie nostre cronache c la Società che • • i * vorremmo veder nascere non dimenticherà mai il prim di questi ammaestramenti. La concordia degli animi, la mutua tolleranza, la prudente non stizzosa emulazione fecero da umili principii progredire rapidamente gli antichi Liguri fino a rendere il loro Comune, come disse Giovanni Villani 15 in gran potenza e felice stato più clic altro Signore, o Comune del mondo ridottato in mare. Ma poi le gare, i dissidii, le irritazioni che negli animi forti facilmente trascorrono ad odii irreconciliabili, gli resero non solo infelici, ma talvolta, troppo duro anche a dirsi, odiosi a se stessi e favola al mondo. Quindi nelle vostre adunanze voi vorrete che come auspice ne fu l’amore della patria, così compagna inseparabile ne resti l'amicizia e l’unione degli animi. Ma voi, o Signori, già avete sin d’oggi voluto dar prova d’ esser disposti ad incontrare e subire per un nobilissimo fine non lievi noie, pazientemente accogliendo, non dirò i sentimenti, perchè questi sono sinceri, ma le rozze parole, le poco ordinate idee, di chi vi trattenne finora. NOTE AL MSCOIÌSO DEL MARCHESE RICCI 1 Documenti di Storia Italiana, Fircnzo 183G, voi. 2 in 8. -1 Un Codice di leggi e diplomi Siciliani del medio evo. Palermo I8!!7. * Tale è il metodo praticato da Sigonio, da Muratori, da Ughelli e da lutti gli altri raccoglitori. Ed ò ampiamente dichiarato dal Sassi nella prefazione al Sigonio: De Regno Italice. 1 La Storia di Gonova avanti il mille, trovasi, dice lo Spolorno (Annotazioni agli Annali di Giustiniani, voi. 2. pag. 709), come quella dello altre Città, involta in molte tenebre per mancanza di documenti, non per mancanza di fatti egregi di quelli uomini antichi. Ma è da sperare che poco a poco sarà tolto, o squarciato in parte quel velo che nasconde la Storia nostra. Il metodo più acconcio a raggiungere tal fine pare sia quello di raccogliere, ed illustrare tutti i singoli falli accennati dai nostri, e da altri Cronisti, dai quali ben chiariti, e collegati potrà sorgere la cognizione, o compiuta, o meno imperfetta delle condizioni del Comune di Genova prima degli Annali di CafTuro. A modo d’indice si segnano alcuni dei falli che abbisognano, e meritano esame, ed analisi critica. Anno 80(i. Per quanto fondati sieno i dubbi dell’Oderigo su I’Ademaro come Conte di Genova non meno certi sono però i suoi combattimenti con forze liguri contro i Saracini, come altresì quelli del Durcardo. Sui primi tentativi de’Genovesi per la liberazione della Corsica e Sardegna, sono a raccogliersi tutti i passi delle bolle pontificie. Anno 878. Giusta il Baronio, i Genovesi liberato il Papa Giovanni Vili dalle persecuzioni di Lamberto Conte di Spoleto, lo condussero su propri navigli in Genova, e quindi in Francia. Ancho Sigonio Io accenna all’anno 87f>. Anno 925. Costruzione di nuove mura, ed ampliamonlo ragguardevolissimo della Città. 3 ( XXXIV ) Anno 9.>l. Spedizioni, e combattimenti contro i Saracini. Sacco di (¿,e-iio\u, o quasi immediata liberazione do* prigionieri, e vittoria sui nemici. Anno 958. Diploma o privilegio di Berengario. Sono a ritenersi lo considerazioni dillo Spolorno intorno al medesimo, nello noto al Giustiniani. In detta carta è riconosciuto o confermato un giuro, e consuetudini speciali, o propiio, 1 esenzione da ogni vassallaggio, o dipendenza feudale. Anno 100i. Hoc tempore Genuenses, et Pisani rem tractaro navalem, non mercaturao solum ut ante, sed etiam rei militaris causa caeperant. t ccasionem autom dedero Saraceni qui piraticum exercendo navigationem iae ppno omnem ademerant, et proximis insulis occupatis Alpium Cot-rum atquo Iletruriao orao in dies impentius insullabant. Haquo dum predones insectari, et Saracenos partis pellere sedibus contenderei)!, brevi patientibus ipsis regibus, atquo annuento Pontifico, tantum sibi potendo pepererunt, ut nomen suum extra Europae fines no dutn ipsius Ita-1,30 Propaga verini. Ceterum Pisanorum et laìiuensium potentiao comparandao primordia < ro Sardinia, et Corsica, quas a Saracenis iam indo a Caroli Magni mporibus occupatas, cuna* Pontifex Romanus acerbissimo ferrei, proposito diplomato indulserat, ut qui eas recepisse!, sibi haberet dummodo hrislianos se^o Saraccnorum imperio liberasset. Quo edicto incitati 1 i-, |ni Sardiniam, Genuenses Corsjcam invaserunt, auto sequenti anno aut certe sub hoc tempus. Sigonius: De Regno Ilaliae, lib. 8. Lo s,ess0 at,esla Muratori « Pisani, et Genuenses post annum a Chrislo nato millesimum , non tantum mercaturam facero, sed et classes conira Saracenos parare caeperant. Anliquil. Medii Eoi, voi. 2. pag- 885. 1-a Cronaca Pisana inserita dal Muratori nel volume 0VS. R. !• Pa"‘ fa speciale menziono d’imprese eseguito in lega ai Genovesi in Sardegna negli anni 101G o 1020 e d’una grossa guerra nel 1070 fra due popoli, oltre non poche reciproche ostilità negli anni antecedenti. Anno 1056. Breve del Marchese Alberto d’Este. Nell’intestazione dicesi : Ch egli, Civis Ianuensis cfifectus, lanuensium consuetudines, et praecepta servare pollice!ur. Anno medesimo. Decreto dei Consoli, Ottone, Gonlardo, Guiscardo, Guglielmo Pevere su! dazio del salo che devono pagaro lo navi reduci dalla Sardegna. Anno lOGi. Nel pellegrinaggio intrapreso in Palestina da settemila G< r •nani, solto 1 Arcivescovo di Magonza ed altri Vescovi, i soli duo mila ( XXXV ) sfuggiti ul ferro degli Arabi, furono raccolti sul littorale di Siria da galee genovesi, poiché quella possente repubblica, dico Sismondi (Storia da' Francesi, voi. 4.), uvea già incomincialo ad ingombrare i mari coi suoi vascelli, ed i pellegrini furono trasportati in Italia. Intorno a questo fatto vedi ancho Michaud Eclaircisseinent sur l’hisioire des Croisades, voi. 1., ovo cita lo cronache sincrone. Anno 1080. Sono indicati i nomi dei quattro Consoli di quell’anno nel documento elio dichiara aver veduto il Giustiniani (Annali). Circa lo stesso tempo il Varagino fa menzione di soccorsi dati da’ Genovesi a Gregorio VII. Cronaca in Corrado Vescovo XV. Anno 1088. Celebre spediziono in Africa. I dubbi esposti dal Muratori (Annali d’Italia) e dedotti dai nomi dello duo Città espugnate sono ora tolti dalle ricerche del Conte Castiglioni ( Memoire Geografiquc et Nu-mismatique sur la partie Orientale de la Burberie appcllce Afrikia par les Arabes, Milan 18-20). Ivi per mezzo di monete antiche è dimostrata l’esistenza delle duo Città Almadia, e Zouveila (Sibilla). I Genovesi, e Pisani già anteriormente a quell’epoca avevano in quello duo Città, sebbene discoste più giornate dal mare, emporii di merci, ed importante commercio. Ma sorto contestazioni perle avarie dell’ Emir, nè polendo ottener giustizia, dice Bianchi Giovini (Storia dei Papi, voi. 7, pagina 28 ) : le due repubbliche pensarono a farsela da sé. Siffatta impresa, o per la sua importanza, o per lo svilupp'o di forze, o scienza militare cho svela nei due popoli Italiani, merita illustrazione. Anno 1093. Spediziono di Tortosa. Zecca Genovese nel secolo undecimo. Vedi Gandolfo : Della moneta antica di Genova, voi. , pag. 54. Costruzione di S. Lorenzo anteriore a S. Marco ed alla Cattedrale di Pisa. V. Silvestre do Sacy, Chrestomalie Arabe, voi. 2. Lequiens Oriens Cliristianus, tom. o Rainaldi, Ilistor. Eccl. anno 1518. I Genovesi sono i più ricchi cittadini del mondo, non solo fra Cristiani ma anche fra i Saracini, scriveva Giovanni Villani, e fu appunto nelle conquiste e nel commercio del Levante che acquistarono tanto ricchezze. II Museo di Caffa contiene molte lapidi ed iscrizioni genovesi trovate per tutta la Crimea. Vedi Dulletin Universel par M. De Ferusach, septième section; Sciences Ilistoriques, janvier 1828. Anche il sig. Michaud riferisce d’aver visto nella Troade, nel luogo dell’antica Troja lo rovine d’un castello genovese. Vedi Correspondance d'Orient, Paris 1833-1834. Ma quel che più importa si è cho rimane memoria che il loro dominio in quelle lontano regioni non fu oppressore ma benefico. ( XXXVI ) H Tournefort noi suo Voyage en Levant, Paris I7lti, dichiara aperla-nionlo che * Les Génois pendant leur domination, embellirent toutes les villes de l’Archipel » o descrivo i resti di molli lavori ancor sussistenti al suo tempo. Anche il sig. Muravieff Apostol nel suo Viaggio per lu Tauride, Napoli 1833, dopo aver raccontato cho CaiTa era chiamala per la sua importanza piccola Costantinopoli, parlando dello rovino di Soldaja, altra ci HA eretta da’ Genovesi soggiungo : « Paro cho i Genovesi volessero stordirò la posterilà con l’arditezza dei loro operai » o dà la descrizione d una loro fortezza. Quasi tutti i viaggiatori ritrovarono fra i Circassi vivo lo tradizioni della loro riconoscenza a’Genovesi, oltre il De Tolt, il Ferrand, il Pallas, lo attesta il Console francese Gamba nel suo Voyage dans la Russie Meridionale, Paris 182G, ed attribuiscono ancora allo loro relazioni coi Genovesi le traccio d’incivilimento che tuttora appaiono fra di essi. Il Giornale della Società Asiatica Inglese di luglio 1854, tra le altro coso dice: * On retrouve dans la croyance religieuse des Circassiens des traces de christianisme qui leur fut probablement apportés........ Par *es Génois qui avaient des établissement en Circassie, à l’époque ou ils étaient le maîtres do la mer noir ». Rèoue Britlanique, settembre 1834. Pagine 2ü3 e 2!ii del Journal d'un voyage de Constuntintyle cJl P°l°9ue’ Lausanne 1772. Depping, Histoire du Commerce entre le Levant et l’Europe, chap. 6. Unicus erit ordo, extinta penitus denominatione popularium ac nobihu Vedi i nomi di tutti gli ascritti nei 28 Alberghi. Omnes cives hujus autorilatis alque ordinis erunt participes. Ilex in purpura, Senator in Curia, Captivus in Urbe. Vedi il § Arles et arti/ìcia, omnibus debeant esse communi. Cronaca Fiorentina, lib. 3. PER LA INAUGURAZIONE DEI.LA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA DISCORSO LETTO NELL’AULA DEL PALAZZO MUNICIPALE DI GENOVA IL HI FGDBRAIO DEI. MOCCCLTIII DAL PRESIDENTE DELLA STESSA SOCIETÀ P. VINCENZO MARCHESE DE’ PREDICATORI.. i I i ———— ' I :: '' -'r5 I I t - * Ì ». Dappoiché, o Signori, vi è piaciuto di trarmi da miei solitari pensieri alla gioia solenne di questo giorno, e mi voleste, non pure compagno ai vostri nobili studi, ma iniziatore di questa eletta Società onde oggi si commuove e si allieta Genova tutta; consentitemi, che a sdebitarmi almeno in parte del grave ufficio che mi avete affidato, io vi venga brevemente accennando, quanto bella, quanto opportuna, quanto profittevole sia 1’ impresa che vi siete proposta, affinchè dal considerarne appunto la bellezza, la opportunità c la utilità, cresca ( »Il ) cresciuto, giunse iu/lno a noi mercè l’opera di sopra quaranta storici, gravi, assennati, incorrotti e ben sovente eloquenti, tra’ quali tengono seggio onorato due miei confratelli, Jacopo da Varazzc e Agostino Giustiniani. Il compito nostro, o Signori, ci è adunque assai palesemente indicato. Un ricco patrimonio di gloria da studiare, da accrescere e da tramandare ai nostri nepoti. Glie se quanto al fine questo ufficio si rannoda c si continua agli storici che ci hanno preceduti, quanto però al modo esso è al tutto diverso, sendo un portato naturale e spontaneo della nostra età, sopra ogni altra investigatrice solerte ed animosa. La quale con quel-1 ardore medesimo onde ha creala la chimica, trovato il >apore e il telegrafo elettrico, fruga nelle rovine, rovista gli archivi, valica i mari, si periglia nei deserti c nelle lande selvaggio, affine di rimuovere il denso velo che nasconde ai nostri sguardi le origini sociali. Perciocché la vita civile dei popoli, non altrimenti che quella dei singoli uomini, corre per tre grandi periodi i quali sono da tre maniere di storie raccontali. L’ideale cioè e il sovranalurale, clic accenna alla loro giovinezza; il conseriamenlo dell"ideale col reale, che è il più compiuto sviluppo della loro civiltà; e finalmente il rea^e e il razionale nel quale si risolve la (arda loro vecchiezza. 11 primo si governa con l’istinto e con la fantasia; il secondo con la ragione e con ]’affetto; il terzo presso ( XLfII ) V. che solo con la ragione. Il perchè quando un popolo, diradai« le tenebre della barbarie (che sono come la gestazione dell’infante nell’alvo maierno), inizia lo stadio della vita sociale, è di sua natura porlato alla estrinsecazione e alla attuazione di tutte le sue forze; le quali nell’impeto con che si svolgono, e nell’ urto e nell’attrito che ne conseguita, crescono a dismisura e ringagliardiscono, comechè trasmodino sovente e rompano in gravissimi eccessi, a cagione del prevalere dell’ istinto e della fantasia a scapito della ragione. Quindi egli sempre avviene, che un popolo che giovaneggi, canta a un tempo e combatte, prodiga il sangue e l’amore, cerca la gloria e non il guadagno, confonde il sovranaturale col reale, coglie l’apparenza anzi che la verità delle cose, da piccoli e spregevoli mezzi ricava effetti ma-ravigliosi; poi improvvido e inconsiderato, distrugge in un istante l’opera lunga e faticosa di molli anni. Allora gli uomini prodi e i benefattori della patria si tramutano in numi; i tristi e i vili in demoni; e i grandi rivolgimenti sociali operati da costoro non sono che l’opera del fato cieco, eterno, ineluttabile. In questo primo periodo gli storici sono d’ordinario i poeti, i sacerdoti, gli artisti; così che la storia è a un tempo un poema, una teologia e un’estetica: come si pare in Omero, in Esiodo e in Erodoto. Ma un esempio ancora più recente e molto simile ci è porlo dall’Alighieri, il quale è insieme ( XLIV ) 1 Omero, J Esiodo e l'Erodoto dell1 Italia; come la Divina Commedia è al modo stesso un’ epopea, una teologia, una storia e un’estetica. AI pari che quegli antichissimi Greci, egli sublima e imparadisa que’ suoi concittadini che col senno e con la mano fecero hi patria gloriata e felice; e inabissa nel tartaro e tramuta in demoni quanti la disonestarono o ne fecero strazio; assumendo negli ordini oltramondani ed estemporanei quella stessa giudicatura che compete allo storico nella cerchia più ristretta della vita presente. Ond’è che il concetto storico di Dante meglio che nelle umili cronache del Malespini, del Compagni e del Villani, riluce nei dipinti di Giotto, e nei marmi di Giovanni e di Andrea, pisani, e dell’Orcagna. Ma quando l'elemento ideale si marita al reale e la fantasia sottosta alla ragione, ne esce quel meraviglioso composto, quel singolare temperamento di tutte le facoltà, quell’armonia arcana e sublime, per la quale la vita dell’uomo come quella dei popoli, tocca il suo più alto grado di perfezionamento, e uscita di pubere aggrandisce e vigoreggia. La storia allora a sua volta assume le maschie sembianze e la gravità dell’uomo perfetto. Essa toglie dalla fantasia gli smaglianti colori co’ quali dipinge gli avvenimenti, e chiede alla ragione e alla esperienza il giusto criterio che li cerne e li pesa. Incede secura e tranquilla, e più che del plauso dei contemporanei si piace ed attende quello degli avvenire. ( xly ) Tucidide, Tacito, Livio, Guicciardini e Machiavelli sono gli storici più perfetti di tre grandi nazioni in questo secondo periodo della vita sociale. Come finalmente i popoli volgono a vecchiezza, le forze sono consunte, spente le illusioni, gli animi sfiduciali, allora, rotta nuovamente l’armonia degli opposti, prevale una fredda ragione, il calcolo e l’egoismo signoreggiano la vita, l’utile tiene il luogo del bello, il guadagno soltentra alla gloria, gli interessi materiali ai morali, la diplomazia assume le veci dei generosi ardimenti e dell’entusiasmo delle battaglie. Lo storico di questo terzo periodo è un diligente, copioso e arido narratore; e tu senti il gelo e la loquacità della vecchiezza, in quelle erudite e voluminose compilazioni, nelle quali è spenta la poesia e manca l’affetto: in breve, cessa la vera storia e hanno cominciamento gli annali e i lessici. Del qual vero non voglio recare in mezzo altro esempio che quello che ne porge un popolo illustre, al quale mi richiama sovente la memoria e l’affetto, vuo’ dire il toscano. Esordì egli con Dante, toccò la perfezione col Guicciardini e col Machiavelli, poscia venne scadendo col Galluzzi e col Pignoni, e terminò col Dizionario Storico di Emmanuele Repelli. Questi tre periodi, che io sono venuto accennando così di passata, rispondono alle tre età del Vico e ai tre momenti dell'Hegel, e potrebbero in una sola formola compendiarsi, dicendo, che il primo è sempre di sua ( XI.VI ) natura sintetico, il secondo mesce l'analisi alla sintesi; e nel terzo prevale e trionfa l’analisi. Perocché, la ragione umana a misura che procede innanzi, falla più sicura delle proprie forze, cerca sprigionarsi dalla invoglia fantastica c dalle forme ideali, affine di incedere spedita nella ricerca del vero; c chiamate a severo esame le storie di tutti i tempi e di tulli i luoghi, nc rigetta quanto vi inirusero di vago e di ideale le giovani fantasie dei popoli, e la ignoranza dei prischi tempi. Per essa la storia esce dai confini delle lettere, e si eleva all' altezza delle scienze razionali ; indaga con sguardo scrutatore e severo le cause universalissime degli umani eventi, e dopo un lungo e paziente lavorio analitico , la ragione abbracciando con vasta comprensiva • • le cause e eli eflelti, risale nuovamente ad una sintesi • generale ed assoluta, e crea la filosofia della stona. La quale iniziala in Italia dallo sterminalo ingegno del Vico, sollevala dal Bossuet a più alli principii, si ap11 disusati senlieri nella Germania mercè dell Hegel, del l'Herder e dello Scheiegei, e rinvenne addì noslii un illustre cultore in Francia nel Guizot ’. L’impresa adunque che vi siete recata alle mani, o Signori, si alliene a questo terzo ed ultimo periodo, e se a prima giunta vi parrà men bella o manco di lcliosa, tornerà assai più utile e più sicura, avendo noi a ricercare un campo vastissimo e in gran paric »,,esP*° ( XLVII ) rato, dal quale trarrete tale una ricca messe di notizie da riconfortarne la storia della nostra patria. Nè vorrei che vi raltenessc dall’opera grave e laboriosa l’autorità di un gran nome, e quel che più è, di un grande storico moderno, quella cioè di Carlo Botta, il quale sfata e deride gli studiosi delle cronache e delle leggende 2; nè tampoco vorrei vi scorasse l’asserto di coloro, che giurano essere ornai spigolalo ogni archivio, e ogni più importante documento dissepellito. E così pur fosse, o Signori, che noi non dovremmo lamentare lauto vuoto nella storia d’Italia, nè tanti errori combattere, nè tra tante incertezze ondeggiare. E io son di credere, che i se lo storico subalpino, ove si continua al Guicciardini, avesse avuto un po’ meno in uggia la polvere degli archivi, quanto è narratore eloquente sarebbe storico men dubbioso e più lodalo. Certamente che ninno si con-siglierà mai di togliere a modello di siile c ad esempio di crilica e di eloquenza le povere e aride cronache del medio evo, non essendo queste a vero dire della storia che la materia greggia ed informe, la quale elaborala dall ingegno e fecondala dall’affetto, esce poi lucida, ordinata, c per ogni parie perfetta. Vedete di fatto, come con quelle squallide cronache monacali raccolte c pubblicate dal Muratori, l’ingegno acuto e paziente del Sismondi abbia saputo inlesserc, ordinare, e scrivere quella sua gravissima storia delle nostre repub- ( XL\ 111 ) bliche dei (empi di mezzo, nella quale, se ne fogli lo sue abberrazioni in fatto di religione, è svolta e con singolare maestria narrata la vita pubblica dei nostri municipii, in quel periodo che di tutti è il più bello. Avrebbe egli forse potuto Michele Amari darci una storia tanto particolareggiata del grande eccidio francese nella Sicilia, che ha nome dal vespro, c quella della dominazione dei mori in quell’ isola, senza tutte leggere, meditare, raffrontare le antiche leggende c le cronache che ci serbarono notizia di quei tenipi fortunosi c remoti? Nè certamente è tra noi chi ignori quanta luce abbia raccolta sulla storia d’Italia l’illustre Carlo lioia, mercè delle lunghe e dotte ricerche spettanti ad una età da fìtte tenebre ricoperta. E di quanta luce pur si ristori la storia della Toscana e la Subalpina coll opeia delle 1 • erudite publicazioni de\Y Archivio Storico /tediano, e Monumenta Hisloriac Patriac di Torino, non è chi vegga. Del resto, piuttosto che con ragioni, noi rispon deremo con un sorriso a chi ci volesse persuadete p vero di fruito, e inonorato lo studio delle vecchie ca a’ quali se avesse aggiustato fede il dottissimo Arlo ^ Mai, l’Europa non si godrebbe al presente tutti q preziosi avanzi della classica antichità, pc quali il di quel cardinale sarà eternamente celebrato. Gli odierni esploratori di archivi mi rendono iniag* di quegli abilissimi navigatori i quali, sdegnati i ir PI ( XLIX ) angusti confini segnati all’umano ardimento dalla ignoranza e dalla paura, muovono in cerca di nuovi mari e di ignote terre, affine di apportar loro la luce della civiltà, e stringerle in nodo parentevole alle altre nazioni. Nò di altra guisa se ne differenziano, se non in quanto nei loro viaggi eruditi non hanno a paventare orribili tempeste, scogli e secche insidiose, c luoghi infami per naufragi. Ora, come ¡ nostri padri furono a giudizio di ognuno, i più illustri navigatori, così voi figli non degeneri, cercate il vasto e pacifico mare della scienza, e avventuratevi nelle oscure e innocue regioni della storia patria, la quale patì la sorte di tutte le altre d’Italia, di essere dalle tenebre della barbarie nei più remoti tempi ravvolta e abbuiata. Solo in questo la nostra è singolare da tutte, che ove il primo loro periodo è sempre poetico, soprannaturale ed artistico, la genovese esordisce adulta e virile, sdegna il canto delle muse sorelle, e lasciate le regioni vaghe e indeterminate della idealità, scende nel campo dèi fatti narratrice severa degli umani avvenimenti. Non ancora il Folchetto, il Cicala, il Calvi, il D’Oria, ed Orsone avevano dei loro carmi fatte echeggiare le nostre valli e la bella marina; nè le arti del disegno avevano scossa l’antica barbarie, e già il gran Caflaro da lunga pezza avea iniziata la serie dei nostri storici civili. Scrittore maraviglioso per l’età in cui visse, nè in quella superato da alcuno. ( o . Come Tucidide e Giulio Cesare, (fallò con eguale valentia la penna e la spada; c le imprese clic in prò della pairia condusse, scevro da amore di parte, e dili-genlissimamenle narrò. Qui non intemperanze ed eccessi di fantasia, non il facile e consueto novellare del volgo, non le mistiche e incomposie forme della leggenda; e ove i molli suoi continuatori per lunga pezza balbettano c pargoleggiano, egli procede sicuro, ordinato, e sagace indagatore delle più riposte cagioni onde muovono i fatti che egli prende a narrare: a tal che nello storico facilmente raffiguri il vincitore di Piombino, della Palestina, di Almeria, c il console clic cinque volte resse il nostro comune. Ma innanzi al CaiTaro hanno connn-ciamenlo le tenebre secolari, le quali risalgono fino alla caduta dell’impero romano. Così che, se ne togli pochi e preziosi frammenti della storia ecclesiastica, la notte si fa mesla, eterna, oscurissima. Qui dirizzate adunque le dotte vostre ricerche, o Signori; cercale a parie a parte le rovine lameniabili, che il corso di tanti secoli e le irruzioni barbariche lasciarono sul loro cammino. Indagate quanta parte ci rimanesse ancora delle antiche franchigie, delle pristine «istituzioni e delle romane leggi-Diteci se l’onta e il servaggio che tutta oppresse la patria comune, e dal quale per un pietoso riguardo dei cieli sole scamparono le felici ¡solette dell’ Adriatico, si distese pure su queste alpestri roccie, e invase i seni reconditi ( LI ) della Liguria ; o se la nalìa fierezza dei nostri, che ben cento e verni anni avea'lodato contro la potenza romana, scampasse non doma, come che rotta e sanguinosa dal furore dei barbari. Poi salutate festanti gli albóri dell’èra novella, e gli esordi della ilalica libertà, da ove hanno veramente principio i tempi che per noi corsero migliori c più lodati. Vasto e bellissimo campo alle vostre investigazioni saranno le leggi, la moneta, i traffici , la navigazione, le lettere, le arti e le instituzioni di pubblica beneficenza. Ma una storia che ancor ci manca, e della quale è in tutti grandissimo desiderio, .— quella si è del nostro commercio, nella quale si compendiano a un tempo la storia civile e la militare. Perocché, questo divario corre tra le repubbliche antiche e le moderne, che quelle miravano solo alle armi, alla gloria, e ai Iodati e diffìcili acquisti ; laddove le repubbliche marittime dell’età di mezzo facevano sempre andare di conserva le armi ai traffici e la gloria al guadagno ; così che sovente il commercio appianava la via alle imprese guerresche, e poi le armi allargavano e sicuravano i traffici. Onde in tutte le paci, in tulte le convenzioni, e in tutti i trattati politici di que’ tempi tu intravedi sempre un pensiero o scorgi palese un patto, che guarentisca la libertà e la sicurezza del trafficare. Avvertiva quindi a ragione un insigne scrittore dei nostri giorni, come nelle pertrattazioni politiche di ( Ul ) Venezia, di Pisa, di Genova, di Firenze, v’abbia sempre nn fare mercantesco, che loglio loro la splendida poesia che circonda e abbella lo repubbliche elleniche e la romana, e mostra le noslrc più positive, più casalinghe c più modeste. Esempio che si rinnovclla pure addi nostri dall’Inghilterra, la quale con le armi e più ancora con gli scaltrimenti politici, ad altro non intende che ad avvantaggiare in ogni luogo e per ogni via i suoi traffici. I padri nostri ragionevolmente non paghi alla cerchia troppo ristretta delle montagne che ne circondano, e ne serrano il passo per ogni via, affissarono il cupido sguardo nell’Oriente, emporio allora di lutto il commercio, e in premio del senno e del valore, ottennero di porre colonie in Caiìa, in Pera, in Galata, in Cipro, in Candia, in Scio, in Metellino, in Bairut, in Caifa, in Tolemaide, in Tripoli; onde Genova dalla sua scogliera sedeva a sopracapo dell’Eusino, regnava in una parie di Costantinopoli, e riempieva del suo nome l’Asia e l’Africa ad un tempo. E com’ebbe alla Meloria prostrata la rivale, tenne lunga pezza la signoria dei Mediterraneo. Da ciò periamo la necessità di bene studiare la natura, lo sviluppo e l’indirizzamento del nostro commercio; di che sono ammanite e pronte molte importanti notizie, come le dissertazioni del P. Prospero Semino, le lettere di Giovambattista Canobbio, le dotte elucubrazioni dell’avvocato Fanucci, quelle più recenti ( lui ) del Sauli, del Pagano, del Cordero, e le storie del Serra e del Canale, ove abbonda la messe, e la via è di già tracciata; senza i molti e preziosi documenti tuttavia inediti, che si serbano nelFarchivio di S. Giorgio; i quali in breve per opera della benemerita Commissione a ciò deputata, ritolti alla polvere e all’oblio, saranno ordinali e offerti agli studiosi delle cose patrie. Se non che, la storia del nostro commercio si intreccia per guisa a quella dei celebri nostri navigatori, che non è possibile in modo alcuno separamela. E chi potrebbe invero di questa gloria contendere eoi Genovesi? Non di tempo, perchè noi antivenimmo i Veneziani, gli Spa-gnuoli e i Portoghesi; non della grandezza e rilevanza dei discoprimenti, perchè niuno per quantunque felice e lodato navigatore, andrà mai innanzi a quella eterna gloria di Genova e del mondo , Cristoforo Colombo. E di vero, a Marco Polo non fu gran fatto difficile per la via di terra addentrarsi nelle regioni ortive dell’Asia, e giungere con pompa e seguito di ambasciatore alle Indie; nè a Vasco di Gama e agli altri Portoghesi far capo alle stesse, rasentando la costiera d’Africa; ma con mente divina vaticinare un nuovo mondo, e con invitta costanza cercarlo nelle incommensurabili e tempestose onde dell’Oceano, era virtù e fortezza solo pari alla virtù e alla fortezza genovese. Vedete di fatto costoro più secoli innanzi riconoscersi sortiti da Dio a questa ( uv ) grande e novissima rivelazione; e schiantati i termini che ritenevano i naviganti entro i soli confini di Europa, avventurarsi animosi a queir arduo cimento. Quindi tra il 1270 e il 1280 scoprire le Azzorre c l’isola di Madera. Poco stante (1291) Tedisio D’Oria e Ugolino ^ ivaldi audacemente commettersi su fragile legno a quella insolita navigazione, e perire. Nè la sorte loro infelice poter raltenere Niccoloso da Rocco (154-1 ), che non si rifacesse da capo per la stessa via a riconoscere le Canarie, ove forse primi erano approdati i due infelici navigatori. Tre altri Genovesi nel 14-4-0, scoprire le isole di Capo Verde, e sempre spingersi innanzi per ¡schiudere 3 finalmente a Colombo la via al continente americano . Venezia ebbe, non ha molti anni, da un dotto monaco camaldolese una storia compiuta e lodata de’suoi celebn viaggiatori ;; Genova non si mostri da meno, e provveda al proprio decoro; che il farlo non dee tornar malagevole dopo quanto di Colombo e di alcuni nostri navigatori hanno scritto con singolare dottrina ed erudizione l’Irving, il Navarrelte e il P. G. B. Spolorno, di sempre cara e venerata memoria. Tralascio, ond’esser breve, di intrattenervi delle principali necessità della nostra storia artistica e lette raria; ma non posso in conto alcuno tacere di quella clic, a mio avviso, è la bellissima tra le glorie genovesi, -omo’ dire la storia degli instiluli rii pubblica beneficenza. ( IV.) Con ciò sia clic, la lode clic ci proviene dalle audaci , imprese delle armi, dai difficili e arrischiati viaggi, dalle industrie, dalle lettere c dalle arti, non regge in conto alcuno al paragone con quella che deriva dalla squisita bontà del cuore ; perchè le vittorie costano ai popoli lagrime e sangue, e ai traffici e alle industrie si tramischia troppo sovente la frode e l’inganno; e le arti e le lettere sono assai volte dalla ambizione guaste e contaminate; ma pura, santa, e pienissima è la gloria che a noi viene dal benefizio.' Negli altri vanti potrete facilmente essere superali da altri popoli, o più prodi, o più ingegnosi o più felici; nel vanto della carità, oso dirlo, da niuno. E qui mi gode l’animo a pensare, come riandando le innumerevoli opere di beneficenza che la pietà dei padri nostri produsse nel giro di tanti secoli, vi sentirete ognora più invitati a venerare e ad amare una religione che ha asciugale tante lagrime, leniti tanti dolori, posti i semi di tante virtù ; e che non mai stanca dal beneficare, è ogni giorno sul pensare a nuovi trovati, che ristorino i sempre nuovi dolori della travagliata umanità. Dateci adunque una storia della beneficenza genovese, la quale faccia fede, che se i padri nostri furono gloriosi, potenti c temuti, furono in pari tempo singolarmente buoni; il che stimiamo assai più dello aver messa in fondo Pisa, emulata Venezia, rialzato l’impero dei greci, e tratti prigioni il re di Cipro e quello di Aragona. ( I X VI ) Cercate le origini, considerate le vicende, studiale le leggi e 1 intcriore organamento del nostro municipio, sarà allora possibile abbracciarne di un tratto la vita pubblica e la privata; c mercè di uno studio comparativo con gli altri comuni d! Italia, rinvenire le vere cagioni perché le repubbliche lombarde, avvengachè riboccanti di vita, fiori di un giorno, tosto nate perissero; perché Pisa, Siena, Firenze, alle quali fu conceduta vita più lunga e glorie molle e maravigliose, per anticipata vecchiezza mancassero; e solo vincessero il tempo e durassero Venezia, Genova e Lucca. L come la prima si levasse tanto alto da concepire il vasto etl ardito divisamente di farsi signora di tutta Italia ; al quale audace concetto fu fatale l'ira terribile di un genovese, quella cioè di Papa Giulio. Quindi vediamo la fiorentina repubblica nel 1502 far prova di raffazzonarsi ¿dia veneziana, e la genovese raccostarsele ventisei anni dopo; ma l’indole non domabile dei nostri rifiutarsi sempre al duro servaggio che patì quel popolo nobilissimo. Da ciò il fine assai diverso di entrambe; perocché la vecchiezza della genovese, sebbene manco splendida, fu come di uomo tuttavia aiutante di forze ed animoso; laddove la veneta cadde in lungo letargo c si addormentò: e quando il trattato di Campoformio (4 797) venne a scuoterla dal sonno indecoroso, si trovò inerme e svigorita tra le braccia de’suoi nemici. Ma la Itcpub- ( LVII ) blica genovese, reco le parole di (’¡irlo Bolla, periva feroce, animosa, sanguinosa, impaziente, noti inulte, non umile, ìwìi lacrimosa come la veneziana \ Onde le toccò in sorte di essere affratellala ad un popolo giovine, prode e generoso, e di intrecciare le proprie insegne con quelle »della gloriosa e felice Reai Casa di Savoia. Ma rifacendoci a dire di questa nostra Società di Storia Patria, non posso in giorno tanto lieto passarmi dall’ammirare e dal lodare la prontezza con la quale accorreste, o Signori, all'invito, offerendo unanimi i portati del nobile ingegno , e degli studi pazienti e onorati di molti anni a ornamento della patria; quasi vi tardasse di provare ancora una volta, che non ostante le condizioni al tutto speciali della nostra città, l’amore degli studi e delle gentili discipline non è spento tra noi. Nè mi ristarò dal porvi innanzi, come per invitarvi a fare sicurtà con voi stessi, quanta cagione abbiate di confidare e di sperare. Di uno dei nostri soci torna a vedere la luce una lodata Storia politica, commerciale, artistica e letteraria di Genova; e quel che è di assai momento, col testo originale del Caffaro collazionalo su! codice parigino. Altri dà opera solerle a raccogliere documenti dei tempi più remoti e anteriori al primo nostro annalista. Una dotta e accurata illustrazione storica, epigrafica e monumentale della antichissima chiesa di Santa Maria di Castello, come saggio di storia ecclesiastica, ( LVili ) si sta apprestando da un mio confratello. Un giovine e coltissimo ingegno educato agli studi severi della Archeologia, si travaglia a compiere il saggio sulla moneta genovese del Gandolfì ; e prepara nel (empo stesso erudite investigazioni intorno i consoli che ressero il nostro comune. All’ incremento delle cose diplomatiche si provvede da un insigne cultore delle medesime, del quale sta per vedere la luce il Codice diplomatico del- 1 isola di Sardegna. Altri dà opera a mettere in mostra le glorie più rilevanti de’ Genovesi cercando i fasti della illustre famiglia dei Boria. Un giovine di belle speranze appresta notizie e documenti di quel Girolamo Serra, nel quale non sapresti che più lodare, se l’ingegno, o la virtù, o i servigi eminenti resi alla patria. Finalmente alcuui pongono sollecita cura a illustrare e a conservare i monumenti artistici della nostra eiìià. Pensate or dunque, o Signori, quanto io debba tenermi onoralo e felice nel trovarmi di mezzo a voi, non già moderatore, ma solo ammiratore e lodatore sincero degli studi vostri e delle utili vostre fatiche. Che se a me la tenuità dell’ingegno e la inferma salute non consentiranno di far cosa di grande rilievo in prò della nostra associazione, avrete in colui che eleggeste a tenere le mie veci, tal copia di dottrina da ristorarne largamente la molta mia povertà. Ecco pertanto la via che ci è parso bello tenere, e I indirizzo clic fu giudicato il più acconcio alle nostre r- ( LIX ) esercitazioni. Come In Società Ligure di Storia Patria mira ad associarsi a quell1 ardore degli studi storici che di presente ferve in tutta Italia, a raggiungere questo fine, le si parano innanzi due vie; cioè schiudere un campo all’ esame e alla discussione degli antichi documenti , e dei capi più controversi della Storia nostra, come nobile palestra ad esercitare gli ingegni nella critica, nella ermeneutica, nella diplomatica, nella paleografìa, parti principalissime di questi studi; e nel tempo stesso diffondere a utilità altrui l’opera e il frutto delle fatiche comuni. Quindi essa sarà insieme una società di studiosi, e una società editrice. Gli uni prepareranno materia alla stampa o con lavori propri o con documenti inediti e rari spettanti alla storia genovese; gli altri i lavori ammaniti, corretti, ordinali e annotati faranno di pubblica ragione, aiutandosi a vicenda di opera e di consiglio. Sarà poi nostra cura il porci in relazione coi più illustri e benemeriti cultori degli studi storici in Italia e fuori, e coi principali archivi, segnatamente col fiorentino e col torinese. La copia e la varietà delle materie, e l’eletto numero dei Soci che ci profersero la loro cooperazione, ha reso possibile partire la nostra Società in (re classi, cioè, di Storia, di Archeologia e di Belle Arti. Ognuno di questi tre rami avrà un libero campo di azione, e tutti e tre si rimanderanno la luce e si comunicheranno a un tempo la forza e la vita. Il ' / consiglio di presidenza trasmetterà alle singolo sezioni i quesiti più rilevanti concernenti la storia del nostro paese, invitando gli studiosi a rivolgere le loro cure alla di- lucidazione delle epoche più oscure o men note, senza che sia disdetto ad alcuno di spendere il proprio ingegno ciò die meglio gli aggrada. Dal concorso di tanti "°ci ' ^a^a emulazione di tanti ingegni, dalla qualità e copia dei mezzi che saranno porti dalla Società, abbiamo fomento a sperare che essa possa raggiungere il fine nobilissimo che si è proposto. ;~7 M e proposto. .¿zzrrla pr"na p,e'ra di un gra,,dc i • . ’ se non gli verrà meno il favore no~',n conciiradini, nè l’opora degli studiosi delle r,c e discipline ; se unili di menfe e di cuore non ci «asceremo ner • • * s,asi contrarietà svolgere o fuorviare dilati ° Cammi*no' cresccrà a decoro di questa nostra C,i^' e sara un monumento non perituro, che . avvenire, come i semi gentili posti dagli , . > n In uberi°so terreno, fossero da noi svolti e . COn ^e» con perseveranza, con amore. L'opera _ non *apderà a dare frutti copiosi e desiderabili ; J ^ ,a ^er vo* fatta lieta e onorata ve ne avrà eterna ne, ed io ricorderò sempre questo giorno come ,l,ì0 ^i più cari della mia vita. ■ NOTE AL DISCORSO DEL P. MARCHESE i Questo scrittore o altri elio si ricordano qui appresso s’intendano lodati nello solo parli egregie che rilucono nello loro opere, e non mai in quei racconti, o dottrine per le quali merilamente furono condannate dalla Chiesa. a Storia d'Italia continuala da quella del Guicciardini, edizione di Capolago, 1832. Prefazione pag. 2G e 27. 3 L’egregio Avvocato Giuseppe Michele Canale, Presidente della Seziono di Storia nella nostra Società, ci promette una Storiu dei viaggi, delle navigazioni, delle scoperte marittime, e delle antiche carte Idrogeocjra-(ìclie degli Italiani. L’opera sarà partila in Ire volumi. * Di Marco Paolo e degli altri viaggiatori veneziani più illustri. Dissertazioni di D. Placido Zurla. Venezia 1818, volumi 2. 8 Storia d'Italia dal 1789 ul 1814, Iib. xi, anno 1797. CATALOGO DEI SOCI. UFFICIO DI PRESIDENZA PRESIDENTE Marchese Reverendo Padre Lettore Vincenzo Fortunato Domenicano, Professore di Belle Arti nell’università di Siena, Dottore Collegiato di Belle Lettere in quella di Genova, Socio di varie Accademie ecc. VICE PRESIDENTE Crocco Avvocato Antonio, Consigliere dell’Eccellentissima Corte d’Appello di Genova, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. SEGRETARIO Oliviem Agostino , Bibliotecario della Regia Università di Genova. VICE SEGRETARIO Cazzino Giuseppe, Professore di Lettere Italiane nel Collegio Nazionale, Socio di varie Accademie. ( (AVI ) TESORIERE Allegretti ¡Vicolo , Consolo Generale OUomano, Cavaliere dell’Ordino dei SS. Maurizio e Lazzaro. CONSIGLIERI lÌANt.i/Eno Gii^eppe, Catastaro della Ciltà di Genova, Socio Corrispondente della Regia Deputazione sopra gli studi di Storia Patria di Torino, della Società Letteraria di Liono, o di quella di Statistica di Marsiglia. Cepollina Avvocato Intendente Marcello, Regio Ispettore degli Archivi Governati^ di Genova, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio o Lazzaro. .Io.nteìoro Giovanni, Sostituto Avvocato Fiscale Generale, Membro della Società Economica di Chiavari. Ricci Marchese Vincenzo, ex-Ministro Segretario di Stato, Deputato al Parlamento Nazionale, Consigliere Municipale, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Sangoineti Reverendo Angelo, Preside della Facoltà di Filosofia e Bello Lettere nell Università di Genova, Profess. di Retlorica nel Seminario Arcivescovilo. Caveri Avvocato Antonio, Professore di Storia del Diritto, Vice-Rettore della Kegia Università di Genova, Consigliere Municipale, Ufficiale dell’Ordino dei SS. Maurizio e Lazzaro. UFFICIALI DELLE SEZIONI SEZIONE DI STORIA PRESIDENTE Canale Avvocato Michele Giuseppe, Professore della Storia del Commercio nel Collegio d’ Asie. ( IXVII ) VICE PRESIDENTE Amari Cavaliere Emerico, Professore di Diritto Penale. SEGRETARIO Isola Avvocato Gaetano Ippolito. VICE SEGRETARIO Marcoaldi Oreste, laureato in Filosofia. SEZIONE DI ARCHEOLOGIA PRESIDENTE Tola Avvocato Pasquale, Consigliere dell’Eccellentissima Corte d’Appello di Genova , Membro della Regia Deputazione sovra gli studi di Storia Patria di Torino ecc. Ufficiale dell’Ordine Mauriziano. VICE PRESIDENTE Vigna Reverendo P. Amedeo, dei PP. Predicatori, Socio del Provinciale negli Stati di Terraferma. SEGRETARIO D’Oria Iacopo de’Marchesi, Vice Bibliotecario Civico. VICE SEGRETARIO Bllgra.no Luigi Tommaso. ( LXVIJI ) SEZIONE di belle ARti PRESIDENTE Isola Giuseppe, Pittore di Sua Maestà, Professore nell’Accademia Ligustica ed In altro d’Italia, Cavaliere doli’Ordino dei SS. Maurizio o Lazzaro. vice presidente Varsi Santo, Scultore di Sua Maestà, Professoro nell’Accademia Ligustica cd in altre d’Italia, Cavaliere dell’ Ordine suddetto. SEGRETARIO Sci"lciu ALa,e Giuseppe Profo Professore, Vicc-Bibllotecarlo Cirlco. VICE SEGRETARIO i-fxono Tamah Profess Arti. ’ ^toro, Segretario dell’ Accademia Ligustica di elenco dei soci AtA-Pojfzojfj Marchese lazzaro. ’ Go™mend. dell’Ordine dei SS. Maurizio e Cavaliere dell'Ordine s di r°^eSS0,° Retorica noI Collegio Nazionale, Kcgia Università. 6,(0 ° Dultore Colmeggiato di Belle Lettere nella Z IT" Canlh,e • Cavaliere Em,,«, (. LXIX ) Ansaldo Avvocato Francesco. Aiidoino Casimiro, Impiegato ni Municipio. Avignone Avvocato Gaetano. Bancuero Giuseppe. Belguano Luigi Tommaso. Big li ati Avvocato Paolo. Bignone Angelo. Boccardo , Avvocato Professore Gerolamo, Cavalicro dell’Ordino dei ^ ■ 1 rizio e Lazzaro. Bottaho Reverendo Luigi, Professoro di Filosofia Razionale nel (linn.i. vico, Dottore Collegiato in Filosofia. Brignole-Sale March. Antonio Ministro di Stalo, ecc. ecc. Cavaliere dell Ordine Supremo della SS. Annunziata. Camozzi Conte Gabriele. Campofregoso Marchese Giacinto. Canale Avvocalo Michele Giuseppe. Canale Reverendo Gio. Batta , Canonico della Cattedrale di Gcnovu. Casacci a Giovanni. Cataldi Giuseppe , Senatore del Regno. Caveri Avvocato Antonio. Ceccih Carlo, Ingognere Architetto. Cecconi Avvocato Luigi , Vice-Console Toscano. Celesia Avvocato Emmanuele. Cepollina Avvocato Cavaliere Marcello. Cevasco Giacomo Regio Commissario alla Banca Nazionale, Cavaliere del-1’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Cevasco Gio. Batta Scultore, Consigliere Municipale, Ufficiale dell’Ordine suddetto. Costa Ettore, Dottore Collegiato in Medicina. Crocco Avvocato Cavaliere Antonio, Consigliere Municipale. Da-Passano Gerolamo, Professoro di Storia e Geografia nel Ginnasio Civico, Ispettore dello Scuole Civiche Elementari. D’Aste Stefano, Capo Uffizio al Municipio. Debarbieri Antonio, Scultore. Della-Torre Reverendo Antonio Maria. De-Rossi Gio. Batta , Dottore in Medicina. Desimoni Avvocato Cornelio. Dondero Avvocato Giuseppe Antonio. > n ( LXX ) D’ Ondes Reggio Giovanni. D’ Oria Marchese Iacopo. Orago Reverendo Professore Antonio. Dufour Avvocalo Maurizio. Elena Domenico Senatore del Regno, Vice-Presidente della Camera di Commercio, Consigliere Municipale, Commendatore dell’Ordino Mauriziano. Elena Michele, Maestro nelle Scuole Elementari. Erede Michele, Professore nel Collegio Ligure. Falconi Agostino, Socio di varie Accademie. Fazio Avvocato Giovanni Bartolomeo. Frascheri Giuseppe, Pittore, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Gazzi.no Giuseppe. Giuliani Reverendo Gio. Batta dei PP. Somaschi, Professore di Eloquenza Sagra nella R. Università di Genova, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Giuliani Reverendo Niccolò, Assistente alla Biblioteca della Regia Università di Genova. Grillo Reverendo Luigi ex-CapelIano della Regia Marina, Membro della Società Archeologica d’ Alene, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Guarco Domenico Maria, Segretario della Cassa di Risparmio e di Beneficenza della Marina Mercantile. Gierazzi Dottore Francesco Domenico, Socio di varie Accademie. Jsnardi Reverendo Lorenzo de’ PP. Scolopj, Rettore della Regia Università di Genova, Commendatore dell’Ordine Mauriziano. Isola Professore Cavaliere Giuseppe. Isola Avvocato Gaetano Ippolito. La-Loggia Gaetano, ex-Professore di Fisiologia nell’Università di Palermo. Luxardo Reverendo Fedele Professore di Belle Lettere. Luxoro Professore Tamar. Marchese P. Vincenzo Fortunato. Marcoaldi Oreste. Mercantine Luigi Professore di Letteratura Italiana, Direttore del Collegio Italiano in Genova. Merello Giuseppe, Agente di servizii marittimi delle Messaggerie Imperiali di Francia. Mini Professore Costantino. Molinari Reverendo Domenico. Montesoro Avvocato Giovanni. n ( LXXI ) Monticelli Marchese Pietro, ex-Segretario del Ministero degli Interni Deputato al Parlamento Nazionale. Morgana Reverendo Domenico , Professore nel Collegio d’ Aste. Navone Giacomo. Negrotto-Cambiaso Marchese Gio. Batta , Deputato al Parlamento Nazionale. Negrotto-Cambiaso Marchese Avvocato Lazzaro. Novaro Gio. Batta Pittore, Professore nell’Accademia Ligustica di Belle Arti. Novella Giovanni, Ingegnere Architetto. Oliva Pietro, Dottoro in Medicina. Olivieri Canonico, Professore Giuseppe, Bibliotecario Civico. Olivieri Agostino. Pallavicino Grimaldi Marchese Camillo. Pallavicino Marchese Stefano Luigi. Papa Avvocato Giovanni. Pareto Marchese Damaso. Pareto Marchese LonENZO. Pareto Marchese Raffaele Ingegnere Architetto. Passano Gio Batta. Pennacchi Giovanni, Professore di Rettorica nel Ginnasio Civico. Pescetto Dottore Gio. Batta, Medico principale nello Spedalo di Pammatone. Pitto Antonio. Piuma Marchese Carlo Tommaso. Poggi Reverendo Professore Filippo Canonico di S. Maria del Rimedio , Professore in aspettativa di Eloquenza nella Regia Università. Pozzoni Avvocato Cesare. Ramognino Michele Scultore. Rebuffo Reverendo Paolo , Professore emerito di Eloquenza Italiana nella Regia Università. Resasco Gio. Batta Architetto Civico. Ricci Marcheso Cavaliere Vincenzo. Rocca Pietro, Verificatore dei Pesi e Misure. Rubatto Carlo Scultore. Salvago Marcheso Avvocato Paris Maria, volontario negli Archivii di S. (liorgio. Sanguineti Reverendo Angelo. Sauli Marchese Niccolò. . Scaniglia Abate Giuseppe. » Serra Marchese Gio. Carlo. Serra Marchese Giovanni. ( LXXIl ) Staglieno Marchese Marcello, Vicc-Presidonte della Società Piomotrlce di Bello Arti. Tola Avvocato Cavaliere Pasquale. Tomati Avvocato Giuseppe Dionigi. Tortello Agostino, Capitano Marittimo. Tortello Gio. Batta, Impiegato al Municipio. Tubino Reverendo Emmanuele, Dottore in S. Teologia nella Regia UnUcrsit.. Varni Professore Cavaliere Santo. Viale Avvocalo Bartolomeo, Console Generale di Buenos-Ayres. Vigna R. P. Amedeo. Vivaldi Avvocato Domenico. Errata Corrige TJ(uf. XV lin. 8 fors*anche — fosse anche LXv » 1 Professore (ii Belle Ai ti — Professore Onorario G 111 0uu Società Ligure di Storia Patria si pubbli-utino di mano in mano a fascicoli. In essi si terrà il d affatto conformi a quelli che usiamo 1,1 questo Avviso. Nei fascicoli che seguono vedranno la luce: L’i Cì Oitneo dello, Prima Crociala scrilia da Caffaro, un aliia r/W di Gerusalemme da Goffredo fino a do di Lusignano, lavoro d’un anonimo ridono a compimento dall’Annalista genovese Jacopo Doria. L’ima e 1 ;>"ra cronaca lurono estraile dal Codice originale di Itilo, (he conservasi nella Biblioteca Imperiale di Pa rigi. Cappono su un frammento di Breve Consolare Genovese scoperto in Nizza. Documenti inediti sulle Relazioni dei Genovesi coll'impero Greco nel secolo mi. STATUTO DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA. TITOLO PRIMO SCOPO DELLA SOCIETÀ. Artìcolo 1|° La Socielà di Storia Pairia ha per oggetto la coltura della Storia della Liguria; e perciò si propone indagare le memorie del passalo, illustrare le antiche cronache, porre in luce le più meritevoli tra esse; zelare la conservazione dei liguri monumenti; trarre dagli archivi, sì pubblici che privati, quei tesori di patria erudizione che vi giacciono ancora negletti ; dare opera in somma a porgere efficace incitamento allo studio di ogni notizia civile, commerciale, letteraria, religiosa, biografica, archeologica, artistica del nostro paese. ( LXXYI ) Art. ± Ciò non vieta però, die i Soci tolgano a subbiello delle loio indagini le memorie delle altre provincia italiane, massime nelle correlazioni, che possono avere colla Storia ligure. TITOLO SECONDO DEI SOCI. Art. o. I sloi La Società è composta di cultori, ed amatori degli studi rici. I Soci si ripartono in effettivi, onorar», e conispon denti. Sono effettivi quelli che concorrono alle spese neces sarie per il mantenimento della Società, giusta le noi me appresso indicale. Si eleggono gli onorarii tra coloro che sono illustri per lavori storici pubblicali, o che si rendono ben* meriti della Socielà per importanti doni, od altri titoli. Scel gonsi i corrispondenti Ira gli studiosi delle storiche discip me ? i quali non risiedendo in Genova possono colle loro cognizioni prestare un’attiva cooperazione ai lavori di quest Istituto. Art. 4. Gli ascritti alla Socielà ricevono un diploma, che attesta ( LXXYIl ) il grado, che vi tengono. Il diploma sarà mimilo del sigillo che porlerà l’effigie di Caffaro, e l’iscrizione « Società Ligure di Storia Patria anno 18Ì57 ». TITOLO TERZO UFFIZI DELLA SOCIETÀ. Art. 5. L’Istillilo ha per suoi Uflìziali: (а) Un Presidente che regola e dirige le discussioni e fa tutte quelle proposte, che giovano al decoro e all’ incremento della Socielà. (б) Un Vice Presidente, che mancando il Presidente 10 supplisce. (c) Sei Consiglieri. (fi) Un Segretario generale, che custodisce le carie ed 11 sigillo della Socielà, stende il verbale delle tornate e corrisponde con altri Istituii. (e) Un Vice Segretario. (/) Un Cassiere che procura la riscossione delle quote dei Soci, rilascia le ricevine, paga in seguito dei mandati del Presidente, e rende ogni anno ragione delle entrale e delle spese. ( VA'Vili _) Art. 6. I predelti Ufliziali insieme riuniti costituiscono il Consiglio della Società. TITOLO QUAllTO DELLE ELEZIONI. Art. 7. s°ne che ° ^ ^0CI e^e,tlVJ possono proporre le per-accetiazióneU r”?/1<ìgne dl esscre a8gregate »ir ¡stilalo; ma 'lata che ( ' < SSC Sl Per Scrutinio segreto nella lor-Se°,le a Quella, in cui ebbe luogo la proposta. Art. 8. Gli Uffiziali sono eletti tra i Soci effettivi per 'si 1 segrete. Il Presidente ed il Vice Presidente si eleggo annualmente, e possono essere rielelli. Dei Consighen o-, anno scade un terzo, cominciando dai più anziani. II gretario, il Vice Segretario ed il Tesoriere durano in ui'Z1 per un triennio, e possono essere confermati. ( LXX1X ) TITOLO QUINTO DELLE ADUNANZE DELLA SOCIETÀ. Art. 9. La Socielà è convocala almeno una volla al mese dal Preside« le. Art. 10. Le malerie sulle quali verserà l’adunanza saranno annunziale ai Soci dal Segretario. Art. 11. Le deliberazioni saranno prese ad assoluta maggioranza di voli. Art. 12. I soli Soci effettivi presenti costituiscono il corpo deliberante; e perchè le deliberazioni siano valide si richiede r intervento almeno di quindici Soci. ( LUX ) TITOLO sesto ^“MìIVISTIUZ/OIVE. Art. 13. U ™m"b“*ioni di ciascun Socio sono te segue,,!,. 9 er d,mt0 d imissione . L. 5. - Vuota annua ... „ i2 Art. 14. 11 Prodotto di cn -s( razione in i erogato nei/e spese di Ammini- cielà, e (jej|e ^Ue^e pubblicazione degli Ani della So- ¡ ale verrà deJiJjG1 ° documenlJ> di cui in Assemblea Genc- Pendice asii ^ SlamPa Pcr ser,e separala, in ap- Atti della Società. Art. 15. Ch <|uoia, cesserei,hril-T,1,"1“1 mancassc «* Pimento (Iella cietà. (l 0 P,0prio di appartenere alla So- ( LXXXI ) TITOLO SETTIMO DISTRIBUZIONE DEI LAVORI. Art. 16. Aflìne di agevolare il compilo, che la Società si è prefìsso, essa sarà divisa in tre Sezioni cioè: (a) Storia. (b) Archeologia. (c) Belle Arti ( Vedi Nola in fine). Art. 17. Ciascuna Sezione avrà un Preside, un Vice Preside, un Segretario, ed un Vice Segretario scelti ogni anno a maggioranza tra i membri, che la compogono. Questi Uffizioli potranno essere rieletti. Art. 18. Il Preside radunerà la propria Sezione quando lo stimerà opportuno, previo concerto col Presidente della Società. ( LXXXII ) Art. 19. Le Sezioni non potranno trattare che delle malerie posto «•Il 01 dine del giorno, e questo, per quanto si potrà, sarà conte] lato dal Preside della Sezione col Presidente della Società. Art. 20. Il Socio, che bramerà leggere qualche scritto, dovrà av-visarne il Preside della Sezione, significandogli altresì 1 argomento sul quale verserà il suo lavoro. TITOLO OTTAVO DEGLI ATTI DELLA SOCIETÀ. Art. 21. La Società provvede alla regolare pubblicazione de Atti; essi si comporranno di un rendiconto dei lavoii ^ in ciascun anno, e delle memorie, od estraili di cui la ^ cielà avrà deliberato la pubblicazione nei suoi volumi- e prolusioni del Presidente potrà essere deliberata la ^an1l dall’ Assemblea Generale. ( IAXXIII ) Art. 22. Il predetto rendiconto sarà preparalo dal Segretario generale d’accordo coll’Ufficio di presidenza sulle relazioni parziali, che gli daranno i Segretarii delle tre Sezioni. Prima di consegnare al Tipografo lai rendiconto, sarà letto, ed approvalo in una tornala generale. Art. 23. Quando i due terzi dei Soci presenti ascritti ad una Sezione, che non potranno essere in numero minore di sette, avranno per iscrulinio segreto dichiarata, degna di essere stampala per intero o per estrailo una memoria letta nella tornata precedente della Sezione, il Preside di essa informerà di tale deliberazione il Presidente generale. Questi nella prima tornata generale farà leggere la memoria proposta dalla Sezione, ed inviterà i Soci ad emettere il loro voto sul merito di tale scrittura nella prossima adunanza. Allorché i due terzi dei Soci riuniti in Assemblea Generale avranno approvato a voli segreti la stampa del lavoro proposto, esso sarà inserito negli Alti della Società. Trattandosi però di scritti mollo estesi, per la lettura dei quali si richiedessero più tornate, la Società potrà incaricare dell’esame di essi una speciale Commissione, che riferirà all’Assemblea Generale sul merito di lali lavori, e si volerà quindi nel modo sopra indicato. ( LXXXIV ) Art. 24. Due Membri dell’ LTflìzio di presidenza veglieranno insieme cogli autori dei vari scritti alla correzione della stampa degli Atti della Società. i Art. 25. La Società dichiara di conservare intatto il diritto di proprietà, clic compete agli autori delle singole memorie inserite nei suoi Atti Art. 26. Tutti i lavori collettivi, le relazioni delle tornale ed i rapporti delle Commissioni non essendo lavoro speciale d’alcun Socio, ?ono proprietà della Società, che ha sola il diritto di pubblicai li. Art. 27. Gli autori delle memorie inserite negli Alti della Società riceveranno un competente numero di esemplari dei loio scritti a giudizio del Consiglio. Art. 28. Ogni Socio avrà diritto ad un esemplare degli Atti della Società. JN 0 T A Saranno ili spettanza delle diverse Sezioni le materie seguenti: PRIMA SEZIONE — STORIA. 1.“ Storia civile, letteraria ed ecclesiaslica. 2. Leggi e Statuii. 5. Biografie d’uomini illustri. 4. Geografia, viaggi, navigazione, commercio e statistica. 5ì. Colonie. <>. Beneficenza. 7. Storia comparativa e generale d’Italia. 8. Tipografia. 9. Arti industriali. 10. Bibliografia patria. SECONDA SEZIONE — ARCHEOLOGIA. 1.° Numismatica patria. 2. Pesi e misure. 5. Inscrizioni. 4-. Illustrazione d’antichi monumenti. ì>. Codici e pergamene. li. Delimitazione del territorio antico di Genova e della Liguria, e topografia della Città. TERZA SEZIONE — BELLE ARTI. 1.“ Illustrazione di monumenti artistici. 2. Cura per la conservazione d’oggetti d’Arle. » ' * * I . . . • ■ - ■ - i *-; s ■ ■ 1 ' V ■ ATTI DELLA 1 ’ SOCIETÀ LIGURE ■ « DI STORIA PATRIA K| | i i I VOLUME I. - FASCICOLO 11. 1. GENOVA B •- I’ER TOMMASO FERRANDO MDCCCL1X. 1 1 CRONACA DELLA PRIMA CROCIATA SCRITTA DA CAFFARO ED ALTRA DEI RE DI GERII SAI DA UN ANONIMO ESTRATTE DAL CODICE DEGLI ANNALI GENOVESI ESISTENTE NELLA IÌIIÌLIOTECA IMPERIALE DI PARIGI E PER LA PRIMA VOLTA PUBBLICATE. f ■ • . - * . I £ 4f -!> ' ,,,: * ' 1 » ♦ ï$: « . ' . * V •• *• * • . ê PREFAZIONE I primarii Cronisti della Guerra Santa fanno speciale ricordo dell’efficace cooperazione prestata dai Genovesi in quell’impresa; ma i nostri antichi Annali appena ne accennano colle parole: in primo exercitu Francorum versus Anlhiochiam mxcvii. Et quando civilas Jerusalem capta fuit mxcviiu, le quali riescono assai oscure; chè dalla sola lettura di esse rimane incerto, se l’autore abbia indicato quelle epoche, soltanto come le memorabili di quei tempi, ovvero abbia voluto far intendere, che i Genovesi furono partecipi a quei grandi fatti. Alla quale seconda interpretazione accostandosi il Ves- (-‘(no'Agostino Giustiniani ’ muove giusta lagnanza ili un tanto laconismo, e ciò che narra intorno alle imprese dei Genovesi in rena Santa, dichiara averlo trailo dagli scrittori forestieri, clic fanno menzione delle cose nostre. Ora dirò come mi accadde di scoprire l’esistenza di un lavoro, sulla Crociala, e sulla molta parte che vi ebbero i Genovesi, det-lalo dall islesso Caflaro autore degli Annali: diguisachè quelle parole riguardanti la presa di Antiochia, e di Gerusalemme addivengono illustrate dal loro autore medesimo. L ottimo, e carissimo mio fratello Giovanni ” essendo nel 1855 in Parigi a visitare la grande Esposizione industriale, volle vedere il prezioso Codice del CalTaro che è custodito in quella Biblioteca Imperiale: Io esaminò attentamente, ne cavò copiosissime note, non chè i facsimile di alcune miniature che sono in esso, e reduce in patria tulio mi donò a dimostrazione di affetto. Di quel Codice già si avevano relazioni, una stampala dal Canale nella sua Stona dei Genovesi, l’altra manoscritta nella Biblioteca di questa R. Univer- Annali della Liguria, Lib. l.° Il Cav. Giovanni Ansaldo genovese fu diligente ed amoroso cultore dello cose d Arte e Sloria Patria, nelle quali solevasi dilettare grandemente, quando riposava da fatiche più gravi, e da studii più severi. Professò Matematica, e delle arti sorelle, l’Architettura. Ammaestrò e diresse con aiTetto di padre le classi operaie nel nostro Istituto Tecnico, chiamato da Re Carlo Alberto ad iniziarvi il progresso delle arti meccaniche. Insegnò la Geometria Descrittiva e (’Analisi Infinitesimale in questo R. Ateneo. Ebbe per oltre sei anni la sovraintendenza dello Stabilimento Metallurgico industriale in Sam-pierdarena, e presto lo condusse a tale da gareggiare coi più rinomati di Francia e d’Inghillerra. Da Re Vittorio Emanuele meritò segno di onorificenza: da concittadini, fino dal 1848, voto concorde e ripetuto perchè siedesse nel Consiglio Comunitativo, dove integro e franco mostrò perizia d ingegno e bontà di cuore. Fu pensatore profondo; dicitore netto e stringente: di pa roL e di modi dignitoso, modesto e soave. Morì con pubblico dolore di 40 anni appena il 27 aprile 18l>9 ! ( S ) silà, le quali a dii* vero mi parve sempre che lasciassero mollo a desiderare. Infatti quelle noie mi diedero nuova luce, c fra le stesse rinvenni trascritto un Decreto che si legge a pagina 27 verso di quel volume , il quale mi avvisò di una scrittura sulla presa di Antiochia, Gerusalemme, Tripoli ed altre città d’ Oriente, clic nel dello Codice occupa ben undici pagine dalla 17.a alla 27.a; laddove dagli autori delle due relazioni menzionate, fu credulo contenersi l’ultima parte degli Annali di Jacopo Doria, ivi mal allogala per inavvertenza del legatore. Allora mi procurai toslo copia di quelle pagine, e mi avvidi con meraviglia, essere siate detlate dal nostro Caffaro, lavoro del lutto ignoto finora, al quale fa seguilo una cronaca di un anonimo sui Re di Gerusalemme da Goffredo di Buglione fino alla caduta di quel Begno. Quesla seconda, essendo incompleta, fu ultimala dall’Annalista Jacopo Doria, il quale, perchè non andassero quei lavori perduti, li presentò al Podestà del Comune il giorno 16 luglio 1294 , che col predetto apposito Decreto ordinò fossero riuniti in quel Codice. Superfluo sarebbe il dilungarsi a farne notare l’importanza slorica. B lettore intelligente delle cose nostre la saprà riconoscere da per sè. Basii il considerare, che se di quelle imprese si trovano numerosi gli scrittori sincroni Francesi, rarissimi sono gli Italiani ; diguisachè il Muratori, vago di comprendere nella sua grande collezione uno storico delle Crociate, tanla parie avendovi presa i Principi ed i popoli d’Italia, gli fu giuoco forza includervi la storia del Francese Bernardo il Tesoriere, Iradotta in Ialino dal Bolognese P. Francesco Pipino. La mancanza di speciali scrittori Italiani fu per avventura la cagione per cui le Crociale vennero attribuite quasi esclusivamente ai Francesi. « Questa è priorità da rivendicare », scrive Cesare Balbo nei suoi Pensieri stilla Storia (V Italia ed invero per molla parie * Balbo, Pensieri sulla Storia d'Italia, Lib. 1.°, Cap. xxxix, p. 180. Firenze , Lcmonicr. ( « ) desse non sono, che la continuazione e complemento delle guerre combattute dagli Italiani durante tutto il secolo undecimo contro i Saraceni nel Mediterraneo; le quali avevano già assunti i veri caratteri delle successive Crociale, come appare di quella bandita da Papa \iltore III nel 1087 contro i Saraceni d’Africa, giusta ciò che ne scrive Leone Ostiense ' : c se ventura facesse sì, che si trovassero cronache le quali meglio rischiarassero quelle parole, colle quali soltanto ne accenna il CalTaro nei nostri Annali : In exercttu Africa; iilxxxviii, e le altre: In exercilu Turcitosae mxeni ( ohe il Giustiniani crede Tortuosa di Soria ) la storia dei preludii delle Crociate acquisterebbe nuova luce. Ciò stante il precitato Balbo poco dopo soggiunge « quello zelo cristiano non sareb-« besi risolto nelle Crociale se non fossero stati i grandi progressi « navali delle città marittime italiane, nè le Crociate sarebbonsi « potute effettuare senza l’aiuto delle navi italiane ». Questi pensieri sono adesso confermati dalla nostra cronaca la quale ci insegna: come di grande rilevanza riuscisse il soccorso arrecato direttamente per mare dai Liguri alle armate cristiane, che stringevano d’assedio Antiochia e Gerusalemme ; come trascorso un anno appena dalla conquista della Città Santa, per la morte del saggio Goffredo fosse in pericolo di rovinare l’edilìzio di quel nuovo regno; chè il numeroso esercito Lombardo giunto per via di terra a Costantinopoli, e quivi passato lo stretto, innoltralosi in Asia, non arrecò alcun sollievo, ma fu completamente distrutto dai Musulmani; come all’incontro le navi Genovesi giunte in ottobre del 1100 a Laodicea facessero tosto risorgere la fortuna latina, riuscendo espugnate col loro concorso molte di quelle città d’Orienlc, ond’è che e B;ddo- «Nictor cura Episcopis et Cardinalibus consìlio hnbito, de omnibus fere * Itili® populis Crislianorum exercilum congregans, atque vcxilfum B. Pelri « Apostoli illis contradens, sub remissione omnium peccalorum contra Sara-« cenos in Africani commorantes direxit ». ( 7 ) vino He di Gerusalemme, e Tancredi Principe di Antiochia furono lauto larghi di privilegi ai Genovesi; e finalmente come Bertrando Conte di S. Egidio non ardisse intraprendere l’assedio di Trilli se non che dopo essersi assicurato il concorso di un possente na-vilio Genovese. Questa nuova cronaca non è una storia completa della Crociala, perchè CalTaro serive solo delle cose attinenti alla parie presavi dai Genovesi; ma nello stesso mentre si hanno notizie di alcuni fra i primarii capitani di quelli eserciti, e specialmente dei Conli di S. Egidio; essendoché i Genovesi a quel tempo erano in grande relazione di interessi commerciali colla Provenza. Ciò clic distingue poi il nostro scrittore dagli altri, è la semplicità e parsimonia del dire, è lo studio di non magnificare il numero dei combattenti, tanto dalla parte dei Latini che da quella dei Turchi; c questa riserva è mantenuta eziandio a riguardo delle forze navali dei Genovesi, diguisachè le stesse si trovano mollo più ingrandite dagli scrittori stranieri, di quel che non venga fallo dal nostro concittadino; il che m’avviso essere la più bella prova della veracità del suo dire. Inoltre come tutti fra loro i più antichi cronisti di quelle guerre, cosi in varie cose si trova anche discorde dai medesimi il nostro scrittore: il che dà materia allo studio degli storici moderni di porre a riscontro fra di esse quelle cronache, e desumerne quale sia per essere il racconto che più si accosti a verità. • La difficoltà attuale, dice il sig. Peyré nella sua Storia della Prima Crociata pubblicala in quest’anno, non ¡sta nel ricercare e scoprire le fonti della storia, ma di ravvicinarle, ponderarne il valore con severa critica, e conciliare tante testimonianze che vi si rinvengono troppo di sovente contradditorie ». Fra le cose che in questa cronaca si narrano diverse dagli altri, è P origine della Crociala medesima , e chi veramente ne abbia dato l’impulso. Secondo la stessa fu Goffredo di Buglione me desimo, il moderatore di tulio l’esercito dei snidali della Croce, il conquistatore ili Gerusalemme. Questi prima della guerra sareb-besi imbarcato in Genova, e sopra nave genovese, per andare a visitare i Luoghi Santi; avrebbe egli stesso sofferto insulti dai Sa-raeeni, dominatori in quelle contrade, laonde in lui il pensiero di ritornare colà, non più appoggiato al bordone del pellegrino, ma qual guerriero colla spada della liberazione e della vendetta. Iti-tornato immediatamente in Genova, si sarebbe portalo coi compagni di viaggio presso Haimondo Conte di S. Egidio, ed ivi, stabilita la liberazione del S. Sepolcro, avrebbero indirizzato per questo messaggeri al Pontefice Urbano II che allora si trovava in quei dintorni, e la Crociata sarebbe siala tosto per bocca di quel Pontefice proclamata. Questi sono i fatti, che con mirabile semplicità va Iratleg- giando la nuova cronaca ; della quale essere autore il nostro Caffaro non è a dubitare, che più volle è ripetuto nel contesto dell’opera, e confermato dalla testimonianza del Doria. Lo stile inoltre poslo •< confronto con quello degli Annali appare somigliantissimo, e forse dettalo negli ultimi anni di sua vita. Se consideri invero quella maniera breve, semplice, e chiara; ma che talora ritorna sulle tose già dette, sembra che tu assista al racconto d’un vecchio in lento a narrare gli avvenimenti della sua giovine età, il quale pei tema di aver tralascialo alcunché di importante, ripete il già nar- '•alo, e gode di poler ridire: di queste cose io fui testimonio, e gran parie. Ignoto all’incontro è l’autore della seconda cronaca sui Re di Gerusalemme. Il Doria ne tace affatto; anzi nel suo preambolo non la distingue dal lavoro del Caffaro. Certamente l’autore è Genovese 0 » se in tanto bujo è lecito accennare ad una probabilità, direi clic questo sia lavoro dcll’Oberlo Doria avo paterno del Jacopo, nelle cui caite furono rinvenute entrambe le cronache. Questa seconda è un bel complemento della prima, per la quale il di anima del Regno di Gerusalemme si presenta alla niente del F lellorc in tulle lo sue vicende; e menlrc dalla prima apprende le avversità incontrale e gli alti di eroismo esercitati per conquistare quelle terre, e costituire quel nuovo Stalo; scorge nella seconda, che P autore preoccupala la mente della caduta di quello, avvenuta a’suoi tempi, procura di delineare le cause che ne prepararono la rovina, e fin dal regno di Baldovino II, narrando della discendenza di lui, svela i motivi delle discordie che quindi ne insorsero. Con due sole parole, ina assai chiaramente, spiega il perchè della tracotanza di Rinaldo di Chatillon, onde Saladino dichiarò nuova guerra al Re di Gerusalemme. I dissidi fra i Principi Cristiani sul campo di Tiberiadc vi sono nettamente indicali, ed indicale le cause dei medesimi. Col rammentare i molli privilegi ottenuti dai Genovesi fin dal principio del dominio dei Franchi in Palestina, fa conoscere il carattere dell’ impresa delle Crociate per questo popolo marittimo e commerciante, in opposizione a quello che le medesime avevano nelle menti degli oltramontani. Mentre questi erano spinti per acquistare in quelle contrade nuovi Principali, Baronie e Feudi; i Genovesi per prezzo del loro concorso si contentavano di franchigie commerciali, di possessi di case e fondachi nelle principali città, di giurisdizione civile e commerciale propria. Ma qucsle franchigie per colpa di quei Baroni non furono mantenute , e il popolo Genovese sospese i soccorsi per sostenerli contro i Saraceni. Soltanto quei Principi e Baroni che, per un possesso già alquanto duralo di quelle lerre, credevano poler far meno dei navilii italiani, si avvidero, ma troppo lardi, del loro errore; c dopo la perdila di quasi tulio il Regno si alTrellarono a riconfermare gli antichi privilegi aggiungendone dei nuovi. Ma questo, se riuscì a trattenere ancora alcun poco la totale invasione dei Turchi, non valse per riacquistare il Regno; che in politica quello che si è ottenuto per effetto di un generale entusiasmo, perduto una volta, quasi sempre è impossibile riavere; essendoché l’entusiasmo nei popoli non si riaccende a volontà degli uomini, ma è quasi un temporaneo dono di Dio. I •io thè appaio limilo strano si è, come avvenne che queste ero-uacie situo limaste ignote tanto a Giorgio Stella, quanto al Giusti ani, al Foglietta ed agli altri scrittori diligentissimi delle cose nostre, (auto il Milanese Tristano Calco le conobbe perfettamente, e nella storia pinolo .ili epoca della spedizione in Terra Santa ha queste I le. D< qua (expedi(ione inSyriam) quamquam apud cunctos rerum scriptores mentio babeatur (amen quia et nostra pra;-rmissa video, et quantum ex Ligurum Annalibus colligilur, primam originem ignora»t, ab re non erit eam quoque a nobis n C^ar* *’ e seguita narrando il viaggio di Goffredo insieme Conte di Fiandra alla visita dei Luoghi Santi, e la predicazione a Crociata fatta in Genova dai Vescovi 1 1100 al 1163 scritti in un solo colonnello con miniatura alla prima facciata, c varii disegni a penna in margine. hi- 17 » 22. Cronaca della Crociata scritta da Caffaro, in doppio colonnello. Id. 23 » 27. Cronaca dei Re di Gerusalemme seguila da! Decreto del 16 luglio 1294 approvante l’inserzione delle due Cronache nell’intero volume degli Annali. Pag. 28. Biunca. hi. 29 alla 52. L’Anno 1241 scritto in carattere assai minulo il quale cadrebbe nella parte scritta da Bartolomeo Scriba. Id. 33 » 63. Gli Annali dal 1270 al 1279 scritti da Giacomo Doria, Oberlo Stancone, Marchisio di Cassina e Bartolomeo da Bonifazio, e quindi quelli scritti dal solo Giacomo Doria dal 1280 fino al 1287. Id. 66 » 87, Gli Annali del 1164 al 1173 scritti da Oberlo Cancelliere in doppio colonnello. Pag. 88. Bianca. id. 89 alla 102. Gli Annali del 1H2 fino a tutto il 1248 scritti da Bartolomeo Scriba Le pagine 103 e 101 sono bianche. Dalla pag. 103 alla 113. Gli Annali dal 1174 al H96 scritti da Ottobono Scriba: è in questa parie scritta ad un solo colonnello ove si trovano le principali miniature. ( 15 ) dovette al certo , per incarico avutone o spontaneamente, ordinare l’intero volume degli Annali, e farlo copiare ed autenticare per essere riposto come un Duplicalo nell’ Archivio, meritevole di fede quanto l’ originale ’ : ma nell’ esecuzione di siffatto disegno avvenne , che nel Duplicalo autentico si omise l’antica Cronaca della Crociata col decreto relativo ; e viceversa nel Codice originale fu Dalla pag. 116 alla 158. Gli Annali dal 1197 al 1240 scritti da Ogerio Pane fino all’anno 1219, quindi da Marchisio Scriba fino al 1225, e dal 1224 in seguito da Bartolomeo Scriba. In fronte all’anno 1227 che comincia a pag. 141 è una miniatura di stile assai diverso dalle altre. Il terzo della pagina 158 è bianco. Iti. 139 » 180. Gli Annali del 1248 , e perciò quest’anno vi è duplicato fino al 1269: scritti fino a metà del 12C4 da Bartolomeo Scriba; l’anno 1264 da Lanfranco Pignolo, Guglielmo di RIultedo, Marino Usodimare, Enrico Marchese di Gavi. Dal 126o al 1267 da Marino di Marino, Guglielmo di Multedo, Marino Usodimare e Giovanni Sozzobuono : e i due anni 1268 e 1269 da Nicolò Guercio, Guglielmo di Morteo, Enrico Drago e Bon-vassallo Usodimare. * Che il Doria fosse Custode dell’Archivio del Comune risulta dal preambolo del volume septimus Jurium, fol. 1, ora perduto, conservatoci nella Raccolta posseduta dal Cav. Ageno, il quale cominciava con quesie parole: « Cum in Registro Comunis Januae sint multa privillegia conventiones, et « alie scripture quod difficile erat invenire cum disperse essent in diclo « volumine et non per ordinem posila. Ideo ego Jacobus Auriae Custos prò « Comuni tam Privillegiorum quam eliam Registrorum et aliarum scriptu-« rarum Comunis quesivi diligenler Registrum Comunis et omnia que perti-« nent ad unum factum signavi prout leclor videre potori! tam in Registro « quam etium in hac scriptura de hoc composita. « lncipiunt Rubrica; Registri Comunis Janua; « De Regibus Longobardorum. « l)e Marchionibus Malaspine. «................ V ) omesso 1 ultimo lavoro del Doria eoi successivo Decreto. Della quale omissione è difficile dar ragione , che forse non bastò al Doria I agio o la vita per completare i due Codici colle inserzioni dei due lavori i quali ad ogni modo dovevano o potevano essere posti in ultimo luogo. Checchessia di ciò è abbastanza chiaro dal fin qui detto che i due Codici, di Parigi e dell’Archivio segreto, sono di- versi, oltreché il foglio N.° 156 mancante in quest’ultimo esiste nel primo, ma contenente diversa materia ; corrispondendo al foglio 136 del Parigino la storia degli anni 1220 e 21, e al foglio 176 dello stesso quella del 1264 che nell’altro Codice doveva essere nel foglio mancante. Pregevolissimi peraltro ed entrambi autentici sono questi due Codici, e nei primi secoli conservali per cura del Comune. Nè faccia meraviglia questo duplicalo, essendo stala sapienza degli rivi nostri redigere delle cose importanti alla Repubblica doppio originale da conservarsi in luoghi diversi, come sappiamo aver fatto del Libcr Jurium, quasi presaghi della disperzione che ne sarebbe ripetutamente avvenuta. Quei due Codici nel secolo decimo-quarto, o nei principii del decimoquinto, quando tutti intenti agli odii di parte non eravi alcuno che scrivesse la storia della Repubblica, devono essere andati dispersi. Uno di essi poi fu visto da Tristano Calco verso la fine del quattrocento non si sa se in Genova, o in Francia, colà forse trasportalo in quell’epoca al tempo dei Governatori Francesi in Genova ; laonde rimase per sempre ignoto agli scrittori nostri. L’altro nel secolo decimoseslo venne nelle mani di Giulio Pasqua che il completò della pagina mancante e il fe r*' legare ; quindi in quelle del Federici che insieme ad altri Codici pieziosi Io donò alla Repubblica, e di nuovo recentemente smor 1 ilo, non sapendosi ove al presente si trovi. Il Pasqua completava il suo Codice sul lesto di un altro prezio sissimo perchè scritto di mano di Giorgio Stella. Un Caffaro ricopialo da questo grave Annalista non può non riuscire assai impoi' ( 17 ) laide a consultarsi, eil è perciò che io feci anche ricerca dello stesso, c la fortuna mi fu tanto amica da additarmelo custodito nella medesima Biblioteca Imperiale. Esso è cartaceo e reca il N.° d’ordine 5899. La prefazione appostavi dallo Stella annunzia variami cd abbreviazioni che egli credette opportuno di fare, e ne spiega la ragione colle seguenti parole : « Hunc vero librum scri-« psi ego Georgius Stella Notarius, et cum cernerem venerandæ « mémorisé Cafarum aliosque sequentes cronigraphos dixisse quam-« plurima quasi memoratu non digna ; pula de legislis, seu judi-« cibus et mililibus Polestatum Januæ, illorum legislarum et mili-« (uni nomina, plurium eliam nomina civium non exprimi neces-« saria ; caeteraque multa quæ viris inslantis ælatis tædium generare « conspicio ad seriem describentes, inlerponenles pariler quos-« cumque sermones in multis actibus et compositionibus inter-« ventos , cumulus quorum omnium ipsius cronica; pergrande « volumen effecit, illud meditatus sum eos tanti diiTusa et longa « compilasse lilleralura, qua ipsa quælibet explicandi commissione « habuerint, aut qua auctorilalem illam lam exlensa conlinenlia « delectabal. Statui namque prò vitando fastidio, et ut lam magni « voluminis tenor scribi melius et baberi valerel de ipsoruni lexlu « demerc, nil lamen illi scriplioni prolalus mei addere nisi quas-dam dicliones paucas valde, ne texlus ipse videretur truncalus ». Ora per le molte varianti fra questi Ire Codici principali, di Parigi , dell’ Archivio segreto e dello Stella, sì spiega la diversità di tanti Codici secondarii, pieni di lacune, ora in una parte ora in un altra; per cui colanlo incompleta risultò l’edizione, che dei nostri Annali fece il Muratori nella sua grande raccolta Rerum ha-hearum Scriptores; non avendo potuto avere alcun buon Codice. Sarebbe dunque ormai tempo, clic si ponesse mano ad una completa edizione, conoscendo ove si possono avere i buoni lesti : che col Codice di Parigi riscontrato con le copie che si hanno di quello dell’ Archivio segreto, e per alcune piccole mende esaminalo anche ' (18) f . ° S1 Potrebbe ottenere l’edizione più completa che fosse mai possibile. ili fp6 ^ 'nV0^'are Per,anto i nostri concittadini più vivamente inazione di codesto desiderio, clic è come una sacra eredità S1 Pubblica il lavoro del Caffaro sulla prima Cro-appendice sui Re di Gerusalemme e col relativo Decreto cont^ °'aZ1°ne’ s*ccome quelli, che finora affatto ignoti, pel loro ufo ponno formare un tutto da per sé, e riuscire di qualche importanza all’universalità degli eruditi. NelIVrtp/m™ ________ci sama degli eruditi. Nell’ edizione che pubblichiamo fu mantenuta esattamente 1 o grafia del testo, e la lezione quale ci venne trasmessa da arl^’ sebbene sembri talora, che per la buona intelligenza manchino^ cune parole, non sapremmo se per errore antico o dell al i pista, il quale peraltro dal modo con cui adempì all m «■ appare assai perito ed esalto. Accompagnano il tesl° poc _o dirette a farne meglio notare la credibilità, a malgrado de ^ di lanli secoli, e segnalarne alcune attinenze cogli avvenirne temporanei, specialmente pairii. ^ ues)0 Piacerà poi come ornamento che qui si riproduca in fi onte a ^ lavoro inedito, col mezzo della cromolitografia , la miniatura dice Parigino rappresentante Caffaro ; come pure alcune rn^_^ che sono sparse in quel Codice quasi come un saggio del in Genova nel volgere del dodicesimo secolo. . La miniatura è nella prima facciala degli Annali del mediatamente dopo il proemio che termina colle parole V ^ ^ iverunt mc. Quando redierunt mcì. Accanto alla stessa j • • azzurro, destro, in caratteri maiuscoli di quei tempi m coiui c slanno i quallro versi che si trovano scrini in tutti i Codici • 1«---- Janua luta quidem fuit ilio Consule pridein Urbs eaquo movit quae sic ex ordine novi!. Noraen ei Cafarus, presens quera signat imago, Vivat in aetcrnum ejus generosa propago. ( 19 ) Come indicano le parole che stanno scritle al di sopra delle figure miniate, quella che rappresenta un vecchio vestito tutto di bianco con cappa e calotta in capo , che forse era la foggia del vestimento consolare, è Caffaro : e V altra che sta seduta dirimpetto e scrive sopra di uno scrillojo che lien sui ginocchi è un Macobrio. Nella relazione di questo Codice stampata nel Volume iv della Storia elei Genovesi dell’ Avv. Canale si credette vedere lo storico Macrobio nel personaggio che siede e scrive sotto dettatura di Caffaro ; ma oltreché sarebbe questa un’ idea bizzarra ed inesplicabile, il fatto si è che viveva appunto ai tempi di Caffaro un Macobrio Notaro di cui si conoscono più atti, e che morì improvvisamente nel febbraio del 1170, mentre redigeva per l’Arcivescovo Ugone un allo quale completato da altro Notaro si trova nel Registro Arcivescovile, riferito dal P. Schiaffino nella sua Stona Ecclesiastica della Liguria. E questa miniatura, coi quattro versi che le stanno accanto conferma maggiormente essere questo il Codice originale; dappoiché il terzo verso: Noincn ei Cafarus, presens quem signat imago non avrebbe giusto significato, se non vi fosse a lato la miniatura rappresentante Caffaro. Ora trovandosi in tulli gli altri Codici i versi e non la miniatura, uopo è conchiudere che da questo lutti gli altri traggono la loro origine. 11 Q adoperalo per iniziale nella presente edizione al preambolo del Doria è quello della parola Quìcumque, che è la prima di quel Codice tratteggiato con islile non dissimile dalla miniatura figurala. E qui nolo per la Storia dell’arte che fino dal 1152 i Consoli ordinarono al Notaro Guglielmo de Columba la scrittura in quel Codice della prima parie della Storia del Caffaro, e che nel 116o il Caffaro cessava di dettare i suoi Annali. Il C che inizia la prima Cronaca è quello della parola Cum onde ( 20 ) cominciano gli Annali ili Oberlo Cancelliere alla pag. 06 di quel Codice. questa lederà ornata non potrebbe dirsi fattura di artista che visse intorno al 1175, epoca in cui l’autore terminava di scrivere? L allio C finalmente col quale nella presente edizione ha principio la Cionaca dei Re di Gerusalemme è tratto dalla pag. 105 ove colla parola Congruwn cominciano gli Annali di Ollobono Scriba fino al 1196. Dovrebbe quindi quella lettera essere stata miniata ne°li l,bimi anni del dodicesimo secolo. Maggio 1859. Francesco Ansaldo. NOTA. La tanto desiderata edizione del Caffaro e Continuatori non sarà più un desiderio: l’Avvocato Michel Giuseppe Canale, già conosciuto nella repubblica delle lettere per importanti lavori storici, specialmente patrii, si trasferì recentemente in Parigi, cavò copia esatta di quel Codice; ed ora, a spese pei la maggior parte di questo Municipio, sta per mandare alla luce quelli Annali col riscontro dei migliori Codici genovesi. f.ÄFARVS MÄCORRI/S; UOiNIAM ea que sol 11 mm odo memorie comendanlur per diulurnitalem temporis de facili oblivione tra-duntur. Ideo phylosophi et sapientes antiqui redi-gerunl in scriplis que cogitaverunl posleris pro-fuclura. Cum itaque in cronica communis Janue pharo nobili cive Janue composita nichil reperiatur de capitone Jerusalem. anthiochie. tripolini aliarumque plurium civitalum orientis ad quas capiendas homines Janue interfuerunt sepe et sepius cum magna quantitate ( 22 ) ' Galea rum navium el bellalorum in eis. Et ego Jacobus aurie per-scrutans scripturas et libros domini Oberli aurie quondam avi mei paterni, qui quidem antiquitates hujus civitatis mirabiliter bene novit. inveni in ejus scripturis quamdam antiquam scripluram a predicio Cafaro compositam. continentem caplionem Jerusalem et aliarum plurium civitatum cujus exemplum in hoc libro scribi feci, nichil addilo nec eliain diminuto ut Gesta illa sint hic legentibus manifesta. I ■ * UM ab origine mundi omuia fere que in orbe facla sunl vel fuerunt. per doctores et sapienles scripta sunt el narrantur. ideoque bonum et utile esse videlur quo modo et quo tempore Jerosolimilana civitas et Antio-eena una cum ceteris orientalibus ci-vitalibus et maritimis locis a servi-tuie Turchorum et Sarracenorum liberate fuerunt ut per presentem scripluram Capliari veritas cognoscatur. Paleat ergo universilati virorum presentium el futurorum. quod tempore Urbani pape secundi. bone memorie dux Gotofreus cum ( 24 ) fraudalensi cornile cele risque nobilibus viris Sepulcrum domini visitare optantes. Januam venerimi, ibique navoni ascenderunt Ja-nuensem que Pomella vocabatur et inde cum Januensibus Alexan-driam perrexerunl. de Alexandria cum inilitibus Saracenorum qui eos conduxerunl usque ad porlam civilalis Jerusalem venerunt. El cum per porlam ad visitationem Sepulcri domini mirare volebant. Porlonarii slatini introitimi prohibuerunl donec unusquisque bisan-lium unum pro introììu solilo more darei. Christiani vero qui illuc pro servilio Dei venerant posquam voluntatem Saracenorum cogno-vcrunt que petierant dare inceperunt. Dux aulem Golofrcus qui de majoribus crai el bisantium uti celeri tam cilo non dedil propler hoc quod camerarius paulisper absens eral ab co qui pecuniam suam portabai donec eum ad se vocavil. Unus quidem de poi-tonariis colafum magnum in collo ducis dedii quod dux palienler tolleravi!. Atlamen deiun deprecans ut tanti dedecoris vindiclam «Mise suo accipere aule morlem suam concederci deus, el dato bi sanlio dux cum celeris per porlam intraverunt el sepulcium do mini ceteraque sancluaria et presepe domini in belleheni celebra veruni, alque jordanis ilumine ubi Cbrislus a Johanne baplicalus fuil perrexerunl el tribus diebus perallis posquam Jerosolimam ve neranl cum inilitibus qui eos conduxerant alexandriam reveisi sunl Inde in predicla nave pomella cum Januensibus pei mare usqu ad Januam Iransierunt. dux vero Golofrcus sino mora illin sanctum Egidium ire festinavit. Ibique cum Raymundo Sa Egidii el cuín aliis mullís comilibus et Baronibus illarum pari de deliberalione sepulcri loquulus est. unum tale posuei uni c silium. ut veniente die sancle Marie ad podium conveniicnt. que de servitio dei quid facturi essent ponerenl el firmare Cum vero infra dicii termini spacium vox dei pai Ics publiee sonavisset. Fuerunl duodccim viri in sancta Malia de po de prediclo servilio dei Iractare optantes el per tres dies ti actant quo modo Jerosolimilanum iler peragere posscnl. Accidil in nod ( 25 ) dici lercii quod Angelus Gabriel ad unum de duodeciin Bertliolo-meum nomine, in sopnium venit el dixit. Berlholomee surge, et ipse quid es tu domine. Angelus domini sum. et voluntas domini osi. ul sepulcrum ejus à servilule Saracenorum deliberelur. Quare accipe crueem in dextero humero. et cum sociis luis summo mane perge ad episcopum podiensem. et hostende sibi crucem quam libi feci el die ut ipse milat legalum suum lecum ad urbanum papam qui ad has paries sine mora venial, et iter Jerosolimilanum in remissione peceatorum populum doceal. ita factum est. Papa enim visione angelica audila sine mora iter accepit el ad poium (sic) venit. lbique colala mulliludine Nobilium virorum principum Comitum el ducum alque omnis generis Chrislianorum diyitum et pauperum majorum alque minorum. Papa omnibus viam Sepulcri in remissione omnium peccatorum precepit. Aposlolico enim preceplo peraclo omnes illico majores et minores crucem domini in humero ab apostolica manu su-sceperunt humililer *. De majoribus quidem Raymundus comes Sancii Egidii. Golefreus dux de buglione, amonilione cujus predicla incepla fucre. et Balduinus fraler ejus. et frandalensis comes. Ugo magnus fraler regis francie. Boiamundus Tanclerius et multi alii quorum nomina longum esset narrare. Numerus vero miliarium populorum secundum quod Capharus audivil lx milia bellalorum fuere et cepe-runt civilalem Nichiam Millesimo lxxxxyii. Quibus namque omnibus lanla dei fuil gralia quod in lolo ilinere, concordia et humililate el sine ulla lesionepersonarum usque Anliochiam perrexerunt omnes 2. Aule enim quam predicti principes de parlibus illis in quibus crucem el aposlolicam benediclionem susccperant recessisenl. Aposlolicus duos episcopos. scilicet Gralionopoli'.anum. aurisiacensem prece eorum Ja-nuam misit Episcopi namque Januam sine mora vencrunl. in Ecclesia beali Siri populum Januensem insilimi primilus venire fecerunl. lbique aposlolicam legalionem de servilio dei el Sancii Sepulcri siculi Aposlolicus preceperal in remissione omnium peccalorum nar-raverunt. Ita quidem ut ad deliberandam viam Sepulcri domini cum V ) galeis ad aurienlales parles ¡reni el iu socielale predietorum prin oipum virililer slarent el pugnaren!. Unde cierne vile premium predict episcopi habere affirmant. Sermone enim perraclo el apostolica lega (ione audita mulli de melioribus Januensibus illa dio «menu susceperunl. Scilicet isti. Anselmus rascherius. Obertus Lam-bei ti de Marino filius. Oberlus bassus de insula. Ingo flaonus. Dodo de advocate, lanfrancus roça. Pascalis noscenlius aslor. Guillermus i. invenerunt et cum devolione magna cam susce-perunt et sero veniente omnes frumentimi vel ordeum quod habebat toluni in communi posuerunt. et inde satis equis omnibus ut for-liores ad bellum irent comedere dederunt et veniente die missas celebraverunt. et corpus cum devolione susceperunl. poslea vero scalas septem militimi taliter ordinaverunt quod Ravmundus comes cum scala sua et cum duabus aliis scalis principum ex uno lattere ad bellum irent. ab alio vero lalere dux Gotofredus cum scala sua el cum aliis duabus scalis principimi conira turchos pugnarenl. Media autem scala fuit episcopus podiensis cum omnibus presbileris el clericis qui in Anthiochia erant. ferenles secum lanceam Xpi. invenlam. et Baamundus el lancleus cum militibus suis sequebanlur eos 9. Turchi vero qui deforis erant. mililes el pedites medielas il-lorum ex uno lalere armati manebant. alia quidem medielas ab alio latere parati simililer cum armis slabant. In medio autem utrarumque partium Turchorum spacium magnimi erat. Xpiani vero deforis exeuiites taliter ad bellum ire inceperunl. Raimundus comes cum suis scalis ex uno lalere. el dux Golofreus cum suis scalis ab alio lalere cum lurehorum militibus virililer cenare ince-perunt. Episcopus autem cum lancea Xpi. et clericis omnibus per medium spacium cum Baamundo et Tancrerio qui armali eos sequebanlur pergendo et alta voce canendo. Surge domine judica causam luam et veni el cum ad sumitatem spacii fuerunt. el post ( 32) lerga lurehorum se esse viderunl. et perspieienles multos mililes armatos de albis armis. el cum niullis signis albis desuper venire viderunl de quibus dicilur el dicium finì quod angeli domini fue-runl. el cum ad lanceam Xpi adpropinquaveruiil sigila que mililes deferal omnes conira lanceam Xpi se inclinaverunl. Turchi vero poslquam lol mililes posi terga eorum venire viderunl. limore coni-moli. arma el lenloria et vasa omnia auri et argenti el vesles preciosas el omnia que secum habebanl dimiserunl. Xpiani vero sequendo et inlerficiendo et vulnerando usque ed ponleni ferreum sequendo perrexerunt el fere omnes in campo morluós relinque-uinl. Rcddeuntes autem usque Anlhiochiam. eolligendo omnia que in campo turchi relinqueranl. Ineolumes omnes insilimi convenerunl et Boiamundo Anlhiochiam sicul promiserant dederunl. Boia-mundus vero concessit eis privilegium in anlhiochia ul conlinelur in registro. Anno domini millesimo Ixxxxvui. niensis julii 10 inde ad principem babilonie qui lenealmeradus vocabatur Johannem camararium legalum miserimi ut militibus franeorum viani secu- i ilatis el niercatum juxla maritimas civilates et locos usque ad Jerusalem darei et concederei. Princeps vero babilone legalum francorum honorilìce suscepii et dona magna tribuit el insuper nuncium suum dedii qui omnibus civilatibus el marilimis locis precepil ul mer-clialum militibus francorum darenl. Poslquam vero prineipes francorum Iegalionem principis Babilonie tam honorabilem per legatimi suum audierunl. statini ad Jcrosolimiianum iter ineeperunt. Cum aulem ad Jebrusalem venerimi, obsidendo eivilalem virililer bellando sleterunt. et omnes cislernas aque que deforis erant de-struclas invenerunl. Quapropter colidie a jordanis flumine aquam deflerebanl. et obsidendo civitatem per mensem unum ecce Guil-lermus Januensis embriacus el primus fraler ejus cum duabus galeis Jopem venerimi, el pro timore Sarracenorum Scalone galeas ibi tenere 11011 potuerunl. Ideoque galeas deslruxerunl. el totum lignamen galearuiii quod necessarium eral ad machina capiende cìvilatìs ad Jherusuleni portare fecerunl **. Xpiani vero de advenlu Januensium mullum leíanles honorifice eos susceperunl el in con-scilio eorum capiende civilalis omni modo slelerunl. Januenses vero machina omnia (jue necessaria capiende civilalis fecerunl. infra xl. dies civitalem lolam preler lurrem david ceperunt el Sarracenos civilalis inlerfecerunl. Sarraceni vero de lurre david nolenles lurrem reddere mandaverunl principi babilonie ul cum exercilu suo veniret. et lurrem acciperel. el diebus xx. transaclis Sarraceni qui ad principen! miseranl venerimi et lurrem Xpianis dederunt. et hoc fuit mense Julii el lune currebant anni domini mille I xxxx.vuu. et lurre reddita post tres dies transados princeps babilonie cum magno exercilu militimi et peditum inanu armala in plañidas Ramule venit. Xpiani vero qui iherusalem crani insimul convenerunl. elRégnum ihe-rusalem in tutela et custodia Golofredi dederunt. etdominum regni et omnium illarum parcium illuni posuerunl et cum predicto domino in planicies Ramule ad bellum conira Sarracenos sine mora perrexerunt. Bello vero incepto Sarraceni quidem terga volventes canipum di-miserunt. Xpiani autem eos sequenles et interfiriendo campimi le-nuerunl et omnia que Sarraceni in campo dimiseranl tentoria et celerà recolligerunt el ad Jopem omnes simul convenerunl el (iolo-freum quem dominum regni posueranl ibi dimiserunt. Celeri autem mare transiré cupienles. alii ad porlum lauricie (alecie) vene-runt. alii ad porlum Sancii Symionis perrexerunt. et naves adscen-dentes mare transierunt. el multi in orientalibus parlibus slelerunt. al quidem Raimundus Sancii Egidii comes ad conslantinopolim perexit. Januenses vero Guillermus embriacus et prinius frater ejus scilicet qui galeas duas duxeranl apud Jopem el de lignamine earum machina fecerunl. De quibus civilas Jherusalem capia fuit. pre-dicti enim fratres inullam et immensam pecuniam auri et argenti atque gemmarum de principe Babilonie quando quidem ille ab exercilu francoruiii superatus et campum dimisi!. Isti autem fratres cum tola peccunia quam ceperant. cimi galea una quam emerunt ( ) Musici uni. ci ¿urne in vigilia nalivilalis domini venerimi, el ss de eaptionc Jlierusalem. et de sucursu necessario a Jcroso-ana cuiia videlicet a patriarcha dumberlo. et a Golofreo regni salem domino delulerunl. Poslquam vero Januenses litteras nilionis succurendi sepulcrum domini audierunt. illico guerras .... *^,as flu,,s *n^’a sc habebant. ila quidem quod per annum ^ ìidium sine eonsulalu et concordia stelerant arma dimiseriml. ,j0 11 °0runi 01 llcem susceperunl. quodxxvi. galeas el naves. iw.or P reo' in is honeralas usque ad porlum lauricie pro servicio dei eli sepulcri viriliter conduxerunt J2. prediclas vero lilleras rusalem per civiiate's el locos lombardie Jahuenses miserunt. Qua-1^ 1 l^r lombardie viri Clerici el layei. Mediolanensis episcopus. el omes Brandionensis una cum multis comitibus et Marchionibus um magno exercilu mililum el pedilum usque Conslanlinopolim P rexerunf. Ibique Raymundum Sancii Egidii comillem cum Jancea I* un onerimi, et cum eo iter Jherusalem inceperunl. alque viam quam princeps francorum qui anlhiochiam ceperunt facere noluerunl. Ideoque Turchi de conifana eis obvianles bellum ad invicem com-miserunl. Tandem Xpiani pro slullicia eorum mor (sic) et vulnerali fere omnes fuerunl el campum el lanceam Xpi. amiserunt. el qui c\ asoiunl cum Cornile Raymundo. Conslanlinopolim redierunl. Januenses vero qui ad porlum laurice veneranl per lotum yemem i slelerunl. el Golofreum regni Jherusalem dominum morluum. et Boiamundum dominum antiochie in capiione cornifane cognoverunl. anuenscs autem cum orientalem lemmi sine rege el principe ut vi-duani in\enerunt. (ale conscilium cimi moritio portuensi episcopo el ornane curie legato habuerunl quod ad civilalem adese quam alduinus frater ducis Golofredi predicli per se ceperal. ut ad eos nirel mandaverunt et sine mora venit. et dcprecatione a consulibus a legato. Romane curie facla. Regem cum in Jherusalem qui P * ilegium concessil Januensibus in iherusalem et in jopem el lerciam P (e,n civilalis arcufri. et terciam parlem Babilonie anni domini (*• *-* \ .>;> ) in.0 c.° v. el lanclerium ncpolem Baiamundi ex Sorore in anlio-chia principem siculi presens scriplura Cafari narrai posuerunt. qui eisdem concesiì el eonfirmavil privilegium quod habuerunt a Baiamundo (ìlio Roberti Guiscardi domino anlhiocie et veniente estate ad Jherusalem cum galcas et navibus perrexerunt. et omnia siculi in hoc libro Cafari scripta sunl viriliter fecerunl lf). Antiochia capta princeps francorum omnia pegerunt siculi in preterita scriplura Cafari scriptum est. Al quia nomina civitatum et locorum que sunl juxla mare ab anlhiochia usque ad Jopem et ad scalonam scripta non sunt. necesse est nomina et miliaria quot sunt ab una civilale ad alteram, et a quibus capte et quo tempore, per memoriam Cafari nolifìcenlur. Ideoque omnibus notum fial. quod ab antliiochia usque lauriiiam miliaria, lx. compulantur. lau-ricia magna civitas fuit multe longitudinis et lalitudinis crai. In tempore enim captionis anlhiochie. arena idest deserta (sic) manebat nisi eclesia episcopalis ubi clerici morabantur. et lune temporis Greci per imperatorem alexium conslantinopolitanum civilatem et duo castra que desuper erant et duas lurres juxla inlroilum porlus le-nebant. archantus unus qui tenebal insulam Cipri et filocarius voca-batur *7. xx. Salandrios et mililes et clientes mullos ibi tenebant. A lauricia autem usque ad Gibellum majorem miliaria x. com-pulanlur. et Sarracenorum erat. et a Gibello ad lurcuosam. xxx. miliaria esse dicuntur et Sarraceni eam tenebant. In medietate autem islarum duarum Civitatum crani et sunt due Civitates par-vule juxta mare, una que vocalur vananea. altera marachia. rnara-chiam vero predicti Greci lauricie eam tenebant. vananeam Sarraceni. usque ad marachiam miliaria, vili, compulantur. In spacio autem prediclarum civitatum islarum scilicet in medietate spacii sursum in monte longe a mare per miliarium. i. castrimi unum nomine Margali erat et est. quod Sarracenus tenebal. et multe et immense el tante fortitudinis erat quod nisi fame capi non poterai. Sed quomodo captimi fuit post caplionem omnium civitalum ( 36 ) el Incorum ail presens per Cafarum verilas eognoseatur Fstius quidem caslri dominus Xpianis niuKa mala faciebal accidil enini quod quidam francigena Rainaldus mansuer nomine, allerius Ray-naldi films Conslabularii anlioccni principis e( dominus erat vananee o( maracbie. el leugra facia cum prediclo Sarraceno insinui! ami-cari valile ceperunf. Ila quidem quod Sarracenus sepe veniebat ad vananeam causa morandi cum predicto domino civitatis. Erat cnim balneum pulcrum in civilate. et extra civitaleni ponieria pillerà et abilia. inter giardinos erant juxla civilalem in quibus Sarracenus cum ipso sepe per qualluor dies el plus insimu! morabalur. Come-dendo potando siculi mos Sarracenorum esl. poslea véro ibanl in prediclum castrum. et insimul mora ban I ur per dies im.or el v. in eomestalionibus el potationibus mullis. Cum vero per plures dies lalia fecissenl. accidil una die quod Xpianus perrexit ad castrum cum omnibus suis clam deferentibus loricas et enses sub vestibus eorum ceperunl castrum et miserimi Sarracenuin deforis. Unde magna lelicia orla est per orientales paries. Quoniani castrum istud clavis erat et est Jerosolimilana ilineris juxla mare, el tunc curre-bant anni domini Millesimo. c.° xl. Oporlel enim ad lurcuo-sam reverli. Sunt enim inde usque ad Gibillelum * miliaria xl. et inde usque ad Gibillelum miliaria xx. el inde usque ad bareni per terrain, xx. el per mare. xii. miliaria compulantur. a Barn! usque ad Sydonem xx. et a Sidone usque ad tyrum xx. el a tyro usque ad aeon. xx. et ab aeon usque ad caifas x. et a Caifas usque ad Cesariam xx. a Cesaria usque ad acolum. xx. el ab acolo usque ad Jopem. x. el a Jope usque ad Scalonam x. Ramula aulem prope Jopem per miliaria duo. Jerosolimilana civilas in monlanis sifa est. el usque ad mare juxla Jopem miliaria, xx. sunt, predicla nanique miliaria per arbitrium Cafari scripta sunl. quoniani Cafarus ab anliochia usque * Legendum est Tripolini. ( 37 ) ad Jopcm sepe et sepe per lerram njililavil. el per mare navigavit. et suuni tale arbilrium per se cogitando, tot miliaria ut dicium est esse narravit. Postquam vero nomina civitalum et miliaria scripla sunt. oportel quo modo predicle civilates capte fuerunt et a quibus et quo tempore per Cafarum verilas eognoscatur. veruni nam-que est quod Jerosolimilana civilas capla fuit a predicto exercilu fraiicoruni cum quibusdam Januensibus. scilicel cuni Guillermo em-briaeo et cimi primo fralre ejus. niullisque aliis bellaloribus viris Januensibus. qui macbina ibi fecerunt. quorum ingenio civilas capla fuit mense Julii m. lxxxxviiii. siculi in libro Cafari scriptum esl alie vero predicle civilales quamvis diversis lemporibus caple fuisscnl. lainen a primis caplionibus ordo incipialur. Quarc Cesa-riam el Acoluiii Januenses cum Balduino rege mense Julii pre-liando ceperunt el lune currebanl anni M.° c. i. Cum vero islis duabus civilalibus caplis Januenses reverlendo ad Januam el venis-sent in Romaniam in valde eompar obviaverunt Navidio conslanli-nopolitani imperaloris. Cujus Navidii Colromil dux erat el Salan-drios lx. in navidio seenni liabebal. de quibus Januenses. vii. ceperunt. et igne conibuslos dimiscrunt el conira alios cum xxvi. ga-leis ul illos caperoni armala marni conira eos ire ceperunt. 19 dux vero postquam vidil Januenses lam ferocilcr conira eum venire misil legalum suuni ad Januenses de concordia et pace, el sic insimul concordando usque ad civilate Curiofo venerunt el .......... prediclus dux et Januenses legalos Januenses cum predicto landulfo duce ad imperalorem Alexium Raynaldum de Rodulfo et lamberlum Gbeluni miserunt 20# el cum ad prediclam civitatem Curfo per Iriduum morabanlur. galee, vm. de Januensibus venienles el cimi gorabus vili, et cum nave una magna cum mililibus Januensibus el pelc-grinis. et insulam de Curfo per duos dies ibi slelerunl. el cum aliis Januensibus qui de Cesaria vcniebanl loquuli de fortuna que eis aceideral insimul loculi fucrunl. el ila Iclo animo ad invicem separali fueriml. el illi qui cum. vm. galeis el gorabis el navi eranl ìuibuò guleis Mauro de platea lunga cum aliis nobilibus vir/s navi. Paganus de volta cum multis aliis nobilibus viris 2i ,CrOSO,Ìmam Porrexerunt et sepulcrum domini visitaverunt et ' I 'tis visilaiionibus ad (urtuosam perrexerunt. el cum Aaymundo ailCl1 ^dii qui reversus erat de Conslantinopoli ad orien-mini tCS lUI lU0Sani Ridendo ceperunt. et lune anni currebant do-et ** 2" et ^*vi,ate capta multitudo turcorum magna venit. sidei e c i\ itateni ceperunt. Ita quidem quod Xpiani qui intus t stabant et porlas clauserunt. el in magno timore stabant ac-(amen nocte una virtus dei qui non derelinquit sperantes in (ale miraculum Xpianis ostendens quod campane per se sonave-( et porle ci\itatis per semelipsas aperte fucrunt. Ita quod Xpiani c prodiloies fecisse crediderunl. Sed postquam miraculum dei cosnoverunl omncs illico Xpiani qui in civilate crani ad Hum deforis exierunt et vulnerando et interfìciendo usque ad (lipolini Sarracenos morluos in campo relinquerunt. Comes vero aneli Egidii qui Capitheus victorie erat deinceps cepil tripolini bsidere. et juxla tripolini longe per miliarium unum imposu'U cali um unum quod vocatur mons peregrinus. ubi muros el turres et mansiones multas construxit. el multi Xpiani. undique ibi habi-tdre ceperunt. Comes vero colidie de die in diem beJJum cum Saraceni faciebat. et in magno timore Sarracenos deslriclos tenebaf. Accidil postea quod predictus Comes ibi uxorem aecepil de qua babuit filium unum nomine Anfos ipse vero comes quando mare (ransivit teiram suam lolam cuidam bastardo Belran Cavata nomine guardia commisit. quoniam alios filios non habebat. Interim quidem filio Anfo. nato et peregrino conslruclo. sletit obsidendo tri-polim donec Januenses ad capiionem acharanlis et gibelleti veneruni 01 fP,and° venerunt comes cum Januensibus stetit donec civilas Aeharunlis et Gibeleli cap te fuerunl. et Gibcllelo caplo comes lenuit Gibellelum per se el de dislriclo tripoli erat el dedii terciam partem nsibus ( ( duas sibi "tenuit 23. ef vicem comitem suum ibi posuil T '( 39 ) et Januenses in lerciam parlcm Ansaldum Corsum prò guarda po-sucrunt. Verum namque est quod post captionem Cesarie et Acoli venientibus galeis Januensibus que predictas civilales ccperunt. renunliando et dicendo celeris Januensibus Iriumphum et vicloriam que cis deo auxilianle evenerat. et ostendo (sic) magnas opes et divitias quas ibi ceperant. cum magna lelicia ab eis recepii sunt. et Ilerum renunciando quomodo lerram orientalem invenerant. ita enim cogno-verunt regeni Gotofreum mortuum et Baamundum in capiione tur-chorum Corrodane esse, unde omnes orientales parles limore commote credentes loca et lerram amittere de advenlu Sloli Januensis qui ad porlum laudicie venerant habitalores terre muli uni inde letali fue-runt et per hyemem totani illinc steterunt el Balduinum de civitate edessead laodiciam venire fecerunt et deprecati eum fuerunt ut re gnum Jherusalem aeciperel. et fecit siculi in preterita scriplura Cafari scriptum est. et Tanclerium in Antiochia principem posuerunt. et Ca-farus qui hoc narrat interfuit et vidil et Januenses per lolam hyemem morando multa de lionore dei circa parles illas fecerunt el colum-pnas xii. marnioreas que in palalio jude machabei adhuc erede stabant in lerram deposuerunt et in quadam nave illas collocave-runt que xv. palmi volvebant. et diversis colloribus coliorale erant. Bubei scilicet et viridi alque jalni. Ila nempe quia in speculo homines speculabaulur. pascha veniente versus Jherusalem perrexerunt et siculi in libro Cafari 24 scriptum est. et navem de colonis Januam mandando, in gulfo Salalie fracta remansit. Januenses autem qui in Janua erant hec supradicta audientes dicere ab illis qui de Slolo venerant conmoti dei servitio. xl. galeas armaverunt et ad orien-lales parles perrexerunt. et civilalem Acharuntis una cum Gibelleto et cum rege Balduino et cum Ramundo comitle bollando ceperunt. Ibique rex Balduinus Januensibus privilegia sicut promisero! el scripta sunt in registro Januensi. in. xi. firmavi! el feci!, quorum privilegiorum exeniplum liltcris aureis in truina sepulcri ip lapide uno scribi precepi!. et liti scriptum fui! cum. xu. viris de majo- ( M. ) '¡bus curie sue in perpetuimi tenere juravit et lune eurrebanlanni doniini. M.° c.° v.'° Januenses vero mani unani acharunlis juxla mare et giardinuin unum prò lercia partecivitatis. cI.dc. (sic) bisantios "» unoquoque anno liabere cum rege Balduino paclum fecerunt. insuper lerliam partem (pie deforis erat usque ad lequam unam et posucrunt vicecomiltem unum Syghaldum sciliccl sancii laurenlii eanomeum qui lotum quiete (cnuil et Imbuir, siculi in privilegiis S( riplum est. -•'> hoc compiccio Januenses cum Iriumpho reddierimi. I cstea vero comes Baymundtis apud monlem peregrinimi obiil. el \ice sua Guillermus Jordani nepos ejus monlem peregrinimi le-1,1111 rovi1 cl nuntiuni suum cum litleris Januani misil. nunciando d< morie comilis. el ut auxilium ad capiendani civilalem tripoli prò dii sei\ilio et sancii sepulcri venire non prole/areni, filium cnim •infos pucruin miliics comilis ad sanctum egidium porlaverunt et Iti iani totani quam Beltrani Cavala baslardus predicii comilis in guai dia lencbal. babilalores illius (erre ad scrvilium pucri donec ad etatem venirci (onere juraverun(. Bel(ram auleni lerram dimisil puoi o. et cum miJitibus in gorabiis Januam per ni are venil. rogando Januenses u( eum prò serviiio dei ultra mare ad capiend am (ivitaieni tripoli cum sloln galearum porlareni. Januenses vero au ditis precibus el proni issionibus islius et prò lega (ione Guillcrnii Joidanis. galeas. Ix. armaverunl et Bellram cum mililibus suis ad li i poi ini porlaverunt. el obsidendo civilalem cum Bellram stclei uni-donec mullis machinis et magno labore civilalem preliando siculi Vilissimi bellalores vi ceperunt. interim Willermus Jordani fini nwslus crai de adventu Bellram co lidie inlerdiccb al ut Bellram de ei'ilate non inlromitleret el nionlem peregrinuin et canipos semi-nalos circa monlem lencbal. el nunlium suum ad (anc/erium ni aniiodiia misil ul ad eum venirci, el adjnvarel cum uf Bellram u,ni bello a civitale expelle re posse!. Tanclerius aulem liti manda 'einse Julii. postea vero prediclus comes Bellramus. 11 quod Januensibus dederal el concesserat. de quo special iter Itnebatui. posi paucos dies eisdem abslulil. Prediclus 'ii tm Bdldumus rex cum galeis xxn. barulum cepil. Currente millesimo C.° X 4 io . "lanuenses vero co tempore cum prediclis galeis. ;a “ c,v,lalem ceperunl sine auxilio aliquorum. que ci-diciusV0Calllr f,,,e est in principati! anliochie 50- Pre- savi? (,Ulde,a Ba,dlllnus multas civitateset loca in suo tempore subju-"posiiit legno Jerusalem, et vixit per plures anuos, postea ( 4» ) quidem decessit. veruni tarnen in tempore predicti Balduini regis. ipse Balduinus concessit Januensibus scribi in truina Sepulcri lillcris aureis. illud quod cis concessit per privilegia et que littere constitue-runt Januensibus Bisancii duo milia aurei, que littere taliter scripte cxtiterunt usque ad ternpus regis amar (sic) qui cas deslrui fecit et sustroncari Post mortem cujus Balduini elleclus fuit in regem comes de Roaxia qui consanguineus erat germanus predicti Balduini et qui similiter Balduinus vocabalur. Cumque prediclus Balduinus qui decesserat fralrem haberet qui euslachius vocabalur comes Bo-noniensis. Scito ab eodem Eustachio de morie dicli fratris sui se preparavit ire in jherusalem pro accipiendo regno el manutenendo ex successione predicti fratris sui. Cumque ivissel usque in Puliam. audivit quod prediclus Balduinus consanguineus ejus rex electus fueril. qui statini de inde rodivi!, dicens quod nullo modo volebat quod terra domini pro eo in scandalum ponerelur. licei successio de jure ad ipsuin perlinerel. prediclus aulem Balduinus qui comes fuit de Roaxia. fìliam quandam habuil nomine Millixccn que regina fuit et (pie uxor fuit regis Fulconis. Et mirctur aliquis. si de ea modo fit nienlio. quoniam occasione predicte mulieris poslea lerra amissa fuit. poslquam aulem rex fuit. ipse Balduinus fìlias duas habuil. una quarum vocala fuit dulcis. et que uxor fuit co-milis Raimundi de tripoli qui ah assaxinis fuit interfeclus. qui Rai-mundus reliquil ex dicla uxore sua filium unum qui similiter vo-calus fuit Raimundus. In lempore cujus terra amissa esl. alia quidem filia vocala fuit aelis el que uxor fuit Baiamontis principis qui fuit filius Baiamontis roberli Guiscardi. ex qua sustulit fìliam unam que vocala fuit Gonstanlia et que uxor fuit Raimundi comitis piclau-rensis Supradiclus aulem Balduinus rex lanquam vir probis- simus et discretus per plures annos vixit el in suo tempore nuiltas civitates et loca cepit et subjugavit viriliter et specialilcr civilalem Tyri cepit. cum Storio Veneticorum. poslea vero decessil. Quo rege mortuo predicta fìlia ipsius nomine Milliscen. in malrimonium co- ( ) P luil miil.iin fulooni cornili de aniu. qui fulco rex effeclus no- ^S,m *tXlt 1 t6nUlt s*cul VJr P,,(>bissimus per multa tem- • V *^Sa UV01 ° (suy) sustulit filios duos unus quorum vo-rorrcs UMui'n,s Ct a*,er amar,'icus. qui poslea ambo fucrunl & ad uliimum vero prediclus fulco rex deccssil el successi! ... r',1( ß keil diedi ‘ni ad pacem el concordiam pervenire j . ^0tl1 ll,m* cum üiimicis suis ad voJuntatem ipsius. el hum ho i)l0Pll,,,n i'egressus est. cum maximo Jionore et trl-Turchi CUm niaX*ma C0P,a peccunie. una cum militibus suis, patria ^ a(^Vcrsa Pa,,o-ribus. Videlicet contra ea que ipsi Januenses habere debebanl unde ipsis lune concesserunt libertatem In tyro et lerciam parlem in cathena. et Casalem Sii Georgii el multas alias possessiones que in privilegio insuper facto per dicium eomitem el barones ipsis ( 36 ) Januensibus conliiietiir 3s. (Jude Januenses misericordia moli promi-serunt prestare succursum eisdem pro posse corum ad deflcnsionem terre que siquidetn plenarie et virililer fecerunl. Quoniam aulem in se (ùlenlibus dominus miscricordiler subvenire volebat. Erai eo tempore in Conslanlinopolitanam civilalem quidam dominus Con-radus de Monteferralo qui fuil omnimoda probità le ed scicnlia cir- < umspeclus. el qui in uxorem habebat sororem Imperaloris Jursaclii. Qui siquidem Conradus in Servilium predirli imperaloris cognati sui imperaloris Jursachi quemdam baronem de illis parlibus inler-fecit. eo quod terrain auferre volebal eidem imperatori. El crai nomen ipsius baronis interfecti Verna. Sciens vero predictus Con-ladus quod greci occasione mortis predicli Verne ipsum interficerc nitibantur. Conscilio habito cum quodam Januensi privalo suo nomine Ansaldo de bonovilino. locari fecit quandam navoni que crai cujusdam Januensis qui vocabalur Balduinus erminius. in qua nave privatim se recollegii et in portu Acconis cum ea applicavi!. Et luit hoc illis diebus quibus terra amissa fucrat anno domini Millesimi) c.° I xxxvìij.0 Cum aulem prope ipsam civilalem foret cognovit quod elfecla eral Sarracenorum. undo plurimum timuil cum •iliis de ipsa nave. Unde precepit quod aliquis non loquerelur prêter ipsum. Venions aulem ad ipsam navoni quodam barcha Sarrace-norum missa a Saladino, inlorrogavil illos de nave cujus modi gens °*ant. quibus predictus Conradus rospondens dixit. Nos sumus Xpiani et specialiter Januenses mercalores qui poslquani audivimus de Victoria quam Salaadinus fecit. Securilor cum fidulia in terrain suam venimus. Unde- poslulamus et habere volu in us sagillam unam ab ipso causa lidulie. Reverlenles autem ipsi Sarraceni ad tcrram. ad dominum perrexerunf. El illico ipsis discodontibus. predictus dominus Conradus feeil navoni suam de poilu trahi cl cum barcha laniçari. et tempore prospero adveniente ipsa navis vollificavit. et 111 ' ivilatem tyri applicuil. et cum suivissent do advcnlu domini Coni .»di j||j qui jn fyro eranf. Ipsum honorabililer et cum ingenti gaudio receperunl. videlicet comes de Iripoli. el comes Jauselliiius. Raynaldus dominus Sydonis. paganus de Cayffa, el dominus Cessarie. cl alii principes illius terre, el unanimiler civilatem lyri in ejus cuslodiam posuerunt. usque ad advenlum alicujus ex islis qualuor coronalis. silicei Imperaloris frederici. Regis francorum. vel regis englelerre (sic) vel domini Guillermi regis Sicilie. Quibus diebus comes diclus in Iripolim perrexil cl post paucos dies sicul domino placuilex quadam infirmilale dccessil. Terrain suam relinquens Baia-monti fdio principis Raymundi de Anlhiochia qui Baiamons ipsam terrain Iradidil lìlio suo qui shnililer vocabalur Baiamons. Que vero hie sequunlur non eranl in libro scripta sed ego Jacobus aurie prediclus sicul a pcrilis didici breviler in scriplis redegi. Morluo aulem rege Guidone et uxore ejus Sibilia (ilia quondam regis Aymerici et per quam ipse fuil rex el morluis qualuor eorum iiliis Ysabella soror dicle Sibilie et filie dicli Regis Aymerici que naia erat ei ex secunda uxore nepte Manuelis Imperaloris Conslan-linopolilani. Dala fuil in uxorem Conrado prediclo marchioni monlis-ferrali anno dui. Millesimo c.° I xxxxn. ex qua ipse fuil Rex ye-rusalem appellalus. qui plura privilegia comuni Janue cum ejus uxore dedil el confirmavil que scripla sunt in registro comunis Janue 50. qU| tamen eodem anno fuil ab Asasinis inlerfeclus. relicla uxore sua pregnante, ex qua naia est unica fdia nomine maria isabella aulem uxor dicli conradi poslea fuil tradita in uxorem Enrico cornili Treeensi de Campania, opere et Iraclalu Ricardi Regis Anglic avunculi ipsius qui lune lemporis crai in parlibus Ullraina-rinis. et poslea fuil rex Jerusalem appellalus. qui cliam plura privilegia concessit et confirmavil comuni Janue. que cliam scripla sunt in regislro comunis 57. qU0 Enrico rege morluo tradita fuil in uxorem Aymerico regi Cypri. qui fraler fuil predicli regis Gui-donis. Maria aulem filia Conradi predicli Marchionis predicli Montisferrali <>l Ysabelle predicle dala fuil in uxorem Johanni de Brena por quam ot ipse fuit rox Jerusalem appellalus qui poslea ( 38 ) vixit cum eo annis duobus. eral quidem miles slrenuus el forlis-sinius ac mirabilis cl magne stature. Dictus aulem rex Johannes cx ea habuit (ilium nomine Ysabellam. que tradita fuil in uxorem federico II. imperatori ex «¡uà se fecit regem Jerusalem appellari. el cum eo vixit annis. n. cl ex ea habuit (ilium videlicet regem Conradum. qui fuil rex Jerusalem el Sicilie. Ex diclo aulem Conrado natus est dominus Conradimis quem rex Karolus cepil in prelio el post menses plurcs apud Neapolim decapitaci fecit. |H)sl cujus obitiun plures eodem tempore sc reges Jerusalem fece-runt nuncupari. Nam Dominus Ugo de Lusignano Rex Cypri et sui heredes post ipsum se reges Jerusalem nominabant. Karolus eliam Hex Sicilie primus el lilius ejus aller Karolus so reges Jerusalem in lilteris suis scribebanl. Sed tandem omncs facto Sarracenorum possessionem amiserunt ipsius. licet nomen solum in vanum reli-nuerint in fulurum. Anno a nativi late domini millo duccntesimo nonagesimo «piarlo die sexlo decimo Julii. Jacobus Anriaj Egregius vir multa honestalc el scienlia preclarus dicium opus de capiione Jerusalem Antiochia; et Tripolini ac plurium aliarum civilalum proni supcrius scriptum est coram uobilibus viris minis Jacobo deCarca no Poleslate Comunis Janue Simone de Guimeliö t.aj)i(aneo popoli Abbate popoli et Aneianis ejusdem civitatis presenta'il. Qui videnies tantum opus laudabile consuluerunt laudaverunl et decreverunl dictum opus ligari in presenti cronica in ea pai le quam eligerel didus Jacobus Aurie. qui Jacobus numquam lapsus in opere comunis fecil ipsum in hac parte prcsentis cronico vinculari. I^'o (jiiLiitLjius de Cai'o.mbis nolai'ius prescnlacioni [»rodiote Consilio (,l decreto interini et ut supra scripsi. \ o r k 1 Del viaggio di Goffredo in Terra Santa , prima che vi andasse come Crociato, non fanno alcun cenno gli scrittori conosciuti finora: soltanto Alberto d’Aix, Lib. i\, ricorda che da molto tempo Goffredo pensava a quel pellegrinaggio; ma ciò appunto induce a credere che quella idea non sia mai stata posta in effetto. Del volo di lui forse si ha memoria in un suo atto pubblicato dal De-Hosières, Stemmata Ducum Lotharingiae, pagina xv, nel qualo sono queste parole : « Yotum quod Domino vovi volens adim-« plere, videlicet terrara sanctam adire, el iniinicos dominica; crucis qui « injuste eara tenent debellare ». Quell’atto porta la data « Verduni, anno « Domini 1095 ». Dissi forse; poiché non mi dissimulo che quell’atto da molti scrittori ò contestato, secondo che mi nota il sig. Fiess Professore e Bibliotecario nell’Università di Liège, alla cui cortesia debbo questa notizia ; ma pincquemi qui notarlo ondo gli eruditi vogliano dirigere anche su « io la loro attenzione. Del viaggio all’ incontro del Conte di Fiandra che Caflaro fa compagno a Goffredo, si hanno memorie precise: senonchè quel Conte, che è Roberto detto il Frisone, partì alla volta dell’Oriente nel 1085 ( Giovanni Iperio, Cronaca del Monastero di S. Berlino — Marlene e Durand Thesaurus IS'ovus Anedoctorum Tom. in, pag. 588), mentrechò dalle parole di Caffaro sembrerebbe che quel viaggio sii stato intrapreso nel 1094 o (J5, facendo ritornare quei Principi immediatamente in Genova, trasferirsi tosto in S. Egidio presso Raimondo, c di là a Puy quando il Pontefice Urbano li era già in Francia. Che nel porto di Genova s’imbarcassero pellegrini per Gerusalemme, oltre ad essere cosa assai verosimile, se ne ha memoria da una carta dell'agosto del 1085, menzionata dal Senatore Federici nelle sue Collettame, nella quale si parla di un prete Ingoile clic in quei giorni era andato in ( VO ) Gei "S..Inumo. Quella apparteneva al Monastero di S. Siro, e ci fu consor-vala nella Raccolta Agono. stato attualo della storia dcvcsi forse crederò incorso Caffaro in rrore a riguardo dei nomi dei pellegrini per Terra Santa, partiti sulla p . sc ' •'•I'Ijìuuo indizii della riunione da lui menzionata, di varii j. i | * • *. S!>0 ^onl0^* S. Egidio, o della loro determinazione di liberare (,. infedeli i Luoghi Santi, indipendentemente dal Concilio di e | * ArciitscovoBoldrico.il quale si trovava presente a quol Concilio, lL ',a (jI ,os°lnnitana Lib. 1. lasciò scritto: « Dum h*c agerentur » móni ^ ■ °raZ'0nC ^ *>al)a 0 l’elezione di Ademaro a Legalo Apostolico, unnciava a distribuire le croci) « ecce ex improviso affucrunt legati lis Tolosani, baymundi videlicet de Sancto Egidio, qui ipsum iluruni j‘ i'| ie sibi crucem cooptasse rctulcrunt, et in Concilio testati sunt. -Iiljnncti sunt ctium ipsi, inquiuut, milites innumeri, et popuium in (lutata suo conducet quamplurimum. Et adjunxerunl: Si quis est Dei, jungatur et, quoniam opes suas indigentibus communicabit, et auxi-hum et consilitim suuin nemini viantium denegabit. Eccc, Deo gratias, J ii Christiams ituris, duo ultronei processore Duces ; ecce Sacerdotium et Regnum, Clericulis ordo et Laicalis ad exercitum Dei conducendum coneoi dant. Eptscopus et Comes, Moysen et Aaron nobis reimaginatUur. Iis auditis, si qui pusillanimes fieri exliterant, hodie animabanlur et sancla Cruce passim palliabantur». Orderico Vitale, Lib. ix ripete la stessa tosa, di guisachè il Sig. Peyrè nella sua elaborata Storia della prima Cro-ciahi osserva: c sembra risultare dal racconto di questi duo Cronisti che Principi d Occidenie non avessero tutti aspettato la chiusura del Concilio pei apporre al/a loro vesle il segno della Crociata » ( Cap. iv, rr1 . om. , pag. (J3 a discorso dei legati di Raimondo riferito da Bol-drico ci fi intendere l’importanza della coopcrazione di quel Principe, presso del quale stette sempre il Legato Apostolico. Sappiamo anche che Irbano II in quell anno fu a Puy. (Sammartanus, Gallia Cristhiana Tom. il, p.ig. 701 — Flcury, Storia Ecclesiastica Lib. lxiv, Cap. 27 ). nostro Autore non fa verun conto dei primi eserciti di Crociati, condoli! Gualterio, da Pietro Eremita e da altri, i quali incontrarono gravi diesili e perdile fra gli Ungari e nella Bulgaria, e quindi furono comple-entc distrutti in Asia da Solimano, prima che giungessero solloNicca; 'lla tonsillera soltanto l’esercito guidato da Goffredo, Raimondo ed altri, la concoidi.! (in quasi sotto Antiochia, al quale esercito quivi si unirono i Genovesi. ( 6* ) 3 Scrive Giacomo da Varatine nella Cronaca genovese sollo il vescovato di Ciriaco: « Urhanus pontifex Januensibus scripsil, et legalum suura desli-« navit rogans eos tamquam ¿Ecclesia; filios et devotos ul Terr® Sancii* « subvenirent » ( Muratori, Iter. II. Script. Toni. ìx ). Vediamo ora che due furono i Vescovi inviali a predicare la Crociata in Genova; tinello di Grenoble, o quello di Orango. In quel tempo teneva la sedia vescovile di Grenoble Ugo, elio fu annoverato fra i Santi da Papa Innocenzo II nel Concilio di Pisa l’anno 1134. Lo stesso fu presente al Concilio di Clermont ( Fleury, Storia Ecclesiastica Lib. lxiv, Cap. 28); ma quantunque nella vita di lui siano notati parecchi suoi viaggi in Italia, pure non è fallo cenno della predicazione in Genova. Il Vescovo di Orange era Guglielmo, uno dei principali personaggi di quella Crociata; fu anche al Concilio di Clcr-raont e seguitò in Oriente le schiere guidate da Raimondo di S. Egidio. In Antiochia dopo la morte di Ademaro assunse la dignità di Legato Apostolico e mori in Marrah nel 1098. Le relazioni che passavano fra il nostro Comune ed il Conto di S. Egidio fanno credere assai probabile che un Vescovo, il quale non si diparti mai dal fianco di quel Principe durante la spedizione, sia quello stalo invialo in Genova a procurargli la cooperazione dei Genovesi, tanto più che ebbe il tempo sufficiente a ciò fare, con-ciossiachè Raimondo non partì da Lione che nell’ottobre del 1096, quasi un anno dopo del Concilio di Clermont, e Guglielmo di Tiro c’insegna che, dopo Ademaro, il Vescovo di Orange fu quegli che con maggiore entusiasmo si accinse a divulgare la parola raccolta dal Pontefice ( Lib. 1, Cap. 16). I Crociati Genovesi qui indicati da Caffaro appartengono alle principali famiglie della Città in quei tempi. Anseimo Rascherio è il primo sotto-scritto alla convenzione dei Genovesi fatta con Boemondo in Antiochia nel luglio del 1098 ( Lunig, Codex diplomaUcus llaliae, Tom. u ). Dodone degli Avvocati si trova testimonio in un placito dei Consoli di Genova nel 1117 ( Monumenta Historiae patriae-Chartarnm, Voi. u, pag. 186). Lanfranco Roza fu Console dei Comuni e dei Piacili nella Compagna di quattro anni, cominciata nel 1114, e di nuovo per gli ultimi due anni 4120 e 21 della successiva Compagna. Opizo Musso fu Console insieme al precedente negli ultimi due anni indicali ( CaiTaro Annali ). 5 Fu già notato che nel 1085 prete Ingone partì per Gerusalemme in agosto. Lo navi che furono alla conquista di Cesarea partirono il primo agosto del 1100 ( Caffaro Annali): vedremo che nel 1101 in quella stagione altre galee cariche di pellegrini si diressero alla volta della Pale- ( 62 ) .qui filialmente* abbiamo che i primi Crociali Genovesi salparono slio porlo in luglio ; Inondo appare che i viaggi per la Siria in quei empi si imprendessero all’epoca determinata del luglio ed agosto. Il tm-' l*ai **Ut a‘ tro n,esi i come risulta dal tempo impiegalo dallo .. 1 rn° ^esarca, parlile da colà la vigilia di S. Giacomo(24 |u. 1 ' ®l'un,° ,n Genova in ottobre (Annuii). In questo tratto della de\e essere incorsa qualche inesattezza, non potendosi compren- I Hi p.iroli paucis diebus transactis, che quel viaggio non fu cer-compiuto in pochi giorni; come altresì qui havvi errore circa il p del principio dell assedio di Antiochia indicato nel mese di giugno, ^ tanto più incomprensibile, inquanlochè poco dopo è detto, che i Cristiani cominciarono l’assedio di quella città verso la metà di ottobre “I 1097, concordando in ciò cogli altri scrittori, i quali pongono il prin-pio di quell assedio altri il 21, ed alcuni il 18 ottobre di quell’anno. p ielmo di liro ( Lib. v, Cap. 4.) e dopo di lui quasi tutti gli scrittori P ngono I ,irrivo delle navi genovesi al porto di S. Simeone nel quinto dill assedio di Antiochia. Il medesimo storico racconta in propor-oni assai maggiori il fatto dell’attacco dei Turchi narrato qui dui nostro nnalista, nonchèla disfatta dei medesimi, nella quale avrebbero presoparte iIU'SÌ ,u,t' 1 caPl,ani dell'esercito cristiano. Ma son d’avviso che quello storico sia caduto in errore, e debba invece riportarsi V arrivo colà di quelle navi nell’ottobre o principio del novembre del 1097. Ciò è indicalo dall epoca notala da CalTaro negli Annali: < In primo exercitu Francorum us Anthiochiam mxcvii »; risulta dal tempo della partenza da Genova He n.i\i nel luglio di quest’anno. Dice poi qui chiaramente che i Genovesi furono a dividere coi Franchi la penuria del vitto e delle vesti che fu durante quell inverno. Questo mio avviso viene confermato da un passo di Raimondo di Agiles il quale scrive: • Interea (cioè al principio dell’as-edio) l.enuensium naves, littori quod per decem miliaria aberat a ca- * stris applicuerunt. Vocalur autem locus ille portus Sancii Simeonis ». ' Bongars, Gesta Dei per Francos pag. 143); e tanto più devesi cre-dtre a questo cronista inquantochò egli scriveva dal campo stesso di Antiochia, laddove Guglielmo di Tiro scrisse ollant'anni circa più tardi. 'enerdi della settimana di carnovale nell’anno 1098 corrisponde al S feb-raio. Guglielmo di Tiro ( Lib. v, Cap. 3.) scrivo che quella battaglia avvenne il giorno 7 di qual mese; ma Guiberto di Nogent (Lib. iv, Cap- 3.) Tudebode ( Lib. iv, Cap. 17. ) narrano che accadde il martedì prima giuno, 9 febbraio. Queste date si possono forse in parte conci- ( ‘13 ) liare; dappoiché al fallo d’ armi del Ponle di Ferro, di cui nella nostra Cronaca, sussegui una grande battaglia sotto le mura di Antiochia. Quindi può supporsi che siavi stalo fra i duo fatti un intervallo di due giorni, e che Cafturo indichi la data dello scontro al Ponte di Ferro, e gli altri quella della battaglia sotto la città, come quella che fu più rilevante. Dubiterei che nel nostro testo delibasi leggero septingenli invece di seplua-ginti, e ciò sulla testimonianza di Raimondo di Agiles che dice quei cavalieri in numero di settecento , o di Stefano Conte di Chartres che ne ripete lo stesso numero nella sua lettera scritta alla moglie dal campo di Antiochia il 29 marzo 1098 (Spicilegium Aclierii, Tom. i, pag. 430). 8 Havvi errore nello attribuire a Pietro Eremita la scoperta della sacra lancia, essendo invece altro Pietro, chierico originario di Provenza (Guglielmo di Tiro, Lib. vi, Cap. xiv e Guiberlo di Nogent, Lib. v, Cap. xix): anche l’autore della Canzone d’Antiochia, pubblicala per la prima volta a Parisi nel 1848 per cura di Paulin Paris, cadde nell’ ¡stesso errore. ® 1 cronisti sono discordi fra loro sul numero delle schiere nelle quali fu diviso l’esercito dei Cristiani nella battaglia di Antiochia. Secondo gli uni (Alberto d'Aix , Guglielmo di Tiro, Bernardo il Tesoriere ) quelle furono dodici. Guiberlo di Nogent lo dice sei soltanto. Raimondo di Agiles, che fu presente a quella battaglia, e l’autore della Canzone d’Antiochia, Canto vili le fanno ascendere ad otto, compresa la retroguardia. Con questi ultimi concorda la nostra Cronaca, la quale no stabilisce Ire da una parie, tre dall’altra, una settima nel mezzo guidata dal Vescovo Ademaro, e finalmente la retroguardia ; e son d’ avviso che questa sia siala la precisa disposizione ; ma in contraddizione di tutti, fa capitanare la prima schiera da Raimondo di S. Egidio, mentre egli rimase in Antiochia a lenere in freno i Turchi che occupavano tuttavia il castello, e secondo la Canzone di Antiochia a seguito di preghiere dello slesso Vescovo Ademaro. Scala qui è usato per ¡schiera, eschiele in lingua francese di quei tempi ( Canzone di Antiochia Canto vili, Tom. 2, verso 204). 10 Oscuro alquanto è questo passo, non essendo con chiarezza indicalo a chi fu concesso da Boemondo il privilegio: il pronome cis qui dovrebbesi riferire al vocabolo omnes, e quindi all’ universalità di lutti i componenti quell’ esercito. Ma tralasciando di esaminare se Boemondo abbia a favore di lutti accordato privilegi in Antiochia, noterò che a riguardo dei Genovesi pervenne fino a noi il documento di tal concessione: laonde sarei d’avviso dovervisi leggere Janucnsibas a vece di eis. Quel documento ha la data 14 luglio 1098 , ed è pubblicato dal Lunig, Codex Diplomaticus Ituliae, Ioni. 2. il Ferrari nuli» Liyuriu Trionfante pag. 25 ci ullesla « li« la pergamena originale si conservava a’suoi tempi (1043) nel pubblico Archivio. ¡Noi sappiamo ora da Caflaro che lo stesso privilegio era trascritto nel Hegislro, che è il Liber Juriuin, il quale anticamente era detto Registro : t Liber Jurium Rcipublicue, qui Registrimi appellutur ( Giorgio Stella, Annales Genuenses, Lib. 1, Cap. iv), ma nel Liber Jurium che pervenne fino a noi non si ritrova, e da ciò apprendiamo che fino dai tempi di Caflaro esistova un Liber Jurium o Registro, ove si notavano gli alti importanti al Comune nostro, e non fu questa una novità introdotta soltanto nel 1229 dal Podestà Giacomo Balduino : ciò peraltro già risultava dagli Annali dello stesso Caflaro, ove è falla menzione del Registro parlando delle convenzioni con Guglielmo Redi Sicilia nel USO, e del giuramento prestato da Guido Guerra Conto di Venlimiglia nel 1157. Con evidente errore tipografico nell’edizione del Lunig fra i Genovesi soltoscritli a quell’atto si trova pel primo Anselmus Rusacheritis, che deve leggersi Rasclierius, il primo fra i Crociati Genovesi. In quel documento è degno di noia, che i Genovesi si obbligano a proleggere e difendere la città di Antiochia contro chiunque volesse occuparla, meno a riguardo del Conto di S. Egidio , « prater Comitem Sancii Egidii; et si « Comes auferre voluerit, nos dabimus consilium concordia; socundum « noslrura sensum ; sin aulem neulrum juvabimus ». Questa condizione o fu imposta per legame che esistesse fra il nostro Comune e quel Conte in forza di qualche trattalo commercialo e politico; oppure perchè in quei giorni era ancor viva la questione fra Boemondo ed il Conto di S. Egidio, il quale non voleva concederò al primo l’esclusivo dominio di quella cillà, e ne teneva occupalo il castello dalla sua gente. Ad illustrare questo (ratto non v’ ha miglior modo cho il rimandare il lettore al racconto cho ne fanno assai particolarizzalo Raimondo di Agiles e Guglielmo di Tiro, Lib. vili. È da notare però una diversità fra il primo di quelli scrittori e la nostra Cronaca : egli riporta essere siate quelle navi Genovesi in numero di nove, mentre Caflaro le dice due soltanto. Ciò valga a confermare quello che fu dello nella prefazione, che il nostro Autore non amplifica menomamente i falli, neppure a riguardo della patria, ma sembra quasi si studii di trattenerli in assai angusti confini; e per sì piccolo numero di navi si comprende perchè senza esilaro fu presa la deliberazione di distrurle afTatto, acciò non fossero preda dell’inimico. Questo tratto è degno di speciale considerazione per la nostra storia, risultandone confermato che neH'undecimo secolo il Consolato era già sta- ( OS ) bilito in Genova; anzi titilla frase adoperata appare che desso fosse sistema di governo introdotto già da qualche tempo, quantunque non perancoben fermo. Senonchè circa l’epoca dell’elezione di quei Consoli non è in perfetto accordo con ciò che il nostro Autore scrive negli Annali. Narrando qui che nel Natale del 1099 i Genovesi già da un anno e mezzo erano senza Consolalo, sembrerebbe che i Consoli Amico Brusco, Mauro di Piazza Lunga e compagni siano stati eletti dopo quel giorno al principio del 1100; laddove negli Annali dicendo che le navi, le quali furono ad oste sotto Cesarea partirono da Genova il 1.° agosto di questo anno, trascorso un anno o mezzo dalla formazione della Compagna nella quale furono Consoli i predetti, no segue dover essere stati eletti nel feb' ltraio del 1099. Assai difficile si presenta per vero la conciliazione di questi due passi; tuttavia io credo debba sospettarsi un errore nei Codici degli Annali, con che la contraddizione svanisce: imperciocché, se bene si esamini, il disaccordo forse si trova digià nei primi due paragrafi degli Annali medesimi. Cominciano questi colle parole : « Tempore enim sloli Cesariai paulo ante « in Civitate Januensium compagna trium annorum et sex consulum in-« cepta fuit ». Ora l’armata navale che fu a Cesarea salpò dal porto di Genova nell’agosto del 1100, e quel paulo ante corrisponderebbe benissimo al Natalo del 1009 , o pochi giorni appresso, secondo risulla dalla cronaca. Ma nel paragrafo seguente, nel determinare il numero ed il giorno della partenza di quelle navi, sono queste altre parole: « Anno « uno et dimidio transacto galea; xxvi et naves vi in kalendis Augusti « a Januensi urbe recedentes Jerosolimam perrexerunt » : ora un anno e mezzo di disianza non saprei come poterlo ritenere quale equivalente alla parola poco inìianzi. Ma a far tutto concordare bisognerebbe leggero in questo secondo paragrafo: Anno dimidio transacto ecc., sopprimendo le parole uno et. Nè vale l’obbiezione che, stante questa lettura, altri potrebbe affacciare ; cioè che in questo caso la Compagna non sarebbe durata tre anni interi, ma bensì soli duo anni, un mese e pochi giorni; conciossia-chè, esaminato attentamente le espressioni negli Annali, si può inferirne che appunto quella Compagna non abbia compiuti tutti i tre anni. CalTaro infatti nell’indicare la formazione di una nuova, usa sempre le parole: — explelis praedictis quatuor annis — expleta namque praedicta compagna ed altre consimili, ma in quella di cui parliamo,giunta all’anno 1102, senz’ altro comincia : Proximis vero kalendis februarii venientibus compagna quatuor annorum et quatuor consulum incepla fuit: senza punto 9 \" ( 66 ) indicare elio la precedente fosse terminala. D’altronde che al principio del 1102 fosse necessaria l’elezione di nuovi magistrali in Genova, quantunque i precedenli Consoli non avessero compililo il loro tempo, ne fu per avventura cagione l’assenza dalla Città dei principali cittadini, fra i quali varii di quei Consoli ¡stessi, prosi dal desiderio di visitar Terra Santa. Ed invero da questa Cronaca ora noi apprendiamo che Mauro di Piazza Lunga e Pagano della Volta, in allora Consoli, partirono per Gerusalemme nel HOi, e dagli Annali già sapevamo che all’espugnazione di Cesarea erano presenti Consoli genovesi. È forza però confessare che in nessun Codice si trova la lettura supposta. Ma qui troviamo la spiegazione di un altro passo degli Annali rimasto assai oscuro fin qui. Alla fine della parte dettata dal Caifaro sono alcune notizie sopra i Pastori della Chiesa genovese dal Vescovo Airaldo all’Arci-vescovo Siro, e a riguardo del primo usa queste parole: « Tempore con-« secrationis D. Airaldi episcopi currebant anni Domini mxcviiii, ot postea « vixit in episcopatu per annos xvn, et quando mortuus fuit, currebant « anni Domini mcxvi, et hoc fuit vigilia sancii Bartholomei in lertio anno « consulatus Lamberti Guezi et sociorum; sed post tempus electionis vixit « per annos xvmi in Januensi civitate ». Da ciò si deduce che Airaldo fu eletto Vescovo di Genova nel 1097, o principii del 98, ma non fu consacrato che nel finire del 1099. Quale fu la cagione di questa insolita tardanza? Il P. Paganetti nella Dissertazione iv della Storia Ecclesiastica della Liguria, non trovando alcuna spiegazione nei nostri Annali, andò a cercarla nella supposta assenza del Metropolitano milanese che doveva consacrarlo, dicendolo in allora partito per la Crociata. Ma quell’Arcivescovo, come anche appare dalla presente Cronaca, non partì per la Terra Santa che nel 1100; quindi poteva consacrare Airaldo nel 1098, come fece di altri. Ma ora ci viene attestato che i due anni 1098 e 99 furono in Genova tempi di tumulti e discordie cittadine: e allo stesso modo per cui non ebbero i Genovesi in quel mentre i Consoli ^discordavano fors’ anco circa l’eletto a tenere la sedia episcopale. Questi due falli s’illuminano a vicenda, e si confermano; ed anzi per la conciliazione dei due passi della Cronaca e degli Annali circa il tempo dell’elezione dei Consoli non cadrebbe nell’inverosimile colui che, non volendo supporre alcun errore nei Codici, opinasse che quelle guerre e discordie cittadine si aggirassero anche sull’elezione dei medesimi fatta pure nel febbraio del 1099, ma non universalmente riconosciuta come accadde a riguardo del Vescovo. Nella seconda metà del secolo undecimo, quando le grandi questioni Ira il Pontificalo e l’impero per le investiture, ( «7 ) od i preti concubinari posero in ¡scompiglio tutlu Italia, non è presumibile che Genova rimanesse del tutto estranea a quelle vicende, ma invece gravi disordini o dissensioni devono essere esistile tarilo fra le diverse parli del clero, quanlo fra questo ed i laici. Di ciò fanno fede alcune parole nella donazione delle decimo al Monastero di S. Siro falla dal Vescovo Obcrlo nel 1032, e la bolla di Innocenzo II, datala da Pisa nel 1134 a riguardo delle stesse decime. Questa è riportata dal P. Schiaffino negli Annali Ecclcsiustici della Liguria all’anno precitato, e quantunque in molle parti dessa sia mutilala, ivi si legge: « Ante tempora vero Airaldi episcopi sibi magistratus copia... (mancano alcuno parole)... alios procubitores, alios vero barbaros a diebus « praedicti Oberti episcopi usque ad ejusdem Airaldi ordinationem Januensi « Ecclesia; praefuisse dicebant, adeo quod mulli etiam canonicorum Ja-« nuensium prò malis et oppressionibus quas sibi inferrebaritur extra ci-« vilatem longo tempore remansissent ». Si noti che questo tempo di barbari è qui stabilito dal vescovato di Oberto cominciato nel 10a2 fino alla ordinazione di Airaldo, non già soltanto fino alla elezione. È desiderabile che qualcuno, radunando le memorie sparse quà e colà delle cose genovesi occorse nel secolo undecimo, cercasse rannodarle fra loro e tenlare una storia nostra in quel secolo, nel quale, se non risiede del tulio l’origine, sono almeno i primi anni d’incremento del nostro Comune. Che nella prima melà del 1098 esistessero già i Consoli in Genova si ricava anche da una piccola pergamena che si conserva tuttavia negli Archivi! del Regno in Torino, nella quale è fatta menzione di Amico Brusco, in allora Console della città , e viene a conferma della veracità del nostro Autore in tuttociò che ha attinenza alle cose nostre. Questa è del 25 aprile dell’anno sovraindicato, e non essendo finora, che io mi sappia, pubblicata da alcuno, credo non sarà discaro al lettore di averla qui per intero. « Die veneris, quod est nonas kalendas Madias, vigilia sancti Georgii, « presentia Domini Anseimi Abatis Consilio Amici Brusci, qui lune « erat Civitatis consul, atque aliorum bonorura hominum , scilicet « Gandulfi Vicecomitis et Monasterii Sancti Stephani Advocati. Gandulfi « qq. Purpura; alque Teuti, Bruningi lupi nec non Alberti Martini nigri « seu ut diximus ceterorum juxta Turrim predicti Amici Brusci sitata in « Castri Ripa Refulaverunt Martinus et 'Baldo filius ejus et Boniohannes « Capone, et Leo Cacalasanias et Rainaldus de Magniis et frater ejus « Johannes cartulam donationis ab Amelrada factam, per quam eartulam « cum Abbate S. Stephani litigando dicebant se posse raolendinum quod ( 68 ) « est in Valle Vesano in loco uhi dicilur Molinello sine licenlia Abljutis « S., Slephani predictum molendinum cuicunique vellenl donare et vendere. « Post refutationem vero supplicanlibus illis qui carlulam refutaveranl, « Dederunt Gandulfus predictus Advoeatus et Arnicus, sive cetcri jam dicli « consilium Abbati ut eis molendinum tali conditione redderet ut nemo « illoruiu molendinum illuiu posset donare vel vendere et quartam partem « Monasterio S. Slephani de molcndino redderent, et per unumquemque « annum festivitale Natalis Domini unum sextarium frumenti eidem Mo-« nasterio usque ad xxvim annos conditionaliter inferrent. Et si interini « aliquis eorum sine liberis obiret, pars eius qua tu in molendino habuerat « Monasterio deveniret ». Nella Raccolta Ageno ove si trova (rascrilto per intiero questo documento, segue la nota: « Pergamena antica; sull’eslremità resto di fili dai quali « pare vi fosse già sospeso un qualche sigillo, mancante delle sottoscri-« zioni forse tagliate ». lo Maurizio, Vescovo di Porto Romano, fu inviato in Palestina qual Legato Apostolico dal Pontefice Pasquale II ( Lettera dello stesso Pontefice riportata dal Baronio, Tom. xn, fol. 12). Venne colà trasferito dalle navi genovesi che partirono da Genova il 1.“ agosto del 1100, ed il 20 luglio era fra noi, presente alla consecrazione della Chiesa di S. Teodoro fatta dal nostro Vescovo Airaldo, ed è sottoscritto all’allo di costituzione di una Congregazione di Preti in quella Chiesa. Quest’atto è riportato dal Giscardi. (Chiese antiche di Genova MS. nella Biblioteca dei Missionarii Urbani). 14 Vedi Monumenta Hisloriac Patriae, Liber Jurium, Voi. 1, col. 16 e 17. Guglielmo di Tiro, Lib. x, Cap. 14 e 28. 15 L’atto di conferma dei privilegi accordati ai Genovesi, ed ampliazione dei medesimi fatta dal Principe Tancredi nel 1101 non si trova noi Liber Jurium che pervenne fino a noi, ma è pubblicato dall’Uglielli Italia Sacra Tom. í in Episcopis Januensibus in Ayrardum Episcopum; dal Lunig, Tom. il, Parte 2.a pag. 207D, e dal Federici Lettera allo Sdoppio. 16 Cioè negli Annali, ove narra assai minutamente la visita fatta al S. Sepolcro nella Pasqua di quell’anno, il miracolo del lume e l’espugnazione di Cesarea. 17 « Cyprum gubernabat tunc Philocales Eumathius » (Anna Comneno, xiades Lib. xi, Dufresne, Scriptores Bizantini pag. 266). 18 Qui Caifaro rammenta un suo libro sulla presa di Gerusalemme: ma questo non sono gli Annali, perchè in essi non è parola di quei fatti; pochissime circostanze di qucli’asscdio sono anche in questa Cronaca; fa quindi ( «9 ) dubitare clic abbia scritta separatamente anche di quello assedio, e che sia andato del lutto perduto quel lavoro. '9 Anna Comnono narra del navilio imperiale diretto contro i Genovesi in quest’anno 1101 , ma attribuisce la dispersione di quelle navi ad una fortuna di mare. Si conosce quanto questa Principessa Bizantina trasformi i fatti perchè non vengano a disdoro dell’imperatore di lei padre; tuttavia quel passo giova a confermare il narrato da Caifaro. Ecco lo parole di lei che credo utile riferire per esteso onde apparisca intera la politica della Corte di Costantinopoli. « Evoluto hinc anno (dal 1100 quando i « Pisani andarono in Palestina, dei quali parla precedentembnte) certior « factus Imperator parari Genuensem classem in auxilium Francorum, sensit « statini non mediocris periculi rem esse ; nec ab Genuensibus minora Romano « Imperio damna, quam a Pisanis merito timenda. Ergo ut iis occurreret Can-« tacuzonum cum idoneis copiis per continentem mittit. Mari vero Lantul-« phum cum valide armata classe festinare jussit ad preoccupanda insidiis « locadepressiora, unde in transiluramillac Genuensem classem, victorem ex « tuto impetum facere posset. Ivit mature Lantulphus quo imperatum erat : « caeterumsapientisincoepti successum vis maiorintercepit. Procella gravis et « supra quamvis validarum navium firmitatem vehemens incubuitin classem, « tam sa;va tamque ineluctabili vi, ut pleraque naves frangerentur utique; « quas ideo subductas in terram linire pice ac crassamento, caMeraque « resarcire cura cius generis necesse fuit. Hac vice rerum Cantacuzeno « indicium defertur, classem adventare Genuensem. Hoc ille accepto, auctor « est Lantulpho, ut cum navibus octodecim quas habebat solas in mari, « cacteris refectionis necessitate subductis in terram, subsideret juxta « mandatum Imperatoris circa Promontorium Malei, immineretque inde « in occasionem aggrediendarum ex tuto, si res et occasio ferret, mox « transiturarum Genuensium navium. Sin ei in presenti conspectu classis « hostilis aliud suaderet sua paucitas et conscientia infirmitatis certe re-« ceptum salutarem suis exiguis copiis tuto perficeret; classe totaCoronem « deportanda : quo certus et nulla vi hostili prohiberi facilis, tali locorum « situ cursus erat. Acquievit consilio Lantulphus; sed cum admotis Ge-« nucnsibus, plures eos longe validioresque cerneret, quam ut capessero « cum spe aliqua pugnam contra ipsos posset, Coronem ut constitutum erat, « se recepii. Cantacuzenus cura quantam maximam debuit in classem « Roma nani collata, ut impune in terram expositos Gcnuenses didicit, » quod unum supererai, expedivit se ac suos ad eos insequendos. Quos « ubi assequi non poluit ; Laodiceam deflexit, toto illic conatu bellum cum » ( 70 ) « Baimundo geslurus » (Anna Comneno, Alexiades, Lib. xi; Dufresno, Scrìptores Byzantini, pag. 207 e 268). Il Cotromil di Caflaro deve essere il Canlacuzeno. 11 Lamberto Cheto forse è il Lamberto Guezo Console del Comune negli anni 1114 al 1117; i De-Rodolfo erano fra i primarii della città, o in questa famiglia v ebbero due Consoli dello Stato e cinque dei Placiti. Scrive il Serra, Storia della Liguria, Discorso 1.° « Nell’anno 110(j * I imperatore Alessio Comneno, dopo qualche fatto ostilo contro i Genovesi, « ebbe pace con loro ». E nel Discorso 2.°, annoverando i molti (rat-tati genovesi colle diverse Potenze nota « Anno 1100. Pace con l’imperatore Alessio Comneno ». Non ho trovalo alcuna memoria di queslo trattato, e nessun documento cita il Serra a (al riguardo: ma nei sovranominati abbiamo forse i due ambasciatori genovesi che prepararono quella pace, e a questa si riferisce per avventura Anna Comneno ove scrive: « Al Imperator accepto indicio per Alexium ducein urbis Coryphus mi-« narum et molitionum Baimundi, misit extemplo litteras ad omnes ferme « Principes ac Respublicas, Pisas praeserlim, Genuam et Venetias, quibus t pra;munire satagebat omnes et singulos ne forte fallacibus et insidiosi * Baimundi circumvenli sermonibus, in parles ejus se abslrahi sincroni» ( Alcxiades, Lib. xn, pag. 274, Dufresne, Scriptores Byzantini ). 51 Mauro di Piazza Lunga e Pagano della Volla erano Consoli del Comune e dei Placiti dall’anno 1100 al 1102 (Calfaro, Annali). 52 CafTaro riporla negli Annuii la conquisla di Tortuosa all’anno 1102. Sarei d’avviso doversi adottare quesla seconda epoca, essendo questa indicata anche da Foulcher de Charlres ( ¡Ustoria Jherosolimitana Cap. 27) scrittore sincrono. 23 Oscuro alquanto riesce queslo passo per la dicitura assai intralciala e che comprende in poche parole fatti accaduli in anni diversi; ma precisando le date di quelli, l’oscurità scompare. Giacomo di Vilry e Guglielmo di Tiro concordano nello stabilire la fondazione di Monte Pellegrino all’anno 1103. Accon, qui detta Acharonle, fu presa da re Baldovino colla cooperazione dei Genovesi nel 1104 (Foulcher de Charlres, Cap. ¿>0); e Alberto d’Aix, ( Lib. ix) ci insegna che Raimondo, coll’aiuto dei Pisani e Genovesi s’impadronì nell anno slesso di Gibello. Ciò posto, ecco la spiegazione di queslo passo. Il conle di S. Egidio dopo la presa di Tortuosa (H02) si accinse a stringere d’assedio Tripoli, ed alla distanza di un miglio costrusse Monte Pellegrino (1105), ove convennero molti dei cristiani ; ivi ebbe il figlio Anfos e stetlevi finche i Genovesi vennero alla conquisla di Accon e Gibelulto, (orse Gibello (1104), e quando vennero, quel Conio fu con essi finché quello città furono prese, e della seconda, che era del distretto di Tripoli , diede la terza parte ai Genovesi, ¡Negli Annali Cattare ripete che Accon e Gibelletto furono conquistate coll’aiuto di quaranta galee genovesi nel tempo della Compagna di quattro anni, cominciata il 1.° febbraio 1102, e che Gibello maggiore fu presa durante la Compagna successiva nell’anno dell’espugnazione di Tripoli (1109). A riguardo di queste due città , le quali possono fra loro facilmente confondersi per la rassomiglianza del nome, è in disaccordo cogli altri cronisti i quali stabiliscono invece la presa di Gibello nel 1104 e quella di Gibelletto nel 1109. Non pervenne fino a noi la concessione di Raimondo, la quale scioglierebbe la questione, però la testimonianza concorde anche degli scrittori arabi, i quali narrano che Giblè, situato al nord di Tripoli (che è Gibello, essendo Gibelletto al sud), si diede,dopo la presa di Cesarea, di Arsuf e di altre città al Conte di Tripoli (Michaud, Bibliograpliie des Cruisades Part. iv, pag. 10 ) mi fa ritenere che Caffaro abbia confuso una città coll’altra, e ciò tanto più che Baldovino nel privilegio a favore dei Genovesi scritto nel 1105 dice et Gibellum per se ceperunt ( Monumenta Ifistoriae Palriae. Liber Jurium Voi. l.° col. 17). Cioè negli Annali. 55 Le basi di questi privilegi erano già stabilite tra il re Baldovino ed i Genovesi fin dal primo anno del suo regno anteriormente alla conquisla di Arsuf e Cesarea (Guglielmo di Tiro, Lib. x, Cap. 14); ma negli anni 1104 e 1105 vennero riconfermati e redatti in iscritto, e pervennero fino a noi (Liber Jurium, Voi. l.°N. vili. ix. x). Le lettere che furono scritte in oro nella Chiesa del S. Sepolcro , devono essere quelle riportate al N. ix di quella Raccolta, le quali nel Codice sono scritte in caratteri maiuscoli parte in inchiostro rosso, e per quelle istesse ci vengono indicate dal Senatore Federici nella sua Lettera a Gaspare Sdoppio sulle cose di Genova. Nella nostra Cronaca il numero dei bizanli d’oro da pagarsi da Baldovino è di DC., ma credo siavi errore, risultando dal Liber Jurium essere CCC soltanto. Le galee che furono alla conquista di Accon dagli altri cronisti si fanno ascendere a settanta ( Foulcher do Charlres, Giacomo di Vitry e Guglielmo di Tiro), ma Caffaro tanto qui che negli Annali le dice quaranta soltanto. ,0 Vedi Monumenta Historiae Putriue. Liber Jurium. Voi. l.° col. 18, N. xi ; Bernardo il Tesoriere Cap. 95 racconta, che gli abitanti di Gibelletto, assediata dai Genovesi nel 1109, conoscendo di non poter resistere, consegna- ( 72 ) rono la città ai capitani dui navilio genovese, Ansaldo ed Ugone Euibriaco ( Muratori, lìer. It. Script. Tom. vii, pag. 738 o 731) ). Secondo Guglielmo di Tiro, Baldovino fu eletto Re di Gerusalemme tre mesi dopo la morte di Goffredo. Foulcher do Cliartres elio era capellano dello stesso Baldovino o che lo seguì nel viaggio che fece per trasferirsi in Gerusalemme, dice che quel Principe, ricevuti i messaggi che colà lo chiamavano, si poso in viaggio il 2 ottobro, passò por Laodicea, ove erano i Genovesi, e fu incoronato il giorno di Natalo di quell’anno nella Basilica di Betltmime (Cap. xxiv). Si conciliano facilmente i due storici, e qui devo intendersi che il nostro Anonimo parli dell’incoronazione. Vedi Nota 25. Qui il nostro Anonimo ripeto I’ errore fatto da CalTaro nel riportare la presa di Tortuosa all’anno 1101 (Vedi noia 22) e nell'indicare la conquisi;« di Gibelletlo insieme col Conte Raimondo, mentre dev’essere Gi-bello ( Vedi nota 23 ). Vedi Caflaro Annali, anno 1110. ! L’Autore che scriveva sotto l’impressione della perdila del regno di Gerusalemme volle qui tosto tracciaro tutta la discendenza del Ro Baldo- * ino II, onde preparare il lettore ad intendere le questioni di successione in quel regno, che furono, a suo avviso, la cagiono principale di quella perdita tanto dannosa ai Latini , e con assai precisione stabilisce quella discendenza, Raimondo Conte di Poitiers, mediante il matrimonio colla Principessa Costanza acquistò il Principato d'Antiochia , che tenne insieme alla medesima, e i Genovesi ebbero da essi nell’anno 114i, del loro principato il 7.°, la conferma di tutti i privilegi concessi in loro favore da Boemondo il vecchio o successori in quel Principato (Liber Jurium, Voi. 1, N. xcv ). A riguardo di questo fatto commesso a disdoro dei Genovesi, si vedano le diverse lettere scritte dai Sommi Pontefici Alessandro III ed Urbano III ai Re di Gerusalemme, Primati e Principi di quel regno riportate nel Liber Jurium Voi. I.° Numeri ccuv, cclv, cccxxn, cccxlv, cccxlviii , cccl. " lur&alhins è corruzione della parola composta da KOp, abbreviazione di K'jpsg o Kvptcs, dominiti, che i Greci sogliono premettere al nome proprio di qualche personaggio, ed Isaac li; perciò negli scrittori di quei tempi l'Imperatore Isacco si trova talora indicato collo parole; Thursath, Thursac e Thursachius: il nostro anonimo invece di mutare la K in Tli la cambiò in / formandone Iursulliius e lursachius ( Vedi Notce Teodori Doune in Georgii Acropulita; Chronicon Compendiariuvi Cap. ii. Dufrcsiie Scriptorcs Rijzantini, Venetiis, pag. 17. ( 73 ) A memoria il uomini queste tre reliquie della Vera Croce esistevano ancora negli ultimi anni dello scorso secolo , quando vennero disperse nella spogliazione degli oggetti preziosi dalle Chiese, e soltanto scampò dall’u-niversulo distruzione quella entro una croce d’ argento e di magnifico lavoro bizantino, con sopra scolpitovi molte lettere greche, detta attualmente la Croco di Zaccaria. Il Varagine nella sua Cronaca fa menzione di questi tre pezzi della Croce, e ne racconta il come pervennero in Genova nello stesso modo che il nostro Anonimo. Gcorgio Stella negli Annali Lib. i, Cap. ili ricorda quelle dette di Gerusalemme e di S. Elena, enarra i fatti egualmente. Vengono queste rammentate dal Veneroso nel Genio Ligure risvegliato ( IGiiO) ove dice essere tre i pezzi famosissimi della Croce Santa pervenuti in varii tempi in potere dei Genovesi, e nella nota 493 indica essere quelli di Gerusalemme, di S. Elena e di S. Lazaro di Be-tania. Nessuno accenna che alcuna di queste Croci avesse la denominazione de’Zaccaria. Ria Bartolomeo Senarega nei suoi Annali all’anno 149C scrive: < asservatur in paenitioribus aedibus Divi Laurentii magno studio et vene-« rationo aliquantula pars ligni verae crucis; ea est quam Gentiles Zaca-« riae ex Graecia delatain tempio majori dicaverant ». E con molta amplificazione prosenta l’interpretazione dello lettere greche che nella stessa sono scolpite. L'abate Gaspare Oderico scrisse un’assai dotta dissertazione, pubblicata nel Voi. ix Saggi di dissertazioni accademiche Ielle all' Accademia Elrusca di Cortona, sopra questa Croce e sulla interpretazione di quelle lettere; ma non trovando menzionata da Giorgio Stella quella col nome de’ Zaccaria, opinò che dessa sia stata posta nella Cattedrale posteriormente a quello scriltoro ; però non molto dopo, poiché la famiglia Zaccaria era già estinta nel 1455. Ma ora che dal nostro scrittore sincrono vediamo che quella di S. Elena aveva le lettere greche scolpile sull’ornamento d’argento, e che avevano un significato corrispondente a ciò che realmente si trova scritto nella Croce denominala da quella famiglia, sembra accertato che le due Croci non sieno che una sola; quindi non esisterebbe più il creduto silenzio dello Stella. I nostri antichi Annali tacciono di tutte le reliquie che con tanta venerazione si conservano in Genova; niuna parola delle Ceneri del Precursore; niuna del famoso calino. Soltanto laVera Croce vi è menzionata due volte, la prima all’ anno 1235 colle parole: « In fine autera dicti regiminis de « ultima Ianuarii vera crux reddiia fuit per Ingonem de Grimuldo, qui eam « acccperat a dicto potcstate ( Petro de Andalo Bononiensi ) in virlutem « Domini Ottonis lanuensis Episcopi, et Capituli Ecclesiae Januensis, et ( 74) « indo sunt inslrumcnta ». La seconda all’anno 1242, quando la vera Croce fu porlata sopra la Capitana dell’armata navale Genovese contro i Pisani che militavano in favore dell’ Imperatore Fedorico Barbarossa. Ma niuna indicazione del quando quella reliquia fu portata in Genova, nè da chi: ma solo all’anno 1204 Ogerio Pano scrive: « In eodem anno cum « multi lanuenses undique congregati cum galcis sex ltomaniain intrassent, « inter quas fuit qunedam galea de Porlu Veneris, invenerunt quarodaui « navoni do Costantinopoli redeunlem in qua caeperunt pecuniae ma-« xiniam quantitatem et multas reliquias sanctorum, et cruces dominicas « et inter se diviserunt, et pars quae galee Portus Veneris contigit la-« imam adducta et per Ecclesias ut vocabula Sanctorum crani divisa ». Questo fatto non può essere che quello in cui fu presa la Croce della di S. E!ena, combinando perfettamente l’epoca e la provenienza della navo predala; e che fra quelle cruces dominicas fosse una reliquia della vera Croce risulta da una lettera di Papa Innocenzo III ( l.ib. 7, Ep. 174 ) scritla al nostro Arcivescovo relativa appurilo a quella preda, ove lagna idosi dico che quelli oggetti di valore o reliquie erano a lui diretti dal nuovo Imperatore di Costantinopoli, e descrivendo i più preziosi nota fra quelli « duas iconas unam habenlem tres marchas auri, et aliam decem mar-« chas argenti cum Ugno vivificar crucis et multis lapidibus pretiosis, « duas cruces aureas ecc. Belamulus et W.......cives vostri cum « seplem galeis in porlu de Mothone supradicto omnia nequiter abslule-■ runt » (Rainaldo, Continuazione del Baronio Voi. 1. pag. 181). Appunto la Croce tuttora esistente è conlorniata di molle pietre preziose, di modochè riunendo la descrizione che della stessa fa il nostro Autore, alle parole del prefato Pontefice ne risulta la descrizione completa dell attuale Croce di Zaccharia, rimanendo confermalo che la medesima è quella delta anticamente di S. Elena. Inoltre che anche prima d’ora da altri si credesse a questa identità lo confessa il P. Remomlini nella sua Stona Ecclesiastica della Liguria MS. presso di mo pag. 222 verso ove dice « che da alcuni quelle due Croci vengono insieme confuse ». Sparisce perciò quel letto di Procuste in cui si trovò l’Oderico per determinare I epoca nella quale fu deposla in S. Lorenzo tra la morto dello Stella, avvenuta nel 1422; e il 1455, quando già era estinta la famiglia Zaccaria. Quel dotto Archeologo, partendo dall’idea che quella Croce fosse presa dalla Grecia nel XIV secolo, e deposia in S. Lorenzo nel XV, nedelte trovare l’Isacco d’Efeso dalle parole greche indicato nell Isacco \escovo d’ Efeso, che resse quella Chiesa non prima del 120'0, e non più ( 75 ) del 1288, menzionato da Pachiinero. Ma qui ei medesimo trova altra difficolta nella fórma delle lettere che compongono l’iscrizione, e su quei canoni i quali vogliono che somiglianti lettere quadrate e tonde non trovinsi così facilmente dopo I’undecimo secolo. È bensì vero che, non trovando egli altro Isacco tra’ Vescovi d’Efeso, rigetta questa obbiezione dicendo, che queste non gli sembrano un argomento decisivo in contrario: ma scorgendo ora noi che quella Croce fu tolta da Costantinopoli l’anno 1205, quei canoni trovano la loro ovvia applicazione, e quella obbiezione acquista il suo giusto valore. Quelle lettere sono dall’Oderico lette: rovro zo Seiov Q-nko'j Bxpia; ¡xev erey.rriVix.~o Eyeiov Se lix/. 7ra).«rjo0£v ocve/Mivioei*: e spiegate nella nostra favella Quest’arma divina fu già fatta da Barda, « indi guasta dal tempo fu rifalla da Isacco vescovo d’Efeso *. Gli eruditi nelle cose greche vedranno chi possano essere il Barda e Plsacro, uuo dei quali il nostro Anonimo qualifica per Patriarca. Non rimane che dare una spiegazione al passo del Senarega ; questa può trovarsi riflettendo, che egli scriveva al principio del dccimoseslo secolo quando la famiglia de’ Zaccaria, già potente un tempo, non viveva più che nella memoria, come ei dice, per quella Croce: la solennità per la slessa nel 1496 da oltre venti anni era caduta in dissuetudine; laonde piuttosto alla testimonianza del nostro anonimo devesi prestar fede, che ad uno scrittore di tanto posteriore. Che poi abbia assunto il noine dai Zaccaria, ciò può essere avvenuto, o perchè qualcuno di quella famiglia abbia contribuito a qualche ornamento della stessa, o alla istituzione della solennità relativa. 35 Vedi Liber Juritim Voi. 1, N.ri ccclxui e ccclxmv. Kiunisce qui il nostro Autore due concessioni separate ; la prima è quella fatta dai molti Principi e Baroni della Palestina radunatisi in Tiro dopo la battaglia di Tiberiade nell’anno 1187, e non si fa ancora menzione del Casale di S. Giorgio e del diritto della catena; la seconda è delli 11 aprilo 1190 fatta da Corrado Marchese di Monferrato, costituito da quei Baroni padrone di Tiro, ed è qui dove si concedono ai Genovesi molte possessioni in quella città ed il diritto della catena. Nello stesso allo, è sotloscrillo primo fra i lesti Ansaldo di Buonvicino, che il nostro Autore rammenta poco dopo qual consigliere di Corrado in Costantinopoli, e si sottoscrive dicendosi Castellano di Tiro. 36 Vedi Liber Jurium Voi. 1, Numero cccci. Anno 1102 in aprile. 37 Vedi Liber Jurium Voi. 1, Numero ccccv. FRAMMENTO DI BREVE GENOVESE DEL CONSOLATO DE’ PLACITI SCOPERTO A NIZZA E COMUNICATO ALLA SOCIETÀ DAL CAVALIERE PIETRO DATTA MEMBRO DELLA REGIA DEPUTAZIONE DI STORIA PATRIA PERGAMENA PRIMA .... aulem de ipsis ei satisfccerit — Si quis ianuensis uel do dislrictu ianue uel si extraneus qui nauiget cum ianuensi accusa-uerit aliquem ianuensem ad aliquam curiam quod non dedit driclum et ille qui accusalus fuerit ob hoc dampnum habuerit. quod semper presumam si postea coaclus sii driclum soluere. ego faciam ipsum accusalorem dampnum ei resliluere uel illi cuius pecunia fueril ex-ceplo in eo casu quando coaclus fueril accusator iuramenlo facto sine dolo et culpa aliquem accusare. ( «O' ) li. (De) /us qui habitaculum ianue iurauerinl. Eos qui habitaculum ianue iurauerinl qui habitant a gesta usque roborelum et a iugo usque mare secundum quod determinatimi est in breui consulum Comunis pro ciuibus ianue habebo. III. De marinariis ad slalutum lerminum aceplis. Si quis ianue ciuis qui nauem habcat locauerit et ceperit siue conduxerit marinarios ad certum lerminum et ad cerium uiagium si in terminum ipsum uel uiagium nauem ipsam uendiderit et aliam forte comperauerit pro eadem mercede el precio quo locali fuerunl uiagium compiere leneanlur (el) usque ad lerminum conslilutum ei exhibere (seruilia) pro conslilula mercede nisi forte ipsius licenlia remanseril uel eis uiandam sublraxeril. Si uero plures fuerinl par-ticipes el partes eorum uendiderint et alleram parlem retinuerinl (marinarli qui) langerenl eos qui parlem nauis retinuerinl secundum eorum parlem et numerum cum eis remaneanl et ut prefinitum est seruilium nauis facianl. Reliqui uero qui tangunl eos qui uendiderunt secundum parlem quam uendiderunt cum eis remaneanl et seruilium ... in allora naui si forte comperauerit exhibeant ut prediclum est nisi eorum licenlia remanseril uel uiclum sublraxeril eis. El si alteram nauem uel parlem in altera naui (non) comperaueril remaneanl marinarii cum ilio uel illis qui nauem re-linuerint. Si uero uendilor de nouo uolueril quod •marinarli sui in illa naui relinere debeant leneanlur emplori secundum quod tene-banlur uenditori. excepto si nauis fueri( uendila sarracenis. Si mari- ( 81 ) uarii communiter sint accepli et pascantur fiat diuisio sorte secundum loca nauis siue per loca. Similiter teneantur marinarii . . . netare nauem in qua uenerint in portu ianue nec de ea descedere debeant donec nauis ipsa non fueril netata. Si forte aliquis eorum contra fecerit et particeps uel participes ipsius nauis ante me reclamationem fecerint. ego inferam sibi nomine uindicte solidos x de quanto ac-cepero nichil reddam uel reddi faciam ullo modo. IV. ' \ De 'pecunia ad statulum terminum accepta. Si quis ad stalutum terminum uel ad statuturum etiam aliquam pecuniam in itinere maris in societale uel accomendatione aut mutuo uel aliquo modo acceperit eamque sine iusto dei impedimento ultra terminum tenuerit aut in aliud iter earn Iransmiserit tunc quantum ipsa pecunia augmentala fuerit absque ullo detrimento, sit salua in terra, in bonis ipsius qui eam acceperit et dehinc in antea ad ra-lionem de quinque sex laboret ipsa pecunia. Si uero lucratus am-plius fuerit de ampliationis lucro consequatur de (iure) rationem uel si eam pecuniam in illud iter non portauerit. tunc sii ¡Ila pecunia salua in terra et a die societatis uel accomendationis uel mutui in antea laboret ad rationem de v. sex. et si plus lucratus fuerit de rebus ab eo portatis de ampliationis lucro tenealur. Quod si in reditu pecuniam ipsam relinuerit et ad mandatum consulum restituere supersederit tam capitale uidelicet quam profi-cuum. ego si inde ante me lamentatio facta fuerit diligenter inqui-rere tenebor eius mobile ubicumque illud esse cognouero et illud ad quem pecunia perlinebit tradam uel tradi faciam. Quod si mobile non inuenero de immobilibus licet hoc capilulum olim conline-retur de simplo tamen ulterius duplum ei tradi faciam. et hec ad-ditio facta fuit per emendatores qui fuerunt MCCVII. et id tenere io ( 82 ) et defendere ei iuuabo. Et si forte mobile uel immobile non imie-nero eum infàmabo et forestabo nec eum restituai» nisi primo in uoluntate ipsius cuius pecuniam habuit satisfeceril et concordauerii. transactiones et concordie quoque et carle facte pro his qui est(ra ianuam sunt absque uoluntate) creditorum uel illius cuius pecunia fuerit casse et irrite siili et nullius (ualoris)...... V. De his qui contrahunl sino licenlia sodi. Si lamentatio corarn me facta fuerit de eo quod socius qui deffert uel (mandai in) societalem in quam ille qui recepii socielalem ponat terciam capilalis et de qua (socielate debeat habere medielalem lucri) ad laborandum sine licenlia socii aliam societatem contraxerit uel aliud auere aliquo modo susceperit in ianua uel eius districlu ei licentiam dabo quod illud proficuum quod eum conlingal ex rebus sibi commissis uel acceplis sine licenlia socii sii de prima sociefale quando primus socius hoc ignoraueril. Si socius qui uadit laboratum sine socii uolunlale pecuniam socielatis uel accomendalionis delu-lerit uel miserit in deuelum. ego laudabo quod de loto dampno quod inde acciderit socio uel ei qui pecuniam commiseriì sibi ipse teneatur et efficaciter conueniri possil. VI. De 'pecunia in socielate uel mutuo aul accomendalione accepta. Si quis in socielale uel mutuo aul accomendatione pecuniam ab aliquo uel aliquibus in mari uel in terra suscepit uel suscepeiil. ego habebo uniuersa bona illius habita et habenda creditori uel socio aul sociis accomendalario uel accomendatariis uel eorum he- ( 83 ) redibus solempnjter pignori oblígala, et si anteqüam earn reddat morluus fuerit uel uiuus ad inopiam uenerit in quascumque merces uel res mobiles siue immobiles pecunia illa sit transmútala uel causa emplionis uel alio modo collocata uel expensa, si inde ante me con-trouersia facta fueril inter homines quos in placito indicare debeam, ego non dimiltam pro uxore aut heredibus eius cuius pecunia fucril faciam lolum debitum soluere si de ipsa pecunia uel rebus mobi-libus seu immobilibus in quibus sit transmútala uel alio modo collocala uel expensa tantum inuenero. eo saluo quod accomendator nel socius eius in mobilia preferalur aliis creditoribus. et uxori el nurUi set in rebus immobilibus aquisilis a tempore societalis infra uel accomendationis seu mutui habeanl equale priuilegium cre-dilores cum sociis et accomendatoribus et in his preferantur uxori. Saluo eo quod si quis in bonis debitoris inuenerit rem suam aut quondam suam quam uendidit ei. preferalur in ea omnibus credi-loribus et eciam uxori et nurui. Item presumam el habebo pecuniam uel rem illam que inuenla fuerit in eius mobili a tempore quo pecuniam ipsam acceperit ut dictum est processisse uel comparalam esse de pecunia illa ( in muluo uel accomendatione) uel societate accepta nisi sit res illa de qua uen-ditor nundum sit pretium conseculus. hoc sane intelleclo quod si fuerinl plures socii uel accomendalores quod ille potior sit in re de qua agetur qui poleril monslrare quod ex re sua uel pecunia sua est empia uel processi!. El si pecuniam quam supradiclo modo acceperit in socielale uel mutuo aut accomendalione uaslauerit uel deuastari fecerit quod semper presumam nisi ostenderit amisisse sine culpa sua si fuerit a solidis c. supra, si tunc ipse cuius pecunia fuerit personam illius postulauerit eam illi deliberabo si fuerit arlificiatus aut ignobilis. si uero fuerit nobilis suspendam illuni ab omni officio et beneficio éiuilatis et insuper eum forestabo nec eum restituam nisi de suo debito ci in sua uoluntate salisfecerit. el si quis persona ipsum hospitauerit ego domum quam hospitalus fuerit dirui faciam nisi defendere poleril se hanc probationeni ignorasse. (84) Si uero de rebus sibi commissis in societate uel accomendatioue aul mutuo uel sorle ex pecunia (illa) emptionem aliquam uel super ¡'lis contractum aliquem fecerit habeat qui societatem uel accomen-dationem fecit actionem tam in rem quam in personam contra ilium cum quo contraxerit. non nocente sibi capitulo facto super illos qui prestant uel contrahunt cum illis qui in cursum uadunt. quin ille qui societatem uel accomendalionem fecerit contra ilium cum quo contraxerit possit pelere totum debitum de quanto sibi attingit pro quantitate sue societatis uel accomendationis iam dicto capitulo non obstante. Si quis uero cum pecunia uel rebus alicuius iuit extra ianuam negotiatum el miserit (ianuam) merces uel res aliquas ego si inde ab aliquo socio eius aut accomendalario qui pecuniam ei in societate uel accomendatione dederit monilus fuero ut pecuniam sub interdicto ponam et in mea potestate accipiam eamque socio uel accomendalario producenti ante me publicum instrumentum in quo continealur quod res soeielatis uel accomendationis in eius potestate poni debeant. res ipsas dabo et cedam tamquam sue societatis su-scepla (amen ab illo uel illis idónea cautione restituendi eam in ordinatione consulatus si quis rationabiliter monstrare poterit quod ille res aliunde processerint aut quod sue sint uel empte de pecunia sua et si fuerint plures qui similiter hoc postulauerint ut predictum est obseruabo. accepta ab eis cautione. El si aliquis non habueril carlam et probare poterit per testes se in illo ¡tiñere ei fecisse so-cielatem uel accomendalionem idem faciam. Si quis ..... PERGAMENA SECONDA VII. . . . nei tesles uel quinqué testibus idoneis rationabiliter probate fuerint uel si masculinorum duorum testium attestatione disposilo defuncti patris uel matris aut aui paterni inter liberos masculini uel feminini sexus probetur. earn ralam habebo salua tamen in bonis parenlum filiis et parentibus in bonis filiorum falcidia, secundum quod leges defìniunt. Ita quoque hoc dictum est quod si quis contra testamenlum factum per nolarium pro more ciuilatis ianue per duos testes probare uelit. quod non admittatur talis probatio nec prosit illi qui illas iam produxit. Si quis testamentum rerum suarum fe-cerit contra fìlios uel descendentes a filiis per cartam et illud pu-blici notarli presentía cum testibus reuocauerit uel cassauerit coram ( 86 ) tribus testibus ue! pluribus idoneis dispositionem uel testamenlum alicuius momenti prelerea non babebo. si lamentatio anle me uel placilum fuerit faclum ex eo quod aliquis alienaueril uel reliqueril in ultima uoluntate alicui persone uel collegio rem aliquam in qua esset auo paterno uel patri obligatus ego obligationem illam auitam uel paternam sequar el preferam alienationi quam inde nepos uel (filius) contra ultimam aui uel palris uolunlatem fecerit. exceplo in patrimonio mulierum quod uxoribus... his que bine relro fuerinl marilale et de celerò maritabuntur. Si quis filius familias uel filia fecerit teslamenfum rerum suarum uei dolium seu aliam ultimam uolunlatem firmam habebo el tenebo non obslanle eo quod pater Iiabuissel usumfructum de iure in illis rebus, salua falcidia filiis. set filia familias si habueril dotes el filios non habueril non possil aliquid iudicare sine uoluntate palris ex-cepto quod possil iudicare pro anima sua si habueril palrimonium ultra libras L. decenum el a libris quinquaginla infra quinlum el pa tre nolente. Vili. De rebus defunctorum ianuam defercndis. Si quis nosler conciuis morluus fuerit ultra portimi ueneris et ullra naulum et alius nosler conciuis accipiet res illius defuncli coram bonis testibus el ponet in aliquo ligno quod uenfurum sii in ianuam uel in dislrictu uel non. si de rebus contigeril periculum uel dampnum et inde querimonia facia fuerit ego absoluam ilium qui res illas ul superius dicium est acceperil. Si uero . . . apud terras sarracenorum uel per alias diuersas mundi parles aliquis ianuensis mori conligerit et ibi dispositionem probalam mi per Ires tesfes masculos fecerit firmam habebo si mi testes idonei uidebuntur. v \ ( 87 ) IX. - De occasione postumi uel postume testamento. Si quis ab incepta poleslaria domini iacobi manerii fecil uei de celerò feceril leslamenliim uel ullimam uolunlalem inler filios nulla uentris uxoris habila menlione siue postumi uel postume seu postumorum uel poslumarum nichilomiuus testamentum seu alia ultima uoluntas sii firmum uel firma quamuis poslumus uel postuma seu postumi uel postume nascantur. habeat tarnen unaqueque ipsoriim de bonis paternis quantum reliqueril uni de aliis fìliabus quam uel quas habebat tempore testamenti et si nulli relinquen-dum . . . quia nullam tunc filiam habebat sii in meo arbitrio et trium propinquorum ex parte palris et duorum ex parie malris quantum habere debeat de bonis paternis. Si propinquos non habueril in arbitrio consulalus placitorum sub euius iurisdictione essel. et si nullum fìlium tempore testamenti habebat et poslea nalus fueril ei poslumus uel postuma tolum relinquilur. Et si fuerit masculus habeat tantum quantum unus de filiis masculis. Et si alii filli uel filie fuerint obligati a patre per substilutionem uel alio modo eadeni obligatio intelligatur facta postumo uel postume et obseruetur in eis et eidem uel eisdem sinl obligati postumus uel postuma et eodem modo cui uel quibus alii fuerint obligati. X. De paratis proficisci in longum iter. Si aliqua persona cui iustiliam facere debuero ante me reclama-fionem feeerit de aliqua persona que sii parala proficisci in longum iter conquerenti rispondere compellam nisi iurauerit quod infra ( «8 ) dies Mir ex quo per me uel missum meum fuerit appellatus cre-dat se mouere et ire in illud iter in quo casu dilationem ei dabo competentein secundum iuris ordinem et consueludinem ciuilatis primo inde facta lamentatione et pignore bandi dato et si ab aliqua parte requisitimi fuerit sacramentimi calupnie eos inde subire com-pellam quando placitiun fuerit a libris X supra a Iibris uero decem infra sit in nostro arbitrio. Si uero instrumentum publicum aduersus eum produxerit de rebus illis . . . . querimonia fuerit lune respon-dere compellam quod de debito ilio ei satisfaeiat nisi ei uoluerit contradicere et iurauerit quod infra dies Vili ex quo appellatus fuerit ut predictum se mouere credat pro ilio uiatico pro quo proficisci paratur tunc admonebo ilium si polero quod dimittat siue constituat idoneum suum procuratorem pro quo in ¡Ila causa idonee caueat iudicatum solui. Quod si non ita procuratorem dimiserit audiam rationes actoris uel presentis et diffìmam et ¡udicabo si tamen questio fuerit de re immobili et ipsum quem ita cognouero paratimi ire in longum iter usque ad dilationem sibi datam expectabo si placitum istud non esset inceptum. Et si finita dilalione ipse uel eius procurator quem dimiserit non esset presens in causa ego causam ipsam audire et diffmire tenebor si pars aduersa tamen procedere uoluerit. Si vero placitum illud erit inceptum et in processimi tunc procuratorem illum quem paratus ire in longum iter dimiserit in causa nulla ei dilalio data adori respondere compellam et quod in ornili causa siue publicum instrumentum inde appareat siue non dominus pro suo curatore quem dimiserit iudicatum solui idonee caueat de re mobili. Quod si reus facere noluerit ea que dicta sunt id quod actor contra eum proposueril secundum tenorem sui instrument ratum et firmum habebo et id ei laudabo si uoluerit et possit inde ei tradam de rebus illius ubicumque fuerint. Si uero actor iura-mentum diffinilum iu prescripts casibus reo detulerit et reus illud facere recusauerit lune illud adori deferam et placitum iudicabo. ( 89 ) XI. De non mutuando, pecunia. Ego laudabo in publico parlamento secundum uel III. quod fecero quod nulla persona nostre compagne del mutuara pecuniam pro milite extraneo uel pro soluendo debito ipsius neque det mutuanti pecuniam alicui ianuensi uel de districtu ianue accipienli pro milite extraneo uel pro debito eius soluendo. Si uero debitor coactus soluerit debitum el propler factam solulionem ante me fecerit la-mentationem aut aliquis pro eo compellam credilorem ipsum dcbilum reddere debitori uel suo misso. Si ipse debitor probare poterit quod creditor sciret pecuniam pro extraneis militibus caplam esse, si autem probare non poterit et creditor iurare uoluerit quod non sciebat nec credebat pecuniam suam pro extraneis militibus uel debito eorum soluendo ex mutuo quod aliquando eis factum fuerit non mutuauerit. in hoc casu 11011 noceat hoc capilulum creditori et excepto si iurare poterit se istud capilulum et laudem ignorasse, laudabo et quod notarii teneantur aduersus ianuenses quibus contractus de celerò fecerinl de mutuo in quo iuramentum continealur sub eodem iuramenlo scire si pro militibus extraneis illam pecuniam mutuauerinl et si consliterit quod illud muluum facianl pro militibus extraneis sicul dictum est contraclus illos et cartas non facianl et contra huius capiluli tenorem mutuanti uel fidem iubenti libras XV auferam. XII. Ut nullus ianuensis compellat alium ad exlraneam curiam. Laudabo publice in parlamento quod nullus ianuensis appellet aliquem uel aliquos ianuenses in extraneis terris ad extraneum in- dicem aut exlraneam curiam de aliquibus contentionibus sine brigis que inler eos emergissen!. Et si quis contra hoc feceril cl dampnum aliquod in persona uel pecunia uocali uel uocalc ad extraneum iu-dicem conligerit de rebus illius uel illorum qui contra hoc fecerinl reslituere faciam bona fide si polero. et socio eius siue accomen-daiario cui dampnum conligerit de pecunia ei commissa qui uocalus fuerit ad exlraneam curiam, excepto in eo casu quando lanucnsis consulalus forlassis in ea terra non esset ct ipse aduersus quern agerelur iustitiam conquerenti exhibere nollet. el hoc in duorum uel trium ianuensium laude qui ibi essent et tribus uicibus ab eo ci-latus essel. uel si consul esset in ilia lerra el reus nollet sub con-sule facere rationem lunc liceal sibi ad iudicem siue curiam ipsius terre suam querimoniam deponere absque pena huius capiluli. Ut aulem ualidiora in perpetuum teneanlur Iaudem in regislio scribi faciam et testari si laus ilia in registro comunis scripla non esset. uidelicet quod perpeluo firma sit ct inuiolata seruelitr. uo saluo quod si ille qui societalem uel accomendalionem suscepil uel alio modo ab aliquo ianuensi cui pecuniam debeat noluerit re slituere socio presenli et conquerenti seu procuralori suo literas consulalus exhibenli aut ex illis facere et stare ad rationem et ordi nationem ianuensium consulum qui deslinantur ad terias in qua uel quibus fuerint uel si ibi non essent in laudem duorum uel plurium ianuensium idoneorum qui presenles fuerint tunc impunc possit apud illam primam curiam querimoniam deponere. Nisi cum illo se concordauerit..... SUL FRAMMENTO DI BREVE GENOVESE SCOPERTO A NIZZA. RELAZIONE LETTA ALLA SEZIONE ARCHEOLOGICA DAL SOCIO CORNELIO DES1MONI. Il Frammento di Statuto Genovese, di cui per onorevole vostro incarico prendo a ragionare *, è scritto su due fogli membranacei non aventi fra loro relazione immediata; e contiene in tutto dodici disposizioni legislative ossia capitoli, quattro dei quali, perchè posti a capo o in fine di ciascun foglio, rimangono interrotti e di senso incompiuto. ’ Questo Frammento venne testé pubblicato dal Signor Datta fra i documenti nel suo pregevole Opuscolo : — Delle libertà del Comune di Nizza — Libri due — Nizza. Tip. Caisson e Corap. 1859. — La lezione delle Pergamene è talora viziata o illegibile; ma io ho potuto correggere qualche menda e supplire più lacune coll’aiuto degli analoghi Capitoli che si trovano nello leggi del 1414 — Le parole da me interpolale posi fra parentesi. ( ( 94 ) bei dodici Capitoli uno appartiene al diritto pubblico interno; tre al diritto esterno; quattro al commerciale-marittinio; e quattro al diritto e procedura civile. li di diritto pubblico interno la disposizione che estende la cittadinanza genovese e ¡privilegi, che ne derivano, a tutti gli abitanti dall Appennino al mare, e da Rovereto ( presso Chiavari) fino al fiumicello Gesta o Laestra (oltre Voltri) \ I Capitoli di diritto pubblico esterno divietano ai Genovesi 1.° Di prestar danaro a militi stranieri o pel pagamento dei loro debiti; 2. Di accusare ad uno straniero tribunale i connazionali che non a\essero colà soddisfatto i diritti di dogana; 3.° Di far chiamare in giudizio un genovese in terra ed innanzi ad Autorità straniera, quando usieda ivi un Console nazionale, od almeno vi si trovino due o più Genovesi idonei ad essere costituiti arbitri della quistione Appartengono al diritto commerciate-marittimo i Capitoli riflettenti il pagamento de’mului, le accomandite, le società di terra e di mare, il divieto di contrarre nuove società o imprendere nuovi traffici senza il consenso del primo socio; e l’obbligo che corre ai marinai di servire fino al termine convenuto sia collo stesso padrone in altra nave, sia nella stessa nave con altro padrone secondo i casi previsti Finalmente sono di diritto e procedura civile le disposizioni intorno ai testamenti, alla loro forma e validità, e intorno al modo di procedere contro i debitori che si accingono a lungo viaggio Ove ci piacesse considerare il contenuto di codesti Capitoli in confronto allo stato presente della legislazione, dovremmo invero riconoscervi V. Capitolo il. I Capitoli veramente non sono numerati nelle due Pergamene Nizzarde, ma la numerazione fu aggiunta ad esempio del Cav. Datta per comodo delle citazioni. Capp. i. xi. xii. Capp. in. iv. v. vi. Capp. vn. vili. ix. x. ( «3 ) nelle materie di gius pubblico e commerciale una severità• straordinaria che sa di barbaro ; ma, oltrecchè era questa una pecca generale di quei secoli e maggiore presso gli altri popoli contemporanei, giova avvertire eziandio, come siffatta severità trovasse la sua ragione o almeno una scusa nelle peculiari condizioni d’una Repubblica qual era Genova, quanto potente al di fuori, altrettanto ristretta di territorio al di dentro, insidiala e guerreggiata da forti rivali; onde dovea far consistere la sua salute nell’energia dell’ impero e nella unificazione spontanea o forzata delle sparpagliate sue forze marillime-commerciali. E ciò è tanto vero che nei Capitoli attinenti al gius civile, ove cessa questa ragion di Stalo, non solo non appare traccia di eccessiva severità, ma troviamo anzi condotte ad una maggiore equità le slesse leggi Romane pur tanto e giustamente commendale. E di fatti, a tacere delle agevolezze accordale ai testamenti di famiglia o a quelli fatti in terra straniera, basti qui notare l’abrogazione che fa il nostro Statuto delle leggi 3. Digesti Lib. 28, Tit. 3. e 1. Cod. Lib. 6, Tit. 29, colle quali si dichiaravano rolli i testamenti dal sopravvenuto nascimento d’un figlio o d’un postumo, non preveduto nel testamento medesimo ; laddove il frammento, non senza assicurare al nuovo nato un’ampia legittima sulla paterna successione , lascia nel resto ed in certi casi sussistere il testamento ; provvedendo cosi ad un tempo e alla naturale equità, e al più ampio diritto dei cittadini di disporre ad arbitrio dei proprii averi. E cotesta abrogazione di legge Romana fu mantenuta invariabile nello Statuto Genovese, ed è implicitamente ammessa dal Codice Francese, e dal-l’Alberiino. Io non mi propongo ora di scendere alla particolareggiata esposizione di ciascun Capitolo : dappoiché essendosi trasfusa la sostanza de’medesimi con poche varianti di compilazione nelle successive leggi Genovesi del 1414, delle quali un bel Codice MS. cartaceo sincrono conservasi nella Riblioteca dell’ Università ; stimerei opera ( 9« ) assai più fruttuosa il porre a disamina, anziché pochi e sconnessi capitoli, l’intero corpo di leggi; alfine di rilevarne il valore legislativo e sociale comparalo colle istituzioni patrie, e considerato come vincolo fra le più antiche e le più recenti legislazioni. Ma e così facendo uscirei troppo dai limili del mio compito, e sarebbe questo un lavoro di lunga lena, meritevole di più profondi e più posati studi che a me per ora non sia concesso di fare. II perchè mi restringerò qui a notare le varianti che dissi correre tra la compilazione del Frammento e quella delle leggi del 1414; variantiche ci tramandano l’impronta delle mutazioni sopravvenute negli Insti-tuli o nella fortuna politica della Repubblica, e ne somministrano con ciò stesso il filo per determinar l’epoca del Frammento; il che era uno fra i principali quesiti proposti alle presenti ricerche. Ed in prima apprendiamo dal Capitolo ix che l’abrogazione della legge Romana sui testamenti, di cui sopra è parola, ebbe origine sotto la podesteria di Jacopo Maineri * milanese di famiglia illustre in patria per pubblici uffìzi e consolali più volle sostenuti. Or siccome il Maineri fu Podestà nel 1195, è chiaro che il Frammento è posteriore a quest’anno. Non è però da reputare posteriore di molto, dove si consideri che il tempo di questa podesteria viene indicalo nel Capitolo senza più precisa designazione di data, quindi come abbastanza fresco nella memoria del popolo. Per contro le leggi del 1414 nel conservare la sostanza dell’abrogazione ommeltono di aggiungere, quando o da chi ella avesse principio; e con ragione; chè era allora cessato da gran tempo il bisogno di distinguere fra certi testamenti fatti prima o dopo del 119b per dedurne effetti giuridici opposti. Il Capitolo iv cì avverte di una seconda variante alle leggi ante- * ... si quis ab incepta potesteria domini iacobi manerii, ecc. Veramente nella Pergamena si legge « iacobi manelii » ma è questo un errore evidente, perchè non vi fu mai un Manezzi Podestà, ma vi fu un Jacopo Maineri ( 97 ) riori falla nel 1207, per cui fu elevala a doppia somma l’indennità dovuta al creditore non soddisfallo nel termine convenuto * ; di che si ritrae che il Frammento è ancora posteriore all’anno 1207. Ma se il riscontro di esso colle leggi antecedenti ci ha fornito il limile che determina la sua massima antichità, d’altra parte il paragone colle leggi ed istituzioni susseguenti ci somministra il limile opposto, voglio dire la massima sua modernità. E dapprima il frammento non può essere stato compilalo dopo l’anno 1257 quando, aboliti i privilegi de’nobili, il popolo fu crealo ( per usare una energica frase degli Annalisti ) 1 cioè entrò al potere politico colla elezione del primo capitano Guglielmo Boccanegra. Di fatti le leggi del 1414 alla rubrica « de pecunia in socielate vel mutuo vel accomendatione accepta » contengono la seguente disposizione : « si quis pecuniam quam ... acceperit in societale vel mutuo aul accomendationc vastaverit... lune si ipse cujus pecunia fuerii personam illam (debiloris) postulaverit, illuni ei deliberei magi-siratus, vel forestet, neque restituât nisi de suo debito in volunlale salis facial créditons ». Cerchiamo ora la stessa rubrica nel Frammento al Capitolo vi, e troveremo: « et si pecuniam quam... acceperit in societale... vasi aver it... rune si ipse cujus pecunia fuerii, per sonavi illius postulaverit ^ eum ipsì dcliberabo si fuekit artificiatus ait ignobilis; si VERO FUER1T NOBILIS SUSPEND All EUM AB OMNI OFFICIO ET BENEFICIO CIVITAT1S et insuper eum forestabo... Ecco adunque nelle leggi del 1414 una sola sanzione penale minacciata egualmente a tutti i cittadini senza distinzione di classi ; mentre in questo Capitolo vi diversa è la pena degli ignobili e degli artefici da quella inflitta ai nobili, e la pena dei nobili prova che godevano essi in quel tempo la privativa degli uffici pubblici. Ma siffatto privilegio essendo cessato colla rivoluzione del 1257, se ne chiarisce anteriore il Frammento Nizzardo. * Cap. iv. et linee addillo fada fuit per emendatore* qui fuerunt uccyn. li ( 98 ) Questa conclusione viene rafforzala tlal Capitolo xi * in cui si accenna alla Compagna Genovese tuttora esistente; la quale Compagna appunto, come vedremo più innanzi, sorta coi Consoli del Comune e continuata coi Podestà soggiacque contemporaneamente alla creazione del Capitano del popolo. Ed è confermata da più altri luoghi e Capitoli dove si fa menzione del Consolato de’Placiti, come di Autorità giudiziaria allora in vigore Or sappiamo che i Consoli dei Placiti aboliti primamente nel 1217 furono più volle ristabiliti, finché cessarono al tulio non mollo dopo l’istituzione del Capitano del popolo. Continuando l’esame del Frammento corrono all’occhio altre espressioni che l’intervallo della data di lui fin qui oscillante tra il 1207 e il 1257 circoscrivono ad assai più breve periodo. Così al Capitolo vm prevedendosi il caso di morie d’un cittadino avvenuta aldi là di Porlovenere e di Noli, si fa conoscere che di quei tempi il territorio Genovese stendevasi non interrotto soltanto dall’uno all’altro dei luoghi predetti. Ma questo distretto territoriale deve essere anteriore al 1228; perchè solamente in questo anno la Repubblica si distese largamente al di là di Noli mediante l’acquisto fallo dai Marchesi di Clavesana di Diano, Cervo, Porlomaurizio ed altre molle terre della Riviera occidentale, formanti un territorio non interrotto e contiguo all’antico Genovese distretto. Però la più precisa indicazione di data del nostro Frammento rilevasi dal Capitolo ii dove si parla del Breve de’ Consoli del Comune come tuttavia in verde osservanza E siccome tale Magico laudato... quod nulla persona nostre compagne... Cap. vi. Si controversia facta fuerii ante me inter homines quos in placito judicare debeam: e più sotto : suscepta idonea cautione restituendieam in ordinatione consulatus. E al Cap. ix: in arbitrio consulatus placitorum sub cujus jurisdictione esset. Secundum quod determinatum est in brevi consulum comunis. ( «9 ) slrato cessò al lutto nel 1217,così è forza conchiudere die prima di quest’anno il Frammento fosse compilalo e posto in vigore. Di che finalmente si può fermare la ricercala epoca della compilazione tra gli anni 1207 e 1217; per conseguenza in un decennio non troppo lontano dalla podesteria di Jacopo Maineri, come ero già andato per altra via deducendo. E si può a buon difillo caratterizzare il complesso di questi Capitoli come parte di un Breve consolare de’Placiti. È da notare in genere che, dove il Frammento nomina i consoli o il consolato, le leggi del 1414 sostituiscono sempre la parola magislratus. Coglieva dunque nel segno l’ottimo nostro Presidente, quando nel comunicare alla Sezione questo documento avvisava essere assai probabile, che esso fosse stato recato a Nizza nell’occasione che quesla città fece alto di dedizione o di alleanza colla Repubblica. Di colali alti ne conosciamo tlue ; uno del 1215 quando il Comune di Nizza giurò la Compagna* di Genova, e si obbligò a far per lei l’oste e la cavalcata, e dar Ta sua panie di colletta maritiima ; il secondo dell’anno 1229, quando i Consoli e più cittadini Nizzardi fecero spontanea dedizione della loro Città a’Genovesi. Siccome però questo secondo allo non ebbe alcun effetto, perchè Nizza poco prima era stala conquistata e fu quindi innanzi signoreggiala dal Conle di Provenza % così è da credere che fino dal 1215 Genova comunicasse ai Nizzardi il suo Breve consolare dei Piacili. Ed era infatti consuetudine della Repubblica imporre alle città e terre, che le si assoggettavano, le proprie leggi segnatamente nelle più imperlanti materie che toccano il diritto pubblico, commerciale e marittimo; della qual(^ unificazione fu da me esposto sopra il motivo. Ancora un’ osservazione mi si consenta di fare sulla forma generale di espressione, onde i nostri Capitoli si differenziano dalle leggi del 1414. Ed è, che dove queste leggi indicano costantemente l’Au- * v. Opuse, cit. del Datta, pag. 68. Caffar. anno 121». Jur. 1, col. 870. ( 100 ) loi'ìtà Giudiziaria nel modo grammaticale imperativo, ed in pei sona terza: Magislratus faciale habeat, laudet ecc; nei Capitoli al contrario la slessa Autorità parla in persona prima e nel tempo fidino del modo indicativo: ego faciam, liabebo, laudabo, lamenlationem recipiam ecc. La quale diversità d’espressione per mio avviso non è puramente grammaticale, nò di leggiera importanza; ma racchiude in sè un essenziale significalo, come quello che ha radice nel intima costituzione del Comune e nei mutamenti politici del 12.»7. Per far ben comprendere il mio pensiero gioverebbe qui i isalii < alle origini e successivo svolgimento della Compagna; ma i¡servando a luogo più opportuno siffatta ricerca che non può compiei si in breve giro di parole, basti per ora notare quello ihe del testo è incontroverso, essere stata la Compagna un’associazione &iuiala di persone aventi egual diritto, azione e voce nell amministrare la cosa comune ’; ma deleganti le cure supreme, che richiedono unità ed efficacia, ad un Magistrato di breve durata; il quale Ma gistrato fu scelto dapprima fra i socii, indi affidato ad uno stia niero come mandatario dell’associazione; e si chiamò nel primo eas il Consolato, nel secondo il Podestà. Ciò posto, mi sembra chiaro il perchè siasi usata dui ante Compagna la forinola « liabebo, faciam, recipiam » ecc. I Bievi Capitoli emanati dal Magistrato non erano allora vere leggi iimp< ^ ai socii; non esprimevano cioè un comando da supoiioie ad riore, ma erano piuttosto l’espressione di una promessa giuia , che contraeva il socio Console verso i colleglli, o il Podestà m datario verso i mandanti, di far eseguire le disposizioni pieslab dalla Compagna, unico superiore e legislatore. D/inque il Magistr , giurando il Breve, invece di comandare, prometteva eseguile» vece di obbligar gli altri, obbligava se stesso 2 ; c perciò in » * V. Raggio , Note alle leggi del lUò.—Monum. Hist. l’ut/ ■ Lcges Mu col. 2S7. — e Cibrario , Economia politica del Medio Evo pag.35, t- ( 101 ) della forma imperativa adoperava giustamente la indicativa col tempo futuro c la persona prima. Perciò anche quest’ultima forma non è particolare al Breve consolare di cui mi occupo, ma è generale a tutto il periodo che durò la Compagna; la quale svolgendosi in tre rami, dei Consoli maggiori pel Governo, dei Consoli dei Placiti per l’amministrazione della giustizia, e dei singoli membri considerali come parte del corpo politico, produsse tre maniere di Brevi rispondenti a codeste ire divisioni ed improntati tulli della medesima forma grammaticale. Fra i numerosissimi giuramenti di Brevi, che ad ogni mutar di Compagna o di Ufficiali ebbero luogo, ce ne vennero conservali Ire, che sono per gran ventura un esempio di ciascuna maniera. Il Breve pei membri della Compagna del 1161 fu desunto dagli Archivi Generali del Regno, e pubblicato dal chiarissimo Comm. Ci-brario * : ina è vivo desiderio di più d’uno fra noi, che questo importante documento venga inserito tra gli alti della nostra Società. — Il Breve de’Consoli del Comune per l’anno 1143 fu pubblicalo dalla Regia Deputazione di Storia Patria ” per opera del nostro dotto concittadino Professor Raggio, il quale, oltre all’aver posto ogni cura nel ristabilire l’esatta lezione del testo, lo corredò di note assai pregevoli per eleganza d’esposizione e giustezza di concelli. — Del Breve consolare de’Placiti, che si credeva irreparabilmente smarrito, fu primo a dar contezza l’Egregio Presidente della nostra Sezione di Sloria Àvv. Canale ; il quale ebbe il merito di salvare in buon punto da mano ignorante e pubblicare un bel Frammento membranaceo che abbraccia tutte le rubriche di un tal Breve, e ne porge per disteso i primi quindici Capitoli * Storia della Monarchia di Savoia Voi. t. pag. 315. ** Monum. Hist. Patr. Lcges Municipales col. “241 c seguenti. “* Vedi la sua lodata Storia de'Genovesi (1? edizione) Voi. 2, pag. 31>. Voi. 4, pag. 253-lflO. ( 102 ) La rivoluzione del 1257, come fu dello più volle, mutò la forma politica della Repubblica introducendo al polere il popolo; questo terzo elemento, che già latente nello stadio della dominazione dei Marchesi, prese ad agitarsi sotto la Compagna Aristocratica, ed armato come braccio a difesa di parli non sue, acquistò coscienza della propria forza e volontà di valersene a proprio vantaggio. Senonchè, come suole il popolo ottenuta la vittoria presto deporre la propria autorità nelle mani d’un rappresentante , che in nome di lui diventa assoluto signore; così anche in Genova ebbe luogo allora quella specie di legge regia, con cui raccontano essere stata trasferita dal popolo Romano la piena autorità nell’Imperatore; anche in Genova cioè venne investito il Capitano del popolo di potere assoluto e superiore ai Capitoli, siccome notano espressamente i nostri Annalisti 3. Di che avvenne che soltanto d’allora in poi le disposizioni emanate dal Supremo Magistrato rivestissero l’essenziale carattere della legge, il comando ; e così fossero espresse nel modo imperativo e colla forma per lo più impersonale. Sono di ciò prova le leggi non solo del 1414, ma e quelle inedile del 1404, e del 1575, e lutti gli Statuti e disposizioni legislative stampale, fra le quali le norme per l’uffizio di Gazeria sancite fin dal principio del xiv secolo, e pubblicale nei Monumenti di Stoiia Patria Che se giungansi a scoprire Statuti anche più antichi purché posteriori alla signoria de’capitani del popolo, io porlo ferma credenza per la ragione sopra allegata, che anch’essi abbiano a rivestire quesl’ultima forma grammaticale, e ne ho già un barlume in alcuni brani da me rinvenuti di un Breve anteriore certamente al 1300. Colesti brani, benché appena intelligibili per la loro brevità e frequente interruzione di senso, hanno però il pregio di segnare a quando a quando l’ordine delle materie e delle pagine, e * Lcges municipales — Imposicio oflicii gazarie — la più antica è del 1301 Vedi col. 344. ( 103 ) la dala del Codice da cui furono trasentii. E leggendone il contenuto, tosto potei convincermi clic essi fanno parte dello stesso Breve e dell’ identico Codice, il cui Frammento accennai rinvenuto dal Signor Canale. Il quale ricercando l’epoca della sua compilazione, credette poterla ascrivere al 1143, od almeno antecedentemente al governo del Podestà; nè io sarei sialo lontano sulle prime dall’abbracciare il suo avviso anche per altre ragioni che non accade qui esporre. Ma poscia considerai che l’intiero Breve è diviso in libri, e che dal secondo libro in poi progredendo i Capitoli per ordine di tempi più che di materie, vi si fa cenno più tardi del governo del Podestà e del 1258, e si chiude il quinto libro con disposizioni emanate negli anni 1288-1290-1292. Ora la distribuzione dei Capitoli in più libri ( secondo che noia il continuatore del Caffaro ) essendo un primo trovato di Jacopo Balduino che fu Podestà nel 1229, è mestieri ammettere , che , se i primi quindici Capitoli del primo libro appartengono forse in origine ad un Breve consolare del secolo dodicesimo, non pertanto la incorporazione di quelli nel Breve scoperto dal Sig. Canale non potè essere operata che dopo il 1229 e prima del 1300 \ Nè è da fare le meraviglie se, ad onta della cura che vi avranno posto gli emendatori per togliere le intrinseche ripugnanze e dare unità al Breve, appaiano pure, a chi sottilmente vi badi, mantenute disposizioni antiquate, se non anche contraddittorie. Perocché, lasciando da parte essere questo un difetto troppo ordinario delle legislazioni, imporla rilevarne la cagione principale nella lolla tra gli antichi e i nuovi interessi sempre ostinala, nelle preoccupazioni e nell’orgoglio di casta, che cerca d’illudersi, spera arrestare il / * * I Capitoli del Frammento Nizzardo si trovano enunziati tutti nelle rubriche del Breve scoperto dal Canale ad eccezione del Cap. x. de paratis pro-ficisci etc. il quale non è nemmeno nelle leggi del 1114, ma non se ne può faro il confronto mancandoci il testo. / corso prepotente della natura e far risorgere i cadaveri anche quatriduani. Del che abbiamo un illustre esempio nella legislazione Romana delle dodici tavole, dove, in contraddizione alle note favole che la considerano come sorta tutta d’un pezzo e modellala sulla greca sapienza, videro gli eruditi più sagaci uno screzio simile al sovraccennalo, eiTelto non dubbio di simile causa; un indizio cioè della lolla tra’patrizii e plebei dell’antica Roma, delle loro reciproche diffidenze ed allenii trionfi, delle brevi tregue strappate alla stanchezza, e dell’insidioso addentellalo alla ripresa delle ostilità. Ritornando al Frammento Nizzardo, è chiaro essere desso uno fra i più antichi documenti di patria legislazione che ci sieno pei-venuti, e sono perciò da porgere sentite grazie ai Signori Dalla c Tola che lo comunicarono; al Cav. Dalla che dalle rive del Vaio mandò primo un cortese saluto, e una parola d’incoraggiamento alla nostra nascenle ¡(istituzione ; al Cav. Tola che dalla geneiosa Sardegna qui venuto a sostenere un allo uffizio, si fece noslro al tutto per comunanza di sludi e d’affollo; lodevole, non sai più, se per l’ottimo indirizzo dato alle cose archeologiche, in eh egli < maestro; oppure per Io zelo operoso, con cui caldeggiò il buon andamento dell’ intera Società. Ed io confido che quest’esempio frulli una lunga onorevole cara di esterne ed interne ricerche, e con ess la notizia il più possibile compiuta, e la pubblicazione di *an 1 cumenli storici che giacciono negli archivj ignoti o non curali, è scarsa per fermo o di poco momento la messe che se ne p ripromettere un ingegno fornito di agio e pazienza proporzion all’ impresa. Dappoiché ( tenendomi sempre alla, sola parte len laliva) fu veduto di sopra, come il Frammento Nizzardo, e qu pubblicato dal Canale sono lacere membra che aspettano di r,c^ giungersi al loro corpo chi sa dove sepolto: con che si compier la storia della legislazione Genovese fino al morire del secolo dicesimo. E forse questa aspettazione sarà in tutto o in pai te aPI gala colla pubblicazione di un Breve o Statuto dello stesso secolo ( m ) mi si assicura essere stato scoperto recentemente dal chiarissimo Cav. Promis, Bibliotecario del nostro Augusto Sovrano. Passando al secolo successivo, non credo, sia noto fra noi che esistono tuttora, sebbene inediti, gli Statuti compilali in cinque libri sotto il Dogalo di Domenico Campofregoso, de’quali due copie cartacee una più, una meno compiuta mi vennero fatte vedere negli Archivj del Regno in Torino dal cortesissimo Cav. Combelli. I Capitoli che si potrebbero chiamare dell’annona o delle grasce fatti nel 1383 sotto il Doge Leonardo Montaldo ci furono scoperti, non ha mollo, dal nostro Segretario Generale ed amico mio Agostino Olivieri * tra i MSS. della Biblioteca Universitaria. Il quale nolo pure pel primo l’esistenza ivi del Codice inedito contenente le leggi civili e criminali del 1414, e le rilevanti variazioni che corrono fra esse, e lo Statuto Genovese impresso dal Visdomini nel 1498 ". Di queste leggi del 1414 ond’ebbi più volte qui addietro a discorrere, come termine di confronto col Frammento Nizzardo, credo, abbiasi il manoscritto ufficiale in un bel codice membranaceo, che il Cavaliere Cepollina mi addilo nel nostro Archivio Governativo a cui sì meritamente presiede. Di gran lunga più note e reperibili in quasi tutte le Biblioteche sono le leggi politiche del 1413, e.quelle del 1443. Pure nemmeno esse vanno ancora per le stampe, e quando se ne voglia far 1’ impressione, gioverà consultare per le leggi del 1413 il Codice membranaceo autentico che ne possiede l’egregio Giureconsulto Cav. Ageno tra i suoi molli tesori di Storia Pairia, comunicati a me e ad altri con larghezza piuttosto singolare che rara; onde ci porge bel modo d’inlerlencre frequentemente la Società con documenti prima d’ora ignoti, e con estraili e noie * Nel suo pregiato Opuscolo Carle c Cronache MSS. per la Storia Genovese esistenti nella Biblioteca della Università Ligure — Genova I8S.S, pag. 165. ** V l’Opuscolo predetto pap. 161. ( ioti ) preziosissime . A compiere la serie legislativa del secolo quindicesimo mancherebbero gli statuii del 1-404, e del 1485, che si ftolevano leggere ancora un secolo fa , sebbene affatto dimenticali dagli Annalisti e dai più diligenti raccoglilori di memorie patrie. Degli statuti del 148a compresi già in un Codice in pergamena non conosco che il titolo; di quelli del 1404 compilati per ordine del Governatore Buccicaldo lo storico Serra potè cavare appena un lume di esistenza da una nota apposta a più recenti leggi " ; ma i manoscritti Ageno ce ne tramandano parecchi brani che fanno più vivamente rimpiangere la perdila di questo Codice cartaceo in 400 e più fogli abbracciale un’intera legislazione politica, civile, penale, commerciale, marittima, d’arti liberali e meccaniche e di la-rifle ; legislazione di cui è senza dubbio un frammento la legge sui sindacatori del medesimo anno a noi pervenuta; legislazione infine che annunziala dai compilatori stessi nella prefazione come lo stillato degli antichi capitoli, e posla, direi, sul confine tra il medio evo e il moderno ci conserva preziose notizie di costumi ora ignoti o non intesi. Ci spiega ad esempio l’origine del nome di Campopisano che si da tuttavia ad un luogo presso alla marina dei Servi, e che questi Statuti dicono essere stato consécralo alla tumulazione dei prigionieri in si gran copia stipali a Genova dalle armi vittoriose della Repubblica. La raccolta e pubblicazione degli annoverali documenti e di quegli altri che venga fallo di scoprire anteriori di dala al \ 500, porgendo la mano agli Statuii, che cominciarono poscia a stamparsi, j * Appartengono ai manoscritti Ageno i brani sovra citati del Breve Consolare dei Placiti, e delle leggi di Buccicaldo del U01 di cui si dirà frap-poco : come pure una grandissima quantità di carte Genovesi che, se a Dio piaccia, verranno alla luce; e s’indagherà allora chi sia il trascrittore di questi documenti, quando, e donde li abbia desunti, e qual fede meriti. Storia della .... Liguria Voi. ", p. 78, edizione di Capolago. ( 107 ) compierebbe la catena legislativa ; alla quale dovrebbe andar compagna la pubblicazione degli Statuti d’arli e mestieri, e di quelli delle città e terre soggette alla Signoria Genovese. Ma tuttodì) essendo opera lunga c dispendiosa, grande servigio fa intanto alla Storia Patria (ed io so di due miei amici che vi si applicano) chi con una diligente bibliografia ligustica delinea a brevi tratti il vasto campo nel ramo legislativo, come in ogni altro ramo storico, descrivendo i diversi codici e carte, e i luoghi dove possano essere veduti. E nello stesso tempo io vorrei che si ponesse tosto mano ad un lavoro lungo, paziente, ed arido in apparenza, ma che non può non riuscire alla prova fecondo, non che di utilità, di bellezza, quando all’analisi vada di conserva la sintesi, e alla pienezza dei falli si sposi l’idea vivificante. Il lavoro, di ch’io parlo, è lo studio profondo di tutta la legislazione dai primi agli ultimi lempi della Repubblica, e la deduzione d’una filosofia della Storia Patria, cioè di formole generali che ne esprimano come il succo e il risultamelo non tanto rimpello alla legislazione degli allri popoli, quanto rimpelto allo sviluppo nazionale. Al quale ultimo riguardo, se in ogni tempo la vila sociale d’un popolo conserva strette attinenze col proprio slato legislativo, ciò si avverava assai più presso i nostri buoni padri, che si affaticavano a sottoporre tulio ad una regola fissa, dalla vita politica e commerciale fino alla privala, e dalla censura più minuta de’ costumi fino alla forma, e al prezzo degli abiti c degli alimenti. Pertanto v’ha mollo da apprendere in quella generalmente negletta farragine di grossi volumi che fanno gemere gli scaffali delle nostre biblioteche ; in quelle collezioni manoscritte o stampate di leggi e regolamenti dei diversi Magistrali della Repubblica, che vanno accompagnate quasi sempre da relazioni di molivi, o da discussioni ; ottimo commento per ¡sviscerarne lo spirilo. Ad onta delle note pubblicazioni di valenti ingegni quanlo non sarebbe ancora a rilrarne in servigio della nostra Sloria Bancaria e Finanziera ponendola a riscontro coi giornalieri progressi ( «08 ) »Ielle scienze economiche '? Ma un campo assai più vergine, e non meno fecondo di teoriche e pratiche applicazioni presenterebbe codesta filosofia storica sotto il rispetto dei problemi politici tanto agitati oggidì, con cui si cerca l’ottima forma sociale nelle costituzioni rappresentative o consultive e nei congegni amministrativi che ne dipendono. Genova di reggimenti mutabilissimi offre ‘in ciò esempi d’ogni maniera. Provò l’agitazione tempestosa de’generali Parlamenti, come i grandi e piccoli Consigli; tentò il governo d’un solo, di pochi, e di molti come i varii gradi della loro fusione ; ebbe 1 antichissimo sindacato dal supremo al più basso grado del potere, come adesso si studiano leggi sui controlli amministrativi e sulla responsabilità ministeriale; gli elementi interni contrarii ora respinse coll’ ostracismo , ora ribattezzò coll’ amnistia ; si studiò temperare il predominio delle caste e delle passioni politiche colla non rieleggibilità, colle elezioni di più gradi, col fare una parte alla sorte nella scheda elettorale ; volle correggere la precipitazione e l’inesperienza nel far leggi colle decennali revisioni, colle seconde e terze letture passale per la trafila di più magistrati. Anche le forme più secondarie, il modo di assembrarsi e di votare in parlamento lasciarono tracce di sè in antichi documenti. Poniamo che sempre errassero i nostri maggiori nella soluzione di colali intricatissimi problemi; non è forse l’esperienza domestica la migliore maestra per antivenire nuovi errori? Ma non mi sarebbe difficile additarvi certe guarentigie amminislrative e politiche ancora imitabili oggidì, e provarvi l’esistenza antichissima presso di noi di congegni ed inslituti, dei quali, come di tutto il resto, si ha il malvezzo di rintracciar l’origine ollremonte ed oltremare; come se Io straniero, nuovo Colombo, fosse approdato qui fra selvaggi, o, nuovo Cadmo, ci avesse recalo nienlemeno che l’alfabeto. Che più? non ci mancò neppure una specie di giornalismo o di riviste politiche in un profluvio di libelli, dialoghi, poesie, relazioni che accompagnarono sempre le commozioni della Repubblica, e che or ( 109 > si manifestano ne’gravi scritti di Matteo Senarega, Andrea Spinola e Giambattista Lercari, or salireggiano con Gioflredo Lomellini e Gaspare Squarciafico, ora infuriano con Ansaldo ed altrettali novelli Catilina. De’quali scritti è gran copia nelle Biblioteche, e meriterebbero essere vieppiù fatti conoscere, se alla gravità o vivacità dell’ esposizione rispondesse la bontà del dettato. £ qui adempiuto come seppi meglio al mio compito duvrei far punto. Senonchè avrete osservato, o signori, come insistendo io sulle strette attinenze della legislazione colla politica, studiato mi sia più volle d’applicare questo vitale principio agli Statuti Genovesi, dei quali era discorso ; ma avrete pure osservalo, come mi fosse mestieri tagliar corto in questa bisogna, affine di non nuocere con intramesso alla chiarezza ed unità del soggetto. Ora disbrigatomi dal lato legislativo de’ primi secoli della Repubblica, ho creduto, non vi sarebbe discaro, che io andassi più a l>ell’agio considerandone il lato politico e segnatamente le origini della Compagna emanatrice di quella legislazione, ponendovi ad un tempo soli’ occhio alcune più saglienti analogie offerte da simili cause presso il più illustre de’ popoli antichi : acciò dalla diligente disa- ( 112 ) mina delle singole parli riesca an insieme ben chiaro e persuasivo. E ciò facendo soddisfarò anche ad altri miei intendimenti; ciò sono di rispondere almeno per sommi capi ad alcuni quesiti stali proposti nella Sezione di Slpria dall’ onorevole suo Presidente ; d’interrogare l’autorevole vostro giudizio sul mio modod’esporre quest’ar-dua materia; e di venirvi adombrando le prime linee d’un disegno, ad incarnare il quale colla dovuta ampiezza sento pur troppo ribelle la fortuna, inadeguali l’ingegno, l’erudizione, la non giovane età. Io dico dunque che Genova, come tutte le Cillà dell’alia e media Italia, passando dalla dominazione Longobarda a quella dei Franchi ebbe aneli’essa i suoi Conti, poscia i suoi Marchesi nobilissima e numerosa progenie come vedremo: Marchesi nel vero e proprio significalo della parola, cioè Conti di confine aventi giurisdizione sovra più Comitali attigui e la tutela dei limiti del Regno Italico. Codesia Marca o riunione di Comitati riducendosi tuttavia (almeno in principio ) ad un aggregato soltanto materiale senza Capitale unica, il Marchese continuava in ogni atto solenne, e in ogni Comitato, ove si trovava, a portare il titolo legale di Conte di quel Comitato, e veniva ivi rappresentato nella sua autorità e vantaggi inerenti da un Vicario che fu chiamalo più comunemente Visconte, \icecomes, facienle cioè le veci del Conte. Ma l’Autorità Marchionale, la quale secondo gli Imperiali intendimenti, che l’instiluivano, doveva essere vitalizia, si rese bentosto dovunque ereditaria nelle rispettive famiglie; inoltre ogni famiglia incorporando la Marca alle altre sue ricchezze territoriali, e crescendo di forza e di numero, si divise in più rami, i quali contraddistinti in ultimo con diversi cognomi e titoli per togliere una confusione altrimenti inevitabile, fecero obbliare l’antica medesimezza d’origine. E come ciò addivenne dei Marchesi, così anche ebbe luogo dell’ Uffizio Viscontile in Genova conservatosi ereditario in una sola famiglia, la quale si moltiplicò e divise in più rami distinti con diversi cognomi che crebbero a grande ricchezza e potenza ( H3 ) mercè la partecipazione alle regalie ¡Marchionali, la usurpazione delle decime vescovili, la irresistibile influenza che loro ne proveniva, e perciò anche senza dubbio la principale direzione delle imprese marittime e guerresche operatesi in quegli oscuri tempi dai Genovesi. Questa famiglia, discesa da Ido che fu nel 952 il primo Visconte a noi conosciuto, precisamente un secolo dopo era divisa in tre rami, uno dei quali appellavasi di Manesseno dall’ omonimo castello indubitatamente da esso posseduto, mentre gli altri due rami tenevano i castelli di Carmadino (Cremaen) e delle Isole: donde trassero i rispettivi cognomi, illustri nei fasti consolari della Repubblica. Era adunque l’anno 1052 quando il Vescovo di Genova Oberto venne, per certe decime dovutegli, a convegno colle tre famiglie suddette rappresentate allora dai Seniori di Oberto di Manesseno, dai Seniori di un altro Oberto, e dai Seniori di Migesio, fratello dell’ ultimo Oberto. Il documento, che contiene questo convegno 4, ci fa sapere die questi Seniori, perchè nobili e 'polenti, ebbero perpetue conlese coi Vescovi antecessori di Oberto; indizio non dubbio della lolla politica che ferveva qui, come altrove, da gran tempo tra l’elemenlo feudale e l’ecclesiastico dispulanlisi il sopravvento. Ma io ci trovo un altro indizio : ed è che in questa o poco remola congiuntura i Visconti amicandosi col Vescovo abbandonarono la parte politica del Marchese loro antico Signore. Che essi in origine fossero i rappresentanti e militi del Marchese, è chiaro non solo per la già indicala ragione etimologica del vocabolo di Visconte, Vicecomes; ma altresi per aver essi continuato anche in avvenire a goder quelle regalie, di cui sulle prime potevano aver soltanto il possesso come Vicari! Marchionali. Che essi poi nel 1052 o in quel torno abbiano mutalo politica5, me ne persuade il vedere, come nel 1056, soli quattro anni dopo fermalo il convegno fra il Vescovo e i Visconti, il Marchese si vegga giurare in Genova un Breve (che noi diremmo carta costituzionale) limitativo de’ propri diritti sulla Città, e cominci da questo tempo in poi la irreparabile sua decadenza 6. Donde si chiarisce c 114 ) che il potere Marchionale abbandonato e battuto in breccia da quelli stessi che erano già il suo più valente sostegno, dovette presto scendere a patti, finì anzi col perdere affatto ogni superiorità politica sui Genovesi; comecché alcuni dazi e regalie da esso conservate nella città e distretto, e i titoli della dignità lungamente ancora pretesi sieno da annoverarsi tra le tante altre non dubbie prove dell’esistenza d’un’antica Marca Ligure, invano voluta negare dagli Storici Genovesi 7. Del resto questo arrovescia mento di relazioni tra i Marchesi, e i loro militi, più preslo, o più tardo, fu generale di que’tempi nell’Italia. I Marchesi che aveano guadagnata a danno dell’impero l’eredità della Marca e la incorporazione di lei alle altre loro proprietà, non vollero consentire, che i vassalli anch’ essi a lor volta acquistassero l’inamovibilità e l’eredità dei feudi avuti dal Marchese. Di che si levò fin dal 1035 una generale sommossa dei vassalli contro i loro Seniori, notata dai Cronisti Vippone, Epidanno, Ermanno Contratto, la quale finì colla vittoria dei vassalli, e colla famosa legge de! Re Corrado sui feudi che sancisce le loro pretese. E da ciò, come da più altri documenti, si scorge che gli Imperatori gelosi ed impauriti della tanto cresciuta potenza Marchionale, si adopra-rono a tuli’uomo per iscavarne le fondamenta favoreggiando l’insurrezione dei sottoposti elementi, Vescovi, Visconti, e militi. L’anelato decadimento seguì infatti, affrettato dalle innumerevoli divisioni e scissure avvenute in ogni famiglia; ma con danno principale del-l’Impero, che per impeto di cieca passione avea tagliato egli stesso il nerbo della propria dominazione. Nè valse che sullo scorcio del-rundecimo secolo i Marchesi e l’impero avvedendosi del comune errore rilornassero amici : allora era lardi ; chè gli elementi inferiori aizzati dalle reciproche gelosie erano già troppo svolli per poterli efficacemente reprimere. Mentre queste cose avvenivano, i Visconti moltiplicandosi e suddividendosi sempre più, ne sorsero gli Spinola, i Caffaro, gli Avvo- • . * ( Ilo ) cati, i Pevere, i Visconti di città, i Visconti di porla, e va dicendo; e comecché ne’loro beni ' sieno forse presto addivenuti a divisione Ira i diversi rami, è cerio nondimeno che seguitarono a godere in consorzio fino a mezzo il tredicesimo secolo più regalie già Marchionali; a cagion d’esempio le privative de’dazi alle porte e alla riva del mare, de’forni e de’macelli, che ritennero quindi ancora per più secoli l’originario nome di Viscontado, anche dopo che furono incamerate dalla Repubblica. Ora il bisogno urgente di mantenere 1’ ordine nel consorzio Visconlile pel regolare esercizio dei comuni diritti ; i pericoli esterni e le interne discordie in tanta moltitudine d’interessati, con un codazzo ognor crescente di vassalli e raccomandati; lutto ciò dovette naturalmente indurre i Visconti a rafforzare con nuovi palli gli antichi vincoli di consangui-nità, di cui si andava smarrendo la memoria ; ossia a sostituire al vincolo naturale del sangue l’artificiale d’una lega che fu l’embrione della compagna, rannodandovi i nuovi elementi sopravvenuti, e ponendone a capo un polere esecutivo di breve durata, alternatamente esercitalo dai consorti stessi, che si chiamò poi il Consolato. Della quale primitiva insliluzione se manca qui, come nelle altre città, ogni positivo documento, abbondano però non molto più lardi gli indizi e gli esempi nelle famiglie signorili. Esse tutte, vuoi Longobarde, vuoi Saliche, vuoi anche Romane (chè Romani erano i nostri Visconti) reggevansi, almeno in Italia, secondo la comune consuetudine, di succedere ne’ beni di famiglia per parti eguali Ira i figli escluse le femmine 8, ma di ritenere in consorzio i feudi che loro conservavano il titolo e gli onori signorili. Tentarono anzi dapprima di mantenere la più antica comunanza d’abitazione, e di possessi ; senoncliù allentato coll’ allargarsi delle generazioni anche l’affetto, e incrociandosi il cozzo degli opposti interessi, fu giocoforza dividersi, assumendo colle diverse sedi denominazioni diverse 9; ed obbedendo così loro malgrado alla legge provvidenziale del progresso , che collo sfasciarsi della potenza feudale preparava le vie ( «6 ) alla italiana civilia. I signori però presentendo l'imminente rovina cagionata dagli infiniti sminuzzamenti, tentarono apporvi qualche npaio, quindi è che, se pochi fra loro poterono o seppero con più felice successo introdurre il diritto di primogenitura, la più parte adottò lo spedi ente di consortili, di leghe, e della creazione d’ un potere delegato, Giudice ed Amministratore dei comuni interessi. Del quale potere tanto frequenti ricorrono gli esempi nel medio evo, come i Cotisolt della casa de’ Fontana ; i Consoli della casa dei Manfredi; i Podestà dell 'albergo, giura, ospizio de’Marchesi del ^aslo, dei Conti del Canavese, e di Lavagna. L obblio della primitiva unità agevolato, come già dissi, dall’introduzione de’cognomi, e l’abbandono delle rigorose tradizioni del consorzio mano mano che la lotta si acquetava in ima transazione, furono la causa, onde s’innalzò quasi un impenetrabile muro Ira i tempi anteriori al 1100, ed i posteriori. Di qui viene ora la immensa fatica durala e quasi la disperazione dei genealogisti non tanto, quanto degli storici politici, che amano dibattersi in quel buio per rinvenire nelle passioni ed interessi delle singole famiglie la spiegazione di quella gran fase sociale. Ma per mio avviso la luce desiderata spunterà allora quando senza trascurare gli altri minori criteri, il sottile indagatore tenga l’occhio sempre vigile a raccogliere e comparare fra loro tutte le tracce degli antichi consorzi, il cui eco, sebbene fiocamente ripetuto, si conservò pure quasi dovunque e per più secoli. E se l’immortale Muratori con questo mezzo da lui scoperto e tanto felicemente adoperato giunse a mettere in sodo le origini Estensi, tracciando inoltre le prime linee degli altri Marchesi loro consorti, io ho ferma credenza per lunghi studi fatti su questo soggetto, che, battendo la stessa via, in (anta luce di scienze storiche, con tanta dovizia di nuovi documenti, possano venir chiarite abbastanza 1.° Le origini di tutte le famiglie Marchionali dell’alta Italia, e una gran parte delle Signorili, de’Visconli cioè, Capitani, Valvassori, o checché altro si chiamino; 2.° La prò- ( 117 ) venienza di queste numerosissime famiglie Marchionali e Signorili da pochi stipiti; 3.° E che più monta, il nesso che collega gli stipili Signorili ai Marchionali; nesso di superiorità nei Marchesi sempre Longobardi o Salici, di dipendenza nei Signori quasi sempre Romani, appartenenti perciò all’ antico popolo vinto che sorge anelando alla riscossa, e che, abilmente usufrutluati gli influssi imperiali , vescovili e popolari, riesce a poco a poco a cambiare la sua dipendenza in emancipazione, in eguaglianza, in non più contrastata superiorità 10. Come ciò venga fatto, tosto vedremo riappiccato il Alo ora interfòno che dee legare l’undecimo col dodicesimo secolo, vedremo la storia nostra campeggiare sulla vera e solida sua base dissepolla dai ruderi; nelle nuove famiglie ricompariranno le già note fiso-nomie degli antenati coi loro odii ereditari di razza, e colle più recenti passioni create dagli sminuzzamenti, che vanno a finire in umori Guelfi e Ghibellini; di guisa che veduto il prologo, e scolpili bene in mente i caratteri de’ personaggi in azione, si svolga evidente per se stesso il magnifico dramma del risorgimento Italiano. Ciò posto, ognuno intende come la quislione de’Visconti Genovesi e della Compagna non sia che un caso, un esempio della for-mola generale sovra delineala; ed intende il perchè colla moltiplicazione , divisione e riunione de’ Visconti sia sorla una Società di nuovo genere ehe fu il nucleo del Comune Genovese. Nucleo io dico pensatamente; che non sostengo già essersi costituita di sole queste famiglie, per quanto numerose, tutta la Compagna c per sempre. Notai più sopra che fin dal principio vi entrò il N escovo, il quale per la sua spirituale autorità, e pel seguito de suoi numerosi vassalli era il più valido appoggio contro i Marchesi. Grandi lotte in seguito ebbero luogo per fermo lungo lutto 1 undecimo secolo tra i Visconti ed i Vescovi, tra entrambi e i loro vassalli; lotte di personali interessi, ma vestite al solito e sposate alla terribile gara fra il Papato e V Impero M che fu, come è noto, la maggior C 118 ) leva, onde le città Italiche scossero il giogo feudale. Ma senza entrare in minute particolarità basti accennare, come l’ordine si stabilì felicemente in Genova verso l’epoca della prima crociata, e per modo che l’organamento viscontile si modificò senza sciogliersi; attirando a sè tutte le forze vive fisiche, proprietarie, commerciali, marittime coll’ innalzarle dalla soggezione feudale al grado di socn o compagni; mantenendovi il Vescovo non come Signore, ma come primo cittadino; e rimanendo tuttavia i Visconti il perno, la forza principale, e, direi, l’essenza della Compagna. La quale preponderanza viscontile io argomento non solo dal sapere che molte e le più potenti famiglie consolari traggono al certo da essi l’origine, ma più ancora dal ritenere che essi fecero nelle loro mani per tutta la durala della Compagna la privativa delle regalie, di cui ebbero forse a disputare coi Marchesi, ma non mai col Comune 11. Or domando io, come la Repubblica così grande e temuta al di fuori, avrebbe tollerato nei secoli della sua maggiore floridezza ed entro la cerchia stessa della Capitale un peso tanto molesto, qual era questa privativa di dazi, un inceppamento continuo non meno al commercio interno che ai trattali colle straniere potenze; come, dico, avrebbe ciò tollerato, se ai Visconti i soli interessali a mantenere questo peso non ne avesse porto agio il loro predominio nella Compagna? Or perchè al contrario collo spirar delle prime aure democratiche verso il 1257, e cessala coi privilegi politici de’Nobili la Compagna, soltanto allora cessarono pure le privative daziarie de’ Visconti ? Fermala per lai modo 1’ origine della Compagna nella emancipazione dalla Marca e nella felice transazione delle forze cittadine, ne rimane viemmeglio chiarita l’indole, che definimmo qui addietro essere un’associazione giurata di persone aventi egual dritto, azione e voce nell’amministrare la cosa comune, e rappresentale nell esercizio supremo di quest’ amministrazione da uno o più socii o mandatarii. ( 119 ) La Compagna nell’ orgoglio della sua potenza continua ad incorporarsi tutti i più eminenti per qualità personali o ricchezze; rifiuta la qualità di console o di ufficiale a quelli fra i socii, che non sieno pienamente liberi da vincoli feudali contrarii all’ onore e ai diritti della Compagna; obbliga i socii a rivelare quelli che non sono della società, e che potrebbe essere conveniente d’aggregarvi ; induce questi ad entrar nella società allettandoli colla prospettiva di larghi vantaggi, intimorendo i renitenti con una specie di scomunica sociale col negar loro il benefìzio del foro, della pubblica difesa, della participazione ai lucri commerciali, costringendoli infine colla forza delFarmi 12. Così la Compagna finì col trasformarsi nel Comune, dividersi in più Quartieri, in più Magistrati; e spazzò via tutte le reliquie di giurisdizione feudale. Ma già il Comune irrompe dalla Città 13 nella Riviera Orientale, porgendo amica la mano alle deboli terre e assorbendo nel suo organamento i varii consorzi de’ Signori, numerosa prole di pochi stipiti, emancipatasi dal Marchese, incastellata sulle creste di Lavagna, di Passano, Cogorno, Vezzano ecc. che inghirlandano il mare fino a Luni, e che le diedero gli omonimi titoli signorili u. Sono soggiogati egualmente i circonvicini Marchesi, discendenti dal Conte Oberto fondatore a mezzo il decimo secolo della Ligure Marca da Milano a Luni, sciolta la quale in frammenti, i Marchesi da Signori di Genova erano ridotti al dominio di feudi campestri, divisi fra i varii discendenti e chiamali più lardi Marchesati; ma dal potenle Comune minacciati anche nei recessi di Lerici, Monleone , Parodi e Gavi, stanno invano disputando gli estremi lembi del nobile manto che era venuto di dì in dì accorciandosi secondo la bella imagine Dantesca 15. La Riviera Occidentale anch’essa si prostra a Genova co’suoi Marchesi, stirpe d’Aleramo, checché siasi recentemente preteso in contrario 16, e coi loro militi; i più ragguardevoli dei quali sono i Signori di Lengueglia discendenti dal vassallo Bonifazio da Quaranta. Cedono i Conti di Ventimiglia antica famiglia Romana vassalla degli Àrduini Marchesi di Torino ,7. ( 120 J Sarei infinito se di qui valicate le Alpi inaridirne e riessendo il cammino nel verso contrario, scorressi la storia degli altri Comuni Italiani, e vi venissi descrivendo i numerosi consorzi signorili distesi sull’ alta valle del Po discendenti dal primo milite del primo Ardoino; e vi annoverassi insieme i popoli, che, mal polendo resistere dispersi alla feudale tirannia, s’imborgano tra fiumi e fossati, facendo rifiorire di nuove e nobili citlà la dianzi squallida pianura. Ma io non parlerò di loro 18 ; e tacerò d’Asli che tribola con mano pótenle i vicini Marchesi appartenenti alla gran famiglia Aleramica, ed i loro militi; lacerò di Tortona, Piacenza, Parma 10, Cremona, Milano so, de’ Visconti, Capitani, e Marchesi da queste citlà posti alle più dure strette; i quali Marchesi sono tulli fra loro consanguinei e discendenti dal summenzionato Ligure Marchese Oberlo, ma per successivi irraggiamenti e divisioni di patrimonio quivi si stabilirono assumendo i cognomi di Pelavicini, Malaspina, Lupi e Cavalcabò. Se queste vicende si lumeggiassero convenientemente: se, trascorrendo col pensiero ad altre città italiane, si descrivessero ad esempio i Visconti Pisani, non meno dei già indicali di Genova e Milano elemento essenziale del loro Comune 31 ; e il popolo Fiorentino che, quanto più tardo ad emanciparsi, tanto più violento schiaccia i nobili consorzi 22, e fuga o non cura i Tedeschi Marchesi mandali dall'impero dopo la morie della Contessa Matilde; noi vedremmo la nostra storia medieva distinguersi chiaramente e generalmente in Ire epoche, dei Marchesi, dei Signori e del Popolo; e rassembrare in certo modo ad una storia geologica, ad un suolo di tre strati sovrapposti erompenti alla superficie per successive evoluzioni. Ma il tempo mi affretta; ed amo meglio trattenermi alquanto intorno ad un antico periodo italico, che offre allo sguardo curioso dell’erudito molle analogie col medio evo; il periodo voglio din, dei principii e primi progressi delle romane ¡(istituzioni. Del chi già toccai in due luoghi, sulle antinomie scoperte nelle Dodici Tavole, ( 121 ) e sulla legge Regia; nè ho qui l’intendimento d’esporre tulle colali analogie, segnatamente le più antiche, come sarebbero l’usurpazione del terzo dei terreni a danno dei popoli soggiogati, e la composizione in danaro considerala come sufficiente espiazione del realo di sangue. Ma attenendomi a ciò soltanto che riguarda il governo ed i consorzi, mio scopo speciale, osservo che, siccome ai governi Consolari Aristocratici dei Comuni Italiani succedono i Capitani, gli Abbati, i Priori del popolo; così al Consolalo patrizio di Roma si mesce il tribunato della plebe, e in fine lo distrugge. E come a questi due periodi precedono nel medio evo altri tre, la decrepitezza latina, poi le genli disgregate dalle irruzioni germaniche ricorrenti senza posa, poi l’aggregazione stabilmente incentrala nelle Marche Italiche; non altrimenti al periodo consolare di Roma antecede il periodo aggregativo dei Re; ed a queslo va innanzi una misteriosa fluttuazione di genti Sabine e Laline, le quali, dopo sgomberata la decrepitezza etrusco-pelasgica, cominciano a rannodarsi intorno ai sette colli sotto il triplice nome di Ramneti, Lucerì, Taziensi; primo germe che furono delle tribù romane sviluppantisi in curie, e genti, e famiglie patrizie. Genli e tribù che come gli alberghi e i consorzi del medio evo ( delti anch’essi tribù in qualche carta ) 23 sono il perno d’ogni nascente socielà e si mantengono ovunque la stessa non ha progredito, come nei clan della Scozia e nelle tribù arabe; ma colà pure, dove l’intelligenza, la ricchezza, la potenza, moltiplicando colle coscienze le forze, accesero la lolla e produssero la vittoria della socielà progrediente contro la famiglia conservatrice 2i; colà stesso la lolla fu così viva, la vittoria così sanguinosa, che, non ostante l’antichità e il difetto di fonti sincrone, non è diffìcile seguirne le tracce presso i vari popoli nelle tradizioni o monumenti. E queste tracce ci mostrano, presso i primi Romani come nel medio evo, l’assoluto predominio della famiglia e sulla società e sull’ individuo ; vediamo ai nobili consorzi riservalo il gius del sangue sui reali commessi da uno de’suoi; e ad essi soli A ( 122 ) le nozze patrizie e le libere proprietà, e le magnanime imprese per la pairia operate col senno e col braccio dei trecento Fabii o coi navigli dei Doria ; ma vediamo pure col crescere della civiltà in entrambe le epoche il Magistrato da ultimo prevalere al Padre, la proprietà passare dal condominio della famiglia all’individuo, e perciò ammettersi quindinnanzi il testamento che era ignoralo o proibito; vediamo in Roma, come nel medio evo, sciolte col moltiplicarsi le famiglie in più rami, che aggiungono al comune nome gentilizio diversi cognomi; sciogliersi egualmente l’unica legislazione in più leggi o editti, come l’unica autorità in più uffizi (militare, politico ecc.); al distacco della Pretura dal Consolato Romano equivalere la figliazione dei Consoli dei Placiti dai Consoli del Comune; vediamo infine paralleli ai vassalli e raccomandali nostri i clienti Romani, e gli antichi asili o città di rifugio corrispondere alle nuove di Cuneo, Che-rasco, Mondovì ed Alessandria 25. INiebuhr, che ad onta delle sue esagerazioni sollevò di mollo il velo nascondenteci le primitive instituzioni Romane, non tanto fio credo) ne comprese la vera indole coll’acuto ingegno e l’ampia erudizione; quanto sentì l’aura quasi germanica spirante dalle instituzioni medesime, e fu scosso da un resto di analoghi costumi che conservava tuttora, lui vivente, la sua patria, il libero ed antico paese di Dithmarsen. Senonchè questa stessa ragione lo travolse in un errore fondamentale sulla natura originaria del consorzio ; giacché i consorzi, di cui aveva innanzi agli occhi l’imagine, non costituivano più il puro svolgimento di poche dominatrici famiglie, ma si erano addivenute, mercè le secolari mescolanze, quel consortilo, compagna o lega artificiale che sovra ricordai essersi addentellata sul puro consorzio coll’elevazione dei vassalli o clienti maggiori e minori. Alla quale distinzione di tempi non riguardando INiebuhr Storia Romana Voi. S." (della Traduzione italiana) « Le case patrizie e le curie ». ( 123 ) quell’ Erudito, negò il primo slato consortile fondato sui vincoli del sangue, che pur solo rende ragione dello stato susseguente; e non s’avvide di essere in ciò smentito dalla storia sacra e profana dei pari che dalla filologia e filosofia; smentito dalle Iracce per cui si può risalire alle origini, dal nome slesso di fratrie (fporpiai), dato dai Greci alla tribù, e di gens o genos (/évo?) applicato dai Greci e dai Lalini egualmente al significato di famiglia come di popolo, nomi tulli implicanti l’idea di generazione e di cognazione 26; smentito infine dal durare che fecero per tanti secoli i consorzi, prova non dubbia del vincolo naturale di consanguineità che ne costituiva dapprima l’essenza, e ne rimase ancora più tardi il nucleo: laddove i vincoli di leghe artificiali non provano che per brevissimo lempo o mai, siccome sappiamo essere avvenuto degli Alberghi nuovi di Genova del 1528, infelice imitazione degli Alberghi antichi. Che se a Niebuhr e ad altri eruditi va tribuíala la lode di averci porta una più intima cognizione degli Instituli Romani, maggiore deve essere la riconoscenza nostra a quel Grande Italiano che fu Giambattista Vico, il quale a simile merito aggiunse il suo profondo sistema sui ricorsi ossia sullo svolgimento parallelo, effetto d’una connine natura nelle nazioni; apprendendoci con quelle sue mara-vigliose intuizioni a far nostro pro della storia moderna per intendere l’antica, e viceversa; a vedere la ragione di un fatto, avvenuto in un periodo, nei fatti del periodo comparalo; a raccoglierne certe forinole generali, quasi luce da molti deboli raggi condensala e falla potente a svelarci per riverbero i più riposti seni. Ma il sistema di Vico non basta a render ragione dell’ immensa varietà della Storia, poiché ( siccome acutamente avverti il carissimo nostro socio Emerico Amari ) ’ i! Vico, sempre intento al- * Nella Critica d'ima scienza delle Legislazioni comparate inserita tra i Saggi di Filosofia civile Voi. 4. — Genova , Tipografia Sordo muti 1857 — Lavoro che merita essere ben meditato dagli studiosi di scienze sociali. Nel passo a cui qui alludo ( pag. 327 e segg. ) si parla di contatto morale ma questo dipende necessariamente dal contatto fisico e gli va compagno. ( 124 ) rintrinseco e naturale svolgimento delle nazioni, trascurò al tutto Ielemento estrinseco, che pur non manca mai d’intervenire, or più presto or più lardi, ora più ora meno attuoso ; e che, cagionando deviazioni proporzionate alla suddetta forinola intrinseca, affatica così la vita dei popoli come la mente del filosofo che ne indaga le leggi regolatrici. Finché Io scontro dei due elementi (che si personifica nello scontro di due società) è passeggiero e non gran fallo efficace, le deviazioni prodotte possono tenersi in non cale nello studio della storia comparata ; allo stesso modo come i matematici trascurano senza danno in un calcolo le quantità d’ ordine infinitesimo. Ma nella vila provvidenziale delle nazioni avvien sempie un punto in cui due società, dopo essersi rasentate, assaggiale, scaramucciate , lodano a tutta oltranza, e secondo il loro eguale o disuguale sviluppo in età come in virtù, 1’ una assorbe 1 altra o entrambe si uccidono. Or si è appunto queslo elemento esirinseco , questo scontro ad oltranza di società, che differenzia di tanto l’avvenire della storia di Roma da quella dell’Italia medieva dopo i periodi storici paralleli che ho sopra divisato. Perocché ecco Roma da una parte che, circondata da società disformi per età o per intimo esplieamento, di tulle trionfa proce dendo irrefrenata nella sua carriera fino ai termini del mondo co nosciuto. Ed ecco dall’altra parte i tanli comuni del medio evo, sorli e cresciuti nello stesso tempo ad eguale maturità, rinchiudersi gli uni cogli altri come in un cerchio di ferro, e consumale nel distruggersi a vicenda il potente anelito della giovane vila, degno di miglior causa e non inferiore alla Romana virtù. Spettacolo gian dioso ma triste! Appena lenito dagli splendidi lampi di gioìia mie tuta sui campi di Legnano, e dall’aspetto delle secolaii impres operate dai Comuni marittimi. Nei quali tu trovi nuovamente uno sialo somigliante a quello dei Romani, il cozzo delle giovani R^ pubbliche coi barbari del Mediterraneo e del Mar Nero, e coi de / ( m ) generi successori di Costanlino; perciò in essi maggior lunghezza di dominazione, maggior ricchezza e potenza, distrutta pur sempre in (ine dalla gelosia fratricida. Ma raccogliendo le vele (che è ormai tempo) e riassumendo in brevi tratti il mio disegno, voi vedete essere desso una storia dell’origine ed intrinseco sviluppo dei Comuni Italiani, cominciando dai primi loro germi d’incentramento nelle Marche fino all’avvenimento alla Signoria de’ Capitani del popolo; proponendomi in questo periodo che corre dal decimo al tredicesimo secolo, per mezzo di una compiuta rassegna de’documenti, falli e tradizioni, porre in luce l.°Le genealogie marchionali che rannodano gli antichi e veri Conti-Marchesi, Ufficiali governativi della Marca, coi secondi Marchesi proprie-tarii di un feudo dello con suono alfine ina con significato diverso Marchesato; 2. Le origini delle famiglie signorili, che , scosso il giogo del Marchese onde erano vassalli, si recarono alle mani il freno della pubblica cosa levando poscia tanta fama di sè nelle città d’Italia; 5. Le leggi regolatrici de’consorzi in questi due ordini, le loro fasi, la loro disposizione locale a gruppi separali non solo sul campo o sul naviglio, ma anche nelle contrade della cillà 27, il che non è nè casuale nè di leggiera importanza come altri potrebbe credere; 4. Le origini e progresso del popolo, della città plebea che or con lungo e segreto lavorìo, or con subiti moli penetra la città patrizia, ne rompe e spiglia le privilegiale ordinanze; 5. Le analogie che offre questa storia con quella di altri popoli e consorzii antichi e moderni specialmente colla Storia Romana e Greca; 6. Infine gli influssi, gli ostacoli, l’intreccio che esercitarono su questa lela gli elementi estrinseci, l’imperiale, Pontificale, Vescovile, Monacale; il monacato segnatamente che contribuì quanl’altri mai all’incremento , non che morale, materiale della società medieva ; siccome quello che già sotto i Longobardi albergando nei boschi sacri di confine ( come la Religione presso gli antichi Romani ) di là si stese per luda Italia sotto i Marchesi, fecondando del suo sudore ogni zolla, ( 126 ) ogni anima della sua intelligenza e della sua virtù ; e si spense lasciando assiso sppra i ruderi d’ogni chiostro un nuovo popolo e una nuova parrocchia 28 29. Signori, Se nel venirvi sponendo alcuni pensieri sulle lacune da compiersi nella patria storia ebbi la ventura d’appormi al vero , possano le mie parole esser seme di generosi propositi ! Già 1’ ampio campo, che dovete percorrere, vi fu tracciato con voce della mia ben più autorevole e nel suo insieme e nelle singole parli dai discorsi proemiali degli onorevoli Presidenti. Già più socii hanno risposto all’invito leggendo o preparando erudite elucubrazioni; e la Società promette rigogliosa vita, ottimamente diretta com’è da un Presidente Generale, il cui nome suona venerato e caro a Italia tutta, caus-simo a Genova \ Travagliamoci adunque nell’arringo con amote lungo, operoso e concorde; non sia chi nieghi alla santa opeia la luce della sua intelligenza, la fiamma del suo affetto, lo splendoie del suo eloquio, il suo obolo: di guisachè la cara patria nostra abbia alfine a rallegrarsi d’un monumento perenne, da figliale pietà innalzato, non deturpato da invidia od ignoranza straniera, degno modello ai nipoti di operoso vivere civile, degno specchio e i iti allo dell’avita grandezza e maestà. * Il M. R. P. Vincenzo Marchese dell’ Ordine de’ PP. l-a Present ^ zione yenne poi riletta nella seduta generale di riapertura della Societ , gurata il 16 gennaio dal nuovo Presidente Cav. Crocco con un discors bito e pieno di nobili concetti. V. Caffuro ( MS. Ansaldo ) ad Ann. 1237. — »Et cum tumullus sernper i major fieret in populo.. ii qui actores fuerant in seditione clamaverunt « ad arma ad arma, fiat populus, innuentes et dicentes quod volebant ha-« bere capilaneuin populi » oppure come spiega [’Annalista Stella: «per « hoc innuebant quod volebant in urbis regimine alios habere quam noci biles ». Poi segue il primo Annalista a raccontare che * elegerunt Gui-« lielmum Buccanigram Populares Janue in Capitaneum Populi Januensis. « et juratum fuit . . de .. mandntis ejus. . observandis et . . morealiorum a Capitaneorum electi fuerunt de populo xxxii antiani ut quidquid cuoi « eis ordinaret, vel cum maiore parte ipsorum, ratum esset ..possetque « capitula corrigere vel mutare ». — Lo stesso Annalista ad Ann. 1270: * ....cum promissa non observarentur convocato in ianua consilio creari « in civitate populum fuit ordinatum.. ea die .. Obertus Spinula et Obertus « Auria Capitanei creati sunt, eisque a populo in civitate et toto districtu « cum siero et mixto imperio omnis fuit attributa potestas. Qui Capitanei.. « regimen civitatis .. absolute atque libere exercuerunt.. » poi nel 1271: « ( Accursus Lanzavegia ) venit ad regimen civitatis recturus tamquam « Potestas, Capitulis Civitatis Janue.. observatis; salvis tamen dictoruji a CAPITANEORUM MANDATIS QUE OMNIBUS STATUTIS ET LEGIBUS TENEBANTCR PRE-« FERRE ». La stessa espressione di fare il popolo si trova adoperata nella Cronica Fiorentina di Ricordano Malespini, scrittore contemporaneo; onde apparisce lo svolgimento parallelo e delle forme politiche e delle forme del parlare non meno popolari che filosofiche. Vedi R. I. S. Voi. 8. Cap. 99. « E a questo modo ( cioè col Podestà) si resse la Città infino al tempo « che si fece inprima il popolo di Firenze ». Poi al Cap. Lil « Gli liberti « ed altri nobili, .tiranneggiavano il popolo di gravi storzioni ed ingiurie. ( 128 ) la qual tosa i buoni uotuini regimandosi insieme a remore. . . n’andarono a S. Lorenzo, e quivi armati .. fecero 30 caporali di popolo e signoiia al Podestà, e ciò fatto senza contrasto feciono po-^ ^ i certi nuovi ordini., elessero Capitano di popolo Messer Uberto cca e feciono 12 anziani due per sesto i quali guidavano il popolo « e consigliavano il detto Capitano ». Ancora V. al Cap. <59 la rubrica ■s , s*' ^erti ( i Nobili ) vollono rompere il popolo di Firenze ». attere giuridico dei Brevi e la dipendenza dei Consoli dalla Com-r>lL'ano chiaramente dalle espressioni usate in più luoghi del ^ ^ tumento, per esempio al Cap. iv: «si inde lamentatio ante me « acta fuerit, diligenter inquirere tenebor ». E al Cap. x: « Ego causam P m audiro, et diffinire tenebor. Ego luudabo ecc. » cioè prometto di 8 are, di oidinare in questo, non in altro senso. Le quali espressioni © Statuti posteriori si cambiano in ordini che dà il Capo del Governo destà Giudiziarii e altri magistrati da lui dipendenti : « Potestas te- * neatur facere ecc. ». ^ i limiti all Autorità Consolare appaiono nel Breve de’ Consoli del ne del 114-3. « non faciemus comunem exercitum neque . . guerram ni neque coìlectam sine consilio majoris partis consiliatorum ...» ( -p xi\ di esso Breve e vedi anche i Capitoli xlvii, liv, lv). precedente Nota 1, ed osserva la gradazione che passa tra la prima creazione del Capitano del popolo nel 1257 , e la seconda nel 1270. Nel ‘ il popolo si riserva ancora una sorveglianza sul Capitano mediante fazione contemporanea degli Anziani popolari ; sebbene in fatto juesia ultima instituzione fosse illusoria, e non abbia impedito al Boccanera di esercitare la signoria nel modo più assoluto, come notano i nostri Annalisti. Ma nel 1270 gli Annalisti stessi non si stancano di ripeterci più modi e parole (quasi temessero che noi non intendiamo bene) che nuo\i Capitani fu dato il mero e il misto imperio, e che lo esercitarono beramenle e assolutamente, e che i loro mandati doveano preferirsi a lutti i Capitoli e leggi. ' V. nel Canale Storia dei Genovesi ( i? ediz. Voi. 4, pag. -497) il documento in cui il \ escovo, parlando di questi seniori, così si esprime: « cum sint nobiles atque potentes prò contentionibus quas cum antecessoribus nusti is semper liabuerant numquam illis suas decimas dederunt . . De-(iinatores autem (cioè i debitori di queste decime al Vescovo) sunt omnes seniores Migesii et fìlii filiorum .. et omnes seniores Oberti fratris eius. .. et omnes seniores Oberti de Maneciano ecc. >. Il Canale legge ( 129 ) « seniores Migelii », ma Mirjesii ha l’accurato MS. Ageno, e questa èia vera lezione; perchè più altre carte, rimaste finora ignole, ci confermano l’esistenza di Oberto Visconte e di Migesio suo fratello, detto variamente nelle diverse carte Migcxc, Miexi , Miesi * , e ci indicano la loro morte avvenuta prima del 1003; la residenza dei figli d’Oberto nel castel dì Carmadino nel 4020, e dei figli di Migesio nel luogo dell’ Isola nel 1019; oltre molte loro possessioni nelle valli di Lavagna e Bisagno e presso la Città. La discendenza dei Carmadino e Dello Isole dai Visconti, che da queste carte si raccoglie, risulta altresì in espressi termini da un Breve di Papa Innocenzo li del 1154 inedito, e relativo a questioni insorte sul possesso delle decime sovrammenzionate. Un lodo consolare del 1111 sulle stesse questioni prova la discendenza dei Caffaro; e quella di altre famiglie si rileva da altri atti ed indizii, e in ultimo da un’attestazione giudiziale del 1256 che nomina fra i Visconti partecipi delle regalie o vis-contado i Carmadini, gli Spinola, i Delle Isole, Avvocati, Pevere, De Mari, De Marini, Porcelli, Ficomatari, Grimaldi , De Campo, di S. Pietro della Porta ecc. 5 La lotta dei Marchesi coi Genovesi in quest’epoca è confermata dalle seguenti parole del Serra, Storia della Liguria, Voi 1, p. 277 ( edizione di Capolago): a è cosa sicura che l'anno 1056 a istigazione dei Pisani o « per risentimento loro proprio alcuni Marchesi confinanti col Genove-« sato » i quali non possono essere che i Marchesi Liguri i proibirono « a’loro vassalli di portarvi derrate; il che avrebbe gellato una gran » carestia se non s’otteneva un rescritto di Arrigo IV re di Germania « e d’Italia che rivocava il divieto ». II Serra cita in appoggio ai suoi detti il Registro della Repubblica esistente nell’ Archivio ; ma nei libri dei Giuri, che ci rimasero, non credo si trovi traccia di tale disposizione di cui sarebbe importantissimo conoscere il preciso tenore; nè so che se ne trovi cenno altrove. c V. Canale, Voi. 2. p. 578. « Cunctis habitantibus ianue . . ut nullo tempore * Notisi la pronunzia genovese dell'x già adoperata in Miexi fino dal 1019, confermata del resto dalle parole pixone e montexello (pigione e monticello ) usate in carte del 1143 e 1148 ¡vedremo più innanzi Lunexana e Pela-vexino. Varie altre parole indicano che il dialetto genovese usava lin d’allora; per es. frexia, tardetta , fregabreno, merdenpè, noxedo , labruxada cognomi, sopranomi e luoghi del xu secolo alquanto latinizzati; toàgia, toffanìa, tomao , ruxenlarium in carte del secolo xiu. 13 ( 130 ) habenmus lieentiam.. agere nec causare., de vestra consuetudine quam priores parentes liabuerunt. et fuit consuetudo.. massarii vestri debent darò foderum. . nec datura nec placitum nec ad Marchiones ad \icecomites .. habitantes infra civitateiu.. placitum non custo-ant. . nisi infia civilatem.. bandura non amplius quam quindecim ssum er.it quando Marchiones placitum ad tenendum veniebant.. ^ consuetudine quam fecit Albertus Marchio. . et firraavit per nlUm' el car*ulaBl promissionis debent facere predicti Marchiones dav t ^etUl^'ne Ct PreceP*° ianuensium qualiter iudex ianuensiura lau-s' Par*a veramente di consuetudine, non di nuovi diritti; > > ppoichè questo giuramento soltanto dal 1056 in poi vien conservato ed inizia al più presto una più ampia emancipazione, è forza la causa ad una mutazione politica profonda ed efficace; nè può IV casuale la coincidenza dei seguenti tre fatti; l’amicizia fermata tra ■ covo e 1 \ ¡sconti, il decadimento irreparabile de’Marchesi, il non lontano sorgere della Compagna. ^ notevole che verso la stessa epoca (1059) anche il consorzio dei Mar-si di Savona comincia a giurare simili brevi a favore di quei Citta-Ciò , mentre conferma l'estensione di quel rivolgimento politico anche fuori della Marca Ligure, ci mostra una tra le molte analogie che una storia generale delle Marche si vedrebbero spiccare in modo assai curioso. Q storici impugnano non solo l’esistenza d’una Marca Ligure, ma ogni dipendenza di Genova dai Goti, Longobardi e dai nuovo Impero occidentale. Riguardo a questo secondo punto la loro opinione è ormai rifiutala generalmente malgrado gli ingegnosi sforzi del sig. Canale e del dotino P. Spolorno ; e il lungo dominio dei barbari anche sopra i Genovesi pur troppo un fatto, che verrà maggiormente confermalo dalla Raccolta di tutti i documenti liguri che la nostra Società pare voglia pubblicare, e dove si vedrebbero disposte in ordine cronologico le reliquie di leggi ed usi La parola judex qui posfa nel senso di Magistrato Supremo dei Genovesi denota che allora non vi erano ancora Consoli. Questo Breve fu anche stampato nel libro dei Giuri ( df. H. P. Jurium 1, col. 2.12), ma per errore in due brani, come, se il primo brano facesse parte del più antico pri- o del Re Berengario. Senza altre ragioni basta a riconoscere quest'errore un'occhiata odice MS., dove i due brani si continuano non interrotti e nel senso e nella materiale disposizione. ( *31 ) Longobardi o Franchi rimaste nella Liguria; il duello giudiziario , il lau-nechild, i nomi proprii, lo scabinato, i Giudici del Ileo del Palazzo Imperiale, l’intervento de’nostri Vescovi alle elezioni o alle Diete Reali, le carte de’notari intestate o no col nome del Re o dell’imperatore secon-dochè egli è o no riconosciuto , eletto o coronato ecc. Vedansi frattanto le assennale osservazioni di Ileid ( (Jntersuchungen uber die Verfussungs-geschicte Genuas ecc. Nel giornale di scienze politiche di Tubinga 1831). Quanto al primo punto, cioè alla Marca Ligure, si denota il distretto Genovese sotto il nome di Marca in più atti notariali dal 1089 al 1346; indizio questo che, come tutti gli indizii filologici, io apprezzo moltissimo. Di più , Marchesi di Liguria sono espressamente chiamati Azzo 1 d’Este da Orderico Vitale , e Malaspina I da Pietro Diacono. Ancora, il Muratori nelle Antichità Estensi riferì i diplomi imperiali del 1164-1184, con cui si confermano ai Malaspina ed Estensi le investiture della Marca di Genova e di Milano e i diritti già goduti dagli antecessori loro su questa Marca e dentro e fuori di Genova. Sebbene allora la vera Marca fosse sciolta, ciò indica sempre che in tempo più antico essa esisteva ; non altrimenti cornei titoli conservati dai Re o Nobili scaduti denotano un antico possesso del Regno o Feudo. È certo infine per documenti che nell’ xi secolo un consorzio di Marchesi esercitò giurisdizione nei Comitali di Luni, Genova, Tortona e Milano ; ed io credo che questi Comitati formassero la Marca Ligure, a cui era riunito in origine il Comitato di Pavia, sede solila del Conte del Sacro Palazzo, sede perciò del primo Marchese Ligure Oberto che fu Conte Palatino sotto Ottone il Grande; ma questo Comitato coll’unita dignità dopo la morte di Oberto passò ad altra famiglia rimanendo cosi staccato dalla Marca. I discendenti di lui ebbero possessioni nel Genovesato ed in Genova stessa e vi tennero piacili nel 994-1059-1044; senzachè il diritto di tenervi placito è ccntenulo nel giuramento del 1056. ( Per le diverse carte di placiti e possessioni dei Marchesi V. pel Genovesato Murat., Antich.Est., V. 1, pagg. 455-183-99-245-1GI-33 ; M. II. P. Chart. 1., col. 527-501; e carta inedita del 1014 nella Biblioteca universitaria; pel Milanese Giulini ; pel Tortonese Botazzi, Monum. dell'Arch. Capitol. di Tortona all’ann. 1053, e carta del 996 M. H. P. Chart.. col 506; per la Lunigiana e tutta la Marca, Muratori). Ma una compiuta dimostrazione dell’esistenza di questa Marca si vuol attendere da una Storia e Genealogia di tutte le Marche contemporanee, riscontrate tra loro , e colla storia politica generale. Si verrebbe allora in chiaro del loro numero, confini, fasi e scioglimento in Marchesati; e ( 152 ) la gr;m famiglia Ligure ci apparirebbe dirama» tesi nei Marchesi Mulaspina, il iste, Pelaoiciii', Di Massa, Caoalcabò, Lupi, Di Cavi, Di Parodi. Delle quali diramazioni non sono leggieri indizii : 1." La dipendenza che verso questi Marchesi professano i Signori del territorio Lunese, Torlonese, Genovese, di che toccheremo più innanzi (Nota 14 ); 2.“ I pedaggi ed altre regalie conservate dai Marchesi nei territori medesimi anche dopo perduta ogni politica superiorità. Di fatti ancora nel 1152 avevano la loro parte di privativa sovra i macelli di Genova in comunione coi Visconti, privativa che il Comune riconosceva come da sè indipendente « salvo iure Marchionum adversus Vicecomites » ( V. Nota il). I Marchesi Di Gavi e Di Paiodi nel 1181 vendettero la loro parte di pedaggio alle porte di Genova ad un Ido Picio, Consolare, e probabilmente Visconte ( da Note del Federici). Il Marchese Di Massa possedeva ancora nel 1255, e nel 1228 reinvestiva ad un Carmadino (Visconte) i diritti già al medesimo dati in feudo dal proprio padre sulla Porta di Genova, Ripa, Leuco o Macello. I Malaspini nel 1190 parimente rinnovarono ad un Ottone Nolasco l’investitura, fatta all avo di costui dai loro antecessori, del feudo antico di Genova, sua ripa, porla, macello e forno. Nel 1180 partecipano al pedaggio di Torri-glia; nel 1226 ipotecano il pedaggio di Recco; nel 1194 donano al capi-lolo di Tortona una parte del pedaggio che riscuotono entro questa città; nel 1199 temono essere spodestati del rimanente pedaggio dai Tortonesi, guerreggiando contro di loro in aiuto di Genova , e perciò nell atto di lega vogliono esserne da questa guarentiti. Nel 1178 gli Alessandrini riconoscono i diritti che hanno i Malaspini sul pedaggio della loro città già faciente parte del Comitato Tortonese; e nel 1172 riconoscono pure i diritti del Marchese di Gavi giurandogli fedeltà ut mos est vassalloruin suo domino jurare. Perfino le giurisdizioni esercitate sull’Alessandrino dai Marchesi Aleramici di Monferrato e dei Bosco, credo, provengano da cessioni dei Liguri Marchesi di Parodi, e ne ho qualche lume. ( V. per tutti gli atti suenunziati il fogliazzo de'Notari MS. nella Bibliot. Civ. passim Bottazzi. Opera sovraindicata all’anno 1194; Moriondo, Monum. Aquens. Voi. 1, col. 72, N. 58; Jurium 1, col. 271, N. 295; col. 455, N. 426). Anche nella Luniginna il Consorzio dei Marchesi Liguri è nominato assai tardi, in un atto del 1219: « quod Marca de luna est Marca de Malaspina « et De Massa et suonusi consortum; et alius Comitatus vel Marca non est in Lunexana » (Murat., Antich. Estens. V. 1, pag. 260.) Per compiere un cenno sui vari elementi politici genovesi nel medio evo è a dire alcunché del Vescovo, a cui il Sig. Canale pretende attribuire ( 153 ) la signoria temporale della Città prima che si stabilisse il Consolalo (V. la sua Storia dei Genovesi 2.“ ediz., Voi. I , p. 238-243 ). Ma nessuna traccia appare di tale signoria nel Registro Arcivescovile che, pervenutoci quasi intiero , speriamo vedrà presto la luce per cura della nostra- Società , e che cominciatosi a ^compilare fino dal 1144 d’ordine di Siro, primo Arcivescovo, comprende le carte e fa menzione dei diritti vescovili dall’anno 910 fino al morire del secolo dodicesimo. Dal quale Registro e da altri diplomi imperiali e pontificali si vede che l’Arcivescovo avea gran numero di diritti, vassalli, corti e possessioni nel Genovesato e fuori. Egualmente di corti e possessioni parla il breve cenno rimastoci del perduto diploma Ottoniano a favore della Chiesa Genovese. Ora i vassalli, le corti e possessioni non sono sufficiente indizio di signoria esercitata sull’ intiera Città e Comitato. Lo stesso dicasi delle decime terrestri percepite dal Vescovo sugli abitanti, o di quelle marittime sul grano e sul sale; le quali, se pur fossero regalie, strappate, comperale o avute in dono dall’impero o dai Marchesi, sarebbero ad ogni modo frazioni di sovranità, che per sè sole, specialmente nel medio evo, non implicano la signoria generale. Ma, che è più, non si tratta qui di diritti signorili, ma di decime; cioè di prestazioni ecclesiastiche pel mantenimento del Vescovo e del Clero; e queste decime diventano soltanto diritti signorili dopo la concessione in feudo che il Vescovo per amore o per forza ne fece ai Nobili. Senonchè, se la numerosa di lui clientela e ricchezza, e se la forza morale della sua dignità non bastarono a guadagnargli la signoria temporale, esse furono tuttavia più che sufficienti ad assicurargli un grandissimo influsso sulle cose politiche. Di qui si spiega il perchè, prima del formarsi la Compagna , il Vescovo potè lottare lungamente coi Visconti; e perchè nel formarsi la Compagna, questi ultimi dovettero transigere con lui, accogliendolo, non come Signore, ma come primo Cittadino, secondochè accennai nel testo; e il perchè anche in seguilo nel palazzo dì lui si accogliessero a trattare gli affari i Consoli e i Socìi; si scrivessero o ricevessero lettere col nome dei Consoli misto a quello del Vescovo; vacante infine il Consolato o scisso dall’infuriare di parie, egli intervenisse per un istante come Capo di fatto del Governo, come anche oggidì intervengono i Municipi e i Notabili quando cessa per simili ragioni il potere stabilito. 5 Non è esatta la volgare opinione che nelle famiglie Saliche generalmente i primogeniti escludessero dalla successione nei feudi i loro fratelli. In Italia codesta esclusione non venne adottala che Halle due case di Monfcr- ( ,3* ) Saluzzo, e soltanto dopo la metà del xti secolo. Chè per (’addietro reggevansi anch’esse secondo l’uso comune di eguale divisione tra figli; q stesso uso continuò fino alla loro estinzione nelle famiglie saliche Savona, Busca, Punzone, Bosco ecc. erant quondam Marchiones Lupi cum Marchionibus Pelavicinis in quo appellatur Soragna *.. . et oh hanc causam inter eos emulatio nodiea habebatur ( Cronaca di Fra Salimbene. Monum. Parm., onic. Pann.V. 5, p. 559 ) Onde dovettero separarsi queste due o ie d abitazione facendo due Soragne d’una sola, le quali furono P 0 chiamate la Soragna dei Lupi e la Soragna dei Pelavicini. Più periodo d insurrezione dei militi contro i Marchesi sorse una za Sora0na , che negli Statuti di Parma è detta Soranea domini Geoidi(forse de Signori di Cornazzano); e finalmente coll’ insurrezione dei adini una quarta Soragna , che fu appellata Soranea civium o terrario) uni ( V. Affò, Stor. di Parm. Voi. 5, pag. 49). Così in questi quattro nomi di Soragna si ha la prova di tutte le evoluzioni politiche che vo’ in questo la'oro enumerando. Anche Varano, altra terra parmense, si divise in Varano de’Marchesi e Varano de’Melegari. Sono noti i dissidii e le opposte parti politiche abbracciate dai Malaspini, fela\ieino e Cavalcabò, benché consanguinei; anzi nelle famiglie Pelau’cino e dei Marchesi del Vasto una discordia sanguinosa e gravida di politiche conseguenze scoppiò tra padre e figlio, suscitata dall’astuzia dei vicini Comuni. L Haulleville nella recente sua pregevolissima Histoire des Comunes Lom-bardes ( \ ol. 2, pag. 294 ), accenna alla capitale importanza che avrebbe per la Storia dei Comuni un’esatta descrizione di tutte le giurisdizioni signorili esistenti sulla fine del xn secolo; ma io avviso che non si possa ben intendere queste giurisdizioni, nè descriverne il veramente efficace influsso senza conoscerne le origini. Nel H52 il Comune di Genova trasportando altrove i macelli, riserva cinquanta dei banchi nuovamente costrutti ai Visconti per la loro privativa salvo jure Marchionum adversus Vicecomites. Nelle convenzioni di Genova col Conte di Narbona del il74, e coi Comuni di Montpellier e I7- a notare che questa terra presso Borgo S. Donnino nel Parmigiano, dove i Lupi e i piavicini non potevano né vivere insieme né di troppo separarsi ( poiché rimasero entrambi nniiaii a breve distanza) era un'antichissima proprietà consortile, dove troviamo più volte 1 fig!i e i nipoti di Oberto primo. ( 135 ) Sani hgidio del 1225, li32, 1252 vengono quegli, come alleali, resi esenti dal pagamento di dazi e pedaggi nel territorio genovese, riservati soltanto i diritti do’Visconti, preter driclum Vicecomitum; salvo jure Vicecomitum qijod ad Comune non pertinet. Nelle convenzioni del 1192, 1227 gli Alessandrini sono esentali da ogni pedaggio alle porte di Genova, anche da quello dovuto ai Visconti, quia Comune Janue de pedagio eis ( Vicecomitibus ) scontrum dedit et ad eorum beneplacitum satisfecit ( Vedi Jurium 1. passim). Fu il capitano Guglielmo Boccanegra , che nel 1259 tarpò questi diritti viscontili, non tanto coll’ abolirne alcuni o ridurne altri, ma, che più monta, ammettendoli a solo titolo possessorio senza danno della proprietà ed autorità suprema della Repubblica ( Canale Voi. 2, pag. 226 ). E si noti che già nel precedente anno 1258 lo stesso Boccanegra aveva tarpato con una transazione le pretese Arcivescovili sulle decime marittime del grano e del sale; il che conferma il partilo preso deliberatamente dal Capitano del popolo, di annullare ogni traccia di Compagna aristocratica, e rivocare specialmente quei privilegi che intaccavano il supremo dominio del nuovo Comune. V. Jurium 1., col. 1275, N. 909. 13 « Si scivero aliquem a 10 annis usque ad 70 non esse de compagna, qui « sit utilis intrare in compagnam . . Consulibus de comuni ipsum mani-« festabo .. Si scivero aliquem non esse de compagna et noluisse intrare » in ordinatione consulum . . ego non portabo illum vel res suas per mare * in meo ligno neque navigabo cum eo. . si vero habuerit homo ille ullam * discordiam cum homine hujus compagne adjuvabo hominem compagne » ( Breve della Compagna del 1101 ). E nel Breve dei Consoli del Comune del il43: « Cap. x. Si aliquis homo . . homicidiumrfecerit .. in homines nostre « compagne . . vel quos cognoverimus non esse utiles intrare in nostra « compagna . . homicidam illum exiliabimus ». V. anche il capo xi : « Cap. xni. Si quis januensis ab aliquo ex nobis ( Consulibus) vocatus.. « intrare in nostram compagnam infra \i dies . . non introierit, non illi « debiti erimus et personam ejus et lamentationes non recipiemus. . et <■ Consulem eum vel Clavarium non eligemus . . nec advocatorem in pla-« cito . . suscipiemus . . et laudabimus populo ut personam eius. . et pe-« cuniam suam per mare non portet . . et . . ( si ) habuerit discordiam « cum homine nostre compagne . . ( laudabimus ) ut nullus homo nostre < compagne det ci consilium vel auxilium de illa discordia. « Cap. xxxv. Si cognovero quod aliquis homo . . ns nostra ciyitate ( 150 ) « habeal discordia») cum hornino nosthk compagne .. et in nostra laude « de hoc stare noluerit . . de facicnda vindicta sit in nostro arbitrio. « Cap. lv. Si tenebor aliquo sacramento quo non possim omnibus Ja-« nuensibus qui fuerint do compagna justitiam compiere. . et honorem et « utilitatem totius comunis januo operari.. infra istos tres annos consul « non ero., si sira vasallus alicujus persone contra quam honorem januo « non exccptavi, consulihus sociis palam manifestabo, et de ea guerra « aut lite postea judex non ero ». Ho già notato sopra un altro carattere di questi brevi , cioè la dipendenza dell’autorità consolare dalla Compagna : e non farò qui che accennare gli indizii della lotta sanguinosa tra i varii elementi della Compagna che traspaiono dal divieto, che fa il breve, di portar armi in Parlamento, d’impadronirsi di chiese o torri per far la guerra ecc. A compiere la storia della Compagna sarebbe anche da far parola di più atti e trattati, dove si prevede il caso eventuale della interruzione del Consolato , e si spiega chi allora ne dovrà fare le veci; il quale caso, non essendo avvenuto dal H00 in poi, accenna dunque a tradizioni anteriori e a tempi quando la Compagna si stava formando. ,s Vorrebbe esser fatta una dissertazione, non una nota, sull esplicamenlo della Compagna seconda od esterna , assai drammatico per lo incrociar. 1 de’ varii elementi. Qui apparirebbe da un lato la destrezza o tenacità del Comune, con cui viene a capo d’aggiogare al suo carro tutti i feudatarii, e la prepotenza con cui fa loro scontare a oncia a oncia le lunghe pr poienze da essi osate ai vassalli. Da un altro lato lo schermirsi dei feud ^ larii (Marchesi e Signori) contro il Comune o con leghe reciproche, o p spesso appoggiandosi ad una città confinante per resistere all altra; le qu città poi finiscono per accordarsi fra loro contro il feudatario e se partiscono le spoglie. Così il Marchese di Gavi oscillava tra Tor Genova; e i Malaspina tra Genova, Piacenza e Parma. Da un terz il popolo di campagna che approfitta di questa lotta per ottener c sioni, o si sottrae al duro Signore, cambiando d abitazione colla fa o e ponendosi sotto la proiezione del Comune, o vende il suo br maggior offerente ; donde tante nuove ville nell Italia di questi P (V. Nota 18); delle quali non ostante la scarsezza de’documenti troviamo più tracce nella Riviera Orientale, per esempio in Sestri, Rivarolo vaggi, nella Villafranca e in Chiavari, terre tutte sorte, incas o aumentate dalla Repubblica come rifugio ed avanguardia nel cuo feudi nemici. ( 137 ) Sottopongo 1 indicazione delle compagne, dedizioni ed unioni de’Mar-chesi, Signori, terre coi Genovesi fin verso il 1200. RIVIERA ORIENTALE. llecco nel 11-17-1159 contro gli Advocati suoi Signori; Monleone e Pieve di Cicagna contro i Malaspina 1184; Chiavari HG2-11G7-1178-1208 ; Conti di Lavagna 1128-1138-1100 ecc.; Signori Della Torre 1142-1190 — Bianchi e Secchi ecc. 1193; Signori di Cogorno , Lagneto , Nasci, Lavaggi 114-3-1156-1203 ; Sestri e Rivarolo nuovi castelli edificati contro i Conti di Lavagna 1142-1145; Villafranca presso Moneglia edificata contro i Malaspina 1173; Signori da Passano 1132-1138-1157-1171 ecc.; Levanto 1205-1229 (de’Signori da Passano); Follo e Valerano 1221 — Vernassa 1182-1180; Signori di Corvara 1209 — Arcola 1202; Signori di Vezzano 1139-1152-1105-1204; Portovenere (de’Signori di Vezzano) 1139-1100 — Lerici 1152-1174; Marchesi Malaspina 1140 (da carta inedita) 1168 ecc.; Lega coi Marchesi di Massa 1173; Id. col Vescovo di Brugnalo 1179; Id. con Pontremoli 1155. RIVIERA OCCIDENTALE. Marchese Aleramo (di Ponzone) per Varazze 1135; Ferrarla , figlia del Marchese Guelfo {Aleramico ) per Albissola dopo il 115C; Altri atti dei Marchesi di Ponzone per Varazze e Albissola 1202-1209; Quiliano e suoi Signori 1192-1195-1227; Comune di Savona 1145-1158-1181 ecc.; Marchesi di Savona 1140-1148-1154-1172 ecc.; Gli stessi per Cairo, Vado, Segno, Spolorno 1138-1192-1202-1227; Gli stessi per Noli, 1151-1155-1170 ecc.; Gli stessi, poi detti De/ Carretto per Finale 125-2; Albenga Comune 1179-1189 ecc.; Marchesi d’ Albenga e Clavesana 1192-1228; ( 138 ) Valle Arocia 1202; Lengueglia e suoi Signori 1199-1228; Vallo d’Andora 1202; Diano, Oneglia, Porto Maurizio Comuni 1200; Diano, Cervo, Portomaurizio e suoi Marchesi ( di Clavesana ) 1173-1184-1204-1221-1228 occ.; S. Remo 1130-1199; Conti di Ventimiglia 1140-1140-1185 ecc.; Gli stessi per Roccabruna, Penna, Bajardo ecc. 1157-1158-1177; Monaco e Abbate di S. Ponzo 1191-1197-1205; Torbia 1173; Comune di Nizza 1215-1229. APPENNINO SETTENTRIONALE ED OLTRE. Montoggio (Signore di) 1214; Signori di Mongiardino 1155-1204; Marchesi di Gavi 1130-1150-1175-1191-1198-1202; («li stessi per Voltaggio e Fiaccone 1121 ; Marchesi di Parodi 1145-1148-1106-1171 ecc.; Signori di Aimeglio (ora distrutto e presso Carosio) 1141 , Id. di Montaldo ( id. presso Arquata ) H44; Id. di Tassarolo 1198; Marchesi del Bosco 1197; . .. „ I10-1217ecc.; Gli stessi per Capriata, Ovada, Rossiglione, Campo ecc. i Silvano 1182 — Morbello 1223; Marchesi di Ussecio (ora distrutto e presso Beiforte ) 1218, Lega col Marchese di Monferrato 1150; Id. col Comune di Novi 1135-1157; Id. con Tortona 1139-1156-1199 ecc.; Id. con Alessandria 1181-1192 ecc.; Id. con Gamondio (oggi Castellazzo, che diveniva assai poten spoglie degli estinti Marchesi di Sezzè, ma fu oscurato da dria che gli sorse a fianco); Lega con Pavia 1130-1140. È indubitata la discendenza delle famiglie Fiesca, Della Torre, Rava Scorza, Bianca ecc. dai Conti di Lavagna — i quali vengono da vivente nel 1031 figlio di Ansaldo, vassalli entrambi del Vescovo gcn ( 139 ) per più beni posti nella valle di Lavagna. L’Ansaldo poi a me para figlio di quel Tedisio di Lavagna, i cui beni nel 999 furono da Ottone III Imperatore confermati al Vescovo di Vercelli ( V. il documento in Provana Studi critici sul Re Ardoino ). Seguendo ed ampliando gli acuti concetti di questo Erudito, si può indovinare il vero motivo di tale conferma e delle altre disposizioni del diploma Ottomano; se si consideri cioè la politica imperiale germanica acremente sostenuta dall’Arcivescovo Milanese e suo Suffragane«) di Vercelli, in perpetua opposizione colla politica italiana virilmente propugnata dal Marchese d’Ivrea, poi Re, Ardoino, e dai Marchesi liguri coi loro vassalli tra i quali dovea pur essere Tedisio di Lavagna. È certo egualmente che le numerose diramazioni dei Signori Da Passano pigliano origine dai due fratelli Oberto ed Ita, Signori del castello di questo nome e fondatori nel 1002 della Chiesa Parrocchiale di colà (Vedi la lapide marmorea già esistente in quella Chiesa ed ora conservata presso l’egregio Ispettore delle Scuole Civiche e nostro Socio Signor Gerolamo Da-Passano ). Così puro riduconsi a uno o pochi i primi Signori di Co-gorno, Vezzano ecc. Ma la riduzione delle stirpi non finisce qui, perchè v’hanno tracco di più antica consanguinità fra questi diversi stipiti, per esempio tra i Conti di Lavagna, i Signori di Vezzano e i Signori di Co-gorno. Riflettendo poi come tutti questi Signori, e inoltre i Visconti Genovesi, e il Vescovo e perfino l’Abbate di San Siro avessero non poche possessioni ed intrecci tra loro nella valle di Lavagna, si rende probabile che quivi fosse non solo il nucleo di tutti i Signori della campagna orientale, ma una Corte Regia passata secondo l’uso di quel tempo nei Marchesi, e per mezzo di infeudazioni, mutazioni politiche o donazioni dispersa nelle varie accennate Signorie. Tutte le famiglie Signorili di campagna, benché già nel xn secolo composte di più membri o rami collaterali, continuavano a godere i feudi consortilmente; del che sono pieni i documenti Genovesi. Molto più scarse sono le prove della dipendenza di essi Signori dai Marchesi; pur se ne hanno sufficienti indizi. 1 Conti di Lavagna nel 1143 giurando la Compagna promettono aiutar Genova in guerra contro chiunque « salvis dominis a * Qumus feudom TENEMUS contra quos non erimus si comune janue.. (contra eos) iverit ». Di nuovo nel 1166 promettono far guerra contro chiunque eccello contro le case Malaspina , Di Gavi, Cavalcabò , Pelavicini , ed Azzo Veronese (D’Este), le quali case fu veduto essere altrettanti rami della famiglia Marchionale Ligure. Potrebbe qui nascer dubbio, se la riserva, che ( HO ) fanno i Conli a favore dei Marchesi, sia da altribuirsi veramente a vincoli di fedeltà antica a questi dovuta, o non piuttosto a lega tra eguali contratta. Ma (oltrecchò non si capisco a che dovesse giovare una lega Ira i Conti di Lavagna, e l'allora non più vicino noi dominii Marchese d’ Este ) ogni dubbio viene sciolto dal successivo atto del 1171 , in cui altri dei Conti di Lavagna (Gerardo Scorza ed Enrico Bianco fratelli, e stipiti di due famiglie) confermando la convenzione predetta del 1IGG aggiungono che per parte loro « nihil exceptarunt de fidelitate Marchionis de Gavi aut Mar-chionìs Accii Veronensis quod ahi fecerant ( Jurium 1, coli. 222. 259) ». Ciò prova due cose: 1.° Che il legame dei Conti verso i Marchesi era di fedeltà non di lega; 2.” Cho dal 1I0G al 1171 si erano sempre più allentali questi vincoli di fedeltà, specialmento verso i Marchesi stabilitisi altrove; onde la Repubblica potò annullarli poi del tutto e quasi distruggerne le tracce, sostituendovi il suo comune dominio sugli uni c sugli altri. Anche i Signori Da Passano giurando fedeltà al Comune Genovese nel 1152, riservano intatta la fedeltà già da loro dovuta ai Seniori « salvis fidelitatibus « quas faciebant suis Senioribus; » e chi fossero questi Seniori appare da un altro loro giuramento simile del 1171 ; ove si dice chiaramente * salva « fidelitate Marchionis Malaspine, Marchionis Cavalcabovis , et Marciiionis « de Massa (V. Antichità della famiglia Passano. Torino 181G; e V. altro atto del 1157 nel Jurium 1. col. 201 ) ». Oberlo, primo fondatore della Marca, era di stirpe Longobarda; ed a me arride 1 opinione del Muratori, che sospetta Obcrto congiunto di sangue ad Alberto Azzo (primo Marchese di Modena) ed entrambi discendenti dagli Adalberti famosi Marchesi di Toscana ; del che anzi si potrebbero aggiungere indizi nuovi, e probabili congetture sulla contemporanea dispersione dalla Toscana dei due stipiti, cercati a morte dal Re Ugo, e celati uno di essi nella Lunigiana, l’altro nella Lombardia dove erano molle possessioni dei Marchesi Adalberli. Il nostro Oberto comparisce Conte soltanto nel 945 dopo 1 abbassamento del Re Ugo; è Marchese sui principii del 951 subito dopo 1 elezione del Re Berengario -secondo. Ma avendo questi scontentato tulli i Grandi del Regno, Oberto va in Germania a offrire ad Ottone I la corona d Italia. L’ Imperatore scende , vince Berengario , e nomina il nostro Marchese a Conte del Sacro Palazzo d’Italia , vale a dire suo Rappresentante nel Regno. Di lui si sa poco altro se non che cominciò ad arrotondare la sua Marca col prender possesso a titolo di commenda del confinante ricchissimo monastero di Bobbio; e che morì verso il 973; ma lp giurisdizioni esercitale in consorzio dai suoi figli e discendenti sui vari ( 141 ) comitati ileila Marca Ligure provano, die egli fu veramente Marchese della Liguria ( preso questo nome nel senso del medio evo che comprendeva anche il Milanese). Pare c'ho il Comitato primitivo, da lui retto, fosse quello di Luni, dove era il grosso delle proprietà di famiglia; così il Comitato si sarebbe irraggiato in una Marca; quindi per successivi estendimenti (usurpazioni Ecclesiastiche e Monacali, appropriazioni di corti regie, beni vacanti o disertali dagli Ungheri; e Saraceni ecc.) e per incorporazione degli antichi allodii alla Marca, divenuta ereditaria, i suoi discendenti poterono formarsi un dominio vastissimo ed unito. Venuta poi 1’ epoca dello scioglimento di questo dominio mediante le mutazioni politiche e le divisioni di famiglia, i Malaspina, i Marchesi di Gavi e Parodi continuarono a risiedere più particolarmente entro i limili dell’antica Marca, e furono perciò i battuti ed oppressi dalla Repubblica Genovese. I Pelavicini, Cavalcabò, e Lupi si divisero il territorio oltre Appennino fino al di là del Po nei comitati di Piacenza, Parma e Cremona; ed ebbero a curvarsi sotto la potenza di questi comuni insieme ai Malaspina, stanziati a cavaliere del giogo Ligure-Piacentino. I Marchesi di Massa si stesero a Oriente della Magra, in Toscana , nelle isole di Sardegna e di Corsica, antica pupilla affidata alla tutela dei Marchesi Adalberti e Liguri. Ma agli Estensi un felice connubio diede di trapiantarsi nella Marca di Verona, continuando tuttavia, come gli altri Marchesi , a goder per qualche tempo dei resti di diritti consortili anche fuoridei Marchesato loro pervenuto in divisione; finche ceduti per danaro e forse anche in parte abbandonali gli aviti dirilti sul suolo Ligure, crebbe gloriosamente questa casa nel Marchesato d’Este, e oltralpi nei Ducali di Sassonia e Baviera; combattendo col temuto nomedi Guelfi la potenza degli Hoenstaufen, sedendo sul trono Imperiale con Ottone Qnarto, e coll’altro Ottone di Brunsvich iniziando la stirpe Reale che ora regge l’Annover e l’Inghilterra. E chi può imaginare quali sarebbero state le conseguenze politiche, se una discendenza fosse pur venuta dalle nozze di Guelfo VI colla Gran Contessa Matilde ( ultima de’ Marchesi di Modena-Toscana ) ; nozze che riunirono per un tempo in una sola signoria l’immenso territorio dal mar Baltico al mar di Sicilia? 16 Dal Conte di S. Quintino, nelle Osservazioni critiche su alcuni punti della Storia della Liguria {Alti dell’Accademia delle Scienze di Torino, 2." Serie Voi. 15-14-15 ). Questo, per altro valente, Archeologo sedotto da una sua nuova e lungamente accarezzata opinione colse qui affatto in fallo, perchè non solo non addusse solide prove a suo favore, ma anzi rese un gran servigio all’opinione antica colla pubblicazione di nuovi documenti, ( H2 ) col convìncere di falsità altre pretese carie, le quali «otto colore di gioiti 1 °^'n'one danneggiavano. Già in buona parte fu egli confu-èda co 'r0n° ManUeL ( De’Marchesi del Vasto ecc. Torino, 1858) Ma consor ' ^ ^ °0n^u,az*one dimostrando colla tradizione, documenti, <1na*°8'e’ c^e Aleramo di stirpe Salica dal nucleo del suo coiuiiato Acouese «si et* ferralo s 50 a mezzodì e settentrione nei comitati di Mon- Eelbo i/ a> ^°rmando *a sua Marca tra il Po e il mare, l’Orba e il citavano e e la Caprazoppa; cho i figli de’suoi figli nel 1004 eser-, n:>orzio la Comitale e Marchionale giurisdizione in Vado, provando così col r.n~ i • • 1 *a posizione della Marca del loro avo (come abbiamo osservato npi r • jrratr . 1 ■gore Oberto ); che i discendenti suoi continuarono ad (in Rove U°r' ^arca Poco ad oriente de/l’Orba sul Tortonese Belbo n Ih ' ^ ^°* ‘^essandr*a > Bosco ecc.), e di molto a ponente del « , Marca Arduinica dopo morta la Contessa Adelaide (in Loreto, saiuzzo, Busca Alh venne la ' ' ’ °a ’ ecc-); che a seguilo di questi irraggiamenti av-Monfer ^ *V'S'°ne A*eran>ica in tre grandi rami; uno dei quali detto di l( ° S1 sud(liv'se in Monferrato proprio, Occimiano, e Montechiaro; di Sez" °' Cl'e SÌ^°treblje dire 11 ramo Acquese, comprendeva i Marchesi eZZe’ del Bosco> di Ussecio e di Ponzone; il terzo detto Del Vasto si temi»!' tFa ' S6lle !'IarC^les* frateHidi Savona, di Ceva , di Clavesana, Cor-oia, Loreto, Saluzzo e Busca, più l’ottavo fratello diseredato dal pa- .7 v",; G ^ 10 Sl‘PÌle de’Marchesi d’incisa. Seri t CUment° r’^er*t0 dal GiofTredo (Storia delle Alpi marittime M. H. P. • y C°^' ^ comprovante /’antica dipendenza dei Conti di Venti-13 da?l1 Arduini- 11 primo di questi Marchesi era Salico, il suo nucleo u il Comitato d Auriate, che s’irraggiò nella Marca di Torino fra il Belbo, Caprazoppa e l’Alpi, il mare e il Po; ma quando fu vinta dal primo casa di Berengario Re, e Marchese dTvrea, pare che Arduino ^bbia anche riunita sotto di sè questa Marca, attigua alla sua mediante Infatti dal Muratori e dal Balbo è ammesso che discendesse dai di Torino quell Arduino Marchese d’Ivrea che fu poi Re d’Italia. da3ii Arduiuici credo discendano anche i Marchesi di Romagnano, che Marchesato sorto nel Novarese (antica Marca d’Ivrea ). Colla noia presente e le antecedenti 15-1G si è fatto cenno di tutte le famiglie Marchionali dell’alta Italia, anche di quelle che per la loro fugace sistenza appena son note. Or se si confrontino queste origini con quanto toccano i Cronisti Jacopo d’Acqui e Galvano Fiamma fin dal principio xiv secolo, si riconoscerà cho esse concordano essenzialmente fra loro. ( 143 ) E sarebbe già questo un non lieve indizio di verità, se anche non potendo somministrare una piena prova del mio assunto per la scarsezza di carte in questi oscuri tempi, pur mi riuscisse nettamente dimostrare che la costante tradizione della discendenza Aleramica in tutte le famiglie sovra-indicato non è in contraddizione con alcun documento venuto in luce fino ai nostri giorni, anzi ne riceve appoggio e schiarimento. Di queste genealogie Ligure od Obertenga, Aleramica ed Arduinica ho già preparato gli alberi genealogici in tre grandi carte ove appaiono a colpo d’occhio certi generali riscontri, le diramazioni delle Marche nei loro Marchesati, i singoli personaggi, e le singole date de’documenti in cui sono nominati fin verso il 1200. Non parlo qui de’ primi Marchesi d’ Ivrea, nè di quelli di Modena, Toscana, Spoleto e Friuli, perchè non toccano il mio soggetto, e perchè non ebbero luogo fra loro, per varie cause, analoghe diramazioni di Marchesati salvochè in una casa di Toscana da cui venne il Marchesato del Monte S. Maria. Ma nell’esecuzione del mio disegno entra anche la disposizione in serie di tutti quosti altri Marchesi ; anzi ne è fondamento l’esame delle Marche del Friuli, Spoleto e Toscana, come quelle che essendo le più antiche ne porgono il vero ed essenziale concetto della Marca. Rispetto alla più recente di tutte, la Marca di Modena, è notevole, che i suoi Marchesi instituili dall’impero Germanico, e da esso arricchiti della Marca Toscana, ne furono anche caldi fautori, perciò amici dei Vescovi, nemici degli altri Marchesi; finché l’impero colla solita gelosia concepitane, e con insidie loro tese li rendette i suoi più accaniti e potenti av-versarii. l! V. Adriani sui Signori di Sarmatorio, Montefalcone ecc. Accurato lavoro che, sebbene da me non potuto consultare che in fretta, mi sembra la più desiderabile conferma documentata della primitiva unità de’ consorzi signorili , della successiva loro diramazione ed assunzione di diversi cognomi. Con questo libro, e coi documenti che 1’Autore promette di pubblicare sulla fondazione di Cherasco e sui Marchesi di Saluzzo, viene a spargersi molta luce, non che sulla storia di colà, sulla storia generale Italiana. Da agglomerazioni di persone sottraentisi ai loro Marchesi, e Signori ecclesiastici e secolari sorse Cuneo, Mondovì, Cherasco; si aumentò notabilmente Possano, Savigliano e Nizza della paglia; e si aggiunsero a tante castella tanti borghi, formati di popolo che veniva a porsi sotto la protezione di altri Signori e Comuni ; onde i nomi che tanto frequenti s’incontrano qua e là di borgo, borgo nuovo, villanuova, e di villafranca o francavilla perchè lieta delle ottenute franchigie (V. Cibrario Econom. Polii, p. 43). ( 144 ) ^ l*o sia recalo esempio per la Riviera Orientale alla Nola 13. Il Charla- eitoiiense do] Costa reca spesso documenti accennanti a questo trasposto,,, d, popo,azione, a ritirale mlMontc AwMia0' sPon,anei. Anzi colali nomi di nuovo terre sono talora l’unica ' ‘ ut m.i rimasta. Così nel Marchesato di Gavi nacquero per tal cavali >) r ' (I"1)I),rt I ranca^lla, il Monte degli Arimanni ( ora Serra-, . nelle bovi. La convenzione, a cui scese questo Marchese n°* 1 ^ <°gg' perduta) dovette essere cagionata dal li-ore , perdere al tutto la Signoria; ed il Marchese di Parodi, perchè , . ^ tÌnat°’ so^erse la ribellione de’suoi uomini di Castelletto, e la . * Pn&>onia, da cui lo liberarono i Genovesi a prezzo del suo prin- fu obbl' ^ ° C*e^a me^ Marchesato. Anche il Marchese del Bosco March ° COnC0^ere a‘ suo* vassalli il Consolalo; e il consorte di lui Ponzone rinunziò a favore dei medesimi il privilegio, che gli competeva sulle loro successioni. |9 A conosce le relazioni e contese fra Parma, Piacenza, i Pelavicini e . ^ nU’ ma non son° egualmente avvertite le relazioni d’antica sovra-^ i quest, Marchesi verso i Signori stanziali nello stesso territorio, cioè ^snon di \aldena, Valdilaro, di Perduca, Pizzo ecc. Nè sono avvertile relazioni fra i Marchesi Malaspina, di Gavi, e Parodi verso i Si-g ’ del Tortonese (diMontaldo, Mongiardino, Montemoresino ecc.) Pure cumenti ci provano la loro dipendenza dai Marchesi, e l’abbandono che <1 sii ne f.inno ai Comuni. Le carte piacentine poi offrono due notevoli ‘mpi dii modo come si svincolò il dominio utile del feudo dal dominio diletto .mediante una liquidazione ossia divisione di comproprietà fra Marchesi e Signori, fra questi e i loro minori Vassalli. Vedi in Poggiali Melone Storiche di Piacenza V. 5. pag. H-40 il transunto di due documenti del 1)91-1197; in uno jgj qUa|,- sj Jjqujja j] dominio diretto calcolandolo la metà del feudo, nell’altro si fa menzione della divisione già avvenuta fra i Malaspina, e i Signori di Val d’ena e di Val di taro. Ma bisogna guardarsi dal confondere, come ha fatto il Poggiali, questi diritti di comproprietà indicanti relazioni di vassallagg io col consorzio indicante vincolo di sangue. he i \ isconli di Milano godettero assai tardi la privativa di certi dazi sulle misura e sui forni (Giulini Meni, spettanti alla Storia di Milano, °l- p. 202-295-504.); anch’essi si distinsero in più famiglie, ed appartenevano all ordine dei Capitani che ebbero la parte p/ incipale nelle vicende della città. Per analogia porrei pegno che e Visconti a Capitani si ( 145-) ili rancassero da un coinunu stipite, il Visconte del Marchese, parlandosi nei documenti più antichi non di Capitani, nè di più Visconti, ma di un Visconte. Ora se al nomo di Visconti sostituiscasi quello di Capitani, più usualo nella storia di Milano, vediamo che questa storia presenta al pari della Genovese un esempio della formola generale italica; solo distinguendosi in ciò che le sue fasi di lotta fra Marchesi e Capitani, Capitani e popolo precedono di tempo le analoghe fasi genovesi. Già intorno all’anno 979 Bonizone di Carcano (de’Capitani) per delegazione imperiale reggeva Milano, corno se ne fosse stato il Marchese ; viriate ab Imperatore acceptu totam Itane urbeni velut Dnx castrum procurando tenebat (Landulf. Lib. 2. Cap. 17 R. I. S. IV); per conseguenza egli era qui in opposizione coi diritti ereditari che vi dovean pretendere i Marchesi figli del defunto suo Signore Oberto primo. Divenuto poco stante Arcivescovo di Milano il figlio di Bonizone Landolfo , continuò questi a governar di fatto la Città insieme al padre e fratelli, e col concorso di altri Valvassori di cui afforzò la potenza distribuendo loro benefizi ecclesiastici. Gli Arcivescovi succeduti Arnolfo ed Ariberto erano aneli’essi dell’ordine de’Nobili, onnipotenti nella città, principali fautori dell’Impero Tedesco, e grandi nemici dei Marchesi; mentre questi ultimi a lor volta nuli’altro più aveano a cuore che recidere i nervi alla potenza Vescovile, e all’Impero: (osserva le scissure fra i Primati Italiani ecclesiastici e secolari nelle elezioni di Enrico II e di Corrado II, e le condizioni a danno dei Vescovi che i Marchesi volevano imporre al loro candidalo Guglielmo d’Aquitania). È assai naturale che la plebe milanese fattasi nemica de'Capitani per le loro prepotenze ricevesse 1’ eccitamento ad insorgere dai Marchesi ; r quali difatti ricompariscono a tener placiti nella città nel 1021 e 1045, e in questa seconda data vi ricompariscono proprio contemporaneamente ad una umiliazione de’ Capitani. Del resto questa storia ci è in pochi tratti, ma letteralmente, tramandata dal cronista Landolfo in un noto passo (luogo sopra citato Cap. 2fi). Dove tocca la estrema scarsezza di militi (militum raritas immensa ) già nolata anche dal più antico Liutprando; passa ad accennare i nuovi stipiti, cioè i Capitani novellamente sorti (novitii), nelle cui mani l’imprudenza de’Marchesi ( Duces) avea lasciato cadere la somma del governo; accenna ai Valvassori o militi minori, che i Capitani si associarono (adje-ccrunl) per assicurarsi l’ottenuto predominio (ecco un’imagine della nostra Compagna; e non ometto infine i primi sintomi dell’insurrezione popolare contro i Capitani, cioè il malcontento del popolo che incominciava li ( 146 ) sentirsi in peggiore stato sotto il nuovo governo che non sotto l’antico). Bethmann Holwcg alludendo a questo passo ( Ursprutig der Lomburdischen , efreihptt> P- 143, not. 12) sostiene che il racconto di Landolfo non ’ se*’*)ene sia conformo all’esplicamento dello slato sociale; dello so e Hegel (Geschichte der Stadteverfassung voti Italien, Voi. 2, ^ 3 ma ontrambl senza recare nessuna ragione. Or perchè, dico dovrò tenete per istoria un racconto che si riconosce conforme allo mento nalurale della società , fratta di coso quasi contemporaneo ente e della sua patria, e non è dimoslralo contrario nè ai falli, nè od altre fonfi 9 5; • , , _ • si risponderà forse essere ammesso dai critici, tho non P si può fare a fidanza con Landolfo? Ma i suoi difetti provengono P ente da scarsa letteratura , o dalla passione che gli fa velo nello <1 oni ecclesiastiche; del resto egli è testimonio non pure credibile, ma P oso pei cenni (dirò così) inlimi, che, forse non senza deliberato propo-, Landolfo uomo del popolo volle apprenderci, Arnolfo aristocratico tacque. Avendo qui toccato di Hegel e Bethmann *, valentissimi ricercatori 6 origini dei Comuni Lombardi, ne colgo il destro per avvertire come entrambi si accordino a riconoscere questo origini nella unione delle classi cittadine, militi maggiori e minori, negozianti, popolo. Ciò è giusto, ma ette conto lo esaminare più particolarmente il nucleo e le condizioni di quest unione, e le sue varie fasi fino alla piena trasformazione delle classi nel Comune. « Sub presentia consulum, Vicecomitum, judicum et sapientum vestne pisan® civitatis. « V. Hautleville V. 1. p./t36, V. 2, p. 16, il quale riferendo questo ed altri esempi ri9 deduce che i Visconti Pisani partecipavano al potere esecutivo coi Consoli. La Cronaca di Ricordano Malespini ai Capitoli 56, 57, 108, passando a rassegna i ¡Vobili Fiorentini, ci addila le strade e quartieri ove nel secolo xm continuavano tuttavia ad abitare, l’un presso l’altro, i rami degli antichi consorzi, sebbene fossero già stabilmente divisi in famiglie di diverso cocnome. E dopo aver indicato le abitazioni, per esempio, degli Uberti, Malespini, Guglia!'ferri e Tibalducci, aggiunge : « e tutti questi sonocon- Nommo a causa d'onore il noslro Socio Cav. Oaveri, Professore di Storia del Dirillo in questa Università, il quale, possedendo una ricca non meno che scelta Diblioleca slorico-giu-olle gentilmente farmi copia dei libri tedeschi qui allegati ed altri, e fu primo Ira noi o fame apprezzare il merito nelle sue elaborate leiioni. ( 147 ) sorti di linea mascolina » o come si esprime altrove , « e questi sono consorti per ceppo ». Ma in due luoghi parla di un consorzio di specie diversa: Cap. 108. « I Baroncelli vennono da Baroncelli e furono antichi gentiluomini , ma feciono casaccio, con gente di bassa mano e fecionsi consorti con loro per carta ». E al capo seguente dopo aver parlato di una casaccia tra i Cardi e gli Accoppi soggiunge: « furono certi che s’accostarono con loro a essere loro consorti per carta ». — È notevole questo secondo consorzio per carta; il quale somiglia la da me sovra divisata aggregazione di clienti alla Compagna , e si faceva in Firenze per iscritto solenne, come in Genova per breve giurato dai singoli aggregati, e forse come in Roma per le solenni forme dell’adozione. Il Ferrari, Histoire des révolutions d’Italie Voi. 1, pag. 290, accenna sulle orme di Piloni le quattro più antiche famiglie Signore di Belluno, la loro ampliazione in parentele, l’aggregazione successiva di altre famiglie clienti, le quali ultime, essendo accolte sul principio con minori diritti politici , ebbero a quistionare poi colle famiglie primitive per ottenere una perfetta uguaglianza. Questi nuovi Nobili, che fanno risovvenire i Romani Patricii minorum gentium, si chiamarono rotoli dai ruoli o registri in cui la Società dominatrice gli inscriveva ; il rotolo è dunque un nuovo riscontro delle carte fiorentine e dei Brevi genovesi. Dei consorzi di campagna sono illustri esempi i Conti di Biandrale e del Canavese, i Conti Guidi di Toscana e il consorzio della Faggiola diviso in Signori di Carpegna, Pielrnrubbia e Montefeltro, da cui i Conti d’Urbino e il celebre Uguccione. 53 « Predecessores Adelasie Comitisse (Adelaide Arduinica) de sua videlicet « tribù hanc ecclesiam ... in predio suo fundaverunt ». Sentenza del Vescovo di Torino Milone nel 1172 fra le carte Ulcesi citata dal Terraneo: Adelaide illustrata, Voi. 1 , pag. 132. 5* Vedi altissime considerazioni storico-filosofiche sulla lotta tra la famiglia e la società nella Filosofìa del Diritto dell’Abb. Rosmini (Diritto sociale, Lib. 4, Parte quarta ). ” Per la parte Romana di questi riscontri si consulti il Michelet. Fra le città di rifugio qui accennale, e le ritirale sul Monte Aventino a cui allusi nella Nota 18, avvi la differenza che nel primo caso Roma era la città progrediente che proteggeva i vassalli contro i feudatari; nel secondo essa era divenuta la nobiltà retriva , dalla cui oppressione fuggiva il popolo.— Tralascio, per non dilungarmi di più, i consimili riscontri che offre la Storia Greca, dipendenti dallo stesso principio di passaggio dal ( 148 ) consorzio a] Comune ; credo però opportuno notare che in processo di p qir ndo, come dirò, la storia romana va più diversificando dalla me- .... ’ 'U1I° f)il1 a (l,,esta si avvicina la greca colle sue molte repub- • ^ ^^ indomita vigoria, ma tra sè, più spesso che allo straniero, ... ' Nemmeno posso trattenermi ad illustrare, come meri- . ! r* fl<> i r*sc°ntri da me toccati, ma non voglio ometterne c e risina dal seguente luogo degli Annali genovesi del 1264: « Gui- * l.olmus Guercius ¡n r * iiuensibus * ^onstantlnopoli et parlibus Homanie super Ja-P , . . ^r° *)|)tes,ate a Comuni Janue constilutus, civitatem ' « haecaTdL"013011'3"3111 lraditurus erat in '«anibus Latinorum. Cum autem ... nobiles >¡ri de progenie Guerciorum, accesserunt in pieno * Guilielm nU3e ^£lentes ex Sratia speciali, quod Comune Januae dictum ( j Januam pedibus et manibus ligatis faceret apportari, et quod "SDEM fRADERET JUDICANDUM » (Caffaro, MS. Ansaldo). » n.ile piende errore scambiando la nobile famiglia genovese dei , Marchesi del Carretto; ma mi pare giusto il dedurre ch’egli fa sua^ ^ufn'®*la Guercio aveva il jus sanguinis ( V. la (J*' Pa8*ne 25(5, 656 ). Veramente i Guerci domandano per dica I ^eCla^’ non Per diritto, la consegna del loro congiunto per giu-. ’ ma S* no1' desiamo al 1264, quando i privilegi dei nobili erano e che la domanda de’Guerci non sarebbe stata nè seria, nè da P tentarsi in sì grave Caso, se non fosse durata ancor viva nella famiglia ?5 * “em0rÌa dd di"«° « delle forme di tali giudizi. P e di gens ecc. indicate nel testo si aggiunga il nome di fura ^ LonDobardi alla tribù, e nella loro lingua significante generazione. S0cietà’ finchè rimane allo stato primitivo, è tutt’uno colla mi0lia, i i ognati sono i concittadini; il nome dello stipite continua ad P0P°^° che ne deriva e la terra ove stanzia; del che è piena ^ ILTa Bibbia ma tutte le tradizioni precedenti la Storia. Anche oo e tri.ni ,nube dell Algeria portano il nome di Beni-Messauer, Beni-Mcnad, Bem-Menacer, ecc. che significa i figli di Messauer, di Menad ecc. < • a 6» e 7? delle Meditazioni Storiche di Cesare Balbo). Ma allor- P lo scoiitio, che accennai, di due società l’una vince stabilmente , quell,) che è vinta perde a poco a poco il sentimento e perfino 1 nome della sua cognazione; perciò un plebeo di Roma P. Decio (presso -ìm’o Lib. x) parlando ai palrizii, confessava essi soli, non la plebe, a'ere il consorzio » vos solos gentem habere ». E nello stesso tempo si ntj più 'ivo nella società dominatrice il sentimento ed il nome ( 149 ) della cognazione propria, purché no dipendono il suo orgoglio e i privilegi politici. Da ciò proviene la frequente denominazione di singenei Zvyyeveig cioè cognati, che si attribuiscono tutte le famiglie componenti la società dominatrice presso gli antichi; come gli Spartani nella Laconia, i singenei dei Re Medi e Persiani, di Alessandro Magno, de’ToIoinei; e dello stesso genere sono gli Eupatridi di Atene, i Patrizi di Roma, i Con-sorzii fiorentini , gli Alberghi genovesi. L’eruditissimo Peyron, che mi suggerisce questi singenei nella sua bella Memoria sulla Laconia ( Alti dell'Accad. delle Scienze di Torino, Voi. 17, Serie 2.“), opina che simili associazioni, iniziate dal sangue, passarono poi ad essere politicamente ordinale con legami alTalto civili. Nè vorrò contrastarglielo io, che riconobbi nella Compagna genovese un’immagine dello associazioni medesime; purché si ammetta che esse furono iniziate dal sangue, che il sangue continuò ad essere il nucleo e la regola generale dell’ordinamento; che fu dunque un’eccezione l’aggregazione politica per carta, o Compagna, e che l’eccezione, quando viene a superare la regola, accusa il prossimo scioglimento e passaggio ad altre forme politiche. Questo può anche servire di risposta a Niebuhr, e agli esempi di Aristotile oaltri da lui citati; i quali credo abbiano tratto all’ultimo stadio della Compagna. Del resto Niebuhr medesimo si dà la pena di fornirci stringenti prove della cognazione delle genti Romane e Greche. I nomi di Codridi, di Eu-molpidi ecc. dati a certe tribù e significanti i figli di Codro, di Eumolpi; la comunione dei sepolcri e della religione domestica ( quando ogni famiglia aveva il proprio Dio Lare ); l’obbligo di sopperire in certi casi i consorti di aiuto e denaro; il diritto di successione ab intestato a favore dei consorti; insomma tutte le cose più sacre e più intime non sono tali che si comunichino ad estranei se non per cagioni straordinarie e con forme solenni; massime in tempi in che era tuttavia tanto vivo il sentimento tradizionale. — Finalmente 1’ uso figuralo d’un vocabolo ne suppone sempre l’uso antecedente in senso proprio, perciò la cognazione civile presuppone la naturale; ed il trovarsi i cognati generalmente nei tempi antichi , come presso la culla dei popoli moderni, conferma la verità dei ricorsi del Vico. 57 V. la Nota 22, dove è ricordata la ripartizione dei consorzi fiorentini per contrade , secondo il cronista Malespini; anche in Genova sappiamo degli ampi e separati spazi occupali dagli Alberghi de'Doria, Spinola, Giustiniani, Dellavolta ecc. collo loro chiese e logge. ” A corona del qui divisato edifizio arroge la storia filologica che va orti' ,( 150 ) mando la sociale e politica sovraltulto nel medio evo. Badisi di grazia, come la storia intera dei Marchesi venga racchiusa nello esplicamento etimologico delle tre parole Marca, Marchese, Marchesato. — La prima di esse è anteriore e madre della parola Marchese, come il fatto della Marca precede la dignità Marchionale e la crea; essendosi chiamato Marchese quegli che avea e perchè avea I’ ufficio di custodire il confino (in germanico murk). Per contrario la stessa parola di Marchese è anteriore e causa etimologica della parola Marchesato, come il Marchese, Signore del- I intera Marca, antecede ed origina il Marchesato (frammento della Marea sfasciata divenuto proprietà o feudo del Marchese). Si potrebbero notare di quest epoca molti altri cangiamenti filologici paralleli agli storici. Il benefizio diventa feudo; ossia il godimento vitalizio delle dignità e possessioni si trasforma in ereditario. — Le prime famiglie Marchionali finché rimasero unite, si distinguevano ciascuna per un nome-tipo trasmesso nei rispettivi primogeniti (gli Adalberti nella Ligure, i Guglielmi nell’Aleramica, gli Arduini nella Torinese). La ripetizione degli stessi nomi in famiglio tanto feconde diede occasione all’aggiunta d’un soprannome personale per distinguere i diversi membri; e questo soprannome fu desunto dalle qualità fisiche o morali, o dalla residenza; Alberto il Rosso, o il Bianco, Oberto il Pcla-vexino, Alberto Mala-spina, Alberto di Cavi, Alberto di Parodi, Alberto il Córso *. La separazione dei rami in ogni famiglia, divenuta poi stabile, fece sì che il soprannome personale dei sottostipiti divenisse titolo o cognome ereditario: i Peiavicini, i Malaspina, i Gavi, i Parodi, i Bianchi ecc. A misura dunque che crescono e si staccano enti reali o collettivi da un primo ente, crescono le parole che ne esprimono e il significato e la storia; e così si spiega egualmente il cognome assunto sull’esempio dei Marchesi dai Visconti, Capitani, Militi, e in ultimo anche dal popolo; quando la famiglia del popolo acquistò anch’essa con certi diritti la coscienza della propria personalità. V’ha poi una legge generale che governa lutto questo esplicamento, ed è che la nuova parola non è ammessa stabilmente nel linguaggio, finche ' I soprannomi imposti dal popolo ai suoi feudatarii cd aventi tratto alle loro qualità morali esprimono quasi sempre idee di vizio : pclavicino, malnipote, maltraversi, d iniqui !d ec , nuovo indizio che il popolo odiava i Signori c li flagellava in quel modo che gli era possibile. Nei Signori Genovesi abbondano in vece dei soprannomi viziosi i ridicoli : embriachi, cacata lagne , merdenpé, porco , pedegola , papaciccia , rdra , fuiimonica poi fatiamomeli ecc., segno di maggiore mitezza ed anche un poro del carotiere genovese.. ;( 151 ) l’idea nuova da lei rappresentata non ha vinto al tutto 1’antica sua affine, che va decadendo , ina che lotta per mantenersi in vita; ed inoltre la nuova parola comincia col passare di bocca in bocca , s’introduce lentamente e quasi esitando negli scritti , tardissimo negli alti ufficiali Quindi si comprendo il perchè i vocaboli di Feudo o di Marchesato si trovino introdotti nelle carte assai posteriormente all’introduzione dell’idea da essi significala ; o si capisce la ragione di altre espressioni che ci conservano la traccia dei testé accennali esitamenli o passaggi dal linguaggio parlato allo scritto. Così Papa Giovanni Vili in una lettera dell’anno 876 usando a proposito dei Conti di Marca l’espressione « quos Marchiones solito appellatisi » ci addita il passaggio che si va facendo nella lingua officiale dal titolo di Conte, fin allora adopralo, al titolo di Marchese. Viceversa la caria della Contessa Adelaide del 1079 ( M. H. P. Chart. 1, col. 660) usando l’espressione « presentía ...Domini Widonis Marchionis, qui dicitur de seciago (di Sezzè)» ci denota il cominciamento di passaggio da Marchese di Marca a Marchese di Marchesato : passaggio che non fu tuttavia definitivo se non dopo il 1100. Simili osservazioni filologiche, estese a tutta la storia dei mezzi tempi, ci aiuterebbero a intenderla meglio e a profittare di più della classica opera del Ducange, nella quale trovi ricchezza d’esempi, ma non sempre un sicuro criterio per riconoscere il valore essenziale d’un vocabolo in mezzo alle sue oscillazioni di formazione e decadenza. Consulta nel suo glossario la parola feudum: dopo scorse di molte e fitte pagine, li riesce egli di raccapezzare i giusti caratteri per cui essa si distingue dalla affine parola di beneficium? Non ne verrai a capo, se non disponendo gli esempi in ordine cronologico, distinguendo le tracce della lingua parlata dalle reminiscenze letterarie e dalle formole uffiziali e sovratutto ponendo mente alla lotta dei fatti significati da quelle parole. 33 Mi si domanderà perchè io comincio dai Marchesi piuttosto che non dai Longobardi, o anzi da Re Teodorico ? I primi germi di consolidazione non cominciano forse dai Goti e non si svolgono sotto i Longobardi? Sì, cominciano e si svolgono; ma la conquista di Carlo Magno e le irruzioni degli Ungheri e Saraceni distruggendo questi germi, è mestieri rifarsi da capo. Non è che dalla instituzione della Marca che comincia una catena storica di fatti legati alle origini del Comune, come causa immediata. Il territorio italiano desolato dalle irruzioni, scarso di popolo e più di militi (come appare dai Cronisti e da tulte le cario contemporanee) era divenuto una tavola rasa; e non sarebbe rifiorito mai, dove ai Conli ( i;i2 ) anici i, vitalizi e puri ufficiali d’un lontano Imperatore non fossero Marchesi, stranieri anch’essi, ma divenuti noslrani per into-, per I acquisto dell eredità negli onori o di sterminate possessioni. 1 » del suolo, consentita dalla lunga pace sotto gli Ottoni, reso fe- . ° |° e così poterono moltiplicare i Marchesi, appog- .. . ^ues,‘ c ,n°hiplicar le famiglie do’Visconti c militi, appoggiarsi an. a°*1 a*lli e ,u°ltiplicare il popolo. Lo quali vicende nel lin- niicleo IUG S°V,a a(*°Peral0 si riassumono in formazione del primo j . / ° SUccessi'° irraggiamento (scontro e predominio delPelemento gjata su^ e*,r'nseco); formazione di nuovi nuclei sulla materia irrag-Ouc' ,r° rcaziono e predominio dell’estrinseco sull’intrinseco). espressioni verranno forse appuntate e di poco eleganti e di ripetute a sazipfì • . ’ 10 non seppi trovarne di più acconce per ¡scolpire slor\ !*niCn0 *a ^rC(luento applicazione del principio organico della sin0o!i fatti, e |a somiglianza di questo principio al principio polir °° '*la ^om'§*ianza che si avvera in tutti gli organamenti , nucl C m°ra*1 ’ *etterar*> artistici, cosmici; ciascuno dei quali ha un ?enera(i\o tanto meno avvertito quanto più intimo, base o com-P o da cui deduconsi tutti i fatti particolari e le loro regolo critiche. > oion d esempio, come una sola meccanica celeste, agitando l’immensa moe del cosmos, ne fa sorgere i nuclei nebulosi che si condensano in Ma M’a si diramano in sistemi solari, planetari, centri di forze chimiche, non altrimenti lo forzo umane, col dilatarsi moltiplicando spazio e nel tempo, si separano mano mano in periodi subordinali atti di un dramma, o episodii di un’epopea; ma il cui generale conserto si assomiglia ad una meccanica sociale, e può esprimersi in curve cune (ciicoli ricorrenti del Vico, cicli di Gioberti, spirali di Fidile Rosmini), ripetentisi e scontranlisi con mirabile intreccio, eppure n\ergen(i tutte coi proprii fuochi verso un asse unico o linea madre, rappresentante I intero corso dell’umanità; linea madre che a me pare rislianamenle e filosoficamente espressa nella parabola del Balbo; cioè nella riunione in Cristo di due serie opposte, sempre decrescente l’antica, sempre crescente la moderna negli elementi più essenziali all' umana perfezione. Codeste generazioni di generazioni sono causa e spiegazione delle analogie che s incontrano a ogni piè sospinto tra le curve figlio e sorelle e I asse madre; ondo si suppliscono a vicenda le serie storiche, e la ri-produzione lungo lo spazio cadente sotto i nostri sensi rischiara la riproduzione lungo il tempo che va facendosi sempre più antico ed oscuro. ( 133 ) Ma un altra importante considerazione sorge da tale conserto a vantaggio della critica storica, ed è questa; che le divergenze, errori e lacune, frutto dell’arbitrio od ignoranza umana, hanno un limite predetermiriabile d’alto in basso, cioè i loro efletti da un ordine inferiore non possono stendersi al superiore, nè alle conseguenze che da questo derivano ; nella stessa guisa conio le perturbazioni prodotte dal reciproco avvicinarsi di due pianeti possono accelerarne o ritardarne il corso , ma non impedir loro il compiere la propria orbita intorno al sol;. E da queste due considerazioni riunite si conferma nuovamente che la storia teorica delle forze umane è un ramo della storia teorica generale delle forze, cioè della meccanica; e che, come questa , così quella possedono un calcolo superiore, col cui aiuto sciogliere problemi altrimenti insolubili; il calcolo voglio dire d.° Degli infinitesimi o dei limili, pel quale dalla teoria si discende ai singoli fatti e si predetermina il limiteo influsso possibile degli errori e lacune; 2.° Delle integrazioni, per cui da fatti pochi, ma caratteristici, si ascende più certo 0 più presto alla piena teoria. Come adunque con resti d’animali fossili Cuvier ne integrò la storia naturale, così con frammenti di fatti si devono integrare le antichità storiche, anzi si sono sempre così integrate dai valentuomini o PL*r senso pratico o per filosofica riflessione; chè una collezione quanto si voglia ampia e ben ordinala di documenti senza la divinazione sintetica è simile al plasma d’Adamo innanzi che lo ispirasse il soffio di Dio. Ma, affrettiamoci a dirlo, con quanto rapida efficacia la verità scoperta nel cuore stesso dell’ organamento si diffonde ad avvivarne le parli più lontane e minute, con altrettanta le insozza ed uccide il veleno colà entro nascosto. Badiamo adunque di non distruggere credendo di unificare. Se le idee vanno unite fra loro per generazione necessaria , riconosciamo che 1 fatti al contrario possono essere o non essere; benché, quando sieno, devono conformarsi all’ordine ideale. Quindi, come il mondo della storia naturale è libera creazione di Dio , così il mondo della storia umana è libera fattura dell’ uomo entro i limiti consentiti dal supcriore ordine provvidenziale. Da questa contingenza nelle generazioni de’fatti avviene che devono essere empiriche le formolo storiche esprimenti il carattere (complesso fisico-morale) dell’uomo, considerato in genere o in ispecie, per singolo o riunito in genti e nazioni: allo stesso modo, come sono empiriche le formole con cui i chimici esprimono le prime combinazioni delle forze elementari della natura; come deve essere empiricamente espressa la combinazione di queste forze elementari coi principii via via superiori, ( 154 ) «.'gelale, sensitho, inlelletlivo. Di che si forma la innumerevole serie degl, esseri, quasi fuga d’¡magmi da più vetri riflesse, o d’echi sempre p" languidamente i¡percossi ; ma serio, che secondo i principii cardinali * S* romPe ne* quattro grandi ordini o gradi dell’essere, appel-Regni della natura; ognuno dei quali è infinitesimo rimpettoall’or-perioro, infinito rimpetto all’ inferiore ; vaio a dire, per mezzo dei ordini in cui si dirama, va sempre più approssimandosi da una ^ limite inferiore, dall altra al limite superiore degli ordini vicini, p rò mai raggiungerli. —Egli è cosi che a lo mortali cose — Sono I attor chi ben l’estima », come canta il Petrarca ( Canz. vii in ecc. ). Con ciò I unità ideale dell’essere, ben lungi dal ricevere , rifulge più bella nella lotta vera ed efficace delle cause seconde, ifulpO poi incomparabilmente bellissima nella libertà’ sommo, in terra, dei gradi dell essere, dei doni di Dio, mercédi cui l’umanità con nuova creazione s\olge un campo immenso e battagliato senza mai posa, duci supremi delle opposto schiere la virtù ed il vizio , astante giudice severa la Storia per impartire secondo i meriti la gloria o l’infamia , o l’obblio. Questo in ultimo volli aggiungere per rifiutare ogni comunella con certe sintesi storicho antiche e recenti, lavorate, per vero dire, a punta d'ingegno e con fatica erculea , ma che pur riescono ad un risultamelo deplorabile — o il fato, padre di lurido scetticismo — o il Genio Arimane, con vece perpetua di lusinghe e rovine, facientesi maligno gioco degli affetti umani più sacri. ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME I. - FASCICOLO III. GENOVA PER TOMMASO FERRANDO MDCCCLX- SERI E DEI CONSOLI DEL COMUNE DI GENOVA ILLUSTRATA DA AGOSTINO OLIVIERI. Chi percorre, o Signori, i liguri annali, c preso da meraviglia allo scorgere, quale e quanta varietà di governanti abbia avuta la città nostra nei diversi tempi, in cui donna di sè reggevasi con leggi ed ordini propri. Consoli, Potestà, Capitani, ed Abbati del popolo; Dogi a vita, e Dogi biennali, e con essi Consigli, e Parlamenti più o meno numerosi, o ristretti ; Anziani, otto nobili, e Consoli del mare, Confalonieri, e Connestabili, Governatori, e Senatori si seguono, si avvicendano in quegli otto secoli, in che con maggiore, o minor libertà ebbe vita il nostro comune. Egli è vero che tal vezzo di mutare spesso forma di reggimento fu proprio di tutta \ ( m ) » 11.11 qui Unse videsi dominar maggiorine»le per l’indole più ocosa, pm sensitiva, e quindi più incostante degli abitanti. Così saputo fienai la, che straniere dominazioni non I’avrebber concu cala, nè indebolita le civili discordie ! ! nsidi.rando le diverse Magistrature che furono a capo della n°n esservene alcuna, che vuoi per l’antichità, vuoi P hnpoitanza e la grandezza delle imprese, possa compararsi , re»=imento dei Consoli ; imperocché fu sotto loro che il Comune ^ piincipio e svolgimento; eglino diedero alla città le prime leggi, seio il &iogo traballante del germanico impero, ed impresero raoo' uppaie in uno stalo solo le sbandate popolazioni della Liguria. E non contenli di quanto opravano nell’ interno della patria, al di fuori o iniziavano, o cooperavano ai più grandi falli dell’epoca. un Magistrato cosi benemerito intendo o Signori intrattenervi quest oggi. Io esaminerò colla scorta dei documenti in qual guisa cominciasse tra noi, quali diritti e doveri vi avesse, e l’epoca precisa m che principiò e finì. E nella stessa guisa che gl’ Istoriografi delle Monarchie antiche e moderne cercano con somma cura i nomi dei Sovrani, che ressero lo Stato, non vi spiaccia che io vi tessa colla critica più sicura una serie completa ed esalta dei benemeriti, che rivestirono la dignità consolare. I la\oro, che sottopongo alle giudiziose vostre osservazioni è perciò storico, e cronologico. Da un lato vi riferisce le vicende diveise del Consolalo, e presentandovi i nomi dei va rii Consoli, vi oflìe dall altro I’ arte di verificare le date dei falli e dei documenti, che appartengono all’ età in cui Genova fu da lor governala. Negli anni, o Signori, che tengono dietro alla morte di Gregorio VII verso il cader dell’XI e 1’ esordir del XII secolo noi veggi amo ad un trailo costituito il Consolalo nelle città dell’ alla e media Italia investilo d’aulorilà quasi uguale, composto di minor o mag-g'°r numero di persone, assistilo da un Consiglio peculiare, ed un ( iso ) generale; ma come popolazioni diverse convenissero in un’ idea, qual principio la generasse, i documenti del tempo nel mostrano ad evidenza, e le induzioni degli Storici, e degli eruditi non si accordano nell’ indicarcelo. 1 difensori della perpetuità del Municipio romano tra le invasioni ed occupazioni dei barbari, a capo dei quali è il celebre Sa-vigny , abbagliali dall’ identità del nome sostengono , che i Consoli dei Comuni italiani siano d’ istituzione affatto romana, e per loro rappresentano solamente i duumviri delle municipalità antiche. . Questa sentenza va perdendo di giorno in giorno propugnatori, appunto perchè i nuovi studi sulle barbariche dominazioni, e specialmente sulla più lunga dei Longobardi, i lavori del nostro Troja, c dei tedeschi Leo, Belhmann-Hollweg ed Hegel mostrano assai chiaramente, che sotto loro, il mondo romano divenne affatto germanico. Tutto fu cambiato; le leggi, le istituzioni, i costumi. E se rimase la memoria, la tradizione del passato , si tenne come un ricordo, non quale fallo, che avesse pratiche conseguenze. E nella stessa guisa che nell’ innalzare i sontuosi e magnifici duomi delle nostre città con architettura affatto nuova, e costruzione pienamente dissimile dagli antichi romani edilìzi, pur vollersi abbellire le interne pareti, e la facciata con reliquie di vetuste iscrizioni, e bassi rilievi e sarcofaghi, così creando un Magistrato nuovo nell’essenza, nell’origine, nell’ autorità pur lo decorarono del nome venerando di Consolato, perchè richiamasse alle menti l’antica libertà e grandezza che Roma ottenne, quando era da Consoli governala. 11 Leo bramando di addimostrare, che il Comune italiano fosse germoglio di pianta alemanna si argomentò di provare, che i Consoli delle città italiane, altro non fossero in sostanza che gli antichi Scabini, o Giudici, che, coinè sapete, esistevano in Germania dai tempi più remoli ; ma lale sentenza, sebben sostenuta dall’ aulòrilà di un gran nome, cade dalle fondamenta ove riflettasi, che gli Scabini erano uffiziali della corona, ed i Consoli del Comune; il ( 1(iO ) potere giudiziario era essenziale, anzi unica prerogativa per i primi, e per i secondi invece siffattamente accessorio e secondario, che poco dopo, la loro creazione l’affidavano, come vedremo, ad allro Magistrato, detto dei placiti o piati. La legge dei feudi di Corrado II che creò i tribunali dei pari, (che furono delti Scabini) per tulli i gradi della nobiltà feudale, introdusse un nuovo elemento d’ indipendenza in favore di essa; ma questa larghezza non ebbe vita per la classe dei cittadini liberi, nè per la massa degli abitanti esclusi dal godimento dei diritti politici nella costituzione primitiva; sicché fu un privilegio a prò della classe feudale, mentre il nuovo comune, e quindi il Consolalo sorse invece in odio dei. feudatarii, ed a vanlaggio dei liberi cilladini. Onde non lanlo per la diversità delle funzioni, ma per origine gli Scabini nulla j avean di comune coi Consoli. Questi, egli è vero, assunsero a principio le funzioni di giudici, ma appunto perché occuparono il posto di coloro da cui gli Scabini avevano ottenuto il potere giudiziario, eli’è quanto a dire la sovranità goduta sino allora dai Conti. Ma un’ altra ragione, e di non minor peso ci vieta di ammettere I’ opinione del Leo, ed è, che i collegi degli Scabini o Giudici si mantennero in alcune città ad una coi Consoli sotto il nome di collegi dei giudici ed avvocali collegio, judicum et advocatoium, il che prova, che nulla un corpo avea di comune coll allro, e che ciascuno aveva una speciale ragione di esistere. Il nostro dotto collega, e mio amico il Signor Avvocalo Michele Giuseppe Canale, che da lunghi anni illustra la Storia del noslio paese, che gli deve specialmente la pubblicazione di molti impor tantissimi documenti avanti di lui ignorati, sostiene, e nella sua Storia dei Genovesi, pubblicala nel 1842 in Genova, e nella Nuova Storia della Repubblica di Genova, che or vede la luce in Firenze, che non si può dubitare, (ripeto le parole di lui) che in oiiginei Consoli non fossero gli Scabini ed i Visconti dei Vescovi. A me spiace mollissimo, di non potere seguire l’opinione di lui, che ( 11)1 ) per il sapere, e l’ingegno assai onoro. Imperocché, ove io mal non m’apponga , il principale argomentò , al quale si appoggia il suo raziocinio è la donazione, che il Vescovo di Genova Oberlo faceva nel luglio 1052 indizione V,delle decime, che non gli avevano pagale alcuni nobili della cillà, del quale allo esiste copia in pergamena nella Biblioteca della noslra Regia Università. Copie il Notajo Guglielmo del quondam Buongiovanni afferma di trascrivere , ed esemplare quell’ atto per ordine dei soprascritti Consoli, e nel contesto non ricordansi, che i preti, diaconi, e chierici del Vescovo, così parve necessità applicare loro 1’ epiteto e la qualità di Consoli per quanto il documento li chiami solamente Clerici de ordine Sanctac januensis Ecclesiae. Alcune osservazioni sulla interpretazione data alle parole del Notajo Guglielmo, io stampai nel 1855 a pag. 228 del mio volume Carte e Cronache Manoscritte per la Storia genovese, e mostrai che questo documento non devesi riguardare come nuovo perchè già pubblicalo nel voi. IV pag. 844 M\Italia Sacra dell’Ughelli, che avevaio avuto dal Calcagnino; nuova esser solo 1’ attestazione del Notajo , perchè mancante nel libro predetto. Aggiungerò ora , che da altre memorie è nolo, che i Consoli di Giustizia dei forestieri Balduino della Volla, e Vassallo Grillo ordinarono nel 1204 che in apposito registro si trascrivessero i Documenti spellanti al Monastero di S. Siro, ed il comando loro eseguivano i Nolai Guglielmo Scriba, e Guglielmo del quondam Bongiovanni, e quest’ ultimo parlava senza dubbio dell’ ordine del Grillo, e della Volta, allorché scriveva praecepto suprascriplo-rum consulum transcripsi et exemplifìcavi ut supra, riferendosi con -quell’ ut supra agli alti precedenti in calce dei quali poneva di mano in mano la slessa attestazione, dopo aver collocato in fronte del Registro 1’ ordine dei Consoli, per cui comando scriveva. Nè riesce nuovo a chi caddero in mano collezioni di siffatta natura, che il Notajo dopo aver posto in principio il comando di colui per cui gli alti trascrive, aggiunga poi a ciascuno di essi per ( 1(52 ) ' recar, nuova forza alla copia, una sommaria ricapitolazione dell’ordino slesso. E nel nostro documento si nolino specialmente quelle gai-ole transcripsi, et eocempliftcavi, che provano sempre più chiaramente, che la caria esistente nella Biblioteca dell’ Università sia copia più recente, mentre J’ allo originale fu scritto, come Oberlo dice, dal suo Chierico Giovanni, et hanc cartulam Johanni nostro Clerico scribere praecipimur, e la pergamena dell’ Università chia-i amente vedesi essere scrittura del secolo XIII, perchè è un foglio staccalo dal Registro di S. Siro già citato, e forse Follanlèstmo ottavo del libro segnato A - 2 di cui parla lo Schiaffino nella sua Sloria-Ecclesiastica riferendo quest’ allo del 1052. Ed affermando, che i nostri Consoli fossero a principio i Giudici o Scabini del Vescovo, sarebbe necessario abbracciare altresì l’opinione di molti tra i nostri eruditi più antichi, i quali volevano ad ogni modo, ch’egli al pari dei Vescovi di Asli, Acqui, Lodi, Trento, Vercelli, e di più altri avesse sovranità sopra'la città, cioè, che ne fosse Conte, o Signore. A questa sentenza, o Signori, malgrado la riverenza, che io sento per quei benemeriti non so piegarmi ; giacché se il Matematico non animelle proposizione alcuna senza clic discenda per corollario legiiiimo dalla dimostrazione, e dal calcolo, lo studioso della Storia non deve abbracciare fallo alcuno che non si appoggi a documenti irrefragabili. Come voi m’insegnale, i Vescovi, che acquistavano la sovranità delle diverse cillà 1’ ollenevano sempre dagl’ Imperatori. Così vediamo nel Moriondo (Monumenta Aquensia) che Ottone II concesse al Vescovo d’ Acqui lullii diridi regali nella cillà, e per un’estensione di Ire miglia. L’ Ughelli ci mostra come Ollone I confermasse al Vescovo d’Asli Bruningo Ira altri diritti la giurisdizione su un territorio di cinque miglia eslesa da Enrico III nel 1041 a selle miglia, e confermala da Enrico VII nel 1510. Dal Lupi nel suo Codice - Diplomali«) di Bergamo rileviamo, che Ollone II nel 975 ( *63') accordò al Vescovo di quella città la giurisdizione su un icrrilorio di ire miglia, e l’ Ughelli riporta un diploma di Enrico III, che concede al Vescovo Ambrogio di Marlinengo tutto il comilato della città stessa. Un diploma senza data, di Ollone I eh’è nell’ Italia Sacra, dà ad Andrea Vescovo di Lodi la giurisdizione di Conte per la città, le suo porle, ed un territorio di sette miglia, e tali privilegi furono confermali da Federigo I Barbarossa a favore del Vescovo Alberico nel 1164. Per 1111 diploma di Corrado li il Vescovo Ingo di Modena ebbe tulio il comitato di quella città sino alle frontiere di Bologna, Mantova, Reggio, e Lucca. Lo stesso Imperatore fe’ Conte di Trento il Vescovo Uldarico. Reginfredo Vescovo di Vercelli ebbe nel 1000 dall’ Imperatore Ollone HI lutto il comitato di quella cillà. Nessun Vescovo in somma, senza mol-, liplicar gli esempi divenne Conte, che per un imperiale rescritto. Nè poteva essere altrimenti ; perchè i Conli proprii dei Franchi, e stabiliti in Italia da Carlo Magno non erano, che i rappresentanti, i vicari degl’ Imperatori. Io vorrei, che venisse indicalo da qual documento apparisca, che il nostro Vescovo ottenesse mai 1’ autorità comitale. Non è anzi provalo assai chiaramente, che la città nostra, come tutte le altre dell’ alla, e media Italia, passando dalla dominazione Longobarda a quella dei Franchi abbia avuti anch’essa i suoi Gonli, e. poscia i suoi Marchesi, 0 Conti di confine che tutelavano i limili del Regno italico? Non apparisce da molti luoghi dei nostri annali, e da mollissime carte, che denlro la cillà nostra il Marchese teneva visconti 0 vicari, che lo rappresentavano? Come dunque può avvenire il caso di un doppio comitato, e di una duplice rappresentanza di uno stesso potere? Dissi 0 Signori essere abbastanza provato, che la città nostra facesse parte di una Marca, onde dispensarmi dal recare argomenti, e citar atti a voi bene noti. Altronde voi avete ancora bene impresse nella mente le belle e profonde ragioni colle quali tal tesi addimostrava quell’ uomo tanto dolio, quanto modesto, eh’ è ( 1 01 ) il nostro Socio Avvocalo Cornelio Desimoni; solo aggiungerò clic se il Vescovo di Genova avesse mai avula la qualità comitale, e la sovranità delia citlà, ne avrebbe senza dubbio esercitate le attribuzioni, ira cui principalissima era quella di presiedere ai placiti; ma per quanto ci rimangano documenti non pochi anteriori allo stabilimento del Consolato, nessun (U essi ci mostra il nostro Vescovo alla testa dei placiti, e ci vediamo invece il Marchese-, che viene a tenerli proprio dentro la ciltà, come nella sua naturai giurisdizione; Aclum cimiate janue ha quello del 1059 presieduto dal Marchese Alberto, che approva la donazione falla da Lamberto, ed Oza giugali al Monastero di S. Siro (*). Il diligente ed erudito mio amico Avvocalo Francesco Ansaldo trovò tra le carte antiche possedute dal Signor Avvocalo Emmanuele Ageno copia di una pergamena del 1006, la quale contiene il verbale di un duello poi non compilo fra Godo figlio di Lamberto Avvocalo del Monastero di S. Stefano, ed Ildeprando, per la proprietà di una terra vicina alla Chiesa di S. Marlino. Quella possessione, come apparisce da altro atto, che pur si rinviene tra le carte predette, era di proprietà della Chiesa genovese, ed Aldegonda madre d’Ildeprando ne aveva donalo il dominio utile, che gli spettava al Monastero di S. Stefano, ciò che dava origine alla contesa. Trallavasi di una proprietà della Chiesa, il duello quindi dovea essere presieduto dal Vescovo, ed aver luogo in laubia soiarii donius episcopii, S. Ja* nuensis ecclesiae. Or non è questo un’ argomento evidentissimo che il Vescovo di Genova non avesse dominio nella città, e ch’egli vi godesse solo delle semplici immunità? Imperocché, se avesse avula giurisdizione comitale, o sovrana, il duello avrebbe avuto luogo in una delle piazze della città, come d’ordinario usavasi; ma la mancanza di tale diritto 1’ obbligava a non uscire dai limili del-P episcopio. Nè il presiedere ad un duello, è in queslo caso ¡fidi- li) Monumenta Histori* patria? Chartarum voi. I. pag. 527. ( 16o ) zio di sovranità ; perchè come voi bene sapete, allorché l’imperatore Carlo Màgno compiva la conquista d’ Italia, volle rimunerare ed ingraziarsi il clero, ed i Vescovi specialmente. La Chiesa fu collocata sotto la proiezione del capo del governo, e dei suoi uiTìziali. I dignitari, i vescovi , e gli abati furono assimilali ai grandi laici dell’ impero. Eglino, e le loro possessioni ottennero dei privilegi importanti, che di mano in mano furono accresciuti dagl’ Imperatori che successero. Principalissimo Ira tulli era il diritto d’immu-nilà, per il quale i soli Vescovi erano i giudici nelle questioni che insorgevano per le possessioni della Chiesa, o Ira le persone che ne dipendevano. I capitolari di Carlo Magno, la costituzione di Aquisgrana, e quella di Ravenna parlano ampiamente di un tal favore , che fu detto immunitas absque introilu judicum publico-rum. Or come la questione tra S. Stefano, ed Ildeprando riguardava i beni compresi nell’ immunità ecclesiastica, al Vescovo, e non al Marchese spellava il presiedere al duello. Vediamo invece il Marchese Alberto alla lesta del piacilo del 1039 , perchè allora Irallavasi di beni estranei all’ immunità della Chiesa, e di privato dominio. Un argomento, dal quale vollesi dedurre la sovranità del Vescovo è la copia dei privilegi eli’ egli godeva. Nella conferma data dall’ Imperatore Ollone alle consuetudini, e corti di lui nel 9G9, c nel cenno eh’ è nelle consuetudini del 10o6 di grandi possessi ecclesiastici con servi aldiani, e vassalli con giurisdizioni c diritti episcopali si credette di scorgere altresì vestigi di tale sovranità. A me pare invece di trovarvi la più bella prova del contrario. Se quegli alti tacessero della condizione del nostro vescovo, sarebbe il caso di fare induzioni, e supposti, ma coni’ essi enumerano lutti i privilegi da lui goduti, come nessuno ne riportano, che indichi so-, vranilà, noi dobbiamo tenere, ch’egli al pari dei Vescovi della Lombardia fruisse di larghe immunità e privilegi, ed anche possessi concessigli in quei tempi, in cui somma era la riverenza, e ( m ) divozione per gli ecclesiastici, per quanto talvolta ad esse si mescolasse P interesse in chi le mostrava. La convenzione del 1056 esclude pienamente ogni sovranità vescovile, perchè il Marchese conferma i privilegi di ogni ordine di cittadini, e tra essi quelli del Vescovo, e perciò quest’ultimo vi rappresenta parte di suddito, e non di signore, vi appare sol-, toposlo, e non investito del potere sovrano. Nè le decime, che il Vescovo riceveva, quella compresa del sale, dimostrano la sovranità di lui. Tuli’ i pastori ecclesiastici pelle costituzioni del tempo, avevano diritto ad una parte del prodotto delle terre della loro diocesi ed anche dei frulli della man d’opera, dell’industria, e del commercio dei loro diocesani. Non deve recar quindi meraviglia, che in Genova gli si desse la decima del sale, e del mare, essendo questi i principali prodotti di una città marittima, e commerciale. Nè i sostenitori dell’ avversa sentenza possono a loro favore recare il fallo, che tra i vassalli del nostro vescovo veggonsi annoverali parecchi dei visconti, giacché lo stesso ripelevasi nelle diverse diocesi. Il dolio Haulleville nella bella sua Hisioire des Communi Lombardes spiegando ciò, riflette mollo a proposilo, che i Vescovi per guadagnare il corpo dei feudatari minori, loro concedevano in feudo le terre delle Chiese, e così li legavano alla causa loro contro i Marchesi. E quando questa lega fu posta in allo, quando formatesi ta associazioni dei milili si presero ad ordinare le comunità, i Vescovi profittarono delle ragioni, che rendevano quelli a loro sottoposti per avere una parie principalissima nel nuovo ordine di cose, e nel reggimento. Ed è perciò che nei primi anni del Consolato il palazzo vescovile è la prima sede del governo, ed il Vescovo concorre agli alti più importanti dell’ amministrazione; ma quando il Comune fu invigorito, ogni ingerenza vescovile scomparve; nè perciò gli Arcivescovi mossero lagnanze, mentre per contrario gli antichi Marchesi seguirono ad ollenere dagl’imperatori 1’ investitura della Marca di Gonova, il cui possesso avevano da mollo pcrdulo. E gl’ Imperatori stessi non cessarono sino alla fine dello scorso secolo di riguardar Genova, come parie del loro impero; segno evidente, che mcnlre i Vescovi allontanati dal governo, nulla avevano perduto dei loro diritti, di questi erano stati privali gl’imperatori , ed i Marchesi. Nè altri venga ad oppormi che gl’ inizi e gl’ incrementi della Signoria episcopale debbano cercarsi piulloslo nel IX che nel X secolo. Di quell’ epoca nessuno documento ci rimane, ed i posteriori provano, che quanto più ci allontaniamo dal secolo XI per avvicinarci al XII, allrellanlo sminuiscono i privilegi goduti dal Vescovo. Ed i falli recali dai difensori della Signoria episcopale a sostegno della loro opinione voi li vedrete lolli non dal IX, ma dal XII e XIII secolo. Ed appunto a queste epoche appartengono i giuramenti che prestavano i Consoli prendendo ad esercitare le loro funzioni ; nei quali essendo promessa di mantenere intatto 1’ onore del noslro arcivescovato honorem nostri archiepiscopatus,\ollesi trovarvi nuovo argomento della sovranità vescovile. Ma che ? Ilonor significa forse podestà suprema ? L’ autorità dei vocabolari non è di certo la più accettabile, ma anche questa è per noi. Il Ducange nel Glossarium spiega Honor per benefìcium, praedium, fendimi, ma che ha di comune il beneficio’, il podere, il feudo colla podestà suprema? La spiegazione però di' quell’ Ilonor dobbiamo cercarla nei giuri slessi, ove chiaramente ci convinceremo che non trattasi di podestà di alcuna specie. Infatti leggesi in quello del 1143 § il. i1) « Nos « constiles cheli prò communi laudabimiis, et operabimur honorem « nostri archicpiscopatus, et noslrae matris ecclesiae, et nostrae « civitatis de mobile, et immobile. » E nel paragrafo III. « Nos (1) Seguo la lezione, e divisione del dolio Abaie Raggio Monumenta Ili-storiae putride di Torino Logos Municipales voi. I. pag. 253. . ( Iti* ) « non imminucmus honorem nostrac civilalis ncque proficum, ncc « honorem nostrac matris ccclesiac eie. E più esplicitamente nel paragrafo Vii. « Et in mite ibimus ad faciendam vindictam et retinendam jusltciatn, et honorem nostri archiepiscopatus et nostrae matrts ecclesiae, et -aliarmi nostrarum ecclesiarum, et clericorum, et. hominum nostrac compunge, et semini et orfanorum, et vidua-rum et pupillo rum, et mulicrum nostrae civilalis. È quindi evidente , che l’onore che doveva essere difeso dai Consoli non era speciale dell’ Arcivescovo, ma generale di tutti ¡.cittadini, e facevano menzione particolare di coloro, che non polendo colle armi loro tutelarlo avevano bisogno-delia pubblica protezione. Perciò o riguardate 1’ onore col Ducange come possessione, o giusta l'antico significato latino di riverenza, ed osservanza, non potrete attaccarvi 1’ idea di supremo dominio, e podestà. Questa brama dei nostri eruditi di attribuire al Vescovo di Genova una podestà suprema o sovrana, non sembrerà strana a voi, che sapete con quanti argomenti i dotti Milanesi si studiassero di mostrare diritto uguale nei loro pastori. Ma gli studi più profondi e più recenti di assennati critici hanno chiariti apocrifi i documenti sui quali quei primi fondavansi, ed hanno provalo, che quei Metropolitani al pari dei Vescovi di Bologna, Mantova, e Padova non godevano che di larghe immunità, estesissime come i loro possessi. Egli è vero, che lai fiala valendosi delle civili discordie, e del-1’ odio dei diocesani per i Conti, ed abusando, della loro forza, eglino tentarono d’ impadronirsi del supremo potere, come nel 979 fece Landolfo da Carcano, per lacere d’altri; ma questi fatti speciali non ¡stabilirono mai alcun diritto sicuro, ò riconosciuto. E lo stesso avvenne anche tra noi nelle varie civili commozioni, ma come già dissi, furono questi lenlativi senza alcun durevole effetto, e la Storia li registra, come manifesto argomento, che i nostri Vescovi non furono mai Conti o Sovrani, nè nominarono Scabini, che propri erano di quelli. Così dimostrato, oSignori,clic i consoli non fossero, nè i duumviri dei Municipi, nè gli Scabini dei Conli , e quindi non di * . origine romana , nè germanica, ci resta ad esaminare la terza opinione, che li vuole creazione affatto nuova, ed italiana. Lo accennai di sopra ; alla metà del secolo XI sorse fierissima lotta fra i Marchesi o grandi Signori dei feudi, ed i militi, o proprietari delle terre. Gl’ Imperatori gelosi della potenza marchionale affrel-taronsi a collegarsi coi secondi a detrimento dei primi; ma scorgendo che ogni elemento avversava l’ impero, e che anche i militi attentavano ai diritti di esso, ritiraronsi dal loro parlilo; ed eglino unitisi coi Vescovi delle singole città formala un’alleanza tra loro, chiamativi tulli gli elementi utili del paese, si diedero a combattere insieme, e 1’ Imperatore, ed i suoi grandi vassalli o i Marchesi. A colai lega diedero il nome di compagna, di mota, di gilda, e perchè essa avesse un potere esecutivo, che ne mantenesse la fòrza, ne dirigesse i movimenti, alcuni dei Collegati furono chiamali ad esercitarlo temporaneamente col nome di consoli. E siccome la formazione della lega, e 1’ elezione dei consoli a principio fu più improvvisala che pensala, falla che della, come tutto giorno nelle rivoluzioni sociali avvenir suole, così ci mancano quasi interamente i documenti del tempo, che 1’ origine del consolato ci attestino; ma non siffattamente da non poterla accertare con fondamento. E Ira tulli gl’ indizi, che ci palesano lo stabilimento del Consolato, come capo della lega formatasi Ira i milili, cioè valvassori, o feudatari minori unitisi cogli uomini liberi, o boni homines, validissimo sembrami la convenzione tr^i Conli di Biandrale, e lor milili, eh’ è riportala a carie 708 del volume I. Charlarum dei Monumenta hisloriae palriae di Torino. Alberto, e Guido Conti di quel paese costretti nel 1093 dai milili della loro terra, onde por termine ad ogni contestazione patteggiano con essi, e concedono loro il pacifico possesso dei beni, e dei diritti di ogni maniera che acquistarono. Ed i milili giuratasi scambievole alleanza, e soccorso, e come a potere esecutivo dei loro impegni, .e giudiziario di ogni controversia, nominano dodici abitatori, cui in fine dell’ atto si dà il nome di Consoli; i quali nelle faccende di maggior rilievo erano ajutali dall’ assemblea generale dei militi ,' della Comunitas. \ Questo documento, che tanto chiaramente ci palesa gl’iniziidei Consolato, io qui riporlo. — .i • • ■*' . ' J DOCUMENTO I. Alberto e Guido Conti di Biandrate fanno convenzione coi militi ' . della loro terra 5 febbraio 1095. * « Breve recordacionis qualiter juraverunt ad sancta Dei evangelia « Albertus et Guido blandradenscs comites, quoti a modo in antea « adjulores erunl ad relinendum bona fide sua praedia et beneficia « se« bona quae nunc tenent vel acquisiverunt iusle militibus « habitantibus in blandrato, vel qui habrlare venerint laude XII « habitalorum qui electi fuerunt ad hoc vel laude communitatum « usque ad XV dies postquam non erunt habilalores blandrati « conira omnes homines, salva fidelilate henrici imperatori et chun-« radi regis, et dominorum suorum, et ipsi comites sedimina quae « dederunt vel quae dabunl militibus habitalopibus blandrati bene-« fìcio dimillenl ipsis et filiis suis Icgilimis masculis et fem’mis « prò beneficio, si vero mililes vel sui heredes alienare voluerint « hedificiym quod supra slatuerint comites alienare non proibebunl, « tantum lerram non alienent absque intermissione comilum ne ipsi « comites inferant calompniam nec bannum lollant militibus blan-« dratensibus aliquo iure excepto prò homicidio, prò periurio, « prò furto, prò adulterio, uxoris alterius et suae parenlis, prò tra-« dimenio, prò pugna legalis iudicii, et prò vindicla assalti si eve-« neril post unum diem, omnia alia mala laude duodccim Consu- ( 171 ) « limi qui elecli fuerinl finienda dimittent nec ipsi coniiles lollent « alicui hoimini suum posse, noe suam personam in castro blan-.« dradensi a muro fovano inira aliqGam calupniam in perpeluum « iradimenlum voi laudem plurimorum consulum. El ideo mililes « blandradenses iuraverunl ad sancla dei evangelia quod a modo « in anlea adjulores erunt comitibus blandradensibus Alberto sci-« licet el Guidoni, et Ardicioni ad retinendum bona fide sua predia « et, beneficia seu bona in blandralo contra omnes homines foras « de blandrado salva fidelilale dominorum suorum usque ad quin-« decim dies post blandradenses habitalores- non erunt. Haec « aulem omnia pars ulraque juravil attendere sine malo ingenio, « praelerea iuraverunl mililes blandradenses quod a modo in antea « adjulores erunt inler se ad retinendum sua praedia iusla , et « beneficia , seu bona sine malo ingenio contra omnes homines « usque ad quindecim dies poslquam non erunt habitalores blan-« dradenses , salva fidelilale dominorum suorum. De discordiis vero, et concordiis atlendenl quidquid duodecim consules judicabunt qui elecli fuerunt salva fidelilale dominorum suorum. Consules vero « juraverunt quod concordias et discordias, quae in blandrado ap-« paruerint, et eis requisilae fuerinl simul ad leslificandum judi-« cabunt, quid melius scienl ad commune prodesse; el ad honorem « loci, salva fidelilate domnorum suorum. Factum hoc est quinto « die inlrantis februario, anno ab incarnalione D. N. I. C. MXCHI « indictione II. » Ma senza ricorrere ad esempi forestieri, ed a falli lontani, n5l nostro Comune non troviamo prove abbastanza sicure, che il Consolalo sorgesse a capo della lega formatasi fra i principali cittadini a difesa dei diritti loro ? Il nostro annalista più antico esordisce il suo racconto coll’ annunziarci la formazione di una Compagna o lega, e questa qualifica del numero dei Consoli, e cosi per le epoche seguenti continua, mostrandoci ad evidenza, che lega, compagna, e consolato quasi 16 ( 172 ) una sola ed identica cosa fossero. Egli è vero, clic non ci dice lo scopo della compagna; ma ove si rifletta che il nucleo di essa ■ > ^ • ' • erano individui appartenenti alle famiglie viscontili, come il nome di diversi Consoli ci prova, c chiaro, che anche qui tra noi mani-feslavasi un caso speciale della forinola generale, con che in tutta Italia sviluppavasì il Consolalo, e la Compagna. Al nucleo della famiglia dei Visconti univasi poscia il Vescovo, che per la sua spirituale autorità, e per il seguilo dei suoi vassalli assai numerosi, era il più valido appoggio contro i Marchesi; e poi tutti i cittadini, che potevano recar qualche utilità vi entravano, sicché quella eh era a principio associazione di pochi, assorbì quindi 1’ intera citta. E questi raziocinii vengono raffermali dai brevi o formule di giuramento,, che prestavano i membri delle Compagne, delle quali alcuna esiste tuttavia. Egli è vero eli’ esse non risalgono all epoia primitiva dell’istituzione deli’associazione, ma come tia quelle, che possediamo una è copia dell’altra, cosi possiamo dedurne, che la sostanza non variasse a principio dell’ istituzione, e che sino d’allora la Compagna fosse una riunione giurata di cittadini, che si obbligavano al mutuo soccorso, ed alla difesa comune della berla pubblica, e privata, e si reggesse dai Consoli. La forni del giuramento dei Consoli del 1145 illustrata con raia doli dal dottissimo Professore Gian Battista Raggio, del quale pia a'' ^ la recente perdila, ci rivela chiaramente, che la Compagna comprendeva a principio lutti gli abitanti di Genova, ma s g ufomini di considerazione, che potevano eglino stessi conti alla difesa comune (utiles) e quelli eh’ erano invitati a fai né ] (vocali). Il Clero e gli abitanti meno agiati erano aneli ess la proiezione della Compagna, non come soci, ma solo come p -lelli. Era proibito di entrar nella Compagna a coloio che relazioni feudali. Ciò prova sempre più, che Io scopo della era principalmente contrario al potere Marchionale. Il più amico dei brevi o slatini di queste associazioni, c ie t ( 173 ) ••• ritrae intero 1’ organamento di esse, e i doveri dei soci, e i.loro diritti, io qui riporlo. Esso è del 1157, e venne da poco scoperto, e donalo alla Società ' nostra dall’ egregio giovane e nostro collega il Signor Marchese Ignazio Gentile di Gian Carlo testé rapilo ai parenti, ed alla patria in età verdissima, e nel fiore delle speranze. Come però Ira questo nuovo del 1157, e l’altro del 1161 pubblicato, come sapete dall’esimio e benemerito Cavaliere Cibrario nella dotta sua Storia della Monarchia, di Savoja esiste qualche differenza di forma, cosi riportando il primo noterò le mutazioni, che sono nell’altro, onde sia completo, per quanto è possibile questo mio cenno. Voi vedrete, che ogni socio giurava la lega per quattro anni. Il breve del 1157 stabilisce per il primo anno quattro Consoli del comune, e l’altro del 1161 cinque; ambi ne assegnano poi otto per i placiti. Per gli anni seguenti nulla si stabilisce di certo, ma ai Consoli e consiglieri si dà facoltà di eleggerne quel numero, e per quel tempo, che avviseranno più conveniente. Promettevano altresì di slare al lodo dei Consoli per tulli gli affari concernenti la Chiesa, ed il comune, e per le cause civili e criminali da Porto-Venere, sino al Porlo di Monaco, e da Voltaggio, Montalto, e * Savignone al mare. Fuori di Genova 1’ associalo ubbidirebbe ai Consoli come in città, quando si andasse in oste, ed allorché si facesse guerra per 1’ onore di Dio, o dell’ Arcivescovato, o della Chiesa, o della città, o per vendetta, o per giustizia. Quando udisse suonare la campana per il parlamento, o il cintraco a chiamare il popolo per la città, se fosse dentr’essa,o nel borgo, o nel castello, o nel porlo, e sino al ponte di S. Tommaso e da quel ponte sino al territorio, e da questo a castelletto, al fossato di rivo torbido, e da tal rigagnolo sino al mare presso Sarzano, correrebbe al parlamento per assistere ai lodi, se pure non avesse facoltà di astenersene dai Consoli, che facevano riunire l’assemblea; o non corresse pericolo di vita, di prigionia, o d’ infermità. ( 174 ) ricci i P0"'e dÌ & Tommaso si «ledevano ai e ZJ1TJT ^ C',ieSa " C”™“' « di * » Caslellcllo, della cìllà l a"°’ C',e av™ 11 P''CSS(>il fio torbido, confine formala ,1 il T""C’ '' suam S ^Uam a^6^atus iue' suas P0,‘ mare in meo Ugno, I ecuniam me sciente per neque navigabo cum cu exccplo ( 179 ) maread mercatini! nullomodo portabo, neque navigabo secúm ullra_portum veneris, ñeque ultra monachum, nisi in ligno ordinalo pro communi iaitue. Si vero habuerit homo ille ullam di-scordiam cum homine hujus compa-gnae adiuvabo hominem eompagnae in laude consulum. 10 Ego non capi api ncque capere faciam ecclesias neque campanile aliquod ñeque tur ri 111 alie-nani, neque murimi neque porlam ci-vilalis, ncque turres eiusdem muri ncque domimi infra 11 episcopatum ianuae ad faciendaiii guerram nisi jh’o honore huius civhalis. Ego non faciam neque facere 12 faciam spc-cialem et meditativum assaltimi alieni homini islius eompagnae in ia-uuensi porlu13 neque in civitate neque in burgo, neque in castro, neque in littore marisa monasterio Sancii Tho-niae usque ad Sanclum Stephanum, cl usque Sarzanum. Ego non subri-piani ncque subripcre faciam furtive si scivero hoc poslquam fuero in lignum , vel si non inerii ibi aliud lignum in quo navigare possiin nisi in ligno . . . pro communi ianue. Si vero liabue-rit homo ille 10 Si scivcro aliquem a xvi annis usque in lxx non esse de compagna qui sii utilis in-trare in compagnam . . . con-sulibus de comuni ipsum mani-feslabo si id mihi sub debito iuramenti dixerint vel laudave-rint. Et si scivero. . . habitato-rem ianue non esse de dispendio cum consulibus de comuni per scriptum manifestabo. Ego non capiam neque capere fa-ciam nec scienter tcnebo aiit « tenere faciam ecclesiam 11 archi 12 fieri 13 p . . . intra fines parlamenli neque a roboreto ad geslam , neque a iugo usque ad mare per mare vel per terram, el si scivero aliquem qui facere vclil vel facere íicriquam cilius (180 y rem alienam in liiore maris, ñeque iu porlu, ñeque in civilale, ñeque in caslro, ñeque in Burgo, ñeque in ecclesiis excepto pondere el mensura quod accidit, ex consueludine nego-cialorum el exeeplis puerilibus fur-lis a xii denariis inferius. Quod si faclum fucYil el 14 infra xxx dies poslquam sciero non emenda veril manifestabo consulibus, vel illi cui factum furlum fueri(. Nec in aliquo prediclorum Iocorum lollam pecuniam que sil valens ultra xi \ . denarjos alicui homini per violeniiam de suis rebus nisi meo homini, el nisi per comunem 15 utililatem aul per licenliam consulum. ,16 Lanceas el museracos el saginas, non 11 de-Ihraam ñeque lanceabo super hominem compagne, el non perculiam cum specìaliler el meditative ullo ferro neque macia a ilumine bisannii 18 usque ad capul 19 faris, el a carbonaria et a maraxi usque ad mare nisi pro communi utililale civilatis.20 Ego per civilalem neque per castrum, ne* que per purgum, neque pro lillore maris, neque per porlum, non porlabo arma neque porlare faciam nec cullel-lum cum pimela, quod21 non sii poi" polero consulibus seu ' consuli oommunis manifeslabo, nisi . . non manifeslam. Ego non sur- , ripiani ncque surripere faciam furtive rem alienaci . . . neque in civilale neque intra iìnes parlamenti cxcepto pondero el mensura quod venil ex conven-tione négocialorum u nec ‘ ) 15 comuni utililale 16 nisi ira vel impel u mibicon-ligerit. 17 Iraham nec Irahere faciam aul lanceare 18 bisamnis 19 fari, et a marasi el a carbonaria 20 Ego infra fines parlamenti aut in porla non porlabo arma 21 qui non sit porlandus >• . r » ( 131 ) landtìm excepto pro communi utililate ani licenlia consulurn, 22 ani ul cxeam foris civilale aul burgum scu caslrum et excepto si assallus in me faclus fuerit aul 23 in cum vcl in cos cum quo vcl cum quibus fuero lune non tenebor sacramento cum levare el por-» * 1 • taré facere possim infra illuni assalti impetum. Devaslationem aul incen-dium non faeiam ncque facere fa-ciam meditativa el specialiler ulti homini huius compagne ultra quod sii valens denariorum xu per lolam islam compagnam in laude consolimi. 24 Non dabo ncque promitlam pecu- niam, neque dare 25 vel promillere faciam, ncque faciam aliquoil ser-vicium sive sacramenlum alicui 20 falso lesti, nec falsum teslern inqui-ram me sciente. De lurribus vero si consules prò aliqua militale comunis mihi quesierint, in laude ipsorum slabo. Ammodo non dabo consiliimi neque adiulorium alicui persone que el iminala fuerit de comuni re conira senlenciam consulum poslquam con-sules senlenciam inde dalam habuerint nisi ratiocinando. 27 Compagniam de pecunia non faciam„ cum aliquo lia-bilanle ultra vullabium el savigno- 22 aut ut intrem vel exeam fo-ras civilalenrr vel fines parla-menli excepto 23 adiuvero partem in quam assallus faclus fueril luqc non lenear et possim levare arnla in ipso assallu et sturmo excepto quod non possim trahere nec facere trahere cum balista vel areu, nec Janceare aut facere lanceare museracum. De-vaslalionem etc. * 21 sed si sciveroaliquem facere consulibus comunis manifeslabo nisi leneboftsacramcnto vel fide. Non dabo etc. 25 neque 20 homini habilanli infra no-slram iurisdiclionem pro lesli-monio reddendo vel non reddendo , excepto pro opere sue personae quod inde initial, vel pro dispendio viclus necessario nec falsum lesteni in . . . De lurribus elc. 27 Ego non accipiam pecuniam ab aliquo habitante ultra vul-labium el savignonem el mon- '( 182 ) fieni, ,el montoni alluni, ncque Ultra lem alluni vel varaginem ut varaginém, nec ullomodo fraudolenter emani vel campio accipiam in civi-tale ista merces alicuius extranei ut ipsi vel easdem poslea alicubi recuperare, vel aurum vel aliquid aliud inde accipere debeai. Ego fraudulen-ter non dabo servicium prò indi- cando piacilo alicui habilanli 28 hanc civitatem ianuae, nec ab aliquo ilio-rum prò eo iudicando aliquid sub fraude accipiam. Si consules vel 29 consul de placilis, aut arbitri seu arbiter quesierinl vel quesieril mibi consilium, sub sacramenti debito de aliquo piacilo quod debeanl indicare solvam precium in aliam terrain ncque accipiam illam in exlra-neis locis ul solvam precium in aliamlerram nec accipiam illam in exlraneis locis ut solvam precium in ianuam vel..... ramo, slagno, ferro .... bis similia que non siili conlrarie noslris mercibus neque faciam cum ili. . . accepero neque me sciente adducam ..... neque porlabo neque porlaro faciam seu adducere neque res eorum que sint contraria noslris mercibus .... pisanos et res eorum neque in capite libero usque in ianuam qui addticanl ex ler-ìis sarracenorum res noslris mercibus . ". . . merces illorum qui habilenla por! uveneris usque ad vigintimilium salvo paclo Saoriensium. Ego fra udii leu 1er.. neque faciam convicium pròju-dicando piacilo eie. 28 29 III ani ( 185 ) per bonam fidem sine fraude et malo ingcnio dabo 30 eis consilium 30 e-,- vc| cjs consilium quod inde secundum quod melius cogno- cognovero esse elc. vero esse racionabile, nisi eorum vel eins liccntia remanserit. Et si consul vel consules'de comuni quesic-[ril vel quesierinl mihi consilium de ,comunibus rebus noslrae civilalis dabo ei vel eis consilium inde secundum quod melius cognovero, ad ' proficuum et honorem nostrae civilalis , nisi eorum vel eius licenlia remanserit. El si quesierint mihi consilium de placilo quod judicare de-beanl, dabo eis inde consilium quod melius cognovero esse racionabile, nisi eorum licenlia remanserit. Ego per lolam islam compagnam non fa-ciam ullam conspiralionem neque coniuralionem neque rassam per sa-cramenlum,31 vel per tidem promis- 31 aul sam, nec per obbligalionem ullam, nec dabo alicui consilium vel auxi-lium quod facial, de comuni videlicet compagna facienda aul non, neque de habendis consulibus vel consulc aul non, nec quod aliquis civis habeal aliquod conume officium 3i vel non 32 aul neque de collecla facienda aul non sive 33 specialiler de aliis comunibus 33 generaliter negociis nostre civitatis, nisi secundum quod maior pars consulum qui tunc fuerint cum maiori partQ con- ♦ -, • ( 184 siljaloruin in numero personaruin se concordala fuérit. El si quis eril conlrarius34 de colicela facienda consulibus, 35 el ipsi quesierinl mihi inde consilium vel auxilium, dabo 36 eis bona fide. 57 Ego me sciente non adducam exlraneos mercalores per mare , ncque res eorum que sinl contrarie noslris mercibus ab arno usque ianuam, nisi sinl pisani el res illorum, neque a capile libero usque ianuam qui adducanl res ex lerris sarracenorum que nostris mercibus sinl eonlrariae el nisi sinl res illorum hominum qui habilenl a porlu veneris usque vigintimilium neque acci-piam de rebus eorum exlraneorum mercalorum in exlraneis lerris pro eo quod debeam ei dare ianue pre-cium éxceplis pannis, el ramo, el stagno, et ferro, et coralio, et his similia quae non sunt noslris contraria , neque porlabo per mare de rebus eorum neque in ianua acci-piam ad proficuum de mari. Ego non ero in consilio neque in faclo, ut forici mercalores faciant merca-tum cum aliis foricis mercaloribus in civilale ianua, neque in burgo, neque in castro, exceplis guarnimen-lis, el vianda, et equilaluris, vel aliis animalibus, quod si cognovero esse factum manifeslabo per me vel per 3i consulibus 35 cons^ .... 30 illis . < ’7 De rebus vero que perlinenl consulibus de comuni lenebor stare in laude ipsorum. De illis* quoque que perlinenl consuli-bùs de piacilis, ero dislriclus slare in laude ipsorum sicul delerminalum est in brevi con-sulalus eorum. Si cons'ul vel consules iverit aul ¡verini in exercitu exira alque prò comu-nalibus negociis noslre civila-lis, lenebor illi vel illis sacra-menlo compagne sicul leneor in civilale ianue. Ego non fa-ciam neque fieri . ... ut forici mercalores faciant mercaluin cum aliis foricis infra fines parlamenti de rebus eorum neque eni ... ribus ex rebus eorum exceplis guarnimenlis et vianda et equilaluris aliisque animali-bus, et si scivero ementem consulibus comunis illa die mani-feslabo pei1 scriptum si polero. Ego per tolam islam compa-gnam specialiler non consiliabor cum eie. V ( 185 ) nlíum consulibus connmis per lolum illum diem si polero, nisi oblivione remanscrit. Ñeque íaéialn cum foricis mercatoribus mercatum pro aliis foricis mercaloribus in ianua, cxceplis guarnimenlis et vianda el equilaluris. Ñeque de rebus eorum foricorum in illo mércalo dabo, excepto mércalo quod per me aul per noslratem fa-ciam sicul est consueludo de rebus hominum huius Ierre facere mercatum, el postea vendere alienis mercaloribus. De rebus vero que perti-nent consulibus de comuni ero di-strictus slare in laude ipsorum. De ilüs quoque que perlinenl consulibus de placilis ero dislriclus stare in laude ipsorum sicul determinatum esl in brevi eonsulalus eorum. Et si in exercilu ivero lenebor sacramento compagné consulibus qui in exercilu fuerinl sicul leneor in civilale ¡anua « Ego per lotam islam compagnam specialiler el nominalim non consi-liabor cum aliqua persona ul ego aul aller siin vel sil cónsul, nec elector cónsulum ñeque electorum,exceplo si publice a consulibus in aliqua prediclarum eleclionum vocalus fuero, tune non lenebor sacramento cum bene cum sociis meis palam mihi dalis, inde possim loqui el operari. Si fuero cónsul de comuni ego mil- * * _ ( 186 laro filium Philippi de Lamberto in consiliuro 38 ut sit unus de consilia-Joribus ianne si ipse fuorit in ianua et consiliator esse voluerit. Et si te-neor aliquo sacramento quo non pos-sim omnibus ianuensibus illis qui fuerint de compagna justiciam compiere et honorem ac ulililalem tolius comunis ianuae operari et si sum yassallus alicUius persone conira ... 1».' quani lionorem comunis ianue non exceptavi, per lolam islam compa-gnaro non ero consul neque consiliator. Si fuero consul ego non faciam aliquem nelarium nec illud offìcium alicui tollam, nec emancipabo aliquem , nec etalem dabo alicui sine auclorilate Philippi de Lamberto sicut scriptum est in brevibus consulum. Et si consul 39 de comuni licenlia maioris parlis consilialorum 40 qui fuerint ad consilium per tolam islam compagnam aliquid addiderint vel minuerint in brevi compagnae, prout addiderint vel minuerint 41 sacramento lenebor observare.42 De omnibus illis placilis de quibus fui arbi-ter in duobus preterilis annis post-quam arbitri fuerint constiluli in isla civitale et de quibus sènlentiam non dedi, tenebor sacramento dicere et laudare iusticiam, sicut in preterito anno scriptum erat in brevi compa- ). 38 • 1 aiiciiinoi'iini comunis 39 consti les 40 eorum qui iuraverinl consilium 41 islo i2 Si ... elegeril ad iudican-dum, bona fide el sine frau- de.....noslro nisi licenlia ulriusque parlis remanseril.In civilale isla non eniam pannos Ianeos nisi ad ... . emcro pe-ciam unam pro meis guarni-menlis el calceamenlis inciclen- placilurn suscepero ad iudicandum, bona lide et sine fraudc dicam iiulc iusliciam, nisi licenlia ulriusque par- lis. « In civilale ista causa reven- tlondi non emam pannns laneos nis1 ad cannae mensuram. Iigo non de* prcdaboi* nec ero in consilio aut in faclo quod aliquis depredelur aliquam personam de ianuensi 43 iurisdiclionc M noslra eunlem vcl redeunlem per mare 44 4i vel lerram valens ultra de- cl si quis hoc feceril, poslquam inde narios XII ... . convictus fueril , et consules inde sentenciam dederint, nullo inodo dabo ei scionlcr auxilium vel consilium contra senlenliam consulum. Si coa* clus sacramcnlo emi vel dehinc emero I aliquam lerram vel domum que sil cilra roborelum 45 el geslam el vc‘l iugum, non vendam earn fraudulen-ler ul dimiltam habilalionem huius civilalis. Ego iudex 46 habilator huius sive. aliquis civitalis ianue, si persona que habilel in ista civilale, vel in burgo, vel in castro quesieril mihi consilium de aliquo placilo non consiliabor ei inde 47 millere in placilum nisi videalur 4" inlrare mihi48 ex verbis eius quod rationem 48 exuberanlius (?) habeal, et si mihi cx verbis eius visum fuerit quod racionem habeal consiliabor ei inlrare inde in placilum, 49 el pro danilo consilio con- 49 . . . legibus vel usu el con- 17 i ( 188 sulibus vel arbilris de scnlcnlia ali- cuius placili non accipiam 50 prccium neque servicium. Pro expensis quas consules comunis ianue consilio ma-ioris parlis consilialorum facient in meliorando porlu et muranda civi-late 51 lenebor islo sacramenlo dare eis in eorum laude tanlum quantum debebo dare per ralionem illarum expensarum. Si fuero 52 advocator de aliqua conlenlione quam habeal ali-qua persona que habitel a Roborelo usque ad gestam et a iugo usque 53 ad mare bona fide 5i racionabili-ler earn placiiabo el adiuvabo 55 c. in. ccc. sciens infra iurisdictionem consulum de placitis nemini palro-cinabor nisi us conlri sil . . vel partes ambe de foris sint, vel nisi ha-bitanli infra prediclam iurisdictionem conlra extraneum patrocinium pre-slem, et de placilo, c. lib. vel quod sil, supra cenlum lib. quod habeat aliqua persona que habilel inlra pre-diclos lerminos non dabo alicui sin-gulari persone neque recipiam per me vel per aliurn pro illo placilo dispulando ullra solidos xxxm et ) Ira ius vel usum de ilia que-slione cum non adiuvabo sed de his unde cognovero parlem eius ralionem habere . . . earn bona fide. El pro dando consilio etc. 50 nec accipi faciam 51 el armandis et faciendis ga-leis. 52 placilator 53 savignone 5i Manca racionabililer 55 elposlquam cognovero quod pars quam adiuvabo de aliqua queslione quam placi/are . . . iusliliam salvonoslro usu bona fide quam cilius polero parli quam adiuvabo ius eam non favere dicam el si nolueril abslinere . . . eam conlra ralionem non adiuvabo de illa queslione, et de placilo cenlum librarum vel quod sil supra cenlum libras non dabo placi-lum alicui persone que habilel infra prediclos lerminos neque ( 189 ) denanos un. Et si placitum inerii recipiam per me vel per aliuni infra centum libras usque in vigilili pro ilio piacilo dispulando ultra non dabo inde ncque accipiam per solidos xxxwi et.......si me ncque per aliam personam ulIra, fuerit placitum infra centum limi denarios per li brani. Et si pia- bras usque in vigilili non dabo cilum fuerit infra xx libras non nec accipiam per me ncque etc. dabo neque accipiam inde ultra solidos v. El non accipiam nec dabo aliquo modo pro aliquo de supradi-clis placilando aliquod donum per me vel per aliam personam nisi ut predicluin est. El quolcumquc que-sliones in aliquo de supra prediclis placilis ernergant vel appare ani, non dabo inde nec accipiam per me vel per aliam personam plusquam de una questione dare vel accipcre debeo. Et si habuero predimi vel pi-gnus pro aliquo de supradielis placilis quod pia ci tare debeam, et anlc-quam finialur 56 ivero ultra porlum so negociuin veneris vel ultra albinganum, aul uilra gavi dabo ei pro quo placilare debuero alium advocalorcm pro me in sua volunlale, vel reddam ei ani suo cerio misso pignus aul precium quod habuero inde nisi 57 licenlia 57 eius illius remanseril. El si accepero ab aliqua persona pignus vel precium pro aliquo 58 placito quod placilare oS pro piacilo debeam el inde non placilavero 59 59 placilabo . ego reddam ei pignus 60 vel precium ... G0 el precium, et hoc observa-quo piacilo vel placilis pro quo vel ho de ilio piacilo eie. ( 190 pro quibiis non debeo ire vel alium niecuni ducere ad placilandum ullra predielos lerminos, vel quod habe...61 ......que habitel inlra predielos lerminos 6ä. De aliis vero liceal mihi dare vel accipere secundum quod paclum fuero. El si iudicem exlr. . . . ces, de foris duxero vel ducere fecero non lenebor islo sacramento qum possim dare ei vel eis secun- dum quod cum 63 ilio vel illis pa' cluni fecero, de ilio 64 u . .. acilo vel placilis pro quo vel pro quibus specialiler el nominalim venerinl. De aliis vero placilis non dabo plus quam supra determinai 65 ... . Si de aliqua re que non [tossii exlimari, ul esl liberlas usus fruelus el similia que placilare debeam, aliqua dubielas enierserii quantum ad 66 sa ... . in arbitrio maioris parlis consulum, vel illorum ante quos plaeitum eril dare et recipere possim. De hominibus qui habitant ultra predielos. .. ler-minos potero accipere secundum quod cum eis 67 concordalus fuero. Si racionabiliter probalum fuerit quod aliquis noslrorum consulum habeat factum conira sacramenlum consula-lus deponatur, el alius ponatur loco ) ci el quod habeal persona que 02 exeeplo si ei inde eonsilium dedero el inde Iamenlalioneni feceril lune liceal mihi quar-lain pai-lem precii inde accipere el ipse mihi.....placilis liceal mihi dare vel accipere se-cunduni quod pacluin fecero. El si iudicem exlraneum duxero v(‘l iudiees non lenebor 03 eo vel cum eis Gt videlicel piacilo vel placilis 65 determinali!in esl. Sed si de aliqua re etc. 66 sacramenlum in arbitrio 07 concordalus el racionabiliter probalum fuerit quod eie. ( 191 ) cius, cl nullo modo illi debili simus a 08 Ego non ero conlrarius consuli-bus volcnlibus faccre colleclam super rcvcnderolis el celeris similibus proul in brevi eorum scriptum esl. Ego non faciam ncque facere faciam ga-leam neque sagilleani ncque carrn-cam el postremo nullum lignum corsale nisi pro comuni ulililale a bar-chillona usque pisas , nec armabo galoam neque armari taciam, nec nili hoc facere volenti pccuuiam preslabo neque consilium neque auxiliuni cx hoc alicui dabo, exceplo per licen-liam maioris parlis consulum de comuni qui lune fuerint, exccpto na-varro quem deierare 11011 conslringi. mus. Ego parmenlerius 11011 faciam ncque fieri perniillam ullam fraudem vel lesionem in opere alicuius cui operari debeam. 09 Si discordiam habuero cuni homine de ianuensi compagna ego 11011 chicani neque ducere faciam non lencbo soldaderios10 nisi licentia maioris parlis consulum de comuni. Ego poslquain rcdicro ex aliquo ilinere anlequam lignum cxlio-nerem ponam nummos vel pignus in polestalcm cuslodienlis porlum, vel naulae sive naularuni meorum se-cunduin quod usus el consueludo ilineris cxigeril, et ego nauta vel naulae accipiam vel accipicinus pi- 08 Ego infra noslram jurisdi-cliouem non faciam neque fieri faciam galeam nec armabo, nec in, aliquo ilinere .... nisi iu-ravero slare in laude et prcce-plo majoris parlis consulum de comuni. Ego parmenlerius etc. 09 ego non ducam 70 neque aliquas .... populi aul lurbam aliquam pro dam-pno vel lcsione alicuius hominis noslre compagne ullo modo. Ego poslquam liguum exlione-rem ( 192 gnus vel nummos ab unoquoque sc-cundum quod simililer usus ilineris exposcil, el hoc simililer pouam in poleslale cius cui porlus cura coni-missa fueril. 71 Ego nullomodo infra iurisdiclioncm huius civilalis emani vel vendano alicui de eadem iurisdi-clione singularem cebellinum ultra quantilalem sol. xl remola omni adiimcti occasione ncque uxori meae ncque filiis, postremo'nulli de fami-lia mea pcrmillam orlimi deferre ultra predictam quanlilatem, his exce-plis qui nunc facli sinl, vel qui ab aliquo in legalione proficiscenle in futuro fieni. Si quis vero alias cu-riam pape vel regis vel impcraloris adire voluerit, ultra predictam quan-litatem orlum licenlia consulum deferre possil. Ego observabo conven-luni imperaioris siculi consules fe-cerunl cum demelrio 72 macropolila legato imperaioris, el si fuero emen-dalor brevium non auferam islud capilulum de brevi compagne. 73 ) 71 Manca questo trailo sino a deferre possi!. 72 macrampolilo 73 Si extraneus iudex prò aliquo ve/aliquibus placilis (lucliis Inerii .... ad quod illud pln-cilum seu piacila .... 'piaci-tundi in ipso vel ipsis placilis cuicumque parlium palrociniuin prestati quod ipse .... ¡urei sicul celeri iudices noslj-i ima- ( 1 (J3 ) veruni quantum adplacilandum allinei. Ego lenebor .... con-suluni de comuni quolicscum-quc venero in aliquo ligno de pelago pro igne faciendo .... iucro in exlraneis lerris lene* ))or slare in laude illorum ho-minum quos consulalus .. .de omnibus conlroversiis negocio-rum que pro mercacione no-slra inter nos emerserinl in il la terra .... tamquam si per consules ianuenses iudicarelur, el si voluerinl facere aliquod melioramenlum .... in laude ipsorum. Ego non aborrabo ne-que aborrare faciam pannum infra noslram iurisdictionem et si scivcro . . .consulibuscomu-nis manifeslabo infra duos dies. Ego non obradorerius slaliona-rius pellisarius. . . non faciam nec fieri faciam aliquam coniu-ralionem vel rassam per fidem vel iuramentum alio quolibel inde super mercibus . . . ali-quarum ianuensium et si feci bona fide deslruam vel cassabo cam. Ego lenebor habere el lenere arma .... mihi consules de comuni slaluerinl et ordina-verinl. Ego si habeo vel habe- ( 194 ) l>o pelras in linoni maris... a mari, quod li^na il>i commode applicare possint ol adtlurare Haec omnia etc. 11 Anno millesimo centesimo sexagesimo primo in consulalu Philippi de Lamberto. Rodoani de Mauro. Marlini de Volta-Willielmi Cigale, Oberli Spi-nule. Nel principio del Comune coi Consoli rinnova vasi ancor la Compagna, e come questi durava Ire anni; ma nel formare l’associazione del 1117 fu avvisato pili conveniente, eh’essa continuasse per quattro anni, sebbene i Consoli si cambiassero allora ad ogni (a) Nel Registro della Curia Arcivescovile di Genova , che vedrà presto la luce negli Atti della nostra Società per cura del bravo mio collega Signor Tommaso Belgrano è memoria del breve o giuramento della Compagna del 41GG ; infatti vi si legge al foglio 191: Emendatores brevium hoc capìtulum in breve compagne scripserunt prò decima de maris Millesimo. Centesimo. LXVI indie. XIII. Ego postquam rediero. ex aliquo itinere antequam exlionerem solvam dri-ctum moduli, et ignis, et domini archiepiscopi, secundum quod consuetudo itineris exegerit in ordinatione Consulum. et si oblivione remanscrit. ex quo fuero recordutus. infra dicm tcrdam id exsolvam. Haec omnia que superius scripla sunl observabo et operabor bona fide sine fraudo el malo ingenio in laude constilurn salvo nostro usu nisi quantum remanscrit iuslo dei impedimento , vel oblivione, aut licenlia consulum. 71 M. CLVII. Indie, quarta. («) ( 195 ) biennio, e poscia ad ogni anno. I due brevi, clic avele udito son chiara prova, che tale uso si mantenesse sino al 1157 e 11 Gl. V egregio abate Raggio illustrando il già citato breve, che osservar dovevano'i Consoli del 1143, affermò che a quel tempo la Compagna durava tre anni, e ad opinar (ale l’indussero le parole per hos tres annos, che leggonsi in più luoghi di quel giuramento. Ma cosi affermando egli non rifletté che quel breve era giuralo dai Consoli designati nel 1142, e quindi era corso già un anno dal principio della Compagna csordila nel 1141, e che dovendo terminare col principio del 1145, restavano ancor tre anni prima che venisse rinnovala. Maggiori difficoltà offre la spiegazione di quei luoghi dei brevi ove 1’ associalo promette a Filippo di Lamberto diversi privilegi, cioè eh’ essendo Console deputerebbe il figlio di lui a consigliere, e non creerebbe notai, nè farebbe emancipazioni, senza il consenso dello stesso Filippo. Infatti gli alti di emancipazione, che trovatisi nei volumi Chartarum bau sempre l’approvazione di lui, ed i figli si trovano spesso annoverati tra i consiglieri del Comune. Il dottissimo Cavalier Cibrario a recar lume a lai questione suppose , che Filippo fosse un gran giureconsulto, c che si volesse perciò 1’ autorevole sentenza di lui in atti tanto solenni, come 1’ emancipazione dei figli, e la creazione dei notai. Ma per quanto sia ingegnosa tale spiegazione , lascia pure molla incertezza e non si sa fra le altre, perchè mai i figli di Filippo dovessero seder nel Consiglio. Perchè non potremmo pensare invece, che Filippo fosse capo del parlilo o fazione, allora dominante nel Comune, e ricevesse perciò dagli aderenti suoi tali attestali di riverenza, e soggezione? E 1’ ipotesi è avvalorata da falli e documenti. Lo stesso breve del 1157 c’ indica che parlili, o fazioni, o come nel linguaggio del tempo dicevansi rasse, esistevano allora nella città, e proibisce agli associali di parteciparvi. « Io per tutta questa Compagna non apparterrò a nessuna congiura, cospirazione o russa, nè per giura- ( 190 ) mento, nè per obbligazione, nè per promessa alcuna. » E nel breve del 1161 si aggiunge « Se avrò fallo in buona fede qualche rassa la distruggerò e cancellerò. » Il Libar Jurium per l’appunto ci parla di una congiura, o rassa, che del U49 era siala falla contro Filippo di Lamberto primo Console di quell’anno (che ritornò a quel posto nel 1161), non sappiamo se a ragione o a torto. Nel 1147 alcuni cittadini, che mercantavano con Tripoli di Barberia erano stati catturati per mare da navi di Ruggiero Re di Sicilia. Filippo di Lamberto venne accusato di aver cooperato a quel danno. Si levò gran rumore, e non pochi dei cittadini più illustri cospirarono contro di lui, e la città fu agitata da grave discordia. Corso Serra, Gionata Crispino, Lamberto Porco, ed altri uomini consolari stavano tra gli oppositori di Filippo. A sedare il tumulto i colleghi di lui deliberarono unanimi di rimuoverlo dal-I’ uffizio, e colpironlo d’ incapacità a tenere in futuro cariche pubbliche, nondimeno obbligarono gli avversarii a sborsargli lire 150 in risarcimento delle perdile arrecategli. Qui però non aveva fine la cosa, perchè chiarito poco dopo Filippo innocente dell’appostogli delitto ordinavano, che gli fosse di nuovo aperta la via ai pubblici uifizii, e Io reintegravano nella stima dei cittadini. Egli però non riprendeva il seggio consolare sino al 1161; e l’anno seguente gli uomini della rassa inferociti forse per aver visto il loro avversario di bel nuovo al potere promettevano di entrare nella Compagna, e pagar le imposte a condizione che manterrebbero il loro giuro contro Filippo di Lamberto , e lor si renderebbero le lasse sino allora sborsale nel caso, eh’ egli fosse eletto agli uffizii di Console, di Ambasciatore, Consigliere, o Condottiere di esercito. Più non sappiamo dei casi di Filippo, ma questi fatti danno sufficiente lume al passo del breve da me riferito, ed ove fossero con accuratezza studiati e collegati con altri, che forse potrebbero venir fuori, diraderebbero 1’ oscurità, che copre tuttavia molle parti dell’ ordinamento primitivo del ( 197 ) Comune, e ci svelerebbero le diverse fasi alle quali andò poscia soggetto. E ritornando al Consolalo, è impossibile stabilire in qual anno esso avesse principio in Italia, perchè, come poco avanti avvertiva, non ci è dato di avere i passaggi dalla possibilità pura all’alto nella storia delle istituzioni politiche, che non sono il prodotto diretto della volontà del legislatore. Gli storici delle città singole argomentaci di mostrare il Consolalo presso loro antichissimo ; ma i documenti, che primi cel ricordano sono tulli del principio del secolo xn, assai pochi della fine del-1’ undecimo. Abbiamo dal Fumagalli e dal Giulini, che Milano ebbe Consoli sino dal 1099, ma nel 1107 n’è falla espressa menzione, ed i nomi più antichi, che conoscansi, sono di quelli del 1117. Il Durando nel suo Piemonte Cispadano antico articolo 12.° stampa una proposta di convenzione da conchiudersi fra i Consoli del Comune d’ Asti, ed il Conte di Moriana Umberto li colla data anno domini millesimo incarnacione nmigesimo oclavo indie, vili kal. aug. ; ma il dottissimo Giulio Cordero dei Conti di S. Quintino nelle sue Osservazioni critiche sopra alcuni particolari della Storia del Piemonte e della Liguria nei secoli xi, e xii stampale nel volume 13.° serie seconda delle Memorie dell’ Accademia delle Scienze di Torino, oltre a mostrare erronea P indizione, prova a chiare noie non potersi aggiunger fede a quel documento. Il Lami vuol che Pisa gli avesse nel 1094, ma non ci reca ragioni nè fatti. Non so quali documenti abbiano indotto il chiaro signor Gabriele Rosa (nella sua opera / feudi ed i Comuni della Lombardia, Bergamo 1854) ad affermare, che colà fossero nel 1017; il Manente, che cita, non è certo per critica lodato, nè contemporaneo ai falli che narra. Il Malvezzi sostiene che Brescia avesse Consoli nel 953, (Disi. 7. c. 4 ) ma scrive quallro secoli circa dopo, nè in questa, nè nelle altre sue notizie mostra finezza di giudizio. Una carta dell’ archivio di S. Fedele di Milano nomina ( 198 ) alcuni Consoli di Como del 1109. Il Moise lasciò memoria che Bergamo sua pairia nel 1112 era governala da dodici Magistrali annuali, cd il Pagnoncelli afferma, che quell’illustre città aveva Consoli sino dal 1109. Biandrale, come vedemmo, li ebbe nel 1093, Tortona nel 1122, Mantova nel 1126, Modena nel 1135. L’esimio Cavaliere Cibrario vuole che a Torino fossero sin dal tempo di Arrigo IV, cioè negli ultimi anni del secolo xi; ma si ha nolizia precisa di quelli del 1172. Il Campi sostenne, che sino dal 10G3 Piacenza già godesse il Consolato, ma fu combattuto, ed a ragione dal Muratori. Sicché o Signori da queste notizie è facile conchiudere , che il Consolalo sorgesse nelle diverse città della penisola Ira il cadere del secolo xi, e l’esordir del xn, quasi ad un tempo. Nè questa coincidenza dee recar meraviglia, ove considerisi, che uguale era la condizione delle diverse città e dei varii luoghi. Tulli abborrivano il giogo imperiale, e ancora più il marchionale. L’ esempio di una città I’ altra scuoteva, spingeva ad imitar la compagna. E questo destarsi di nuove forze, e questa brama di ordinamento più libero, che noi vediamo in Italia7 all’epoca slessa pur moslravasi in Francia: fatto importantissimo per la storia della civiltà comparata nei due paesi. Il Thierry nella sua bella opera sulla formazione del terzo stato c’ insegna, che dal 1100 ai 1113 si stabilivano le comuni giurale di Noyon, Beauvais, S. Quintino, Laon, Amiens, e si ordinavano i Consolali ad Arles e Beziers del 1131, a Monlpellier del 1141, a Nimes del 1145, a Narbona del 1148, a Tolosa del 1188. Una sola differenza si ravvisa a mio credere nella formazione del Comune e del Consolato in Francia cd in Italia, che dove Ira noi il nucleo delle Compagne, o associazioni rivoltose erano i militi, o cittadini possidenti; presso i nostri vicini invece i primi a desiarsi ed unirsi furono gli artigiani, e le classi del popolo. Agostino Thierry nella preziosa storia della conquista dell’ In- ( 19!) ) ghillcrra parlando della Normandia, così a lai riguardo si esprime: « La popolazione oppressa ebbe il pensiero di distruggere 1’ ineguaglianza delle razze, e molli artigiani specialmente operai, e paesani promisero con giuramento di far causa comune. » Ed il trovatore Benoit de Sainte Maure descrivendo tal movimento, che ci par redivivo nei sans culoltes del 1795 e nelle sollevazioni dei socialisti del secolo nostro, fa dire ai rivoltosi nel vernacolo del-1’ epoca : « Ñus sumes homes cuni il sunt « Tex me n ib res aoum cum il sunt « Et altresì grans cors avum « Bien avum contre un chevalier « Trente u quaranle paisans. Voi notaste, o Signori, che parlandovi dell’ anno in cui ebbe principio il Consolato nelle diverse città italiane, non toccai di Genova nostra, e ciò feci a bello studio, ond’esaminare con maggior agio le opinioni dei diversi nostri scrittori su tale argomento. E primo ci si offre il più venerando dei nostri storici moderni, il Marchese Girolamo Serra, il quale nel primo volume della dotta sua narrazione afferma, che sino dal secolo x il nostro Comune fosse già formalo, ed avesse Consoli. Ma tale asserzione ei non corrobora con ragioni, nè con documenti. E perciò malgrado la venerazione, che professo al nome di lui, ed ai pregi della sua opera, io non posso ammettere tale opinione. Il già Iodato Professore Gian Battista Raggio nelle erudite sue note allo Statuto Consolare del 1143 pubblicale nel volume Leges Municipales dei Monumenta historiae patriae parla di Consoli del 1039, e ci ricorda Ilerio e Guglielmo, come investili di tal dignità. Egli cita ad appoggio la collezione del Cicala, ov’è riportalo il placito tenuto in Genova dal Marchese Alberto nel 1059, ed a Vilielmus index domini regis, e ad Itetius index sacri palaiii si ( 200 ) <•*» per errore il (itolo di Consules. Disgrazialamenle il dolio Rn--ffo non vide 1’ originale di quell’ allo già stampalo allorché egli scriveva, nel volume primo Charlarum pag. 526, e si servì invece doli a copia inesalla del Cicala. oaido Ganduccio nel suo Discorso sopra un’ iscrizione di un ione genovese (rovala in Tortona, diè per il primo il lilolo onsoli ai due giudici succitati. Che il Ganduccio non avesse ide finezza di critica, chiaro lo prova il Discorso già ricordalo, incoi più 1 altro sulla profezia della conversione dei gemili, specialmente dei genovesi alla fede. Da lui Io avrà copialo il ¡cala, ed il chiaro Raggio si fidò Iroppo di quella copia. Lo seoiseie I epiteto di Console aggiunto a chi nell’ allo slesso è qualificalo ufficiale della corona, Guglielmo come giudice del Signor Re? ed Ilerio qual giudice del sacro palazzo è facile via a sospettare di falso ed erroneo l’esemplare di quell’ allo. Mostrai già, a principio perchè non debbansi ascrivere Ira i Consoli del nostro Comune i Preli, Diaconi e Chierici firmali nel- 1 allo del Vescovo Oberlo del 1052, nè altro stimo necessario aggiungere. Aeppure i Consoli assegnali all’ anno 1056 io posso accettare. Essi sono Ottone Goìitardo, Guiscardo ed Oberlo Pevere. Io tengo che questi ancora vengano dai Colleclanea del Cicala opera, egli è vero, assai utile ed imporlante, ma a causa del- 1 epoca in cui quel dotto e paziente raccoglitore viveva, non sempre ornala di quella critica senza cui a’ dì nostri non vuoisi ammettere nè fatto, nè documento di sorla. Quando la benemerita R-a deputazione di Storia patria di Torino non aveva ancor pubblicale le lanle pergamene, che contengono i due volumi Citarla-t um ed i documenti del Liber Jurium, quando il penetrar negli Archivi dello Stato non era a tutti concesso , come ora, e per il progresso delle idee, e per la cortesia e gentilezza dei Signori Commendatore Castelli, e Cavalier Cepollina ; quando i Manoscritti ( 201 ) delle Biblioteche pubbliche erano in assoluto disordine, senza guida di cataloghi, nè facilità di ottenerli; in quei tempi, io dico, il Cicala era necessariamente il Maestro di color che sanno, e dalla raccolta di lui dovevano attingere gli studiosi delle cose patrie ogni notizia senz’ avere in pronto altro criterio per ¡sceverare le certe dalle dubbie, le veridiche dalle false. Ma ora la Dio mercè chiunque legge i nomi di quei tre Consoli ricorda l’allo delle decime del sale del 1128 stampato nel Liber Jurium voi. 1, pag. 53, ed intende, che il Cicala ascrisse quei tre Consoli al 1056 ingannato da una copia erronea dell’ alto del 1128. Vero è, che dove in questo vi è Console un Guglielmo Pevere, nella nota del 1056 vedesi un’ Oberlo della slessa famiglia; ma facile è spiegare tale errore del copista, che sbagliando 1’ anno già ci dà idea sì meschina della sua esattezza. Ma senza ciò, basla osservare, che di Peveri non esistevano al 1056, e quindi se inventato è il Guglielmo di quel casato, tali debbono essere gli altri due Consoli. Infatti nel Registro Arcivescovile sotlo l’anno 1085 stà scritto: Liber Lanfranci Advocati patris Guglielmi Piperis; dunque questo Guglielmo figlio di Lanfranco Advocalo fu lo stipile dei Pevere, e da Guglielmo discese Lanfranco Pevere Console come il padre, del Comune, e sono quindi un ramo degli Advocati, il quale non esisteva prima del 1100 almeno. È impossibile poi che 1’ alto della decima del sale venisse fuori insieme al 1056, ed al 1128, ed è inulile il dimostrarvi, che un allo identico nella sostanza e nella forma, ed emanato dalla stessa autorità non possa appartenere a due epoche così Ira lor distanti. L’ esimio Abate Raggio parlò anche nel prelodalo lavoro dei Consoli genovesi del 1080, e ne furono anche slampali i nomi: Guglielmo Piccamiglio, Andrea Pevere, Oberlo della Volta, Enrico Rurone. Il Consolalo di costoro è appoggialo da quelli che lo sostengono ad un supposto privilegio, che vogliono accordalo in quell’ anno dal Comune di Genova al Signor Cocornino di Cogor- ( 202 ) no. Gli odi lori d. Caffaro del 1828 facciala 21 annunziarono qu,>f- qnalt picclara scoparla ; nè devo ciò recar meraviglia ‘ anche il dottissimo Monsignor Agostino Giustiniani era sialo . Ie,0‘ ^,l(* Preclaro ingegno del P. Spolorno nelle sue «fé illustrazioni agli anna,i del Giustiniani voi. Il, pag. 711 la- crif ^0IC’ co,ne quell’alto non meritasse fede e fosso apo- II l al° *II0M f*er adulare la nobile famiglia Cogorno, che 1 usti aio di privilegi, che risalissero a quell’epoca rimola. <1 eie die | allo ¡stesso, mutalo il nome della famiglia, fu dicaro K;5 ^a(0 a* ^dssan0* Ed onde voi stessi Io possiate giù-> e perchè nessuno Io invochi mai più come documento, r’f, .• CSS0 11011 ^)a cara^eie alclln0 di autenticità, piacemi di qui ‘ Io0IiendoIo dalla copia che ne ha la Biblioteca Civico- 13 nel volume D - S 3. P. 4. N. io e seguo la stessa orto-8rafia ’ e si,1,assi di quella copia. in nomine Domini-Anno currenle millesimo ocluagesimo, indi-' »e set unda, die quinta augusti. Cum reformantur aliqua debito stitiae pio urgenle licei quibusdam nova possinl videri surda,' et 1°ia (amen debent saviae mentes omnibus quaestionibus compla-piopiei quod Gulielmus Piccamilium (w), Andreas Piper, Oberlus de \ olla EnricusBuronus Consules, Beclores et Dominiquoad jurisdiclionem regiminis lanuae civilatis volenlesjus servare subjie-clis el non subjeclis nomino dicti comunis cum in orbe lerrarum dii qui Sllllt conslituti prò juslilia conservanda non debent ali-qui us iusliiiam denegare, sed unicuique Iribuere quod est suum, Domilius Cucurninus de Cucurno nobilis sii prò se, et suis progenie, et generatione de Cucurno, et omnos de domo sua privilegiati ab imperaloribus Romanorum, et immunes ab anga-ius, et peiangariis, colleclis, quolis gravaminibus, et aliis omnibus realibus, et personalibus; idcirco ad lalem pervenerunt Iran-saclionem, pactum, et conventionem, quod praedicli Consules, cloies (.1 Gubernatores, el praesides sou praesules nomine ( 205 ) « dicli Communis, et auctoritate praelibalae civitalis proiniserunt « solemni slipulalione diclo Cucurnino recipienti pro se, et su is « heredibus, et pro omnibus de Domo sua in futurum nullam « extorquere exaclionem, colleclam, quotam, provisionem, fodruin, « riparlitam, gabellarli, angariam, et perangariam, vel aliqua onera « realia, voi personalia ab ipsis Dominis nobilibus de Cueurno ; « nisi quod propterea nobiles de Cueurno tencantur tempore exer-« citus generalis, quando loia civilas Ianuae iveril cum galeis, seu « lignis generaliter pro aliqua discordia celebranda inter dicium « commune ex una parie, el quosdam alios ex altera lune lenean-« lur venire si requisiti fuerinl per reclores in diclo exurcilu, vel « custodire castrimi Cucurni eorum ex primis tempore dicii exer-« cilus, et dicium commune teneanlur in praesens, el in fulurum « defendere, el marum (sic) tenere, tenere (sic) in sua proleclione •< iuris, iuris (sic) civilis el municipalis, el sine aliqua exee-« plione iuris, vel faeli, el hoc exequendo privilegia eorumdem , « et propler eorum nobililalem sub poena decem niillium libraruni « denariorum brunelorum, quae poena lolies commillaiur cum « effeclu quolies eontrafaclum fueril, el ipsa poena ipso jure in-« lelligalur obbligata parli observanli per parlem 11011 observantem, * et quae non observaverit. Actum in plalea S. Laurentii seu in « sacralo maioris ecclesiae praesenlibus leslibus et rogalisPelro Cola « (sive Cos/a), Alberto de Turca, Ioanne de Volta, Nicolao Picamilio. « Ego Ilicardus filius Iacopini de Rapallo Nolarius Conslilulus ab « Imperio Romano Sacri palaiii rogalus de praediclis partium vo-« limiate scripsi, el ad aelernam rei menioriam publicavi. » Lo siile, la forma , le espressioni tulle dell’ allo vel palesano chiaramente uno dei tanti, che da Notai più amanti dell’oro, che del vero, si fabbricavano nei secoli XVI, e XV!I. lo non so poi come i difensori della sovranità vescovile accellino quell’epiteto di i)omini regminis civitalis, che i Consoli si danno ? Non è un’ of* fesa manifesta al Vescovo secondo loro, Conte e Signore della citià ? 18 ( 204 ) E se negli alti di maggiore importanza, anche dopo il 1100 il Vescovo interveniva coi Consoli, coni’ è mai eh’ egli manca in questo del 1080? A quell’ epoca l’autorità di lui doveva essere assai più larga e maggiore. Come poi i Consoli accordavano nel 1080 tanti privilegi ai Signori da Cogorno, che non unironsi ai Genovesi che nel 1145? L’atto parla di denari bruniti; ma nel 1080 non erano certo in uso. Infatti il Caffaro sotto il 1102 ci narra, che primo anno istius consulalus moneta denariorum papiensium velerum fxnem imbuii, el alia incepla moneta brunito-rum fuil. Nessuno degli alti ha memoria di essere stalo rogalo in platea S. Laurenlii, ma sempre o in ecclesia S. Laurentii, o in capitalo canonicae S. Laurenlii; nè trovo che alcun nolajo si servisse mai di quelle tronfie parole ad aelernam rei memoham publicavi usale in quest’ allo. Parlando dei Consoli del 1056 , già avvertii, come dei Peveri non esistessero avanti il 1100 , e le riflessioni stesse valgono per 1’ Andrea, eh’ è nominalo qual Console in quest’ allo. Ed a voi tanto studiosi delle cose nostre avrà certo recala meraviglia il sentire parlare di nobiltà genovese, e di ordine dei nobili nel 1080, quando la parola nobile non fu in Genova impiegata, che dopo la caduta del Consolalo, e per indicare gli uomini consolari. Nè vorrele accusarmi o Signori di avere spese soverchie parole a rendere evidente la falsità di quesl’ alto, che voi per apocrifo ravvisaste alla sola lettura, perchè non mancano tuttavia di coloro che vogliono attribuirgli aulenlicilà malgrado lanl’ indizi contrarii, che io ho creduto bene di mettere in luce. E cosi stimo di aver dimostralo che i Consoli assegnali al 1039, al 1052, al 1056 e 1080 sono erroneamente supposti, e creali da documenti o travisali, o ascritti ad anni ai quali non appartengono, o intieramente apocrifi. La Cronaca del Caffaro ha principio col 1099, e quindi non è ( 205 ) dubbio clic da quell’ anno il nostro Comune avesse Consoli ; ma non abbiamo qualche indizio, dal quale si possa desumere, che anche avanti quell’ epoca la Compagna ed il Consolalo, anche temporaneamente, esistessero nella città? Ecco quanto mi accingo a ricercare colla guida sicura dei documenti, che sinora possediamo. Nella cronaca della prima crociata scritta dal Caffaro, e che illustrala dal prelodato Avvocalo Francesco Ansaldo fa parte del primo volume degli Atti della nostra Società, leggonsi queste parole importantissime per il nostro argomento: « Isti aulem fralres (parla di Guglielmo, e Primo Embriaci) cum iota 'pecunia quam ce,pernii! cum galea una quam emerunt mare transierunt, et, lamine in vigìlia natioitalis Domìni venerunt , et lilteras de capiione lerusa-lenij et de succursu necessario a Ierosolimilana curia videlicet a Patriarca Dumberto, et a Golofreo regni Ierusalem Domino delule-runt. Poslquam vero Ianuenses lileras amonitionis succurrendi se-pulcrum Domini audierunt, illico guerras et discordias quas infra se habebanl, ila quidem quod per annum el dimidium sine consu-lalu et concordia steteranl, arma dimiserunl. Gerusalemme cadde nelle mani dei Crociali il 15 luglio 1099; i Genovesi il seppero il 2ì dicembre dello slesso anno, nel qual tempo ebbe principio la prima Compagna notata dal Caffaro; ma un anno e mezzo avanti quell’epoca, cioè verso il luglio del 1098,eglino avevano Consoli. Grande difficoltà si presenta però per far concordare questo passo della Cronaca della Crociala coi nostri Annali. Il diligentissimo Avvocalo Ansaldo studiò due diverse vie per togliere tale ambage, ed a mio giudizio la lettura da lui proposta di Anno di-midio invece di Anno uno et dimidio è la via più facile ad appianare ogni difficoltà. Con tale lezione si porta a 18 mesi oltre 1' epoca segnala dal Caffaro , il principio del nostro Consolalo. E P esistenza di Consoli ira noi avanti il 1099 ci viene confermala altresì dalla carta spellante all’ Abazia di S. Stefano, che il prelodalo Avvocalo Ansaldo pubblicò a pag. G9 dello stesso fascicolo 11 ( 200 ) degli Adi della nostra Società, e nella quale è falla menzione di Amico Brusco qual Console della cillà. L’ alto non ha anno , ma solo P indicazione Die veneris quod est nonas kalendas madias vigilia S. Georgii, e perciò il filippino Giscardi nell’ Origine delle Chiese di Genova (Mss. della Biblioteca dei Missionarii Urbani di Genova) ascrisse quest’allo al 1100, perchè alla vigilia di S. Giorgio di quell’ anno Amico Brusco era nel primo anno del Consolalo assegnatogli dal Caffaro; ma quell’ infaticabile racGoglilore di patrie memorie non avvidesi, che la vigilia di S. Giorgio, cioè il 23 aprile del 1100 non cadde in venerdì giorno dall’allo indicalo, ma in lunedì; nel 1101 fu in marledì e degli anni a quesli posteriori noi sappiamo il nome dei Consoli, nè mai trovasi tra essi Amico Brusco, quindi 1’ allo dee riferirsi ad anni anteriori al 1100. Esaminando le epoche ad esso più prossime io ho , che nel 1099 il 23 aprile cadde in sabato, ed in venerdì nel 1098, dunque a quest’ anno riferir devesi il documento, che ci prova con evidenza il Consolalo genovese anteriore al 1099. Nè son questi ludi gli indizi della maggiore antichità del Consolato , che io possa sottoporvi. II linguaggio stesso del Caffaro al principio degli annali non ci dee fare supporre, che allre Compagne , ed altri Consoli esistessero prima d’ allora ? Compagna trium annorum el sex Consulum incoepla futi, dunque non era la prima Compagna, che allrimenli, egli ci svelerebbe in che modo si formasse, nè il nome di Consoli era cosa nuova, o fuor d’uso. Ed infalli allorché Oltobono Scriba continuatore della cronaca di Caffaro dal 1173 al 1196 ci vuol parlare della mutazione avvenuta nel governo della cillà Tanno 1191, nel quale invece di Consoli fu eletto un Potestà straniero, c’ indica e le cagioni del cambiamento, ed il modo dell’esecuzione, perchè di cose nuove iraltavasi. Lo stesso fece Bartolomeo Scriba quando nel 1257 ci narrò l’espulsione dei Potestà, e la creazione del capitano Guglielmo Boccanegra portato al potere da un tumulto popolare, del quale 1’ annalista ci ( 207 ) diè tulli i particolari. Quindi il differente proceder del Caffaro ci è indizio abbastanza sicuro, che la Compagna del 1099 non fosse la prima. Oltre ciò nei brevi del Consolalo e delle Compagne prevedesi il caso eventuale della interruzione del primo e si determina chi dovrà farne le veci; ma quel caso non sappiamo che avvenisse dal 1100 in poi, quindi accenna a tradizioni anteriori a quell' epoca, in cui esso rimase sospeso. Da tutto ciò, o Signori, noi desumer possiamo che il Consolalo, e la Compagna esistessero avanti il 1099; con sicurezza possiamo affermare che ci fossero del 1098, ma i documenti sinora scoperti non ci mettono al caso di determinare nè P epoca, in che ebbe principio nè le altre nelle quali con interruzione era nella città. Con esattezza indicar possiamo, perchè il continuatore di Caffaro cel dice, che il Consolalo fu sospeso nel 1195, e fu ripreso per un anno solo nel 1201 ; lo surrogarono quindi i Podestà forestieri sino al 1207. In quest’anno ritornarono i Consoli sino al 1211, nel quale venne a governare la città il milanese Rainero Colla. Ripresero i Consoli il potere nel 1212, e vi durarono sino al 1216, per cederlo per P ultima volta ai Potestà. Le cause di queste variazioni, ed i particolari di esse meglio vi appariranno dalla qui unita serie dei Consoli, giacché ora è d’ uopo esaminare, quali fossero i doveri, quali i diritti di cui tal Supremo Magistrato godeva. È certo che tra noi essi erano eletti nel Parlamento, ed ogni membro della Compagna poteva essere investilo di lai dignità. Come l’elezione avvenisse, noi noi sappiamo. Un allo del 1147 stampalo nel Liber Juriurn ricorda gli elettori dei Consoli, e gli elettori degli elellori. Il prelodalo Haulleville tiene che si facesse per quartiere, ed arreca P autorità di Galvano Fiamma , il quale afferma che Consules principio fìebant per portas, e la porla era in quel tempo sinonimo di quartiere, perchè ad esso dava nome, lo non ( 208 ) sarei d’opinione contraria a questo dolio autore, riflettendo che la divisione in quartieri, Ira noi delti anche in seguilo Compagne, aveva grandissima importanza nel medio Evo. Su essa riposava l’amministrazione della giustizia, l’organamento del servizio militare, ed anche nei tempi posteriori al Consolalo, per le adunanze dei Consigli o Parlamenti, dal quartiere ricavavasi il numero dei chiamali. Il breve del 1143 già ricordalo c’insegna che le decisioni dei Consoli erano prese a maggioranza di voli, oh’ eglino avevano la direzione delle cose interne ed esterne dello Stalo , la rappresentanza in faccia ai forestieri, ed il comando delle armate in guerra. Lo Stalo assegnava loro un Salario (JeudumJ per il quale certi redditi, come quello dei banchi, del cantaro, della misura pubblica e della dogana, eran loro riservali. Dal 1114 in poi i Consoli non duravano in uffizio, che un anno solo, ma nulla vietava che lo slesso individuo fosse dopo qualche lasso di tempo rieletto. Ogiero Capra il tenne nel 1114, e poi nel 1125; Guglielmo Giudice nel 1122, e nel 1129; Guglielmo Cicala nel 1161 e nel 1165; Corso Serra nel 1164 , 1167 , e 1172. Entravano in uffizio il di della purificazione. In allre cillà i Consoli furono talvolta accusati di cattiva amministrazione della cosa pubblica, e perciò vennero espulsi dal loro Comune. Il Malvezzi ci narra, che ciò fecero i Bresciani nel 1133, ma esempi tali non si videro nella cillà nostra. A principio i Consoli del Comune amministravano la giustizia , e tenevano Placiti, perchè essendo essi entrali al luogo dei Conti, ne assunsero gli obblighi ed i doveri ; ma cresciuti di poi molto i pubblici affari, ritennero l’alta giurisdizione, (come rileviamo dal paragrafo vigesimo quarto del Breve 1143) e l’autorità criminale, lasciando quella delle cause civili ad un Magistrato d’ ordine inferiore detto perciò Consolalo della giustizia o dei Piacili o Piati. L’ anno in cui lai divisione di poteri avvenne cel tramandò il nostro annalista Caffaro il quale mentre a lutti i Consoli avanti il 1130 ( 209 ) diè P allribulo di Consoli del Comune e dei Piacili, in quest’ anno nomina Ire del Comune, e quattordici dei Piacili, e ne assegna due a ciascuno dei selle quartieri in che dividevasi allor la cillà, cioè Borgo tuttavia fuori della cinta delle mura; Soziglia; il quartiere della Porta ora Banchi; di 5. Lorenzo; Maccagnana; Piazza lunga cioè lutla la via, che or diciamo dei Giustiniani, e Palazzolo, che corrisponde a Castello. Il Consolato dei Piacili fu sospeso nel 1131 e nel 1152, ma rimesso nel 1153; però fu sminuito il numero, ed i quartieri ap-pajali ebbero solo olio Consoli dei Piacili; sicché due erano per Palazzolo e Piazza lunga ; due per Maccagnana e S. Lorenzo, ed altrettanti per il quartiere della Porla e Soziglia. Essendosi formalo il nuovo quartiere di Porta nuova (nella regione, che or chiamiamo Maddalena ed i vicoli ad essa perpendicolari) esso fu aggiunto a quello del Borgo. Nel 1134 i quartieri erano divisi in due ordini. I quattro più vicini al mare, ciò è: Palazzolo, Piazza lunga, Maccagnana & S. Lorenzo erano riuniti insieme con tre Consoli dei Placiti ; e tre altri ne avevano i quartieri della Porla, di Soziglia, di Porlanuova e del Borgo. Nel 1136 il numero dei Consoli fu portato ad otto, ma nel 1137 furono di nuovo ristretti a quattro, e tali durarono sino al 1154. Sei furono nel 1135 e 1156, ma nel 1157 di nuovo salirono ad olio. Nel 1159 non ne furono eletti che quadro, ma olio dal 1160 al 1162; del 1163 soli quattro, otto dal 1164 al 1166; di nuovo quattro dal 67 al 70; dal 71 sino al 1195 sempre otto; ma sette del 94 e 95; otlo di nuovo del 96. À dodici furono portali del 98, qualtro dei quali dovevano definire le cause insorte tra gli abitanti delle due giurisdizioni dei Placiti, cioè dei quartieri verso la città, c degli altri verso il borgo e furono chiamali Consules mediani, ovvero de medio, perchè sedevano in tribunale nel mezzo delle due regioni. Restò sospeso tal nuovo Magistrato con giurisdizione mista nel 1200, ma fu rimesso nel 1201, e continuò sino ( 210 ) agli ultimi anni del Consolalo, cioè sino al 1216, epoca in cui Giudici foreslieri presero ad amminislrar la giustizia. Solo nel 1247 e 1248 si videro rivivere Consoli citladini, ma durarono poco. Sino ai tempi a noi più vicini F amministrazione della Giustizia fu atíldala ai forestieri i quali non avendo legami di amicizia e di parentela coi cittadini, erano slimali più idonei a quel difficile incarico. Come i Consoli del Comune, quelli dei Piacili entrando in uffizio giuravano un breve che dovea guidarli nell’ esercizio delle lor funzioni. Il dotto avv. Canale rinvenne una parte di uno di essi e la pubblicò nel volume li della sua Nuova Storia pag. 233, ma dei cento cinque capitoli ch’esso comprendea egli ebbe solo i liloli, ed inlieri i primi quindici. Più forlunalo di lui il nostro Socio Avvocalo Francesco Ansaldo trovò per favore del dottissimo Cavaliere Domenico Promis il resto del Breve stesso nella Biblioteca di S. M. il Re in Torino. La pubblicazione di lai prezioso documenio avvantaggerà di molto le nostre cognizioni sulla giurisdizione dei Consoli dei Piacili. Per ora ci basii sapere che lai Magistrato giudicava le cause civili in prima istanza, rimanendo, come avvertii, ai Consoli del Comune ed il giudizio criminale ed il supremo nelle civili. L’ Haulleviile nell’opera citala sostiene che i Consoli dei Placiti prendevano talvolta anche parie all’ amministrazione del Comune, e reca un esempio tolto dai nostri Annali. Nel 1163 quando l’armala genovese recavasi a combattere i saraceni di Almeria, quattro Consoli del Comune e due dei Piacili conducevano l’esercito, mentre due del Comune ed altrettanti dei Placiti rimasero ad amministrare la città. Nè questo è I’ unico esempio. Del 1191 i due Consoli dei Piacili Guglielmo Zerbino ed Ottone Guaraco reca-vansi a prender possesso per il Comune del Porlo di Monaco, ed in molti casi trovo che i Consoli dei Placiti concorrevano alla gestione coi Consoli del Comune, ove specialmente si trattasse di va- ( 211 ) riare il territorio, o di promettere altrui ajuto, o fedeltà, quasi vi assistessero a rappresentar la giustizia e la legge. Nè per diversa ragione intervenivano negli atti più solenni, quali testimoni, ciò che da più documenti apparisce. Il prelodalo Abate Raggio pone in dubbio 1’ esistenza della giurisdizione dei Consoli dei Piacili, anche cumulala coi Consoli del Comune, avanti il 1130, (Vedi Atti del Congresso degli Scienziati del 1846 riunione del 24 settembre) ma è bastevole prova in contrario P Autorità di CatTaro, che riportando varie liste di Consoli anteriori a quell’ epoca, vi aggiunge sempre fuerunt Con-sules de Communi, el de Placitis, o frase simile. Uno storico moderno assegnò Consoli dei Piacili ad epoche anteriori a quella, che il Caffaro nolo come principio di tal Magistrato. Egli avrà avute le sue buone ragioni, ma io non posso ammettere il Consolalo di Amico Murla nel 1105 , di Ottone De Mari nel 1112, nè di Leonardo della Volpe nel 1115, che credo venuti fuori da documenti malamente trascritti in tempi antichi. Dei quattro attribuii'! al 1109, Guglielmo Zerbino fu Console, egli è vero, nel 1191, come Caffaro ed altri documenti ci mostrano, non del 1109; gli altri tre, cioè Rubaldo Lercari, Guglielmo di Rodolfo, ed Ollone delle Isole sono nominali nel lodo che accorda alla chiesa e monastero di S. Benigno tavole 69 ed 1/8 di terra in San Pier d’ Arena. L’ esimio P. Spotorno fu il primo, che diede a quell’ allo (che or serbasi nella Biblioteca della R. Università) la data rimota del 1109, ma il chiaro Ab. Raggio nei N.‘ 126 e 128 della Gazzetta di Genova del 1846, e negli alti del Congresso degli Scienziati dell’ anno stesso , mostrò ad evidenza che per i nomi dei Consoli , che ivi son ricordati , per P indizione notala, per la memoria del Palazzo Arcivescovile , e per le persone dei Teslimonii e del Notaio, debba riferirsi invece al 1179. Io avvertii nel mio volume Carte e Cronache Manoscritte per la Storia genovese, eh’ essendo la linea della data scritta con inchiostro meno ( 212 ) nero del resto, può ben supporsi, che fosse aggiunta qualche tempo dopo , ed in fretta , e quindi il Nolajo dimenticasse il sepluagesimo. E di esempi siffatti non abbiamo scarsezza in quei tempi, in cui tanto grande era l'ignoranza dei pubblici scrivani, che bene spesso tralasciavano i nomi dei testimoni perchè difficili a scriversi. La Repubblica volendo provvedere di Giudici i forestieri, che trovavansi nella città per le liti, che tra loro avevano e pelle quistioni, che potevano insorgere coi cittadini, stabilì verso il 1178 un Consolato dei forestieri furilanorum che cessò nel 1215, nel qual anno, giusta il continuatore di Caffaro, i Consiglieri deliberarono, che tali funzioni assumessero quei del Comune, ed il loro Vicario. Come la città, così le campagne, e le terre dei dintorni avevan Consoli. Del 1134 son ricordati in San Pier d’Arena. Un atto del 1158 stampato a pagine 532 del volume II. Cliarlarum dei Monumenta Hislo-riae palnae nota Ottone Vernazzano, e Pietro Pigmario Consoli di San Pier d’Arena, che per errore furono scritti nell’ indice di quel volume pag. 1901 tra i Consoli di Genova. Il territorio di S. Tommaso aveva Consoli nel 1191. Le terre di Quarto e Quinto nel 1192; Marassi, Pino, e Morassana nel 1183; nel 1190 Quezzi,e Struppa. Un lodo del 1186 è a nome dei quattro Consoli della Pieve di Rivarolo. Una pergamena autentica dell’ Abazia di San Stefano ricorda quelli di Carignano del 1213. Seslri nel 1161 ne aveva già due, ed il Comune di Genova permetteva a Noli di crearne nel 1150, ed a Laigueglia nel 1182, e tali alti trovansi nel libra dei Giuri. Oltre i Consoli del Comune e dei Piacili, ed anche prima dello stabilimento di questi ultimi, eran parte integrante dell’organamento del nostro Comune il Parlamento ed il Consiglio. Non brevi, non leggi, non decreti di qualsivoglia natura ci ricordali i diritti ed i doveri di questi corpi dello Slato, ma dai pochi documenti, che ci rimangono, e dai nostri Annalisti possiamo raccogliere: ( 213 ) Che il Parlamento radunavasi al suono della campana , e tulli i membri della Compagna erano obbligali ad accorrervi come già avvertii ; Esso eleggeva i Consoli ed era consultalo sulle leggi generali , la guerra , la pace, le alleanze , le imposte. Bene spesso si radunava nella cattedrale di San Lorenzo, seguendo il costume degli antichi romani, che nei tempii degli Dei deliberavano le sorti del paese. Prima di chiamare il Parlamento raceoglievasi d'ordinario il Consiglio. L’ annalista Oberto Cancelliere all’anno 1170 lo conferma con queste espressioni : inilo staiim concilio, et facta cura velocitale concione. Nel mese di Novembre di quello stesso anno arriva in Genova un ambasciatore lucchese a chiedere dal Comune soccorso contro i Pisani. Egli prega i Consoli di riunire il Consiglio, onde dare ad esso notizia della sua missione. Tenuto questo, (celebralo consilio), chiede che sia convocato il Parlamento (rogans, ut consules facerenl concionem et parlamenlum). Il Caffaro tra le lodi che dà ai Consoli che governavano la Repubblica nel 1163 aggiunge eh’ eglino , chiamato il Parlamento (conclone vocala), reser conto dell’introito e dell’esito delle finanze della Repubblica. Ai Consoli spettava il diritto di riunirlo, ove I’ avesser credulo utile. Sappiamo però che nel 1164 fu chiamalo dall’ Arcivescovo, uomo per le virtù della mente e del cuore commendevolissimo, ed ecco la causa di ciò. Il più autorevole dei Consoli dell’anno, Marcinone Della Volla, era slato da un sicario ucciso, e la cillà tulla si era commossa a si nero misfatto, sicché era divampala la guerra civile con lanla fierezza, che l’annalista riferendo il caso asserisce, che per sei anni la città rimase debole e cadenle: Ci-vitas januae debili* merito exlilit, et imbecillis usque ad sexium consulatum. V Arcivescovo del tempo, eh’ era Ugone della Volla, radunò il Parlamento, e come lo storico dice : Fretus divino concilio consulatum inlrantis anni suo ordinavil arbitrio. Alcuni vollero prendere da questo fatto argomento a supporre, che ( 214 ) I’ Arcivescovo così facesse in forza del potere sovrano che gli spet-’ ma [ annahsia riferendo ciò, che cogli occhi propri vedeva, c )e a^ai meglio di noi conosceva il modo di sentire dell’ epoca, ogiunge che 1’ Arcivescovo agiva in lale guisa ut bonus pastor -, c°ine poteva essere altrimenti in quei lempi, nei quali pasore era ,| padre de, guo popo|o? NoI,, jnfuriar d(j. ( . 11GSa **nianeva sempre come un terreno neutrale al quale p. e?ual fiducia ricorrevano. Molli esempi di colale confi h . a^iaino ne^a nostra storia, come quando nel 1257, discor-. \ c‘lla(^‘n' sull elezione del potestà, rimisero la quistione al- 11 i° Ai civcscovo, e nella sentenza di lui si acquetarono pienamente. Del Consiglio sappiamo, che radunavasi come il Parlamento al on d( Ila campana. Caffaro od Oberlo Cancelliere lo chiamano ene spesso Senato. Il Cicala nella raccolta già cilala nota parecchie 'olle il numero dei Consiglieri di ogni anno che varia quasi sem-pie, ma bene sposso ei confonde i membri del Parlamento con quei del Consiglio. Nella pace coi conti di Lavagna dell’anno 1166 sono sottoscritti ventidue Consiglieri; altrettanti nei patti coi JVar-honesi del 1224; oltanlaquattro nella pace con Montpellier del 1225. Ciò prova, che oltre il numero dei Consiglieri ordinarli, bene spesso altri cittadini venivano chiamali ad intervenire. E negli alii riferiti nel libro dei giuri troviamo frequenti esempi di ciò. Uno del 29 aprile 1227 diee de voluntate consUii civilalis januae per cinlracum al cornu tnore solilo eonmcalum, et de qualuor aliisper compagiiam. Senza 1 approvazione del Consiglio i nostri Consoli non potevano dichiarar guerra, levare imposte, far difese pubbliche, e neppure mettere a pegno le proprietà del Comune oltre il tempo, che du-lar dovevano in officio. Le deliberazioni si prendevano a maggio-ìanza, e con sassolini bianchi o neri s’indicava il proprio volo. In altre città il Consiglio era dello di credenza; tra noi tal termine non si vede usalo avanti il 1266. ( m ) Non è a confondere 1’ uffizio dei Consiglieri con quelli degli Emendatori dei Brevi, come ha fallo il tedesco Ileid nella sua bella disertazione sullo stato di Genova avanti il governo dei Potestà. A questo Magistrato era riservala soltanto la correzione dei brevi o giuri, che nei tempi stabiliti venivano promessi dai Consoli dei due ordini e dalla Compagna, nei quali era compendiala, come dicemmo, la legislazione del tempo. Eglino lasciando intatta la costituzione della città erano tenuti ad introdurre quelle modificazioni che i tempi suggerivano. Nei palli coi conti di Lavagna del 1166, che trovatisi nel Liber Jurium , i Consoli promettono , che lascerebbero scritto ai loro successori di obbligare gli Emendatori dei Brevi a notare nel giuro della Compagna il patto di pagare ai Lavagnini una somma a titolo di feudo : et relinqueinus per scriptum sequentibus post nos consulibus, ut cogant emendato-res brevium emendare in brevi compagne quod quicumque ad consulatum pervenerint praedictum feudum in unoquoque anno vobis sol-vere teneantur. Ed in un altro allo del 1152 leggesi che gli Emendatori dei brevi avevano scritto: Consules macella de locis quibus erant mutare, et terram comuni januae ut supra laudare debent. Uffìzio di finanze era quello dei Clavigeri depositari, o tesorieri del Comune. Vennero stabiliti nel 1122, e cessalo il Consolato furono chiamali Magistrato degli otto, ed in tempi più recenti Anziani. Prima del 1210 non veggonsi firmali negli atii pubblici. Maggiore importanza avevano altrove. A Torino, giusta il cav. Cibrario , presiedevano al Consiglio. A Savigliano avevano titolo di Sindaci. Il Cancelliere e gli Scrivani vennero istituiti ancor essi nel 1122 per rogare ed autenticare col suggello dello Stato gli atti pubblici. Gli Scrivani, altri erano del Comune altri dei Giudici, o Consoli dei Placiti, e quasi sempre i primi scieglievansi tra i secondi. Il Caffaro comincia a dare il nome di questi ministri troppo lardi, ma il Liber Jurium ci conserva il nome del Cancelliere del 1133, eh’ era Bonus Infans genuensis. Non par che gli Scrivani fosser ( 210 ) sempre scelli Ira i Notai, od in più ulti vediamo ricordala una sola o ambe le qualità. Allorché Enrico VI Imperatore venne in Genova nel 1191 creò Notaio Buongiovanni già Scrivano dei Consoli di Giustizia. Da Federico II ebbero i genovesi nel 1220 la facoltà d’ istituir Notai; nè ciò dee recar meraviglia, perchè l'impero concedeva tal privilegio a coloro eh’ erano, o teneva per suoi feudatarii. Francesco Maria Camosci nella sua dissertazione Genua uh Imperio germanico libera (Ms. della Biblioteca Civica Borio) pag. 190, avverte, che ciò non fu perchè i genovesi non potessero crear Notai di loro arbitrio, e molli n’avevano anzi nominali per I’ innanzi, ma onde quei dossi avendo autorità non dal Comune solo, ma anche dall’ Imperatore, potessero esercitare la carica fuori della giurisdizione della città, il che riusciva utilissimo ai cittadini nel commercio che avevano all’ estero. II Camosci scriveva sotto l’impressione delle idee dominanti nel secolo scorso, allorché volevasi che la città nostra sempre fosse siala libera ed indipendente da ogni diritto imperiale. Io son d’avviso invece, che i genovesi volessero con lai privilegio aver dall’ Imperatore I’ approvazione di quello che avevano già fallo, onde anche il diritto a loro sostegno non mancasse; appunto come nel 11G2 avevano ottenuto dall’Imperatore Barbarossa la facoltà di crear Consoli, sebbene da parecchi anni li nominassero. Magistrato assai importante tra noi erano anche i Consoli del mare, che secondo trovo scritto, esigevano la lassa d’ ancoraggio, d’ importazione, e tulle le rendile e proventi della navigazione. Il Foglietta all’ anno 1250, cosi parla dei Consoli del mare : Jam saeculum allerum, cum praeter consules in causis forensibus qua-luor cives sodi et conciliarli dati quorum cura quam maxime ad res maritimas pertineret, ideo vulgo eomules maria appellati sunl. Chi non conosce il celebre libro del Consolato del mare che contiene una raccolta delle ordinazioni e consuetudini marittime e ( 217 ) mercantili, che vennero introdotte in Europa verso il 101)0 . Da quel libro rilevasi, che i genovesi nel 1180 giurarono di ossei vare tali leggi internazionali ; perciò sin d’ allora eglino dovevano avei i-un magistrato, che le custodisse. Forse non avevano ancora il !■ lolo di Consoli del mare, ricordo anzi di avere incontralo I espressione Consules portm et moduli ed infatti il libro precisalo » i ricorda i nomi di sei cittadini, i quali giurarono al capo del Molo di osservar sempre quegli statuti, (a) Caffaro ne ha memoria sotto il 1200, ina di quell anno non è memoria dei Clavigeri o otto Nobili come furon poscia chiamali , parrebbe quindi, che i due uflìzii fossero riuniti; ma nel foglia^zo dei Notai succitato, io trovo menzione speciale dell’ uno e I alito magistrato ad un tempo: pag. 99 , facc. Il 123t 24 novembre Ego Valentinus Scriba confìteor Imbuisse a vobis Baluaido de Palio, et Dondedeo de Guidone , et Arnaldo de Orto Consulibus ìntroitus inaris prò vobis et Ottone Pignolio solvenlibus libi a* xxxv quae mihi reslabant ud solvendum de meo feudo anni praesenlis de mense februarii promitlentes vobis vestro nomine, et nomine dicli Ottoboni Pignoli recipientibus quod si ahquod damnum a Communi lanuae vel potestate seu odo nobilibus pasti fucntis ni vobis restituam et emendabo eie. E sebbene il continuatore di Cafl.no ci dia i nomi degli otto Nobili, o Clavigeri del 1248, io trovo poi negli alti del Notaio Bartolomeo Defornari sotto il 12 giugno di quell’anno nominali i Consoli del mare: Ego Litulphus de Moni aldo con-stituo te, lacobum Minorelum meum procuratorem ad petendum it recipiendum prò vie a Iohanne Stralerio, et Matthaeo Pignolio, et lacobo Puccio, et lacobo de Murta Consulibus maris libras tre.s januae quas mihi debent prò communi januae prò pastura equi mei, et quae scriplae sunl in cartulario didorum Consulum inaris. Nelle convenzioni di Genova del 1291 con Antonio Del Cairello, (a) Il Cicala sotto l’anno 1501 ricorda quattro consoli delta Compagnia del \fitlo. ( 218 ) dlcesi, che i Consoli del mare giudicherebbero le questioni insorte per la vendila del cacio e della carne; io sono quindi d’avviso, che il Magistrato dei Consoli del mare non solo dirigesse le faccende marittime, ma anche avesse potestà giudiziaria su quanto riguardava il commercio in generale, che in somma disimpegnasse le incombenze dei Tractatores mercantiae stabiliti nel secolo XIV, e dell’ O/ficìum mercantiae del XV, che però era coadjuvalo per la polizia marittima dall’ ufficio di Gazaria. Più cose polrebbero aggiungersi sulle funzioni dei Consoli del mare, se non ci mancassero i documenti che spellano al particolare nostro aulico diritto marittimo. »Gli Statuii commerciali di Gazzaria, e qualche capo delle leggi del 1556, ecco quanto su di esso ci rimane di più anlico. Non è da meravigliare che il Magistrato del mare avesse titolo di Consolato, perchè con tal nome indicavansi Magistrali assai inferiori, e di particolari negozii, gabelle, e provvidenze. Avevamo Consoli delle caleghe, o pubblici incanii, Consoli delle diverse corporazioni delle arli. Dei Consoli dell’ introito o gabella della canna dà notizia il Nolajo Bonvassallo di Cascino sollo il 1236, 14 agosto. Ego Carbonus Malocellus Comul introitus cannae nomine par-ticipum dicti introitus vendo et cedo libi Ugoni de Biparolio jus colligendi ab otnni persona abitante a Bisamne usque porturn ve-nerem, quee emit pannos lance vel canabacios vel fustaneos sive bambaxiles in civilale januw, vel infra dictos confìmos a Bi-samne usque Portum venerem, vel alibi denarios duos janua; prò qualibel libra quam implicabunt sive de qua emerit pannos supradi-ctos prcetio Librarum decem jaìiuce quas confiteor Imbuisse. Reslami a parlare del CintracOyO pubblico banditore, al quale da alcuni scrittori vollesi far rappresentare parte principalissima nel nostro Comune. Il documento sugli uffizi e vantaggi che a lui aspettavano fu già pubblicato da Raffaele della Torre e dal Muratori colla dala erronea del 1190; ora grazie alla Regia Deputazione sopraili ( 219) sludi di Storia patria, Vcdcsi stampalo esattamente solto il 1142 nel Libcr jurium. Egli godeva molli privilegi ed aveva diritto a varie decime; ma andava soggetto in cambio ad obblighi ass;ii gravi. Egli ordinava le guardie, convocava il popolo al Parlamento , ed al nome di esso giurava, quando nelle riunioni occorreva. Gl* im cumbeva altresì l’uffizio di arrestare i ladri, e di batterli. Le immunità di lui sono confermale dalle leggi del 1413, dalle quali scorgesi* che per l’ingrandimento della cillà a quell’epoca, v’erau tre pubblici banditori, e due sin dal 1383. Non Genova sola ma diverse città della Liguria avevano cinlra-e,hi con privilegi ed obblighi uguali. Nel Liber jurium vediamo ricordalo il cinlraco di Albenga del 1199; quello di Noli del 1202 ;-di Savona dello stesso anno; di Oneglia del 1199, e di Venliiniglia del 1222, ed in tulle queste cillà egli giurava a nome del popolo. Ed anche fuori della Liguria, uso eguale avevano in Francia Grasse e Narbonne, ed Alessandria, ove il banditore riteneva tuttavia l’an^ tico nome di Prccco e le cui funzioni corrispondevano insomma in gran parie a quelle degli uscieri dei nostri tempi. I sostenitori della sovranità del nostro Vescovo vollero far del Cinlraco 1’ intendente dei beni di lui, e confondendo i benefici , eh’ egli godeva, con quelli del Vescovo, lo crearono Amministratore dei beni della Chiesa. Ma nè il decreto del 1142, nè gli altri, in cui il Cinlraco è nominalo ci mostrano eh’ egli avesse allre rela-1 zioni colla Chiesa, che il custodire le porle del Battistero nel sabato santo, nel quale incarico non so vedere, che una delle attribuzioni del rappresentante della forza pubblica. Se il Cinlraco batteva i ladri, oppignorava i debitori, perchè non poteva custodire anche il Battistero? Ma aveva dei vantaggi, dei privilegi? e che perciò? Non era forse necessario allettare con ¡speciali vantaggi ad un uffizio. in gran parie assai faticoso e spregevole ? Nè si dica che nel secolo XII non erano in voga i principii di civiltà e raffinatezza che governano il nostro ; perchè anche in tempi più antichi, e sino 19 ( 220 ) nella romana Repubblica, I’ufficio di Banditore pubblico lenevasi per abbiello, sebbene fosse assai lucroso. Infoili leggiamo negli aiv lichi decreti del Sonalo romano che Pmconis Minislcnum panini honestum et civile quamvis qmslimum habebatur. Non mancarono di coloro che fecero del noslro Cinlraco il rappresentante del popolo, cioè della gente estranea alla Compagna, appunto perch’egli giurava per l’anima del popolo nelle assemblee. Ma gli atti, incui il Cinlraco giurava, avevano luogo nel Parlamento, il quale, come già dicemmo, era composto degli ascritti alla Compagna ; quindi egli giurava a nome di lutti coloro eli’ erano colà convenuti, e quello-puli deve intendersi nel vero senso della parola, perchè, come Tullio afferma nel libro primo della Repubblica, il popolo non è la plebe, sed calus midiitudinis juris consenm, et utilitalis cornmuniom socia111$, come della nostra Compagna avveniva. E non polendo tulli i riuniti in breve ora giurare, il Cinlraco a nome Ior facevaio, come in tempi posteriori usavano gli uscieri nei tribunali ed adunanze. Ed eccovi, o Signori, delineala in brevi traili la natura dei varii ufìfizii e magistrali clic dalla fine del secolo XI sino all’ esordire del XIII furono al governo del noslro Comune, che io venni tessendo ad aprirmi più facile la via per offrirvi la serie illustrala dei benemeriti, che li coprirono. Io vi mostrai il consolalo, frullo del nuovo ordinamenio dei comuni a libertà, non germoglio di pianta germanica, non reliquia del municipio antico. Indicai i doveri ed i diritti dei Consoli, e sebben leggermente, adombrai la struttura dell’ edilìzio comunale. Nulla potei offrir di nuovo a voi tanto eruditi nelle sloriche discipline ; ma se con questa mia nota gettai qualche lume sopra questioni ancora oscure, se vi eccitai a tentare argomenti non ancora esplorali, accettale i miei sforzi qual piccolo attestato d’affetlo a questa nostra Società, dalla quale tanto spera la patria. I tempi non corrono propizi agli studi, ed i fatti presenti ci rimovono dal meditare gli antichi; ma come avvertiva 1’ottimo ( 221 ) nosl.ro Presidente i1) nell’aprire con forbitissima orazione le tornale di quest’ anno, le opere più grandi, che vantano le lettere, e le arti italiane, compironsi in tempi di politici rivolgimenti. E mentre altri si adoperano colle armi a liberar la patria dalla straniera dominazione e farla grande ed unita, tenlerem forse noi opera meno utile e degna adoperandoci, perch’essa abbia una storia che pienamente ritragga le età passale da tanto, ed invano desiderala? (1) Il Cav. Antonio Crocco Consigliere della Corlc di appello, illustre letterato, e mio dolce amico. NOTA Onde il lettore possa giudicare a rigor di critica dell’ importanza ed autenticità del verbale di duello da me citato di sopra, qui lo reco. L’amor del vero solo mi guida nei miei studi, e sarò sempre grato a coloro, che ad esso mi avvicineranno, se talora me ne scorgeranno lontano. SI VI secundo Kal. Madias. IND. IV. t Die martis quod est secundo calendas madias in Civitate Ianua in laubia « Soiarii doraui Episcopio Sancte Ianuensis Ecclesie presencia domini Johanni * Episcopi et Iudicum seu relincorum bonorum hominum corum nomina subter « leguntur fuit paratus Godo filius quondam Lamberti et avocatus Monasterii a Sci Stefani protoxpi Marliris sito foris et prope civitate Ianua cum Fusto « et scuto seu Eguangelia at jurandum et pugna faciendum sicut uuadialuin « abebat nominative de pecia una de vites cum area sua sita prope Ecclesia « sci Martini quod a Adalguda Olia quondam Petri pro cartula ofersione « ejusdem monasterio fecisset Eldeprando filio suo dissit quod iam dieta Adel-« gude genitrice sua talem cartula eidem monasterii non fecisset et eadem « ofersione cartula falsa apellaset tunc ibi locum dedit ipse Eldcprandus « uuadia eundem Godoni de pugna at defendendum iam dieta pecia de vinea « quod per libcllum eidem monasterii esset justa consuetudinem hujus ciui- ( 223 ) < late lamia nec al cundera Eldeprando per lege nec per nullam racionem non « pertenuisset unde odie inter nos constitutum Placilum inissum est al pugna « ipsa seu Sacramentum faciendum sed ipse Eldeprando ibi non venit sicul « uuadia dedit nec secum eumdem Godo Avocato iam dicto Monasterio non « coniunsit et taliter separaverunt se inde; factum est hoc suprascripto die « martis Indicione quarta fel. • WUUARACO lUDEX INTERFUI. (Da pergamena autentica sul dorso della quale di mano antica è scritto De Braida) Lo parole in corsivo son ritoccate da altro inchiostro. Che la terra in questione fosse veramente di proprietà della Chiesa genovese chiaro apparisce da! documento seguente : CMLXXXXVI Mense Octub. ind. x. imp. ottone hi. Anno I. « In Nomine Domini Dei et Salvatori nostri lesu xpi Otto gratia Dei Im-« perator Agustus anno imperii ejus Deo propicio hic in Italia primo mense » octuber indicione decima. Tibi Domnus Andrea Abas Monasterio S.Sle-« fani proto xpi martiris sito foris hanc urbe januense. Ego udalguda filia « quondam Ursoni et relieta bone memorie Petri qui professa sum ex nacione « mea lege vivere Romana donatrix et ofertrix vestra ss. dixi quisquis in san-« ctishac venerabilibus locis vel in subsidium monachorum ex suis aliquit con-« tulerit rebus juxta auctoris voce in hoc seculo centuplum accipiet et quod « melius est vitam possidebit eternam. Ideoque ego qs. Udalguda donatrix et « ofertrix vestra do dono cedo trado conferò et per hanc cartula ofersionis « in te qs. Andrea Abas et ceteri monaehis qui nunc in predicto monasterio « ordinali sunt vel deinceps ordinati esse debent per mercedem anime mee « in substentamentum vel subsidium vestrorum abendum confirmo, hoc est « medièlate de vinea et omnibus meis libellariis que abere videor non longe a « Ci vitate lanua locus ubi .... at sancto Martino quoherit ei tam at supra-« scripta medietas quam at super totum ab uno latere terra1 S. Martini de alia « parte terra de liered. q.da Petri ludici . de aliis duabus partibus vias publi-« cas siveq.: ali sunt quoherentes infra jamdiclas quoherencias omnia supra-« scripta medietate una cum acessione et ingresso vel exilo suo seu cum supe-« rioribus et inferioribus suis omnia suprascripta medietate in. in. ab hac die « tibi qs. Andrei Abati tuisque successoribus dono et ofero et per hanc car- ( 224 ) et Aymericum de Plobeto prò decima montaneae Cetae ortas diri-munt. È del mese di agosto e vi prendono parte i Consoli Iterius Pedicula, Otho Vicecomes e Marchio de Caffara. Il Monte di Cela, per chi noi sapesse, sorge presso la Pieve del Borgo dei Fornari, e viene dai conladini ora appellalo Munte du Riva, ed è appunto quello sollo cui è praticalo il tunnel della Ferrovia ira Busalla e Ronco. La Chiesa parrocchiale del luogo è nelle auliche carie delta Sancta Maria de Cela e la parrocchia Plebs de Cela, o Seta. Il Caflaro narra anche in quest’anno nuove vittorie dei Genovesi sui Pisani, e fa notare che mentre quelli prendevano a questi uomini e navi, gli ultimi nella loro sconfina non avevano neppure il conforto di aver tolto ai nemici un uomo solo. ANNO 1128 INDIZIONE COMUNE VI E V GENOVESE. I Consoli di quest’anno furono quattro, e se eccettuiamo Guiscardo, gli altri avevano allre volle occupalo il seggio consolare. Eglino erano: I. Otho Contardus. II. Guiscardus che come già avvertii era fratello di Caflaro. III. Guilieìmus Judex de Drubeco. IV. Guilieìmus Piper. II Liber jurium registra due alti a nomo di questi Consoli; il primo è del febbraio e libera dai tributi straordinari i conti di ( 242 ) III. Caffarus. IV. Guìlielmus Piper figliuolo di Lanfranco Advocato figlio di Dodone, come nella prefazione accennai. In questo Consolalo continuarono le villorie sui Pisani , e nella procedura giudiziaria furono introdotti i teslimonii, che sottoscrivessero i Iodi o contratti. Nel 1157, come vedemmo, fu vietalo agli slranieri [’intervenire in tale qualità agli atti dei ciltadini. ANNO 1126 INDIZIONE COMUNE IV E Ili GENOVESE. I. Ollio Goniardua. II. Bellamulus già Console al 1124. III. Guìlielmus Porcus. Era costui di famiglia visconlile, e vari di tal cognome leggonsi ricordali Ira coloro che pagavano maggior terratico all’Arcivescovo. IV. Guìlielmus Piccamilius. Le vittorie e battaglie contro i Pisani sono da Cafiaro descritte anche in quest’anno, e par che in esso fossero maggiori dei precedenti. ANNO 1127 INDIZIONE COMUNE V E IV DI GENOVA. I. Iterius Pedinila già Console allrc volle. II. Caffams. III. Marchio de Caffara. Nolisi che Marchio è nome, non lilolo, comeallri stampò. Mollo era usalo in Genova, e sol che guardinsi i Monumenta llisloriac palriae si troverà assai ripetuto ed in molle famiglie. IV. Olho de Mari già ricordalo. V. Guìlielmus de Volta che vedemmo Console nel 1123. VI. Raynaldus Sardena pur Console altra volta. II numero dei Consoli fu quindi accresciuto in quesl’annò, ina ( 243 ) non quanto vorrebbe un recente scrittore, che ai notali del Caflaro aggiunse Ottone Visconte, Bellamuto, e Guglielmo Porco. Il primo come dicemmo è identico ad Ottone De-Mari. Gli altri due eran Consóli dell’anno precedente. Forse Tallo della vendila della terra di Voltaggio celebralo nel gennaio del 1127 fu causa di tale errore, che vien tolto se riflettasi che i Consoli dall’anno precedente duravano in carica sino al febbrai*) del seguente. È di questo Consolalo Tallo stampalo a pag. 3 del Liber jurium voi. I che ha il titolo lanuenses Consules contentiones inter lanuae commune et Mascarum,, et Aymericum de Plobeto prò decima montaneae Cetae ortas diri-munt. E del mese di agosto e vi prendono parte i Consoli Iterius Pedicula, Otho Vicecomes e Marchio de Caffara. Il Monte di Cela, per chi noi sapesse, sorge presso la Pieve del Borgo dei Fornari, e viene dai contadini ora appellalo Munte du Rim, ed è appunto quello sotto cui è praticalo il tunnel della Ferrovia tra Busalla e Ronco. La Chiesa parrocchiale del luogo è nelle auliche carie delta Sancta Maria de Cela e la parrocchia Plebs de Cela, o Seta. Il Caflaro narra anche in quest’anno nuove vittorie dei Genovesi sui Pisani, e fa nolare che mentre quelli prendevano a questi uomini e navi, gli ultimi nella loro sconfitta non avevano neppure il conforto di aver tolto ai nemici un uomo solo. ANNO 1128 INDIZIONE COMUNE VI E V GENOVESE. I Consoli di quest’anno furono quattro, e se eccettuiamo Guiscardo, gli altri avevano altre volle occupalo il seggio consolare. Eglino erano: I. Olho Contardus. II. Guiscardus che come già avvertii era fratello di Caflaro. III. Guilieìmus Judex de Drubeco. IV. Guilieìmus Piper. II Liber jurium registra due alti a nome di questi Consoli; il primo è del febbraio e libera dai tributi straordinari i conti di ( 244 ) Lavagna; il secondo della fine di aprile toglie tal privilegio a quei feudatarii. A questi Consoli altresì consegnavano il breve del dazio da pagarsi dai forestieri arrivali in Genova Lanfranco Gabo ed Azo. La conquista di Montalto fu l’avvenimento più importante di questo consolalo. Non è esso, come taluno affermò, Montalto d’Acqui, ma Monlallo genovese, del quale alcuni ruderi veggonsi lullavia sul monte che sorge a mezzogiorno della stazione della ferrovia d’Ar-quala, tra Pralolungo a ponente, e Rigoroso a levante. Seguendo le creste dei monti prossimi a questo in direzione di maestro giun-gesi ad Àimero altro castello ora dislrulto sopra Carrosio. Il silo ove sorgeva ritiene però il nome di Castdio Ameo. Nelle carte del Liber jurium spellanti ai Marchesi di Cavi vengono nominali insieme Montaltum, Ayindimi, Vullabium, Tassarolium, Pasturanam eie. tulli già dipendenti da quei Marchesi, e poscia acquiseli dalla Repubblica. Sotto quest’ anno il Liber jurium riporta il decreto della guardia della città, e dei dintorni. L’Avvocalo Carlo Cuneo pubblicò quest’allo nella sua Memoria sulla Banca di San Giorgio colla dala del 1142, e lento altresì di spiegare i luoghi in esso ricordati, ma non sempre vi riuscì felicemente come moslra la lettera che qui unisco del mio egregio amico D. Angelo Remondini Rettore di S. Antonio di Casamavari in Bisagno, che piacemi riportare testualmente, contenendo essa diverse indicazioni assai utili: Stimatissimo Signor Agostino, « Nella lusinga d’aver trovalo in un mio libro Parrocchiale la vera lezione d’una parola del decrelo di Guardia del 1128 o 1142 non so a chi meglio comunicarla che a V. S. che fanlo s’occupa delle cose patrie. « Nel decrelo di Guardia pare che olire al Capoluogo di un paese sieno nominale anche le frazioni del medesimo = p. e. di Montezignano vi sono notali anche i quarlicri di Terpi, del giogo ( 245 ) di S. Eusebio o di Merini = homincs de Terpi, de Monteasiano, el lugo et de Melmi — di Slaglieno i quartieri di Proli, delle Moline e del vicino Ìlivara o Riva (che vcramenle è frazione di Casamavari, ma alle moline assai vicino) Ilomines de Pradello el de Stajano, de Molinello et de Iiivara: di Casamavari v’è nolalo il luogo di Camporsone. Homines de Casamavali el de Campo Ursonis clic il Cuneo interpretò per S. Olcese; ma io però lo giudico località, ora disabitata, sopra d'una collina di Casamavari delta tuttora dai nostri Camporsone e della quale nel libro Defunclorum a pag. 101 sotto li 10 maggio 1635 si legge quanto segue: « 1635 die 10 Maij. » Jonnes Anlotritis Rolla de parocchiaS. MariaeMagdalenae invenlus fuil mortus in loco ubi dicitur ager ursonis sine ulla plaga el oilensa post dies odo quibus e propria domo discessit, et recognilus a Domino Vicario bisanni sepullus fnil in Ecclesia nostra Sancii Antonini de licenzia parrochi illius Ecclesiae. « E di ciò basti. A proposito però delle interpretazioni del Cuneo, le parole ad Molendinos binellos che egli spiega per Molini fuori le porle di S. Bartolomeo, non potrebbero invece intendersi pei Molini che erano di fronte a Campobincllo piccolo quartiere di Casamavari? A me basta, se ho colio nel segno, aver trovalo il Camporsone, e mostratolo a V. S., lo che mi vale di bella occasione per rinnovarle la mia slima e devozione, ripetendomi Di V. S. Illustrissima Da S. Antonino di Casamavari 10 Febbraio 1859. Devotissimo Umilissimo Servitore Angelo Re.mo.ndi.ni Rettore. ( 240 ) Lieto di aver pubblicato questa lettera dell’egregio e Reverendo Romondini, io fo’ voli perchè coloro che conoscono i luoghi indicali in quel decrelo vogliano emendare le false spiegazioni dale dal Cuneo. Egli tradusse in Veganego il luogo di Vcgoni poco distante da Quezzi e frazione di quella parrocchia pur ricordato dal Giustiniani nei suoi Annali pag. XVI (della prima edizione) è poi la villa Vegori con dodici foghi cl Quecio con quaranta ambedue sotto ma chiesa di S. Maria Maddalena. E come avea fallo di Campus Ursonis, S. Olcese, così fu obbligato il Cuneo a dire che zetiestedo, citalo poco dopo, possa essere la torrazza, quando parmi invece di dovere affermare, che sia Ginestrea, località e rigagnolo vicino a Quezzi che nelle cario dello slesso secolo XII veggonsi anche nominali ginesledo. ANNO 1129 IìNDIZIONE COMUNE VII E VI DI GENOVA. I Consoli dell’anno precedente restano in carica anche in questo. Cafiaro discorre di nuove vittorie riportale dai Genovesi sui Pisani, e descrive specialmente il combattimento ch’ebbe luogo presso Messina. Sul finire del loro uffizio, cioè nel gennaio del 1150, i Consoli dichiararono che fosse valido il contralto nuziale quando la sposa avesse compiuti gli anni diciolto. ANNO 1150 INDIZIONE COMUNE Vili E VII DI GENOVA. Si stabilisce il Consolato del Comune separalo da quello dei Piacili. Ottengono il primo tre uomini stali più volle Consoli. I. Rubaldus Vetulus. II. Guìlielmus de Volta. III. Bellamutus. Anche da qualche scrittore fu aggiunto un quarlo Console a ( 247 ) quesl’anno non registrato da Caffaro nò da alcun documento, Ansaldo Mallone, che io non posso ammettere. I Consoli dei Placiti furono quattordici distribuiti nel modo seguente : I. Compagna o quartiere del borgo Guilielmus Piccamilius che già vedemmo Console del Comune. Genuardus de Vulpe che alcuni codici chiamano altresì Leonardus. II. Compagna di Soziglia Guilielmus de Nigro ed Henricus Roca. Il codice dell’ Università lo appella de Roza. III. Nella Compagna della Porta Caffarus, Marinus de Porta. IV. In quella di S. Lorenzo Oiho de Gandulfo, Oglerius De Mari. V. Nell’altra di Maccagnana Ronus de Iter io, Ansaldus Crespinus. VI. In quella di Piazzalunga Bonusvassallus de Odone (sul quale veggasi quanto noto sotto il 1152), Guilielmus de Bonobello. VII. NeU’ultima finalmente di Palazzolo o Castello Oglerius Capra, Alberlonus De Aiisaldo detto in alcuni codici Ita. In quest’anno la Repubblica estese di mollo i suoi domimi nell’occidentale riviera sino a Venlimiglia. Sarebbe prezzo dell’ opera il determinare qui la divisione ed i limiti delle diverse Compagne di sopra ricordale, ma mancano i documenti del tempo. Un qualche lume a tale argomento possono recare i cartulari più vetusti della Banca di S. Giorgio, ove sotto il nome di ciascuna Compagna veggonsi notate le diverse conestagie o compagnie d’armi che la formavano, le quali toglievano il nome dalle contrade ove abitavano i cittadini appartenenti ad ognuna. Vero è che tali registri sono di due secoli posteriori al cessare del Consolalo, e perciò offrono dei quartieri di fresco costruiti, ma facile è sceverar questi dai più antichi, e stabilire se non con esattezza, almeno con probabilità, la circoscrizione delle Compagne primitive. Il Carlularium restanlium avariarum anni 1471 da carte 121 a 225 così enumera le diverse Compagne: ( 248 ) I. Compagna Castri che rispondeva all'aulica di palazzolo c compì elideva Sarzano i1), Ravccca (2), Maschcrona, Santa Croce, la parie del Prione verso Castello (Predoni Castri), una parte della contrada di 5. Donato, cioè quella che volge a Castello, la contrada di *5. lazzaro, ora delle Grazie, la Piazza del Molo, e S. Marco. II. Compagna Plateae longae clic prendeva il nome, come di-cemnio, dalla contrada or delta dei Giustiniani ed abbracciava la pai le della salila del Prione vicina a Piazzalunga (Predoni Plateae longac) la parie della contrada di S. Donalo verso Piazzalunga CS. Donati Plateae longae) la Chiavica cioè in fondo della strada Giustiniani presso la Pescheria e la Riva. IH. Compagna Macagnanae (confusa bone spesso colla contrada di Mascherona la quale apparteneva invece, come vedemmo, alla Compagna di Castello o Palazzolo ) era formala dalla porla di Santo Andrea, S. Ambrogio, contrada dei Maleanloni (3), della Croce di Canneto, e di Canneto stesso. IV. Compagna S. Laurentii che partendo dalla porla di S. Andrea seguiva la strada di S. Ambrogio e cogli orli di S. Andrea racchiudeva i piccoli vicoli di Pozzocurlo, e Vollalione e coi dintorni di S. Lorenzo terminava al vico del Filo e Sculeria. V. Compagna Portae che dalla Domoculta, or Piazza di S. Domenico, allargavasi alle seguenti contrade: Clavoneria, forse la slrada degli orefici e dintorni, Campo dei Fabbri (or Campelto), Picco,' pietra, Porta fico, e di colà sino all’Acquasola. VI. Compagna Suxiliae eh’ estendevasi a Sosiglia cogli alligni macelli, Spaeria, che le carie del secolo XIV dicono vicina ai macelli (0, la piazza delle Fontane Amorose (della nelle auliche cailc (1) Un alto del 1227 ci ricorda che colà tenevasi a quel tempo il p>'rla mento. Sarzani campus ibi partanientuin. (2) È detta Balneum in carta del H6I. (3) Le carte del secolo XV dicono che tal conlrada era vicina alla Chiavica. (4) Carrubetis Spaeriorum de Suxilia prope macellimi. é ( 249 ) moroso,, o maroso) collo spazio che or forma la maggior parte delle Strade nuove, la Maddalena e Banchi. VII. Compagna Porlae Novac così denominata dalla Porta che allora era vicina all’attuale Piazza dei Grimaldi, nel luogo ove or vedesi il vico di Porla nuova, ed era formala dai luoghi e contrade di Manussola, cioè la Posta vecchia i1), Sartoria che or diciamo Pellicceria e S. Siro. Vili. Compagna Burgi che nel Cartulario è della Burgi Cioitalis, abbracciava Fossatello, Unloria nelle vicinanze di Vallechiara (2), S. Agnese, Valle Chiara e Porla di Vacca. Le Compagne del Borgo e di Portanuova nel 1130 ne formavano una sola delta del Borgo, ma nel 1134, come vedremo, furono divise certo per l’accresciula popolazione della città. E da tal causa altresì, e dall’ingrandimento della città stessa debbesi ripetere raggiunta delle due più recenti che anche nello stesso libro avariarum vengono annoverale cioè: la Compagna del Borgo di Santo Stefano circoscritta alla piazza di quel nome, a Ponticello, Rivolorbido, Porloria, S. Vincenzo, e finalmente la Compagna del Borgo di S. Tommaso, che aveva per confini 5. Fede, S. Vittore, S. Giovanni, S. Tommaso e fuori le porte di tal nome (3). (1) Così scrivo perchè lo trovo accennato in documenti del secolo XIV. (2) Un documento del 15ói ha Vallis clara in capite tinctoriae. Un altro del 1530 ci ricorda che Vallis clara era prima detta Pashireza. (5) Credo utile di riportare qui ad litteram l’estratto del Cartulario di San \ Giorgio che ho ricordato, e perchè le mio asserzioni abbiano prova sicura, e perchè alni possa meglio illustrare la divisione delle Compagne. Cartularium Restantium Avariarum anni 1471 (esistente nell’Arcliivio (li S. Giorgio, sala di S. Maria), da carte 121 a 225. Compagna Castri Conestagia — Sarzani — Raveche — Mascheronae — Sanctae Crucis — ( 250 ) Un altro mio lavoro illustrerà la topografia della città nostra nelle diverse epoche, per ora basti questo cenno sull’antica divisione delle Compagne. ANNO 1131, INDIZIONE GENOVESE Vili. E IX CESAREA. Furono eletti Consoli del Comune e dei Piacili per un anno solo: I. Guilìèlmits de Mauro cioè figlio di Mauro di Piazza lunga, che vedemmo Console più volte. II. Oberlus Ususmaris. Anche costui era nobilissimo. Il Registro Arcivescovile ricorda i suoi figli ed il fratello Jonaiha. Il Voi. II Charlarum dei Monumenta Ilistome patriae a pag. 328 riporla un alto del 10 maggio U5G col quale Baldizone, Guglielmo cd Ottone Usodimare rinunziarono a Oberlo loro fratello lutto ciò che avevano avuto per donazione da Druda figliuola del detto Oberlo. III. Olilo Contardus Console per la terza volta. Predoni Castri — Sancti Donati Castri — Sancii Nazarii — Plateae Moduli — Sancti Marci — Compagna Plateae Longae Coneslagia — Predoni Plateae longae — Sancii Donati Plateae longae — Clavicae — Rippae — Compagna Machagnanae Conestagia — Porlae Sancti Andreae — S. Ambrosii — Malcantoni — Crucis Caneti — Caneti — Compagna S. Laurentii Conestagia — Putei Curii — Ortorura S. Andreae — Voltae Lconis — Scutariae — Carrubei fili — Compagna Burgi S. Slephani Conestagia — Versus portam S. Andrea — Ponticelli — Plani S. Slephani — Itivi turbidi — Porlae Auriae — S. Vincentii — Compagna Porlae Conestagia — Clavoneriae — Campi Fabrorum — Picapctrum — Domus cu II ac - Portici ficus — Acquesolae — ( 251 ) IV- Gulielmus Pipar. Scarso nolizie ci da il Caffaro delle imprese di questo consolalo, nè c indica perchè il Magistrato dei Placiti fosse di bel nuovo affidalo ai Consoli del Comune. Un di essi Ollone Conlardo andò ambasciatore a Cornila giudice di Arborea, ed ottenne la donazione eh è a carte oO del volume I del Liber jurium. Di Oberto Usodi-mare e Guglielmo Pevere è memoria a pagina 46 di quel volume ed alla 47 altresì sotto la rubrica De vendea Joannis Ficcobibis come fu scritto per ¡sbaglio in luogo di Siccobiberi. ma queU’alto appartiene al 1134, ed eglino son ricordali come Consoli usciti d’uffizio, e come Consoli degli anni anteriori cilansi pure a pagine 52 sotto il 1137. Non doveano perciò essere annoverali tra i Consoli di quest’ultimo anno nell’indice a pag. 1579 dello stesso volume. D’onde mai fu tolto il Giordano di Zoaglio che in altra serie consolare vedesi stampalo tra i Consoli del 1151? Nè Caffaro, nè altri cronisti, nè documenti di sorta cel danno. Compagna Suxiliae Coneslagia — Macelli Suxiliae _ Spaeriae — Fontis Morosi — Magdalenae — Bancorum — Compagna l'orlae Nome Coneslagia — Manusolae — Porlae Novae — Sarloriae — Sancii Siri — Compagna Iiurgi Civitalis Coneslagia — Fossalclli — Unctoriae — S. Agnetis — Vallis clarae — Porlae Vacharuoi — Compagna Burgi S. Tliomae Coneslagia — S. Fidei — S. Victoris — Podii S. Johannis — Canonorum S. Thomae (forse ov’è tuttavia il Vico dei Cannoni nome comune a molli vicoli di Genova ed applicato alle località ove sono molti tubi dell’acquedotto, ed ove l’acqua diramasi nelle diverse direzioni, e perciò abbiamo vico Cannoni della Marina, vico Cannoni di Ravecca, vico Cannoni dell’Ospedaletto ecc. — Extra portam S. Thomao — •21 ( 252 ) ANNO H52, INDIZIONE IX GENOVESE E X CESAREA. Cinque Consoli rivestili della potestà esecutiva e giudiziaria ebbe il Comune in quest’anno, e furono: I. Bonusvassallus de Odone o Olitone. Un allo del 1150 slam-palo a pag. 54 del Liber jurium ci dice con precisione qual fosse quesl Odone o Ollone di cui Buonvassallo era figliuolo. È colà sei ilio infatti Bonusvassallus de Odone de Gairardo, quindi è quell Ottone, o Odone de Garaldo che vedemmo Console nel 1118 e 1119. E lralello a questo Buonvassallo era pure Boemondo, che fu Console anch’egli nel 1157, e eh’è nominalo in un allo del 1144 (Lib. jur., voi. I, pag. 95) nel modo .'seguente: Bonusvassallus Odonis, Bojamons frater ejus. II. Oglerius de Guidone notalo per ¡sbaglio nel volume I del Liber jurium come Oglerius de Odone. Era egli figlio di Guidone di Rustico di Rizo, che vedemmo Console più volle. Oggerio ebbe due figliuoli che vengono ricordali negli alti stampati nel volume II Chartarum dei Monumenta Ilistoriae patriae cioè Guido ed Ogerio. Una carta del 1150 lo dice Oglerius de Guidone de Erizone. III. Guìlielmus de Volta Console per la quarta volta. IV. Olilo de Gandulpho Bufo. V. Guìlielmus Piccamilius. È a nome di questi Consoli l’infeudazione di Frascati ai signori di Passano eh’è a pag. 40 del primo volume del Liber jurium. In quesl’anno la Repubblica fece grandi apparecchi contro i Pisani, ai quali tolse una galea presso Cagliari, e diresse altresì le sue armi contro i Conti di Lavagna, che non osservavano le convenzioni già stipulale. ( m ) ANNO 1155, INDIZIONE X GENOVESE ED XI VOLGARE. Solo Ire furono in quest’anno i Consoli del Comune. I. Oberlus 7'urris. Costui col fratello Idone è ricordato nel Registro Arcivescovile perchè pagava all’ Arcivescovo due denari per una casa, ed un allo rogalo da Giovanni Scriba nel 1158 (Vedi voi. II Cliartaruin) ricorda la casa dei figli del quondam Oberto Torre in vacuo mercati cioè presso la piazza di S. Giorgio. II. Lanfrancus Velulus. Il Registro Arcivescovile sollo la rubrica De nobilibus ricorda i figli di questo Lanfranco, e il loro zio Scalando, che dev’essere senza dubbio quel Guglielmo Stralando che fu Console. III. Olho Cannella nobilissimo ed annoveralo tra i vassalli del-P Arcivescovo. Furono rimessi i Consoli dei Piacili e vennero decorali di tale uffizio: I. Guilielmus Bufferius. II. Bonusvassallus de Tetoica. III. Oberlus de Casclufellone. Era costui, come si sa, fratello di Caffaro, nè so intendere perchè mai da alcuni si dia il prenome di Oberto proprio del fratello all’annalista. In quest’anno il Papa Innocenzo II conchiuse la pace tra i Genovesi ed i Pisani, ed innalzò a Metropolitana la chiesa genovese, dividendo tra essa e quella di Pisa i suffragatici di Corsica. La Repubblica aiutò altresì colle sue forze il Papa contro P invasore della S. Sede Anaclclo, e distrutti i castelli dei Lavagnini fece con loro convenzione e pace. I Consoli di quest’anno mollo fecero per Pamministrazione e l’ornamento della città. Notevole assai è il decretò clic Icggesi alla pagina 44 del Liber jurium spellante alle misure, agli edifizii ed alle vie. ( 254 ) AMO 1134, INDIZIONE GENOVESE XI E XII VOLGARE. I Consoli del Comune furono: I. Ansaldus Mallonus. II. Ansaldus de Auria. III. Fabianus. Sebbene non porli nel Caffaro alcun cognome, io credo eli egli sia Fabiano Crispino uomo assai ragguardevole e negli alti ricordalo assai spesso. Il volume II Chartarum più volle citato registra il nome della moglie di lui Adalasia filici Alvemaccii. In quest’anno fu aggiunta, come avvertii, una Compagna alle selle già esistenti e la giurisdizione del Consolato dei Piacili fu cosi divisa : Per le Compagne di Palazzolo e Piazza Lunga furono: I. Boiamundus. Non ha nel Caffaro allro cognome, ma è Doia-mundus de Odone o Olhone fratello a Buonvassallo come da diversi atti deducesi. II. Ingo de Volta. Per quella di Maccagnana e S. Lorenzo: III. Elyas. IV. Ingo Galela. Per le altre di Porla nova e Borgo: V. Ansaldus Sardena. . VI. Bubuldus Vicecomes. Per quelle della Porla e Sosiglia : VII. Baynaldus Gauxonus o Gaxonus come hanno alcuni codici. Vili. Guilielmus Lusius. Alcuni esemplari del Caffaro aggiungono ai Lusio il cognome di Spinola, ma i buoni codici, mancano di tale indicazione, e perciò la comune derivazione di queste due famiglie da qualche scrittore asserita, è per lo meno dubbiosa. Una carta del 2 febbraio 1835 è a nome dei Consoli Rainaldus Gauxon, e Guilielmus Luxius, clic in quel dì uscivano d uffizio, ( 255 ) ciò dimostra , che la giurisdizione dei Consoli dell’anno precedente durava anche il giorno 2 febbraio in cui eleggevansi i nuovi. Fra gli ordinamenti fatti dai Consoli di quest’anno assai curioso è quello che obbligava i giudei stanziati in Genova a sborsare la somma necessaria a tenere illuminato l’altare di S. Lorenzo nel Duomo (V. Lib. jur. pag. 47). ANNO 1135, INDIZIONE GENOVESE XII E XIII VOLGARE. Al Consolalo del Comune furono eletti: I. Bonusvassallus de Tetoica. II. Ingo Gontardus. III. Olho Cannella. Solo sei furono i Consoli dei Piali così divisi: Nella Compagna di Palazzolo, Piazzalunga, Maccagnana c S. Lorenzo amministravano la giustizia: I. Bonusvassallus de Bonohomine. II. lonhalas Pedegola o Pedicula eh’è lo stesso. Era figlio di Oberto Pedegola che, come vedemmo, restava fratello di Ilerio. Il Registro Arcivescovile così ha : Fi Hi Oberti Pedegoli videlicel Jonliatas et Vassallus Senior. III. Marchio Guaraehus. Nelle altre quallro verso il Rorgo, cioè: Porla, Sosiglia, Porla Nuova e Borgo sedevano: IV. Oberlus de Caschifellone già ricordato. V. Jordanus de Porla. VI. Bonusvassallus de Antiochia. Nella nota dei Consoli ch’è a pagina 1579 del Liber jurium volume I veggonsi stampali come Consoli di quest’anno Ansaldus Mallonus, Fabianus, Ansaldus de A uria, ma essi sono del precedente. L’atto dal quale quei nomi sono cavali è del gennaio nel qual mese continuava, come dicemmo, la giurisdizione dei Consoli dei-ranno già scorso. * ( 256 ) ANNO 1156, INDIZIONE GENOVESE XIII E XIV CESAREA. Solo ire Consoli amministravano il Comune: I. Ansaldus Mallonus. II. /do Porcellus. III. Lanfrancus Pipo- non notato dal Caffaro. Un allo, che fa parte del Liber jurium pag. 52 voi. I, ed lia per titolo Decretimi Consulum Communis Januae quo dies indicilur ho-minibus de Flaeono ad (idem faciendam de eorum exemplione a solutione sexte el decime de lignamine monlis Cetae aggiunge ai Consoli del Comune registrati in quest’anno Lanfrancus Piper. L’alto ha lutti i caratteri dell’aulenlicità, nè posso intendere perchè Caffaro abbia dimenticalo questo Console. La data è cosi espressa: Millesimo centesimo XXXVI 1 mense januarii indictione XIV. Nell’indice dello stesso Jurium quei Consoli si nolano sotto il 1157 perchè entrali in ufficio nel febbraio del 1156 vi duravano come dicemmo sino alla Purificazione del seguente. Per errore si aggiunge Guglielmo Pevere, ed Oberto Usodimare che cilansi come Consoli già scaduti. La giurisdizione dei Consoli dei Placiti era divisa come nell’anno precedente. Le Compagne di Palazzolo, Piazzalunga, Macagnana, e S. Lorenzo erano rette da I. Tanclerus de Mauro. II. Guilielmus Garrius. III. Guilielmus Niger. Le altre quattro avevano per Consoli: IV. Lanfrancus de Oglerio de Rodulpho. V. Ingo Clericus. VI. Rubaldus Vicecomes. Quest’ultimo Console fu omesso in altra serie consolare stampala. Io non penso che possa cader dubbio sul Consolato di costui perdio Caffaro lo ricorda in modo sicuro. ( 257 ) La Repubblica ordinò in quesl’anno una spedizione contro la città di Bugeja in Barberia; le dodici navi che furono del numero irn-padronironsi di una galera saracena, e fecero molli prigionieri. ANNO 1157, INDIZIONE GENOVESE XIV E XV CESAREA. Il numero dei Consoli del Comune fu portato a quattro : I. Boiamundus de Odone cioè figlio di Ottone di Garaldo. II. Guilielmus Buronus-, egli era dei Della Volta. Abbiamo infatti nel Registro Arcivescovile, sotto la rubrica De nobilibus, Ingo et Jor-danus de Volta et fralres ejus videlicet Guilielmus Buronus et Albertus. III. Henricus Guercius. IV. Guilielmus Lusius. In altra serie Consolare stampata ai quattro Consoli, che a quesl’anno assegna il Caffaro, due altri ne furono aggiunti, Oberlo Uso-dirnare e Guglielmo Pevere. Io non so donde sian tolti. Forse dal documento del Liber jurium già citalo che gli nomina come scaduti? Ma allora dovevansi almeno ricordare sotto il 115G, sebbene fosse sbaglio ancor quello. La giustizia era amministrala come negli anni precedenti. Sedevano Giudici delle prime Compagne: I. Ehjas. II. Guilielmus Barca. III. Fabianus. IV. Guilielmus Bruxedus. Nelle altre quattro: V. Guilielmus Pessulus scrino Pezolus nel codice dcH’Universilà. Era costui, come già avvertii, figliuolo di Caffaro, e tale dichiarasi in più alti. VI. Bainaldus Gauxonus. VII. Bonusvicinus de Campo. Vili. Bonusvassallus de Guisulpho. ( 258 ) cui i V,tt0nc 1 ,p0,‘tò ,a Repubblica in quest'anno sui Saraceni cui lo/se molle navi. ANNO IloS, INDIZIONE GENOVESE XV E I CESAREA. Vai l,,z'one in quest’anno il numero dei Consoli del Co-une, e ne tennero il seggio: 1 ¿nsaldus Mallonus. II. Bonusvassallus de Odone. III. Bellamutus. VI. Lanfrancus Piper. giurisdizione dei Placiti fu riunita, e solo quattro furono i Consoli che amministravano la giustizia. I. Phdippus de Lamberto (Vedi anno 1141). II. Guilielmus Niger. III. Ansaldus Crispinus. IV. Obertus Ususmaris. Mollo opeiarono i Consoli del Comune, e ne fan fede gli atti molti che a lor nome registra il libro dei diritti dalle carie 53 a 63. Eglino contrassero specialmente molle alleanze colle popolazioni dei dintorni, e colle città francesi di Marsiglia, di Antibo e di Frejus di molto avvantaggiando il loro commercio. Nel dicembre di quest’anno ebbero i Genovesi il privilegio della Zecca da Conrado II Re dei Romani. ma perchè lardi giunse nella cillà, i Cronisti lo riportano sotto l’anno successivo. ANNO 1159, INDIZIONE GENOVESE I E II VOLGANE. Furono Consoli del Comune : I. Guilielmus de Bombello o come a II ri scrivono de Bonobello. IL Oglerius de Guidone. III. Guilielmus de Volta. ( 259 ) IV. Guilielmus Pipar. Quallro all resi furono ¡ Consoli dei Piali cioè: I. Elyas. II. Ingo De Volta. III. Guilielmus Iiufus. IV. Bocmundus, o Boiamundus o Boiamons (dello nelle diverse carie de Odone). Dei Consoli del Connine già citali è memoria in diversi alti che sono inseriti nel Liber jurium: citerò Ira gli allri i decreti per la Zecca, e l’altro, che accorda mille soldi annui per soccorrere alla fabbrica di S. Lorenzo, eh’è del gennaio 1140. Importante è anche il decreto dei Consoli dei Piacili Ingo De Volta ed Elia, che determina la presa ed il corso delle acque che servivano alla cillà, e che può vedersi slampa lo nel volume II Churla-rum pag. 252. ANNO 1140, INDIZIONE GENOVESE II E III VOLGARE. Il Comune fu relio da quallro Consoli : I. Obertus Turris. II. Guilielmus Barca. III. Guiscardus ch’era fìgliuol di Rustico c fratello di Caflaro. Il Registro Arcivescovile ha memoria di lui c del fratello sotto la Pieve di Bavari. IV. Guilielmus Malusaucellus. La giustizia era amministrala da I. Bonusvassallus de Odone. II. Guilielmus Niger dello anche de ISigro, e de Nigrone. Viene nominalo col fralel suo Baldicio nel Registro Arcivescovile, e gode colla famiglia di Rustico di Caschifellone le decime di Bavari. III. Ansaldus Auriae o De Auria. Gli atti ricordano i figli di Ini Enrico e Simone. ( 2G0 ) IV. Bellamutus. Nò Caffaro nò gli alli danno a cosini alcun cognome , nè era necessario perchè tal nome non vedesi in altri. Era di certo nobilissimo perchè, come avvertii, il Registro lo ricorda tra i nobili in questo modo: « Filli Ingonis de Ranfredo. Filii Olhonis Canellae, Bellamutus. Bulzanelus, Rubaldus Rebeccus ». Scriba Guilielmus de Columba. Questo è il primo scrivano del Comune ricordalo dall’annalista, ma il Liber jurium ed i documenti più antichi uno ne danno di lui anteriore cioè Bonus infans che forse tu il primo che ottenne tal dignità. Molli alli veggonsi dei Consoli di quest’ anno nel Liber jurium e nel volume II Chartarum, ove si possono consultare. Io avvertirò solo che al gennaio del 1141, e non a quello del 1142, spella la promessa falla all'Arcivescovo di Genova dai Consoli di non impedirgli l’uso dei molini. Sbaglialo è l’anno e l’indizione di questo allo, che dev’essere terza, non seconda, ed errala è altresì nell’altro alto eh’ è a pag. 238 di quel volume, nel quale concedonsi quattordici tavole di terreno in Sarzano (collina presso Carignano, nella parie orientale della Cillà) al Prete Ansaldo, ove appunto fu fabbricala da lui la chiesa di S. Salvatore. Appartiene anche ai Consoli del Connine di quest'anno l’alto che è a pag. 77 del Liber jurium volume I. Decretimi consulum corn-munis Januae quo nonnulla servanda prescribuntur ab emptonbus et locatoribus monetae, perciò non dovea essere collocato alla fine degli alli del 1141, ma in principio, perchè spella al gennaio di quesl’anno, in cui reggevano ancora il consolato Guglielmo Barca, Guglielmo Malocello, Oberto Torre. Notevole assai è tal documento, specialmente per gli studiosi della Numismatica, che vi trovano il titolo della moneta d’argenlo del tempo. Caffaro ci narra in quesl’anno la presa di Venlimiglia e del contado, e la cattura di una galera di Gaeta fatta da due navi genovesi nel mar di Provenza. ( 2(il ) ANNO 1141, INDIZIONE GENOVESE III E IV VOLGARE. AI Consolalo del Comune furono chiamali: I. Phitippus de Lamberto. A queslo Filippo del quale io tenni parola nella prefazione fu dalo il cognome or di Guercio, or di Gazo o Guezo alla slessa guisa che fecesi con le persone di Lamberlo Gezo e Lamberto Guercio. Gli alti molli che racchiude il volume II Cliartarum chiaro ci provan lui non esser figliuolo di ninno di quei due Lamberti, ma di un allro più aulico, forse Lambertus frater Mauri de Platea longa firmalo ad un allo del maggio 1111 , o Lamberto Medico ricordato in diverse carie del principio del secolo XII ed anche della fine del precedente. II. Guilielmus de Volta. III. Caffarus. IV. Lanfrancus Piper. Furon Consoli dei Fiatili: I. Marinus de Mauro che pure è scritto qualche volla Martinus ma erroneamente. II. Marinus de Porta. Costui che vedemmo reggere lo slesso consolato nel 1150, è notato nel Registro Arcivescovile come consanguineo dei Cavaronchi. Vi si legge infatti sotto la rubrica delle decime di Bargagli, che un quarto di esse spella alla casa dei Cavaronchi: Domus Cavarunchi videlicel lìubaldus et Ingo Par-rucOj et frater ejus et Marinus de Porta. III. Guilielmus Lusius. IV. Elias. A Cancelliere della Repubblica fu designato Oberto, che assunse il cognome dall’uffizio ch’esercilava. L’acquisto del castello Amelio (castrum aimelium) del quale feci parola sollo il 1128 ed un incendio avvenuto nella cillà il venti- ( 202 ) quadro luglio sono i soli fatti di quesl’anno ricordali dal Caffaro (*). Nè a li re memorie di maggior rilievo abbiam dalle carie dell’epoca, se pure ne logli la locazione di alcune terre dei dintorni di Porlo-Venere stampala nel Liber.jurium. ANNO 1142, INDIZIONE GENOVESE IV E V VOLGARE. Sedettero Consoli del Comune: I. Ansaldus Mallonus. IL Bonusvassallus de Teloica. III. Oglerius de Guidone. IV. Bellamutus. Erano Consoli dei Piacili : I. Ollio Judex. IL Oglerius de Mari. III. Guilielmus Pessulus vel Pezulus che come già avvertii era figliuolo di Caffaro. IV. Ceba. Caffaro ci tramandò che in quesl’anno fu mandata dal Comune un’onorevole ambasceria all’Imperatore di Costantinopoli. Il Liber jurium registra solo quallro atti di questo Consolalo. Il primo è quello dei doveri del Cintraco che già accennai nella prefazione ; il secondo è un’ adesione al Comune genovese di Geraldo ed Arnaldo Della Torre; il terzo è Tallo di fedeltà degli uomini di Rivarolo. Finalmente nel mese di gennaio i Consoli dichiararono che fossero pagale lutti gli anni al Giudice Guglielmo Ire lire di denari genovesi a titolo di onorario per il suo uffizio. Egli vedesi annoveralo tra i Consoli dei Piacili del 1144. I documenti anche anteriori al Consolalo ci ricordano diversi (i) Diversi nostri scrittori confusero questo castello, la cui ubicazione chiara apparisce dagli atti, col luogo di Amerjlia nella Riviera di Levante. ( 2G3 ) Giudici che amministravano la giustizia nella città, e Carfaro ed il Liber junum ci tramandarono il nome di quelli clic il Comune eleggeva perchè col loro consiglio aiutassero i Consoli e nella compilazione delle leggi, e nell’amministrazione della giustizia. Il Muratori nelle Antichità italiane riflette che i Conti essendo privi dell'istruzione necessaria a far ragione agli altrui diritti chiamavano ad assisterli dei Giudici. Le costituzioni imperiali del tempo ordinavano anzi che tale uffìzio fosse concesso ad uomini probi, e forniti di profonda dottrina, e versati specialmente nella scienza delle leggi. Che un tal costume seguissero i genovesi anche dopo la formazione del Comune lo provano gli annali ed i documenti. E perchè si abbia memoria dei Giudici che furono in Genova prima del governo consolare, ricorderò: Petrus che s’intitola Judex Dominorum Regum e sottoscrive la locazione dei beni in Fontana paupera che fa il vescovo Teodolfo nel maggio 946. Abstulpluis, Celdo e Ildeprandus lutti tre Judices Dominorum Regum che soscrivono la permuta di terra in Pontecurone conchiusa dallo stesso vescovo Teodolfo nel 900. Alexander, Andreas, Silveradus, Thomas detti semplicemente Judices e che intervengono alla donazione al Monastero di Santo Stefano di Serra Abbadessa nel giugno 969. Lo stesso Alessandro firma altra donazione al monastero di Santo Stefano fatta in luglio 971. II Giudice Waraco o Warazo forse stipite dei Guaraco, sottoscrive la locazione dei beni fatta dall’Àbale di Santo Stefano nel giugno 975. Giseprandus, due Johannes, Gothofredus, Adelfredus due Stabile, ed Alibanus intervengono al Piacilo lenulo da Oberlo Marchese nella valle di Lavagna il 21 gennaio 994, e tutti nominatisi Judices Sacri Palacii. Tlieulefredus Judex è sottoscritto ad una donazione del Monastero di S. Stefano del gennaio 998. ( 204 ) Odelricus Notarius et Juilex roga Tallo di donazione dell'imperatrice Adelaide alla chiesa di S. Siro. Thomas Judcx film quoadam Thodelgrimi Judicis fa donazione al Monastero di Santo Stefano nel dicembre 999. Petrus Notarius et Judcx Sacri Palacii roga un allo di donazione alla chiesa di S. Siro nell’aprile del 1000. Opizo Judex e Petrus Judcx vengono ricordati come donatori al Monastero di S. Stefano nel 1001 e 1019. Vedemmo che Warazo Judex sottoscriveva il verbale di duello non avvenuto nel 29 aprile 1006. Theutefredus e Conradus Judices sono nominali in una donazione falla in quello stesso anno dal Vescovo Giovanni. Marinus Notarius et Judex è ricordalo in alli del 1007 e del 1011. Warazo o Waraco Judex già memorato interviene ad atti del 1011, 1012, 1013, nel primo con Petrus pure Judex, nel secondo con Silveradus Judex et Notarius, i! quale roga altri alti nel 1014, nel 1023 e nel 1024. Severus Notarius et Judex roga nel novembre del 1013 un atto di donazione al Monastero di Sanlo Stefano, e sottoscrive altri alli nel 1018. Gisulphus Judex rinunzia nel febbraio 1018 alcuni suoi diritti al Monastero di Sanlo Stefano. Conradus già ricordalo interviene con Severus ad un allo dell’agosto 1013. Cunibertus Notarius et Judex roga un alto di donazione al Monastero di Sanlo Stefano il 19 maggio 1018. Wilielmus Judex fa donazione al Monastero di Sanlo Stefano nell’aprile del 1022. Gothofredus Judcx è menzionato nella locazione falla dal Vescovo Landolfo in novembre 1022 di alcuni beni della chiesa di S. Damiano posli in Bavari. Arnaldus Judex permuta terre poste in Langasco col Vescovo ( 263 ) Landolfo nel febbraio 1024, ed a tale allo è pure sotloscrillo il Giudice Conradus. Johannes Notarius et Judex roga atti nel 1024, 1032 e 1053. Berardus Judex soscrive una donazione falla al Monastero di Salilo Stefano da Alberto Marchese nel gennaio del 1055. Wmusius filius quondam Johannis Judicis solloscrive in gennaio 1059 una ricognizione dei dirilli della chiesa genovese sopra San Remo falla dal Conlc Corrado di Venlimiglia. Ricordai nell’introduzione i due Giudici Wilielmus ed herius che firmano il Piacilo tenuto in Genova nel dicembre 1059 dal Marchese Alberto, ma con loro altri Giudici v’intervennero, e lo sottoscrissero, cioè Gisulfus, Teuzo, Jsembardus e Petrus ai quali si aggiunge Winizo Notarius et Judex (forse lo stesso che il Wmusius di sopra nolato) che scrisse quel Piacilo, e lo vediamo anche a rogare un allo di donazione al Monastero di S. Siro nel gennaio 1041. Teuzo Judex già ricordalo interviene altresì al Piacilo tenuto nella valle di Lavagna dai Marchesi Alberto ed Azone nel 1044 di febbraio. Obertus Notarius et Judex roga un allo di vendila di beni in Cesino nelTotlobre 1047. Amicus Notarius et Judex stipula un allo di donazione alla chiesa di Castello nell’aprile del 1049; e nel luglio dello stesso anno una donazione al Monastero di S. Siro è rogata da Bocus Notarius et Judex, al quale allo interviene pure Obertus Notarius et Judex. Ilerius Judex donava in agosto 1060 alcuni suoi beni posli in vai di Bisagno luogo detto Multedo al Monastero di Santo Stefano, e dichiaravasi figlio di Oberto. Anselmus Judex Sacri Palacii soscrive e roga alti nel 1074 , nel 1087 , nel 1098 e nel 1100: e Petrus Judex compie uguale uffizio nel 1087, 1088 e 1100, e Gisulfus nel 1097 e 1100. Otho Notarius et Judex Sacri Palatiì rogava un alto nel 1065 ( 200 ) di agoslo, e Marchio Judex finalmente nell’ottobre li00 e negli anni seguenti assiste a vani contratti. A mostrate poi che sotto il governo consolare Genova pur man-lesse dei Giudici bastano gli atti di sopra ricordali. Nè questo UalifiJmo è il solo che veggasi insignito di tale dignità, ma altri li sono menzionati e nello stesso Libar jurium ed in più documenti. Cileiò Ira gli altri Guinigisus Judex, Gisulfus Judex, Gu-nius Judex de Drubeco più volte rammemorato ; quest’ allro ’(ilielmus Judex de lYovaria, Olho Judex che vedemmo Console nel 45 che pai e lo stesso che in diversi atti è dello Judex de Castro, fot se a distinguerlo da un altro Ottone pur Giudice che qualificasi de Mediolano, e del quale Jeggesi il teslamenlo a pagina 507 del volume li Chartarum dei Monumenta hisloriac patriae. Un Araldus Judex è pur ricordato in quel volume, ed un Dominicus pure ornalo di tale dignità nel 1156: e molli altri che lungo sarebbe enumerare. Non appare però da alcun documento che Genova avesse a quel lempo un Collegio dei Giudici i1) eh’è ricordato nel Libej jurium per la prima volta nel 1355, e che pure sin dal secolo XII erano stabiliti in altre città. Certo è che i Giudici rim-memorali nei documenti genovesi del secolo XII erano tulli o quasi tutti forestieri, e quando cessato il consolalo dei Piacili furono destinali pochi Giudici a reggere lai Magistrato la Repubblica chiamò quasi sempre a lale uffizio persone estranee al Comune. (t ) Il Collegio dei Giudici ed Avvocati, come tutte le altre corporazioni di scienziati e letterati che furono in Genova dai tempi più antichi, avranno molta luce dalla bella Storia che di esse e dell’Ateneo genovese prepara l’esimio Rettore di questo, Commendatore Lorenzo Isnardi, di una parte della quale la nostra Società ebbe ad udir lettura con molta soddisfazione di tutti in una delle ultime tornate. ( 207 ) ANNO 1143, INDIZIONE GENOVESE V E DEL COMPUTO CESAREO VI. Qual Irò furono i Consoli del Connine: I. Bonussenior Mallonus. II. Guilielmus Porcus. III. Guilielmus De Volta. IV. Lanfrancus Pipar. Giudicavano i Piali: I. Ilugo Jutlex. II. Bonusvassallus de Odone. III. Oglerius Ventus. IV. Guilielmus Lusius. Quest’ anno fu memorabile per la lega, che il Comune fece con due polenlali stranieri; cioè col Conle e cogli abitanti di Santo Egidio, e con Guglielmo Conte di Montpellier, che avea debellalo. Nè, cercando di accrescere al di fuori la potenza della Repubblica, questi Consoli trascurarono l’interna amministrazione, e ne fan fede il decreto che stabilisce la parie spettante alla moglie nell’eredità del marilo, e l'altro che obbliga i Giudici a giurare fedeltà al Comune, e leggonsi entrambi nel voi. I del Jurium. ANNO 1144, INDIZIONE GENOVESE VI E VII CESAREA. Ressero il Consolalo del Comune: I. Tanclerius de Mauro de Platealonga. II. Philippus de Lamberto. III. Guilielmus Ventus. IV. Bellamutus. Erano Consoli dei Piacili : I. LI gas. 22 ( 208 ) verlii u^e^nus Judex de Novaria. II libro dei dirilli, come av-f ,I)a^'lhl ®1 registra un decreto dei Consoli genovesi, die il clmunT mi 0,101 a,Ì0 a quest0 Giudice> e gli obblighi di lui verso ifi- Caffarus. IV. Oberius Spinola. crea d>' ^ ^ -1*1 ^ iIuesl° Consolalo ; assai nolevole quello elio ÌV il / 7 S,.'m0nÌÌ SCL*1' ^a**° ^iat0 Per firmare gli alti privali conlr 'ir ^UUUm anno fu spedila una galera turbava ‘|0ni° 1^l^0ri ’ ^'ale^° del Conte di Barcellona , il quale j> . conirueicio colle sue ruberie ed in un combatlimenlo perde la vila p„ „ > moj(. . . ' anche mandala una legazione al Papa Lucio II, i • Pllvi*e»‘ e favori chiedendo, ma solo si ollenne la conferma UGI Clll'ilii plìn rrt menl 10va aveva nella Siria e la dispensa dal paga- e»o, al quale era lenula sino allora, di una libbra d’oro alla 13 ,,0mana per il possesso della Corsica ANNO 1145, INDIZIONE GENOVESE VII ED Vili VOLGARE. Eran preposti al reggimento del Comune i Consoli: • Guiscardus fratello di Caffaro. IL Guilielmus Lusius. HI. /do Gontardus. IV. Oglenus Guidonis scritto anche de Guidone come vedemmo, ‘versi esemplari del Caflaro a me noli registrano come Consol* del Comune di quest’anno: f' Ansalclus Mallonus scrino in qualche codice per ¡sbaglio Antonius. IL Guilielmus Niger. IIL Ido Gontardus. IV. Oglerius Guidonis. documenti però riportano i nomi di questi due ultimi e no- c 269 ) Inno invece dei primi, Guiscardus e Gulielmus Lusius; io tengo quindi che per errore furono scrini nel Caffaro Ansaldus Mallonus e Guilielmus Nigcr, i quali spellano invece all’anno seguente. Non sono meno di otto i documenti di queslo Consolalo registrali nel Liber jurium, e in nessuno di essi trovasi il nome di Ansaldus Mallonus e Guilielmus Nigcr, ma sempre quello di Guiscardus e Guilielmus Lusius. Quattro altresì sedevano al Consolalo dei Piacili: I. Olito Judex non ricordalo in allra serie stampala. II. Guilielmus Bufferius. III. Bodoanus de Mauro de Plalealonga o de Moro coni’ è in un allo dell’anno seguente (Vedi Liber jurium stampalo voi. I pag. 1116). IV. Cebo,. In quest’anno fu edificalo il castello di Seslri e molli atti furono compili dai Consoli, e più leggi da loro decretale. Importante assai è quella che esclude dai pubblici uffizii i sudditi di potestà slra-niera. Molli signori dei dintorni giurarono altresì I’ abilacolo nella città. Citerò tra gli altri i signori di Cogorno già ricordali, quei di Lagneto, i Da Passano ed il Marchese Alberto di Cavi. ANNO 1146, INDIZIONE GENOVESE Vili E IX CESAREA. Al Consolalo del Comune furono eletti: I. Ansaldus Mallonus. II. Guilielmus Niger. III. Caffarus. IV. Lanfrancus Piper. Consoli dei Piacili furono: I. Boemundus de Odone. II. Marinus da Porla. III. Sigismundus Muscula. IV. Rainaldus Gabus. Gobus ha l’esemplare di Caffaro della R. Uni versila , ma per errore. ( 270 ) I Consoli di quest’anno fecero Ioga cogli Alessandrini che promisero al Comune genovese aiuto e soccorso per tenere i castelli di Voltaggio, di Fiaccone ed altri di là dal giogo e stipularono varii patti coi Conti di Venlimiglia. Caffaro poi con molte galere ed un forte esercito fu spedilo contro i Saraceni, che si erano annidali in Ispagna. I Genovesi s’impadronirono avanti di Minorca , assalirono poscia Almeria, dalla quale ricavarono ricchissimo bottino, e non poterono terminar la guerra per l’inverno che sopravvenne. ANNO 1147, INDIZIONE GENOVESE IX E X CESAREA. I Consoli del Comune furono sei: I. Philippus de Lamberto il quale calunniato, come nella prefazione avvertii, fu privato della dignità consolare. II. Obertus de Turri. HI. Oglerius de Guidone. IV. Balduinus. Sebbene non abbia alcun cognome, probabilmente era Balduinus de Castro, ricordalo in mollissimi alti del tempo. V. Ansaldus de Auria. VI. Guilielmus Piccamilius. Quattro come negli anni precedenti ressero il Consolalo dei Placiti- I. Hugo Judex. II. Ingo de Volta. III. Obertus Cancellarius. IV. Ansaldus Pizo. Così ha il codice dell’Università, e il Caffaro stampalo nel 1128, il Giustiniani ed i documenti del Liber juuihh-Altri lo chiama Ansaldo Pizo, o Rizzo o Riccio, ed in qualche sci i è detto anche Rufus, non so per qual causa. Io tengo poi erronei tulle queste lozioni od ammetto solo la prima. In quest’anno fu fatto un severissimo decreto conlio i citladi che non prestavano il servizio militare. Fu ordinato che cji sarebbero riguardali come stranieri, e soggetti a tulli i pesi e le*P ( 271 ) proprie di questi. Ciò lacevasi a causa della spedizione contro Al-meria dalla Repubblica decretala, e ch’ebbe compimento colla presa di quella città. Piacemi qui ricordare i nomi di coloro che presero parte alla congiura o rassa già menzionala contro Filippo di Lamberto avvenuta in quest’anno. Erano eglino cittadini principalissimi, e quasi tulli di famiglie viscontili: Jonatas Crispinus, Corsus (cioè Corsus Sigismundi), Conrudus Porcellus, Negranzo, Gailielmus Stralandus, Albertus Bizus, Nuvolonus, Bernizonus, Lambcrlus Porcus, Bonus Senior Bufus, Oglerius de lìanfredo, Navurrus, del quale è menzione nel Breve della Compagna del 1157 ove dicesi excepto Navarro quem deierare non conslringimus (Vedi pag 191, linea 1G) e ciò naturalmente per I’ associazione o rassa alla quale era obbligalo. ANNO 1148, INDIZIONE GENOVESE X E XI CESAREA. Venner chiamali al Consolato del Comune: I. Gailielmus Buroiucs. Costui èra della famiglia Della Volta come avvertii. II. Ansaldus Mallonas. III. Ogle rius Ventus. IV. Jordanus de Porta. V. Henricus Guercius. VI. Lanfrancus Piper. Erano Consoli (It i Piacili : I. Guilielmus Niger. IL Frcdenzonus Gonlardus. III. Marinus de Porta• IV. Opicinus Lccavela del quale è anche ricordalo ¡1 fratello Ottone. La presa di Toriosa e la compra del castello di Parodi resero celebre quest’anno. « ( 272 ) C.iile sodo questo Consolalo la seguente convenzione della Repubblica coi Pisani eh’è inedita tuttavia, sebbene sia fallo cenno della conclusione di essa nella storia del Roncioni pubblicata nel M volume, parte I, dell'Archivio storico. II Dottore Marangone (Croniche di Pisa stampate nel volume II dei Rerum Ilalicarum Scripiores•), il Tronci ( Memorie ¡storiche della Ciltà di Pisa) ed il l'attillici (Storia dei tre celebri 'popoli marittimi d’Italia ecc.) danno ¡1 sunto di un alto simile celebrato il 15 maggio 1150, che pare la rinnovazione di questo che qui stampo. La pergamena originale che il conteneva serbavasi nell’Archivio della Repubblica (cantera XI), ma, come lanle altre, andò smarrita, ed or n’è copia ira i preziosi manoscritti che possiede l’Avv. Ageno, e che già lurono dell’Avv. Carlo Cuneo i1) donde il trascrivo. Ila in tesla: (.Pergamena assai grande scritta in quell’età, Archivio della Repubblica, camera XI). « Ab hac die in anlea usque ad xxviin annos venluros. ego » eonsul pisanus studiose non offendam nec offendere faciam ali- quem ianuensem civem vel habilantem in eorum dislriclu...... « deferenlem Iitteras comuni sigillo ianuae sigillalas. si vero aliqua « polestas vel civilas vel locus habilalus manens a capile anse usque « caput saline de regio et per lolam siciliani, et a capile saline “ usque veneliam et a venelia usque constantinopolim et a conslan-« linopoli usque suriam et per lolam suriam el per tolum egy-« plum et per totani barbariam el per lolum garbimi el per lolam « hispaniani et ab hispania usque porlum monachi circuendo uni-« versas marilimas offenderit vel offendit a quindecim annis pre-« lerilis usque nunc aliquem ianuensem civem vel liabilanlem in « eorum dislriclu in personas vel res poslquam consul ianuae (1) Su tale raccolta e sull’anonimo collettore vedi quanto scrivo I Avvocato Ansaldo alla pagina 11 di queslo stesso volume degli Atti della Società ed altrove. ( 275 ) <. nobis pisanis cor.sulibus auxilium do facienda legatione pclierinl in « corum arbitrio faciemus legalioncm lalcm qualem ipsi fecerinl « et qualem prohibitionern voi develuin ipsi fecerinl suis civibus .« vel habitanlibus in corum dislricfu lalcm et nos noslris faciemus « de non eundo in tcrram illam. si vero poleslas illa vel civilas « vel locus babilalus in volunlale ianucnsium consulum vel legati « illorum oflensionem illam non emendaveril et ipsi (logoroj......... « faciemus et nos similem cxercilum ab una in xxxx galeis in « volunlale ianucnsium consulum.....et eos in ilio cxcrcilu bona fide <• adiuvabimus... el faciemus iurare ad unum bomincm idem sa-« cramenlum in comuni parlamento in anima populi. et quando-« cumque consules inlraverinl faciemus hoc sacraincnlum eis iu-» rare, el quando populus pisanus iuraveril obedire consulibus de « comuni el publico negocio nostre civilatis faciemus predicta sa-« cramenla unicuique ilem iurare... hec omnia observabimus... ex-« ceplo de sardenia de qua ianuenscs nullomodo hoc sacramento » lenebiinur........... ('molto mancante), aduni est hoc feliciter in « loco porlus veneris. dominice incarnalionis anno millesimo cen-« (esimo quadragesimo nono, indictione undecima, quinladecima « kal. madii ». L’anno 1149 che l’alio porla è il pisano, il quale, come ognuno sa, cominciava il 25 marzo precedente all’anno che dalla Natività aveva principio in Genova ed altrove, e perciò l’anno pisano dal 25 marzo al 25 dicembre era superiore di un anno al nostro. ANNO 1149, INDIZIONE GENOVESE XI E XII CESAREA. Furon Consoli del Comune: I. Guilielmus Ventus. II. Caffarus. III. Guilielmus Pellis che tanto valore mostrò sotto Almcria. IV. Obcrlus Spinala. ( 27 i ) V. Guilielmus Nigcr. VI. Rubaldus Bisaccia o Besaza. Sedettero Consoli dei Placiti: I. Guilielmus Bu/ferius. II. Guilielmus Sianconus. È ricordalo nel voi. Il Chartarum un idiro Guglielmo figlio di lui, e la figlia Alda. Ili Obertus Canceliarius. IV. Sigismundus Muscula. Nessun notabile fallo avvenne in quest’anno, e Caffaro negli annidi registra solo il nome dei Consoli predelti; il Liber jurium ha parecchi alli a loro nome. Nolabili sono le locazioni di diversi di-lilli e gabelle ad alcune società forse per sollevare le finanze del Comune esauste per molle cause, e principalmente per la guerra dell anno precedente. Quegli alli adoperano già il nome di compera poi dalo ad altri imprestili, riuniti tulli finalmente sollo il nome di Banca di S. Giorgio nel 1407. Il primo di siffalli alfini concede per quindici anni sul prezzo di liie mille trecento una l’introito delle misure e dei pesi, eccello quello delle mandorle e del sevo. La società che lo acquista consta dei più nobili cittadini. Vi si veggono infalli : Guglielmo Picca miglio, Aassallo di Ghisolfo, e Bonvassallo Cima De Mari che sborsano «*cmo sessanta lire; Guglielmo Malocello, e Tanclerio Mazzanello che vi entrano per lire cento sessanta; Ansaldo Doria che da sé solo paga ogual somma; Anfosso Guercio, e Filardo che pur vi concor-10110 Pe,‘ ugual parie; nè meno paga Ollone Leccavello. Cento lire poi sborsa Guglielmo Di Negro; altrettante Oberlo Torre con Ansaldo di Mortelo; Rubaldo Alberico con Bonifazio Boccuccio; e Bonvassallo di Primo con Villano pur di Castello; e senz’ alcun compagno Fredenzone di Sosiglia. Ed a molli di costoro uniti ad aliri pur locarono diversi alili redditi del Comune fra quali il prodotto della riva e degli scali, ed il pedaggio di Vollaggio, fi Zecca della moneta d'oro e d’argenlo per mille dugenlo lire. Oglci’io ( 275 ) Votilo, Guglielmo e Lanfranco Pevere, Oberlo Porco, Caffaro, Guidone Olasea , Ollone Leccavelio, Guglielmo Piccamiglio, Ollone Turco, Vassallo di Gliisolfo, Anfosso Guercio e Lamberto De Marino compongono quesl’ ultima società. Un’altra prende in affilio i banchi per cambiar le monete per lire qualtrocenlo. Essa è formala da Oglerio c Guglielmo Vento, Lanfranco Pevere, Anfosso Guercio, Vassallo di Ghisolfo, Guglielmo Musso, Oberlo Torre, Ottone Lec-cavello, Nuvolone, Stabile e Guglielmo Guercio. Anche per vantaggio delle finanze del Comune i Consoli prescrissero una miova lassa da pagarsi dalle navi e dalle merci che entrassero nel porlo o nella cillà. Per rimeritare poi i Venlimigliesi che nella spedizione di Tortosa avevano giovalo mollo la Repubblica colle persone e con denari, accordarono loro dei privilegi, e fra gli altri quello di poter commerciare col Comune nella stessa guisa che ai cittadini era permesso. In questo Consolalo, Alberto Marchese di Gavi coi figli Giovanni, Manfredo e Guglielmo giurarono di nuovo la Compagna genovese, ed il secondo dei figli, Manfredo, promise altresì l’abitacolo nella Cillà. Appartiene a quest’anno la concessione di due fondachi e di molli privilegi falla alla Repubblica da Roadele Re di Valenza, e stampala nel Lìber jurium voi. I, pag. 152 sotto l’anno 1150. Esso ha la data: fuit scrìpta carta ¡sta mediante mense Safar anno quin-gesimo XLIIII. Ma l’anno cinquecento quarantaquattro dell’ Egira ebbe principio nel maggio dell'èra nostra 1149, ed il mese di Safar era il secondo dell’anno arabo, e perciò l’alto fu compilo Ira il giugno o il luglio del 1149. ANNO 1150, INDIZIONE GENOVESE XII E XIII CESAREA. Erano Consoli del Comune: I. Amaldus Mallonus. IL Guilielmus Lusius. ( 27(1 ) III. Bodoanus de Mauro de Plafealonga. IV. Laufì •ancus Piper. Quallro altresì erano i Consoli dei Piacili: I. Boemundus de Odone, come dicemmo, lìgi*0 di Odono di Garaldo. II. Fredenzonus Contardus scrino con poca esattezza nei codici Fredcricus, ma negli alti sempre Fredenzonus > e tal nome assai di frequente trovasi negli antichi genovesi e di raro l’altro. III. Anselmus de Caffara che in qualche codice è chiamalo An-cellinus o Ansaldus. IV. Ansaldus Spinula dello egli pure in qualche codice Anselmus e nell’esemplare di Caffaro della R. Università di Genova An-lonius, ma nelle carte sincrone Ansaldus. Una stampala nel voi. II Chartarum, pag. 937 Io dice fratello di Oberlo, e lo asserisce sià morto nel 1164. 1 Consoli di quest’ anno conchiusero molli contratti. Diedcio affilio ad una società tulli i beni del Comune in Toriosa, affida rono altresì la custodia del castello di Fiaccone a Baldizzone ^Fo nario ; e quesl’ ultimo decreto sebbene veggasi stampato nel jurium pag. 147 sotto il gennaio 1150 appartiene invece al aon^ naio dell’anno seguente, e ciò indica assai chiaramente e il no^j dei Consoli e l’indizione XIII secondo l’uso genovese cominciala settembre 1150. ANNO 1151, INDIZIONE GENOVESE XIII E XIV VOLGARE. Furono eletti Consoli del Comune: I. Guilielmus de Bonobello. II. Otho Rufus. III. Guilielmus Stralandus. J IV. Botericus. Nel Caffaro dcH’Universilà è scritto Bolenctis, con è chiaro, per cattiva lettura. ( 277 ) Noi documenti sincroni Irovo Bolericus de S. Laurenlio, e Bo-lericus Amici o de Amico, ma nulla prova che (ali attribuii convengano a queslo Console, eh’è di cerio il Bolericus vicecomes ricordalo a pagina 223 del volume primo del Liber jarium, e che nel Begislro Arcivescovile apparisce in consorzio colle famiglie visconlili. Al Magistrato dei Piacili sedevano: I. Hugo de Elia. ¡Nei documenti del tempo irovo anche Wi-lielmus Eliae, Oiho Eliae 3 Oberlus Eliae, ed anche Slephanus fra-ler Eliae. II. Olho Benserrus. Il codice dell’Università genovese ha Ben-cerlo , le carie sincrone Bencerrus. III. Oberlus Ca/icellarius. IV. Guilielmus Niger scrino anche De Nigro. Questi Consoli locarono per venti anni la gabella del sale ad una società nella quale avevano parie i più rispol labi li cittadini e molli uomini consolari come Ingo della Volta, Guglielmo Piccamiglio, Vassallo di Ghisolfo, Bonvicino, Cima De Mari, Embriaeo, Dioli-salve, Tanclerio Mazzanello, Guglielmo Vivaldi, Ansaldo Doria e Guglielmo Maloeello. Eglino proibirono altresì a tulli gli abitanti da Monaco a Porlo-Venerc di recare armi, legnami ed attrezzi navali nei paesi saraceni. Erano Consoli del Comune: I. Tanclerius de Mauro de Plalealonga. II. Bubaldus de Albericis. Gli alti ricordano il padre di lui Dodo. III. Bubaldus Bisaccia. Talvolta è indicalo col solo cognome Bisaccia. In un allo del 23 giugno 1158 (V. il volume II Citarla- ( 278 ) nun già citalo) è dello fratello di Enrico c Balduino Guercio; e così, come appresso si vedrà, era egli ancora di famiglia visconlile. I\. Ansaldus Spintila che, come dissi, è anche scritto Anselmus ed Antonius per errore. Amminislravano la giustizia : I. Guilielmus Bufferius. II. Guilielmus Stanconus. III. Guilielmus Cicala. IV. Conradus Bufus. Nei Collectanea del Federici lo veggo nominalo Conradus de Curia, e tale attributo o il sinonimo de Curie gli può benissimo competere perchè Guilielmus e Rubaldus pur Buß son delli Guilielmus el Rubaldus de Curia ed anche de Curie negli alli sincroni. In quest anno fu decretalo che li pubblici macelli fossero slabilili al Molo ed inSosiglia, ma venne conservato il drillo che sull’esercizio di essi godevano i Visconti. È questa la prima volta che il Liber jurium parla dei diritti di questi rispellabili cittadini, clic sono ricordali altresì in seguilo del 1174 nei patti con Raimondo di Aarbona, in quelli cogli Alessandrini nel 1192, nel trattalo col comune di Montpellier del 1225, nella pace cogli abitanti dAlessandria, di Asti, di Alba e di Tortona nel 1227; nella lega cogli abitanti di Sant’Egidio del 1232; nell’altra col comune di Montpellier del 1252; e mollo ampiamente nel decreto del Capitano del popolo Guglielmo Boccanegra del 10 marzo 1259 che prescrisse i limiti dentro i quali eglino dovevano riscuotere la tassa sulle biade cd altre cibarie. Il prelodalo Avvocato Cornelio Desimoni in questo stesso volume degli Atti della nostra Società (pag. 115 e seguenti) parlò lungamente dell’origine dei nostri Visconti e della loro discendenza. Io dirò qui solamente che il primo Ira essi di cui ci rimanga memoria è quelV/do che vien ricordalo nell’alto di Teodolfo vescovo di Genova che nel 952 rivocava la concessione di terra già fatta ( 279 ) a Preio Silvestre (*). Altri docnmeiili del secolo X che abbiano memoria dei Visconti io non conosco, ma parecchi del secolo XI ricordano Ober/o come già morto avanti il 1003; Ingo solloscrillo qual teste ad una donazione al Monastero di S. Stefano falla in marzo del 1026; Gandolfo figlio del quondam Guglielmo, che nel marzo 1050 fè donazione al Monastero di S. Siro dei suoi beni posti a Casamavali in Bisagno, e eh’è pur soscrillo all’alto di riconoscimento dei diritti della Chiesa genovese sopra S. Remo fallo dal Conte Corrado il 29 gennaio 1039: un altro Oberto interviene al Placito Icnulo in Genova da Alberto Marchese nell’ anno stesso (1) Quest'importante documento fu dapprima pubblicato dal Deza nella sua Storia della Famiglia Spinola, e recentemente da me nel mio volume Monete c Medaglie degli Spinola di Tassarolo, Arquata, Ronco, Roccaforle, T'er-gagni ecc., ma essendomi io come il Deza servito di una copia inesatta, credo prezzo dell’opera di riprodurlo qui più corretto, ora che mi venne concesso di averne sott’occhio un esemplare assai migliore, e che nel 1750 e 1751 fu riscontrato colla pergamena originale che serbavasi in S Siro. CMLII IND X TEODULPHI EPISCOPI ANNO VII OTTONIS REUIS I. « Teodulphùs gratia Dei Episcopus omnibus S. Dei Ecclesiae fìdelibus cleri-« cis et laicis notum esse cupimus qualiter dura in hac Sancta sede Beatissimi « Syri Episcopi Deo largiente noviter presideremo nullam qualitatem neque « consueludinem loci cognoscentes venit quidam presbiler nomine Silvester « noster adjuratus Gdelis postulans nostram clementiam quatenus secundum « hujus loci consuetudinem concederemus ei peciam vineae de rebus S. Syri « per libellum. Nos igitur ejus fidei et fidélitati promisse creduli facti ser-« vicium et caligas ab eo percipientes peciam vineae quam poslulavit ei con-» cessimus adjurantes per fidelitatem quam nobis deberet ne hoc ad dissi-« pationem et delrimenlum nostrae Ecclesiae postularet qui per Dominum se « professus est non facere quo facto comperimus post triduum ipsam vineam « positam esse iuxta muros et atriura beatissimi Syri Confessori ubi ejus " corpus humalura quiescit. Denique credentes nos nimiura in hoc deliquisse « et herrore (sic) decepti S. Matrera Ecclesiali! ofendisse (sic) penilentia du- C 280 ) / Iwh9, h" 0fZ'° PUr V'SCOn,(3 è Presenle al P,aoi,° c,)e tengono valle d. Rapallo I Marchesi Alberto od Azone per una solva ~ 31 ^ S. Fruiiuoso i, 1, febbraio 1 044. E Ohp-i r r m°^ seco*° abbiamo menzione del Visconle 5510 f°1Se a* secondo Oberto già ricordalo nella conccs-Z d' fUni beni dc,,a valle di Slurla e di Cavali che nel 10G0 HpiTnsi d‘ Gen°Va aI Monastero di S. Siro. Nell’aprile amoisa donava alcuni beni al Monastero di S. Stefano . , v. * aVaS* moSÌie del Visconle Ingo; e finalmente è memoria ° JSCOnle Landolfo nell’alto del 23 aprile 1098 che io ricordai « mnum " ^ *'IS<*em ^SIC^ Presl»’ter Silvester aliquod dispendii da-c . 0t ° ea(tem vinea dedimus ei per libellum APmsum in Carbo- « vini / ^Cr COlDu*a^onei11 accepimus a Gotofredo herede Thomae Sca-t . . UfCr 81 concessimus ei orreum iribus annis spopondilque hac (sic) ^ u d ' ^6rn ^rest)l^er libellum de predicta vinca nobis se reddilurum minime fecit sed semper ipsius vineae blavas collegit. Consideraliles I dem prclaxali Presbiteri cor impenitens et prò hujuscemodi commisso P o‘m sibi a Dco et S. Syro illatam unde per hujus nostrae firmitalis cessionis paginam eamdem vineam per lerminos et fines suos restaurami et restiluimus in eadem Sede et S. Ecclesia unde fuit de subteriore ■pile via publica et fossato de alia parte vinea quae tenet Ydo Viceco-(sic) usque in Castello de lercia parte via quae pcrgit in Castelieto N. In.uper concedimus ei omnem decimationem ipsius ecclesiae antiquitns per-nentem per fines et coherentias designatas foris muro Civitatis Janua |ue in I osalo Aura Palatii (a) et flumen Vesano(J) et usque in Posato S. Mi-clis in usum et in sumptum Clericorum ibidem assidue Deo militantium tuentes Canonico judicio et Censura ut nemo successoruin nostrorum quo scriptionis aut alienationis titulo ipsam vineam et suprascripta dc-cimulionem de Ecclesia S. Syri usurpare aut alienare praesumat. Qnod si is facere praesumpserit anathematis marranathe vinculo se innondatimi parla del Monte Albano a tramonlana della Cinà alluale c presso la chiesa di S.Siro. en lesi fon lai nome il fossato di Casamavuli o Casamamri che già ricordai , ed ove °r sorge la parrocchia di Sani' Anlonino. Cisa, io dello anche Fcrilor in alcune carie, a levanle di Genova. ♦ ( 2S1 ) nell’ introduzione, e clic l’Avv. Ansaldo stampò a pag. 07 del fascicolo II degli Adi della nostra Sociclà. I discendenti di costoro essendo divisi in più rami non ritennero l’appellativo di Visconti sebbene godessero i diritti del Viscontato, ma il volume dei Privilegi ecl acquisii delle cinque compere del Peagello, Porla, \ol-laggio, Gavi, Hwa, Vicecomilato ecc. eh’è nell’Archivio di S. Giorgio contiene descrizioni di lestimonii che ci rivelano quali fossero i discendenti dei Visconti : pag. XXVIII : Interrógalas de nominibus vicecomitum dixil: Progenies Spinulorum, Porcellomm, illorum de Carmadino, illorum de Marino, Canevariorum, el aliorum pln- « esse cognoscat et cum Juda traditore in extremo judicio damnatum in « praesenti quoque seculo ultionem vindictae accipiens terra apperiat (sic) « os suum et absorbeat itlum sicut Dathan et Abiron qui viventes descen-« derunt in internum quod ut verius a nobis factum credatur hanc firmator » (sic) manu propria roboravimus. « Actum anno Episcopatus nostri séptimo Indicione decima, regnante Doli mino nostro Otto Rege hic in Italia anno primo, lncarnationis Domini « nostri Jesu Christi anno nongentésimo quinquagesimo secundo feliciter. i Teodulphus Dei gratia humilis Episcopus in hac cessionis pagina m. m. « pi'opria subscripsi et subscribentes firmare rogavi analhematis vincutura « imprecantes ut fiat fiat et fiat f f f amen. « f Wit-Baldus Archipresbyter Sancte Januensis Ecclesiae fiat fiat fiat. « Johannes de Cardine Sanctae Ecclesiae Diaconus fiat fiat. « Johannes Presbiter Sanctae Ecclesiae fiat fiat -¡- Johannes Diaconus de « cardine Sancte Januensis Ecclesiae fiat fiat amen. « Ego Thomas de Sancto Laurentio Notarius hoc exemptum extraxi et exem-« piavi ab authentico instrumento subscripto manibus predicloru Teodulphi « et Wit-Baldi Johannis de Cardine et Johannis Presbyteri et hoc mandato « mihi Thomae dicto facto a Domino Wilielmo de Monacello Consule Januae « de justitia de versus Burgum in anno currente millesimo ducentésimo se-« xagesimo quinto indicione VII die 14 februarii inter Nonam et Vesperas. « Testes Obertus Pascius Judex, Uenricus de Braia Notarius et Henricus Darli della Notarius predicta adpostulant (sic) Domini Matlliei Abatís Monasterii « Sancii Syri Januae ». ( m ) Eil a pag. XXII; Interroga/m qui sunf vicccomites re-*po*du: illi de Carmadino, illi de fnsulis, S/hM, Ta- am or celli, UH de Marino, illi de Mari, illi de Sancio Pe/ro e or/a; item Scoli, Piperes, Advocati, Cibo, Gabemiae, de piares (!) ^am^° et ^USSI •> Canevarii, Ficima/arii et alii * °,aie C^1C 1 Visconli sino dalle prime memorie che di loro ^ • ?,a' migliorarono ed accrebbero la Repubblica. Vediamo dai dici eli dell anno inseriti nel Liber jurium che eglino esuo floiide le finanze del Comune, ed i drilli e la gabella sui Pesi, le misure, il sale ed il pedaggio che eran pignorale per i tubili della ciuà liberarono, ed ordinarono che in futuro non porselo mai impegnarsi che per il lempo di ciascun Consolalo. Concessero altresì nuovi privilegi agli abitanti di Montpellier, e conchiusero lega coll’imperatore d’Oriente, dal quale ottennero grandissimi vantaggi per la Repubblica. Un documento inedito e sconosciuto che la parie della collezione A0eno ( già Cuneo ) ci ricorda una convenzione del Comune con Demai do Conte di Milgori (Mauguio o Melguel piccola città nella Lin^uadoca della Milgorium nelle carie del medio evo ) conchiusa Jl> quesl anno. L’allo non è intero, ma i brani conservatici dal paziente ed anonimo raccoglitore baslano a darci un’idea sufficiente della sostanza dei palli, e qui li trascrivo: Ab hac die in anlea usque ad annos v. nos bernardus comes mjlgoiii el bealrix comitissa salvabimus homines ianuensis di-sfi iclus,.... super ianuenses non imponemus usalicum preter illuni quem dare consueverant... vel si aliqua querela adversus nos a ianuen. eveneril... per ipsos ianuen. vel lilleras signalas c,,,u s'a'llo eoruin... MCLV mensis madii. indictione ili. ( 289 ) 0 ..... Ab hac die in antea usquc ad annos v. nos ianuenscs « salvabimus homines bernardi comilis milgorii el bealricis comi-“ fisse..... dal. ianue in capitolo. MCLV. madio. indielione II ». ANNO 1156, INDIZIONE GENOVESE III E IV VOLGARE. Reggevano il Comune i Consoli : I. Guilieltnus Buronus. — II. Oglerius Venlus. III. fleti) '¿cus De Auria vel Auriae. Cosini e Simone ricordalo più sollo erano figli di Ansaldo clic vedemmo già Console. IV. Lan frati cus Piper. Erano Consoli dei Piacili : I. Simon Auriae. II. Ido Contardus. III. .fonatas Crespimis. IV. Nicola de Bodulpho. V. fingo de Baldissone cioè di Baldizzone Fornario. Gli alli ricordano anche Guglielmo fratello di Ugo, Adelasina moglie di lui ed il figlio pur Baldizzone. VI. Opizo Sardena. Questi Consoli stipularono un trattalo assai vantaggioso alla Repubblica con Guglielmo 1 Re di Sicilia 0), al quale inviarono ambasciatori Guglielmo Vento ed Ansaldo Doria entrambi uomini consolari, e due dei più specchiali cittadini. (1) Le relazioni commerciali della Liguria colla Sicilia nei tempi di mezzo risalgono però ad epoca assai più rimota. Il Canonico Rosario Gregorio nelle sue Considerazioni sopra la Storia di Sicilia (Palermo 1851 Stamperia Reale voi. 1) stampò un’assai importante concessione fatta da Roggiero primo Conle (li Sicilia ai genovesi nel 1117. Nessuno dei nostri storici fè parola di quell’atto ( del quale è pur cenno nelle convenzioni con Re Guglielmo di questo anno 1156), forse perchè l’opera del Gregorio non è molto nota nel setlen- ( 290 ) Tale convenzione è divisa in due parli, ed una è complemento dell’altra. Ambe furono più volte pubblicale, e di recente nel volume I del Libar juriurn pag. 190 e 202. Ma per ¡sbaglio la principale fu riportala sollo il 1157, e la minore al proprio luogo nel 1156. Di ciò forse fu cagione Panno 1157 che per errore di amanuense leggesi in quella, ma eran facil via ad avvertirlo e la indizione che in ambe è quinta nel mese di novembre, e tulle le altre note cronologiche che nell’uno e nell’ altro non offrono diffc- renza. ier ^ ar,C S,ampa,a sol,° ^ *ia dutum in felice urbe panormi { anus maionis magni ammirali ammiralorum. anno dominìce ahonis millesimo centesimo quinquagesimo sexlo mense no-quinte indictionis. regni vero domini guilielmi dei gralia 0 tifici et gioì ìosissimi regis siciliae ducalus apuliae et princi- 1 ts caput sexto anno feliciter amen, ducalus vero domini ro-./ 1 gioitosi ducis apuhe filii sui anno pi'imo prospere amen. Quella legisti ala solfo il 1157 porla: data in felici urbe panormi ne d Italia, ed io non ¡slimo inutile il riportarla qui per inlero giusta la duzione, eh egli dà dell’originale greco, che serbasi nella Biblioteca del Comune di Palermo. SiDillum faclum a me Rogerio Calabriae et Siciliae comite, et (raditum 0Derio Consuli Januensium ejusque fratri .Amico, mense septrmbri indinone X anno (ÌG2S (Christi U\7). Qui sinceram fidem incorrumptamque nobis praesetulerunt , eamque in dies conservaturos spoponderunt, hos aequum est muneribus et gratiis prosequi. Idcirco praesentes duos fratres dominum Ogeriura , et dominum Amicum hujusmodi erga nos animi pro-P-ncionera ac fidem jain ostendentes, aequum censuimus dono aliquo ailì-cere, uti etiam promptiores ad nostra servicia redderemus. Vobis itaque donamus juxla castellum nostrum Messanae urbis ex parte, quae oram raa-riiimam respicit ad fiumariam descendentem ex fonte Sancii Leonis a P'irte publicae viae, ila descriptum spatium loci ad reparandam doinuni pro suje libito voluntatis, cujus latitudo est ulnarum decem longiludo vero yd mare ipsum extenditur. Rursus etiam librani auri : anni auleti) iniliuni ( 291 ) per manus maionis magni ammirali amniiralorum anno dominicae incarnalionis MCLVU mense novembris indiclionis quintae. regni domini guilielmi dei gralia magnifici el gloriosissimi regis siciliae ducatus apuliae et principalus capue anno sexto feliciter amen, ducatus vero domini rogerii gloriosissimi ducis apuliae filii sui anno primo prospere amen. Sicché non solo P indizione, ma gli anni altresì del regno di Guglielmo, e del ducalo del figlio Ruggiero concordano in ambi, e mostrano che i due palli furono nello stesso tempo conchiusi. Nè ciò basta; che nei codici che servirono all’edizione di quell’importantissimo libro, uno della nostra R. Università , e 1’ altro degli Archivii Generali di Torino, è avanti registrala la parie stampala sollo il 1157, e poscia Paltra, che fu stimala anteriore, ciò eh’ è pure indicalo in lesta dei due documenti : pagina 202 Lib. jur. voi. I linea 19. Ex aulographo Regii Tau-rinensis tabularii Cod. A. fol. 5G, v. Cod. C. fol. 207, v. E. nell’al-lra pag. 190. Cod. A. fol. 57. Cod. C. fol. 208. Ed in fronte della parte credula più recente pur è scrino in alcune copie De nego- « a prima die mensis septembris inslanlis decimae indiclionis sumatur. Ncc « non ex mercimoniis quae exercent, vel ipsi aut eorum homines in poste-fi rum erunt exercituri, si ad tarenos auri sexaginta solutio duanae ascen-* derit, eas libere merces extrhaere ex nostris Siciliae locis; quod si duanae « solutio sexagenos tarenos excesserit, volumus eas juxta loci consuetudi-« nem aequam duanae rationera solvere sexaginla tarenis exceptis. Volumus « autem, ut eorum nemo qui nostris negotiis praeest hujus concessionis li-« mites praetereat, immo vero ncque haeredes duo aul successores nostri hoc « praeceptum infringant, quin immo custodiant ipsum. ac a suis haeredibus « jurent observandum. Ideo proinde ut moris est subscribentes et plumbeo « sigillo nostro munientes hanc paginam ipsis tradidimus anno mense et in-« diciione praemissis. — Uogerius Calabriae et Siciliae Comes ». — Il chiaro Avvocato Diego Orlando pubblicò in Palermo nell’anno 1857 ed illustrò un Codice di Leggi e Diplomi siciliani del medio evo ove tro-vansi diciotto concessioni fatte dai Sovrani dell’Isola ai genovesi dal 125)9 al 1479. ( m ) cits Sicilia e, et primo Privilegia Domini Regia Wilielmi I ciò clic accenna a principio di collezione. E dopo aver residuilo al proprio luogo tal documento parmi esser utile pubblicare l’accettazione che i Consoli genovesi fecero dei patti conchiusi con Re Guglielmo dai loro legati, ed il giuramento ch’eglino ed il fiore dei cittadini prestarono di osservarli. Il quale allo inedito ci conferma quanto io venni asserendo nell’ introduzione sulla natura del giuro che nel parlamento faceva il Cintraco, e ci rivela in qual guisa si componesse cotale grande consiglio della Repubblica nelle occasioni solenni ('). Esso ò del gennaio 1157 nella quale epoca gli Ambascia-tori ritornavano dalla Sicilia. « In nomine individue Irinitatis et sancie pacis amen, anno ab « incarnatione domini nostri ihesu xpi millesimo centesimo quin-« quagesimo seplimo. mense ianuarii. quinte indicionis. nos ogerius « ventus et guilielmus buronus lanfrancus pipcr et enricus aurie a consules ianue una cum treeentis hominibus ianue de meliori-« bus qui eligi et inveniri poluerunt. et ceteris quorum nomina « subscripta sunt. bona fide sine fraude ex parte nostra et suc-« cessorum nostrorum et tolius comunis ianue. scilicet universo-« rum hominum ianue et illorum universorum qui sunt de di-« stridii ianue. scilicet habitantium in maritima a vintimilio usque « portum veneris (am presentami quam fulurorum: iuramus ob-« servare firmam et fidelem amicitiam domino guilielmo dei gralia « magnifico et gloriosissimo regi Sicilie ducalus apulie et princi-« palus capue. et domino rogerio duci apulie filio suo. et aliis « suis heredibus secundum suam ordinationem statuendis de vita (!) È estrailo dalla collezione Ageno già ricordala, e me ne favorì copia l’egregio mio amico Signor Tommaso Belgrano. L’alio ha l’indicazione seguente: Pergamena autentica con resto di seta rossa mi era sospeso tl sigillo che manca. « Cantera 8: Sicilia in Archivio Reip. genuensis ». Non est in registro. Quest’ ultima frase indica che il documento non è riportato nel Liber jurium. ( 293 ) el membris el terreno honore. el quod non erimus in consilio vel laclo sive consensu qualiler vitam aul membruin vel lerre-num honorem perdanl. vel malum aul damnum habeanl. aul mala capiione capiantur. el nos supradicli consules bona fide sine fraude publice prohibemus ul nullus hominum ianue vel de dislriclu Ja-nuae eal ad serviendum conlra eumdem dominum regem wiliel-mum el heredes suos imperatori cosfanlinopolilano. El si evenerit quod aliquis nostrum supradiclorum a modo conlra predicla fa-ciendo aliquod Joris faclum prediclo domino regi vel heredibus suis leceril. vel nominatiin conlra eumdem dominum regem wilielmiim vel heredes suos imperatori coslanlinopolitano servierit. el inde a prediclo domino rege wilielmo vel suis heredibus cerlis lilteris aul cerio nunlio querimonia facia fueril. lune a nobis infra quadraginia dies conliuuos iusle emendabilur sine fraude et de eo si persona presens fueril iusliciam faciennis sine fraude et malo ingenio, si vero absens fueril emendabilur a nobis iusle infra lerminos iusle slaluendos sine fraude. quod si aliquis ho-minuin predicli domini regis vel heredum suorum conlra paclum ab eodem domino rege wilielmo nobis faclum feceril vel conlur-baveril. paclum predictum non minus firmum el inconcussum permaneal donee sicul inter dominum regem el nos slalulum est bona fide emendai uni fueril. quo emendalo paclum predictum firmum el slabile permaneal. el nominalim ansaldus cin-Iracus publice in persona omnium hominum ianue el illorum qui sunt de dislriclu ianue super animas illorum iuravil hoc paclum observari bona fide prediclo domino regi el heredibus suis. bee omnia supradicta allendenlur el perpetuo observa-bunlur bona fide sine fraude praediclo domino regi wilielmo et suis heredibus a nobis omnibus lam presenlibus quam fuluris. sic nos deus adiuvel el hec sancla dei evangelia amen, hoc iu-ramentum nos suprascripli consules el omnes inferius scripti in presenlia riccardi venerabilis siracuse elecli el rainaldi de tufa ma- ( 294 ) « gislri iusticiarii et ansaldi de nigrone nobilis ianuensis Icgatorum « domini regis wilielmi fecimus. et in eorum prcsentia in publico a parlamento nominalim prohibuimus et sub debito sacramenti lau-« davimus ut nullus hominum ianue vel de districtu ianue eat « ad serviendum contra eumdem dominum regem wilielmum et « bcredes silos imperatori costantinopolitano. Insuper ansaldus cin-« tracus ex precepto et laude nostra ut superius scriptum est in « publico parlamento iuravit in anima tocius populi hoc pactum « observandum foro ut superius continelur. eorum qui iuraverunt a hoc scripto nomina declaranlur. Ogerius ventus Guilielmus buronus Lanfrancus piper Enricus aurie Consules communis ianue Ansaldus aurie et Guilielmus ventus qui prò pace ista iveruni legati ad dominum regem wilielmum Simon aurie Opizo sardena Ugo de baldissone Nicola rodulfi Consules placilorum Boiamons de odone Fredentio Gontardus Bonus iohannes malus filiaster Ansaldus Mallonus Rogeron ite Obertus cancellarius Otto rubens Wilielmus (ornellus Arnaldus de turca Wilielmus sardena Vassallus gisulfi Gandulfus Picamilium Bonus vassallus de castro Ingo de volla Baldicio ususmaris Lamberlus Pbilippi Wilielmus stanconus Wilielmus cigala Bertramus de marino Wilielmus de marino Ollio iudex de castro Wilielmus malus aucellus Obertus reca Ica tus Amicus grillus Embronus Ribaldus saraphie Bonus vassallus caput galli Ogerius scriba Corsus sismundi Marchio de volta é Ponus dei de iterio Ido porcellus Philippus de Lamberto Rlaneardus Ansaldus golias Nicola embriacus Wilielmus golias Giso sardella Ollobonus vicecomes Ingo vicecomes Anselmus brunus Rolandus Cache Vassallus cresta Ansaldus nigrancius Wilielmus de candida Vassallus papacicia Donatus gobbus Guidotus oberli de nigro Wilielmus vicecomes Guidotus torscllus Ogerius nocentius Nicola Lanfranci de rodulfo Ribaldus drogus Ansaldus de milrosa Lanfrancus de Milrosa Albertus de volta Rainaldus gauxonus Ronifacius filius ejus Marchio iudex Baialardus Bonvicinus de campo Obertus lanfranci de mari Wilielmus papa Ribaldus de sanclo genesio Ugo lupus Wilielmus arnaldi Angelerius pollesinus Lamberlus guerci us Lanfrancus galeta Ismael Í1) Lanfrancus papa Lambertus wilielmi de vicecomile Iordanus yse Wilielmus aradellus Wilielmus smerigius Baldo pulpus Wilielmus de rapedo Ioel de bunico Ido de rica Ribaldus wilielmi strallandi Wilielmus osbergerius Anfossus de clavica Oddo de statione Wilielmus magister Obertus triginta veliate Lanfrancus brugnonus Ogerius carcodanus Ronifacius lamberti Iordanus oberti Arnulfus Alexander torsellus Ogerius Danesius Braidem Obertus de nigione Baldezonus Susilie Wilielmus gatla (1) È detto negli alti anche Ismael de palazzolo. Merlo guaracus lonatas pignolus Guiscardus botacius Gandulfus alpanis Guilielmolus ciciolus Bellamulus Bonvassallus malusfiliaster Stralcria Arnaldus vacca Ribaldus sagonensis Otio turcius Ansaldus voiadiscus Rolandus suzopel Enricus mazal Gandulfus piletus Gandulfus de gotizone Bernardus vitalis Petrus de alunnia Bernardus de aspirano Giselbertus cavaruncus Wilielmus bottego Raimundus capellanus Joannes Deodatus Merlo de brazili Ingonus Bonifacius roza Gatlilusius Bonus vassallus ribaldi guercii Ugo belloculus Wilielmus de vivaldo Wilielmus crispiuus Johannes presbiter Gandulfus cognatus cebe Wilielmus suzopel Lambertus mussus ( 296 ) Ainieus de amico Ugo botinus Wilielmus de modo aniio (sic) Fredculio susilie Sulimanus de cuzagno Alcherius aguxinus Anselmus de golizoue Obertus guaina Arditus Anselmus Ite Ferminus Amicus bulzanetus Bonus vassallus de mi'dolico Gandulfus muscelica Ansaldus astorii Bonus vassallus de advocalo Tanclerius alde de mauro Wilielmus oculus piscis Filippus vicedominus Wilielmus de albario Ansaldus de rufino Bonifacius de segnoraldo Ruiìnus canevarius Gandulfus gallula Ido vicecomes de cita Aslorius Lanfrancus arzeme Aldo de villano Ribaldus gallus Vassallus mazal Wilielmus camuginus Marinus de sala Nigcr piccamilium Bonifacius gallus Wilielmus de amico Ansaldus filias ejus Ogerius superbia Guido de novaria Wilielmus gallus Geremias Wilielmus guercius de ponte Iloinodeus Enricus medicus Opizo searamangia Johannes niger Anfossus nata Obertus roza Wilielmus embronus Merlo lancea acuta Donatus filius ejus Bonus vassallus bursa Albertus bonicus Bonus bellus calignanus Gaiotus arlae Deus te salvet Philippus de dáctilo Buconus Rolandus afaitador Wilielmus crusetus Wilielmus zulcan» Wilielmus mundagia Wilielmus filardus Petrus bernardi Bonifacius mortuus sili Bonifacius alpani Wilielmus de carmadino Wilielmus piccamilium Enricus iofredi Bernardus tachinus Ansaldus bucucius ( 297 ) Enricus iudtx Matheus pignolus Philippus tractor Ribaldus cabulius Lanfrancus de palio Bonus vassallus elio Oliverius nivetella j Petrus capra Ugo canis Alinerius merdempe Baldo bancherius Obertus de bonfacello Wilielmus rofer Ido clarella Oliverius de campo Wilielmus fregabreno Ansaldus sardena Wilielmus septem labia Wiiielmus de mari Bonus vassallus de maslaro Obertus mazucus Albertonus bancherius Johannes iudex Merlo lucensis Anfossus guercius Rubaldus de murta Guido de olasco Ubertus lombardus Bertolotus de murta Bonus senior de campo Ingo puella Wilielmus guercius lite domine Wilielmus cavaturta Bonus vassallus de primo Obertus tachinus Wilielmus bcaqua Bonus vassallus barucius Wilielmus guercius bancherius Ido pulparius Olio elie Ingo bancherius Oberlus piccamilium Rubaldus piccamilium Itubaldus cepolla Marsilius baldo bernardi GrilTus de albericis Ollobonus de vineis Johannes guci ? Baldezon susilie Guido restis Palatinus Merlo vicecomes Ansaldus de caslelleto Wilielmus aratro Petrus de rufino Conradus botarius Lambertus de marino Gibertus bancherius Oliverius collo Gandulfus buccafura Johannes testa Johannes de bulgaro Agenulfus badanus Rubaldus de sancto martino Obertus suppa Opizo fallamonica Filippus cincia Ogerius cucul ( 298 ) Guido aguzinus Ogerius collum Crollamons Obertus baldus Godus mcrlonatcllus Ingo de villano Wilielmus sarag? Ceba Gotoerrus Gandulfus de burgo Johannes loxicus Bonifacius de burgeto Otto de bellamulo Ingo fariseus Nubelotus Bolandus guaracus Ansaldus montexellus Marinus de porta Otto benzerro Mussus scalciaveja Wilielmus de dáctilo lonathas serri de mari Wilielmus richerius Ribaldus de serienata Guidotus ansaldi ite Oto Iecavellum Obertus spinula Bonifacius vicecomes Ingo wilielmi de volta . lonathas de gandulfo rubro Otto mallo Obertus lusius el Obertus gruatus. ( 299 ) « Et ad huius rei inviolabile firmamenluni liane carlam per ma-num iohannis noiarii publici scribi et communis sigillo sigillari nos suprascripli consules precepimus ». Assai onorevole ed utile fu pur la lega dal Comune conchiusa coi Milanesi ed i Torlonesi, e coi signori e gli abitanti di Nasci, Cogorno e Vezzano nella riviera orientale. ANNO 1157, INDIZIONE GENOVESE IV E V VOLGARE. Erano in quest’anno Consoli del Comune: I. Bogeronus de Jla che nel voi. I del Liber juriutn pag. 204 «: dello De Castro, e nel voi. II Cliartarum pag. 454 è nominato per errore Logesone. Il cognome De Jla dev’essergli venuto dal nome della madre, che pur è ricordala nei documenti. IL Guilielmus Venlus. III. Oberlus Spinula. IV. Gandulphus Piccamilium. Al Consolato dei Placiti sedevano: I. Boemundus de Odone, come dicemmo, de Garaldo. IL Fredenzoìius Gonlardus scritto con poca esattezza Fredericus nell’esemplare di CaiTarO dell’Universilà di Genova. III. Guilielmus Sianconus. IV. Marchio de Volta. Era figlio d’Ingo e fratello di Guglielmo. Veggasi in prova l’alto che è a pagina 452 del volume II Cliar-t arimi. V. Oberlus Cancellarius. VI. Guilielmus Cicala. VII. Amicus Grillus. VIII. Vassallus de Guisulpho. Caffaro fa grandi elogi di quesli Consoli che spedirono ambasciatori in diversi paesi per Irallare gli interessi della città. Giti- si ( 300 ) done di Lodi andò a Roma; Gionala Crispino in Oriente ed al Re Guglielmo di Sicilia (*) ed Amico di Murla all’ Imperatore di Costantinopoli (2). Guido Guerra Conte di Ventimiglia donò molte castella al Comune di Genova e gli giurò fedeltà. La donazione è accettata dai Consoli dei Placiti e dai seguenti Consiglieri Guglielmo Burone, Ansaldo Dona, Ingoile Della Volta, Lanfranco Pevere, Enrico Doria, ¿.insaldo Mattone, Guglielmo de Marino e Berlrame de Marino. Nel mese di agosto alcuni dei signori Da Passano giurarono pur essi fedeltà al Comune per il castello di Frascaro, e nel dicembre ugual giuramento fecero gli uomini di Novi innanzi al Console Gandolfo Piccamiglio, che con Oberto Cancelliero ed Enrico Doria colà si erano appositamente recali. I Consoli dei Piacili insieme riuniti stabilirono che niuno degli esterni o degli abitanti fuori del Comune potesse intervenire qual testimonio nelle contrattazioni ch’eccedessero la somma di cento soldi. A quest’anno appartiene il primo dei brevi della compagna stampati nell’introduzione. Sì in esso come nell’altro del 1161 vengono ricordati gli elettori dei Consoli, e gli elettori degli elettori, dei quali, come pure avvertii, è memoria in altri alti, e sembra quindi che l’organamento del Comune costantemente volesse l’elezione di questi due ordini di elettori, onde la scelta dei Reggitori della Repubblica fosse fruito di molta considerazione, e meno v’influissero il broglio e l’intrigo. (1) Il CafTuro della R. Università di Genova dico Jonatain Crispinum ad Orienlales partes et Guilielmum Siculum ad Regniti: quell’/! ìZ Regem posposto a Guglielmo Siculo fu causa che il dotto Monsig. Giustiniani creasse un ambasciatore Guglielmo Siculo. (2) Alcuni esemplari di Caflaro Io chiamano Amicus deMyrlo, ma le carte sincrone hanno de Murla. Come vedesi il Myrlo è un latinizzamento giusta il costume dell’epoca del Murla. Murla, Murlula, e i frequenti Mortiou e Mortedo accennano gli antichi mirteti già esistenti in più luoghi. ( 301 ) ANNO 11158, INDIZIONE GENOVESE V E VI VOLGARE. Al Consolalo del Comune venivano elelli: I. Ingo de Volta già Console dei Piacili nel 1134, 1139, 1147, 1158. IL Ido Contardus che lenne il Consolalo del Comune anche nel 1135 e 1145. III. Daldicio Ususmaris. IV. Johannes Malusaucellus. Erano Consoli dei Piacili per le qualiro Compagne verso il Castello: I. Guilielmus Bufferius. IL Bonusvassallus de Castro (V. anno 1155). III. Anselmus (scrino anche per errore Ancelinus) de Caffara. IV. Nuvolonus de Albericis. E per le altre quallro verso il Borgo: V. Ollio de Caffaro nominato anche in alcuni documenli Otho Caftan. Lo credo figliuolo dell’annalista a differenza di Otho Pe-zulus o Pessulus ch’era nipole di lui perchè nalo dal figliuolo Guglielmo Pezulo. VI. Nicola de Bodulpho. VII. Henricus Malusaucellus. Vili. Oberlus Becaleatus, che non leggesi in allra serie slam-pala, e che pure è notalo dal Caffaro e dai documenli. In questo Consolalo furono spedili dal Comune ambasciatori a Federico Barbarossa, che disceso in Lombardia pretendeva da Genova larghi tributi pari a quelli che da altre cillà lombarde gli venivano concessi. La Repubblica appoggiandosi agli antichi privilegi e consuetudini rieusolli, ed i legati da essa spedili cioè il Console Ido Conlardo, Caffaro, Oberlo Spinola, Guglielmo Cicala, Guido di Lodi, Ogerio di Bocherone, Ottone Giudice ed Alberico, siffatta- ( 302 ) niente seppero la causa della patria difendere, che l’imperatore contento del giuramento di fedeltà nieiit’altro dai nostri richiese. I Ventimigliesi tentarono in quest’ anno di ribellarsi alla Repubblica, e distrussero il castello che i Genovesi avevano edificato nel loro paese, ma questi domarono la rivolta e condussero i capi prigionieri in Genova. ANNO 1159, INDIZIONE GENOVESE VI E VII VOLGARE. Erano Consoli del Comune : I. Ansaldus Mallonus. IL Oglerius de Guidone de Erizone. III. Jonalas Crispinus. -—IV. Rubaldus Bisaccia, come dicemmo, dei Guerci. .— V. Ansaldus Spinula. VI. Lanfrancus Piper. Al Consolato dei Piacili sedevano: I. Boemundus de Odone de Garaldo. II. Corsus Serrae che, come già avvertii, appartiene alla famiglia De Mari (V. anno 1122). III. Guilielmus De Marino. IV. Opizo Sardena. Il Caffaro loda assai l’operato di questi Consoli, che mollo giovarono la cosa pubblica. II muro della Città, già cominciato, fu a loro istigazione compilo in soli cinquanlalre giorni con alacrità somma dai cittadini e dagli accorsi dalle vicine pievi. Molle tasse che pesavano sugli abitanti furono tolte. ANNO 1160, INDIZIONE GENOVESE VII ED.VJII VOLGARE. n Reggevano il Consolato del Comune: I. Rogeronus de Ita. ( 505- ) II. Lanfrancus de Albericis. III. Henricus Guercius. IV. Ansaldus de Auria. Erano Consoli ilei Piacili per le Compagne verso il Castello: I. Guilielmus Cavaruncus. II. Anselmus de Caffara. III. Nuvolonus. ) ... ~ , fratres de Albericis. IV. Ollobonus. j Verso il Borgo: V. Oberlus Cancellarmi. VI. Amicus Grillus. VII. Oberlus Recalcatus. Vili. Nicola Roza. Questi Consoli non fecero meno per la patria dei loro predecessori. Liberarono il Comune dai debili che lo aggravavano, guer-nirono la città di torri dalla parie del mare e sciolsero il castello di Voltaggio dall’ ipoteca che Io legava, sicché ritornò pienamente sotto la giurisdizione della Repubblica. E non contenti di tulio ciò cinsero di mura il borgo di Porto-Venere, e spedirono legali Enrico Guercio a Manuele Comneno Imperatore di Costantinopoli, ed Obcrto Spinola a Lupo Re di Spagna. I cittadini assai discordi siffattamente contennero che non proruppero in ingiurie nè in insulti scambievoli, e tanto si adoperarono perchè le elezioni cadessero sui più degni, che ebbero a successori ottimi cittadini. ANNO 1101, INDIZIONE GENOVESE Vili E IX VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Rodoanus de Guilielmo de Mauro de Platealbnga. II. Philip pus de Lamberto. III. Marchio filius Ingonis de Volta. IV. Guilielmus Cicala. ( 504 ) V. Obertus Spintila. Le quadro Compagne verso il Borgo avevano a Consoli dei Piacili : I. Guilielmus Bu/ferius. IL Lamberlus Philippi filius cioè di Filippo di Lamberto che conosciamo da mollo, e ch’era pur Console del Comune in questo anno. HI. Guidotus Zurlus scrino Ginolus per ¡sbaglio nel codice di Caffaro dell’Università di Genova. I\. Guido Laudensis già chiamalo in Città come Giudice. Nelle altre verso il Borgo amministravano la giustizia: V. Amicus de Murla. VI. Lambertus Grillus. VII. Nicolaus Boza. Vili. Ansaldus Golia scritto in alcuni codici erroneamente Scalia, ma nei documenti sempre Golia. I Consoli di quesl’anno mollo si adoperarono perchè cessassero le discordie, che affliggevano la Città. Uno di loro, Oberto Spinola, andò con cinque galee contro i Saraceni, che furono da lui sbaragliali; e poscia conchiuse con Lupo Re di Spagna un trattalo assai utile per il Comune. Nè men vantaggiose condizioni al commercio genovese ottenne dal Re di Marocco Ollobono degli Alberici, che a lui andò legalo. Ed ambasciatore in Gerusalemme fu mandalo Ansaldo Spinola acciò curasse il mantenimento delle pi omesse fatte ai Genovesi per i servizi da loro prestati nell’acquisto di Terra Santa. Ed, onde il territorio della Repubblica fosse più sicuro da ogni assalto nemico, i Consoli fecero riedificare i castelli di Voltaggio, Fiaccone, Parodi, Rivarolo e Porto-Venere. Il Liber jurtimi registra sotto quesl’anno il giuramento prestato dai cittadini destinati alle funzioni di pubblico testimonio, ed i nomi loro, che credo utile riportare: Bonusiohannes, Guilielmus Buronus, Guilielmus Cavaruncus, ( 305 ) Marchio de Volta, Guilielmus de Marino, Amicus Grillus, Mal-fiiaster (cioè Malusflliastef), Ansaldus Tanclerii, Ido Gontardus, Guilielmus Cicala, Balduinus Guercius, Ugo de Baldizone, Gri-maldus, Jordanus de Ghisulplio. ANNO 11G2, INDIZIONE GENOVESE IX E X VOLGARE. Venivano eleni Consoli del Comune: I. Guilielmus Buronus, come dissi, dei Della Volta. II. Ingo de Volta. III. Nuvolonus scrino anche Nubelonus de Albericis. IV. Bubaldus Besaceia della famiglia dei Guerci. V. Grimaldus. Costui è da considerarsi quale stipite della nobilissima famiglia Grimaldi. Egli era figliuolo di Ollone Cannella come provano diversi alti e tra gli altri uno del giugno 1143 stampalo nel volume II Chartanm dei Monumenta Ilisloriae Patriac pag. 243 col quale i Consoli di Genova ordinavano che Grimaldo pagasse nove denari genovesi per livello di una casa nel Borgo, come già faceva il padre di lui Ollone Cannella e l’ava di quest’ultimo ; e figlio pur di Ottone Cannella qualificasi Grimaldo in una vendita ch’egli fa di una sua terra delta la Marchesana il 2 luglio 1156 (V. lo stesso volume Charlarum pag. 337). L’editore di quesl’ultimo documento per ¡sbaglio assai facile cambiò il nome Grimaldus in Urinaldus. In ambi gli atti si asserisce defunto Ollone Cannella. Da Grimaldo nacque Albertus Grimaldi soprannominalo negli atti de burgo forse per l’abitazione in quella parte della città, ove come dicemmo aveva casa il padre, ed egli, come vedremo, sposò la figlia di Oberlo Spinola, e con lui fondò la chiesa di S. Luca. Da Alberto ebbesi vita Ingo de Grimaldo q. Oberli, e Grimaldo de Grimaldo q. Oberli ambi degli olio nobili della città nella prima metà del secolo XIII, e da costoro discesero i molli illustri Grimaldi che coi Fieschi da un lato e gli Spinola e i Doria dall’altro ( 506 ) recarono la Repubblica a grande altezza, sebbene (alora la dilaniassero coll’ambizione e gli sdegni loro. Sul finire del secolo XIII era dubbio se i Grimaldi discendessero dagli antichi Visconti, ed i testimoni esaminali perciò, deponevano che quella nobil famiglia non avea parte nei diritti del V¡scontato: « Infrascripti non habent partem in inlroitibus memoralis, videlicet « Grimaldi, Zachariàs de Castello, Ansaldus de Nigro, Guilielmus « de Vivaldo, filii q. Iohannis de Nigro, fdiiq. Marchisii Elephanlis « et plures alii de quibus specialiter non recordor modo ». La giustizia veniva amministrata nelle Compagne verso il Castello da I. Boiamundus de Odone de Garaldo. II. Bonusvassallus de Lamberto medico. Un documento ripoi -tato nella collezione dell’ Avvocato Ageno chiama questo Console Bonusvassallus dì Castro. Questa carta faceva parte dell Aichivio di S. Stefano ed ha la data decima die exeunle marcio indiclione IX e conferma quanto io venni avvertendo sotto ili 155. III. Guilielmus Caputorgogii. IV. Guilielmus Cavaruncus. Nelle altre Compagne verso il Borgo sedevano Giudici. V. Ido Pizo scritto Rizo in alcuni codici come già avvertii. VI. Contardus Bufus. VII. Guilielmus de Amia. I genealogisti lo fanno figlio del Co sole Ansaldo e fratello di Enrico e Simone. Vili. Obertus Recalcatus. Due legazioni all’imperatore Federigo Barbarossa che allora li° vavasi in Pavia, e le convenzioni tra lui ed il Comune conchiuse sono i falli più importanti che sollo quest’anno Cafl'aro ed il Libo ju rium registrano. Vi andarono legali la prima volta i Consoli Guglielmo Burone e Grimaldo, e tra i semplici cittadini Guglielmo Vento, Marcinone della Volta, Enrico Doria, Ogerio di Guidone, Obeilo Spinola, Filippo di Giusta, Buonvassallo Buflerio, i quali conosciuti ( 307 ) i desiderii dell’ Imperatore il quale voleva, clic i Genovesi P aiutassero nelle sue imprese, ritornarono alla Città per decidere quello che al Comune convenisse. Allora un’ altra ambasciala andò a Federico. Era essa composta d’Ingoile della Volta e Nuvolone tra i Consoli, e di Lanfranco Pevere, Beltrame di Marino, Idone Gonlardo, Buon-vassallo Bufferio, Rogerone d’ila e Giovanni Scrivano del Comune. Eglino stabilirono le condizioni a cui presterebbero aiulo all’ Imperatore, il quale accordò loro privilegi larghissimi, e tra gli altri il possesso della città di Siracusa in Sicilia. Essendo stali offesi i Genovesi residenti in Costantinopoli dai Pisani, quelli spedirono le loro galee a fare vendetta; ma l’imperatore chiamali a Torino i legali delle due parli contendenti intimò loro che sospendessero le oslililà, e dugento Genovesi ed altrettanti Pisani giurarono perciò di dar tregua alla loro nemicizia. Il Caffaro loda assai la prudenza dei Consoli di quest’ anno che tennero in pace la Cillà, e contennero le ire che scambievolmente agitavano i figli di Oberlo Usodimare, ed i Piccamigli. E per il commodo della navigazione e del commercio furono distrutte molle case eh’eran vicine al mare, ed in luogo di esse furon fatti parecchi scali. 11 decreto che ordina tali importanti mutazioni nella Cillà leggesi nel Liber jurium, ov’è riportata altresì la promessa die fecero gli uomini della russa i1) la vigilia dei Santi di quest’anno di giurare la Compagna presente e le altre seguenti a condizione che Filippo di Lamberto non sarebbe ammesso al Consolalo nè ad altri importanti uffizi. Tale allo è firmalo da Carmadino, Guglielmo Strillando, Fulcone Buffer io, Iìogero di Giusta, Giovanni Tossico, Anselmo Buffer io, ¡ter io Pocalana, Lamberto Porco, Berardo Tacchino ed Ansaldo fratello di Belmosto. La Chiesa genovese fu onorala in quest’ anno di notabili concessioni e privilegi dal Papa, c P Arcivescovo ebbe il titolo di legato transmarino. (1) Il nome musa, c forse derivalo dal verbo greco russo, collido, disiumpo (V. aggiunta in line del lavoro ). ( 508 ) ANNO 1163, INDIZIONE GENOVESE X ED XI VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Itogeronus de Ita. IL Guiltelmus Casiccms o Caxiceus. II Caffaro sotlo l’anno 1101 dice questo Console figlio d’Ingone della Volta, e perciò è talora appellato semplicemente Guilielmus de Volta. III. Guilielmus Ventus. IV. Amicus Grillus. \ • Obertus Spintila. VI. Lanfrancus Piper. Quattro soli erano i Consoli dei Placiti: I. Corsus Serrae. II. Oltobonus frater Nuvolonis de Albericis. Un’ altra serie stampala nota invece come Console Nuvolonus stesso, ma io mi attengo a quello che Caffaro ed i documenti riferiscono. III. Obertus Cancellarius. I\. Hugo de Baldizone (Pomario) come già avvertii. Caffaro esalta in parlicolar modo l’integrità e la giustizia di questi Consoli, che usando grande fermezza liberarono la Città dai ladri e dai malfattori che la infestavano. Egli è vero che condannarono a pena assai crudele quelli tra essi che Ior caddero in mano, perchè legatili per le mani e per i piedi, e posto loro un sasso al collo li cacciarono in mare; ma fu questo gastigo salutare per la Città e per i superstiti, che spaventali dalla pena durissima degli altri a miglior vita si appigliarono. Nè con minor senno fu amministrala la cosa pubblica. Il Comune che, come notammo, era negli anni scorsi oberalo di debili ebbe in queslo un vistoso residuo di lire seimila ollocento cinquanta che i Consoli lasciarono in custodia ai loro successori. Il 30 settembre di quesl’anno cessò di vivere Siro primo Arci- ( 509 ) vescovo della diocesi genovese. A lui successe l’Arcivescovo Ugonc della Volla chiamalo al seggio pontificale dal volo degli Abati di S. Benigno, di S. Siro e di S. Stefano, dei Prevosti di S. Maria delle Vigne, di S. Donalo, dai Preli Giovanni di S. Damiano, Vassallo di S. Maria di Castello, Oberlo di S. Ambrogio, c dai Canonici Prete Rubaldo, Maeslro Anselmo e Dodone Suddiacono deputali dal Clero, dai Consoli e dal parlamento per tale elezione. Con questo Consolato ha termine la narrazione che dei falli del nostro Comune scrisse Caffaro. Egli già carico di anni e ricco di meriti lasciò il nobile uffizio ad Oberto Cancelliere, e tre anni dopo chiuse i gloriosi suoi giorni. Molli uomini illustri vanta la noslra Repubblica in questo primo secolo di vila, ma uiuno può compararsi con lui, ad un tempo coraggioso guerriero, abile diplomatico, saggio governatore e grave scrittore. Parecchi dei suoi falli io venni accennando in questo lavoro; l’esporli tutti, ed il celebrarne la virtù ed il valore troppo mi allontanerebbe dal mio scopo. Due sole cose avvertirò, ed ambe spellanti all’origine ed alla persona dell’annalista e degne di particolare osservazione. 1. È indubitato che Caffaro fosse di famiglia visconlile come già notai, e delle più nobili che avesse il Comune. Il seguente frammento di un documento importantissimo inedito riportalo dal P. Schiaffino nei suoi Annali Ecclesiastici della Liguria c’insegna infatti che la famiglia dell’annalista discendeva dai Carmadino e dall'altra delle Isole. Sentenza Pontificia a favore dell’Abazia di S. Siro contro il Capitolo di S. Lorenzo per le decime dei Carmadino ed Isole. « Innocenlius Episcopus servus servorum Dei dileclo fìlio Aide « berlo Abbati Monasterii S. Syri quod est in burgo civitalis Januae... « eapropler dilecle fili Adelberle Abas decisionem controversiae in-« ter le et Villanum Praepositum Ecclesiae Januensis super decimis « civium cognalionis de Insula et Carmadino saepius agitala ad ( 310 ) « perpetuandain posleroruin memoriam carlae el atraíllenlo duxi- « mus commillendatu.....Nobis Januam Venienlibus Villanus Prae- « posilus et fralres ejus adversus le et fralres luos super eisdem « deciinis querelam deposuil el cas suis ralionibus vindicare Ec-« clesiae S. Laurentii nilebalur ad quod utique probandum Leonis IV « capilulum in medium protulere Villanus Praepositus et Opizo « Archipresbiler quo videlicet decimam de plebibus tantum ubi « sacrosancta danlur baptismala persolvi debere dicebant. Al vero « Advocati tui..... décimas omnes ex anliqua Patrum inslilutione « in disposinone proprii fore Episcopi et in qualuor parles debere 0 juxla ejus providenliam dividi..... quo conira Canonici..... deei- « mam tolius civilalis pro quarta porlione sibi compelere affir- « mabanl..... adijcentes eliam quod sicut in januensi civilale eccle- 0 sia tantum S. Laurentii baptismalis eral ila nulla alia ecclesia « infra eamdem civilalem........... Ante tempora vero Ayraldi Epi- « scopi sibi magislralus copia....... alios Procubilores alios vero « barbaros a diebus praedicli Oberli Episcopi usque ad ejusdeni 0 Ayraldi ordinalionem Januensi ecclesiae praefuisse dicebanl adeo « quod multi eliam Canonicorum januensium pro malis et op- 0 pressionibus quae sibi inferebanlur exira civilalem longo tem- « pore remansissent.....possessionem veslram per 70 annorum cur- « ricula munilam esse et per capilulum praedecessoris nostri B. 31. » Urbani Papae sibi easdem decimas vindicare asseruere nec eis-« dem Praeposilis et Canonicis Magislralus copiam defuisse cum et « apud Mediolanensem Archiepiscopum..... Romanum Ponlificem ° opporlunum lempus habuerinl conquerendi. Inlerruplionem quo-« que ipsam non esse verisimilem quoniam per eumdem Airaldum « Episcopum tarn in praefalo Monaslerii S. Syri quam in aliis ec- « clesiis homines cognalionis de Insula et Carmadino......... fuisse « commonitos aiTirmabanl hoc eliam addenles quod ca tu ex man-« dato saepedicti Airaldi Episcopi praesenle jam diclo Villano Prae-« posilo, Obcrlo Archidiácono et Ogerio Magistro Scholarum apud ( 311 ) « Januenses consules videlicet..............Ruphus de decima « lolius casae Rustici de Caschi fellone quaerimoniam deposuisses « Consules unanimiter collaudaverunt Caffarus, Oberlus et Viscar-« dus fdii quondam Rustici de Caschifellone quia de eadem co- « gnalione eranl sicul reliqui cognati....... et ad majorem ipsius « rei evidenliam per quoddam instrumentum idem laudamenluni « ostendisti. Super his ergo cum fratribus noslris diulius confe-« rentes... quoniam de episcopali concessione vestro Monasterio « facla non solimi tua longa possessio pro eodem cenobio favere « videbatur..... prudentes testes videlicet Dodoneni de Advocato, « Ingonem de..... arctavimus qui nimirum tactis SS. Evangeliis ju- « raverunt Monasterium B. Syri decimas illas per 70 annos tempore « scilicet Oberli, Conradi Manganelli (forse dovrebbe leggersi Maz-« zanelli), Ciriaci, Ogerii, Airaldi et Ottonìs januensium episcoporum « et usque ad..... nec se vidisse nec audisse controversiam aul in- « lerruplionem canonicam exinde faclam esse. Airaldi quoque epi-« scopi in eodem Monasterio et in pluribus locis commonitionem « se audisse testati sunt ut videlicet cives cognationis de Insula et * Carmadino decimam praefato Monasterio S. Syri persolverant. « Consideratis ilaque utrumque rationibus te Aldeberte Abbas ac « per le B. Syri Monasterium a supradicli Archipresbileri et fralrum « suorum et.....Archiepiscopo et successoribus suis quam canonicis « S. Laurenlii el successoribus eorum super liac controversia im-« ponimus silentium el praefatas decimas hominum cognationis de « insula el carmadino sicul in praefala charla de.......... in eodem « coenobio Domino famulanlibus de caelero in perpetuum solvendas « esse censemus. Si quis igilur etc. I1). (1) Il raccoglitore dei documenti or posseduti dall’Avv. Ageno ci lasciò la seguente conferma che della holla d’Innocenzo II fè il successore Alessandro III. « .......... decimas vero civiura cognationis de Insula et Carmadino que- « madmodum per sententiam praedecessoris nostri f. m. PP. Innocenti in-« dicatae sunt per praesentis scripti paginam firmamus et vobis in perpetuum (312) « Dal. Pisis manu Aymerici S. li. E. Cardinali. o.° id. lanuarii indie. XI incarn. dominicae anno MCXXXIIII. Pont. Innocenlii pp. secundi anno quarto. II. Io son di avviso che s’ingannassero coloro, che vollero di-nDuere 1 annalista Caffaro da Caffaro di Caschifellone ( che fu scritto anche per errore Taschifellone), e stimo che assolutamente ue fosseio una sola persona. I più antichi nostri scrittori non mosselo dubbio su ciò, e quelli tra i più recenti che pensarono conti ario si appoggiarono ad argomenti che non possono appagare la ciiiica odierna. Il più specioso è che l’annalista non usava cognome ed infatti firma un allo il dì V Kal. maii li56 come Coffa)us semplicemente, mentre in un documento del marzo dei-anno stesso trovasi tra i leslimonii Caffaro di Caschi fellone; ma questa forse la sola volta che una persona si trovi sottoscritta 0 col solo nome, o col solo- cognome, o con qualificazioni diffe- 1 enti “ Chi jia solamente aperta la raccolta dei documenti genovesi ricorderà le firme Corsus od in altri luoghi Corsus Serrae, o Corsus De Man; Tanclerius ed altrove Tanclerius de Mauro, o Tanclei ius de Plaiealonga; Sigismundus solamente o Sigismundus Muscula, Bisaccia o Rubaldus Bisaccia ecc. E tal libertà di tacere fi proprio cognome poteva specialmente concedersi a chi avendo nome non comune con altri, non lemea di andar confuso con essi. Obeito e Guiscardo poi sono chiamali fratres Caffari semplicemente e nei documenti che io ho stampati sotto quest’anno e sotto il 1150 tutti tre sono detti figliuoli di Rustico di Caschifellone solvendas esse censemus. Si quae vero possessiones quas praenominaforum coenali..... cives tempore latae sentenliae possidebant ad alios quolibel li- tulo jam noscanlur fore translata vel in futurum quolibet conlractus genere Iransferentui libera vobis liceat a quibuslibet earumdem possessione«)...... tutoribus decimas exigere et exactas retinere. Si quis igitur etc. Eco Alexander Catiiolicae Ecclesiae Episcopus ( col sigillo in cui Alenando PP. l[[ dalum Anagni Pergamena autentica segnata su! dorso itd « Alex. /// anno i) ». ( 513 ) indizio evidente che sebbene al loro fratello non si desse cognome era egli pure de Caschifellone. Clic se coll’annalista fosse vissuto ad un tempo un altro Caffaro sì islrulto da potere scrivere la narrazione della battaglia di Toriosa non sarebbe sialo dal Comune ornalo d’impieghi, spedilo legalo, nominalo almeno Console dei Piacili? Ma mentre tulli questi uffizii si danno all’annalista, nessuno tocca mai all’altro Caffaro supposlo, il quale appena sì può citare come ricordalo una volta qual testimonio. Lo stile della descrizione della battaglia di Toriosa è perfellamenlc conforme a quello che Caffaro usa negli annali ; la slessa semplicità, la stessa brevità, la stessa chiarezza, tulli i pregi ed i difelli che sono in quello. Sappiamo poi che in più casi 1’ annalista scrisse peculiari racconti di falli accennali nella sua storia, come la narrazione della prima crociala ed altre che andarono smarrite, e non dee quindi far meraviglia che consagrasse uno speciale scritto alla battaglia di Toriosa sì gloriosa per la Repubblica. E le parole che leggonsi in fronte di esso: Quoniam quae gesta fuerunt in capiione Almeriae per praesentem scripluram sensu Caffari ad memoriam fulurorum narranlur; illud idem nempe victoriam Torluosae ne futuris temporibus oblivioni tradatur uti verilas postulai, Caffarus de Caschifellone ad praesens narrare conalur etc. furono aggiunte mollo lempo dopo da colui che interpolò lutti gli annali e sempre con poca critica. ANNO 1164, INDIZIONE GENOVESE XI E XII VOLGARE. Sedevano al Consolalo del Comune: I. Lanfrancus eie Albericis. IL Marchio de Volta. III. Corsus Sigismundi. Sembra cosini una persona sola con Corsus Serrae che vedemmo Console negli anni precedenti. Infatti mentre gli annali e molli documenti in questo ed in altri anni lo chi»- (Zìi) mano Corsus Sigismundi, ¡„ alcuni altri è detto Corsus De-Mari. filerò quello del 26 gennaio 1175 pubblicato a pag. 15 del Li-jurium voi. II, col quale i Consoli del Comune concedevano a eahiaporco ed ai fratelli una terra onde vi fabbricassero la chiesa a fLi^a,C° ^ annalista chiama il Console entralo in uffizio il raio 1172 Corsus Sigismundi, e l’atto dice Consu/es de nmuni Symon Auriae, Corsus De Mari ecc. Il cognome Serrae 1 'a3li dal padre; e l’altro De Mari dall’avo Otto De Mari, ma mai il terzo Sigismundi? Nessuno documento a me noto clie tale difficoltà, e tra le supposizioni che potrebbero farsi io so azzardai e che Sigismundus fosse il nome del padre che aveva poi il cognome di Serra. Nè questa molliplicità di nomi reca me-aucIia a chi è uso allo studio delle antiche carte trovandosene esempi assai frequenti. Nei documenti genovesi abbiamo: Andrea 19 ) « Sacri Palatii ex jussionc suprascriplo Marchio et Judic.e amoni- « cionem scripsi. \ ** * t « In anno Incarnatone Domini nostri Jesu Crisìi nogenlesimo « nonagesimo quarto decimo Kalendas~Februarii Indictionc seplima. « Obertus Marchio subscripsi. « Giseprandus Judex Sacri Palatii interfui et subscripsi. « Alibannus Judax Sacri Palatii interfui. « Gode frodo Judex Sacri Palatii interfui. Nè questo è il solo allo che ci rivela come colesl’Oberlo fosse Signore della Liguria, ma un altro ne abbiamo nella Biblioteca dell’Università in pergamena originale del 1014, e qui lo trascrivo : MXIV mense iulio hdictiohe XII Imp. Henrico anno I. « In nomine Domini Dei et Salvaloris nostri Jesu Christi En-« ricus gratia Dei Imperator Agustus (sic) anno imperio ejus Deo pro-« picio primo decimo die mense Julius Indicione duodecima. Mo-« nasterio Sancii Siri sub urbe Janua ubi nunc preesl Domnus « Petrus Abas, ego Odberlus Marchio (ìlio bone memorie item « Odberlus Marchio et Comes Palacii qui professo sum ex nacione « mea lege vivere Langobardorum proplerea dixi quaprobler, « dono... in eumdem Monasterio el ofero pro animae meae mercede « idesl pecia una de terras cum vites super se habenle juris mei « quam habere viso sum foris maro istius civitatis juxta via pu-« blica quae est juxta muro istius civitatis coeril ei da duabus (sic) « parlibus terra de erodes quondam Rihizani, de lercia parte terra « de heredes quondam Amelii de quarta parte...... via sibique alii « sunl coercnles una cum accessione el ingresso scu superioribus « el inferioribus suis qua supcrius jusu ab hac die in codoni mo-« nasterio dono el ofero ut facianl pars ibsius monasterii proprie- ( 320 ) « lario nomine quicquid voluerit prò anima mea mercede sine « omni mea el eredum vel filiorum mcoriim contradicione q. de « mea spondeo q. promillo me ego qs. Odberlus Marchio.... cum « meis iìliis el eredes pars ibsius monaslerii vel cui pars ipsius « monaslerii dederil ab omni ornine defensare quod si defendere « non poluerimus ani si vobis exinde aliquil per covis ingenimn " subiraere quexierimus lune in dublum eadem offercio qua el sii-« perius et jusum vobis resliluamus sicut prò tempore fuerit me-« lioraia aut valueril sub eslimacione in consimilem loco anc (sic) « enim carlam oflersionis paginam Johannes nolarius Iradidi el « scribere rogavi in qua subter confirmans leslibusqne obluli ro-« borandam. Actum in civilale Janua feliciler. « Signum manibus suprascriplorum Odberlus Marchio qui pro-« pler infirmilalem corporis minime scribere poluil qui anc (sic) « carlam olTercionis fieri rogavi R. eique relecta est. « Signum manibus Reinzoni et Gumberligii et Boniconis quon-« dam Adalberli Vasali suprascripli Auberlus Marchio lege viventes « longobardorum tesles. « Ego qui supra Johannes Nolarius scriblor ujus carie offer-« cionis post tradita compievi et dedi ». Tal donazione pare ch’egli facesse prossimo a morie, e ciò proverebbe altresì ch’egli veramente mancasse a quell’epoca e non più tardi come da alcuno vollesi sostenere (*). E le possessioni di Oberlo passarono al figlio Alberto il quale largo come il padre dei suoi beni alla chiesa, nel gennaio del 1055 donava al Monastero di Santo Stefano una terra araliva posla nella villa di Cavrasco o Carasco presso Chiavari ed un prato vicino alla villa stessa e precisamente nel luogo dello Prato Lamio che qui riporlo. M) V. Lilla Famiglia Malaspina, c meglio Muratori opora citala. ( 521 ) MXXXHI mense jamario Ind. I. Imp. Cunrado anno VI. « Id nomine Domini Dei el nostris JesuChrisli Cunrado gratia Dei * Imperalor Augustus anno Imperii ojus Deo propicio seslo mense « Januarius indiclione prima monaslerio S. Slepliani Protomartire « silo foris cl prope Civilate Janua. Ego dominus Alberlus Marchio « filius quondam Auberli ilem q. Marchio qui professo sum ox « nacione mea Icie vivere Langobardorum offertor cl donalor « ipsius monaslerio pp. disi quisquis in Sanclis ac Vencrabilibus « locis cl suis aliquil conlullcril rebus iusla ocloris (sic) voccm « in oc seculo cenlupluin accipial insuper quod melius esl vilam « possidcbit clcrna idcoque ego qs. Domnus Alberlus Marchio pro-« pier Deum et anime nice vel parenlum tneorum mcrccdcni dono, « cedo, Irado, confcro cl per presenlem carlam oiTersionis in co-« dem monaslerio abendum confirmo idesl pecia una de lerra « aratoria quo posila esl in Villa Caurasco iusla lerra....... uuid « el pecia una de pralo foris eadem Villa a locus ubi dicilur « Pralo Carini coerel ei da una parie lerra Arimanorum de alia « parie Costa de fonlana cacuni? de lercia parte Cosla de Pclralila « de quarta parie fosalo de Corvarii sibiq: aliis sunl ab omnia « coerenlcs el csl ipsa pccia de lerra aratoria simul cum jam « diclo pralo per mensura jusla super lolum Jugera? qualuor: una « cum accessionibus ingressoras carum seu supcrioribus cl infc-« rioribus carimi rerum qual, superbis el iusu ab ac die in " codcm Monaslerio dono cl offero cl per presenlem carlam offer' « sionis in codcm Monaslerio abendum confinilo faciendum exinde « Abales et Monacos qui nunc ordinali sunl in codcm Monaslerio « vcl deinceps in anlca ordinali esse debent a parie jam diclo « monaslerio voluerint sine omni mea cl heredum meoruni cou-« Iradicionc quidem espondeo qs. promillo me ego qui supra Do-« nmus Alberlus Marchio una clini meos hcredes a parie mona- ( 522 ) « slerio suprascripla offersio qualiler superius in integruin ab onini « omine defensare quod si defendere non poluerimus aut si a su- « prascriplo monaslerio sublraere quexierinuis lune in dublum « eadem olTersio ut superius resliluamus ad eidem monaslerio « sicul pro tempore fuerint melioralis ani valuerinl sub esliina- « cione in consimilibus locis ano cnim earlam offersionis paginam « Iohannes notarios et Judcx tradidi et scribere rogavi in qua « subier confirmans testi busque obluli roborandam. Aetum in Villa « Rapallo feliciter. « Adalbertus Marchio subscripsi. « Signum..... manibus merlo et Wiberlus seu Cunradus leie vi- « venles Langobardnrum lestes. « Berardus Judex rogatus subscripsi. « Ego qs. Johannes nolarius et Judex scriplor uius cartae olTer-« sionis post Iradila compievi et dedi C1) ». Forse figlio di questo Marchese Alberto donatore di Cavrasco e possessore di molti beni a Quinto, Seslri e Rapallo era 1 altro che il 1.° febbraio 1044 teneva Placito in Rapallo per una selva di spettanza del monastero di S. Fruttuoso di Capo di Monte già ricoidalo, e con lui concorreva a quell’allo un allro della famiglia cioè Alberto Azzo che dev’ essere Alberto Azzo II d’Esle figlio d Alberlazzo I. MXLIV mense Februar io. « Die Lunae quod est Kalendis Februarii in valle Rapallo piope « lilus maris presentía Dominorum Alberti el ¡lem Aleberli el Azo (I) Il raccoglitore appose al documento la seguente nota : « Pergamena autentica ritrovata in quelle di S Stefano. Sul dorso segnala 103 « Il signor Marchese Alberlo dona al monastero di S. Stefano teria Caurasco di man recente ». « Di mano antica do Cravasco et de Prato tarino ». Questa carta fu stam pata nei Monumenta Historiac patriae. ( 323 ) « marchiouibus et Teuzonis Judex el Avoealus Auberlus el Oglerio « Vicecomili et Wilicrmus lìlius quondam Oberli Bonzo Anseimi « gennanis Bonvassallo Adeprando Gandiilpho Aledrame germanis « seu reliquorum Bonorom hominum quorum nomina subler le-« gunlur. In suprascriptorum presencia vcnil Domnus Berardus « Abas una cuni Avocalorc suo cl pelivil ab eosdem Marchiones ut « propler Deum (sic) el anime Domni Regis bannum fìerel in li-« bras cenlum Argenti super eum el super silvam S. Frucluosi in « Dema sive fossalo de Vaioria usque in Porludelfìno cl de supra « monle aqua versante el de sulus lilus maris cum ipse Domnus « Berardus Abas talliler poslullasscl lune predicli Marchiones « bannum miserunl super eumdem Domnus Berardus Abbas sui-« que successori!m vel pars ipsius monaslerii ut nullus quislibet « homo ipsa silva sieut pertinel a suprascriplo monaslerio laliare « vel capellarc audeal sine jussione el volunlale Abbalis silique « successorum qui non fecerint predicli Cenlum libras Argenti se « composilurus agnoscant medietalem eorum Marchiones el medie-« lalem eidem Abbati suique successorum vel per ipsius mona-« slerii. » Faclum est hoc anno Incarnalionis Jesu Chrisli MXLIV feliciler. « Alberto Marchio subscripsi. « Teuzo Judex Sacri Palalii et Advocalus subscripsi. <■ Ego Gezo Nolarius inlerfui el ime Breve scripsi (*) ». lo son d’avviso che il Marchese Alberto dell’allo precedente sia lo stesso che tenne in Genova il Piacilo del 1039 accennato nel-P introduzione. Egli forse apparteneva alla linea di Massa la quale colle consorti linee degli Eslc, Malaspina e Pallavicini mostrano ap- (1) Anche questa carta fu lolla dall’Archivio di S. Fruttuoso ed è pei ciò riportala nei Colleclanea del Federici e fu stampata dal Muratori Antichità Estensi voi, I. ( 524 ) punk) nella comunione dei diritti sulla Liguria importanti tracce della primitiva unità i1). Nel 1056 vediamo il Marchese Alberto figlio di Opizzone a giurare l'osservanza delle antiche consuetudini della Città. Quest’allo che compiesi quattro anni dopo della lega conchiusa tra il Vescovo di Genova Oberlo ed i Visconti genovesi nel 1052 ci è chiaro indizio che la ribellione e l’ostilità che il potere marchionale incontrava nei sudditi astringessero Alberto a quel passo. Ed esso segna infalli il principio della decadenza dei Marchesi che non veggonsi più ad esercitare alcun allo di sovranità nella Città. Il Vescovo ed i Visconti insieme collegati ne assunsero le attribuzioni, e moltiplicandosi gli ultimi, e crescendo i cittadini possidenti che volevano aver parte al governo si formò di mano in mano il Comune come vedemmo, ed acquistò (anta importanza che gli antichi Signori ponendo fine alle ire ed agli sdegni vollero far lega con esso. La prima convenzione falla dal Comune coi suoi amichi Marchesi è inedita tuttavia e trovasi per copia sincrona (2) negli Archi vii Generali del Regno in Torino. Non ha data, ed il Senatore Federici l’assegnò al 1150, nè intendo per quale ragione. In essa si fa cenno degli obblighi che la Repubblica aveva coi Da Passano che non sono più antichi del 1152 (V. Liber jurium voi. I, pag. 40) degli altri cogli uomini di Vezzano stipulati nel 1156 (V. Libar (1) Sull’origine, le diramazioni, gl’inerociamenti delle linee di questi Marchesi veggasi l’opera citata del Muratori, ma al molto da lui detto recherà grande lume il bel lavoro che sulle Marche ed i Marchesi dell’ Italia settentrionale prepara il dolcissimo e dotto mio amico Avvocato Cornelio Desimoni del quale già lesse un saggio alla nostra Società e ne diè anche uno schizzo nell’ illustrazione del Breve dei Placiti già lodata. (2) N’ebbi copia dalla squisita gentilezza dell'illustre signor Commendatore Michelangelo Castelli Direttore Generale degli Archivi e Senatore del Regno, del quale ebbi già a lodare nella prefazione la cortesia e lo zelo per I ordinamento degli Archi vii. ( 325 ) jurium ibid. pag. 193), e sembra perciò posteriore all’anno indicato dal Federici. E se vero è, come da parecchi atti rilevasi, che il padre dei due fratelli Opizzone e Guglielmo cioè Alberto, dello anche semplicemente Malaspina, vivesse sino al 1137, abbiamo nuova prova che questa convenzione è posteriore al 1130 , perchè allora sarebbe conchiusa col padre e non coi figli. « Nos populus ianuensis adiuuabimus marchiones uidelicet gui-« lielmum malaspinam et opizonem fratrem eius a porta berlrana « usque ad Saonam. et usque ad gauim et ad paloudum et mon-« lemallum 0) contra omnes homines exceplo contra romanum im-« peralorem saluis debilis quo facla habemus hominibus de uezano « et hominibus de paxano et hominibus de lauania. Et si iam dicli « marchiones reclamauerint se ianucnsibus consulibus de aliquo « suo uasallo nostre ciuitatis et ipse noluerit eis facere rationem « et recipere in curia marchionum consules ianuenses constringent « eum ad faciendam et ad recipiendam ralionem in curia predi-« clorum marchionum si consules lune fuerinl in ianua salvo no-« stro usu et quando consules fuerint in ianua erunt debiti mar-« chionibus suprascriplis quemadmondum aliis hominibus de eorum « compagna infra suprascriplos lerminos secundum quod dislriclus « eorum erit de hoc quod habent el acquisierint ipsi marchiones. « Per lerminos uero suprascriplos scilicet a porla berlrana usque ad « Saonam el usque ad palaudum et usque ad gauim et ad montem « allum. et per trauersum usque ad portam berlranam erimus debili « adiuuare prediclos marchiones siculi nosler dislriclus lenet. hoc « omnia obseruabimus nisi quantum iuslo impedimento aut per para-« bolam unius ex illis marchionibus reinanserit saluo nostro usu ». (1) Qui sono indicati i confini del distretto genovese. Di Montealto parlai sotto il 1128, nel qual anno fu preso dalla Repubblica. Per cattiva lettura trovasi in quest’atto Porla Bcrlrunà che deve leggersi Porla Beltramen, luogo Ira il Massese ed il Lucchese come egregiamente moslrò il dotto Abate Raggio nel numero 12fi dell’ anno I8ìfi della Gazzella di Genova ( V. aggiunte). ( 526 ) « Nos marchiones W (Willielmus), malaspina cl Opizo fratcr « eius ab hac die in anlea erimus habilalores ianue ila ul uinis ex « nobis habilabit per se aut per uxorem suam in ianua duo menses « per unumquemque annum quando ianuenses guerram habuerint » per commune in pace uero per unum mensem nisi quantum per « licenliam consulum qui lunc fuerint remanseril. El si consules <> non fuerint per licenliam ianuensis episcopi. El adiuuabimus « commune ianue conlra omnes homines exceplo conlra romanum « iniperalorem. Et ego W. exceplo debila que sunl Iucanis el lu-« nensi episcopo el hominibus de lauania usque ad lerminum qui « posilus esl inler me el lucanos el episcopum lunensem et laua-<■ ninos. Complelo lermino ero debilus ianuensibus conlra omnes « homines exceplo conlra imperatorem sicul dictum esl a porla « berlrana usque ad Saonam el usque ad palodum. el ad gavim el « ad nionlemallum. et per Irauersum usque ad porlam berlranain " sicut fuerit nosier dislriclus nos suprascripli marchiones sci-« licet W. et Opizio adiuuabimus ianuenses sicut superius scriplum « est. el saluabimus ianuenses res el personas eorum in lolo noslro « dislriclu. El illas credenlias quas ianuensis episcopus aul consules « ianuenses per se nobis dixerinl. aut per eorum cerium nuncium « siue per eorum lilleras nobis mandauerinl nobis scienlibus ad eo-« rum dampnum nulli non pandemus ». « Nos populus ianuensis concedimus el damus mansiones quin-« que Opizoni marchioni in rivarolo foris de fossalo nouo infra « fossalos qui erant in riuarolo quando nos monlauimus in eum « el insuper in iusum in monte rivaroli partem de terra ubi ho-« mines eius faciunl mansiones ad habilandum. Insuper damus cl « concedimus ei et fralri eius in feudo ex parle communis ianue « lerciam partem lolius heredilalis inimicorum noslrorum Lauani-« ensium de quanto habenl in plebe segeslri et in plebe lavanie « a uignolo in iusum usque ad mare, el a uignolo in sursum mc-« dietalem et medielalem de hoc quod habenl in plebe cisigne ? El ( 327 ) « sinos ianuenses uoluerimus in nos relinere toluni calascum da-« nius eis el concedimus medielatem a uignolo in sursuin usque « ad iugum de letame, el de scalizale. El deinceps damus el con-« cedimus eis in sursuin tolum illud de plebe cisigne (forse la Pieve « di Uisigna). Et damus eis el concedimus medielalem de hoc quod « babenl in plebe uarenzi. Insuper damus el concedimus eis quartali! <• partem de castro uenagli. El non debemus facere pacem neque « Ireguam neque guerram recrelam cum Iauaninis sine licenlia Opi-« zonis marchionis malaspine tali modo si lauanini noluerint se mil-« lore in precepto el uolunlale iamdicli marchionis de hoc quod ei « concedimus marchioni habere de rebus lauaninorum el si lauanini « uoluerinl se mittere in iamdicto marchione et ipse nolueril eos re-« cipere. si nos fecerimus pacem cnm Iauaninis non rei iuramento « leneamur. sed si poslea lauanini fecerint guerram marchioni fa-« ciemus eis guerram sicul superius declaraluin esl. ANNO 11G5, INDIZIONE GENOVESE XII E XIII VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Simon Auriae. II. Oltobonus de Albericis. III. Guilielmus Cicala. IV. Amicus Gr il Ins. A questi quattro notali dal Caffaro e dai documenti, in un’ altra serie consolare stampala vedesi aggiunto Andatone di Zoagli, nè si sa donde tolto. Tre Consoli della famiglia Zoagli sono notali in quella serie Anseimo nel 1117, Giordano nel 1131 ed Andatone nel 11G5, ma di nessuno, come vedemmo, è documento o memoria che abbia carattere di autenticità. Erano Consoli dei Piacili per le Compagne verso il Castello: I. Obertus Malusaucellus. IL Paganus de Volta. ( 328 ) III. Hcnricus Jader. IV. flenricus Mallo» us. Nelle Compagne verso ¡1 Borgo : V. Guilielmus Bufferius. VI. Philippus de Bonifatio. L’annalista non ei tramandò da qual Bonifazio fosse nato costui, ma io ho ragione a credere che egli avesse a padre Bonifazio di Piazzalunga, e ciò si farà manifesto a chi consulterà i molli documenti impressi nel voi. II Charlarum. Vii. ìohannes Judex. Vili. Oberlus de domoculla. Il Liber jurium registra sodo quest’anno 1’allo della lega conchiusa tra il Comune e Baimondo Berengario Conte di Provenza. È stipulato in Àrles nel mese di otlobre, ed olire i Consoli Amico Grillo, Guglielmo Cicala, Simone Doria ed Oliobuono v’intervengono Guglielmo Vento, Ottone di Caffaro, che per ¡sbaglio è stampalo de Caffara, Bisaccia ed Ansaldo Cicala, i quali erano di cerio dei Consiglieri del Comune. ANNO II66, INDIZIONE GENOVESE XIII E XIV VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Ansaldus Tanclerii de Mauro de Plalealonga. II. Simon Auriae. III. Ido Contardus. IV. Olito de Caffaro. V. Nicola Boza. VI. Oberlus Becalcatus. Amminislravano la giustizia nelle Compagne verso il Castello. I. Guilielmus Gallela. II. Jonalas de Campo. III. Philippus Bonifatii (Vedi all’anno precedente). IV. Paschalis de Marino. ( 529 ) Nelle altre quattro verso il Borgo: V. Henricus Contardus. VI. Guilielmus Suzopilus. VII. Bocculius De Mari. Vili. Albertus Lercarius. Nel Liber juriurn pag. 225, voi. I veggonsi stampati i nomi di alcuni dei Consiglieri di quesTanno: essi sono: Fredenlio Contardus — Guidolus de Nigrone — Sigisrnundus Muscula — Nicola de Rodulpho — Henricus Malocellus — Guilielmus Auriae — Bulleratus — Guilielmus Sardena — Tabacus — Ansaldus Ceba — Guilielmus Nata — Bonusvassallus de Medolico — Arduinus — Bubaldus Mallonus — Guilielmus Niger — Iordanus Benzenus — Otlio Galleta — Ugolinus Mallonus. Eglino sottoscrivono i palli stipulati dal Comune coi Confi di Lavagna il 25 novembre 11GG, che sono stampali nel già citalo volume. In esso leggesi altresì una lettera assai onorevole indirizzala in quest’anno da Sancio Re di Navarra alla Repubblica nella quale magnificata la fedo dei Genovesi, chiede la loro amicizia. Barisone Giudice di Porlo Torres (che non dev’ esser confuso coll’ altro di Arborea) dopo aver chiesto ai Genovesi aiuto contro i Pisani suoi nemici, loro prometteva privilegi molli e facoltà importanti nello Sialo da lui governato. L’annalista fa una pittura assai dolorosa dello stalo della Repubblica in quest’ anno. I dissidi civili anziché calmare s’inasprivano maggiormente. I ricchi e potenti cittadini ispiravano le ire e gli sdegni, che dividcvanli, nei loro soggetti, sicché la città sembrava un campo di armati che a vicenda cercavano pretesti ad offese, a risse, a stragi. Nè gl’intimi soli n’eran vittima, ina molti dei più nobili cadevano di tratto in Irallo, ed anche uomini consolari. Ogni via lentavasi per toglier tanto danno, ma invano. Le esortazioni non giovavano, la giurata tregua si disprezzava,e solo volevasi recare ( 330 ) ogni malo agli avversarii. I Consoli onde la Irislissima situazione della cillà non desse agio agli esterni nemici di rovinarla spedivano Olfone di Caffaro con quadro galee a guardia delle coste di ponente, ed Oberlo Recalcalo in Sardegna perchè i diritti della Repubblica serbasse illesi contro i risani, ed allo slesso tempo riscuotesse i censi che le dovevano i Giudici di Cagliari ed Arborea. L’inimicizia coi Pisani era intanto sempre vivissima. Non passava anno senza che si facessero proposizioni di pace, ma non venivasi ad alcun risultalo. Le due parli affalicavansi in armamenti, e studiavano di recare il maggior male che potessero alla rivale. I genovesi entravano in quest’anno nel porlo Pisano e vi bruciavano varie navi ; i Pisani mandavano due delle loro galee, in Provenza a dar la caccia ai legni genovesi, e molli ne sommergevano. Quesle piccole scaramucce erano via a falli più gravi. Le due flolle in-conlravansi più volle e recavansi guasti scambievoli, e predavansi galee. Maggiore però era il danno dei genovesi, che a vendicarsi bruciavano la cillà dell’isola d’Elba. I Lucchesi odiavano al pari dei nostri i Pisani, e come vicini e deboli ricorrevano all’ajulo dei Genovesi coi quali facevano lega che come vedremo era per molli anni mantenula. Anche Guglielmo di Monferrato recava offesa alla Repubblica invadendo il castello di Parodi. L’esercito che fu inviato contro lui non arrivò in tempo, le rimoslranze all’ Imperatore non ebbero ascollo. Colà gli ambascialori inconlraronsi con quelli dei Pisani che domandavano l’intero possesso della Sardegna; i drilli delle due Repubbliche furono esaminali, ed il Barbarossa spedi legali perchè le controversie aggiuslassero. ANNO 11G7, INDIZIONE GENOVESE XIV E XV VOLGARE. Olleritiero il Consolalo de! Comune: I. Ilt'nricM Malhmis. ( 331 ) 11. Rodoanus de Guilielmo de Mauro de Plalealonga. III. Corsus Sigismundi (Vedi l’anno 1164). IV. Olhobonus de Albericis. V. Rogerius de Maraboio di casa nobilissima e visconlile. Il padre Maraboio è negli alti ricordalo in consorzio coi De Mari e i Della Porla, alle quali famiglie (che a principio non erano che una sola) apparteneva di cerio: Domus Muraboli et lordarli et Annerii et Rubaldi Ugna tenent alium quarlerium (decimae de celanti) ha il Registro Arcivescovile. Ed allrove Marabotus et lordami:5 de Porta, et frater ejas Jonathas, (ìlii baldi tigna fìlli alinerii de porla etc. e da molli aliri documenti rilevasi che Marabolus fosse Della Porta. VI. Bubalclus Bisaccia chiamalo per ¡sbaglio Ansaldus in altra serie. VII. Oberlus Spinula. Vili. Lanfrancus Piper. Reggevano giusta il costume il magistrato dei Piacili: I. Corsus de Pulazzolo figlio di Alberto di Palazzolo Visconte. Un documento stampalo nel voi. Il Chartarum, pag. 505 che ha la data del 1158, 13 lùglio, c’indica la famiglia di Corso. Il padre era già morto, sua moglie era un’Attilia, suo fratello Berlolollo, ammoglialo con Anna. 11 Registro Arcivescovile ricorda assai spesso la famiglia dei Palazzolo coll’ altra dei Sommariva, e Ira le decime da loro raccolte annovera quelle di Struppa e l’altra di Sori, ed afferma altresì eli’erano Vexilliferi. Corsus de Palazzolo è detto pur nelle carte Corsus Vicecomes, com’è ben naturale, ma tal titolo pur compete all’ allro Corso come già avvertii. II. Fredenzonus Conlardus. III. Oberlus Malusaucellus. IV. Paschalis De Marino forse figlio di Marino della Porla che vedemmo Console più volle. Le discordie civili agitavano sempre la Città, e sì fieramente 20 ( 352 ) elio i Consoli, ondo la Repubblica avesse forza a resistere agli esterni nemici clic da ogni parte la minacciavano, obbligarono i cittadini a giurar di nuovo la tregua stabilita negli anni scorsi, e clic calpestavano senza ritegno. Il Comune rassicuralo nell’interno potè spedire una flotia contro i Pisani, i quali dopo qualche piccolo scontro chiesero ai Genovesi che ogni controversia fosse rimessa all’arbitrio di dieci cittadini, cinque per ciascuna parte. I Genovesi deputavano a tale uffìzio Lanfranco Pevere Console di quest’anno, Guglielmo De Marino, Ottone di Caffaro, Filippo di Lamberto e Simone Doria. Ma distraili i Pisani dalla guerra che per ogni parte d’Italia imprendeva l’imperatore bederigo, al cui stipendio militavano, non si venne per allora a nessun componimento, e le due potenti Repubbliche senza passare ad alti di aperta ostilità pure tulio tentavano ad ottenere il loro vantaggio col maggior danno che potessero della rivale. Era perciò che i Pisani per ogni via argomenlavansì d’inimicare Plrnpcralor Federigo ai Genovesi, e questi conchiudevano con Idelfonso Re di Aragona e Duca di Provenza un trattalo lanlo utile per loro quanto pernicioso agli interessi dei loro avversarli (che può leggersi nel volume I dei jurium pag. 225) e subito spedivano in aiuto di lui quattro galee che gli furono di sommo giovamento. Il Console Corsodi Sigismondo fu mandalo con due galee in Sardegna ove si fermò sino al mese di febbraio presiedendo all’amministrazione dei giudicali di Cagliari ed Arborea. E mentre ritornava in pallia si impadronì di una galea dei Pisani, e molli di loro fù prigionieii. In questo Consolato altresì fu edificalo il castello di Chiavali, e giusta il costume i Consoli prima di abbandonare l’uffizio oidina rono una colletta di sei denari per ogni lira di possesso. Onorevoli assai per la Repubblica sono le due lettere che il Papa Alessandro III scriveva in quest’ anno ad Amaurico Re di Gei usa lemme, ed ai Prelati di ogni grado colà residenti, colle quali pi*1 gavali a voler mantenere i Genovesi al possesso degli usi e pi ivi ( 333 ) legi a cui aveano difillo ed a rinnovare l’iscrizione che ad onor loro era nel tempio scolpila, e che quel Re avea fallo cancellare. Tolgo dalla collezione Ageno più volle cilala, il seguente brano della convenzione falla Ira i Genovesi e i Lucchesi colla quale questi permettono ai loro alleali di conchindcre una tregua coi Pisani: « Nos Januensium Consules Oberlus Spinula, Corsus, Lanfrancus « Piper cun Pisanis Ireguam faciemus per tolum scplenobrem pro-« ximum, damus et concedimus libi Rainucio filio quondam Ugo-« lini Lucensium Consuli prò le, prò sociis, prò fuluris Lucane « civilalis consulibus facimus licentiam faciendi et firmandi tre-« quam cum Pisanis, salvis nimirum per omnia caeteris universis « capilulis mutuae convenlionis inler nos Januenses et Lucenses « stabililae.............................. «.......Ego Rainucius filius quondam Ugolini Lucensium « Consul a caeteris sociis meis..... deslinatus. do et concedo vobis « Januensium consulibus Lanfranco videlicet Piperi, Enrico Mal- « lono, Oberlo Spinulae, Ollonibono..... licentiam faciendi et fìr- « mandi trequam cun Pisanis usque ad annos 10 vel pace....... « capilulis mutuae convenlionis inler Januenses..... scriplis in con- « ventione Januensium et Lucensium..... « Acta sunt haec Januae in capilulo consulum praesenlibus « Guilielmo Venlo, Nuvolone de Albericis, Guilielmo Bonifacii de « Ilerio, Nicola de Rodulpho, Simone Auria, Johanne Causidico « de Infanlibus et Nicola Roca, alque Bonovassallo de Antiochia, « caelerisque nobilibus viris senaioni ordinis. « Millesimo centesimo sexagesimo septimo, indilione quintade-« cima, seplimo decimo die julii ». « Paulo ante eadem die in camera ponlilis palalii presenlibus « consulibus causarum... juravi ego Guilielmus Calligae pallii laclis « evangeliis super animam praescriptorum consulum Comunis januae « praesenlium et jubenlium quod prò hac Irequa quam cum Pi-« sanis faci uri sumus ul supra defmilum est, nihilominus credit ( 534 ) « so teneri Lucensibus de caeleris omnibus capitulis scriptis in « conventione Januae et Lucae, et nominalini de solvenda pecunia « quam prò castro Mutroni et Fileli aedificando Januenses con-« sules Lucensibus dare convenerunt. « Ego Wilielmus Calligae pallii Notarius rogatus scripsi » (l). La lega che vedemmo conchiusa dalla Repubblica coi Lucchesi nell anno scorso spiega assai chiaramente perchè i due Comuni stipulassero questi nuovi palli, e ci mostra quanto le due parti curassero la scambievole amicizia e concordia. ANNO 1168, INDIZIONE GENOVESE XV E I VOLGARE. Al Consolalo del Comune sedevano: I Ido Contardus. II. Nuvolonus de Albericis. III. Nicola de Rodulpho. IV. Lambertus Grillus. V. Bellamulus. Erano Consoli dei Piacili: I. Guidotus de Nigrone. II Guilielmus Cavaruncus. III. Pasc/ialis de Marino. IV. Ansaldonm. Costui non ha cognome negli Annali, ma i documenti c’insegnano ch’egli era Ansalclonus de Porta fratello di Belmosto e di Àlberlo Lercario. (f) Il raccoglitore nota aver copiato quest’alto da pergamena autentica un po’logora da un lato, e che dall’altro presentava l’alfabeto tagliato per metà. Secondo il costume del tempo si sa che dei contratti facevansi due esemplari perfettamente identici e scritti nella stessa pergamena divisa in due colonne e segnata in mezzo colle lettere dell’alfabeto; firmato e conchiuso, l’alto scin-devasi, e ciò perchè in caso di dubbio sull’autenticità di una carta si potesse farne il confronto colla compagna. (335 ) Il nome di uno dei clavigeri di quesl’anno, di Oberlus de l\'igro ci vien ricordalo dal volume I dell’jurium pag. 230, nè allro posso dir di coloro che gli furono compagni nell’uffizio. La calamità delle civili discordie non cessò di agitar quest’anno la città, anzi ebbero luogo sanguinosi combattimenti colla morie di onorevoli citladini. Ma i Consoli nulla trascurarono per sedarli, ed ogni via tentarono perchè la potenza della Repubblica non ne scapitasse. Contro i Pisani, che diriggevansi in Provenza con molle galee, spedivano Nicola di Ridolfo con tredici navi che toglieva ai nemici ben quattro dei loro legni. E quasi loro non bastasse tale risultato spingevano i Lucchesi loro alleali a muover guerra ai Pisani, e della vittoria di quelli su questi profittavano ad ollenere il cambio dei prigionieri lor fatti da Pisa. I metropolitani di Genova e Pisa, ed il Vescovo di Lucca si argomentavano di porre un termine alle ire che le ire polenti repubbliche dilaniavano, ed ottenevano che ogni liligio fosse per arbitralo composto. Sceglie-vansi gli arbitri tra i cittadini di ciascuna, ma non venivasi a nessun accordalo. Senza fruito riuscivano altresì le legazioni che la Repubblica nostra mandava in Sicilia ed in Lombardia. Alessandria della Paglia che allora coslruivasi aveva dal Comune aiuto in danaro e promessa di ulteriore sovvenzione. 1 Savonesi nuovamente giuravano in quesl’anno le convenzioni falle colla Repubblica nel H53, e palli stipulava con Opizzone Malaspina e col figlio Moruello gli antichi dissidi terminando. Ugone Embriuco signor di Gibellelo onde compiacere i concittadini li rendeva immuni da ogni lassa ed imposta qualora approdassero nel suo Sialo. Molto quindi facevano e conseguivano per il Comune i Consoli di quesl’anno. Nè rammenterò le traila!ivo eh’ ebbero luogo Ira la Repubblica ed i due Barisoni uno di Arborea, l’altro di Torres, ch’empiono più pagine del volume primo del Liber jurium, e solo avvertirò che la convenzione col ( 35G ) primo che ha la dala 11 (59 mense decembris riportata nel volume secondo Chartarum e nel citato Liber juriurn (Monumenta historiac palnae) dee riferirsi a questo Consolato, e non disgiungersi dalle altre simili malgrado il 11G9. Come già mostrai l’anno cominciavasi in Genova al Natale, e perciò alla fine del dicembre 1168 già conlavasi il nuovo anno, e gli alli tulli degli ultimi giorni di dicembre nei cartulari genovesi van collocali in principio e non alla fine dell anno. Nè dissimile avvertenza dee farsi per i patti con Pietro Giudice di Cagliari. Amico di Murla fu invialo finalmente da questi Consoli all'imperatore d’Oriente, ma qual risultalo ottenesse la sua missione lo vedremo all’anno seguente. ANNO 11G9, INDIZIONE GENOVESE I E II DEL COMPUTO VOLGARE. A Consoli del Comune furono designali: I. Anselmus Garrius. IL Ingo Tornellus. III. Otho de Caffaro. IV. Iìogerius de Marabolo cioè figlio di Marabolo già ricordalo. V. Nicola Roca. Ai Piacili eran preposti: I. Philippus de Bonifacio (Vedi al 1105). IL Philippus de Jusla così nominalo perchè forse figliuolo di Giusta moglie di Boemondo di Odone di Garaldo, e figlia Guidolo d’ila. III. Ansaldus Golia. Altri per ¡sbaglio leggono Scaglia , come notai, ma Caffaro e i documenti sempre Golias. IV. Rolandus Guaracus. I Consoli di quest’anno composero le civili discordie giovandosi specialmente del polente aiuto dell’Arcivescovo Ugone Della \olla, ( 337 ) che, chiamali i capi delle avverse fazioni, calmò gli sdegni cd a più savi consigli li ridusse. E perchè l’interno scompiglio dava ansa ai malfattori che scorrevano le campagne tutto manomettendo, i Consoli con numerosa oste andarono contro loro, li dispersero e restituirono allo Stato quella tranquillità che per tanto e vanamente si era desiderala. A tulio ciò provvidero con tanta saggezza e prudenza, che ai Pisani stessi che tenevano gli occhi fissi su quanto avveniva nell’avversa ciltà nulla trapelò di questi disordini. Come nello scorso anno, eglino spedirono galee in Provenza, ma i Genovesi di ciò avvertili mandarono più volle a combatterli la loro fiotta, che molle navi loro tolse, e perchè i Pisani avevano mossa guerra ai Lucchesi, la Repubblica gli alleali di uomini soccorse sicché i comuni nemici domandarono la pace, che però non fu allora conclusa. E giacché feci cenno di cose lucchesi non parrà inutile che io riporli un contralto da loro stipulalo coi Genovesi in quest’anno, e che trovasi compendialo nel modo seguente nella collezione già Cuneo cd ora Ageno che ho ricordala. Trattasi d'imprestilo, e non (ornerà discaro agli studiosi dell’economia pubblica. « Nos Olito de Caffaro, Nicola Roca et Rogerius de Marabolo « Januensium Consules de comuni confilemur mutuo cepisse a « vobis Grugno de iMontemagno et Raincrio (ilio Rainaldi de Lucca « libras ocluaginia in denariis et in safrano libras quadraginla ad « ralionem solidorum odo et denarios qualuor per unamquamque « libranti de quibus vobis.............. solvere promiliimus libras lìti « usque ad medium januarii. Aclum in camera capitoli 1109 in-« dilione I k. julii. « Ego Wilielmus Calligaepalli Nolarius rogalus scripsi ». A taluno sembrerà forse troppo allo l’interesse che promeltesi del denaro, ma tale era l’uso di quei tempi, come può rilevarsi da altri simili contralti c dall’ Economia politica del medio evo del-l’Eccellentissimo Senatore Cibrario. ( 358 ) In quesl’anno e nel mese di ollobre Amico di Murla che vedemmo partir per Costantinopoli d’ordine dei Consoli del H68, conchiuse coll' Imperatore Emmanuele Connieno una convenzione da molli indicala, e da non pochi stampala, ma da ninno sodo l’anno al quale appartiene. Per tacere d’altri dirò che il Liber juriurn (stampalo voi. I pag. 252) la registra solfo il 1170, e ciò perché cercando nell’Art de vérifier les dates, a qual anno dell’èra noslra corrispondesse il sex millesimo sexcenlesimo sepluagesimo octavo della costantinopolitana indicala nell’allo si Irovò il 1170; ma ciò non bastava, e bisognava indagare altresì quando avesse principio l’anno costantinopolitano, e qual differenza corresse Ira esso ed il nostro nei diversi mesi. Il costantinopolitano cominciava al primo sellembre, ed il noslro più di tre mesi dopo, cioè al Natale, quindi se per loro nell’ ollobre correva già il GG78 noi eravamo sempre nel 1169, e solo alla fine di dicembre successivo coniavamo il 1170. Uomini eruditissimi pubblicarono altresì queslo documento sollo il 1178 confondendo l’anno costantinopolitano col noslro, ma chi non può errare in questi sludi, ed additando gli errori degli altri non è facile commetterne assai spesso dei maggiori ? L’allo in origine greco ebbe traduttori diversi, e da ciò la differenza che notasi Ira i diversi esemplari stampali, fra i quali accennerò solamente la versione del Liber juriurn e quella che il dottissimo Cav. Sauli d’Igliano pubblicò nell’erudila sua opera: La Colonia dei Genovesi in Galala (1). (1) Questo documento e tulli gli alili che spellano alle relazioni della Ite-pubblica noslra coll’Oriente, dei quali alcuni inedili, avranno nuo\a e bella luce dall’amatissimo mio amico Avvocalo Cornelio Desimoni che corredali di noie li stamperà in questo slesso volume degli Alli della noslra Società. ( 359 ) ANNO 1170, INDIZIONE GENOVESE II E III VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Boemundus de Odone de Garaldo. II. Oglerius Ventus. III. Olhobonus de Albericis. IV. Grimuldus fìlius Olhonis Cannellae (Vedi l’anno 1102). V. Obcrtus Becalcalus. Reggevano il Consolalo dei Piacili: I. Philippus de Bonifacio {cioè di Bonifazio di Piazzalunga de Plalealonga ). II. Frcdenzonus Conlardus omesso in alfra serie. III. Bonusvassai!us Ususmaris. IV. Oiho Fornarius. Abbiamo quest’anno i nomi dei Clavigeri eh’erano: I. Lanfrancus Grancius. Negli alti è dello nepos Ribaldi Sa-rapirne e fratello di Ribaldo pur Grancio. II. Bubaldus Bolelus. III. Viride; forse Viridis de Mancalo. Erano scrivani : l. Guilielmus Calligaepallii. II. Lanfrancus. III. Ogerius. IV. Oberlus Cancellarius. Monsignore Agostino Giustiniani ed altri scrittori abbagliali dal modo assai confuso col quale in alcuni esemplari degli Annali di Oberlo Cancelliere sono registrali i nomi dei Clavigeri e degli Scrivani di quesl’anno, assegnano al primo ufficio anche Guglielmo Calligepallio, ma le copie più corrette ed i molli alti pubblici che firma, chiaro ci mostrano che quest’ultimo era scrivano e non clavigero. Il nome poi del clavigero Verde (Viride) è scritto in guisa che pare piul- ( 340 ) loslo soprannome di lìubuldo Doldo che nome di altro cittadino, lo anzi son d’avviso ch’egli fosse cosi appellalo dal nome della madre torse quella slessa Viridia eh’è ricordala in più alli del secolo XII qual moglie di Baldizone Roza. Comunque sia cerio è che in nessun nostro documento pubblico o privalo io ebbi mai a trovare alcun allro Viride di nome o cognome che Viridis de Mascalo, c perciò se il Viride non è soprannome di Bubaldus Bolelus deve credersi che il terzo clavigero fosse Viridis de Mascalo. I Consoli di quest’anno onde assicurare sempre più l’interna quiete elessero quattro specchiali cittadini, Nicolò Embriaco, Guglielmo Burone, Baldizone Usodimare e Lanfranco Pevere perchè ogni dissidio che potesse nascere tra le avverse fazioni coll’autorità e prudenza loro aggiustassero. Molte galee spedirono contro i Pisani or per vantaggio della Repubblica, ed or in aiuto dei Lucchesi che sempre in fiera guerra erano con quei loro vicini, c gloriose villorie riportarono. Il castello di Frascaro tolto a tradimento dai Conli di Lavagna ai Da Passano che il tenevano per la Repubblica, fecer restituire e spedirono un’altra volta Amico di Murla in Costantinopoli onde le buone relazioni già contraile con quell’imperatore sempre più stringesse, e gli desse ragione del rifiuto che il Comune aveva fallo dei cinquantasei mila perperi offertigli dagli Ambasciatori di lui a risarcimento di quanto ei dovea allora alla Repubblica. II Liber jurium slampa un divieto fallo dai Consoli agli abitanti di Noli di coslrurre opere di difesa nel loro paese, e ciò ad istanza del Marchese Enrico di Savona, e tal allo ha la data del 2 novembre 1170 indizione III. Lo precedono i palli di mutua difesa ed offesa che il Comune stipulava coi cittadini di Grasse in Provenza, ma sbagliala è la data di questi due ultimi documenti ed in luogo di 1170 mense ¿amiario dee leggersi 1171 mense ianuano. Nel gennaio 1170 non erano Consoli Boianions Oclonis, Ollobonus, Obertus Becalcatus che avevano assunto invece l’uffizio nel feb- ( 341 ) braio seguente, nè l’indizione correva allora III, ma II; e la lerza cominciala nel settembre 1170, lai continuava nel gennaio 1171 , e perciò deve correggersi l’anno, lanlo nella promessa della Repubblica a Grasse come di quesla cillà al nostro Comune. ANNO 1171, INDIZIONE GENOVESE III E IV VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Albericus. IL Olito de Caffaro. HI. Nicola Hoza o Roca. IV. Rubaldus Guclphus (diclus eliam Rubcus Lib. jur. voi. I, pag. 206). V. Guilidmus Sardena. Amministravano la giustizia: I. Guilidmus de Nigrone. IL Henricus Contardus. III. Guilidmus Cavaruncus. IV. Ansolmus de Caffara. V. Bonusvassallus de Antiochia. VI. Oberlus de Ronoinfunle (figlio forse a Bonusinfans de do-moculta ). VII. Ansaldus Sardena. Vili. Ansaldus Goliaì. Erano Clavigeri : I. Bachemus. Il Caffaro dell’Università ha Bagemus, ma io credo quella lezione erronea. È forse Lanfrancus Baclionus il quale come da più alti risulla, era della famiglia De Man. IL Olito Pezulus nipote di Caffaro, come dicemmo. III. Oberlus Manico. Rogavano gli alti del Comune quali Scrivani e Notai gli slessi che tale uffizio adempivano nell’anno precedente, cioè: ( 540 ) tosto soprannome ili Rubatelo Boleto che nome eli allro cittadino, lo anzi son d’avviso ch’egli fosse cosi appellalo dal nome della madre forse quella slessa V\'ridia eh’è ricordala in più alli del secolo XII qual moglie di Baldizone Roza. Comunque sia cerio è che in nessun noslro documento pubblico o privalo io ebbi mai a Irovarc alcun allro Viride di nome o cognome che Viridis de Mascalo, e perciò se il Viride non è soprannome di Rubaldus Boletus deve credersi che il lerzo clavigero fosse Viridis de Mascalo. I Consoli di quesl’anno onde assicurare sempre più l’interna quiete elessero quattro specchiali cittadini, Nicolò Embriaco, Guglielmo Burone, Baldizone Usodimare e Lanfranco Pevere perché ogni dissidio che potesse nascere Ira le avverse fazioni coll’autorità e prudenza loro aggiustassero. Molle galee spedirono contro i Pisani or per vantaggio della Repubblica, ed or in aiuto dei Lucchesi che sempre in fiera guerra erano con quei loro vicini, c gloriose vittorie riportarono. Il castello di Frascaro lollo a tradimento dai Conti di Lavagna ai Da Passano che il tenevano per la Repubblica, fecer restituire e spedirono un’altra volta Amico di Murla in Costantinopoli onde le buone relazioni già contratte con quell’Imperatore sempre più stringesse, e gli desse ragione del rifiuto che il Comune aveva fallo dei cinquanlasei mila perperi offertigli dagli Ambasciatori di lui a risarcimento di quanto ei dovea allora alla Repubblica. II Liber jurium stampa un divieto fallo dai Consoli agli abitanti di Noli di coslrurre opere di difesa nel loro paese, e ciò ad istanza del Marchese Enrico di Savona, e tal allo ha la dala del 2 novembre 1170 indizione III. Lo precedono i palli di mutua difesa ed offesa che il Comune stipulava coi cittadini di Grasse in Provenza, ma sbagliala è la dala di questi due ultimi documenli cd in luogo di 1170 mense ianuario dee leggersi 1171 mense ianuario. Nel gennaio 1170 non erano Consoli Roiauwns Odonis, Otlobonus, Obertus Recalcatus che avevano assunto invece l’uffizio nel feb* ( 341 ) bi'aio seguente, nè l’indizione correva allora III, mali; e la terza cominciata nel settembre 1170, tal continuava nel gennaio 1171, e perciò deve correggersi l’anno, tanto nella promessa della Repubblica a Grasse come di questa città al nostro Comune. ANNO 1171, INDIZIONE GENOVESE III E IV VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Albericus. IL Olho de Caffaro. III. Nicola fìoza o Roca. IV. Rubaldus Guelphus (diclus etiam Rubcus Lib. jur. voi. I, pag. 206). V. Guilielmus Sardena. Amministravano la giustizia: I. Guilielmus de Nìgrone. IL Henricus Contardus. III. Guilielmus Cavaruncus. IV. Anselmus de Cajfara. V. Bonusvassallus de Antiochia. VI. Obertus de Bonoinfanle (figlio forse a Ronusinfans de do-moculla ). VII. Ansaldus Sardena. Vili. Ansaldus Golia*. Erano Clavigeri : I. Bachemus. Il Caffaro dell’Università ha Bagemus, ma io credo quella lezione erronea. È forse Lanfrancus Bachemus il quale come da più atti risulta, era della famiglia De Mari. II. Olho Pezulus nipote di Caffaro, come dicemmo. III. Obertus Mazuco. Rogavano gli atti del Comune quali Scrivani e Notai gli sic ssi che tale uffizio adempivano nell’ anno precedente, cioè : ( 3i2 ) I. Guiliehnus Calligaepallii. II. Lanfrancus. III. Ogerius. IV. Obertus Cancellarìus. I Consoli predetti con grande prudenza e buon volere amministrarono la cosa pubblica in quest’anno. E tra i falli da loro compili sono memorabili principalmente la fondazione di Viareggio a sostegno dei Lucchesi, che anche altri aiuti ebbero da Genova contro i Pisani; la spedizione di Nicola Roza in Narbona che frullò alla Repubblica un vantaggioso trattato col Duca Raimondo pel quale costui obbligossi a non ammettere nelle sue terre i Pisani; e molte altre assai utili convenzioni coi vicini Signori Da Passano, coi Conti di Lavagna, coi Marchesi di Parodi che lutti giurarono di nuovo fedeltà al Comune, al quale alcuni restituirono altresì terre che sino allora occupavano. Nel Liber jurium veggonsi pubblicali colali palli, ed io mi contento di accennarli qui solamente. II Re Sardo Barisone da otto anni ritenuto prigioniero in Genova, come dicemmo, per i debili che Io legavano a parecchi rispettabili cittadini, fu restituito alla patria, ma dopo ch’ebbe promesso di pagare ogni creditore e dati a guarentigia due castelli dell Isola, e quaranta ostaggi Ira i quali il figliuol suo Pietro. La carestia aggravò però la condizione non molto prospera della Repubblica sul finire di questo Consolalo, a cagione specialmente del divieto fallo dai Rettori delle città lombarde di esportar grano nel Genovesato. Ciò facevano per vendicarsi della buona accoglienza dai nostri falla a Cristiano Arcivescovo di Magonza ed Arcicancel liere dell’impero, che passava per la Città, e dai Genovesi u<» scortato sino a Luni. ANNO 1172, INDIZIONE GENOVESE IV E V VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Simon Auriae come già dissi figlio ad Ansaldo. ( 343 ) •II. Corsilis Sigìsmundi. III. Othobonus de Albericis. IV. Rubaldus Bisaccia dei Guerci. V. Amicus Grillus. VI. Oberlus Spintila. La giustizia era amministrala nelle prime quattro Compagne da : I. Philippus Bonifacii (forse de Plalealonga). II. Fredenzonus Contardus. III. Guilielmus Crespinus. IV. Bogerius de Justa fratello a Filippo pur de Justa. E nelle allre quallro da: V. Pelrus de Marino. VI. Sigismundus Muscula. VII. Philippus Baratlerii, cosi dello dal nome del padre. Vili. Bubaldus Guaracus. Erano Clavigeri: I. Hugo Alberici. II. Martinus Tornei!m. III. Malerba. Coslui non ha cognome noi Caffaro, ma negli alti è detto Malerba De Porta. Uno eh’è nella collezione Ageno lo ricorda con Boccuccio e Gionala Della Porla. Il raccoglitore compendiò quell’alto nel seguente modo: « Malerba de Porta, et Bucutius de « Porla et Jonalhas de Porla vendunl Domno Abbati Guidoni Mo-» naslerii Sancii Slephani filam i1) unam minus quartam in Mo-« lendino inferiori quod esl in Morledo prope ponlem ubi dicitur « Isula cum omni jure Aquarecii quod exlendilur a ponte qui « dicitur Presbiteri Belardi usque ad..... Aclum Januae in ec-« desia S. Johannis. D. Nat. millesimo nonagesimo oclavo inditi) Fita è adoperala forse nel significato della parola italiana fetta e della latina segmentimi, ma potrebbe anche significare una misura stabile di campi ; io non ho dali sufficienti a risolvere la questione nè il Ducange nota tal vocabolo nel suo Glossarium. ( 341 ) cUone XV die XIV januarii. Tesles Ansaldus de Mortedo, W « lielmus Cassinensi Notarius » («). Sedeva Cancelliere del Comune Obcrtus Cancellarius. Erano Scrivani dei Consoli maggiori o del Comune: I. Guiliclmus Calligacpallu. H. Ogerfus Pani*. E di quelli dei piacili ; Ogerius che nelle carie ha il cognome di Scriba. II. Gandulphus de Costantio. Aicivescovo Moguntino già ricordalo nel precedente Consolalo operavasi in questo onde le ire Ira i Genovesi e i Pisani avessero termine, e sarebbe riuscito nel suo intendimento, ove la mala di- ) Tiovo il compendio di due altri atti spettanti a questo molino del Bisagno P he sono inediti, e strettamente collegansi col documento di Malerba qua,e danno "««va luce, qui li stampo. I. Thomas Venlus vendit Domino Abati Guidoni Monasterii S. Stephani filam ^m in molendino inferiori de insula silo in Mortedo prope pontem Bi- fann*S..... unt*° ^abet licentiam per Consulatum vendendi sicut continelur in laude inde facta de honis suae uxoris, quas lib. 500 ipse persolvit Domina? Jacomae suae socerae. Actum in ecclesia S. Georgii anno D. Nati-tatis millesimo centesimo nonagesimooctavoindictione decimaquinta die 4-exeunle februario. Testes Praesbiter Jordanus de S. Torpete. Vivaldus de « Mortedo. Wilielmus Cassinensis Notarius ». II. Beldies quondam uxor Bauditionis vesconti vendit Domino Abati Guidoni Monasterii S. Stephani quartam unius filae in molendino inferiori quod est prope pontem Bisannis et quod est in Mortedo, et quod dicifur Isula... ilii Beldiei..... Actum Januae in ecclesia S. Georgii H98 indit. 15 die 4 exeunte februario. Testes Praesbiter Jordanus de S. Torpete, Presbite Jordanus de S. Celso.... Wilielmus Cassinensis Notarius ». Dissi che questi due documenti illustrano l’altro di Malerba, perchè in essi ndicasi la proprietaria della quarta esclusa , cioè Beldies vedova di Baldizzone 'isconle, e da ciò abbiamo sempre maggior prova della nobiltà del Clavigero. ( olì) ) sposizione di questi ultimi, e gli artifizi che usavano per continuare le ostilità non l’avessero impedito. Sdegnato perciò contro loro, privavali dei privilegi che dagl’ Imperatori e specialmente da Federico Barbarossa avevano conseguito, e li poneva al bando dal- 1 Impero. L’ annalista Oberlo Cancelliere registra la lettera da lui scritta ai Genovesi ad avvisarli ch’egli avesse cosi puniti i loro avversari, e nella quale ad un tempo chiedeva loro la pattuita mercede, ciò che ci rivela la sfrenata avarizia del prelato ed il motivo del suo operare. Il contratto che a tal line ei stipulò col Comune è inedito, ed avendolo rinvenuto piacemi di qui riportarlo. Vero è che in esso non è parola del guiderdone dovuto, nè ciò recherà meraviglia, perchè esso era determinato nel giuro dei Consoli ricordalo nella lettera dell’Arcivescovo. Gli storici dicono ch’egli ebbesi duemila e trecento lire somma grandissima per quei tempi. Ecco intanto il contralto tolto dalla raccolta Ageno già memorata: « Ego Crislianus Dei grafia S. Mogunlinae sedis Archiepiscopus « et Germaniae Àrchicanccllarius el locius Italiae Iegalus convenio « et promillo et juro vohis Ollonibono, et Oberlo Spinulae Januae « Consulibus et vobis.....Lucae Consulibus.....deliinc ad proximum « diem dominicum de laelare Hierusalem millere in hanno Domini n Imperaloris...... Pisanam civilalem...... el faciam jurare praepo- « silum S. Miniali, et praepositum de Volterra, et Praepositum de « Caniano, el praepositum de Gambassi similiter facere Pisanis « vivam guerram.....et deliinc ad proximas Kalendas julii ero cum (i hosle el exercilu..... conira Pisanos juxla mare ad portum pi- « sanum.....Januenses vel Lucenses consules mecum ordinaverint..... « nisi Pisani conimiserint se in me ad faciendam pacem cum Ja-« nuensibus el Lucensibus... quam pacem... ila componam sicul « scripla et divisa per A. B. C. fui! in Porluveneris per Ollobo-« num de Albericis Januensem, el Alcherium Vecchii lucenses el « Gerardum Bulgarelli pisanum..... el operabor ut Sardinia per « medium dividalur el ut medielatem Januenses habcanl el alleram ( 546 ) * Pisani...... Castrimi autcm de Via fìegis et ejus munieioiies et « accessione^ et ingressus liberimi et absolutum pedagium pecudimi ° pertineat prò medietate Domino Imperatori.....et faciani Tacere pa- « ceni Tancredo Vicecomiti..... et si qnod additimi voi diminulum « fuerit hoc sacramento ad....... comuni concordia omnium majo- « rum lucensium consulum veI.majoris parlis eorum et omnium « januensium consulum de comuni vel (riunì eorum sine aliqua « forchi et mea quod addilo lenear el diminuto absolvar. « Haec acta et firmala sunl et jur.ifa taclis evangeliis propria « inanu dexlera a jam diclo Domino Cristiano S. Mogunlinae sedis « Archiepiscopo el Germamae Arcliicancellario el tolius Ilaliae le- « gaio coram..... ( Il raccoglitore noia che a questo punlo legge- « vansi molli nomi di signori tedeschi, eh’ei non credelle utile « copiare) qui ilerum juraverunt dare consiliuni.... ad observandum ® loluni supradiclum sacramentum Domini Archiepiscopi Chrisliani... « quod Dominus Archiepiscopus debel eumdem Dominum Maclia-u riunì facere jurare ad inlellectum lucensium el januensium con- « sulum el coram Henrico de Auria et Ogerio Vento....... Jan....... « Dominicae incarnalionis anno MCLXXII pridie nonas marcii indi-« elione quinla ». Il collettore vi appose la seguente nota: Pergamena scritta in (¡nella età sul dorso segnata così di mano antica (hujus aulenti-cum est in armario de Pisis — Exemplum convenlionis Mogunlini Archiepiscopi). Riveduta sull’ autentica ritrovata nella cantera 12 e seguenti 1172 Lucae (f). (t) In un’altra copia della stessa convenzione ch’è pur nella collezione Ageno leggonsi in fine le parole seguenti : « In nomine Domini Amen. Ego C. Dei gratia Moguntinae sedis Archiepi-« scopus el Archicancellarius Germaniae el tolius Ilaliae legalus juravi Con- * sulibus Januensibus Cibarlo Spinulae et Oltonibono et Comuni civitatis Ja-« nuensis honorem ipsorum et ipsius civilatis conservare el promovero in * curia Imperatorum Romanorum et in curia filii ejus Regis Enrici el eliam ( 547 ) La Repubblica volendo profìllare della Irislc posizione in che Irovavasi la rivale, spedì sei galee comandate da Rubaldo Bisaccia Console perchè inseguissero le navi pisane che veleggiavano nel Mediterraneo. E trovatene tre presso l’isola di Sardegna che si erano impadronite di un legno genovese reduce da Bugeja le catturarono e le condussero in patria prigioniere. Grandi contrasti ebbe la Repubblica a sostenere in questo Consolato coi Malaspina, i quali dimentichi dei palli stipulali e colle-gatisi cogli abitanti della Lunigiana, coi Da Passano ed i Conti di Lavagna presero le armi, invasero il territorio genovese ed occuparono Sestri e Chiavari. Il Comune colle sue genti e cogli ausi-liarii somministrali dai feudatari dei dintorni respinse i Malaspina ed i compagni, ma eglino seguirono a molestare la Repubblica, come vedremo, sino alla pace che fu firmala finalmente nel 1174. ANNO 1173, INDIZIONE GENOVESE V E VI VOLGARE. / / Sedevano al Consolato del Comune: I. Ansaldus TanclerH de Plalealonga. (Altri leggono Ansehnus. 1 due nomi Ansaldus ed Ansehnus per la somiglianza delle lcllere che li compongono sono assai facilmente scambiali). IL Ingo de Flexia. È dello anche de Frexia e de Flessia e filius Ingonis de Volta in più documenti. III. Lanfrancus Alberici, IV. Nicolaus de Rodulpho. V. Guilielmus de Nigrone. VI. Bellamutus. « in curia nostra in omnibus locis in quibuscumque poluerimus et praectpue « in Italia. Si vero contigerit divina favente et cooperante gratia hoc tempore « sive in posterum nos paceiu facere^cum Pisanis laborabimus et bona fide « studebimus eam Tacere ad honorem ipsorum Januensium et totius civitatis « eoium ». si ( 348 ) Giudicavano i piati nelle prime quadro Compagne: I. Guilielmus Mallonus. II. Hugo Alberici. III. Guidotus Zurlus. IV. Ansclmus de Caffara. E nelle altre quadro: V. Paschalis de Marino. VI. Ansaldonus. Non ha cognome negli annali, ma è Ansai-donus de Porta. VII. Obertus Malusaucellus. VIII. Albertus Grillus. I Clavigeri erano Ire cioè : I. Conradus Malusfiliaster. II. Guilielmus Zerbinus. III. Rubaldus Lercarius. Il Cancelliere era Obertus Cancellarius ed occupavano la carica di scribi del Comune: Guilielmus Calligaepallii, Ogenus Panis e di scribi del Consolato dei Placiti Ogerius che dall’uffizio coperto ebbe soprannome di Scriba, e Gandulphus de Constant io. Nella convenzione con Guglielmo Marchese di Massa falla nel novembre H73, che leggesi a pag. 277 del volume I Jurium sono slampali i nomi di alcuni dei Consiglieri del Comune di quesl’anno. Eglino erano: Olho de Caffaro — Fredentio Contardus — Henricus Mallonus — Hugolinus Mallonus — Boiamundus — Olho Pessulus Obertus Becalcatus — Ansaldus Cebae — Corsus de Palazzolo — Ottobonus — Gandulphus Bacliemus — Olho Mallonus -Modiusferri — Marlinus Tornellus — Nicola Embrtacus Sue iaporcus — Bubaldus de Vivaldo — Bisacius Rubaldus de Pinasca — Guilielmus Crispinus — Obertus Spintila — Rubal-dus Ususmaris — Guilielmus Congus — Oglerius Vcntus — Ar duinus — Balditio Ususmaris — Tanclerius Philippi — Bonus- ( 349 ) vassallus de Archa el Calous. Ed aggiunge che altri sedici del numero dei Consiglieri giurar doveano quella pace, dal che sembra che questi ufiìziali della Repubblica ascendessero allora a tren-tacinque essendo diciannove i nomi di sopra registrati. Le continue lotte che il Comune sostener dovca coi Malaspina che sin dall’ anno precedente lo molestavano, obbligarono a creare una milizia composta di cittadini. L’esercito della Repubblica condotto dal Console Ingonc di Flessia marciò verso la riviera di Levante, ed innalzarono presso Moneglia un castello detto Villafranca. Onde poi i Pisani non credessero che la guerra contro i Malaspina rendesse debole la Città, Lanfranco degli Alberici partì con otto galee e li tenne al dovere, ed obbligò altresì i Giudici di Sardegna ad osservar le promesse da loro fatte al Comune. Nel mese di ottobre i Malaspina invasero di nuovo il territorio della Repubblica ed assediarono il castello di Monleleone, del quale già narrai l’origine. I Genovesi di colà li respinsero, e per vendicarsi dei Da Passano che eransi collegati, come dicemmo, coi Marchesi, presero il loro castello, lo smantellarono, ed insieme colle abitazioni Io distrussero dalle fondamenta. Oberto Cancelliero lasciò di scrivere in quest’anno i fasti della Repubblica e gli successe in tale ufficio Ottobuono. ANNO 1174, INDIZIONE GENOVESE VI E VII VOLGARE. Questa è la prima volta che negli annali veggasi registrata l’indizione propria dell’ anno e ciò prova la maggiore esattezza del cronista Ottobono meno verboso, più chiaro e conciso del predecessore. In quanto all’indizione poi io credo bene di aggiungere a quello che notai a principio di questa serie: 1.® Che negli atti genovesi della prima metà del secolo XI essa concorda colla comune, mentre nella seconda metà or vedesi adoperata questa ed or la propria del paese, come all’epoca stessa or laccionsi or rammentansi gli ( 550 ) anni dell’Imperatore ; cosicché par che l’uso generale dell’indizione genovese venisse stabilito sul cadere del secolo predetto. Nè forse il cambiamento di politica, Io sviluppo dell’ordinamento comunale è estraneo a tale innovazione. 2. Sul giorno preciso nel quale muta-vasi l’indizione abbiamo una prova diretta nei fogliazzi dei notai del XIII secolo, nei quali sotto il 24 settembre è scritto più volte: hic mutatur indictio ; quindi errò il Lupi nel suo Codex bergo-mensis quando asserì che l’indizione genovese si mutasse il giorno 25 di quel mese, e non il 24. I Consoli del Comune furono sei: I. Guilielmus Longus. II. Oltobonus de Albericis. III. Olho de Caffaro. IV. Guilielmus Auriae. V. Guilielmus Piper. VI. Bonusvassallus de Antiochia. Ai Placiti presiedevano: Nelle Compagne verso la Città. . I. Paschalis Heliae. II. Guilielmus Crispinus. III. Guilielmus Cavaruncus. IV. Guilielmus Fornarius. Nelle altre quattro verso il Borgo: V. Paschalis de Marino. VI. Rubuldus Lercarius. VII. Rubaldus Ususmaris. Vili. Ansaldus de Nigro. Mercè l’opera di Otlobuono degli Alberici spedilo ambasciatore a Guglielmo il Buono Re di Sicilia fu composto ogni dissenso tra lui e la Repubblica, ed ei rinnovò i patti conchiusi col pad™ nel 1156, e tale atto può vedersi nel Liber jurium voi. I, pag* *>00. La pace fu pure stipulata coi Malaspina dai quali il Comune comprò il castello della Pietra cd il poggio di Monte Ilice, cioè Leiici, che pei ( 551 ) distrusse dalle fondamenta. La guerra ardeva tuttavia coi Pisani ai quali le navi genovesi tolsero in quest’anno molte galee, e più della perdita di queste dovettero loro riuscire acerbe le convenzioni assai utili che Genova stipulò con Pietro Re e Giudice di Cagliari che tra le altre cose interdisse ai Pisani il commercio nel suo stato, e le altre con Raimondo Duca di Narbona che allora bisognava dell’aiuto dei nostri per ricuperare lo Stato perduto e dopo li compensò, còme vedremo, dell’usatagli agevolezza (V. Liber ju-riurn voi. I, pag. 294, 296 e 302). ANNO 1175, INDIZIONE GENOVESE VII ED Vili VOLGARE. Erano eletti Consoli del Comune: I. Fulco de Castro. IL Bogeronus de Castello. III. Ingo de Flexia, come dicemmo, figlio d'Ingone Della Volta. IV. Rubaldus Bisaccia. V. Hugo Baldissonis Fomarii. VI. Piccamilius. Come noterò all’anno 1182, il nome di questo Console era Ansaldus. Giudicavano le cause : Nelle Compagne verso la Città : I. Boemundus de Odotie de Garaldo. IL Guidolus de Nigrone. IH. Bogerius Justae. Nelle altre quattro verso il Borgo: IV. Obertus Malusaucellus. V. Obertus de Nigro. VI. Tanclerius Aldae. VII. Ansaldus Ceba. Al solilo in alcuni codici è dello Ansehnus in altri Antonius per colpa di amanuensi che facilmente confondevano le lettere che formano i tre nomi. L’Annalista ci ricorda il nome di uno dei Clavigeri di quest’anno ( 532 ) cioè di Hugo Scolus della famiglia degli Scoli or Principi e Marchesi Centurioni e, come dicemmo, ima delle visconlili. Poche scaramuccie coi Pisani e la pace conchiusa tra loro, i Genovesi, i Lucchesi ed i Fiorentini per opera dell’Imperalor Federico, sono i fatti principali di quest’anno, nel quale i Consoli procurarono con grande alacrità e prudenza il bene della Repubblica. ANNO 117G, INDIZIONE GENOVESE Vili E IX VOLGARE. Erano Consoli del Comune: I. Nicola Embriacus. II. Rodoanus de Guiliclmo de Mauro de Platealonga. HI. Ogerius Ventus. IV. Simon Auriae V. Atnicus Grillus. VI. Baldizonus Ususmaris. Nelle quattro Compagne verso la Città giudicavano i piati: I. Guilielmus Cavaruncus. II. Henricus Contardus. III. Guilielmus Mallonus. IV. Philippus Juslae. Nelle altre quattro verso il Borgo: V. Ansaldus Golias, e non Scaglia. VI. Oionus de insulis. VII. Sigismundus Muscula. VIII. Guilielmus Carmadinus. Questi Consoli per testimonianza dell’annalista resero sicura c felice la Città, sebbene poco lungi da essa falli di gravissimo momento si compissero, e principalissimo fra tulli la battaglia di Legnano, uno dei più gloriosi che vanii la Storia italiana. Nel Libcr jurium che tante volte ho citato leggonsi a pag. 302 ( 353 ) del voi. I le concessioni falle al Comune da Raimondo Duca di Narbona, Sancio Conte di Provenza e Guglielmo Conte di Forcal-querio (Forcalquicr). Quesl’allo però non ha dala nè io so per qual ragione sia riportato sotto l’anno 1170. Il legalo dal Comune mandato a trattare è Filippo Baralterio uomo consolare. ANNO 1177, INDIZIONE GENOVESE IX E X VOLGARE. Furono Consoli del Comune: I. Ingo de Flexia (della famiglia Della Volta). IL Guilielmus Vcnlus. III. Guilielmus Longus. IV. Rubaldus Bisaccia. V. Guilielmus Sardella. VI. Obertus Becalcatus. Al Consolalo dei Piacili vennero chiamali: Nelle prime quadro Compagne: I. Paschalis Heliae scrino per errore in qualche manoscritto Flexia, ma è facile spiegare siffatta confusione di lettere. II. Martinus Tornellus. III. Fredentio Contardus. IV. Albertus Castanea. Sedevano nelle allre quallro : V. Albcricus de Porla. Cosi ha il Caffaro dell’ Università ed i codici migliori, ma da un’altra serie stampata vien chiamato An-selmus. VI. Petrus de Marino. VII. Bolandus Guaracus. Vili. Guilielmus Piccamilius. In un’altra serie laccionsi Martinus Tornellus, Rolandus Guaracus, Guilielmus Piccamilius tra i Consoli dei Piacili, e Guihel- ( 3;>4 ) mus Longus fra quelli del Comune. Un allo eh’è nella collezione Agenodel princìpio del 1178 ha memoria di Guilielmus Mallonus ed Hugo Baldissoms (cioè Fornarii) e li dice Consule.s furitanorum. Questi Consoli non sono negli Annali ed è solo nel 1197 che il cronista Ogcrio Pane comincia a registrare anche gli eletti al Consolato dei forestieri. Guglielmo Vento andò in questo Consolalo ambasciatore all’Imperatore Federico che Irovavasi in Ravenna, ed accollo da lui con onore, molle cose ad entrambi utili conchiuse. Né men felice fu il risultalo della legazione di Rosso Della Volta a Saladino Re di Egitto col quale fu stipulala la pace. La Città non ebbe a dolersi delle civili discordie che tanto l’afflissero negli anni precedenti, ed i Consoli con ogni impegno accrebbero e resero prospero il Comune. Ottone Conle di Venlimiglia donò ad esso parecchie castella e gli giurò fedeltà il 5 settembre di questo anno, nel qual giorno i Consoli investirono il Conle a (itolo di feudo delle terre da lui regalate alla Repubblica. ANNO 1178, INDIZIONE GENOVESE X ED XI VOLGARE. Sedevano Consoli del Comune: I. Guilielmus Modiusferri. IL Albet icus. III. Nuvolonus. IV. Bisaccinus. Come da più atti appare era figliuolo di Rubatolo Bisaccia e perciò della famiglia dei Guerci. V. Guilielmus de Nigrone. VI. Olho Fornarius. Giudicavano i piali nelle quadro Compagne verso il Castello. I. Hugolinus Mallonus. IL Guidotus de Nigrone. III. Philippus Justae. 4 ( 355 ) IV. Fulco Guiliae Comitissae forse dello così dalla madre Guilla Cornil issa moglie di Dodo Bufferius e figlia di Gandulpltus de Gotizone. Cerio è che nei documenti è la sola Guilia che abbia a figlio un Fulco, ed il marilo che riunisca le circoslanze necessarie a spiegare tale denominazione (V. Chartarum II). Nelle allre quadro verso il Borgo : V. Oionus de insulis. VI. Guilielmus Ursetus filius Nicolae de Rodulpho. VII. Paschalis de Marino. Vili. Rubaldus Lercarius. Nel volume II Chartarum già più volle cilato pag. 1067 leggesi un allo del 16 novembre 1178 che riguarda le decime dell’Arcivescovo e vengono nominali Wilielmus Tornellus et Ansaldus Golias nella qualità di Cónsules in causis et controverciis quae inter cives et extráñeos vertuntur cognoscendis et depniendis constituti; e ciò prova che in quesl’ anno pure vi fosse il Magistrato dei Consoli dei forestieri furitanomm. La venula in Genova dell’ Imperato)- Federigo, della consorte e del figlio Enrico, le discordie tra le famiglie dei Navarro e dei Mazzanello composte dai Consoli sono i soli fatti che il cronisla riferisce in quest’anno. Il Liber jurium voi. I a pagina 306 registra un decreto dei Consoli per l’ampliazione e l’incremento del luogo di Chiavari nella riviera orientale. ANNO 1179, INDIZIONE XI SECONDO IL COMPUTO GENOVESE E XII GIUSTA IL VOLGARE. Al Consolalo del Comune venivano eletti: I. Nicolaus Embriacus. IL Ogerius Ventus. HI. Ottobonus de Albericis. IV. Balditio Usumaris (che fini di vivere durante il Consolato). ( 55l> ) V. Guilielmus ile A uria. VI. Amicus Grillus al quale nella convenzione cogli Àlbinganesi <'d in qualche altro allo si dà il cognome di Amicus Bolexcnus. Al Consolalo dei Piacili vennero destinati nelle quattro Compagne verso la Città : I. Guilielmus Mallotius. II. Guilielmus Cavaruncus. III. Guilielmus Tornellus. IV. Guilielmus Fomarius. Nelle altre quattro Compagne verso il Borgo: V. Paschalis de Marino. VI. Sigismundus Muscula. VII. Rubaldus de Pinasca. Vili. Guido Spintila. Nel voi. I del Libcr juriutn pag. 311 è memoria di uno dei Clavigeri di quest’anno Oberlus Lucus. I civili dissidi turbarono nuovamente la Città in quest’anno. Capo di uno dei partili era Amico figlio del Console Amico Grillo coi suoi amici e parenli, e dell’altro i fratelli di Ruggiero Vento cioè Pietro e Simone. Sembra che le opposte parli, scelta a luogo di combattimento la valle di Sturla, cercassero di terminar colle armi i loro litigi che però continuarono sino al Consolalo successivo. A sviluppo e perfezionamento delle leggi giudiziarie che reggevano il Comune fu concessa facoltà al reo di far convenire presso qualunque dei Consoli più gli piacesse, l’attore. E ciò onde il diritto dell’accusato avesse appoggio maggiore, nè il credilo dell’avversario gli recasse nocumento. Non è questo il solo decreto fallo in quest’anno a miglioramento degli ordini interni, ma altre deliberazioni sono registrate nell’ Jurium regolatrici delle costruzioni che facevansi nella Città e della proprietà. Fra le convenzioni importante assai è quella stipulala cogli Àlbinganesi (V. Libcr junum voi. I pag. 312), e l’altra col Vescovo di Brugnato (ibid. pag. 509). ( 357 ) ANNO 1180, INDIZIONE GENOVESE XII E XIII VOLGARE. Reggevano il Comune i Consoli: I. Ingo de Flexia (della famiglia Della Volta come già dissi). II. Ido de Carmadino. III. Guiliclmus Venius. IV. Simon Auriae. V. Albcricus. VI. Hugo Baldicionis Fornarii. Erano Consoli dei Placiti nelle quattro Compagne verso il Castello : I. Corsus de Palazzolo. IL Oberlus Pedicula. IH. Tanclerius Philippi de Plalealonga. IV. lìubaldus Porcellus. Nelle altre quattro verso il Borgo giudicavano: V. Joanncs de Infantibus. È ricordalo negli atti il padre Ansaldo ed il fratello Pasquale. VI. Oberlus de Nigro. VII. Oberlus lìoza. VIII. Ansaldus Golias. La pace tra le famiglie Vento e Grillo fu ristabilita dai Consoli di quest’anno, ma fierissima guerra si accese invece Ira Rubaldo Porcello coi fratelli e Gerardo Scoto appoggialo dai suoi propinqui; la concordia Ira loro finalmente fu restituita mercè l’opera dei Consoli e malgrado la viva opposizione di Gerardo Scoto che amò meglio esulare dalla Città che rappattumarsi cogli avversarii. Onde punirlo del cattivo animo i Consoli ordinarono la distruzione di ogni cosa che a lui spellasse. In queste lotte che avvenivano si spesso Ira la famiglia di un ciltadino portalo all'onore del Consolato e qualche alfra, io non ( 3o8 ) so vedere che gli sforzi dell’ambizione delusa che si argomentava di vendicarsi sul fortunato rivale. Nulla ei palesa che fossero il frullo di opposizione politica o di brama di sostenere un’opinione da altri contraddetta. Non era ancora il tempo dei Guelfi e dei Ghibellini, e dalle promesse delle rasse o parlili dissenzienti chiaro ci apparisce che le guerre fossero di persone non di principii. Del 1G maggio di quest’anno abbiamo il giuramento dei tesli-monii eletti secondo il costume per ordine pubblico. Io registro i loro nomi perchè danno luce alla storia del tempo e ci rivelano come a tale uffizio venissero designati i più rispettabili cittadini. Anselmus Garrius — Otho Pezulus — Fredenlio Idonis Coniar di — Corsus Vicecomes — Caput orgolii — Ugolinus Mallonus — Tanclerius Philippi — Ansaldus Bufferius — Oberlus Pcdi-cula — Bubaldus Porcellus — Guilielmus Zerbinus — Malerba — Ido Picius — Bolandus de Carmadino — Otho de Maria — Pascalis de Marino — Otho fieliae — Ogerius Battigadus — Obertus Lucus — Otho de Nigro — Oberlus Boza — Bonus de Archa — Guido filius Oberli Spinulae — Tanclerius Aldae — Spezzapedra — Anselmus Carmadino — Oberlus de ISigro — Bainaldus Arcanlus. ANNO 1181, INDIZIONE GENOVESE XIII E XIV VOLGARE. Furono Consoli del Comune: I. Ansehnus Garrius. IL Ansaldus de Tanclerio de Plalcalonga. III. Nuvolonus de Albericis. IV. Bubaldus Bisaccia (dei Guerci). V. Ido Picius. VI. Guilielmus Auriae. Erano Giudici dei piati nelle quattro Compagne verso il Castello: I. Fredericus de Albericis. ( 359 ) II. Anselmus de Caffara. III. Hugo de Albericis. IV. Guilielmus Tornellus. Nelle altre quattro verso il Borgo: V. Henricus de Murta. VI. l'aschalis de Marino. VII. Amicus Grillus. Vili. Guilielmus Ususmaris. Due gravi disgrazie afflissero la Città in questo Consolato: un morbo pestilenziale che uccise buona parte dei cittadini più illustri, ed un fiero incendio che distrusse tutte le vicinanze di Castello che era allora, come dicemmo, il centro della Città. Malgrado tali sventure i Consoli procurarono il vantaggio del Comune; l’attestano la fedeltà che di nuovo giurarono i Savonesi, l’alleanza conchiusa cogli Alessandrini ed i donativi che ottennero dall’Abate del Monastero Lirinese che pose sé e l’isola di Santa Margherita sotto la protezione genovese. A quest’anno poi e non al seguente spella la convenzione (che è a pagina 522 del volume 1 Jurium) tra i Narbonesi e la Repubblica. 11 nome dei Consoli in essa registrati e l’indizione sono prova ben chiara che per ¡sbaglio fu atlribuila al Consolalo seguente. ANNO 1182, INDIZIONE GENOVESE XIV E XV VOLGARE. Furono chiamali al Consolalo del Comune: 1. Ingo de Flexia o de Volta a noi ben noto. IL Andreas Auriae filius Simonis. III. Nicola Mallonus. IV. Ansaldus Piccamilius. Il cronista lo chiama solo col cognome ma il nome rilevasi dagli atti. Veggasi ira gli altri quello stampalo a pag. 520 del volume I Jurium. ( 300 ) V- Guilielmus Modiusferrì. VI. Spezapedra. I Consoli dello cause civili erano nelle quadro Compagne verso d Castello: I. Guilielmus Mallonus. ^ bilico Gmliae Comitissae già ricordalo. ^ IH- Guilielmus Buronus. IV. Aiigelotus de Caffara. Nelle allre quadro verso il Borgo: V. Henricus De ¡Sigro. VI. Tanclcrius Aldae. VII. Oberlus Lucensis fìlius quondam Gandulphi Lucensis. Vili. Ansaldus Golias. Oneglia, Vernazza ed il Castello di Silvano furono sottomessi o spontaneamente unironsi al Comune in questo Consolalo e cosi am-P'iossi e(l il potere e la fama della Repubblica. E per goderne la piolezione Odone ed Enrico figliuoli di Enrico Marchese di Savona giuravano la Compagna e l’abilacolo genovese ed i Consoli promettevano di mantenerli in tulli quanti i possessi che nella Marca di Savona godevano il loro padre e gli zii Manfredo ed Ottone Boverio, e nei privilegi loro accordali dai predecessori. ANNO 1183, INDIZIONE GENOVESE XV E I VOLGARE. Reggevano il Comune: I. flugolinus Mallonus. II. Angelolus De Mari detto pure Angelenws. IH. Ansaldus Bufferius. IV. Guilielmus Auriae. V. Bubeus de Volta. VI. Lanfraneus Piper. ( 3G1 ) 1 piati erano giudicali nelle quattro Compagne verso il Castello da: I. Otho Mallonus. II. Jonatas Cavaruncus. III. Opizo Lecavellus. IV. Oberlus Pedicula. Nelle altre quattro verso il Borgo: V. Otho Pessulus o Pezulus. VI. Iìubaldus de Pinasca. VII. Vassallus Grillus. Vili. Ansaldus Guaracus. A questi Consoli aggiunge il Federici nei Collcctanea: Guilielmus Caputorgogii e Bertolotus de Volta i quali dovrebbero essere Con-sules furitanorum. Ed ei ricorda pure due dei Clavigeri di questo anno Johannes Bolelus, e Slregiaporcus i1). Il fogliazzo dei Notai sotto l’anno corrente (Ms. della Biblioteca Civica Berio pag. 123 voi. I) ha memoria dei Consoli delle vicine ville di Marassi, Molasana e Pino. Il mal seme dei civili dissidii continuò a fruttare in quest’anno (1) Questo è lo stipite della nobil casa de' Streggliiaporci poi detli Saivaghi. Come già avvertii, i Consoli nel 1175 concessero a Stregghiaporco ed ai fratelli 48 piedi di terra al Molo per fabbricarvi una chiesa in onore di San Marco, ov’egli e gli eredi suoi furono sepolti come ricorda il seguente epitaffio : « f MCLXXI1I Sepulcrum Streggiaporci q. Johannis de Nepitellis et hae-« redum ejus qui postea cognominati sunt Salvatici. Praedicto autem Streg-« ghiaporco et fratribus quorum successores dicuntur Saivaghi anno 1175 « MM. DD. Consules qui eo tunc Rempubblicam administrabant genuensem « concessum fuit solum prò erigendo coenobio D. Marco. Annoque..... extra « ecclesiam Strejaporco sepulcrum construi jusserunt quo vetustate consurupto « nunc qui supersunt ex prisca salvagorum prole nobiles viri, ne post hac “ evanesceret hujusce rei memoria hanc ex marmore tabulam poni mandarunt « in codem D. Marci coenobio anno a parlu virginis MDLXXI » (V. Giscardi Origine delle chiese di Genova). ( 3G2 ) risse e danni alla Repubblica nè valse l’opera dei Consoli a sradicarlo. La valle del Bisagno fu il teairo di lotte sì crudeli. Fulcone di Castello ed i Vento cogli aderenti loro da una parte, i De Curia dall altra si facevano capi delle opposte fazioni che immiserivano ed insanguinavano la patria. ANNO 1184, INDIZIONE GENOVESE I E II VOLGARE. Al Consolato del Comune vennero destinali : I. Guilielmus Tornellus. II. Amicus filius Amici Grilli così ha il cronista, ma un alto che fa parte del Liber jiirium pag. 515 noia invece Bellamutus. III. Nuvolonus. IV. Rubaldus Porcellus. V. Grimaldus filius Ollionis Cannellae. VI. Jacobus de Turca. Tal soprannome gli venne dalla madre. Amministravano la giustizia nelle Compagne verso il Castello: I. Guilielmus Mallonus. II. Rainaldus Sirugonus. III. Alberlonus Picius. IV. Rubaldus de Curia dello pure de Curie. Nelle quattro verso il Borgo: V. Oberlus Lucensis. In un’allra serie fu scrino Oberto di Luca in quest’anno ed Oberto Lucchese sollo il 1182, sicché sembrano due persone diverse sebbene sia una sola. VI. Angelotus Vicecomes lo stesso che Angelolus De Mari. VII. Viridis de Mascalo. Vili. Ansaldus Golias. La popolazione di Porlo Maurizio ribcllossi alla Repubblica, che fece formidabili apparecchi onde punire quei dissennali, ma placala dalle lagrime dei principali abitanti che vennero a bella posla in Genova ad implorare il perdono I’accordò loro generosamente. ( 363 ) ANNO 1185, INDIZIONE GENOVESE II E III VOLGARE. I Consoli del Comune erano: I. Nicola Embriacus. IL Bisacinus figlio di Rubaldo Bisaccia come avvertii. III. Ingo de Flexia dei Della Volta. IV. Simon Auriae. V. Guilielmus Ventus. VI. Lanfrancus Piper. Presiedevano ai piati nelle quattro Compagne verso il Castello: I. Oberlus Pedicula. IL Balduinus Scolus. III. Johannes Boleius. IV. Marlinus Tornellus. Nelle altre quattro verso il Borgo: V. Oilio Pezullus o Pessulus. VI Villanus de Insulis. VII. Bonusvassallus Brunus. Vili. Tanclerius Aldae. La pace fu restituita alla Città da questi Consoli, che liberaronla altresi della metà dei molti debili che la aggravavano, e governa-ronla con prudenza. ANNO 1186, INDIZIONE GENOVESE III E IV VOLGARE. I Consoli del Comune erano: I. Hugolinus Mallonus. IL Guilielmus Auriae. III. Raimundus de Flexia fratello d’Ingone di Flexia ambi figli d’Ingone della Volta, e perciò all’uno ed all’altro si dà tal nome. Nel Liber jurium voi. I, pag. 528 questo Console viene chiamalo Raimundus de Flexia, De Volta eliam dictus. 28 ( 364 ) IV. Amicus Grillus. V. Guilielmus Tornellus. VI. Guilielmus Piper. I Consoli dei piali erano nelle quadro Compagne verso il Castello: I. Rubaldus Mallonus. II. Maurinus Rodoani de Mauro de Platcalonga. III. Albertonus Piccius. IV. Guilielmus filius quondam Ingonis Tornelli. Il cronista melie la derivazione, onde sia distinto dall’altro Guglielmo Console del Comune. Nelle Compagne verso il Borgo: _V. Henricus filius Guilielmi Auriae. VI. Oberlus de JSigro. VII. Ghisulphus de Campo. Vili. Angelotus Vicecomes eh’è una persona sola con Angelotus De Mari già ricordato. Non può recare meraviglia questa diversità di denominazione dopo quanto fu accennalo di sopra. II fogliazzo dei Notai voi. I (Ms. della Biblioteca Civica pag. 132 e 134) ha memoria del Consolato di vario località dei dintorni. Per opera dei Consoli fu stabilita la misura dei tre mercati di S. Giorgio, di S. Pietro della Porla e di Sosiglia (V. Liber jurium voi. I, pag. 328) e venne pagala l’altra metà dei debiti del Comune. Uno di loro cioè Guglielmo Tornello andò a trattare gl’interessi della Repubblica in Sardegna, e Nicolò Mallone e Lanfranco Pevere recaronsi allo Imperatore di Costantinopoli Isacco. Nè la pace fu turbala da alcun dissidio civile, ma tulio fu condollo con molla accuratezza ed ordine. Onorevoli assai per il nostro Comune sono le lettere scritte da Papa Urbano III a Balduino Re di Gerusalemme, al Patriarca ed ai preti di quella Città, e ad Ugone signore di Gibellelo onde ai Genovesi non fosser tolti i privilegi che per l’aiuto loro nella conquista di quella (erra avevano dai predecessori ollenulo, che leg- ( 365 ) gonsi nel Libar jurium voi. I pag. 531 e seguenti, ed ivi possono pur vedersi le promesse d’aiuto contro i Pisani fatte dai Consoli di quest’anno ad Algaburga Regina di Arborea, ed a Barisone giudice di Torres, e le agevolezze da costoro concesse alla Repubblica negli Siati loro. * ANNO 1187, INDIZIONE GENOVESE IV E V VOLGARE. Il Consolalo del Comune veniva retto da: I. Guilielmus Einbriacus. II. Ansaldus Bufferius. III. Bubeus de Volta. IV. Ido de Carmadino. V. Angelolus De Mari. Qualche manoscritto ha Angelerius. VI. Jacobus de Turca. I Placiti erano giudicali nelle Compagne verso il Castello da: I. Lanfrancus de Palio. II. Olho Heliae. III. Fredentio Conlardus. IV. Guilielmus Galleta. Nelle altre quattro da: V. Botarius filius Guilielmi Auriae. VI Guilielmus de Nigro. VII. Lanfrancus de Mari forse una persona sola con Lanfrancus Bachemus. Vili. Bonusvassallus Brunus. Le discordie ripullularono nella Città ed afflissero in miseranda guisa la Repubblica, la quale perdette per esse tre dei più stimabili uomini consolari Angelerio De Mari Console dell'anno ucciso da Lanfranco figlio di Giacomo Della Turca, e Rubaldo ed Opizzone Lecavella massacrali da mano ignota. I Consoli punirono i promotori di lanle scelleratezze esiliandoli, e radendone le case ( 566 ) e le Ioni, ma (ali esempi non giovarono a togliere il malumore, e la Città sino all’anno seguente non riebbe la bramala pace e tranquillità. Essa però, malgrado ciò, mandava Fulcone di Castello con dieci galee contro i Pisani che avevano scacciali i nostri dalla Sardegna, e lor lolse il castello di Bonifazio in Corsica e lo distrusse, e se non recò loro maggior danno fu certo per i prieghi di Enrico figlio del Barbarossa. E grandissima gloria acquisirono i Genovesi in Tiro, ove condussero Corrado dei Marchesi di Monferrato e lo aiutarono a sostener quella terra contro Saladino che fattosi padrone di Gerusalemme e della Siria intera agognava a sottomettere, ma indarno, quella Città, che con Tripoli ed Antiochia inalberava ancora la bandiera cristiana. Ed in premio del valore mostrato dai Genovesi in quella giornata, i Baroni del regno di Gerusalemme lor con-cedevan privilegi importantissimi, e fra essi la libertà di commercio in Tiro (V. Liber jurivrn voi. I, pag. 546). Nella collezione Ageno leggesi il seguente frammento di lodo dei Consoli dei Piacili di quesl’anno Ottone di Elia e Guglielmo Galleta. « Abbas Guido Monaslerii S. Slephani de Porla consilio et au-« cloritate confralrum Presbiteri Hugonis ex una parie et ex alia « Bonusvassallus de Carlagenia i1) et Ingo Longus conveniunt ad in- « vicem... aqueduclo de molendinis quae ipsi Bonusvassallus el..... « visi sunl habere in coclefango (ali paclo..... Et insuper Olho « Heliae el Wilielmus Galleta Consules causarum Iaudaverunt ut « praedicta convenlio sii firma........... « Wilielmus Cassinensis Nolarius scripsi ». « Ego Fredencio Gontardus subscripsi et C. Calvus subscripsi ». (1) Carlagcnova è piccolo villaggio nella parrocchia di Molasana. C 507 ) ANNO 1188, INDIZIONE GENOVESE V E VI VOLGARE. La Cillà era governala (Ih olio Consoli cioè: I. Fulco de Castello. II. Simon Auriae. III. Nicola Embriacus. IV. Obertus Spinula. V. Ingo de Flexia, dei Della Volla. VI. Balduirius Guercias. VII. Ogerius Ventus. Vili. Spezapedra. Al Magistrato dei Piacili sedevano: I- Petrus Capra. II. Hugo Mallonus. III. Ingo quondam Cassidi de Volla chiamalo per ¡sbaglio in altra serie stampala Hugo. Nelle allre quattro Compagne: IV. Odonus de Insulis. V. Guilielmus Lercarius. VI. Rubaldus de Pinasca. VII. Tanclerius Aldae. Il cronista ci dice che olio erano i Consoli dei Piacili di questo anno ma poi ne registra selle solamente ; l’oliavo era forse Corsus Vicecomes che vedesi notalo nello strumento di pace coi Pisani che sotto riporterò. E dallo slesso alto rilevasi il nome dei Consoli furilanorum cioè: Balduinus de Medolico — Wilielmus Mallonus. Sotto il governo di questi Consoli cessò di vivere l’Arcivescovo Ugone Della Volta ed in vece di lui fu eletto Bonifacio Arcidiacono di S. Lorenzo. La guerra civile continuò ad ardere nella Città ed uno dei Consoli dei Placiti, Ingono di Cassiccio della Volla, fu ucciso da ( 508 ) una sassaia, ina la crociala clic ad esortazione del Papa preparavasi contro i Mussulmani fece lacere ogni sdegno, e la Repubblica si preparo tranquilla a sì gloriosa spedizione. E come uno dei principali promotori di essa era il Re d’Inghilterra, il Comune gl’inviò Rosso Della Volla onde ogni cosa con Ini accordasse. E devesi pure alla crociata se i Pisani, deposli gli antichi rancori colla Repubblica, con essa si pacificarono. Lo strumento di questa importantissima pace può dirsi inedilo. Egli è vero che stampavaio il Cavaliere Flaminio Dal Borgo nella sua lìaccolla di scelti diplomi pisani, ma essendo assai raro quel libro e scorrettissima l’edizione io credo bene di ornarne questo lavoro. Di esso ha cinque copie la Biblioteca della R. Università di Genova e raffrontandole tulle io spero di poler offrire il documento con tutta la possibile esallezza. Instrumentum juramenti pacis faclae per Januenses cum Pisanis Anno MCLXXXVIIl. « Omnes infrascripli juraverunt pacem pisanis ul infra delermi-nalum est. « hi nomine Domini amen. Ego ianuensis iuro corporaliler taclis « sacrosanclis evangeliis pacem lenere et observare omnibus pi-« sanis el omnibus hominibus de eorurn dislriclu et non ero in « consilio vel faclo vel assenso ul pax rumpalur vel vilielur. Omnes « pisanos salvabo et defendam in personis et rebus terra el aqua « et si novero vel cognovero aliquem vel aliquos qui conlrafacere « velini ego bona fide dislurbabo el omnia praecepla quae Dominus « Papa Clemens Tercius fecit Pisis consulibus pisanis et Nuvolono « el Idoni Picio prò consulibus januae de pace facienda el tenenda « el quaecumque praecepla faciet consulibus Januensium omnibus « vel majori parli per se vel per suas litleras Domini pape pro-« prio sigillo sigillatas; vel per suum proprium nuncium habenteni « litleras Domini papae proprio sigillo sigillatas, de discordia voi ( 569 ) « discoi-diis quae sunt el crani inler písanos el januenses firma « lencbo el obscrvabo cl non ero in consilio vcl facto vel assensu « quod ullalenus rumpanlur aut minuanlur vel vicienlur. « Ilaec omnia bona fide obscrvabo remota omni malilia el dolo « ad purum el bonum inlelleclum ». Cónsules Majores de communi in primis juraverunt videlicet: Nicola Embriacus — Fulco de Castro — Ingo de Flexia — Ogerius Ventus — Balduinus Guercius — Simon Auria — Obertus Spinula — Spezapedra. Cónsules Placitorum — Corsus Vicecomes — Hugo Mallonus. Guilielmus Lercarius — Tanclerius Aldae — Ingo quondam Ca-sicii de Volta 0). Cónsules Furitanorum: Balduinus de Medolico — Guilielmus Mallonus. Guilielmus Embriacus — Embriacus fraler ejus — Hugo filius Nicolae Embriaci — Guilielmus frater ejus — Merlo filius Fulconis de Castro — Wilielmus Balbus fraler ejus — Ilenricus Bonlicus fraler eorum — Fulchinus filius quondam Ànselmi De Castro — Valiens fraler ejus — Bellusbrunus de Castro — Ogerius Zacariae — Johannes Grilla — "Amiconus frater ejus — Bucella de Castro — Lanfrancus de Casiro — Balduinus Johannis de Castro — Olho de Casiro — Raynaldus fraler ejus — Guilielmus Villani de Castro — Wilielmus Malfiiasler — Hugo de Astore — Jacobus Malfiiasler — Anselmus Imae — Wilielmus Aldonis — Iohannes Ollonis judiéis — Ilenricus Porcus -y'Porcus filius ejus — Ismael de Pa-lazzolo — Symon Bollarius — Wilielmus Ralaldus — Olho Eliae — Bonusvassallus Barbaevariae — Nicola filius ejus — Wilielmus (I) Manca la firma degli altri due Consoli dei Placiti cioè fìubaldus Pinaseu P Pelnts Capra. ( 370 ) • Snicrigius — Ido do Palio — Bonusvassallus Malfiiasler — Nicola Mallonus — Ido Mallonus — Alberlus Vicecomes — Oberlus Zur-lus Philippus Aradellus — Rainaldus Àlbizolae — ßouifacius O/iveru — Ohverius filius ejus — Olho Olhonis Rubei — Boia-mundus Barlaria — Bonusvassallus Bolacius — Ansaldus BufTbrius Mauritius Rodoani — Maurus de Tanclerio — Ilenricus Ncvi-tella — Slregghiaporcus fraler ejus — Wilielmus Oslaliboi C1) -Blasius filius quondam Salae — Ancelinus Rondanae — Bonus Rc-speclus Conradus Bucae Asini — Bonusiohannes filius Bonire-specli Iohannes Busca — Johannes de BonobeJlo — Rubeus de \ olla Guascus de Volla — Oberlus de Volta — Bonifacius de Volla Ilenricus de Volla — Marchio de Volla — Raymundus de Mexia — Bonifacius fraler ejus — Wilielmus fraler eorum — Wilielmus Buronus — Donum Dei Modius ferri — Ingo de Ga-liana Elyas — Slephanus fraler ejus — Wilielmus De Daclilo — Elyonus de Clavica — Cardinalis Voiadiscus — Simon Baehemi — Jacobus Boiachensis — Raldiiinus Morluussili — Anselmus Gar-rius — Tanclerius Philippi — Michael Vacarus — Daniel Vacarus Blancardinus — Ogerius Arlolus — Iohannes Palrius — An-gelerius Maslorcius? —Jordanus Jlae — Girardus Pelrelli (2) — Sa-franus de Sanclo Donalo — Guilielmus de Bonofaneello — Jacobus Judex — Zenoardus Danerius — Guilielmus Venlus — Simon Venlus — Thomas Venlus — Oberlus Pedicula — Georgius filius ejus — Oberlus fraler ejus — Panlalcus Pedicula — Donum Dei de Guidone — Bonifacius fraler ejus — Ingo Longus — Amicus Amici de Cunizone — Ogerius Cavaruncus — Ansaldus Lecavelum — Fredencio Conlardus — Ido filius ejus — Ilenricus Conlardus — Marabolus Jusiolus — Oberlus Achillei? — Guilielmus Gallela (1) II Dalborgo dopo Wilielmus Oslaliboi cita Wilielmus Ilenrici Oslalibai ma manca nelle altre copio del documento. (2) Forse Girardus Pelri Caprac ? ( 571 ) — Ogerius de Carlagenua — Bonusvassallus fraler ejus — An-selmus Clarella — Ogerius fraler ejus — Guilielmus Idonis Cla-rellae — Lanfrancus Richerius — Bertrames fraler ejus — Jorda-nus fraler eorum — Ilonoralus Iohannis Boleli — Barlholomeus Porcellus — Guilielmus Rubaldi Porcelli — Guilielmus Ferrandus — Marlinus Tornellus — Ingo Guilielmi Tornelli — Guilielmus Ingonis Tornelli — Paschalis fraler ejus — Guilielmus Crispinus — Fabianus Crispinus — Mussus Scalzaveggia — Guilielmus filius ejus — Hugo Mazalis — Guilielmus Cecus vagus — Marchio Elefans — Carolus Burgundio? — Guilielmus filius ejus — Rubeus Banche-rius — Lanfrancus Sporla — Olhobonus de Sanclo Laurenlio — Guilielmus fraler ejus — Rainaldus Slrugonus — Ansaldus For-narius — Ogerius filius ejus — Guilielmus Fornarius — Hugo fraler ejus — Oberlus Garofanus — Nicola Galus — Lanfrancus Grancius — Henricus filius tjus — Guilielmus Calvus — Nicola de Rodulpho — Nicola Squarciaficus — Jonalas De Mari — Oberlus filius ejus — Olho Belmuslus — Anselmus de Caffara — Ange-lolus fraler ejus — Lanfrancus Cigala — Enricus fraler ejus — Vassallus Yicecomes — Hugo Porcellus — Guilielmus Calligaepallii Cancellarius januensis (1) — Ogerius Panis Scriba comunis — Iohannes Cinlragi Scriba — Gandulphus Scriba placilorum — Ol-loldinus Scriba placilorum — Olho Pessulus — Drogo de Sanclo Laurenlio — Fulco Raynaldus — Guilielmus Maraccius — Roge-rius Nocenlius — Guilielmus de Guiscardo — Belmuslus Vicecomes — Ansaldonus fraler ejus — Oberlus Malocellus — Ansaldus fralcr ejus — Raimundus Balligadus — Maniapanis Bufferius — — Oberlus filius ejus — Merlo Anseimi Buflerii — Oberlus Sulfur — Fredericus Alberici — Guilielmus Malfiiasler — Hugo Papa — Lanfrancus Papa — Balduinus de Volla — Opizo Migdoniae — (1) A saggio delle mollissime scorrezioni della lezione del Dulborgo basterà dire che invece di Cancellarius januensis, egli stampò Sancii Canrclclli. ( 372 ) Hugo Girardi Scoli — Rainaldus de Caffara — Rainaldus de Sanclo Ginesio Oberlus Gallus — Aimericus de Sanclo Laurenlio — Guilielmus Fulconis Cascinae — Nicola Brucardi — Bonusiohannes Scriba furilanorum — Henricus Vilalis — Peirenus de pisanis (sic) i1) \ivaldus Gambalixa — Guilielmus Lavegus — Paschalis Sulphurius — Paschalis Duranlis — Bisacinus — Guilielmus Ma-locellus Ido de Carmadino — Rogerius de Marabollo — Marchio Almerii — Rubaldus Lercarius — Angelus De Camilla — Nuvolonus De Camilla — Ansaldus Picius — Ansaldus Cigala — Guilielmus Nicolai Farmaci — Balduinus Cassina — Ascherius De Porla Lanfrancus de Savignone — Jordanus de .Savignone --Nicolaus de Marabolo — Villanus de Insulis — Ollio de Murla — Jacobus filius ejus — Pelrus de Marino — Hugo Policinus — Rogerius de Braxili — Lanfrancus Cancellarius — Balduinus Ru-beus Lanfrancus de Soselia — Anfossus Bancherius — Ansaldus fraler ejus — Raimundus de Fauro? — Amicus de Murla — Olho-bonus Benzerrus — Lanfrancus — Lazzarus fraler ejus — Ogerius Tanlus Ansaldus Tabacus — Bos filius Boccacii — Ido Ber-rinus lohannes Paschalis de Infantibus — Guilielmus Jordanus Guilielmus Lercarius — Anselmus Lercarius — Olho Pellis — Marchisius Racemus — Bonifacius Tarigus — Guilielmus Balduini Guercii — Rubaldus Delesalve — Henricus fraler ejus — Obertus Ususmaris — Marinus Ususmaris — Philippus Grancius — An-saldus fraler ejus — Janebonus? — Rubaldus de Vivaldo fraler ejus Amicus Grillus — Andreas Grillus — Vassallus Grillus Bonusvassallus de Bonobello — Galopinus Morluus sili — Bo-nusvassallus Anliochiae — Lanfrancus De Mari — Nicola fraler ejus Caffarius Guidonis De Mari (2) — Marlinus fraler .ojus — Guilielmus Bibens aqua — Ansaldus filius ejus — Lanfrancus fra- (1) Cosi Icggesi in diverse copio: una sola ha invece Modius ferri. (2j Alcuni esemplari lianno Odonis invece di Guidonis. ( 373 ) 1er ejus — Lanfrancus filius ejus — Lanfrancus quondam Nicolae Rocii — Jacobus filius ejus — Lanfrancus Oberli Rocii — Mar-linus Rocius — Anfossus Nata — Guilielmus filius ejus — Hen-ricus de Nigro — Guilielmus fraler ejus — Oberlus Lanfranchi de Nigro — Alcherius Olhonis de Mediolano — Bonusvassallus Hominis Dei — Bonus Brunus — Anselmus fraler ejus — Bonusvassallus Auguslae — Balduinus de Dordona — Amicus Gauxonus — Sulgaricius —- Ansaldus Zagal — Guilielmus Auriae — Enricus filius ejus — Botarius Auriae — Monlanarius Auriae — Sigem-baldus Auriae — Pelrus Symonis Auriae — Nicolaus Auriae -— Barca Auriae — Ingo Spinula — Nicola fraler ejus — Guido Spiimla — Oberlus Symonisjspinulae — Oberlus Grimaldi — Oberlus Rapucius —-Bonusvassallus de Maslaro — Bonusvassallus de Pandulpho — Ogerius de Pandulpho — Oberlus Bava fraler eorum — Ansaldus Lusius — Oberlus Lusius — Ludovicus de Camogio — Guilielmus De Ruffino — Gandulphus Alcoracius — Slabilis — Pelrus filius ejus — Hugo de Baldicione — Ido filius ejus — Nicola de Baldicione — Lanfrancus de Baldicione — Symon Sardena — Ansaldus Sardena — Ogerius Mazzanellus — Henricus Lecavellum — Anselmus Navarrus — Henricus de Domoculla — Lamberlus de Domoculla — Hugo de Domoculla — Nalalis Iohannis Papiensis — Anselmus de Baldicione — Ansaldus Bavarius — Oberlus de Ranfredo — Oliverius Collum — Arnaldus Saonensis Guido Malum in ventre — Januardus Guala — Marinus Marzucus — Guilielmus Ficusmalarius — Henricus Embroni — Guilielmus Piper — Lanfrancus Piper — Ogerius Piper — Iohannes Advocatus Grimaldus Advocatus — Ansaldus Cebae —■ Baynaldus Arcanlus — Castagna Arcanlus — Bonus Arcanlus — Ansaldus Golias — Rogerius filius ejus — Sylvester de Turrilia — Pelrus nepos ejus Raynaldus Bucca — Piccamilium — Henricus Piccamilium — Guilielmus Piccamilium — Lanfrancus Piccamilium — Gandulphus Oberli Piccamilium — Ghisulphus de Campo — Fulco de Ghisulfo ( 37-i ) Jacobus Speciaepelrae — Ilenricus Medieus — Guiliehnus Riccius de Mari — Guilielmus Ricius de Astaro — Paschalis Fal-ia monica Rainaldus Mara boli — Lanfrancus Cimaemaris — Guiginus Berrominus — Rainaldus Borromini — Oberlus Canovai ¡us Angelolus Vicecomes — Lanfrancus Merenda — Bal-dicio lilius ejus Baldicio Guarracus — Raynaldus Guarracus — Bariholomeus Giiaraeus — Guilielmus Cibo de Insula — Oberlus de INigro Marchio Cassicius — Donum Dei Causidicus — Guilielmus Opicini de Caslro — Malasana de Volla — Bachemus Lanfi anchi Bacherni — Oliverius fraler ejus — Uospinellus Bo-nicus Lanfrancus de Palio — Ilerius Guilielmi Longi — Guilielmus Alverniae — Guilielmus Balduini de Volla — Jacobus Rubaldi Malloni — Guilielmus Bulla — Gerardus de Caslro -Oberlus de Calcia — Johannes de Monela — Anselmus Buxonus Guilielmus Bonisenioris — Guilielmus de Cassinis — Ogerius quondam Henrici Speciarii — Grillus de Cannelo — Guilielmus Picenus Alberlus de Fontana — Jacobus gener ejus — Guilielmus Poncius de Cannelo — Girardus de Recco — Olilo Pancia Marlinus fìlius ejus — Donum Dei De Pclio — Rubaldus Ogerii Curii — Alberlus de Pelra — Guido de Rezo — Oberlus de Mercato Nolarius — Nicola Pelliparius — Pelrus Placenlinus Johannes Longus — Stephanus Villanae — Guilielmus Tesla Vassallus de Porla — Boiiifacius Bonicardi — Oberlus Sa-vonus — Guilielmus Zulcanus — Tiberius de Mercato — Johannes Trasascus Berlengerius De Mari — Rolandus Baslonus — Albertus Negalalis? — Gregorius de Valderico? — Jacobus Fale-guerre Fulco Gandulphi Bocacii — Alcherius Bancherius — Lanfrancus Callus — Johannes de Porla — Bonüsinfans de Mer-calo Amicus Baconus? — Vassallus fraler ejus — Guilielmus Blancus Raymundus de Spirano — Oberlus Stella — Oliverius Conradi Pensamalum — Johannes Canisvelus — Pelrus Mercerius Johannes de Leges? — Terrigius Dardena? — Iohannes de Pe- ( 375 ) liccia Manfredus ile Petra — Oberlus Blancus — Fulco di* Porla Marlinus Magislri Aniellami — Boccius de Rccco — Henricus Tolzani — Guilielmus Baltifolium — Villanus Ventus? — Germanus Aurificius — Carlevarus — Iohannes filius ejus — Guilielmus de Gaila — Arduinus Draperius — Marinus Nolarius — Otho Valdetarius — Climo de Viridiaco? — Iohannes Dominicus de Castro — Oberlus Bocucius — Marinus de Vederedo — Bono-bellus de Mari — Pelrus de Recco — Guilielmus de Agusi — Ricardus de Porludelphino — Guilielmus Balbus — Vassallus Carius — Aimericus de Verduno — Guido Pelliparius — Marinus Callegarius — Bonaventura de Castro — Rubeus Aschcrius — Yivaldus de Pino — Otho Tres capelli — Peire Burgundio — Rollandus de Canneto — Peire Fuscus — Otho de Carmadino — Cassicius de Modulo — Guilielmus Scarpa — Bardus de Sanclo Donalo — Oberlus de Porla — Guilielmus Saonensis — Iohannes Villanus — Ansaldus Silvanus — Rubaldus de Modulo — Oberlus Valdetarius — Iohannes Usura — Symon Frenguellus — Iohannes Ogerii Baconi — Fortis de Camogi — Rodoanus de Camogi — Lanfrancus de Crosa — Oberlus de Sigestro — Oberlus de Bro-sono? — Guilielmus Vegius de Sanclo Donalo — Rubaldus de Molasana — Henricus Crosus — Vivaldus de Porlu Veneris — Pa-ganus Lucensis — Bonusvassallus Asdenle — Marlinus Roderici — Guilielmus de Camogi — Oberlus de Levanlo — Guilielmus Zocularius — Ansaldus Pensalor — Rubaldus filius ejus — Ingo Callegarius — Otho de Canneto — Olho de Fico — Sobraninus — Guilielmus de Caslro — Iohannes Mazzamurrus — Guilielmus De Mari — Donum Dei de Domo — Marchio Rava — Guilielmus de Strupa — Jacobus de Caslro — Grimaldus de Caslro — Oberlus Sporta — Godenlia — Rolandus Bachemi — Rubaldus de Mesema — Iohannes de Clavari — Bernardus Callegarius — Iohannes Buccabeata — Guilielmus de Diano — Jordanus Nolarius — Iohannes Gaslaldus — Plecagnia — Ingo Guercius — Raimundus ( 376 ) Rodullì Guilielmus Bonobellus — Henricus de Molazana — Berlololus Rovedus - Fredenlio de Quinto - Andalo de Cruce -Jonatas de Sanclo Ambrosio - Guido de Sigeslro — Guilielmus Cabutius Rubaldus Poncii — Obertus Clericus — Obertus Me-dicus Gafforius Guilielmus Barbavaria — Rubaldus Vegius Iobannes de Sanclo Donato — Iohannes de Castro — Albertus te Castio — Obertus Medicus de Sanclo Donalo — Georgius de lei calo — Bernardus nepos Rubei Bancherii — Marruffus de Brolio Rainaldus de Castro — Soldanus de Castro — Ansaldus Lom-ardus Rainaldus de Sancto Ambrosio — Aimonus — Allo Bona-vacca. Albertus de Mercato — Bernardus Panciae — Poncius de Gabo Hugolinus Guiscardi de Mercato — Guilielmus de Sauro Notarius — Amicus Draperius — Beltramus Rubaldi de Trasi — Rubaldus de Castro — Olho de Fontanegi — Iohannes Rubeus — Iohannes Corsus — Jordanus Socius Nuvolonis — Grifus de Me-diolano Ricius De Mari de Insulis — Granarius de Mercato — Iohannes de Bonifacio — Hugo Laurinus — Vassallus de Langasco Guilielmus Collum Gruis — Balduinus de Soselia — Genoardus de Soselia Guilielmus de Crosa — Guilielmus Reverdilus — Brusia boscum Vassallus Grugnius de Porta — Olho Camoginus — Stephanus Magisler — Bonusvallinus Scutarius — Andreas Tinctor - Ainaldus de Sancla fide — CroIIus — Arnaldus de Sanclo Thoma — Bonusiohannes de Sancto Pelro de Arena — Rubaldus Agussinus — Iohannes de Terdona — Iohannes Balbus — Iohannes Pallium — Baldicio de muro ruplo — Guilielmus Frumentus — Raimundus Arcadus? — Presbyler Mediolanensis — Iienricus de Insulis — Muxonerius — Aymelius de Begugio — Guilielmus lohannis de Quarlo — Ludovicus de Sanclo Pancracio — Guilielmus de Celanisi Guilielmus Tornellus — Vivaldus de Segnorando Opizo de Sauro — Romanus de Pelris — Iohannes Ferrarius de Sanclo Marcho — Iohannes Riccius de Pelris — Ansaldus fìlius Ce\allae Girardns cognalus Arnaldi — Iohannes Caxalor — ( 377 ) Bernardus fratcr Guilielmi Rnpalliui — Rubaldus Aibcn — Rolandus Bolarius Guilielmus de Sparoaria — Bonusvassallus de Colonnata Arnaldus Callegarius — Magister Ricardus — Bellonus Calle-garius Hugo de Cavalexi — Jacobus Cavegia — Andreas Taberna-rius Oliverius Cerialus — Oberlus Bonivassalli Carrarii — Gracianus Arcarius — Albertus Arcarius de Campo — Tado Arcalor Balduinus Surpator — Guilielmus De Rosa — Guido Pisanus — Penna Auri — Manfredus Cavegia — Marinus Bullasica — Lan-francus Cavegiarius? — Petrus de Porlo Maurilio — Ilenricus Ca-ballus — Rolandus Cappellanus — Rubaldus Andreae De Mari — Marlinus Plicagninus — lohannes de Alba — Rubaldus Cimasel — Alberlus De Crosa — Albertus de Camogi — Maruffus de Paverio — Guilielmus Corsus — Belengarius de Burgo — Cailus de Campo — Carentius de Soselìa — Lanfrancus de Dardana? — Guilielmus Longus — Guilielmus Ardengi — Marchio Gallus — Iacobus Roderici — Guido Portonarius — Granarius — Michael de Raza? — Salamones fraler ejus — Albertus de Caslellacia — Mussus de Mercato — Rogerius Caldinus — Vassallus de Sanclo Petro de Arena — Lamberlus de Mortedo — Bonus de Soselia — Girardus Burgundio — Oberlus Ingonis Blancus? — Hopinellus Tartarae nepos — Paschalis Rubens — Alberlus de Vulturi — Johannes Ti-gnosus — Michael de Dono Dei — Jonalhas de Sanclo Pancralio — Raynerius de Filizano — Johannes Riparius — Guiliencio Gras-sus — Bonavila Gavarinus — Dodo de Bargagi — Rubaldus de Oliva — Angelotus Vilellus — Angelus de Fossato — Bonus Vil-lanus — Guilielmus de Mercato — Oliverius de Caluflò — Oberlus de Recco — Lanfrancus Padoni ? — Oberlus Rubeus — Tadeus Ban-cherius — Johannes Gulfus — Gandulphus Papucius — Guilielmus Explanalus — Guilielmus Ceresarius — Ansaldus de Ponte — Roc-caforlis — Bonusvassallus Crosta — Oberlus Auriae — Marabolus De Porla — Bonavila — Guilielmus Asarius — Guilielmus Picardus — Marlinus Picardus — Guilielmus de Bencdiclo — Guilielmus ( 578 ) filius Guilielmi de Mercato — Bonusioliannes do Caparagia — Gandulphus de Belìarda — Guilielmus Caslaldus — Marinus Capsarius Johannes Capul Pini - Baldo de Auria - Marsilius - Bollinus Johannes Leo — Vassallus Mangiavacca — Ansaldus de Orla — Simon Marchionis Magistri — Mediolanus de Soselia — Marinus Corsus? (J) — Rolandus Laicarvrius — Martinus Petardi — Bo-nusvassallus De Borgogna - Rolandus Assacacier (2) — Anselmus Calderia — Benlevegna — Ansaldus de Pavia — Vassallus de Marino Marinus de Agusi — Rufinus de Bonavalle — Terrus Par-mensis Anselmus de Comago — Johannes Agusinus — Rolandus de Benigna Rolandus de Boelano — Ogerius Gisellis — Alacer Ioinalor tulco Lucensis — Raimundus Ravanus — Rufinus de Caslellelo Raymundus Capsarius — Marinus de Campo — Hugo Bei nardus Raynaldus de Costa — Henricus Marchio — Marinus Belmuslus ? Vassallus Rapallinus — Raynaldus Sperarius — Gan-dulphus Cappa — Gandulphus Callegarius — Jordanus de Fumo Ansaldus Varagine — Mazocus — Henricus Gricca — Albertus Forestalus — Bellrames de Podio — Odio de Sedis — Obertus de Fontana — Gazzatus Lucius? — Rolandus Balistarius — Guilielmus Odonis — Ansaldus Ferrarius — Olho Linarolus — Guilielmus de Varagine — Henricus Pelliparius — Obertus Caudalupi Guilielmus Caparagina — Johannes Riccius — Henricus De Bosco — Guilielmus Leon? — Albertus de Val de Trebbia — Brunus Faber — Petrus Montanarius — Guilielmus Rapallinus — Petrus Arduini de Porla — Amigo Mediolani — Vassallus Pelri Magistri — Guilielmus Callegarius — Obertus de Grano — Ansaldus Bononiensis — Hugolinus Fraler Cazacii — Vassallus Guilielmi Mussi Gandulphus Callegarius — Guido Callegarius — Fimerri Bali-slarius — Raimundus Corazzarius — Henricelus Slurzolus — Lam- (1; d Dal Borgo scrive Onetus. (2) In qualche copia trovasi Astoris. ( 379 ) bertus Burserius — Pelrus Slralsarius — Oliverius Malocelli — Obertus Rogus — Cilladinus — Ghcrardus Barberías — Jordanus de Savignonc Rubeus — Johannes Pedcgallus — Aslerius de Curia — Johannes Baslarius — Guilielmus Arlolus — Tampinus Lena — Bonus Dies — Alberlonus Bancherius — Vassailus Nalaranus — Alberlus Canzularius — Hugo de Bianco — Oberlus Marehionis Magislri — Marabolus Magister — Pelrus Ammonus — Rubaldonus de Insula — Ansaldus Pelra — Guilielmus de Fessalo — Angelus Lucensis — Guilielmus de Cesanico? — Mons Major — Lanfrancus da Pichenoto — Arnolus de Vulturo — Guilielmus Quarlus — Johannes de Sanclo Ambroxio — Andreas Buccabovis — Andreas Tagiabursa — Olho de Currenigia — Philippus Rubeus — Guilielmus Fontana — Guilielmus Bernardi Petri — Gamondinus Frater Gamundii — Castellus De Sancto Petro De Arena — Albertus Pla-centinus — Bella? — Plolomeus de Sanclo Mallheo — Guilielmus Barata — Almericus — Laurentius Corregiarius — Johannes de Brasili — Pelrus Revendilor — Guilielmus — Gerardus Riparius Johannes de Casanova — Guiliencio De Mari — Mazocus de Mon-teleone — Amicus de Sancto Syro — Guilielmus de Varagine — Nicolaus Aslensis — Jacobus filius Fulconis Rogerii — Johannes Barberius — Bernardus Moreclus — Donalus deMagnerri — Ber-nardus Siricarius — Crollus Ferri — Rogerius Rubeus — Berra-nus — Johannes Scularius — Bajamundus de Soselia — Conradus Callegarius — Olho de Sauro — Gandulphus Bertoloii — Lanfrancus de Predis — Guilielmus Guercius — Bertolotus Cerexia — Oberlus Magister — Pinellus de Tadeis — Rubaldus Musanus — Obertus Maruffus — Johannes Bajardus — Donalus Boltarius — Alberlus Bajolus — Guilielmus Longus de Soselia — Ugucio de Sanclo Thoma — Lanfrancus Lazagna — Marinus de Caslellelo — Blancus de Brasili — Mannonus de Soselia — Slefaninus — Pelrus Arcarius — Guilielmus Infans ejus fraler — Guido Revendilor — Guilielmus de Soselia — Anselnuis de Canali — Johannes de S9 ( 380 ) Basco Johannes Melescius — Guilielmus de Mangino — Vilnus de Campolella? - Roberlus de Caslelleto - Petrus Siccus ‘ nsa^us (*° ^ edereto Marchio Scannabecus — Baldicio Scan-nabeccus filius Nicolai - Guilielmus de Doda - Albertus de Ca- o Michael de Benedicite — Vassallus Sensarius — Arman* -- ,a^CI'US Oberlus de Orco — Paulus Girardi Alamanni an ledus Guercius — Jacobus Balagazuccius — Manfredus uatoi Johannes de Giniano — Lamberlus de Besenzono — ines Caiezzarius Rubaldus Bucaccius — Guilielmus Barba-Anselmus Johannis Canis — Andreas de Caslelleto — citolotus de Gavi Alinerius Ferrarius — Bonus Senior de aneto Thoma Guilielmus de Campo — Bonusiohannes Notarius Guilielmus de Merlone — Martinus Tinclor — Guilielmus Barrila! us Oiho Grassus — Lamberlus de Fossalello — Rubaldus Balbus de Vignola? — Montanarius filius Barbavariae — Rainaldinus de Caslelleto Berlengerius Ususmaris — Sylus Bufferii — Johannes Lombardus — Ogerius Risus Agnelli — Raymundus Por-lusveneris Valens de Varese — Johannes de Sancto Syro — Bononiens — Guilielmus Lombardus — Albertus de Sancto Syro Ruiìinus de Sancto Syro — Passamonle — Burgundio Zocola-i ius — Guilengus — Caslellus de Fossato — Oberlus Laurus — Val-losus Bernardus de Treselio — Oberlus Ardimentus — Rodulphus De Capriada — Rufinus de Frascarolo — Vivaldus Culusniger — Guilielmus Bancherius — Raimundos de Vezano — Guilielmus de Sexio Hugo Burgundio — Vassallus de Modulanico — Ansaldus de Vicina Ilenricus Collum Gruis — Balduinus de Cannecia — Tadus de Soselia — Henricus Fledemerius — Gandulphus de Oliva Oberlus de Langasco — Lanfrancus Dadeon ? — Fredenlio Sanita-rius? Bonusvassallus Crollamonle — lordanus de Campo — Bar-tholomaeus Caput Viridi — Fulco Socius Caparagie — Hugo Coriaria de Campo — Vitalis de Allo Villano — Jacobus Seplem Solidi Bonusvassallus Vitalis — Girardus de Fossato — Oberlus ( 381) Lucensis (Comes hanno alcuni esemplari) — Hugo de Novaria — Anselmus Sardena — Rubaldus Guelphus — Johannes Magislri Cu-mignanae — Alberlus Bencius — Oberlus Bucella — Ilenricus de Guilia — Jacobus de Turca — Nuvolonus — Ido Picius — Bonus-vassallus de Slurla — Oberlus de Sanclo Syro. ><■ « Àcla sunt suprascripla juramenla pacis Januae ex mandalo « Domini Papae CIcmenlis 111 in consulalu Nicolae Embriaci, Ful-« conis de Caslro, Ingonis de Flexia, Ogerii Venti, Balduini Guerci, « Symonis Auriae, Oberli Spinulae, el Speciae Pedrae; Anno Do-« minicas nalivilalis Millesimo cenlesimo ocluagesimo oclavo, indi-« elione quinta, mense februarii; Recipienlibus ea prò Pisana ci-« vitale Vitali Galla Bianca Pisano Consule, et secum legalis Sy- • cherio Guatando, Raynerio Gagetani, Niello Causidico, Pelro Gui-« deli Capitaneo Pisanae Degaciae, atque Topario Notario el Scriba « ejusdem Degaciae et cjusdem vero mensis die tertiodecimo, in « publico parlamento Januae praescriplum lenorem pacis, ad lau-« dem januensium consulum de comuni super animam populi Ja-« nuae acclamanlis Fial, Fiat, laclis sacrosanclis evangeliis juravit « Balduinus Januensis praeco el cinlracus i1) feliciler feliciter Amen. « Amen Amen ». E mentre la Repubblica cogli altri potentati europei apparecchia-vasi a combattere i mussulmani d’Asia, pur si accordava, e veniva a patti e convenzioni con un principe di quella stessa religione che regnava poco lungi dal suo territorio, col Re di Maiorca. Tale trattalo con molti altri alti di grande importanza fu pubblicalo dal celebre Silvestro De Sacy nel voi. XI dei Manuscrits el Exlraits de la Bibliothèque du Roi pag. 14, ma trovandosi quella raccolta solo nelle grandi Biblioteche pubbliche, ed importando che quell’alto sia da molli conosciuto qui lo stampo. L’originale come ben (1) Il Dalborgo non molto pratico degli usi genovesi invece di praeco et cintracus scrisse con assai manifesto errore : Primus Legnili Magister. ( -"82 ) può intendersi ù in arabo, ma noi dorso della pergamena slessa ohe il condono fu scrina da antica mano la seguente traduzione. « In nomine Omnipolentis pii et Alisericordis. Carla pacis firmae • et slabilis faclae bona et spontanea voluntate ab Elmir sublimi « Abo Macomot Abdella lilio Isahac Ebn Machomet Ebn Ali qucm « Deus manutoneal cum allo ci egregio legalo Janucnsium Nicola « Lecanuplias, quem Deus manutoneal quam paceni focil et recepii « idem logatus por Archiepiscopum et Consules et Sapienles Januae « qui propterea cum multa logaliiate miserunl observandam invio-« latam per Januenses onmes et de districtu Januae quos Deus « manuleneal; qui Nicola legatus Januae charlam januensium con-« sulum dolulit in qua continebalur ut verbis suis ut fìdem ha-« berelur tanqaam ab ore Januensium Consulum prolalis, et om-« nium januensium inlus et exterius quos Deus manuleneal. Quae « pax facla fuit per bonam fidem et legalilatem ab utraque parlo « sicul in caria indo facla continctur, el Hex ¡Ile Abem Maelionicl, « Abdella, Ebem Isahac, Ebcm Machomet, them Ali quem Deus « manuleneal de praedicla conventione f;icta cum Nicola Leccanu-« ptias legalo et cum Archiepiscopo et Consulibus et omnibus « januensibus, et de dislrictu Januae lenclur secundum quod * scriplum est in eadem caria sic nulla persona sui dislriclus « debel venire nec offonsionem ullam facere in Januenses voi di-« striclus Janue et homines ejus et Galeae ipsius non debenl offen-« dere januenses in terra vel mari nec niTensionein facere a Corvo * usque ad insulam Sanclae Margarile super Canebam silam et « quod onines naves Januae debenl saivari et cuslodiri ab homi* * nibus sui dislriclus et a galcis suis per totani lerram suam et * per Garbum et Yspaniam el por universas partes ubicumq. in-« venlas ubicunq. vadant vel undecumq. venianL Et si quando ■ aliqua Navis Januensium in parlibus suis forte quod Deus avertal * naufragi uni passa fuoril, quod debeant ab homimhus sui dislri- - elus pro parva et convenienti quanlilalc nec ultra quod convc- ( 383 ) « nei'iiil invicela deben! acci pere homines sui ; hoc aulem promisil « Hex pro houore el amore Januensium el honore ipsius. Ilem « nullus Januensium qui majoricam vencril causa mcrcandi au( » forte iverinl Garbum vel Yspaniam vel inde redierinl ullum driclum « dare debel et promisil illos salvare et guardare el eis exhibcre <■ honorem. Item promisil dare Januensibus Fundicum ubicumque ■■ Januensibus placucril et Furnum et Balneum in unaquaque sep-« Umana per diem unum sine alk|uo driclii, el Ecclesiam unam in « quo orare debeant Januenses el faccre ministerium Dei et hoc « pro amore Januensium (|uos Deus manuteneal facit et donai Ebo « macomel Abd ella Eben Isaac Ebo Macomet Eben Ali quem Deus « manuteneal per legatimi lanucnsium Nicolam Lrccans nuptias qui - ex parte Archiepiscopi el Consulum Janue el omnium Januensium « quos Deus manuteneal liaec quesivit. Hanc convenlionem firmam » el illibalam promisil Bcx majorice, observandani per se el ho-« mines suos. « llacc su ni ea que sibi convelli! Nicola ex parte Archiepiscopi et « Consulum Januae et omnium Januensium. Januenses non debelli « Tacere aliquod malum neque oiTensionvin in terra sua nec adju-« vare inimicos ipsius conira eum ncque per facilini aut per dictum » vel per personam seu per pecuniam el salvare debenl el guar->> dare terrain suam et homines suos el res eorum mari el terra « el in omnibus partibus ubicumque inventas el si ipse Hex forte « inveneril aliquem Januensium cum suis inimicis eum offendenlem n quod ipse facerei inde viudiclam si ullum habere el capere po-« Ieri!, et iìrinum el slabile debel haberi el leneri per Archiepi- - scopimi et Cónsules Januae et Consilialores el omnes Januenses « el ila conlinebalur in caria quam Nicola Leccans nuptias ex parte « ipsorum adduxil Regi majorice, quod firinam et ratam debebat permanere usque ad annos vigilili secundum quod ipse conve- - neral tamquani si per Cónsules factum essel. Aduni apud nia-« joricani mense jumedi Lachar in auguslo videliccl anni macomel ( 384 ) DLXXXIIII. tacla fu il hoc pax et convelli io inler Regem Majo-ricc ci Comune Januae. Testis sii deus solus qui Bonus leslis < 'I melior el potior omnibus leslibus iulep Regem Majorice ei Consules Januae seeundum legem omnium hominum el Deus 'er le quadro Compagne verso la oitlà : I. Amicus Mallonus, IL Simon Bachemus. III. Corsus de Palazzolo. IV. Ogerius Scolus. Nelle altre quadro verso il borgo: V. Guilielmus Boza. ( 595 ) VI. Nicola Embronus. VII. Fulco Spezzapedra. Col nuovo Consolalo non cessò la guerra civile, anzi divenne sì liera e terribile e l’autorità dei nuovi Consoli fu siffattamente conculcala, che eglino si videro obbligali a dimettere spontaneamente I’ uffizio ed a nominare Potestà Oberlo d’Olevano gentiluomo pavese. Costui occupale le lorri dei combattenti, contenne gli sdegni loro, e die opera a preparar I’ armala che l’Imperatore Enrico prima per il suo messo Marcoaldo e poi di presenza chiedeva per correre alla conquisla della Sicilia, che prometteva di lasciar tutta intera in balia dei genovesi. Quesli fiduciosi vi accorrevano in gran numero, cd il Comune non rifiutando spese nè sagrifizii apparecchiava un’ armala formidabile in terra ed in mare che s’impadroniva delle più cospicue città del napoletano, e di Siracusa e Messina nell’isola. In quesl’ ullima città i genovesi erano costretti a combattere contro i pisani con grande sterminio di ambe le parli. E quando ridotta a glorioso fine l’impresa aspettavano il promesso guiderdone dal-l’Imperatore Enrico, erano invece da lui pagali colla più nera ingratitudine. Non che accordar nuovi privilegi, annullava anzi lulle le concessioni falle ai loro concittadini dai due Guglielmi, e dai successori, e lor proibiva di tener Consoli ed esercitar commercio in quell’ isola , e nel continente. Non sembrerà inutile che io qui ricordi che lo stesso Imperatore Enrico fece in quest’anno batter molla moneta nella zecca di Genova col lipo della Repubblica, ma dichiarò lullavia in .modo solenne ch’eì non intendeva leder con ciò i diritli della città, nè attenuare ¡1 privilegio concesso dal predecessore Corrado II. ANNO 1195, INDIZIONE GENOVESE XII E XIII VOLGARE. Il Consolalo del Comune fu nuovamenlc soppresso, e fu chiamalo al governo della cillà un podestà straniero: 30 ( 396 ) lacobus Mainerius cilladino milanese. La giustizia era lullavia sempre amministrala da Consoli cilladini, e nelle quallro Compagne verso il borgo tenevano tale uffizio : I. BeUusbmnus de Castello. II. Hugo Alberìcus. HI. Simon Bufferius. IV. Guilielmus Fornarius. li nelle altre quallro verso il borgo: V. Nicola filius Roger ii de Mar aboto (de Porla). VI. Guilielmus Lercarius. VII. Rubaldus Ionathae (de Porla). La presa di Bonifazio in Corsica ove si erano annidali i Pisani mollo danno recando al Comune, fu il fallo più importante di questo anno nel quale la cillà non fu turbala da interne discordie e sedizioni. E tale nobile impresa fu quasi interamente compila da navi di privati cilladini che ridottala a termine recaronsi altresì a perlustrare il Mediterraneo rivendicando in libertà molle navi catturate dai Pisani e loro parecchie togliendone. Desiderando il Comune di rappattumarsi coll’ Imperatore Enrico gli spedì legati l’Arcivescovo, il Potestà e Fulcone di Castello, Giovanni Avvocalo, Ansaldo Bufierio e Piccamiglio, ma a nulla riuscirono, che Enrico voleva concedere solo a carissimo prezzo quello che per giustizia dovea ai genovesi. Gli alti seguenti che sono inediti, e che tolgo dalla Collezione Ageno, si riferiscono all’ajulo dai nostri dato allo stesso Imperatore, sebbene portino l’anno 1195, e mostrano con qual calore i genovesi si adoperassero a favorirlo. « Nos Guilielmus Bucca, Hugo Lercarius et Lamberlus Canis « confilemur quod Comune Januae debet libi Nicolae Leccanoce « uncias undecim el larenos decem auri ad pensum messane quas « lu de luis solvisli prò Comuni Januae et obbligatone 114 un-« ciarum et lerciae de quibus le obbligasti prò Comuni Januae et » solvere jurasli prò parte mihi Lamberto prò mutuo quod inde ( 397 ) « feci Ollioni de Carrelo Poleslati Januae prò Comuni prò armandis « Galeis ad conquistandum Ilegnum Sicilie siculi lenebalur Comune « Januae ex paclo Imperaloris de quibus ego Lamberlus a te in-« legram solutionem accepi ... et volumus nos omnes ... qui « sumus speciales missi praedicti Olhonis Poleslalis quod Comune « Januae inde libi solvere lenealur et solval usque oclavam pro-« ximi Festi S. Johannis de junio solidorum 56 denariorum Januae « prò unaquaque uneia . . . Aclum in Panormo iu Ecclesia S. Ia-« cobi anno Dominicae Nalivilatis 1195. Ind. 15. Kal. Jan. Ego « Olhobonus Imperialis Aulae Nolarius rogalus scripsi ». Il raccoglitore dice che l’allo fu copialo da pergamena autentica, al pari del seguente: « Ego Ugolinus Mallonus confìteor me muluo accepisse a te Ni-« colao Mallono uncias vigilili el sex et dimidium auri ad pondus « Messanae quas a le mutuo sumpsi prò solvendo debito illarum « -vigilili et sex linciarmi! quas debili Oberlo Ususmaris et Ugoni « Lercario el Lamberto Cani prò mutuo cenlum qualuordecim un-« ciarum el lerciae quas Lamberlus praediclus niuluavit prò Co-« mune Januae Olhoni de Carrelo Poleslati Januensi in Messana « et prò debito mille ducenlorum quinquaginta tarenorum quos « praedicti Oberlus et Ugo mutuaverunt prò Comuni Januae eidem « Olhoni Poleslati prò galeis videlicel armandis ad conquisilionem « Regni Siciliae siculi .... bai Comune Januae Imperatori Ala-« mannie prò quibus siquidem debilis me obbligavi et solvere ju-« ravi pubblicis inslrumenlis, de quibus unciis sepluaginla et qua-« luor et solidis qualuor denariorum Januae usque oclavam proximi « venturi Festi S. Johannis de Junio libi vel luo certo misso per » me vel meum missum solvere promilto. Alioquin penarn dupli « libi stipulanti promitlo, prò sorle el poena bona mea omnia et « habila et habenda libi pignori obbligo ila ut commissa poena et « sorle liceal libi auclorilale tua el sine magislralus decreto in « bonis mcis quibus volueris intrare el facias libi estimare duplum ( 398 ) » el estimala babeas el possideas nomine vendilionis. Iuravil insuper «< ad sancla Dei Evangelia Ugolinus prediclus solulioncm hanc veluli « p. . . . ad preflxum lerminum lacere nisi quantum juslo Dei « impedimenlo remanseril aul liccntia Nicolao praedicli vel sui certi missi ei vel suo cerio misso concessa. Si juslum Dei emcr-« scrii impedimenlum eo transado pariler tenebitur usque ad inle-« grani lolius debili bujus solulionem. Ilaec autem fecil Ugolinus « praediclus praesenlibus et volenlibus Lamberto Cane alque Gui-« licitilo Buca vicariis Polcslalis Januensis Olhonis videlicel de « Carrelo. Aduni in Panormo in Alga ante domuni Pre..... « leslibus Oberlo de Nigro, Rolando Malloni. Anni dominicae Na-« livilalis, Millesimo Centesimo Nonagésimo Quinto Indiclione lercia « decima Kalend. Januarii. Ego Olhobonus Imperiali Aulae No-« tarius rogalus scripsi ». ANNO 1196, INDIZIONE GENOVESE XIII E XIV VOLGARE Un altro milanese, il signor Drudo Marcellino fu dello Potestà: Il Comune volle però che Io assistessero otto rispettabili cilladini cui diedesi il titolo di Rectores o Octo nobiles e che assunsero in gran parte le funzioni degli antichi Clavigeri. Di ciò abbiam prova negli annali ove leggesi eh’ eglino inlroilus et exitus pecuniae Rei-publicae et collectanm de galeis quoque et sarcinis, et custodiae castrorum curam et solicitudinem liabere clebebant. Per i primi ottennero lale onore nelle quallro Compagne verso il castello: I. Hugo Embriacus. II. Nicola Leccanuptias. III. Ingo Longus. IV. Guilielmus Fornarius. Per le altre verso il borgo: V. Delmustus Lercarius. VI. Montanarius Auriae. ( 39!) ) VII. Guilielmus de Nì/jrn. Vili. Ansclmus Guarracus. La giustìzia oca amministrala nelle quattro Compagne verso il castello da I. Roge.rius Heliae. II. Philippus Cavaruncus. III. Simon Leccanuplias. IV. Opizo Guìlielmi Guercii. Nelle altre quattro verso il borgo giudicavano: V. Guilielmus Panerius morto nel Consolalo. VI. Guilielmus lioza. VII. Oberlus Porcus. Vili. Ido filius Uugonis de Baldizonc Pomario. I Pisani non vollero per nessun conto accettare la pace coi Genovesi che a nome di Papa Celestino proponeva il Cardinale Gan-dolfo, nè di ciò contenti spedirono un esercito contro Bonifazio che come vedemmo era da più anni in man dei Genovesi. La Bepub-bliea potè mandare in tempo colà buon nerbo di (ruppe guidale dal Potestà. Ciò risaputo dai nemici rifuggiaronsi in Cagliari ov’ ebbero appoggio e protezione da Guglielmo Marchese di Massa che aveva occupalo quel giudicalo. 1 nostri contro lui rivolsero il loro giusto sdegno, lo ruppero e presero la terra di S. Igia che distrussero e feccr ritorno in Bonifazio che fornirono di genie capace di resistere al nemico, ove mai tornasse all’ assalto. Nè si lasciò lungamente aspettare, che riunite tulle le forze marciò su quella disgraziata terra, l’attaccò con grandissima furia e l’avrebbe presa senza il soccorso di dieciselle galee che là giunsero da Genova comandale da Anseimo Guarraco uno dei Rettori dell’anno, e che posero in fuga i Pisani. Nè però è a credere che questi levassero i cuori loro da Bonifazio, che volendone ad ogni costo il possesso vi ritornarono con diciannove galee e molle navi. I Genovesi li incontrarono in allo mare diedero loro ballaglia, e sebbene pei - ( 400 ) dessero tre galee pur recarono gran danno ai nemici cui fecero molti prigionieri e tra gli altri Gherardo Visconte uno dei più nobili lor cittadini. Questo è l’ultimo fatto che ci venga narrato dal cronista Olio-buono che cesse al finir di quest’anno la penna ad Ogerio Pane. Riguarda l’antichissimo Monastero di S. Stefano l’atto seguente: « Dominus Abbas Guido Monaslerii S. Slephani consilio suo- « rum fralrum......vendit duas petias terrae posilas in « Maguceno in ora quae dicilur Podium.....coheret . . . . « Bisannis.....terra Hugonis de Casamavali praelio librarum « denariorum januensium 17 et quos denarios confilelur se expen-« surum in compera quam fecil a Baudilione Bociachensio in muro « cincto. Aclum in curia sub pontili domus S. Slephani 1196 indi-« lione XIV die 15 decembris. Testes .... Guilielmus de Arcu «......Wilielmus Cassinensis Nolarius ». ANNO 1197, INDIZIONE GENOVESE XIV E XV VOLGARE. II Potestà dell’anno precedente era confermalo in questo e forse anche con lui gli otto nobili dei quali tace il cronista ed i documenti. Drudo Marcellino era uomo di vaglia ed i contemporanei portano al cielo le virtù che Io adornavano ed assicurano eh’ egli facesse gran bene alla città ed allo stato. Nel lavoro che preparo sul governo dei Potestà, di lui parlerò lungamente, ed in questo son coslrello ad esser breve onde non sia accusalo di essermi dipartito dallo scopo prefissomi. I Consoli dei Piacili erano nelle quattro Compagne verso la città: I. Hugolinus Mallonus. II. Federicus de Albericis. Ili. Guilielmus Tornellus. IV. Hugo Fornarius. Nelle altre quadro verso i borgo: ( 401 ) V. Guilielmus Panzanus. VI. Oberlus Lucensis. VII. Oberlus q. Girateli. Vili. Oberlus eie JMgro. Il Consolalo dei forestieri era rello da : IX. Simon Leccanuplias. X. Vassallus de Laumello forse stipile dei Lomellini. Nessuna notevole impresa fu compiuta in quest’ anno turbalo come i precedenti dalla guerra civile che non ebbe tuttavia lunga durata e per la prudenza del Potestà, e per la temperanza di Nicolò Doria che sebbene avesse avuto il lorlo di accenderla, seppe poi frenare le illegittime voglie. Piccoli combaltimenti sostenne il Comune contro quei di Gavi e di Parodi che furono preslo ridoni al dovere. Sotto quest’anno il raccoglitore degli al li della collezione Ageno, che io già più volle ricordai, registra il frammento di una cessione dei drilli che loro spettavano su di un molino falla dagl’ individui della famiglia De Jnsulis la quale (come dimostra il mio amico Avv. Desimoni in questo stesso volume degli Alli della Società) era uno dei rami in eh’ erano divisi gli antichi Visconti della città, e per tal riguardo io qui la registro. « 1197 — Indilione XIV die 14 aprilis — Guilielmus Cassinensi « Notarius — Oglonus de Insulis et Ogerius el Iacomus fdii q. « Oliverii de Insulis el Cibo filius quondam Garraloni de Insulis, « vendunt. . . . Domino Abbati Guidoni Monaslerii S. Slephani de « Porla mediam fitam quam videntur habere .... in molendino « inferiori de Insula posilo superius a ponte lapideo de Bisamni... . « el cum omni jure, a ponte presbiteri Belardi .... Actum Ianuae « in Ecclesia S. Pctri de Porta ». Pure inedito è il seguente frammento di alto di vendita di quest’ anno. « 1197 — Indilione Vili (indizione atiallo erronea) Ianuae in ( ¿02 ) « clauslio S. Syi-i — Ego Monlanaria iilia Marlini Curii vendo libi « Bellrando Abali S. Syri de lanua .... locum unum quem visa « sumhabere.in lerrilorio S. Pelri de Arena ubi dieilur Belmonl... « eum domo lorculari linis bulis zarris scannis . . . iìnilo preciò « prò libris 400 denariorum januensium. . . . auclorilale palris « ilici praedicli, el Donidei Curii consanguinei miei .... insuper « ego Guilielmus de Arabia confiteor vendicionem meo consensu « ladani esse .... leste Simone Caparragia ...... ANNO 1198, INDIZIONE GENOVESE XV E I VOLGARE. 11 Potestà era milanese anche in quest’anno Albertus de Mondello. A Consoli dei Piacili vennero destinali nelle quattro Compagne verso la citià: I. Rogerius lleliae. IL Philippus Cavaruncus. III. Guilielmus Ingonis Tornelli: IV. Oberlus Porcus. Nelle allre quattro verso il borgo: V. Henricus Guercius. VI. Vassallus Grillus. VII. Guilielmus Rozius. Vili. Ogerius Mazanellus. Al Consolalo dei forestieri vennero confermali quelli dell’anno scorso cioè: I. Simon Leccamiplias. II. Vassallus de Laumello chiamalo dal Giustiniani per errore Vassallo Rolonello. Piccoli falli d’arme contro i Corsari di Sicilia ed i Torlonesi, e nella riviera orientale contro i feudatari di quei luoghi, amici della Repubblica per interesse, ed inimici per gelosia, per invidia e per cupidigia, sono gli eventi di maggior rilievo che gli annali ricordino ( 403 ) in quest’anno. La Repubblica in tulio cercò il proprio vantaggio, ed assicurossi Ira gli altri il possesso del sempre contesole castello di Parodi conchiudendo la pace coi Torlonesi. L’amicizia che cogli antichi Sovrani di Aragona aveva nutrita, or rinnovava col re Pietro al quale prometteva aiuto e proiezione. A quest’ anno spella la seguente donazione al Monastero di Sanlo Stefano falla da Guglielmo Ralaldo che è inedita. « Guilielmus Ralaldus donalionem inter vivos facil Domino « Guidoni Abali Monaslerii S. Stephani .... de balneo suo, de a domibus omnibus lerris et de omnibus quae videlur habere in « circuilu balnei et de libris Iriginla duobus quos dedit ei mutuo « in terra de S. lusla.....volens tamen relinere usumfructurn « in se in vila sua el volens ut Abbas Monasteri leneatur dare « Donicellae uxori suae raliones patrimonii el anlefacli et quae esl « librarum ducenlaruin decem inter utrumque el vull ut Monasle-<■ rium S. Slephani det annualim solidos centum Hospilali.S. Slc-« phani el vull ul libras centum quas dare promisil diclo Abbati « pro offersione fdii sui Lanfranci compulenlur in hac donalione <■ et in pracdiclis solutionem habeal de bis libris centum el in qua <> solulione librarum centum idem Guilielmus computai raliones quas « proveniebanl filio suo Lanfranco pro maire. Et vull ul nullo lem-« pore Monaslerium possil alienare praedictam donalam rem, el « in perpetuum sii ad obsequium Monaslerii el annualim Monasle-« rium leneatur celebrare anniversarium pro anima sua el palris « el malris el uxoris el filiorum el filiarum. El si forte Monaste-« rium venderei diclam donalionem, Hospilale S. Joannis pro sua « re sibi vindicare possel et Monaslerium nullum jus in ea re « habeal ................... « abrenunliat legi quae dicilur donalionum .... ultra 500 aureos » non valere nisi sit apud Magislrum census insinualum..... « hoc el ideo fecit cum terra sopra memorala fuil Monaslerii S. » Slephani sicul ex inslrumcnto pubblico apparel el in quo inslru- ( 404 ) « mento apparel censum debere dari Monaslerio pruefalo (pieni « censum quia per vigilili annos et amplius non dcdil ni ipse confi-« telur sapienlibus inde requisilis de jure ad Monaslerium pervenial. « Actiim per Ecclesiam S. Stephani .... Dominicae naliviiatis « Millesimo centesimo nonagesimo octavo indictione XV die 17 marlii. « Petrus Germanus Batifolium, Rolandus de Calignano, Vivaldus « Mirizanus Calegarius, Pelrus de Savignono, Guiliclmus Permilial, « Iohannes Permilial textor. — Hugo Calegarius de burgo S. Slc-« pliani .... Guilielmus Cassinensi Notarius ». ANNO 1199, INDIZIONE GENOVESE I E II VOLGARE. Un nobile pavese Beltratnus Christianus ebbe la potestà della città. Il cronista registra i nomi dei Reiteri di quest’anno che non furono più cóme negli scorsi, otto, ma sei solamente e si chiamavano: I. Nicolaus Mallonus. II. Ingo Longus. III. Obertus Malocellus. IV. Simon De Camilla. V. Belmustus Lercarius. VI. Manfredus Picamilium. I Consoli della giustizia erano nelle quattro Compagne verso la cillà : I. Ansuldus de Castello. II. Guilielmus Mallonus. III. Ido Stanconus. IV. Ingo Fornellus. Nelle altre quattro verso il borgo: V. Villauus de Insulis. VI. Simon Sardena. VII. Angeloltis Vicecomcs. ( 405 ) Vili. Bar nido de Campo. Per le controversie ira le due giurisdizioni : IX. Bubaldus Heliac. X. Henricus Mazalis. Altri lessero Mazolo o Maggiolo, ma io non posso ammettere tale versione. XI. Porconus cioè Oberlo Porco Console negli anni precedenti. XII. Guilielmus Oberli De Nigro. I Consoli dei forestieri erano: XIII. Opizo Guilielmi Guercii. XIV. Guilielmus q. Oberti Ususmaris. I nostri aggredirono in quest’anno più volle le galee pisane e le vinsero. Distrussero il castello delle isole di Yeres ove i pisani avevano rinchiusi molli genovesi, ed assediarono la città di Ventimiglia che obbliava i patti di soggezione che la legavano al Comune. Una città di quei dintorni Oneglia slringevasi intanto a Genova con ¡speciale convenzione e ne accettava il dominio come può vedersi dal voi. II Charlarum pag. 1197 e dal voi. I Jurium pag. 445 e sudditi della Repubblica pur divenivano Albenga e Diano. Gli abitanti di S. Remo soggetti d’antico all’Arcivescovo di Genova ravvivavano con trattali l’amicizia loro coi genovesi. II Liber juriun registra il giuramento di fedeltà fatto al Comune da Alberto e Guglielmo Malaspina ed i privilegi che a rimeritarlo dell’ajulo recatogli per tener Antiochia, gli accordava il Principe di essa Boemondo figlio di Raimondo. La moglie di Ralaldo del quale parlammo nell’anno precedente rinunziava in quest’anno al Monastero di S. Stefano ogni diritto coll’allo seguente: « Ego Donicella uxor Guilielmi Ralaldi promilto tibi Domino Gui-« doni Abati Monaslerii S. Slephani concedere el remiltere . . . . « omne jus el racionem quam habeo in Balneo quod donavit eidem « Monaslerio praediclus Guilielmus Ralaldus......Aduni sub « porlicu praedicti Monaslerii. Anno 1199 indilione I. Albertus de « Veriano Nolarius ». ( 40 (ì ) ANNO 1200, INDIZIONE GENOVESE II E III VOLGARE. Un lucchese Rolandinus de Malopresi ebbe la podestà della cilià. Il Consolalo della giustizia fu affidato nelle quattro Compagne verso il castello a I. Rof/mus II'cliae. II. Amicus Mallonus. III. Philippus Cavaruncus. IV. Guilielmus de Palio. Nelle altre quadro Compagne verso il borgo : V. Belmustus Lercarius (juniore). VI. Guilielmus Rocius o de Roza. VII. Iacobus De Marino. Vili. Guilielmus P/ccamilius. Il Consolalo dei forestieri era redo da IX. Beltrames de Savìgnone. X. Balduinus de Volta. Breve fu il governo del lucchese Rolandino. Egli condusse I’ armala della Repubblica nella riviera di Ponente. Soilomise S. Remo e tutta quella valle e poscia recatosi in Lucca sua patria vi chiuse i suoi giorni. Il Comune dolente della perdila di uomo si prudente dava le redini dello Sialo a Guglielmo d’Enrico venuto in citlà come vicario del defunto Podestà, e che avea saputo conciliarsi la benevolenza degli abitanti coll’egregie doli che I’adornavano. Ei tenne in pace la Repubblica, acquetò gli animi dei sediziosi, e sì bene amministrò ogni cosa che polerono essere scelti i Consoli cittadini per l’anno vegnente, indizio cerio della rinata fiducia e della concordia dei cittadini. E volendo nulla omettere che po lesse giovare al benessere comune spedì in Alessandria d’Egillo a quel Soldano uno dei più illustri uomini consolari Fu Icone di Caslcllo con incarico di render più vive le relazioni con quello ( 407 ) Sialo c ili chiedere la restituzione di alcuni cilladini eh’ erano colà rileiiuli in prigione. Egli però fu sforlunalo, che la sua missione non ehbe esito'favorevole, ed ¡1 Soldano conlenlossi di ricevere i larghi doni che a nome del Comune gli offriva. E trovandosi la Repubblica sempre in oslililà con Pisa una nave dei nostri s impadronì di Ire di quello Sialo che navigavano nel golfo, e cariche di merci le condusse in patria, ogni difììcoltà e resistenza superando. I Conli di Venlimiglia vendettero alla Repubblica metà di quella città e delle loro castella, e n’ ebbero da essa investitura a lilolo di feudo (V. Liber jurium voi. I. pag. 454) e promessa di difesa contro i loro soggelli che con ogni via tentavano di scalzare il loro polere (V. Libar jurium pag. 456 ). L’amicizia coi Torlonesi fu rinnovala colla conferma del Irallalo conchiuso nel 1199 e con allre addizioni che avevano specialmente di mira i Marchesi di Cavi insopportabili all’uno ed all’altro Sialo ( V. Liber jurium pag. 458). 1 lorli alla Repubblica arrecali dal defunto Imperatore Enrico VI furono in qualche guisa compensali dal figlio di lui Federico II allora solamente re di Sicilia che in quest’anno confermava ai noslri ogni privilegio da loro anteriormente godulo, ed altri ne aggiungeva (V. Liber jurium voi. I. pag. 462) e pur prometteva di pagare ogni anno una libbra d’oro alla Chiesa di S. Lorenzo (V. Char-tarum II. pag. 1211). ANNO 1201, INDIZIONE GENOVESE III E IV VOLGARE. 1 Consoli del Comune furono nuovamente chiamali a reggere la città ed ebbero lale uffìzio: I. Guilielmus Embriacus. II. Nicola Mallonus. III. Jordanus Richerius. IV. Guilielmus Guercius. ( 408 ) V. Nicolaus Auriae (figlio di Simone). VI. Guido Spinula. All’amministrazione della giustizia furono eletti: Per le quattro Compagne verso il castello : I. Corsus Vicecomes. II. Guilielmus Crespinus. III. Martinus Tomellus. IV. Opizo q. Guilielmi Guercii. Per le altre quattro verso il borgo : V. Guilielmus Beclierius che altri tradusse Bufferio. VI. Henricus Domusculiae. VII. Oiho Guarracus. VIII. Nicola Mar abolì cioè de Porta. Nella giurisdizione mista per ¡sciogliere le questioni tra gli abitanti della città e quei del borgo: IX. Bonìfacius q. Alberti De Volta. X. Henricus Mazalis. XI. JSicola Boccucius. XII. Marchio Grillus. Per i forestieri : XIII. Henricus Cigala. XIV. Guilielmus Ficusmatarius. II Liber jurium voi. I. pag. 472 registra il nome dei cittadini destinali in quesl’anno a pubblici testimoni. Eglino sono: * Guilielmus De Caslro — Nicola Barbavaria — Ido de Palio « Olho Judex —- Donumdei De Guidone — Fredericus Albe-" ricus — Ingo de Galiana — Euricus Mazalis — Opizo Guercius « Nicola Squarzaficus — Enricus Mallonus — Rolandus Bel-« muslus — Enricus Delesalve — Guilielmus Buca — Enricus De « Nigro — Rubaldus Ionalhae — Belmustus Lercarius — Por-« conus — Henricus Domusculiae — Bonusvassallus Arcanlus « Oberlus Ususmaris ». ( 409 ) Noterò pero che l’atto che li registra, ha sbagliala l’indizione che dev’essere terza e non seconda, cd errato il nome di un Console che invece di Guido Auriae come fu scritto deve leggersi Guido Spinulae. Nel fogliazzo dei Notai voi. I. pag. 198 sono ricordali i Consoli di S. Martino d’Albaro. Dei già citali di Genova enumeransi dal cronista molle imprese. Le principali sono l’aver liberalo la cillà dai ladri che la infestavano, e conseguila la sottomissione degli abi-tanti di Ventimiglia ribelli di nuovo allo Slato. La Repubblica ottenne sotto il loro governo privilegi assai importami da Leone re di Armenia, principalissimo la libertà del commercio in quelle lontane regioni (V. Liber jurium, pag. 468. voi. I.), e stipulò nuove convenzioni coi Signori di Lagneto e Celasco nella riviera di levante ( V. Liber jurium voi. I. pag. 465) e con quelli di Castelletto oltre Gioghi. Non a quest’anno ma al seguente spellano le convenzioni con Arles e con Tarrascona per ¡sbaglio stampate nel Liber jurium predetto sollo il 1201. Guifredollo Grassello che dicesi in esso Podestà di Genova non prese le redini della Repubblica che nel 1202 come vedremo. ANNO 1202, INDIZIONE GENOVESE IV E V VOLGARE. Fu Potestà Guifredollo Grassello nobile cittadino milanese i1). Quattro nobili genovesi lo aiutavano nell’ amministrazione delle rendile del Comune. Erano essi: I. Nicola Mallonus. II. Guilielmus Tornellus. III. Belmuslus Lercarius. IV. ¡lem •icus De Nigro. (1) Sono parco nel riportare gli atti spellanti al governo dei Potestà perchè è mia intenzione di unire al lavoro che preparo sulla loro amministrazione un lìegestum ad imitazione degli stupendi di Bolimer, Brequigny, Chmel, luffe eie., che tutti li offra allo studioso delle antichità medievali. ( m ) la eiuv a,1° ^ COnSOlal° dd PlaCUÌ P81' ,e q"aU,‘° Com)™gne verso /• Iohannes q. Vassalli Straleriae. Zac hai tas de Castello stipite della famiglia dei Zaccaria. IH. ISicola Leccanuptìas. IV. Philippus Cavaru,ìcus. Nelli alfie quattro Compagne verso il borgo giudicavano: V. GuUielmus Rocius. VI. Bariolomeus Domusculiae. VII. Andreas Domusculiae. MH. Simon Pignolus. questioni ^a gli abitanti delle due giurisdizioni erano sciolte da: IX. Obertus Porcus. X. GuUielmus Iohannis Tornelli. XI. Olito Pezullus. XII. Amicus Guercius. Erano Consoli dei forestieri : XIII. Rubaldus Tarallus. XIV. Raimundus Cancellarius. Nessuno dei potestà anteriori si ebbe dal Cronista tante lodi quante dà a Guili edotto Grassello ch’egli dipinge come vero specchio d osiii virtù civile e militare. Egli argomentossi di conchiudere la pace coi Pisani ma non vi riusci per le esagerate pretensioni di costoio. Continuarono perciò le ostilità fra le due Repubbliche e più scaramucce avvennero Ira le navi di entrambe quasi sempre con vantaggio delle genovesi. Con grande utile della Repubblica si terminò in quest anno ogni contesa coi Marchesi di Gavi che ri-nunziarono tuli i loro diritti a Genova, e ne giurarono la Compagna o P abitacolo nella città. Ed oltie questi falli compili sotto il governo del Potestà Grassello phe I Annalista narra, altri son registrali nel Liber jurium, come le convenzioni cogli abitanti delle valli di Arocia ed Andora di One- (411 ) glia , Pelralala , Rezio e Nasci; il trattalo di pace ed amicizia cogli uomini di Noli; la dedizione dei Savonesi, i palli di amicizia e concordia coi Torlonesi, la rinunzia alla Repubblica dei dirilti che su Capriata avevano i Marchesi del Bosco, e finalmente le convenzioni col vescovo di Avignone, e le altre con Arles, e Tar-rascona di cui feci cenno nell’ anno precedente. ANNO 1203, INDIZIONE GENOVESE V E VI VOLGARE. Guifredollo Grassello tenne anche in quest’ anno il governo della (•¡Ita,e lo assistevano nell’amministrazione r^nchte del Comune: I. Guilielmus Barca. II. Olhobonus de Cruce. III. /do de Carmadino. IV. Guido Spinula. I piali erano giudicali nelle quattro Compagne verso il castello da : I. Ingo de Galiana. II. Guilielmus De Palio. III. Opizo Guilielmi Guercii. IV. Paganus de Bodulplio. Nelle Compagne verso il borgo giudicavano: V. Bolandus Belmustus. VI. Guilielmus Bonivassalli Ususmaris. VII. Henricus Domuscullae. Vili. Olho Guarracus. Le controversie Ira gli abitanti delle due giurisdizioni erano dsciolle a IX. Amigonus de Castello. X. Ingo Tomellus. XI. Marchio Grillus. XII. Villanus Maniaporri. Erano Consoli dei forestieri: XIII. Bonifacius q. Alberti de Volta. XIV. Simon Alpanis. ai ( 412 ) La guerra civile afflisse di nuovo in quest’ anno la prostrala Repubblica e ci volle (ulta la prudenza del Potestà aiutalo dal Prepósito e dall’Arcidiacono della Cattedrale per comporre finalmente le ire tra le famiglie Della Volta e Della Corte (De Curia) fra i Doria e i Porcelli, e tra i Leccavelli ed i Cassicci ( un ramo dei Della Volta come vedemmo). L’Arcivescovo Bonifazio cessò di vivere e fu eletto a succedergli Ottone vescovo di Bobbio che fu perciò il quarto Metropolitano della Liguria. Il Podestà pacificò gli uomini di Albenga con quelli della valle di Arocia, e quest’ultimi ricevè sotto la signoria della Repubblica, gasligò i Savonesi dell’ insubordinazione e ribellione di un loro conciltadino e per simile delitto dislrusse le terre di Taggia e Ce riana ed atterrò molle case di Varazze ed Albissola. I'è piendere altresì diverse navi ai Pisani che non cessavano di disturbare commercio genovese, ed assai bene amministrò la Repubblica. Molti alli ci reca di quest’anno il registro del Comune ma la maggior parie non ha interesse politico; investiture di feudi, 0iu ramenli di fedeltà dei feudatari, rinunzie di diritli su Urre ecco il soggetto di essi. Assai imporlanle è per conlrario il diplo dell’Imperatore Alessio che il 13 ottobre di quest anno confeim ^ alla Repubblica i privilegi già otlenuli e nuovi ne aggiungeva, dal Liber jurium apparisce. ANNO 1204, INDIZIONE GENOVESE VI E VII VOLGARE. Guifredoito Grassello fu confermato per la terza volta nella ^ ^ di Podeslà, e come l’annalista non nota il nome dei nobili fui* di aiuto nell’uffizio , così possiam credere che i Rettori de •i i • pi: olii ricordano il scorso pur tenessero in questo d loro seggio. «•' d Come signor lacobus de Vistarìno qual Giudice e Vicario del Potesl ^ ^ allrove noterò tal supremo magistrato seco conduceva d oi ( 413 ) uno o più uomini di Ioga, altri di spada e del consiglio e dell'opera loro servivasi a sbrigare le faccende della Repubblica. Ad amministrar la giustizia furono eletti per le quattro Compagne verso la città : I. Henricus Mallonus. II. Ido Stanconus. III. Bonifacius de Guidone. IV. Marlinus Tornellm. Nelle quattro verso il borgo: V. Guirardus de Murta. VI. Bollarius Auriae. VII. Ansaldus Malfarne. Vili. Iacobus Piccarnilium. Per le controversie tra gli abitanti delle due giurisdizioni : IX. Baialardus de Palio. X. Balduinus Bisaccia. XI. Bertolotus de Volta. XII. Fulco de Guisulpho. Dei forestieri : XIII Balduinus de Volta. XIV. Vassallus Grillus. Questi due incaricarono i notai Guglielmo Scriba e Guiglielmo del q. Bongiovanni di raccogliere in un sol volume gli atti sino allora sparsi e disgiunti spellanti al Monastero di San Siro e con essi formarono il registro dal quale fu staccala la pergamena contenente Tallo del Vescovo Oberlo, come a principio avvertii. Comune assai era l’uso in quei tempi di raccogliere in registri gli alli slaccati e per preservarli dagli incendi, e per averli insieme raccolti ed è sventura grandissima che i molti dalla Repubblica formali sieno andali smarriti, ed è un vero caso e grandissima veniura se a tal falò scampò una parte dell’antico registro del Comune, il preziosissimo Liber jurium. In esso io trovo solto ( ili ) quest anno diversi alii di fedeltà ; una sentenza che accomoda le contese Ira gli uomini di Mignanego e quei di Fiaccone; ed una decisione che gli uomini soggelli all’Avvocazia dell’Arcivescovo dovesse! esser solloposli alla giurisdizione criminale del Comune, ut juramenta quae de non dimittendo castro Bonifacii praesli-« tisse dicuntur ulterius non fiant neque renovenlur lata vero « senlenlia praeceperunt ut usque kalendas junii proximas mittat « quaeque civitas istarum per regiones in quibus noverint esse •> pisanos et januenses et denuncient eis pacem districte praeci-« piendo ut eam pacem inter se firmam servent illibatam ubique « in terra et in mari tam in rebus quam in personis et omni-« bus modis. Item statuerunt terminum januensibus eundi ad Bo-« nifacium usque ad dies XV proximos vel antea si ipsis abba-« tibus videbitur opportunum, aut si aliquod impedimentum inler-« venirel ad eorum voluntatem. Acta sunt haec apud Ylicem prae-« sentibus domino luterio pisanorum Archiepiscopo. Domino Olone « lanuensium Archiepiscopo, Gualterio lunensi episcopo. Rubeo de « Volla , Guidone Spinola, lohanne Advocalo, Lanfranco De Auria, « Guilielmo Malocello, Lanfranco Rubeo, Nicola Barbavaria, Gui-« lielmo De Nigro, Ilugone Embriaco, Sorleone, Nicolao Einbriaco -■ Nobilibus civibus januensibus. Guidone de Cassinis, Bolso iudice, « Loiario, Magistro Barlholomco, Tedisio Cornile, Guelfo, Ogerio « Pancaldi, Pallario, Lanfranco de Bonaccurso nobilibus civibus « pisanis; lucensibus abaie Sancii pauli, Magistro Raimundo Cano-" nico, lacobo abbate Sancii Michael discalcealorum et aliis mul-« tis. Anno a nalivilale Christi millesimo ducentesimo nono indi-« lione undecima sexto Kalendas madii scilicet die dominico. « Ego Prefeclus domini imperaloris el lunensis curiae Notarius « bis omnibus interfui et de praeceplo islorum abbatuin scripsi ». ( 424 ) « Oliverius Nolarius hanc cariata (rascripsi el exemplificavi ex « aulenlico scriplo per nianuni dicli prefecli sicul ia eo reperì « el legi ail addilo demplo vel dimiaulo. Millesimo ducenlesimo " nono indiciione undecima, quarto die madii circa meridiem ». Tale pace fu però di breve durala; le navi pisane Irascorsi pochi mesi assalirono un legno genovese e se ae impadronirono. Dodici galee dei nostri corsero a farne vendetta, e le oslililà Ira le due Repubbliche si riaccesero con accanimento grandissimo. Il Marchese Corrado Malaspina giurò il 20 giugno fedeltà al Comune, e promessa uguale fecero in questo anao gli uomini del castello di Vernazza nella riviera orientale, il possesso del quale con ogni diritto che gli spellava cedeva alla Repubblica Guglielmo figlio del quondam Enriguinus de Poensolo (1). Questi sono gli alti principali dell’amministrazione dei Consoli dello Stato di quest’anno; di quelli della giustizia esalta l’annalisla la solerzia e l’equità nel renderla. ANNO 1210, INDIZIONE GENOVESE XII E XIII VOLGARE. Il Comune era retto dai Consoli seguenti: I. Guilielmus q. Nicolae Embriaci. II. Henricus Delesalve. III. Malocellus. L’annalisla non gli dà nome ma dagli alti rilevasi che fosse Guilielmus. IV. Henricus Domuscullae. V. Simon De Camilla. VI. Advocatus. Il Cronista face pure il nome di costui eh’è Io-hannes Advocatus, Giudicavano le liti nelle Compagne verso il castello: (1 ) Nel Liber jurium voi. 1. è stampato quest’alto ; per isbaglio però nell ar-goraenio, invece del figlio è accennalo come donatore il padre già morto. ( 42b ) I. Simon tìollarius. II. Opizo Guercius. III. Otho Pezullus. IV. Ido Tabaccus. Nelle altre quattro: V. Simon Alpanis. VI. Balduinus Sardena. VII. Ansaldus de Orlo. Vili. Dondcdeus De Campo. Le controversie tra gli abitanti delle due giurisdizioni erano sciolte da: IX. Balduinus De Volta. X. Iacobm De Insulis. XI. Guiiielmus De Balneo. XII. Guiiielmus De Infantibus. Erano Consoli dei forestieri : XIII. Oberlus de Dandala (Vedi all’anno 1213). XIV. Guiiielmus Ficusmalarius. Cominciarono in quest’anno le ostilità tra le due più potenti repubbliche d’Italia la genovese e la veneziana, che come si sa durarono lunghissimo tempo con danno grande di loro e grandissimo di tutta Italia, che vide rosseggiare di contiuuo i suoi mari del sangue dei più ardimentosi ed industri suoi figli. Causa di tanto male fu l’aiuto che i genovesi diedero ad Enrico Pescatore Conte di Malta dopo ch’ebbero tentalo, ma indarno, di accommodar pacificamente le differenze ch’egli aveva coi veneti. E questi per prima vendetta impiccarono sconsigliatamente in Corfù Leone Vetrano genovese Capitano delle navi mandale in Candia in aiuto del Conte di Malia. I Pisani in quesl’anno ancora si recarono in Portovenere con dodici galee, assalirono e saccheggiarono il paese, ma i terrazzani uniti agli abitanti di Vernazza seppero farne vendetta, li sconfìssero, ( 426 ) e fecero prigioniero il lor capitano. La Repubblica apparecchiò la flotta contro loro, ma l’imperatore obbligò le due parli belligeranti ad una tregua di due anni. Diverse navi del Comune correvano intanto il Mediterraneo, a tutela del commercio turbato specialmente dai provenzali ai quali tolsero molli legni. Un trattato di amicizia si stipulava con Arles per venlinove anni ed ottennevansi altri grandissimi privilegi dal Conte di Malta già ricordato come può vedersi dal Libar jurium (pag. 553. 555. del voi. I.) ed avevasi la promessa di fedeltà degli abitanti di Capriata. ANNO 1211, INDIZIONE GENOVESE XIII E XIV VOLGARE. In quest’anno fu scelto di nuovo un Potestà forestiero e toccò sì nobile uffìzio ad un milanese a Rainerius Colta. Lo assistevano nel compimento dei suoi doveri i seguenti otto nobili uomini ch’egli si elesse a coadiutori nel principio del suo esercizio. I. Fulco de Castello. IL Bonifacius q. lacobi de Volta. III. Lamberlus Fornarius IV. Guilielmus Guercius. V. Nicolaus Auriae. VI. Obertus Ususmaris. VII. Guilielmus De Nigro. Vili. Sorleonus Piper. Dagli atti sìncroni rilevasi che il Potestà avesse per suo causidico o uomo di legge il Signor Rogerius de Cagnanegra. I piali erano giudicali nelle quattro Compagne verso il Castello da: I. Ballicus de Castello. IL Bonusvassallus ISicolae tìarbavariae. III. Villanus de Insulis. IV. Andreas de Carmadino. ( 427 ) Nelle altre quattro verso il borgo: V. Raimundus Cane,diaria*. VI. Boilarius Auriae. VII. Balduinus Mussus. Vili. Amicus Guercius. Il Consolato del mezzo era retto da : IX. Ingo TornellUs. X. Olhobonus de Camilla. XI. Rolandus Belmuslus. XII. Balduinus de Medolico. Le cause degli esterni avevano a Giudici: XIII. Simon de Bonolhoma. XIV. Guilielmus fìoza. Al principio dell’ anno furono falli poderosi armamenti contro i Marsigliesi, ma in seguilo aggiustata ogni contesa fu stipulala la pace per veni’anni tra quella città e la Repubblica. Questa si aumentò del castello della Corvara sulla Vara vendutole dal suo signore Beghino, col nipote Ghiberlino; ma perciò ebbe a guerreggiare di nuovo contro i Malaspina, come abbiamo veduto ora alleali, ed amici del Comune ed ora ribelli, ed ostili, ma sempre vinti dalle forze maggiori di Genova. E vinti eran stati pure più volte i Marchesi di Gavi, sebbene non volessero giammai obbliare gli antichi diritti ed in ogni guisa dimenticassero la soggezione dovuta alla Repubblica. Il Marchese Alberto che viveva in questo tempo, disubbidiva al Potestà e costui per punirlo lo dannava a dieci anni di carcere, al pagamento di mille lire di denari genovesi, e lo privava eziandio del diritto che aveva di partecipare al pedaggio dell’antico suo feudo. Muovi privilegi accordava pure il Comune ai Signori Da Passano che nuovamente giuravano fedeltà ed obbedienza alla Repubblica (Vedi Liber jurium voi. I. pag. 562). 32 ( 428 ) ANNO 1212, INDIZ. XIV GIUSTA IL COSTUME DI GENOVA E XV SECONDO IL VOLGARE. Il governo a Consoli era ripristinalo in quest'anno, e venivano insigniti di tale dignità: I. Guilielmus Embriacus. II. Bonifacius q. Iacobi de Volta. III. Guilielmus Guercius. IV. Nicolaus Auriae. V. Guilielmus Spinula. VI. Sorleonus Piper. Nelle Compagne verso il castello amministravano la giustizia: I. Bonifacius q. Alberti De Volta. II. Bonusvassallus Brusedus, che altri chiamò Brusello. III. Othobonus Benserrus. IV. Guilielmus de Savignonc. Nelle altre quattro verso il borgo: V. Obertus de Banfredo. VI. Amicus Turcius o De Tur dia. VII. Porconus cioè Obertus Porcus. VIII. Matlliaeus Pignolus. Le contese tra gli abitanti delle due giurisdizioni erano giudi cale da: IX. Bachemus Grossus come notai del casato Demari. X. Rubaldus Ascherius. XI. Vassallus Gattiluxius. XII. Villanus Maniaporri. Erano Consoli dei forestieri: XIII. Rubaldus Tarallus. XIV. Obertus Comes. 1 Consoli di quest’anno si resero assai benemeriti della cosa ( 429 ) pubblica. Conchiusero ia pace coi Malaspina sino allora in guerra col Comune a causa del castello di Corvara; difesero la navigazione ed il commercio dagli allaccili dei Pisani e dei Provenzali, inviando parecchie galee che in ogni senso percorressero il Mcdiler-raneo. Spedirono ambasciatori in Venezia Lanfranco Rosso ed Oberlo Spinola, i quali ottennero la resliluzione di alcune merci e dei denari lolli negli anni scorsi dai Veneti alle navi della Repubblica e slabilirono una tregua che comprendeva anche il loro allealo Conle di Malta a cagione del quale i due Siali eransi inimicati. Coi Pisani altresì fu stipulala una tregua di cinque anni e cinquecento cittadini di ciascuna parte la giurarono. Federigo li Re di Sicilia ed elello Imperatore dei Romani prometteva il 9 luglio di mantener alla Repubblica il godimento dei privilegi dagl’Imperatori concessile, e di ampliarli. ANNO 1213, INDIZIONE GENOVESE XV E I VOLGARE. La Repubblica era governala da sei Consoli del Comune: I. Nicola Embriacus. II. Oberlus De Volla. III. Guilielmus Scotus. IV. Monlanarius Auriae. V. Federicus Grillus. VI. Herodes De Mari. La giustizia era amministrala nelle quallro Compagne verso il caslello da: I. Iacobus g. Angeloli Vicecomitis II. Oberlus de Dandala, cioè figlio di Dandala nipote di Guglielmo Guercio e moglie di Rubaldo di Gionata Della Porla, alla quale famiglia appartiene perciò questo Oberlo. III. Opizo Guercius. IV. hlo Tabacus. (150 ) In quelle verso il borgo da: V- Obertus Domuscultae, forse lo sfesso che Obertus de Bono-in fante. VI. Ogerius Mazanellus. MI- Guilielmus Auriae. Vili Balduinus Sardena. I confimi ira gli abitanti delle due giurisdizioni erano sciolti d;i : IX. Martinus Tornellus. X. Simon Alpanis. XI. Balduinus De Volta. XII. Albertus Grillus. Le liti tra gli estranei al Comune erano giudicali da : XIII. Simon Bottarius. XIV. Rufinus de Baffiana; altri tradusse di Bisana o Pessagno ?? : XV. Guilielmus Ficusmatarius. I Consoli di quest’anno cercarono in ogni guisa il vantaggio della città. Armarono parecchie navi e galee a difesa dei navigli della Repubblica ed inviarono Oberto Della Volta al Re d’Aragona a chiedere la restituzione di un legno genovese che obbligalo dalla procella erasi riparato in quello Stalo. Un grave incendio bruciò nel gennaio ben cinquanlaquallro case, e tre navi fui* pure nel porlo preda delle fiamme. AMO 1214, INDIZIONE GENOVESE I E II VOLGARE. Sei Consoli governavano il Comune. Eglino erano: I. Johannes Rubeus De Volta. II. Guilielmus Tornellus. III. Henricus Guercius. IV. Ansaldus De Mari. V. Obertus Spinula, VI. Ogerius Piper. ( 431 ) La giustizia ora amministrata nelle quattro Compagne verso il castello da : I. Andreas Boiamundi. II. Bonifacius De Volta. III. Lamberlus Dragus. IV. Rubaldus Ascherii. Nelle altro quattro verso il borgo: V. Amicus de Braxile. VI. Botlarius Auriae. VII. Guilielmus Boza Rocia o Bocius. Vili. Vassallus Galliluxius. Le vertenze tra gli abitanti delle due giurisdizioni erano risolute da : IX. Guilielmus Merlonis De Castro. X. Bachemus Grossus. XI. Marlinus Rocius. XII. Balduinus de Medolico. Le cause dei foraslieri erano giudicate da: XIII. Guilielmus q. Balduineli Guercii. XIV. Guilielmus ' de Balneo. XV. Carolus de Ballano. Il fogliazzo dei notai, voi. I pag. 194, nota i Consoli di Carignano. . Molli decreti furon falli in quest’anno a migliorar le finanze pubbliche. Si riscattarono alcune gabelle affidale a peculiari società, e fu provveduto altresì perchè in avvenire non s’impegnasse per più di un anno la riscossione di siffatti dazi. Ollone Del Carrello donò tulli i suoi possessi alla Repubblica, dalla quale li riebbe in feudo. I documenti veggonsi stampali nel Liber jurium voi. I. pag. 20>5, e da esso risulla altresì che i Signori di Lagnelo furono ascritti in quest’anno alla cittadinanza genovese. Nè civili dissidi, nè guerre esterne turbarono la quiete della Repubblica. ( 452 ) ANNO 1215, INDIZIONE GENOVESE II E III VOLGARE. Governavano sei Consoli del Comune: I. Guilielmus q. Hugonis Embriaci. II. Fulco de Castello. III. Bonifacius q. Iacobi de Volta. IV. Manuel Auriae. V. Lanfrancus de Mari. VI. Advocatus, cioè lohannes Advocatus. Nelle quallro Compagne verso il Castello erano Consoli dei piali: I. Olho Ciliusblancus. II. Ansaldus Lecavellum. III. Opizo Guercius. IV. Guilielmus de Savignone. Nelle altre quallro verso il borgo: V. Vassallus Maniavacca. VI. Balduinus Sardena. VII. Obertus Domuscultae (Vedi anno 1215). Vili. Bainaldus Arcantus dello filius Arcanti nei documenti. Le liti ira gli abitanti delle due giurisdizioni erano giudicale da. IX. Merlo De Castello. X. Simon de Bonothoma. XI. Simon Alpanis. XII. Villams Maniaporri. Il Consolato dei forestieri cessò di aver peculiari ufiiziali, e pie sero ad esercitarne le funzioni i Consoli del Comune per mezzo del loro vicario Olho Vicedominus de Alba Causidico. Appartiene ai Consoli di quest'anno un alto del 23 gennaio 1210 che in pergamena originale serbasi nella Biblioteca della Regia Uni versila di Genova. Nella descrizione che io ne feci nel mio volume Carle e Cronache Manoscritte per la Storia genovese ecc. (Geno\a ( 455 ) 1855) fu stampato per ¡sbaglio Lodo del Console di giustizia Oberlo Grimaldo mentre dovea leggersi: Lodo dei Consoli di giustizia fallo in casa di Oberlo Grimaldo. A rettificare tale errore io stimo utile di pubblicar qui il documento stesso, che non è senza importanza : « Ianuae in domo Oberti Grimaldi Consules de Iustilia Vassallus « Maniavacca Obertus de domocolta Balduinus Sardena Rainaldus « Archanlus filius Archanli laudaverunl quod Supergia uxor quon-« dam Ogerii cepulle de cetero habeat in solutione librarum triginta « sex nomine sui patrimonii et pro solidis quinque pro expensis « estimatorurn et iure perpetuo quiete possideal sine ornili con-« tradicione lanfranchi filii dicti Ogerii et Bernardi piacentini cura-« toris bonorum quondam Saporiti filii dicti Ogerii et omnium per-« sonarum medietatem pro indiviso hedificii domus diclae quae est « in fossatello super terram sancii syri, et quod hedificium est « lolum pedes viginli novem el quartam. Coheret tolum anlea via « et relro cimeterium sancii syri, a lercia hedificium Wilielmi de « recho et a quarta domus sancii syri dicti. Hoc ideo fecerunt « quoniam dissoluto morie matrimonio inter ipsam Supergiam el « dictum Ogerium et transacla tempora lucluosa el Simona uxor « dicli Saporiti petente raliones suas in bonis dicli Saporiti viri « sui et ipsa Supergia dicenle quod prius debebanlur ei eslimari « de bonis dicli Ogerii libras triginla sex pro sua dote; et vocatis « legitime per consules diclis lanfranco et bernardo quod ipsi Su->« pergiae de bonis dicli Ogerii noluerint contradicere libras Iriginla « sex pro sua dote Consules vero praediclam medietatem dicli « hedificii pro indiviso dicli hedificii praefali Ogerii veluli pro « log. ... in solutionem arbitrio extimatorum illi Supergiae dede-« runt et tradiderunt et in eidem Supergiae possessionem . . . . » fecerunt de dieta medielate pro indiviso dicli hedificii praefali « Ogerii conira lanfrancum filium dicli Ogerii et conira dicium « Bernardum curalorem honorum quondam Saporiti filii dicli Ogerii ( 454 ) « Cepulle conslilulum per eonsules. Anno dominicae nalivilalis Mil-« lesimo ducenlesimo sexlo decimo. Indicione lercia die vigesima « lercia januarii ». « Ego Bonusvassallus Vice-Comes Notarius jussu Consulis (sic) « supradicli scripsi. « Ego Bonusvassallus Arcanlus subscripsi. « Ego Guido Spinola subscripsi ». La Repubblica ebbe notevoli vantaggi in questo Consolato, hi imposta una colletta di sei denari per ogni libbra di possesso in redenzione della gabella del sale, e la costruzione del porlo; venne intrapreso il muro della darsena, e si edificò il castello di Monaco, che come dicemmo era stato donalo a Genova dall’ Imperatore Enrico. Queste opere di pace erano però turbate dalla guerra che nella riviera di levante moveva il Marchese Corrado Malaspina, clic calpestando i giuramenti falli tentava d’innalzare una fortezza sul Monte rotondo presso Celasco. Le genti della Bepubblica lo sbaragliavano, e gli toglievano il castello di Bossolo. Intanto il commercio dei nostri era gravemente turbalo dai Veneziani, che collegali coi Pisani, cogli Anconitani e coi Provenzali lor predavano molle navi, di che la Repubblica più tardi vendicavasi. Il Re di Armenia Leone confermò ad Ugone Ferrari Ambasciatore del Comune i privilegi concessi ai genovesi negli anni piece denti, e dei nuovi ne aggiunse, e la città di Nizza al mai e entrò a far parie del territorio della Repubblica. Furono stipulale con venzioni coi Signori di Rivalla, e venne accordata la cittadinanza al Signore di Montaggio Oberlo a condizione ch’egli ed i successol i pagasser le collette del Comune. Malgrado questi prosperi successi le discordie tra i citiadini erano sempre ardentissime. Guidone Po lesino e Carbone Malocello assalivano in Bisagno Erode De Mai i che a mala pena salvava la vita. Severissime pene erano contio loro lanciale, ma senza prò, perchè negli anni seguenti sempic più inacerbiti gli animi sempre più gravi erano le querele, e pi" crudeli le scambievoli offese. ( 435 ) ANNO 1210, INDIZIONE GENOVESE Ili E IV VOLGARE. In quesl’anno furono deputali per l’ullima volta al Consolalo del Comune: I. Philippus Embriacus. II. Baimundus de Volta (dello pur do Flexia). III. Simon de Bulgaro. IV. Pcrcival Auriae. V. Guilielmus Spintila- VI. Lanfrancus de Turca. Cessò in quesl’anno il < onsolalo dei Placiti e ne assunsero le veci cinque Giudici forestieri : Per le Compagne verso la città Guilielmus fìlius Agadi giusperito piacentino. Per le altre verso il borgo: lacobus de Brixm Causidico milanese. Per la giurisdizione del mezzo: Berloldus Bonzella Causidico di Pavia. Per i forestieri Giraldus de Montanario Causidico parmigiano. E per le cause del Comune: Monferratus Causidico cremonese. Come nella prefazione avverlii la Repubblica chiamò d'ordinario dopo quasi’epoca estranei ad amministrar la giustizia, onde il loro volo fosse più imparziale. Ciò malgrado i Cronisti ci riferiscono che negli anni 1247, 1248, 1249 e 1250 furono eletti a Giudici, dei cittadini, i nomi dei quali noterò nel lavoro che preparo sulla »■poca alla quale spella la lor magistratura. E di quesl’anno che fu l’ultimo per il governo consolare, gioverà notare che grandi armamenti si fecero contro i Pisani ed i Veneziani che preparavansi ad assalire uniti la Repubblica, e perciò i cittadini furono obbligali a concorrere alla spesa con Ire denari per ogni lira di lor possesso in mobili e stabili, ed a man- ( 43(1 ) tenere due soldati per ogni migliaio di lire di proprietà. Tale armala però a nulla servì, perchè i nemici desistettero dagli appresti e lasciarono tranquilla la Repubblica. La città però non polè godere della pace a causa delle discordie civili che vivissime ripullularono con gravissimo danno di (ulti. Per esse perdè la vita Guglielmo Pignolo uomo consolare, e molto sangue fraterno fu sparso. Intanto furono obbligali i Consoli a riprendere colle armi il castello della Corvara invaso da Guglielmo Malaspina , e dovettero all’aiuto degli amici lucchesi la liberazione dei loro legali arrestali da Andrea Marchese di Massa mentre recavansi a Roma. INDICE DEI CONSOLI DEL COMUNE GIUSTA L ORDINE ALFABETICO DEI LORO NOMI Riuscirebbe inutile o almeno poco frultuoso alla Cronologia ed alla Diplomatica genovese il mio lavoro sul Consolalo, senza un indice che offrisse i nomi e cognomi dei Consoli stessi ordinali in serie alfabetica e questo io quindi pur presento allo studioso. E perchè possa meglio giovarsene', darò prima l’indice dei nomi dei Consoli del Comune coll’indicazione dell’anno nel quale ottennero lai dignità ; un simile catalogo seguirà dei Consoli dei Placiti, ed un terzo elenco finalmente riunirà gli uni e gli altri giusta l’ordine dei loro cognomi. A Àlbericus nel 1171, 1178, 1180. Albcrlonus de Ansaldo De Ila nel 1150. Amicus Bruscus dal 1099 al 1102. ( 438 ) Amlcus Grillus nel il65, 1165, 1172, 1176, 1179, il86, 1194. Amicus fìlius Amici Grilli nel 1184. Andreas Auriae nel 1182. Angelolus De Mari nel 1183, 1187, 1214. Ansaldus Auriae nel 1154, 1147, 1154, 1160. Ansaldus (De) Braxile dal 1099 al 1102. Ansaldus Bufferius nel 1185 e 1187. Ansaldus Mallonus nel 1154, 1156, 1158, 1142, 1146, 1148, 1150, 1159. Ansaldus Picamilium nel 1164, 1175, 1182, 1189. Ansaldus Spinula nel 1152 e 1159. Ansaldus Tanclerii de Mauro de Plalealonga nel 1166, 1175, 1181. Anselmus Garrius nel 1169 e 1181. Arnaldus Balligalus nel 1125. li Baldicio o Baldissonus Ususniaris nel 1158, 1 164, 1 176, 1179. Balduinus nel 1147. Balduinus Guercius nel 1188. Bellamulus nel 1124, 1126, 1150, 1158, 1142, 1144, 1168, 1175. Bisaccia — Vedi Bubaldus Bisaccia. Bisaccinus filius Bisacci* nel 1178, 1185, 1189. Boemundus scrino pure Boiamundus e Boiemons de Odone de Ga-raldo nei 1157 e 1170. Bonifacius q. Jacobi De Volla nel 1212 e 1215. Bonusenior Mallonus nel 1145. Bonusmalus de Medolico dal 1099 al 1102. Bonusvassallus de Antiochia nel 1174. Bonusvassallus de Odone de Garaldo nel 1152 e 1158. Bonusvassallus de Teloica nel 1155 e 1142. Bole ricus Yicecomes nel 1151. ( 439 ) c Caflarus (de Caschifellonc) nel 1122, 1125, 1127, 1141, 1140, 1149. Corsus Sigismundi nel 1104, 1107, 1172. I) Daniel Auriae nel 1209. E Eniicus Vide Henricus. F Fabianus Crispinus nel 1134. Federicus Grillus nel 1213. Fulco de Castro o Castello nel 1175 e 1188. Fulco Filius Fulconis de Castro o Caslello nel 1207 e 1215. Fulco Spezapedra nel 1182 e 1188. ♦ G Gandulphus Picamilium nel 1157. Gandulphus Rufus dal 1110 al 1114 c nel 1120, 1121. Grimaldus filius Olhonis Cannella^ nel 1102, 1170, 1184. Guido de Rustico de Erizone dal 1099 al 1102; da questo al 1106, e dal 1110 al 1114. Guido Spinula major dal 1102 al 1100, dal IMO al 1114, e nel 1120 e 1121. ( 440 ) Guido Spinula (minor) nel 1189 c 1201. Guilielmus Auriæ o De Auria nel 1174, 1179, 1181, 1183, 1180 e 1194. Guilielmus Barca nel 1140. Guilielmus Bufferius major dal 1110 al 1114. Guilielmus Buronus (dei Della Volta) nel 1137, 1148, 1156, 1162, 1192, 1194. Guilielmus Cassicii De Voila nel 11G3. Guilielmus Cicala nel UG1 e 1163. Guilielmus De Bonobello nel 1124, 1159, 1151. Guilielmus De Mauro De Plalealonga nel 1125 e 1151. Guilielmus (Niger) De Nigro nel 1146, 1149, 11 S3. Guilielmus De Nigrone nel 1175, 1178 e 1208. Guilielmus De Voila nel 1123, 1127, 1150, 1152, 1159, 1141, 1145. Guilielmus Embriacus (major) dal 1102 al 1106. Guilielmus Embriacus (minor) (a) nel 1187, 1189, 1201, 1208, 1212. Guilielmus filius Hugonis Einbriaci nel 1209 e 1215. Guilielmus filius Nicolæ Embriaci nel 1194 e 1210. Guilielmus Guercius nel 1195, 1201, 1208, 1212. Guilielmus Judex de Drubeco nel 1122 e 1128. Guilielmus Longus nel 1174 e 1177. Guilielmus Lusius nel 1137, 1145, 1150, 1153, 1155. Guilielmus Malabilus dal 1106 al 1110. Guilielmus Malusaucellus (major) nel 1140. Guilielmus Malusaucellus (minor) nel 1195, 1207, 1210. Guilielmus Modiusferri nel 1178 e 1182. Guilielmus Pellis nel 1149. Guilielmus Picamilium nel 1126, 1152, 1147. Guilielmus Piper (major) nel 1125, 1128, 1129, 1151, 1159. Guilielmus Piper (minor) nel 1174 e 118G. ( 441 ) Guilielmus Porcus nel 1126, 1145, 1155. Guilielmus Rubeus Dc Volla ncl 1209. Guilielmus Sardena nel 1171 e 1177. Guilielmus Scotus nel 1213. Guilielmus «Spinuia nel 1208, 1212, 1216. Guilielmus Stralandus nel 1151. Guilielmus Tornellus filius Ingonis ncl 1214. Guilielmus Tornellus filius Johannis nel 1184, 1186, 1193. Guilielmus Venlus nel 1144, 1149, 1157, 1163, 1177, 1180, 1185, 1189. Guiscardus (de Caschifellone) nel 1128, 1129, 1140, 1145. H Henricus Auriae o De Auria nel 1156. Henricus De Nigro nel 1195, 1207 e nel 1209. Henricus Delesalve nel 1210. Henricus Domuscullae nel 1210. Henricus Guercius nel 1157, 1148, 1155, 1100. Henri jus Guercius nel 1214. Henricus Mallonus nel 1167. Henricus Picamilium nel 1190. llerodes Demari nel 1215. Hugo de Baldissone Fornario ncl 1175 e 1180. Hugo Embriacus nel 1195. Hugolinus Mallonus nel 1185, 1186, 1195. 1 Iacobus De Turca nel 1184 e 1187. Ido de Carmadino (major) dal 1102 al 1106 e nel 1118 e 1119. Ido de Carmadino (minor) nel 1180, 1187, 1190, 1195, 1209. ( 442 ) Ido (¡onlardus o Conlardus (major) nel 1145 e 1158. Ido Gonlardus o Conlardus (minor) nel 11 (3(3 e 1108. Ido Picius o Pizo nel 1181, 1192. Ido Porcellus nel 1150. Ingo Conlardus nel 1155. Ingo De Flexia fdius Ingonis De Volla nel 1 175, 1175, 1177, 1180, 1182, 1185, 1188. Ingo De Volla nel 1158 e 1102. Ingo Tornellus nel 1109. lohannes Advocalus nel 1210, 1215. lohannes Malusaucellus nel 1155, 1158. lohannes Rubeus De Volla nel 1214. lonalas Crispinus nel 1159. Iordanus De Porla nel 1148. Iordanus Richerius nel 1201. Ilerius Pedicula dal 1106 al 1110 e quindi nel 1118, 1119, 1125, 1127. L Lamberlus Gelius dal 1114 al 1118. Lamberlus Grillus nel 1168. Lanfrancus De Albericis nel 1160, 1164, 1175. . Lanfrancus De Mari nel 1215. Lanfrancus De Turca nel 1216. Lanfrancus Piper nel 1156, 1 138, 1141, 1143,. 1146, 1148, 11-30, 1154, 1156, 1159, 1163, 1167, 1183, 1185, 1190. Lanfrancus Roza dal 1114 al 1118 e nel 1120 e 1121. Lanfrancus Rubeus De Volla nel 1207. Lanfrancus Velulus nel 1155. ( 445 ) M Manuel Auriae nel 1215. Marchio De Caffara nel 1127. Marchio De Volla nel 1161 e 1164. Marlinus De Mauro de Plalealonga nel 1155. Maurinus Rodoani de Mauro de Plalealonga nel 1190. Maurus De Plalealonga dal 1099 al 1102 e dal 110G ;il 1110. Monlanarius Anri® nel 1208 e 1215. N Nicola Auriae De Auria nel 1207, 1212. Nicola De Mari nel 1189. Nicola De Rodulpho nel 1168 c 1175. Nicola Embriacus nel 1176, 1179, 1185, 1188, 1215. Nicola Mallonus nel 1182, 1201. Nicola Roza nel 1166, 1169, 1171. Nuvolonus De Albericis nel 1162, 1168, 1178, 1181, 1184, 1192. o Oberlus Cancellarius nel 1155. Oberlus De Volla nel 1215. Oberlus Malusaucellus dal 1114 al 1118. Oberlus Recalcalus nel 1166, 1170, 1177, Oberlus Spinula nel 1149, 1154, 1157, 1161, 1 165, 1167, 1172, 1188, 1214. Oberlus Spinula filius Simonis nel 1207 e 1214. Oberlus Turns nel 1155, 1140, 1147. Oberlus Ususmaris (major) nel 1151. ( 444 ) Oberlus Ususniaris (minor) nel 1192 e 1209. Ogerius o Oglerius Capra dal 1114 al 1118 e nel 1125. Ogerius o Oglerius De Guidone nel 1132, 1159, 1142, 1145, 1147, 1154, 1159. Ogerius o Oglerius Piper nel 1214. Ogerius o Oglerius Venlus nel 1148, 1156, 1170, 117C, 1179, 1188, 1192. Opizo Mussus nel 1120 e 1121. Olho Cannella nel 1133 e 1135. Olho Conlardus o Gonlardus nel 1120, 1128, 1129, 1131. Olho De Caffaro nel 1166, 1169, 1171, 1174. Olho De Gandulpho Rufo nel 1125 e 1132. Otho De Garaldo nel 1118 e 1119. Olho De Mari nel 1122 e 1127. Olho De Nigro nel 1189. Olho Fornarius (major) dal 1106 al 1110, e nel 1118 e 1119. Olho Fornarius (minor) nel 1170 e 1178. Olho Rufus nel 1151. Olhobonus de Albericis nel 1165, 1167, 1170, 1172, 1174, 1179. Olhobonus de Cruce nel 1208. P Paganus De Volla nel 1099 al 1102. Percival Auriae nel 1216. Philippus Embriacus nel 1216. Philippus de Lamberlo nel 1141. 1144, 1147, 1161. Primus de Castro o Caslello nel 1122. R Raimundus De Flexia o de Volla nel 1186, 1 190, 1216. ( 445 ) Raynaldus Sardena nel 1124 e 1127. Rodoanus de Guilielmo de Mauro de Plalealonga nel 1150, 1161, 1167, 1176, 1189. Rogerius de Maraboto nel 1167 e 1169. Rogeronus de Caslello nel 1175. Rogeronus de lia nel 1157, 1160, 1163. Rubaldus Bisaccia nel 1149, 1152, 1159, 1162, 1164, 1167, 1172, 1175, 1177, 1181, 1192. Rubaldus De Albericis nel 1152. Rubaldus Lercarius nel 1194. Rubaldus Porcellus nel 1184. Rubaldus Rubeus (Guelphus eliam diclus) nel 1171. Rubaldus Vetulus nel 1124 e 1130. Rubeus De Yolla nel 1185 e 1187. S Sigismundus Muscula nel 1172. Simon Auriae nel 1165, 1166, 1172, 1176, 1180, 1185, 1188. Simon De Bulgaro nel 1216. Simon De Camilla nel 1210. Simon Venins nel 1190 e 1195. Sorleonus Piper nel 1212. Spezapedra Y. Fulco Spezapedra. T Tanclerius De Mauro de Plalealonga nel 1144, 1152. Thomas Vendis nel 1194. ELENCO ALFABETICO DUI CONSOLI DEI PLACITI A Adelardus de Burgo nel 1189. Albericus de Porta nel 1177. Alberlonus de Ansaldo Ila nel 1150. Alberlonus Picius nel 1184 e 1186. Albertus Caslanea nel 1177. Albertus Griilus nel 1175 e 1215. Albertus Lercarius nel 1166. Amicus De Braxile nel 1214. Amicus De Murla nel 1161. Amicus Griilus nel 1157, 1160, 1181. Amicus Guercius nel 1202, 1205, 1207, 1211. Amicus Mallonus nel 1194 e 1200. Amicus Turcius o de Turca nel 1205 e 1212. Amigonus De Castro o Castello nel 1203, 1205, 1208. Andreas Boiamundi nel 1214. ( 448 ) Andreas De Carmadino nel 1211. Andreas Domuscultae nel 1202. Andreas Grilliis nel 1206. Angelolus De Caffara nel 1182 e 1192. Angelolus Vicecomes nel 1184, 1186, 1191, 1199. Angelus Polizinus nel 1207. Ansaldonus nel 1173. Ansaldonus de Porla nel 1168 (forse una persona sola col pre-cedenle). Ansaldus Auriae o De Auria nel 1140. Ansaldus Cebae nel 1175. Ansaldus Crespinus nel 1130 e 1138. Ansaldus De Caslello nel 1199. Ansaldus De Nigro nel 1174. Ansaldus De Orlo nel 1210. Ansaldus Golia nel 1161, 1169, 1171, 1176, 1180, 1182, 1184, 1190. Ansaldus Guaracus nel 1183. Ansaldus Lecavellum nel 1205, 1215. Ansaldus Malfanle nel 1204. Ansaldus Pizo o Picius nel 1147. Ansaldus Sardena nel 1134' e 1171. Ansaldus Spinula nel 1150. Anselmus Carmadinus nel 1192. Anselmus de Caffara nel 1150, 1158, 1160, 1171, 117«), 1181. Anselmus Garrius nel 1164. B Bachemus q. Lanfrand Bachemi nel 1208. Bachemus Grossus nel 1212 e 1214. Baialardus De pallo nel 1204. ( 449 ) Baldicio o Bardicionus Bociachensis nel 1209. Baldicio Cutis nel 1189. Baldicio o Baldissonus Ususmaris nel 1154. Balduinus Bisaccia nel 1204. Balduinus De Medolico nel 1188, 1205, 1207, 1211, 1214. Balduinus De Volta nel 1200, 1204, 1207, 1210, 1215. Balduinus Mussus nel 1209, 1211. Balduinus Sardena nel 1207, 1210, 1215, 1215. Balduinus Scotus nel 1185, 1188. Ballicus De Castello nel 1211. Barlholomaeus Domuscullae nel 1202. Bellamulus nel 1140. Bellusbrunus De Castello nel 1191 e 1195. Belmustus Lercarius nel 1200 e 1205. Beltrames de Savignone nel 1200. Bernicio de Campo nel 1199. Berrominus de Campo nel 1190. Berlololus De Volta nel 1204. Boccutius Capitisgalli nel 1208. Boccutius De Mari nel 1166. Boemundus Boiamundus e Boiamons de Odone de Garaldo nel 1154, 1139, 1146, 1150, 1155, 1157, 1159, 1162, 1175. Bonifacius q. Alberti De Volta nel 1201, 1205, 1205, 1207, 1212, 1214. Bonifacius q. Ogerii De Guidone de Rustico de Erizonc nel 1190, 1204, 1209. Bonus De Ilerio nel 1150. Bonusvassallus Barbavamo filius Nicolae 1207, 1209, 1211. Bonusvassallus Brunus nel 1185 e 1187. Bonusvassallus Brusedus nel 1212. Bonusvassallus De Antiochia nel 1155 e 1171. Bonusvassallus De Bonohomine nel 1155. ( 450 ) Boimsvassallus De Castro ne! 1155, 1158, 1164. Bonusvassallus De Guisulpho nel 1137. Bonusvassalliis de Lamberlo Medico nel 1102. Bonusvassallus de Odone de Garaldo no! 1130, 1140, 1143. Bonusvassallus de Teloica nel 1133. Bonusvassallus Ususmaris nel 1170. Bonusvicinus De Campo nel 1137. Bol lar ¡us Auriae nel 1187, 1204, 1207, 1209, 1211, 1214. c Caffarus de Casehifellone nel 1130 e 1144. Carolus de Baliano nel 1214. Ceba nel 1142, 1145. Conradus Rufus nel 1152. Conlardus Rufus (forse lo slesso die Conradus) nel 1102. Corsus De Palazzolo nel 1107, 1180, 1192, 1194. Corsus Serrae nel 1159 e 1103. Corsus Vicecomes nel 1201. D Dondedeus De Campo nel 1208 e 1210. E • Elyas nel 1154, 1137, 1139, 1141, 1144. Enricus Vedi Henricus. F Fabianus Crispinus nel 1137. ( 4» I ) Federicus de Albericis nel 1181 e 1197. Fredencio Conlardus o Gonlardus nel 1148, 1150, 1154, 1157, 1107, 1170, 1172, 1177, 1187. Fulco de Ghisulpho nel 1204. Fulco Guiliae Comilissae nel 1178 e nel 1182. Fulco Spezzapedra nel 1191 e 1194. G Genuardus de Vulpe nel 1150. Ghisuiphus De Campo nel 1186. Guido Laudensis nel 1161. Guido Spinula (Minor) nel 1179. Guidolus De Nigrone nel 1168, 1175, 1178. Guidolus Zurlus nel 1161 e 1175. Guilielmus Auriae nel 1162 e 1215. Guilielmus Barca nel 1137. Guilielmus Becherius nel 1201. Guilielmus Brussedus o Bruxedus nel 1137. Guilielmus Bufferius nel 1135, 1145, 1149, 1152, 1158, 1161. 1165. Guilielmus Buronus nel 1182. Guilielmus Capulorgogii nel 1162. Guilielmus Cavaruncus nel 1160, 1162, 1164, 1168, 1171, 1174, 1176, 1179. Guilielmus Cicala nel 1152, 1155, 1157. Guilielmus Crispinus nel 1172, 1174, 1191, 1201. Guilielmus De Balneo nel 1208, 1210, 1214. Guilielmus De Bonobello nel 1150. Guilielmus De Cannadino nel 1176. Guilielmus de Caslro filius Merlonis nel 1214. Guilielmus De Orlo nel 1209. ( 452 ) Guilielmus de Infunlibus nel 1210. Guilielmus de Marino nel 1159. Guilielmus Niger, o de Nigro, nel 1150, 1156, 1158, 1140, 1148, 1151. Guilielmus de Nigrone nel 1171, 1187, 1205. Guilielmus de Nigro iilius Oberli nel 1199. Guilielmus de Pallo nel 1200 e 1205. Guilielmus de Ripa Judex nel 1155. Guilielmus Duca nel 1193. Guilielmus de Savignone nel 1212 e 1215. Guilielmus Ficusmatarius nel 1201, 1208, 1210, 1213. Guilielmus Fornarius nel 1174, 1179, 1195. Guilielmus Galleta nel 1166 e 1187. Guilielmus Garrius nel 1156. Guilielmus Guercius q. Balduineti nel 1214. Guilielmus Judex de Ncvaria nel 1144. Guilielmus Lercarius nel 1188 e 1195. Guilielmus Lusius nel 1154, 1141, 1145. Guilielmus Mallonus nel 1173, 1176, 1179, 1182, H8j, 1195, 1199. Guilielmus Panerius nel 1196. Guilielmus Panzanus nel 1197. Guilielmus Pesullus nel 1137, 1142. Guilielmus Picamilium (Major) nel 1150-Guilielmus Picamilium (Minor) nel 1177, 1193, 1200. Guilielmus Roza o Rocius nel 1194, 1196, 1198, 1200, 1202, 1211, 1214. Guilielmus Rufus nel 1159. ^ Guilielmus Sardena (senza indicazione del nome del pud) e 1164. Guilielmus Sardena iilius Ansaldi nel 1207. Guilielmus Sardena filius Rainaldi nel 1208. ( 455 ) Guilielmus Scivorellus nel 1207. Guilielmus Spavaldus nel 1205. Guilielmus Stanconus nel 1149, 1152, 1155, 1157. Guilielmus Suzopilus nel 1166. Guilielmus Tornellus filius Ingonis nel 1186, 1191, 1198, 1205, 1209. Guilielmus Tornellus filius lohannis nel 1179, 1181, 1197, 1202. Guilielmus Urselus filius Nicclae De Rodulpho nel 1178. Guilielmus Ususmaris filius Bonivassalli nel 1203. Guilielmus Ususmaris filius Oberli nel 1181 e 1199. Guilielmus Zerbinus nel 1191. Guirardus De Murla nel 1204. II Henricus Cigala nel 1201 e 1205. Henricus Conlardus o Gonlardus nel 1166, 1171, 1176. Henricus De Auria nel 1186. Henricus De Murla nel 1181. Henricus De Nigro nel 1182. Henricus Domusculla; nel 1201, 1203. Henricus Guercius nel 1198. Henricus Iudex nel 1165. Henricus Mallonus nel 1165, 1204, 1206, 1208. Henricus Malusaucellus nel 1158. Henricus Mazalis nel 1199 e 1201. Henricus Roza nel 1130. Hugo Alberici nel 1173, 1181, 1190, 119.). Hugo de Baldissone Fornario nel 1156, 116o, 1197. Hugo de Elia nel 1151. Hugo Judex nel 1143, 1147. Hugo Mallonus nel 1188, 1193. ( 454 ) Ilugolinus Mallonus nel 1178, 1197. I Iacobus Angeloti de Caffara nel 1209. Iacobus Angeloli Vicecomitis nel 1207. Iacobus q. Angeloli Vicecomilis nel 1215. Iacobus de Insulis nel 1207, 1210. Iacobus de Marino nel 1200. Iacobus Finamor nel 1206. Iacobus Picamilium nel 1204. Ialonus filius Philippi de Iusla nel 1190. Ido Contardus o Gonlardus (major) nel 1156. Ido Contardus o Gonlardus (minor) nel 1155. Ido fdius Ilugonis de Baldicione Fornario nel 1196. Ido Picius o Pizus nel 1162 e 1192. Ido Slanconus nel 1195, 1199, 1204, 1206. Ido Tabacus nel 1210, 1215. Ingo Clericus nel 1156. Ingo de Galliana nel 1195 e 1205. Ingo de Volta nel 1134, 1159, 1147. Ingo de Volta nel 1206. Ingo (q. Cassicii) de Volla nel 1188. Ingo Galletta nel 1154. Ingo Tornellus nel 1199, 1205, 1211. lohannes Boletus nel 1185. Iohannes de Infantibus nel 1180. lohannes Iudex nel 1165. Iohannes Malusaucellus nel 1155. lohannes (q. Vassalli) Slraleriae nel 1202. Ionalas Cavaruncus nel 1185. Ionatas Crispinus nel 1154, 1156. ( 455 ) Ionalas de Campo nel UGO. lonalas Pedigula nel 1135. Iordanus de Porla nel 1135. L Lamberlus Domuscullae nel 1200. Lamberlus Dragus nel 1213. Lamberlus Grillus nel 1161. Lamberlus Philippi fìlius nel 1101. Lanfrancus de Mari nel 1187. Lanfrancus de Oglerio de Rodulpho nel 1136. Lanfrancus de Palio nel 1187. M Marchio de Caffara nel 1164. Marchio de Volta nel 1157. Marchio Grillus nel 1201 e 1203. Marchio Guaracus nel 1135. Marinus de Porla nel 1130, 1141, 1146, 1148. Marinus Rodoani de Mauro nel 1186. Marlinus de Mauro nel 1153. Marlinus Rocius nel 1214. Marlinus Tornellus nell 177, 1185, 1192, 1201, 1204, 1208, 1213. Malthaeus Pignolus nel 1212. Merlo de Castello nel 1215. N Nicola Boccucius nel 1201. Nicola Bolarius nel 1206. ( 456 ) Nicola De Marabolo íilius Rogerii nel 119® e 1201. Nicola De Rodulpho nel 1156 e 1158. Nicola Embronus nel 1194. Nicola Leccanuplias nel 1202. Nicola Mallonus nel 1205. Nicola Roza nel 1155, 1160, 1161. Nuvolonus De Albericis nel 1158 e 1160. o Oberlus Cancellarius nel 1147, 1149, 1151, 1153, 1157, 1100, 1163. Oberlus Caslagna nel 1205. Oberlus Conies nel 1209 e 1212. Oberlus De Bonoinfanle nel 1171. Oberlus De Caschifellone nel 1133 e 1135. Oberlus De Ceba q. Vegii nel 1205. Oberlus De Dandala nel 1210 e 1213. Oberlus De Domoculla nel 1165, 1213, 1215. Oberlus De Nigro nel 1175, 1180, 1186, 1189, 1197. Oberlus De Ranfredo nel 1212. Oberlus De Roza o Roca nel 1180. Oberlus q. Giraldi nel 1197. Oberlus Lucensis nel 1182, 1184, 1189, 1197. Oberlus Mallonus nel 1209. Oberlus Malusaucellus nel 1165, 1167, 1173, 1175. Oberlus Pedicula nel 1180, 1183, 1185, 1189. Oberlus Porcus nel 1196, 1198, 1199, 1202, 1212. Oberlus Recalcalus nel 1155, 1158, 1160, 1162, 1164. Oberlus Spinula nel 1144. Oberlus Ususmaris nel 1138. Oglerius Capra nel 1130. ( *57 ) Oglerius De Mari nel 1130 c 1142. Oglerius o Ogerius De Pallo nel 1189 e 1191. Oglerius o Ogerius Mazzanellus nel 1193, 1198, 1205, 1213. Oglerius o Ogerius Scolus nel 1194. Oglerius o Ogerius Venlus nel 1143. Oionus, Odonus, Olhonus De Insulis nel 1176, 1178, 1188. Oliverius Guarracus nel 1191 e 1193. Opicinus ed Opizo Lecaveilum nel 1148 e 1183. Opizo Guercius nel 1206, 1208, 1210, 1213, 1215. Opizo Guercius fdius Guilielmi nel 1196, 1199, 1201, 1203. Opizo Sardena nel 1156 e 1159. Olho Bençerrus nel 1151. Olho Ciliusblancus nel 1215. Olho De Caffaro nel 1158. Olho de Castello nel 1190. Olho De Gandulpho Rufo nel 1130. Olho Elise nel 1187. Olho Guarracus nel 1191, 1201, 1203, 1209. Olho Judex nel 1142, 1145, 1154. Olho Fornarius nel 1170. Olho Mallonus nel 1183. Olho Pezullus nel 1180, 1183, 1185, 1202, 1206, 1208, 1210. Olhobonus Bençerrus nel 1212. Olhobonus De Albericis nel 1160 e 1163. Olhobonus De Camilla nel 1211. P Paganus De Rodulpho nel 1203. Paganus De Voila nel 1165. Paschalis Heliæ nel 1174 c 1177. Paschalis Do Marino nel 1164, 1166, 1167, 1168, 1173, 117 t, 1178, 1179, 1181. Pelrus Capra nel 1188. Petrus De Marino nel 1172, 1177, 1190. Philippus Baralterii nel 1172. Thilippus Cavaruncus nel 1196, 1198, 1200, 1202. Philippus De Bonifacio (forse de Plalealonga) nel 1105,1106, 1170, 1172. Philippus De Justa nel 1109, 1170, 1178. Philippus De Lamberlo nel 1158. Podius Cancellarius nel 1208. R Raimundus Cancellarius nel 1202, 1211. Rainaldus Arcanlus nel 1190 e 1215. Rainaldus De Caslello nel 1192. Rainaldus Gabus nel 1140. Rainaldus Gauxonus nel 1154 e 1157. Rainaldus Strugonus nel 1184. . Rodoanus De Guilielmo De Mauro De Plalealonga nel 1145. Rogerius Helise nel 1190, 1198, 1200. Rogerius Justse nel 1172 e 1175. Rolandus Belmuslus nel 1205 e 1211. Rolandus Guarracus nel 1109 e 1177. Rolandus De Carmadino nel 1191. Rubaldus Ascherius nel 1212 e 1214. Rubaldus De Curia nel 1184. Rubaldus De Ginala nel 1200. Rubaldus De Pinasca nel 1179, 1185, 1188. Rubaldus Heliae nel 1199. Rubaldus Guarracus nel 1172 e 1192. Rubaldus Ionalhae De Porla nel 1195. Rubaldus Lercarius filius Alberli nel 1192. (m) Rubaldus Lercarius nel 1174 e 1178. Rubaldus Mallonus nel 118G. Rubaldus Porcellus nel 1180. Rubaldus Tarallus nel 1202, 1208, 1212. Rubaldus Ususmaris nel 1174. Rubaldus Vicecomes nel 1134 e 1130. Rufinus De BalYiana nel 1213. s Sigismundus Muscula nel 1146, 1149, 1164, 1172, Simon Alpanis nel 1203, 1208, 1210, 1213, 1215. Simon Auriae nel 1156. Simon Bachemus nel 1194. Simon Bollarius nel 1210 e 1213. Simon Bufferius nel 1185, 1189 e 1195. Simon De Bonolhoma nel 1209, 1211, 1215. Simon Leccanuptias nel 1196, 1197, 1198. Simon Pignolus nel 1202. Simon Sardena nel 1199. T Tanclerius Aldae nel 1175, 1182, 1185, 1I8S, 1192. Tanclerius De Mauro De Plalealonga nel 1136. Tanclerius Philippi De Plalealonga nel 1180 V Vassallus de Laumello nel 1197, 1198. Vassallus Galliluxius nel 1213. Vassallus Grillus nel 1183, 1198, 1204. 1176, 1179. 34 c 460 ) Vassallus Maniavacca nel 1215. Villanus De Insulis nel 1185, 1189, 1199, 1206, 1211. Villanus Maniaporri nel 1203, 1206, 1209, 1212, 1215. Viridis De Mascalo nel 1184. z Zacharias De Caslello nel 1202. INDICE PEK 0UD1NE DI COGNOMI DEI CONSOLI DEL COMUNE E DEI PLACITI NB. La lettera C indica il Consolato del Comune; P quella dei Piacili. A Advocatus lohannes nel 1210 e 1215. Albericis (De) Albericus C. 1171, 1178, 1180. » Federicus P. 1181, 1197. Hugo C. 1186, P. 1175, 1181, 1190, 1195. » Lanfrancus C. 1160, 1164, 1175. Nuvolonus C. 1162, 1168, 1178,1181,1184,1192. P. 1158, 1160. Olhobonus C. 1165, 1167, 1170,1172,1174,1179. P. 1160, 1165. » Rubaldus C. 1152. Hugo P. 1173, 1181, 1190, 1195. Aldae Tanclerius P. 1175, 1182, 1185, 1188, 1192. ( 462 ) Alpanis Simon P. 1203, 1208, 1210, 1215, 121«. Ansaldonus vedi De Porla. Antiochia (De) ßonusvassallus C. 1174, P. 1135, 1171. Arcanlus Rainaldus P. 11i)0, 1215. Ascher ins Rubaldus P. 1212, 1214. Auria (De) Andreas filius Simonis C. 1182. Ansaldus C. 1154, 1147, 1154, 11G0. P. 1140. ” ßollarius filius Guilielmi P. 1187, 1204,1207, 1209, 1211, 1214. Daniel C. 1209. » Guilielmus filius Ansaldi C. 1174, 1179, 1181, 1183, 1186, 1194,1162. " Guilielmus filius Bollarii P. 1213. » Henricus filius Ansaldi C. 1156. P. 1186. » Manuel filius Nicolai C. 1215. » Nicolaus filius Simonis C. 1201, 1207, 1212. » Monlanarius filius Guilielmi C. 1208, 1215. « Percival filius Monlanarii C. 1216. Simon filius Ansaldi C. 1165,1166, 1172, 1176,1180, 1185, 1188. P. 1156. B Bachemus ßachemus filius Lanfranci P. 1208. » Simon P. 1194. Vedi Grossus. Baßana (De) Rufinus P. 1215. Balduinus.... C. 1147. Balneo (De) Guilielmus P. 1208, 1210, 1214. Baratterii Philippus P. 1172. Barbavariae ßonusvassallus filius Nicolae P. 1207, 1209, 1211. Barca Guilielmus C. 1140. P. 1137. ( m ) Ballano (De) Carolus P. 1275. Balligalus Arnaldus C. 1125. Beclierius Guilielmus P. 1201. Bellamulm (forse dei Cavaronco)C. 1124, 1126, 1130, i 158, 1142, 1144, 1168, 1175. P. 1140. Belmmlm Rolandus P. 1203, 1211. Bencerrus Olho P. 1151. » Othobonus P. 1212. Bisaccia Balduinus P. 1204 Bisaccinus C. 1178, 1185, 1189. Rubaldus C. 1149, 1152, 1159, 1162, 1164, 1167, 1172, 1175, 1177, 1181, 1192. (I Bisaccia sono della famiglia Guerci). Boccuccius Nicola P. 1201. Bociachensis Baldicionus P. 1209. Boiamundi Andreas P. 1214. (È figlio forse di Boemondo di Ga-raldo). Vedi Garaldo. Boletus Johannes P. 1185. Bonifacio (De) (forse de Plalealonga) Philippus P. 1165, 1166, 1169, 1170, 1172. Bonobello (De) Guilielmus C. 1124, 1159, 1151, P. 1130. Bonohomine (De) Bonusvassallus P. 1135. Boncinfante (De) P. 1171. Bonolhoma (De) Simon P. 1209, 1211, 1215. Bottarim Nicola P. 1206. * Simon P. 1210, 1213. Braxile (De) Àmicus P. 1214. » Ansaldus dal 1099 al 1102. Brunus Bonusvassallus P. 1185. 1187. Bruscits Amicus dal 1099 al 1102, ed anche nel 1098 come vedemmo. Brussedus Bonusvassallus P. 1212. ( 464 ) Brussedus Guilielmus P. 1157. Bufferius Ansaldcis C. 1 185, 1187. » Guilielmus (major) C. dal MIO al 1114. » Guilielmus (minor) P. 1155, 1145, 1149, 1152, 1158, 1161, 1165. » Simon P. 1185, 1189, 1195. Bulgaro (De) Simon C. 1216. Burgo (De) Adelardus P. 1189. Buronus Guilielmus C. 1157, 1148, 1 156, 1162, 1192, 1194, P. 1182 (Vedi fra i Della Volta). c Caffara (De) Angelotus P. 1182, 1192. Anselmus P. 1150, 1158, 1160, 1171, 1175, 1181. >> lacobus fìlius Angeloli P. 1209. Marchio C. 1127. P. 1164. Caffaro (De) Vedi De Chaschifellone. Camilla (/)<■) Olliobonus P. 1211. » Simon C. 1210. Campo (De) Bernicio P. 1199. » Berruminus P. 1190. Bonusvicinus P. 1157. Dondedeus P. 1208, 1210. » Ghisulphus P- 1186. lonalas P. 1166. Cancellarius Oberlus C. 1155. P. 1147, 1149, 1 151, 1155, 1157, 1160, 1165. » Podius P. 1208. » Raimundus P. 1202, 1211. Cannella Otlio (slipite dei Grimaldi) 1155, 1155. Capra Oglerius C, dal 1114 al 1118 e nel 1125. P. 1150. ( 4(ih ) Capra Pelrus P. 1188. Capilisgalli Bocculius P. 1208. Capulorgogii Guilielmus P. 1162. « Carmadino (De) Andreas P. 1211. Anselmus P. 1192. » Guilielmus P. 1176. Ido (major) C. 1102 al 1106 e 1118 e 1119. Ido (minor) C. 1180, 1187, 1190, 1193, 1209. lìolandus P. 1191. Caschi/elione (De) Caffarus C. 1122, 1125, 1127, 1141, 1146, 1149. P. 1130, 1144. ” Guilielmus (Vedi Pezullus) » Guiscardus fraler Caffari C. 1128, 1129, 1140, 1145. » Oberlus fraler Caffari P. 1133, 1135. Odio filius Caffari C. 1166, 1169, 1171, Il74, P. 1158. » Odio Pezullus (Vedi Pezullus). Cassicius Vedi De Volta. Caslanea Àlberlus P. 1177. « Oberlus P. 1205. Castello (De) o Castro (De) Amigonus P. 1203, 1205, 1208. >> Ànsaldus P. 1199. » Ballicus P. 1211. Bellusbrunus P. 1191, 1195. « Bonusvassallus P. 1155, 1158, 1 164. » Fulco C. 1175, 1188. » Fulco filius Fulconis C. 1207, 1215. » Guilielmus filius Merlonis P. 1214. Merlo P. 1215. Olho P. U90. « Primus C. 1122. ( 466 ) Castello (De) o Castro (De) Rogcronus C. 1 175. B Rainaldus P. 1192. * Zacharias P. 1202. Cavamncus Guilielmus P. 1160, 1162, 1164, 1 168, 1171, 1174, 1176, 1179. Jonalas P. 1183. Philippus P. U96, 1198, 1200, 1202. Ceba (De) o Cebo; Ansaldus P. 1175. Ceba stipile della famiglia P. 1142, 1145. “ Oberlus q. Vegii P. 1205. Cicala Guilielmus C. 1161, 1165 P. 1152, 1155, 1157. Henricus P. 1201, 1205. Cilìusblancus Olho P. 1215. Clericus Ingo P. 1136. Comes Oberius P. 1209, 1212. Comihssce Guiliaì Fulco (forse dei Bufferii) P. 1178, 1182. Coniardus scrino pure Contardus Fredencio P. 1148, 1150, U5i, 1157,1167,1170,1172,1177, 1187. » Henricus P. 1166, 1171, 1176. Ido (major) C. 1145,1158 P. 1156. » Ido (minor) C. 1166,1168 P. 1153. « Ingo C. 1135. Odio C. 1126, 1128, 1129, 1131. Crispinus Ansaldus P. 1130, 1138. » Fabianus C. 1134 P. 1137. » Guilielmus P. 1172, 1174, 1191, 1201. Jonalas C. 1159 P. 1154, 1156. Cruce (De) Olhobonus C. 1208. Curia (De) Rubaldus P. 1184. Cut in Baldicio P. 1189. ( 4(¡7 ) n Dandala (De) Oberlus P/1210, 1215. Delesuloe Henricus C. 1210. Domusculla; o De Domusculia Andreas P. 1202. n Bartholomaeus P. 1202. Henricus C. 1210 P. 1201, 1205. » Lamberlus P. 1206. 8 Obcrlus P. 1165, 1213, 1215. Dragus Lamberlus P. 1213. Drubeco (De) vedi ludex. Duca Guilielmus P. 1193. E Elia; o De Elia Elyas stipile della famiglia P. 1134, 1137, 1159, 1141, 1144. » Hugo P. 1151. OlhoP. 1187. » Pasealis P. 1174, 1177. » Rogerius P. 1196, 1198, 1200. » Rubaldus P. 1199. Embriacus Guilielmus (major) C. dal 1102 al 1106. » Guilielmus (minor) C. 1187, 1189, 1201, 1208, 1212. » Guilielmus fìlius Hugonis C. 1209, 1215. Guilielmus filius Nicol® C. 1194, 1210. Hugo C. 1195. Nicola C. 1176, 1179, 1185, 1215 P. 1194. « Philippus C. 1216. Embronm Nicola P. 1194. Erizone (De) Guido filius Rustici C. dal 1099 al 1102, dal 1102 al 1106, dal 1110 al 1114. ( 408) Erizone (De) Oglerius o Ogerius do Guidone C. 1132, 1139, 1142, 1145, 1147, 1154, 1159. Bonifacius de Guidone P. 1190, 1204, 1209. F Ficusmalaríus Guilielmus P. 1201, 1208, 1210, 1213. Finamor Jacobus P. 1206. Flexia Vedi De Volia. Fornaríus Guilielmus P. 1174, 1179, 1195. » Hugo filius Baldissonis C. 1175, 1180, P. 1156, 1163, 1197. » Ido íilius Hugonis de Baldicione P. 1196. » Olho (major) C. dal 1106 al 1110, e nel 1118 e 1119. » Olho (minor) C. 1178, P. 1170. G Gabus Rainaldiis P. 1146. Galiana (De) Ingo P. 1193, 1203. Galleta Guilielmus P. 1166, 1187. » Ingo P. 1134. Garaldo (De) Andreas Boiamundi P. 1214. » Boemundus Boiamundus o Boemons filius Odonis C. 1137, 1170, P. 1134, 1139, 1146, 1150, 1155, 1157, 1159, 1162, 1175. » Bonusvassallus filius Odonis C. 1132, 1138, P. 1130, 1140, 1143. Olho C. 1118, 1119. Garrius Anselmus C. 1169, 1181, P. 1164. » Guilielmus P. 1136. Galliluxius Vassaüus P. 1212, 1213. ( 469 ) Gauxonus Raynaldus P. 1134, 1137. Gelius Lanfrancus C. 1114 al 1118. Ghiaia (De) Rubaldus P. 1206. Giraldi Obprlus P. 1197. Golia Ansaldus P. 1161, 1169, 1171, 1176, 1180, 1182, 1184, 1190. Grillus Alberlus P. 1173, 1213. » Amicus filius Amici C. 1184. Amicus C. 1163, 1165, 1172, 1176, 1179, 1186, 1194, P. 1157, 1160, 1181. « Andreas P. 1206. Federicus C. 1213. » Lamberlus C. 1168, P. 1161. Marchio P. 1201, 1203. » Vassallus P. 1183, 1198, 1204. Grimaldus Grimaldus filius Oihonis Cannella C. 1162,1170, 1184. Grossus Bachemus P. 1212, 1214 (forse dei Mari). Guarracus Ansaldus P. 1183. » Marchio P. 1135. » Oliverius P. 1191, 1193. Olho P. 1191, 1201, 1203, 1209. » Rolandus P. 1169, 1177. Rubaldus P. 1172, 1192. Guercius Amicus P. 1202, 1205, 1207, 1211. » Balduinus C. 1188. » Guilielmus C. 1193, 1201, 1208, 1212. Guilielmus q. Balduineli P. 1214. Henricus C. 1137, 1148, 1153, 1160. P. 1198. » Henricus C. 1214. Opizo P. 1196, 1199, 1201, 1203, 1206, 1208, 1210, 1213, 1215. Rubaldus Bisaccia ed il tìglio Bisaccinus pur di quesla famiglia. Vedi Bisaccia ( 470 ) Gutsulpho (De) (forse vernili da Guisulphus o Ghisulphus De Campo) Bonusvassallus P. 1157. » Fulco P. 1204. I Infantìbus (De) Guilielmus P. 1210. » Johannes P. 1180. Insulis (De) Jacobus P. 1207, 1210. » Oionus (scrino pure Odonus e Othomts) P. 117G, I l 78, 1188. Villanus P. 1185, 1189, 1199, 1206, 1211. Ita (De) Alberlonus de Ansaldo C. 1150. » Rogeronus C. 1157, 1160, 1165. Index (cognome preso dalla carica) Guilielmus de Drubeco C. 1122, 1128. » Guilielmus de Novaria P. 1144. » Guilielmus de Ripa P. 1155. » Henricus P. 1165. » Hugo P. 1143, 1147. » Johannes P. 1165. » Olho P. 1141, 1145, 1154. /usta (De) Ialonus filius Philippi P. 1190. » Philippus P. 1169, 1176, 1178. » Rogerius P. 1172, 1175. Lamberto (De) Lamberlus Philippi filius P. U61. » Philippus C. 1141, 1144, U47, 1161, P. 1158. Vedi Medico. Laudensts Guido P. 1161. ( *71 ) Laumdlo (Du) Vassallus P. 1197, 1198. Leccanuptias Nicola P. 1202. Simon P. 119G, 1197, 1198. Leccavellum Ansaldus P. 1205, 1215. » Opicinus P. 1148, 1185. Lercarius Alberlus P. 11G6. Belmuslus P. 1200, 1208. Guilielmus P. 1188, 1195. Rubaldus C. 1194, P. 1174, 1 178, 1192. Longus Guilielmus C. 1174, 1177. Lucensis Oberlus P. 1182, 1184, 1189, 1197. Lusius Guilielmus C. 1157,1145, 1150, 1155,1155, P. 1154, 1141, 1143. M Malabitus Guilielmus C. dal 110G al 1110. Malfunle Ansaldus P. 1204. Mallonus Amicus P. 1194, 1200. Ansaldus C. 1134, 1156,1158, 1142, 1146, 1148, 1150, 1159. » Bonusenior C. 1145. Guilielmus P. 1175, 1176, 1179, 1182, 1184, 1188, 1193, 1199. Henricus C. 1167, P. 1165, 1204, 1206, 1208. Hugo P. 1188, 1193. » Ilugolinus C. 1185, 1186, 1195, P. 1178, 1197. Nicola C. 1182, 1188, 1201, P. 1205. » Oberlus P. 1209. Olho P. 1185. » Rubaldus P. 1186. Malusaucellus Guilielmus (major) C. 1140. ( *72 ) Malusaucellus Guilielmus (minor) C. 1193, 1207, 1210. Henricus P. 1158. Johannes C. 1155, 1158, P. 1155. Oberkis (major) C. dal 1114 al 1118. ” Oherlus (minor) P. il65, \\^ \ ]73, j|75. ' aniaV°ni Villanus P. 1205, 1212, 1215. Maniavacca Vassallus P. 1215. Maraboto (De) vedi De Porla. ■"ari (De) Angelolus C. 1185, 1187, 1214. " Bocculius P. 1166. Herodes C. 1213. Lanfrancus C. 1215, P. 1187. “ Nicolaus C. 1189. Oglerius P. 1J50, 1142. Olho C. 1122, 1127. Marino (De) Guilielmus P. 1159. Jacobus P. 1200. Paschalis P. 1164, 1166, 1167, 1 168, 1 175, 1174, >178, 1179, 1181. Peírus P. 1172, 1177, 1190. Máscalo (De) Viridis P. 1184. Mazalis Henricus P. I199; 1201 Mazzanellus Ogerius P. 1193, 1198, 1205, 1215. Medico Bonusvassallus De Lamberlo P. 1162. Medolico (De) Balduinus P. 1188, 1205, 1207, 1211, 1214. Bonusmalus C. dal 1099 al 1102. Modiusferri Guilielmus C. 1178, 1182. Murta (De) Amicus P. 1161. Guirardus P. 1204. Henricus P. USI. Muscula Sigismundus C. M72, P. 1146, 1149, 1164, 1176, 1179. Mussus Balduinus P. 1209, 1211. ( 473 ) Mussus Opizo C. 1120, 1121. ]V Nigro (De) Nigrone (De) Ansaldus P. 1174. Guidolus P. 1108, 1175, 1178. “ Guilielmus (Niger) C. 1140, 1149, 1153, P. ltì| 1130, 1138, 1140, 1148, 1151. Guilielmus C. 1173,1178, 1208, P. 1171, 1187, 1199, 1205. Henricus C. 1193, 1207, 1209, P. 1182. Oberlus P. 1175, 1180, 1180, 1189, 1197. Odio C. 1189. Novaría (De) vedi Iudex. o Orlo (De) Ansaldus P. lv210. » Guilielmus P. 1209. P Palazzolo (De) Corsus P. 1107, 1180, 1192, 1194. Pallo (De) Baialardus P. 1204. » Guilielmus P. 1200, 1203. » Lanfrancus P. 1187. » Ogerius P. 1189, 1191. Panerius Guilielmus P. 1190. Panzanus Guilielmus P. 1197. Pedicula Bonus de Ilerio P. 1130. ( 474 ) Pedicula Ionatas P. 1135. » Iterius C. dal 1100 al 1110; e quindi nel 1118, 1119, 1123, 1127. Oberlus P. 1180, 1183, 1185, 1189. Pellis Guilielmus C. 1149. Pezullus (Vedi De Caschifellone). » Guilielmus P. 1137, 1142. Olho P. 1180, 1|, 1185, 1202, 1200, 1208, 1210. Piccamilium Ansalclus C. l^', 1175, 1182, 1189. » Gandulphus C. 1157. » Guilielmus (major) C. 1120, 1132, 1147. P. 1130. » Guilielmus (minor) P. 1177, 1193. 1200. Henricus C. 1190. Iacobus P. 1204. Picius o Pizo Alberlonus P. 1184, 1180. » Ansaldus P. 1147. Ido C. 1181, 1192, P. 1102, 1192. Pignolus Mallhaeus P. 1212. » Simon P. 1202. Pinasca (De) P. 1179, 1183, 1188. Piper Guilielmus (major) C. 1125, 1128, 1129, 1131, 1139. » Guilielmus (minor) C. 1174. J4-89T il¿5 » Lanfrancus C. 1130, 1138, 1141, 1143, 1146, 1148, H50_ 1154, 1150, 1159, 1103, 11107, 1183, 1185, 1190. Ogerius C. 1214. >» Sorleonus C. 1212. Polizinus Angelus P. 1207. Plalealonga (De) Ansaldus Tanclerii. De Mauro C. 1100,1173,1181. » Guilielmus de Mauro C. 1123, 1131. » Marinus Rodoani de Mauro C. 1190, P. 1180. » Marinus de Mauro C. 1153, P. 1141. Maurus C. dal 1099 al 1102 e dal 1100 al IH0, ( 475 ) Plalealonga (De) Rodoânus de Guilielmo de Mauro C. 1150, Util, 1107, 1176, 1189. P. 1145. Tanclérius de Mauro C. 1144, 1152, P. 1150. Tanclerius Philippi P. 1180. Vedi De Bonifacio. Porcellus Ido C. 1150. Rubaldus C. 1184. P. 1180. Porcus Guilielmus C. 1120, 1145, 1£>5. *> Oberlus P. 1190, 1198, 1199, 1202, 1212. Porta (De) Albericus P. 1177. » Ansaldonus P. 1108, 1175. » lordanus C. 1148, P. 1155. >> Marinus P. 1150, 1141, 1146, 1148. « Nicola filins Rogerii de Marabolo C. 1167, 1109. P. 1195, 1201. >> Rogerius de Marabolo C. 1167, 1169. » Rubaldus Ionalhae de Porta P. 1195. R Banfredo (De) Oberlus P. 1212. Becalcalus Oberlus C. 1166, 1170, 1177. P. 1155, 1158, 1160, 1162, 1164. Biclierius lordanus C. 1201. Ripa De Vedi Iudex. Rodulpho (De) Guilielmus Vrselus films Nicolae P. 1178. » Lanfrancus de Oglerio P. 1156. Nicola C. 1168, 1175. P. 1156, 1158. » Pagunus P. 1205. Roca o Roza Guilielmus P. 1194, 1196, 1198, 1200, 1202, 1209, 1211, 1214. » Henricus P. 1150. 3,-( ( 4.70 ) Rocu o Roza Lanfrancus C. dal 1114 al 1118 e nel 1120 e 1121, » Marlinus P. 1214. Nicolaus C. 11 OG, 1109, 1171 , P. 1155, 1160,1161. » Oberlus P. 1180. Rubens (Guelphus eliam diclus) Rubaldus C. 1171. Vedi De Volta. Rnfus Conradus P. 1152. Conlardus P. 1162. ^ Gandulphus C. 1110 al 1114 c nel 1120 e 1121. » Guilielmus P. 1159. -- Nicola C. 1166, 1169, 1171. » Olho C. 1151. » Olho de Gandulpho C. 1125, 1132, P. 1130. s Sardena Ansaldus P. 1134, 1171. » Balduinus P. 1207, 1210, 1213, 1215. » Guilielmus C. 1171, 1177, 1164. » Guilielmus Ansaldi P. 1207. « Guilielmus Rainaldi P. 1208. » Opizo P. 1156, 1159. » Rainaldus C. 1124, 1127. » Simon P. 1199. Savignone (De) Bellramus P. 1200. » Guilielmus P. 1212, 1215. Scivorellus Guilielmus P. 1207. Scotus Balduinus P. 1185, 1188. » Guilielmus C. 1215. » Ogerius P. 1194. Serrae Corsus P. 1159, 1163. Sigismundi Corsus C. 1164, 1167, 1172. ( 477 ) Spaoaldus Guiliclmus P. 1205. Spezzapedra Fulco C. 1182, 1188. P. 1191, 1194. Spinula Ansaldus C. 1152, 1159. P. 1150. Guido (major C. dal 1102 al HOG, dal 1110 al I Hi e nel 1120 e 1121. Guido (minor) C. 1189, 1201. P. 1179. Guiliclmus C. 1208, 1212, 121G. -- Oberlus (major) C. 1149, 11^4, 1157, 1161, 1103, 1167, 1172, 1188, P. 1144. » Oberlus (minor) C. 1207, 1214. Stanconus Guilielmus P. 1149, 1152, 1155, 1157. Ido P. 1193, 1199, 1204, 120G. Slralandus Guilielmus C. 1151. Slraleriae Johannes q. Vassalli P. 1202. Strugonus Rainaldus P. 1184. Suzopilm P. 1166. T Tubacus Ido P. 1210, 1213. Turallus Rubaldus P. 1202, 1208, 1212. Teloica (De) Bonusvassallus C. 1135, 1142. P. 1133. Tornellus Guilielmus P. 1214. » Guilielmus films Ingonis P. 1191, 1198, 1205, P. 1214. » Guilielmus filius lohannis C. 1184, 11S6, 1193. P. 1179, 1181, 1197, 1202. Ingo C. 1169. P. 1199, 1203, 1211. Marlinus P. 1177, 1185, 1192, 1201, 1204, 1208, 1213, Turcim De Turca Amicus P. 1205, 1212. » lacobus C. 1184, 1187. » Lanfrancus C. 121G, Tunis Oberlus C. 1133, 1140. 1147. ( 478 ) V Vent-us Guilielmus C. 1144, 1149, 1157, 1105,1177, 1180, 118îi, 1189. » Ogerius o Oglerius C. 1148, 1157, 1170, 1175, 1179,1188; 1192. P. 1143. Simon C. 1190, 11^. » Thomas C. 1194. Velulus Lanfrancns C. 1133. » Rubaldus C. 1124, 1130. Vicecomes Angelolus P. 1184, 1180, 1191, 1199. » Bolericus C. 11 SI. » Corsus P. 1201. » Iacobus q. Angeloli P. 1207, 1213. » Rubaldus P. 1134, 1136. Voila (De) Balduinus P. 1200, 1204, 1207, 1210, 1213. » Berlololus P. 1204. » Bonifaciusq. Alberli P. 1201, 1203, 1205, 1207, 1212, 1214. » Bonifacius q. Iacobi C. 1212, 1215. -< Guilielmus Cassicii C. 1105. Guilielmus C. 1123, 1127, 1130, 1132, 1139, 1141, 1143. » Guilielmus Rubeus C. 1209. Ingo C. 1158, 1102. V. 1134, 1139, 1147. » Ingo P. 1200. » Ingo filius Ingonis (diclus de Flexia) C. 1173, H7:i, 1177, 1180, 1182, 1185, 1188. » Ingo filius Cassicii P. 1188. » lohannes Rubeus C. 1214. » Lanfrancus C. 1207. ( 479 ) Voltu (De) Marchio C. 1161, 1164. P. 1157. Oberlus C. 1213. » Paganus C. 1099 al 1102. Paganus (minor) P. 1105. Raimundus (diclus eliam de Floxia) C. 1180, 1190, 1210. » Rubcus C. 1185, 1187. Vulpe (De) Genuardus P. 1130. u Urselus vedi De Iiodulpho. Ususmaris Baldicio o Baldissonus C. 1158, 1104, 1176, 1179. P. 1154. >> Bonusvassallus P. 1170. » Guilielmus filius Bonisvassalli P. 1205. » Guilielmus filius Oberli P. 1181, 1199. » Oberlus (major) C. 1133. P. 1158. Oberlus (minor) C. 1192, 1209. » Rubaldus P. 1174. L Zerbiuus Guilielmus P. 1191. Zurlus Guidolus P. 1101, 1175. . . ■ . INDICE CRONOLOGICO DEI DOCUMENTI RIPORTATI IN QUESTO VOLUME IN.0 I. Anno 9j2. Indizione X. — Teodolfo Vescovo di Genova rivendica alla Chiesa della stessa città una vigna già concessa da lui al Prete Silvestro (Atto già pubblicalo ma ridotto qui alla vera lezione su una copia della Collezione Ageno (*) ) Pa8- 279. ’’ Il » 991 « VII. — Mense jamano. Oberto Marchese aggiudica all’Abate di S. Fruttuoso di Capo di Monte una selva (Dalla Collezione Ageno) pag. 513. » III. » 990 d X. — Mense octobris. Adalguda vedova di Pietro cede al Monastero di S. Stefano di Genova il dominio utile di una vi« gna e terra (Dalla Collezione Ageno) pag. 225. (’) Gli alti lutti anteriori al secolo XII clic fan parte della Collezione Ageno, furono con molta accuratezza raccolti in un volume dall'illustre Avvocato Francesco Ansaldo, e corredati da lui di accurati indici che mi riuscirono di grande utilità in questo mio lavoro. I documenti poi del secolo XII furono con diligenza copiali dall'Avv. Cornelio Desimoni già più volle lodato , e da Ini mi vernerò concessi. V. VI. ( -482 ) N.” IV. Anno iOOiì. Indizione IV. — 30 Maggio. Verbale di duello poi non avvenuto per il possesso della terra di cui è cenno nel numero precedente (Dalla Collezione Ageno) pag. 222. 1014 xil. — Mense julio. Adalberto Marchese dona una terra di sua spettanza al Monastero di S. Siro nella città di Genova (Dalla pergamena originale che serbasi nella Biblioteca della R. Università di Genova) pag. 319. 1**33 » i, _ Mense januario. Alberto Marchese fa dono al Monastero di S. Stefano di Genova di una terra arativa posta nella villa di Cavrasco o Carasco . presso Chiavari e di un prato vicino alla villa stessa ( Questo documento fu già stampato nei Monumenta Hi-sloriae putride Charlarum voi. I) pag. 521. I0M — Mense februario. Placito tenuto in Ra- pallo dal Marchese Alberto ed Az-zone per una selva di proprietà del Monastero di S. Fruttuoso di Capo di Monte (Già pubblicato dal Muratori nelle Antichità Estensi voi. I ) pag. 322. 1080 » II. — 5 Agosto. Privilegi (supposti) accordati dal Comune di Genova ai signori di Cogorno (Atto falso come provo, e tolto da un volume della Civico-Be-riana di Genova ) pag. 202. 1093 » II, — 5 Febbraio. Alberto e Guido Conti di Biandrate fanno convenzione coi militi della lor terra, pag. 170. I H 1 — Mense februarii. Lodo dei Consoli di Genova che stabiliscono doversi pagare alla chiesa di S. Siro la decima VII. Vili. IX. X ( N.° XI. Anno 1117. Indizione X. » XII. (senza data ma posteri » XIII. » 1134 » XIV. » H49 (giusta lo » XV » 1157 » XVI. » 1157 » » XVII » 1161 485 ) dai figli di Rustico di Casellifellone (Dall'edizione di CafTaro intrapresa in Genova nel 1828) pag. 259. — Mense seplembris. Concessione ai genovesi fatta da Ruggiero I Conle di Sicilia (Dal voi. I delle Considerazioni sopra la Storia di Sicilia del Canonico Rosario Gregorio) pag. 290. 1150) Convenzioni reciproche tra i genovesi ed i Marchesi Guglielmo ed Opizzone Malaspina (Da copia sincrona che serbasi negli Archivii generali del Regno in Torino ) pag. 525. Kl. — 5 Idus januarii. Sentenza pontificia a favore dell’Abazia di S. Siro contro il Capitolo di S. Lorenzo per le decime dei Carmadino ed Isole (Dagli Annali Ecclesiastici della Liguria del P. Schiaffino, Manoscritto della Biblioteca della Regia Università di Genova) pag. 509. stile pisano) e 1148 secondo il genovese — Indizione XI, 15 Kal. madii. Convenzioni dei Genovesi coi Pisani (Dalla Collezione Ageno) pag. 271. IV. — Breve della Compagna genovese (Dalla pergamena originale, proprietà del signor Marchese Gian Carlo Gentile) pag. 176. V. - Mense januarii. I Consoli genovesi ac- cettano e giurano i patti conchiusi dai loro legati col Re Guglielmo I di Sicilia (Dalla Collezione Ageno) p. 291. — Conferma della sentenza pontificia ac- cennata al numero XIII_, sulle decime dei Carmadino ed Isole (Dalla Collezione Ageno) pag. 511. .8 XVIU. XIX. XX. XXI. XXII. XXIII. XXIV. ( m ) Anno HCI. Indizione--Breve della Compagna genovese di quest’anno (Dalla dottissima opera del-I’ Eccellentissimo Senatore Cav. di Gran Croce Cibrario Ministro di Stato — Storia della Monarchia di Savoia) pag. 170. » 1166 » XIII.— Frammento del Breve della Compagna genovese di quest’anno (Dal Registro della Curia Arcivescovile di Genova Codice in pergamena dei RR. Archi-vii generali del Regno] pag. 194. » 1167 » XV.— 17 Luglio. I Lucchesi ed i Genovesi alleati tra loro si fanno scambievole facoltà di conchiudere tregua coi risani loro comuni nemici (Dalla Collezione Ageno) pag. 355. » 1169 » I. — Kal. julii. I Consoli genovesi dichiarano di aver ricevuto in prestito da due lucchesi ottanta libbre in denaro e quaranta in zafferano (Dalla Collezione Ageno) pag. 357. » 1172 » V.— P ridi e nonas marcias. Cristiano Arcivescovo di Magonza ed Arcicancel-liere del S. R. Impero promette ai Genovesi ed ai Lucchesi di mettere i Pisani al bando dell’impero (Dalla Collezione Ageno) pag. 548. » 1181. — Convenzione dei Genovesi col Re di Ma- jorca ( Edita dall’ illustre Silvestro de Sacy nel voi. XI, pag. 7 dei Mamis-crits et Exlrails de la Bibliollièguc da lìoì ) pag. 584. ' 1187. — I Consoli dei Placiti di Genova Ottone di Elia e Guglielmo Galleta approvano un contratto stipulalo tra l’A-bate di Santo Stefano e Bonvassalle di Cartagenova ed lngoneLongo(Dalla Collezione Ageno) pag. 566. N.0 XXV. Anno » XXVI. » » XXVII. » » XXVIII.» » XXIX. » » XXX. » « XXXI » XXXII. » XXXI11. . ( 485 ) 1188. Indizione V. — Munse febvuarii. Pace Ira le Repubbliche di Pisa e di Genova (Da diverse copie esistenti nella Biblioleca della R. Università di Genova) p. 568. 1188. — Convenzioni tra il Re di Majorca e Ge- nova ( Edita pure dall’illustre de Sacy nella Collezione citata al num. XXIII, voi. I, pag. M) pag. 382. H88 » V. — Die XIV septembris. L’Arcivescovo di Genova Bonifazio concede ad Oberto Spinola la facoltà di fabbricare la chiesa di S. Luca nella città stessa (Dalla Collezione Ageno) pag. 580. 1195 » XIII. — Kal. jan. Guglielmo Bocca, Ugone Ler-cario, e Lamberto Cane confessano di aver ricevuto delle somme in contanti da Nicola Leccanozze da parte del Comune di Genova (Dalla Collezione Ageno) pag. 590. 1195 » III. — Ugolino Mallone si confessa debitore di Nicola Mallone (Dalla Collez. Ageno) pag. 597. 1196 d XIV. — 15 Decembvis. L’Abate di Santo Ste- fano di Genova vende due pezzi di teria spettanti allo stesso Monasle-rio (Dalla Collezione Ageno) p.400. 1197 j XV,— 14 Aprilis. Giono, Ogerio, Giacone e Cibo delle Isole vendono al Monastero di Santo Stefano una parte di un molino di loro spettanza ( Dalla Collezione Ageno) pag. 401. 1197. — Montanaria figlia di Martino Corte vende una sua proprietà al Monasterio di S. Siro di Genova (Dalla Collezione Ageno) pag. 401. 1108 » XV.— 14 Gennaio. Malerba Della Porta, Boc-cuccio Della Porta e Gionata Della ( 48G ) Porla vendono la parto di un inolino che loro spella al Monasterio di S. Stefano di Genova (Dalla Collezione Ageno) pag. 345. N.° XXXIV. Anno 1198. Indizione XV. — 24 Febbraio. Tommaso Vento vende al Monasterio di S. Stefano di Genova la parte di un molino che a lui spetta (Dalla Collezione Ageno) pag. 344. » XXXV. » 1198 » XV.— 24 Febbraio. Beidie vedova del Visconte Baldizzone vende al Monasterio di S. Stefano di Genova la porzione di un molino di sua proprietà (Dalla Collezione Ageno pag. 544. » XXXVI « 1197 » XV.— 17 Gennaio. Donazione fatta da Gu- gliemo Rataldo al Monasterio di S. Stefano di Genova (Dalla Collezione Ageno) pag. 405. » XXXVII» 1199 » I. — Donicella vedova di Guglielmo Rataldo cede al Monasterio di S. Stefano di Genova ogni diritto che le compete sul luogo detto In Balnco (Dalla Collezione Ageno) pag. 405. » XXXVIII» 1208 » X. — 5 Maggio. Dichiarazione degli Abati del Tiglielo e di San Galgano eletti arbitri delle questioni tra Pisani e Genovesi sulla spedizione di uomini che questi volevano fare in Bonifazio (Da pergamena della Biblioteca delia Regia Università di Genova) pag. 419. » XXXIX >’ 1209 v XI.— 25 Aprile. Pace tra Genovesi e Pisani conchiusa dagli Abati del Tiglielo e di San Galgano (Da pergamena della Biblioteca della R. Università di Genova) pag. 422. * XU. » 121 fi j 111 — 25 Gennaio. Lodo dei Consoli di giù- N. XI,I. Anno 1234. » XLII. » 1230. » XL1II. » 1248. ( 487 ) slizia di Genova che accordano a Su-pergia vedova di Ogerio Cipolla la metà di una casa ( Da pergamena della Biblioteca della Regia Università di Genova ) pag. 453. — 24 Novembre. Valentino Scriba con- fessa di aver ricevuto dai Consoli del mare di Genova lire trentacinque (Dal fogliazzo dei Notai Ms. della Biblioteca Civica-Beriana di Genova) p. 217. — 14 Agosto. Carbone Malocello Console dell’ introito o gabella della canna cede ad Dgone di Rivarolo il diritto di riscuotere tale gabella nella riviera orientale ( Dal fogliazzo dei Notai) pag. 218. — 12 Giugno. Litulfo di Montaldo costi- tuisce suo procuratore Giacomo Mi-noreto perchè gli riscuota quanto gli debbono i Consoli del mare (Dal fogliazzo dei Notai) pag. 217. INDICE DELLE CITTÀ, PROVINCIE, TERRE, Dilli, MARI E 10NTI RICORDATI NEL VOLUME A Accon o Tolemaide in Siria Pag. 388. 393. Acqui in Monferrato 162. Africa 286. Aimcro o Castello Amè presso Arquata. Vedi Castello Ameo. Alba in Piemonte 278. Albenga nella riviera occidentale di Genova 219, 40’>, 412. Albissola nella riviera occidentale presso Savona 412. Alessandria d’ Egitto 406. Alessandria della Paglia 219, 278, 335, 393. Almeria in Ispagna 210, 270, 271, 286, 313. Ameglia nella riviera di Levante 262. Amiens in Francia 198. Anagni 512. Ancona 420. Andora (Valle di) nella riviera di Ponente 410, 414. ( 490 ) Antibo in Provenza 258. Antiochia in Siria 232, 30G, 390, 405, 415. Appennino ligure 238. Aquisgrana 165. Aragona (Regno di) nella penisola iberica 332, 403. Arles in Provenza 198 , 328, 409, 411, 426. Arocia Valle in riviera di Ponente 410, 4)4. Armenia (Regno di) 409, 434. Arborea (Giudicato di) in Sardegna 251, 315, 329, 330, 332, 335, 3G5, 388. Arquata nel genovesato al di là dei Gioghi 244. Asia 286. Asti in Piemonte 162, 278. Avignone in Provenza 411. Aymelium o Castrimi Aimelii vedi Aimero o Castello Ameo 244. B Bargagli Comune nella Provincia di Genova Mandamento di Torriglia Pag. 201. Barberia in Africa 272. Barcellona in Ispagna 268. Bavali o Bavari Comune nella Provincia di Genova, Mandamento di SI;iglieno 226, 259, 264, 280. Beauvais in Francia 198. Bergamo in Lombardia 162, 197. 198. Beyrut 253, 589. Bezières in Francia 198. Biandrate in Lombardia 169, 170, 171, 198. Bisagno torrente che lambe Genova al levante 231 , 437. Bisagno (Valle del) tutto il territorio bagnato dal torrente predetto ed anche le vicinanze 362. Bisamnis traduzione di Bisagno, dello pure Feritor 218, 544. Bobbio in riva alla Trebbia 412. Bologna 165, 168. Bonifacio, Bonifazio e Bonifacium città in Corsica sulle bocche del suo nome 366, 396, 399, 420, 423. ( «1 ) Borgo dei Pomari parrocchia ed antico feudo nella Valle-'Scrivia, Comune e Mandamento di Ronco 243. Borgogna 389. Bosco antico marchesato nel Monferrato cui dava il nome il luogo del Bosco nell’Alessandrino presso Frugarolo 411. Bossolo Castello dei Malaspina nella riviera di Levante 434. Brasile luogo nella Valle della Polcevera a levante di Genova 22(5. Brescia in Lombardia 390 Brugnato borgo nella Lunigiana sulla sinistra della Vara nel Mandamento di Godano, già sede vescovile, ora riunita a Sarzana 356. Bugeja città in Barberia 257, 317. Busalla terra in Val di Scrivia Mandamento di Ronco antico feudo deali Spinola 243. Cagliari in Sardegna Pag. 232, 252, 330. 332, 336, 351, 317. .Calabria nell’Italia meridionale 290, 392. Campobinello (Molini di) luogo in Val di Bisagno presso Staglieno 245. Camporsone e Campusursonis luogo in Val di Bisagno, parrocchia di S. Antonino di Casamavali 245, 246. Candia l’antica Creta 428. Canabu per Cannes in Provenza 382. Canianum in Toscana 3i5. Capo di Monte promontorio nella costa orientale del genovesalo che col rapo di Sestri forma il golfo di Rapallo 317, 322. Carignano e Carinianum collina or riunita alla città di Genova per uno stupendo ponte, ma che all’epoca della quale ragionasi nel volume, era da essa divisa per il Rivotorbido a levante dell’antica città 212, 431. Carmadinum luogo non lontano da Genova a principio della Valle della Polcevera secca (Vedi Cremain) 231. Cartagenova e Cartagenua luogo nella parrocchia di Molasana in Val di Bisagno 366. Capriata borgo poco distante dal fiume Orba e lontano da Novi un cinque miglia 411. Casamavali luogo sulla destra del Bisagno presso Staglieno 24i, 245, 279, 280 Vedi S. Antonino di Casamavali. ( 492 ) Caschi fellone or Castroiino luogo nella Polcevora secca vicino a Pederaoetn 239. Castelletto o Castelletto d’Orba or capoluogo di Mandamento nella Provincia di Novi 409. Castello Amèo, Amelio ed Ameo ed in latino Castrimi Aimclium sorgeva un poco lungi da Arquata ove veggonsi tuttavia alcuni ruderi di esso 214, 261, 416. Castello di Frascaro nella riviera di Levante 300. Castello della Pietra 350. Castrofino Vedi Caschifellone 239. Castrimi de via Regis Viareggio nel Lucchese 346. Castrimi Filcti in Toscana 334. Castrum Mutronis in Toscana 334. Caslrum Yenagli 327. Cavrasco o Caurascum luogo presso Chiavari 320, 321. Celasco terra già dei Malaspina in riviera di Levante 409, 431. Ceriana villaggio nella riviera di Ponente poco distante da S. Remo 4-12. Cetae Mons e Plebs, il primo è il Monte or detto del Riva tra il Borgo dei Fornari e Ronco; la seconda è l’attuale pieve del Borgo dei Fornari cho ritiene l’antico nome 243, 236. Chiappino antico Castello presso Voltaggio 238. Chiavadino in Toscana 419. Chiavari nella riviera di Levante 233, 320, 347. Cicagna (Valle di) Plecania nella Provincia di Chiavari 316. Cogorno antico feudo nel/a riviera di Levante 269, 299. Como in Lombardia 198. Corfù nelle isole ionie 425. Corsica 253, 268. Corvara antico Castello in Lunigiana 427, 429. Corvo 382, 385. Costantinopoli 272, 303, 307, 338, 362, 416. Cremain o Carmadinum luogo e parrocchia nella Polcevera sccca assai vicino a Bolzaneto 231. ( 493 ) I) Dema località presso Capodiraonle nella riviera di Levante Pag. 323. Diano nella riviera di Ponente 405. Drabeso località vicina ad Oneglia 240. E Egitto ed Egyplum Pag. 272, 534., Elba (Isola di) 350. F Feritor vedi Bisagno Pag. 281. Fiaccone e Flaconum antico Castello oltre l’appennino ligure non lungi da Voltaggio 258, 256, 270, 276. 504, 540, 414. Firenze 160. Formenteria una delle Baleari 385. Fontana paupera 265. Forcalquer in Francia 353. Fossatum aurae palalii, il fossato di Casamavali in Val di Bisagno 280. Fossatum S. Michaelis torrente or disseccalo a ponente dell’antica città di Genova 280. Fossatum de Vaioria presso Capodimonte 325. Francia 198, 219, 588, 589, 590. Frascaro antico Castello nella riviera di Levante 500, 540. Frejus in Provenza 240, 258. Gaeta Pag. 2G0, ( m ) (■allibassi in Toscana 345. Garbo e Garbum nel Marocco 272. Gavi e Gavium antico Marchesato sul Lemmo. È poco discosto da Novi 200, 275, 251, 325, 401 , 407, 410. Gaulum Gozzo isola presso Malta 238. Genova nominata di continuo. Per la topografia della città, e le diverse strade e parti di essa ricordate, vedi l’indice delle materie. Gerusalemme 205, 231 , 232, 304, 332, 364, 366. Germania 150. Gibelleto in Siria 232, 283, 355, 364. Gibilterra 416. Ginestea e Genestedo luogo e torrente in Val di Bisagno presso Quczzi 24). Giogo di S. Eusebio rupe in Val di Bisagno 226, 244. Grasse in Francia 219, 342. H Hispania Pag. 272, 382, 383. I Inghilterra Pag. 368, 388, 389, 390. Insula ;Molendinum de) nel Bisagno 345, 401. Italia 163, 197. Iugum vedi Giogo di S. Eusebio, lugum de Salem 327. Iugum de Scalizale 327. > L Lagneto feudo nella riviera di Levante Pag. 2C9, 409, 431. Laon in Francia 198. Lavagna e Lavania antico e celebre feudo nella riviera di Levante 214, 235, 24ì, 252, 325, 529, 540, 542, 547, 594, 416, 418. ( 495 ) Legnano in Lombardia 352. Lengueglia feudo nella riviera di Ponente ed or grosso borgo 212, 391. Lerici, Ylex Mons Ilicis sulla riva orientale del golfo della Spezia 350, 422. Lodi in Lombardia 163, 300. Lombardia 163, 301 , 335. Lucca in Toscana 163, 334, 335, 337, 345, 406. Luni antica città presso la sinistra della Magra (distrutta nell’849) 342. Lunigiana il paese compreso tra il Tirreno e l’Appennino lunigiano e le valli della Vara e della Magra sino a quella del Serchio 347. M Magonza in Alemagna Pag. 342. Maiorca una delle Baleari 381, 383, 384. 385, 391. Malta 415 , 425 , 426. Mamistra 233. Mantova 163, 168, 198. Marassi luogo sulla sinistra del Bisagno 212, 361. Marca di Genova 168. Mar di Provenza 261. Marocco 391. Marsiglia 258, 420. Massa di Lunigiana 348, 399, 436. Mauguio o Melguel in Linguadoca vedi Milgorium 268, 283, 288. • Mediterraneo ( Mare) 347, 393, 396, 426. Medolicum (Meurgo in dialetto) parrocchia nella Polcevera secca rimpetto a Cre-main Carmadinum 226. Mermi località in vai di Bisagno 245. Messana vedi Messina. Messina in Sicilia 246, 290, 595, 397. Mignanego villaggio e parrocchia in Val di Polcevera 414. Milano 197, 228, 317. Milgorium feudo antico in Linguadoca, ora quel luogo èchiamato Manguio o Melguel 268, 283, 288. Minorca una delle Baleari 270, 385. Modena 163, 198. ( 496 ) Molasana in vai di Bisagno 212, 561. Molendinum de insula in vai di Bisagno 344. Moline località in vai di Bisagno 245. Molinello luogo in vai di Bisagno 245. Monaco e Portus Monachi nella riviera di Ponente 173, 175, 177, 210, 272, 277, 591, 454. Mons Cetae vedi Cetae Mons. Mons Asinianus vedi Montesignano. Moni Albano. Colle or dentro le mura di Genova detto volgarmente Castelletto dal forte che vi fu eretto 280. Mont Allo Mons Altus antico castello e feudo poco discosto da Arquata in Valle di Scrivia 173, 175, 177, 244, 525. Monte Ceta Vedi Cetae Mons et Plebs. Mondasco antico feudo e castello in Liguria 258. Moneglia in riviera di Levante 549. Monferrato 566, 5S9. Monte Ilice Vedi Lerici 350. Monte Leone Castello edificalo in valle di Cicagna 516, 549. Monte Rotondo in riviera di Levante presso Celasco 434. Montoggio nei monti liguri all’origine della Scrivia 434. Monte du lìivù lo stesso che Mons Cetae 263. Montesignano nome attuale dell’antico Mons Asinianus in Val di Bisagno 226, 244, 245. Montpellier in Francia 198, 214, 267, 278, 288. Morassana o Molasana in vai di Bisagno 212, 561. Moriana Maurienne in Savoia 197. Mortedo collina a levante di Genova, ora quasi tutta dentro il recinto delle mura 265, 544. Murta collina e parrocchia in vai di Polcevera 240, 300. IV Napoletane (Provincie) Pag. 395. Narbona in Francia 198, 219, 278, 342, 351, 355. Nasci in riviera di Ponente 299, 411. Navarra 329. ( <97 ) Nimes 198. Nizza al mare Me ia 385, 454. Noli in riviera di Ponente presso Savona 212, 219, 411. Normandia in Francia 198. Novi estremo conline della Repubblica di Genova a tramontana 300. Noyon in Francia 198. o Oneglia nella riviera di Ponente Pag. 219, 240. 560, 405, 410, 414. V Padova 168. Palermo Panormum Pag. 290, 397, 598. Palestina 226. Parodi Paloudum Palodium 271, 304, 525, 530, 542. Pasturana feudo vicino a Novi 244. Paxanum feudo e castello or distrutto nella riviera di Levante 525: Pedemonte località nella valle della Polcevera secca 239. Pedenzucca feudo nella riviera orientale 255. Petralata località nella riviera occidentale 411. Piacenza 590. Piemonte 197. Pietra Bissara in vai di Scrivia 258. Pietra (Castello della) 550. Pieve di Visigna in Lunigiana 527. Pino località in vai di Bisagno 197, 212, 255, 272, 555, 561, 407. Pisa e Pisani nominali ad ogni pagina. Vedi indice per materie. Plebs Cisignac lo stesso che Pieve di Visigna 527. Plebs Lcivaniac vedi Lavagna 526. Plebs Scgeslri Sestri di Levante 326. Plebs Varengi 527. Plecania lo stesso che valle di (’¡cagna 310. Polcevera secca 259, ( 498 ) Poleevera verde 2:2(5. Pons Presbiteri Belardi in Bisagno 401. Pontecurone nel Torlonese 265. Porla Bellramen nella Lunigiana 525. Porlo Torres in Sardegna 529. Porlo Venere Porlus Veneris nella riviera orientale 173, 175, 177, 218, 255, 262, 277, 505, 504, 550, 541, 415, 425. Portus Delfinus volgarmente Porlofino nella riviera orientale 525. Pradellum Prele in vai di Bisagno 245. Pralo Larino presso Cavrasco vicino Chiavari 320, 521. Pratolungo nelle vicinanze di Arquata 244. Prele in vai di Bisagno Pradellum 245. Provenza 528, 550, 552, 557, 555. Provenza (Mare di) 260. Puglia nel Napoletano 592. Quarto presso Genova nella riviera di Levante Pag. 212-Quezzi Queci in vai di Bisagno 212, 226. 246. Quinto in riva al mare presso Quarto 212, 522. Rapallo nella riviera orientale Pag. 522. Ravenna 165, 554, Reggio in Lombardia 165. Rezio nella riviera di Ponente 411. Rigoroso in Valle-Scrivia 244. Rivalla 454. Rivara o Riva in valle di Bisagno 245. Q K Rivarolo Riparolum c Rivarolium nella valle di Poleevera 212, o0i, o26, Riviera di Ponente 406. Roma 159, 243, 300. ( 499 ) S S Angelo in Corsica Pag. 241. S. Antonio di Casamavali parrocchia nella valle del Bisagno 244. V. Casamavali. S. Cipriano colle e parrocchia in Polcevera a pochi passi da Pontedecimo 226. S. Egidio in Francia 267, 268. S. Eusebio vedi Giogo di S. Eusebio 24ij. S. Fruttuoso di Capodimonte nella riviera orientale 522. S. Galgano in Toscana 419, 421, 422. S. Giovanni d’Acri 283. Santa Margherita (Isola di) o Sanctue Margaritae Insula 259, 382. S. Martino d’Albaro 409. S. Michele di Castroiìno in Polcevera (Vedi Caschifellone) 259. S. Miniato in Toscana 345. S. Olcese nei monti liguri 245, 246. S. Petrus de Arena S. Pier d’Arena 211, 212, 254, 402. S. Quintino in Francia 198. S. Raffaele 240. S. Remo 263, 279 403, 406. Sardegna e Sardinia 515, 550, 545, 549, 564, 595. Sassello poco lungi da Varazze nel genovesato 419. Savigliano in Piemonte 215. Savignone nei monti liguri ad un’ora da Busalla 175, 175, 177. Savona e Saona 219, 325, 341, 560. Savoia 175. Serino in Bisagno 226. Sestri a levante di Genova 212, 522, 547. Seta vedi Cetae. Sicilia 289, 500, 555, 550, 391, 592, 595, 597, 402, 407. Sidone in Siria 589. Silvano ( Castello di ) presso Novi 560. Siracusa in Sicilia 507, 595, 402, 414, 41S>. Siria o Soria 252, 268, 272. Sori nella riviera di levante 531. Soria vedi Siria 272. ( 500 ) Spagna 270, 303, 304. Staglieno o Slajanum in vai di Bisagno 24!i. Stajanum vedi Staglieno 245. Struppa località in vai di Bisagno 212, 331. Sturla (Valle di) poco distante da Genova a levante 356. T Taggia nella riviera occidentale alla destra dell’Argentina Pag. 412. Tarascona in Francia ora nel dipartimento delle bocche del Bodano rimpetlo a Beaucaire 409, 411. Tassarolium Tassarolo teudo alla destra del Lcmmo nella Liguria settentrionale 244. Terpi località in vai di Bisagno 244. Terrasanta 504, 588, 590. Tiglieto (Monastero del) a piccola distanza dal Sassello 419, 421, 422. Tiro città d’Asia nella Fenicia 560, 589, 395. Tolemaide o Accon in Siria 388. Tolosa in Linguadoca 198. Torino 167, 169, 197, 198, 200, 210, 215, 234, 291, 507, 524. Torrazza, località tra le valli di Poleevera e Bisagno a settentrione di Genova 246. Torres in Sardegna 355, 565. Tortona sulla Scrivia 198, 200, 275, 278. Tortosa di Spagna nella Catalogna 271, 276, 513. Tortuosa in Siria 252. Trento nel Tirolo Italiano 162, 165. Tripoli di Barberia 196. 566. Tripoli di Siria 252. u Utica per Ivica una delle Baleari 585. ( 301 ) V Valenza di Spagna Pag. 275. Vallo di Bisagno 205. Valle di Cicagna vedi Cicagna 310. Valle di Lavagna in riviera di levante 203, 205. Valle di Merse in Toscana 419. Valle di Rapallo in riviera di levante 280. Valle di Sturla in riviera di levante presso Genova 280, 350. Vaioria (Fossato di Vaioria vedi). Varagine Vedi Varazze. Varazze o Varagine nella riviera di ponente sulla foce del Teiro a cinque miglia da Savona 175, 412. Veganego località in valle di Sturla 240. Vegoni o Vegori località in valle di Bisagno 240. Venezia 272, 429. Ventimiglia nella riviera di ponente 219, 233, 200, 270,354,394, 405, 407. Vercelli 102, 103. Vernazza nella riviera di levante a due ore ed un quarto da levante ed una delle così dette cinque terre 300, 418, 424, 425. Vezzano nella Lunigiana ad un’ ora circa dalla Spezia rimpello al confluente della Vara nella Magra 299, 324, 325. Viareggio Viaregis nel Lucchese 342, 340. Vignolum terra sulla destra della Scrivia rimpello a Serravalle 326, 327. Villafranca antico Castello presso Moneglia 349. Voltaggio Vultabium al di là dell’Appennino sulla sinistra del Lemmo 173, 175, 177, 238, 213, 244, 270, 274, 281, 304, 410. Volterra nella Lunigiana in Toscana 345. ( 502 ) Y Yères (Isole di) Vedi Hyères 105. Ylex e Mons llicis Lerici 425. z Zenestedo località c torrente presso la Valla Starla Pag. 246. INDICE PER ORDINE DI NOMI DI TUTTE LE PERSONE RICORDATE IN QUESTO LAVORO E CHE VIVEVANO AVANTI IL SECOLO XV A Abo o Abem Mncoinel Abdella Pag. 382. Abstulphus ludex Dominorum Regum 263. Adalasia filia Alvornacii 284. Adalbertus 224. Adalbertus Vassallus Marchionis Auberli 320. Adalbiertus Abbas Monasterii S. Syri 239. Adalguda filia q. Petri 222. Vedi Aldegonda. Adelaide Imperatrice 264. Adelardus De Burgo Consolé 388. Adelasina 289.. Adelfredus ludex 263, 318. Adeprandus 325. Advocatus vedi Iohannes Advocalus. ( 504 ) Agenulfus Badanus 298. Aidela filia Caftan uxor Oberlì Guarrachi 239. Airaldo Vescovo di Genova ed Ayraldns Episcopus Genuae 255, 23C, 237, 239, 310, 311. Alacer Fornator 378. Alamanno Della Costa Conte di Siracusa 414. Albericus Console 301, 518, 341, 354, 357. Albericus Castanea 553. Albericus De Porta Console 553. Albertazzo o Alberto Azzo 1 e li 522. Alberto 517. Alberto Conte di Biandrate 170, 171. Alberto di Bologna 420. Alberto di Gavi 268, 275. Alberto figlio di Alberto Marchese 522, 525. Alberto figlio di Oberlo Marchese 520, 521. Alberto Malaspina 405. Alberto Marchese 164, 165, 199, 265. 279, 523. Alberto Marchese figlio di Opizzone 524. Alberto Rapallino dei Signori di Lavagna 416. Albertonus Bancherius 297. Albertonus De Ansaldo de Ita Console 247. Albertonus Picius Console 562, 564. Albertus Arcarius de Campo 577. Albertus Bonicus 297. Albertus Castanea Console 555. Albertus de Camoggi 577. Albertus de Castellala 577. Albertus de Castro 576. Albertus de Crosa 577. Albertus de Fontana 574. Albertus de Mandello Potestà 402. Albertus de Mercato 576. Albertus de Palazzolo 531. Albertus de Petra 374. Albertus de Turca 203. Albertus de Val de Trebbia 578. ( 505 ) Albertus de Veriano Notarius 403. Albertus de Volta 237, 293. Albertus de Vulturi 377. Albertus Forestatus 378. Albertus Grillus 348, 430. Albertus Grimaldi 303. Albertus Lercarius 329, 334. Albertus Negalalem 374. Albertus Rizus 271. Albertus Vicecomes 370. Alcherius Aguxinus 296. Alcherius Bancherius 374. Alcherius Othonis de Mediolano 373, Alcherius Vecchi lucensis 343. Alda fìlia Guilielmi Stanconis 274. Aldebertus Abbas S. Syri 309. Aldegonda o Adalguda madre d’Ildoprando 164. Aldo de Villano 296. Alefredo Iudex 317. Alessandro III Papa 311, 312, 332. Alessio Imp'eratore 412. Alexander Iudex 263 Alexander Torsellus 293. Alfachinus magnus Eho Abraham 384, 383, 386. Algaburga Regina di Arborea 363. Alibanus Index 263, 319. Alinerius de Porla 331. Alinerius Merdempe 297. Allo Bonavacca 376. Alpanus 297. Altilia figlia di Oberto Malocello 288. Alvernacius 234. Amaurico Be di Gerusalemme 332. Ambrosio Conte figlio di Alberto Rapailino dei Signori di Lavagna 416. — Amiconus fraler lohannis Grittae 369. Amicus Amici de Cunizone 370. Amicus Amici Grilli Console 296. 362, 396. I ( 506 ) Amicus Baconus 574. Amicus Bolexenus lo stesso che Amicus Grillus 556. Amicus Bruscus o Amico Brusco Console 225. Amicus Bulzanelus 290. Amicus De Murta 211, 500, 304, 336, 338. Amicus Draperius 576. Amicus frater Ogerii Consulis januensium Messanae 290. Amicus Ganuxonus 373. Amicus Grillus Console 227, 294, 299, 303, 305, 308, 327, 328. 343, 356, 359, 362, 364, 374, 394. Amicus Guercius Console 410, 415, 417, 427. Amicus Alallonus Console 394, 406. Amicus Notarius et Index 265. Amicus Turcius o De Turca Console 415, 428. Amigonus De Castro o Castello Console 411, 415, 418, Anacleto Antipapa 253. Ancellinus de Caftan invece di Anselmus. Andalo de Cruee 376. Andatone di Zoagli 327. Andrea Marchese di Massa 436. » Andrea Pevere 201, 204. Andreas Abbas S. Stephani 223. Andreas Auriae o De Auria Console 559.-Andreas Boiamundi de Garaldo 451. Andreas De Carmadino Console 378, 426. Andreas Domuscultae Console 410. And,reas Grillus Console 416. Andreas Iudex 263. Andreas Piper 202. Andreas qui et Iohannes 314. Andreas Tabernarius 377. Andreas Pinctor 576. Anfossus Bancherus 572. Anfossus de Clavica 295. Anfossus Guercius 274, 275, 297. Anfossus Nata 297, 575. Angelerius De Mari. Vedi Angelolus. ( 507 ) Angelerius Magister scholarum (scritto così per errore invece di Ogerius) 239. Angelerius Mastorcius 370. Angelerius Pollesinus forse lo stesso che Angelus 295. Angelinus Rondanae 370. Angelotus De Caflara Console 300, 371, 392. Angelotus o Angelerius De Mari Console 300, 302, 304, 305. Angelotus Vicecomes, lo stesso che Angelotus De Mari Console 302, 304, 374, 391, 404. Angelotus Vitellus 377. Angelus De Camilla 372. Angelus De Fossato 377. Angelus Polizinus Console 417., Anna moglie di Bertololto di Palazzolo 331. Annaeus Bruscus (errore invece di Amicus Bruscus) 225. Ansaldo Cicala 328. Ansaldo Doria 274, 277, 283, 342. Ansaldo Ita 230, 285. Ansaldonus De Porta 334, 348. Ansaldus Astorri 290. Ansaldus Auria o De Auriae Console più volte 254, 255, 259, 270, 283, 284. 285, 389, 294, 300, 303, 306. Vedi Ansaldo Doria. Ansaldus Bisaccia per ishaglio invece di Rubaldus Bisaccia 331. Ansaldus Bavarius 375. Ansaldus Boccucius 297. Ansaldus Bononiensis 378. * Ansaldus Bufferius Console 358, 300, 365, 370, 390. Ansaldus Ceba o Cebae 329, 34S, 351, 573. Ansaldus Cigala 572. Ansaldus Cintracus 295, 294. Ansaldus Crespinus Console 247, 258. Ansaldus de Brasile Console 220. Ansaldus de Caffara (errore invece di Anselmus). Ansaldus de Caffaro o Pezulus 239. Ansaldus de Castello Console 404. Ansaldus de Castelleto 298. Ansaldus de Mari 430. 37 ( 508 ) Ansaldus do ili Irosa 29S. .Ansaldus de Morledo 274, 544. Ansaldus do Nigro o de Nigrone 294, 500, SUO. Ansaldus de Orlo 217, 578, 428. Ansaldus de Pavia 378. Ansaldus do Ponte 577. Ansaldus de Ruffino 290. Ansaldus Ferrarius 578 Ansaldus filius Cevollae 570. Ansaldus iìlius Guilielmi Bibensaqua 572. Ansaldus filius Guilielmi De Amico 297. Ansaldus Fornarius. 577. Ansaldus frater Anfossi Bancherii 572. Ansaldus frater Belinusti Vicecomilis 307, 57). Ansaldus Gabus 234. Ansaldus Golias Console 295, 504, 530, 341, 352, 555, 557, 500, 302, 573, 389. Ansaldus Grancius Philippi frater 372. Ansaldus Guarracus Console 501. Ansaldus ita 247, Ansaldus Ita pater Guidoti 298. Ansaldus Iudex 200. Ansaldus Leccavellum 570, 414. Ansaldus Lombardus 570. Ansaldus Luxius 573. Ansaldus Malfante Console 415. Ansaldus Mallonus Console 247, 254, 255, 256. 258, 202, 208, 209, 271,275, 294, 500, 502, 516. Ansaldus Malocellus frater Oberti 571. Ansaldus Montexellus 298. Ansaldus Nigrancius 295. Ansaldus pater Guilielmi 295. Ansaldus pater Iohannis De Infantibus 557. Ansaldus Pensalor 575. Ansaldus Picamilium Console 514, 515, 351, 359, 387. Ansaldus Picius o Pizo Console 270, 572. Ansaldo Prele 200. Ansaldus (Do) Plaloalonga 305, 328, 547 , 558. Ansaldus Sardena Console 254, 297, 341, 573. Ansaldus Silvanus 575. HI'rii Ansaldus Spinula Console 276, 278, 304. ( fì-,, ¿ A vyt-‘/ , y v i ' » Ansaldus Tabacus 572. Ansaldus De Yaragine 578. Ansaldus Voiadiscus 296. Ansaldus Zagal 357. Anseimo di Zoagio o Zoagli 236, 527. Anseimo Maestro e Canonico ed Elettore dell'Arcivescovo di Genova 309 ^ Anselmus Bufferius 571. Anselmus Buxonus 574. Anselmus Brunus 295. —Anselmus Bufferius 507. Anselmus Calderia 578. Anselmus Clarella 571; Anselmus De Caffara Console 276, 301, 505, 515, 541, 318, 359. 571. IR. Anselmus De Canali 379. Anselmus De Carmadino o Carmadinus 558, 592. Anselmus De Castro 569. Anselmus De Comago 578. Anselmus Do Gotizone 296. Anselmus frater Boni Bruni 573. Anselmus Garrius Console 238, 515, 336, 358, 370, 384, Anselmus Guarracus Rettore 399. Anselmus lrnae 569. Anselmus ltae 296. Anselmus ludex 265. Anselmus Lercarius 572. Anselmus Navarrus 575. Anselmus (errore per Ansaldus Ceba) 551. Anselmus (errore per Ansaldus Spinulaj. Anselmus (errore per Ansaldus Tanclcri de l'iatealonga ) 347. Antonio Del Carretto 217. Antonio (errore per Ansaldo Mallone) 268. Antonius (errore per Ansaldus De Auria). Antonius (errore per Ansaldus Ceba) 551. Antonius (errore por Ansaldus Spinula). Ardicio ex comitibus Blandradcnsihus 171. Arditus 296. Arduinus 529, 548. Arduinus Draporius 575. Aribertus 518. Arnaldo Brusco figlio di Amico 225. Arnaldo Della Torre dei Signori di Lavagna 262. Arnaldus Batligatus Console 241. Arnaldus Callegarius 577. Arnaldus De Sancta Fide 576. Arnaldus De Sanclo Thoma 576. Arnaldus De Turca 294, Arnaldus Iudex 264. Arnaldus Saonensis 575. Arnaldus Vacca 296. Arnulphus 295. Ascherius de Porta 572. Astorius 296. Atedrames 525. Attilia moglie di Corso di Palazzolo 531. Aubertus Advocatus 325. Aubertus Marchio 520. Augustinus do Bonovassallo 387. Ausegisus qui et Ingo 314. Aymelius de Begugio 376. Aymericus Cardinalis 312. Aymericus de Plobeto 245. Aymericus de Sancto Laurentio 372. Aymericus de Verduno 575. Aymonus 576. Azo 234, 244. Azone Marchese 265. ( 5H ) B Bachemus Pag. 341, 365. Vedi Lanfrancus Bacheinut. Bachemus Grossus 428, 431. Bachemus Lanfranci Bachemi Console 374, 418. Bagemus (errore per Bachemus) 341. Bajalardus 295. Bajalardus de Palio (scritto anche per ¡sbaglio Baluardus) Console 217, 295 e 413. Bajamundus de Soselia 379. Baldezonus Susiliae 295, 298. Baldilio o Baldicio Bociachensis Console 400, 421. Balditio Cutis Console 388. Baldilio o Baldicio de Muroruplo 376. Baldilio o Baldicio Lanfranchi Merenda 374. Balditio o Baldicio Guarracus 374. Baldilio o Baldicio Niger o De Nigro o De Nigrone 289. Balditio o Baldicio Scannabeccus filius Nicolai 380. Baldicio Ususmaris vedi Baldizzone Usodimare. Baldizzone De Mari 240. Baldizzono Fomario 276, 289. Baldizzone Usodimare Console 280, 283, 294, 301, 314, 340. 348, 382, 355. Baldo Bancherius 297. Baldo De Auria 378. Baldo Pulpus 295. Balduino vedi Balduinus De Castro. Balduino Re di Gerusalemme 364. Balduinus Bisaccia Consolo 413. Balduinus Cassina 372. Balduinus Cintracus 381. Balduinus De Cannecia 380. Balduinus (probabilmente) De Castro 270, Balduinus (Iohannis) De Castro 369, Balduinus De Dordona 373. ( m ) Balduinus l)o Medolico 307, 309, 415, 417, 427, 431, 434. Balduinus Do Soselia 370. Balduinus Do Volta o Balduino Della Volta 101,371, 400, 413, 417, 425, 430 Balduinus Gurrcius Console 278, 305, 307, 309, 381, 387. Balduinus Mortuussiti 370. Balduinus Mussus scritto per ¡sbaglio Mustus Consolo 421, 427. Balduinus Rubeus 372. Balduinus Sardona Console 417, 430, 432, 433. Balduinus Scotus 303. Balduinus Surpalor 377. Baldus Pigna 331. Ballicus De Castello 420. Barca Auriae 373. Barisone Giudice di Arborea 315, 335, 388. Barisone Giudico di Porto Torres 329, 335, 305, Barisone Re di Sardegna 342. Bardus De Sancto Donalo 375. Bartholomaeus Caputuiridis 380. Bartholomaeus Domuscultae 410. Bartholomaeus Guarracus 374. Barlholomaeus Magister 423. Bartholomaeus Porcellus 371. Bartolomeo Defornari Notaio 217. Bartolomeo Scriba 200. Beatrix Comitissa 288, 289. Beghino Signore della Corvara 427. Belardus Presbyler 343, 401. Beldies uxor quondam Bauditionis Vesconti 344. Belengarius de Burgo 377. Bella 379. Bellamutus Console 241, 242, 240, 258, 200, 202, 207, 290, 334, 347, 362. Bellenda moglie di Oberlo Malocello 288. Bellonus Callegarius 377. Bellusbrunus de Castello Console 309, 391, 390. Belmoslo fratello di Ansaldo 307, 334. Belmustus Lercarius 398, 404, 400, 408, 409, 414. Belmuslus Lercarius giunioro (Console) 406. ( »13 ) Belmuslus Vicecomes 371. Beltrame di Marino 307. Beltrames Christianus Potestas Januao 404. Beltramcs de Carcano 317. Beltrames de Savignone Console 400. Beltrames Rubaldi de Trasi 376. Bencdictus seu Hubertus 314. Bentevegna 378. Bcrardus Abbas S. I'ructuosi 325. Berardus Index 265, 322. Berardus (o Berardo) Tacchinus 297, 3‘i7. Bcrizo Anseimi 323. Berlengerius De Mari 374. Berlengerius Ususmaris 380. Bernardo Conte di Milgori 288, 289. Bernardus Callegarius 375. Bernardus De Aspirano 296. Bernardus De Treselio 380, Bernardus fraler Guilielmi Rapailini 377. Bernardus Morectus 379. Bernardus nepos Rubei Bancherii 376. Bernardus Panciae 376. Bernardus Placentinus 433. Bernardus Siricarius 379. Bernardus Vitalis 296. Bernicio De Campo Console 405. Bernicio frater Corsi De Mari 240. Bernizzonus 271. Berranus 379. Berrominus 374. Berrominus o Bezzominus De Campo Console 389. Bertolotlo di Palazzolo 331. Bertolotus Carexia 379. Berlolotus De Cavi 380. Bertolotus De Murta 297. Bertolotus De Volta 361, ilo. Berlolotus Rovedus 376. ( »1* ) Berlordus Bonzella Causidico di Pavia 435. Bertramus Da Marino 294, 500, 307. Bertramus fraler Lanfranci Richerii 371. Besazza o Bisaccia vedi Rubaldus Bisaccia. Bisaccinus filius Rubaldi Bisacciae Console 354, 363, 372, 384, 387. Blancardus 295, 370. Blancus Canonicus 387. Blancus De Brasili 379. Blasius iilius quondam Salae 370. Boabram vedi Alfachinus 481. Boadele Re di Valenza 275. Boccius De Recco 374. Bocculius Capitisgalli Console 418. Boccutius De Mari 329. Boccutius De Porla 343. Boemundus 348. Boemundus Boiemundus e Boiemons de Odone de Garaldo Console , 257, 259, 269, 276, 285, 286, 287, 299, 302, 306, 336, 3o9, oi0, o48 e 351. Boemondo figlio di Raimondo Principe d’ Anliocbia 405. Boemondo Principe d’Antiochia 390, 405, 415. Bolencus (errore per Botericus). Boleto Buflerio 236. Bolsus ludex 423. Bombellus o Bonobellus 241. Bombellus de Burgo 241. Bonaccursus de Bonnccurso 317. Bonaventura de Castro 375. Bonavita 377. Bonavita Gavarinus 377. Bongiovanni Notaio 216. Bonico q. Adalberli Vassalli 320. Bonifacio Arcidiacono di S. Lorenzo 367. Bonifacio Arcivescovo di Genova 386, 412. Bonifacio Boccuccio 274. Bonifacio De Mari 240. Bonifazio di Piazzalunga 328, 339. ( 515 ) Bonifazio Marchese di Cravesana 393. Bonifacius Abbas S. Frucluosi do Capite Montis 3 17. Bonifacius Alpanis 297. Bonifacius Bonicardi 374. Bonifacius De Burgeto 298. Bonifacius De Guidone de Rustico de Erizone 589, 413. Bonifacius De Segnoraldo 296. Bonifacius De Volta 370, 419. 430. Bonifacius De Volta quondam Alberti 408, 411, 414, 417, 428. Bonifacius De Volta quondam lacobi 426, 428, 452. Bonifacius lilius Rainaldi Gauxonis 293. Bonifacius frater Donidei De Guidone 370, 421. Bonifacius frater Raimundi De Flexia 370. Bonifacius Gallus 296. Bonifacius Lamberti 291. Bonifacius Mortuussiti 297. Bonifacius Oliverii 370. Bonifacius Roza 296. Bonifacius Tarigus 572. Bonifacius Vicecomes 298. Bonobellus o Bombellus 241. Bonobellus De Mari 575. Bononiens 580. Bonus Arcantus 575. Bonusbellus Calignanus 297. Bonus Brunus 375. Bonus de Archa 3S8. Bonus de Iterio 247. Bonus de Soselia 577. Bonusdies 579. Bonusrespectus 570. Bonusinfans de Domoculta 541. Bonusinfans de Mercato 574. Bonusinfans Scrivano 260. Bonusiohannes 304. Bonusiohannes de Caparagia 378. Bonusiohannes de S. Petro de Arena 576. (516 ) Bonusiohanncs lìlius Bonirospecti ."70. Bonusiohanncs Malusfiliastcr 294. Bonusiohannes Notarius 304, 380. Bonusiohanncs Scriba Furitanorum 372. Bonusmalus Do Medolico 220. Bonussenior Do Campo 297. Bonussenior De Sanclo Thoma 380. Bonussenior Mallonus 207. Bonussenior Rufus 271. Bonusvassallus 325. Bonusvassallus Arcantus 408, 434. Bonusvassallus Asdenle 375. Bonusvassallus Augustae 373. Bonusvassallus Barbavariae filius Nicola© Console 309, 417, 421, 426. Bonusvassallus Barucius 298. Bonusvassallus Botacius 370. Bonusvassallus ßrunus 563, 565. Bonusvassallus Brussedus 428. Bonusvassallus Bufferius 506, 507. Bonusvassallus Bursa 297. Bonusvassallus Calignanus 297. Bonusvassallus Caputgalli 294. Bonusvassallus Cima de Mari 274. Bonusvassallus Crollamonte 380. Bonusvassallus Crosta 577. Bonusvassallus de Advocalo 296. Bonusvassallus de Antiochia 255, 335, 341, 550, 572. Bonusvassallus de Archa 349. Bonusvassallus de Bonobello 572. Bonusvassallus de Bonohominc 255. Bonusvassallus de Borgogna 578. Bonusvassallus de Cartagenova 566, 371. Bonusvassallus de Cassino Notarius 218. Bonusvassallus de Castro o de Lamberto Medico 284, ,286, 287, 294. .”01,506, c 514. Bonusvassallus de Colonnata 577. Bonusvassallus de Ghisulpho 257. ( 517 ) ßonusvassallus de Lamberto Medico (V. Bonusvassallus de Castro). Bonusvassallus de Mastaro 297, 573. Bonusvassallus de Medolico 220, 296, 329. Bonusvassallus de Odone de Garaldo Console 247, 252, 258, 259, 267, 285. Bonusvassallus de Panduipho 373. Bonusvassallus de Primo 274, 297. Bonusvassallus de Sturla 381. Bonusvassallus de Tetoica 253, 255, 262. Bonusvassallus Eliae 297. Bonusvassallus Flominisdei 373. Bonusvassallus Malusfiliaster o Malüliastcr 296, 370. Bonusvassallus Ribaldi Guercii 296. Bonusvassallus Scutarius 376. Bonusvassallus Vicecomes Notarius 434. Bonusvassallus Vitalis 380. Bonusvassallus Ususmaris 339. Bonusvillanus 377. Bonusvicinus de Campo 257, 295. Bonvicino 277. Bos filius Boccacii 372. Bollarius Auriae Console 365, 373, 413, 417, 421. 427, Ì51. Botericus Amici o de Amico 277. ^ . ”1__ ' / Bottinus 378. Bovus Notarius et ludex 265. Braidem 295. Bruciaboscuin 376. Bruningo Vescovo d’Asti 102. Brunus Faber 378. Bucella de Castro 269. Buconus 297. Bulzanelus 260. Burgundio Zocolarius 380. Burnengus o Burnenacus 318. Bullcratus 329. ( 518 ) c Caffarius Guidonis de Mari 572. Caffarus Consolo e Scrittore 202, 204, 203, 208, 211, 212, 213, 214, 215 22G, 231, 233, 239, 242, 240, 247, 236, 237, 260, 261, 262, 268, 269 270, 273, 273, 284, 288, 299, 507. 308, 309, 311, 312, 343. Caitus do Campo 577. Caputorgolii o C.iputorgogii 538, 561. Carbone Malocello 218, 434. Cardinalis Voiadiscus 370. Carentius de Soselia 577. Carlo Magno 163, 163. Carolus Burgundio 371. Carolus De Batiano 431. Cassicius de Volta 563. Castanea Arcantus 375. Castellus De Fossato 580. Castellus De Sancto Petro de Arena 379. Causa Magister 387. Ceba Console 262, 269, 298. Celdo ludex Dominorum Regum 263. Celestino Papa 599. Christianus. Vedi Cristiano, Cibo De Insulis 401. Ciriacus Episcopus 311. Cittadinus 579. Clemens Papa III 581, 586. Cocorninus De Cogorno 201, 202. Conradus Botarius 298. Conradus Bucae Asini 370. Conradus Callegarius 579. Conradus ludex 264, 265. Conradus Mazzanellus Episcopus 541. Conradus Porcellus 271. Conradus Rufus de Curia o de Curie 278. Contardus Rufus 306. ( 519 ) Corrado Conte di Ventimigiia 268, 379. Corrado di Monferrato 424, 434. Corrado di Monferrato Signore di Tiro 389, 393. Corrado Malaspina 424, 434. Corrado II 160, 163, 170, 398. Corsus de Palazzolo 331, 333, 348, 387, 392, 394. Corsus Serrao de Mari Console 197, 208, 240, 302, 312, 313. Corsus Sigismundi 271, 294, 313, 316, 331, 332, 343. Corsus Vicecomes 388, 367, 369, 408. Cristiano Arcivescovo di Magonza 342, 344, 348. Crollamons 298. Crollus 376. Crollus Ferri 379. Cunibertus Notarius et Judex 264. Cunradus Imperator 321. Cunradus, seu Idiberlus, testi* 322. D Dagoberto Patriarca di Gerusalemme Pag. 231. Dandala nipote di Guglielmo Guercio 429. Daniel Auriae 232, 370, 421. Daniel Vacarus 370. Demetrio Macrapolita 208. Deustesalvet e Diotisalve 277, 397. Dodo Advocatus 236, 242, 311. Dodo Bufferius 388. Dodo (vel Doderius) de Advocato 239. Dodo de Albericis 277. Dodo de Bargagi 377. Dominicus Judex 266. Donatus Bottarius 379. Donatus Gobbus 298. Donatus de Magnerri 372. Donicella uxor Guilielmi Rataldi 405. r ( 520 ) Donura Dei Causidicus 374. Donum Dei Curii 402. Donum Dei de Campo 418, 425. Donura Dei do Guidone 217, 270, 408. Donura Dei de Ilerio 205. Donura Dei do Peli 574. Donimi Dei Modiusferri 570. Drogo de Sancto Laurentio 571. Drudo Usodimaro 250. Drudo Marcellino Poleslà di Genova 598. Dunaborlo Patriarca 205. Elinir Sublimis Abo Macomet Abdella filius Isaliac Ebu Macbmel Ebu Alì Pag. 582, 585. Elyas 254, 257, 259, 201, 207, 570. Elyonus De Clavica 570. Embriacus frater Guilielmi Embriaci 5(59. Embronus 294. Emmanuele Comneno Imperatore di Costantinopoli 505, 510, Enrico Bianco dei Conti di Lavagna 594. Enrico Brusco 223. Enrico Burone 202. Enrico Di Negro 252, 560, 575. Enrico Doria 500. Enrico figlio di Enrico Marchese di Savona 500. Enrico Guercio 278, 285, 285. Enrico Marchese di Savona 549, 500. Enrico Pescatore Conte di Malta 415, 425, 420. Enrico III 162, 105, 170. Enrico VI Imperatore 216, 519, 540, 555, 506, 592, 594, 395, 390, 407. Enrico Treco Conte Palatino e Signore di Accon 395. Enricus vedi Ilenricus. Erode De Mari 454. Vedi l/erodes. r ( 521 ) F Fabiano Crispino Pag. 254, 253, 237, 371. Federico I Barbarossa 103, 216, 284, 306, 307, 313, 510, 530. 552, 543, 531, 533, 591. Federico II Re di Sicilia ed Imperatore 216, 407, 429. Federicus de Albericis Console 538, 571, 400, 408. Federicus Grillus 429. Ferminus 296. Filardo 274. Filippo di Giusta 306. Filippo di Lamberto 186, 194, 195, 196, 271, 5tì4, 507. 552. Filippo II Re di Francia 589, 590-Filippus vedi Philippus. Firaerri Balistarius 378. Folchirio Balbo, fratello di Guglielmo, figlio di Fulcone di Castello 290. Folcliino figlio di Anseimo di Castello 590, Forlis de Camogi 576. Fredentio Contardus vedi Fredenzonus. Fredentio Idonis Contardi 538. Fredentio de Quinto 576. Fredentio Sagittarius 580 Fredenzone di Sosiglia 274, 296. Fredenzonus Contardus o Gontardus 274, 276, 285, 294, 299, 529, 551, 559, 545, 548, 555, 563, 566, 570. Fredericus Albericus o de Albericis 400, 408. Fulcbinus filius Anseimi de Castro 569. Fulco de Castro o Castello 562, 566,567,569,381,587,419,590,414,417, -126,452. Fulco Gandulpbi Boccacii 574. Fulco Guiliae Comitissae 533, 560. Fulco Lucensis 378. Fulco Raynaldus 571. Fulco Socius Caparagiae 580. Fulco Spezzapedra Console 591, 393. Fulcone ButTerio 307. Fulcone di Castello Ambasciatore 590, 596, 406. 10 1' Afr r ( 522 ) G Gafforius Pag. 37(i. Gajolus Arlae 291. Galganus do Sancto Galgano 419, 420, 421, 422. Galopinus Mortuussili 372. Gandulphus Alcoracius 373. Gandulphus Alpanis 296. Gandulphus Bacheinus 348. Gandulphus Buccafura 298. Gandulphus Callegarius 378. Gandulphus Cappi 378. Gandulphus Cognatus Cebae 296. Gandulphus De Beliarda 378. Gandulphus De Burgo 298. Gandulphus De Constanlio 344, 348. Gandulphus De Gotizono 296, 35S. Gandulphus De Matrona 28S. Gandulphus Gallula 296. Gandulphus Lucensis 360. Gandulphus Muscelica 296. Gandulphus Papacicce 377. Gandulphus Picamilium 294, 299, 300, 373. Gandulphus Piletus 296. Gandulphus Rufus 233, 237, 259. Gandulphus Scriba 523, 571. Gandulphus Vicecomes 279, 282. Gattilusius 296. Genuardus de Toselio 376. Genuardus de Vulpe 247. Georgius de Mercato 376. Georgius Pedicula filius Oberti 370. Gerardo Della Torre 262. Gerardus De Castro 374. Gerardus Scotus 357. Gerentius 297. ( m ) Getius Lambertus 234, 264, 295. Gezo Notarius 323. Gherardo de Fauronis 420. Gherardo Visconte 400. Ghisulphus de Campo 364, 373. Gibertus Bancherius 298. Ginotus erroneamente per Guidotus. Gionata Crispino 496, 271, 300. Gionata Della Porta 429. Giordano di Zoagli 251. Giovanni Avvocato 396. Giovanni Chierico 162. Giovanni Della Volta 203. Giovanni Malocello 236. Giovanni Prete di S. Damiano 309. Giovanni Scrivano 307. Giovanni Straleria 217. — Giovanni Tossico 288, 298, 307. Giovanni Vescovo di Genova 222. Girardus Bertelli 570. Girardus Burgundio 377. Girardus Cognatus Arnaldi 376. Girardus de Fossato 380. Girardus De Montanano 433. Girardus De Tellieto 422. Girardus Petrelli 370. Giselbertus Cavaruncus 296. Giseprandus Judex 263. Giso Sardena 295. Gisulphus Judex 264, 265, 266. Giulia Malocelli 288. Giusta moglie di Boemondo di Ottone di Garaldo 336. Godenzio 375. Godo figlio di Lamberto Avvocato 164. Godus Merlonalellus 298. Goffredo Re e Signore di Gerusalemme 305. Gontardus 224. 3S ( 524 ) Gotoerrus 298. Gotofrodus 318. GotolYedus Haeres Thomao Scavini 280. Gotofrodus Iudex 303, 204, 318, 319. Gotofrodus Vicecomes Pisanoruni Potestas 422. Gracianus Arcarius 377. Granarius 377. Granarius De Mercato 376. Gregorio VII 158. Gregorius De Valderico 374. Griffus De Albericis 298. Griffus De Mediolano 370. Grimaldus Advocatus 373. Grimaldus De Castro 375. Grimaldus De Grimaldo q. Oberti 305. Grimaldus filius Olhonis Cannellae 305, 339, 362. Grugnus De Montemagno 337. Gualterius Episcopus Lunensis 422, 423. Guascus De Volta 370. Guelfus Pisanus 423. Guibertigius 330. Guido Abbas 343, 344, 366, 400, 401, 403, 405. Guido Aguzinus 398. Guido Auriae per errore invece di Guido Spintila 409. Guido Callegarius 378. Guido Corsi 169, 179. Guido De Cassinis Pisanus 423. Guido De Novaria 397. Guido De Olasca 397. Guido De Rezo 374. Guido De Rustico de Rìqo o de Erizone 335, 231, 333, 339, 352. Guido De Sigeslro 376. Guido Guerra Conte di Ventimiglia 300. Guido Laudensis 304. Guido Malum in ventre 373. Guido Pellissarius 375. Guido Pisanus 377. ( m ) Guido Portovarius 377. Guido Spinula 331, 333, 330, 337, 339, 356, 358, 373, 387, 408, 411, 430, 423, 433, 434. Guido Testis 398. Guidone di Lodi 300, 301. Guidone Olafer 375. Guidone Polesino 434. Guidotus Ansaldi Itae 398, 330. Guidotus De Nigrone 339, 334, 351, 354. Guidotus Torsellus 395. Guidotus Zurlus 304, 348. Guifredotto Grassello Potestà di Genova 409, 410, 411, 412. Guiginus 374. Guiglielmo Arcivescovo di Cagliari 333. Guiglielmo Boccanegra 306, 378. Guiglielmo Di Baldissone Fornario 389. Guiglielmo Di Bongiovanni 101, 413. Guiglielmo Di Enrico 400. Guiglielmo Di Forcalquerio (Conte) 353. Guiglielmo Di Massa (Marchese) 348. Guiglielmo Di Monferrato 330. Guiglielmo Di Montpellier (Conte) 367. Guiglielmo Di Negro 419. Guiglielmo Di Rodolfo 311. Guiglielmo Doria 337, 431. Guiglielmo figlio del q. Enriguinus de Poensolo 434. Guiglielmo Magro 420. Guiglielmo Malaspina 436. Guiglielmo Re di Sicilia 389, 390, 391, 393, 300, 350. Guiglielmo Rosso 333. Guiglielmo Visconti 377, 395. Guiglielmo Vivaldi 377, 306. Guilencio Grassus 377. Guilia Comitissa 355. Guilielmotus Ciriolus 296. Guilielmus Aldonis 369. Guilielmus Alverniae 374. ( 526 ) Guilielmus Aradellus 295. Guilielmus Aralro 298. Guilielmus Arnaldi 295. Guilielmus Asarius 577. Guilielmus Auriae o De Auria 306, 339, 550, 386, 358, 360, 363, 361, 36!(, 373, 130. Guilielmus Balbus 319, 375. Guilielmus Barca 257, 259, 260, 111. Guilielmus Battifolium 575. Guilielmus Beacquao 298. Guilielmus Becherius Consolé 108. Guilielmus Bibensaqua 372. Guilielmus Blancus. Guilielmus Bonifacii de Ilerio 355. Guilielmus Bonisenioris 374. Guilielmus Bottego 296. Guilielmus Brussedus 257. Guilielmus Bucca 599, 598, 108. Guilielmus Bufferra o Buflerius 253, 239, 253, 269, 271, 278, 301, 301,328 Guilielmus Bulla 571. Guilielmus Buronus 257, 271, 289, 291, 300, 305, 506, 510, 360. \ s-* Guilielmus Caecusvagus 371. Cuilielmus Callegarius 378. Guilielmus Calligaepallii Notarius 535, 331, 339, 312, 311, 31á, 371. Guilielmus Calvus 371. Guilielmus Camuginus 296. Guilielmus Caparagia 278. Guilielmus Caputorgogii 306. Guilielmus Casiccius o Caxiceus De Volta 508. Guilielmus Cassinensis Notarius 228, 511, 100, 101, 101. Guilielmus Castaldus 578. Guilielmus Cavaruncus 503, 501, 506, 315, 351, 511, 350, 352, 556. Guilielmus Cicala 191, 208, 278, 286, 287, 291, 299, 301, 305, 505. 527 e 328. Guilielmus Crespinus Consolé 108. Guilielmus De Arabia 102. Guilielmus De Arcu 100. ( 527 ) Guilielmus De Balnco Console 418, 425. Guilielmus De Bonobello 241, 247, 258, 276. Guilielmus De Castro 569, 408. Guilielmus De Columba 260. Guilielmus De Gaeta 373. Guilielmus De Guiscardo 371. Guilielmus De Horlo Console 421, Guilielmus De Infantibus Console 425. Guilielmus De Mauro De Platealonga 240, 230. Guilielmus De Nigro 247, 239, 274, 399, 403, 414, 418, 4l9, 423, 424, 426. Guilielmus De Palio 406, 411. Guilielmus De Ripa Iudex 283. Guilielmus De Volta 240, 242, 246, 232, 238, 261, 267, 299, 508. Guilielmus Embriacus Console 205, 231, 256, 259, 563, 569, 407, 418, 419. 422, 428. Guilielmus Embriacus filius llugonis Console 421. Guilielmus Embriacus frater Nicolae 369, 418, 423. Guilielmus Ficusmatarius 408. Guilielmus Fornarius 330, 536, 571, 596, 398. Guilielmus Galleta Console 328, 363, 366, 570. Guilielmus Guercius Console 275, 407, 418, 419, 426, 428, 429. Guilielmus ludex 208. Guilielmus Iudex De Drubeco 240, 245. Guilielmus Iudex De Novaria 266, 268. Guilielmus Lercarius Console 567, 569, 572, 596. Guilielmus Longus 548, 330, 535. Guilielmus Lusius 256, 234, 237, 261, 267, 268, 269, 273, 283, 284, 286 e 287. Guilielmus Malabitus 252, 239. Guilielmus Malaspina 523, 403, 456. Guilielmus Mallonus 548, 532, 534, 536, 360, 562, 567, 569, 404. Guilielmus Malusaucellus 239, 260, 574, 275, 288, 294, 572, 417, 425, 424. 2 r ^ Guilielmus Modiusferri 534, 360. Guilielmus Mussus 273. Guilielmus Niger 256, 258, 268, 271, 274, 277, 285, 329, 541, 347, 354, 363. Vedi De Nigro. Guilielmus Nata 529. ( ÍJ28 ) Guilielmus Pancrius 39!). Guilielmus Panzanus 100. Guilielmus Pcllis 273. Guilielmus Permitial 404. Guilielmus Pezulus 239, 257, 262. Guilielmus Picamilium Console 201, 202, 242, 246, 232, 270, 274, 275,277, 297, 357, 373, 406. * Guilielmus Pignolus 436. ' Guilielmus Piper (o Pevere) 201, 242, 243, 251 , 257, 259, 244, 273, 275. Guilielmus Porous 236, 252, 2G7. 284, 286, 287. Guilielmus Rataldus 403, 405. Guilielmus Rocius, Roza o De Roza 399, 402, 406, 410, 421. Guilielmus Rubeus Do Volla 421. Guilielmus Russus 259. Guilielmus Sardena Ansaldi 417. Guilielmus Sardena Rinaldi 418. Guilielmus Scivorellus 417. Guilielmus Scriba 161, 413. Guilielmus Siculus (errore) 300. Guilielmus Spavaldas 415. Guilielmus Spinula 418, 419. Guilielmus Stanconus 274, 278, 285, 286, 287, 294, 299. Guilielmus Stralandus 253, 271, 276, 307. Guilielmus Tornellus 400, 409, 414. Guilielmus Tornellus Ingonis 364, 371, 402, 421. Guilielmus Tornellus Johannis 410. Guilielmus Ursetus filius Nicolae De Rodulpho 355. Guilielmus Ususmaris 250, 259. Guilielmus Ususmaris Bonivassalli 411. Guilielmus Ususmaris Oberti 407. Guilielmus Ventus 267, 273, 275 , 289, 306, 307 , 328 , 333, 353 , 354, 357, 363, 370. Guilielmus Vivaldi, 277, 306. •*% Guilielmus Zerbinus 210, 348, 358. Guiniginus Judex 266. Guirardus De Murta 413. Guiscardus Bolacius 296. ( 529 ) Guiscardus filius Iluslici do Caschifellone 209, 239, 243, 289, 268, 269, 312. Guiscardus Magistcr 287. II llenricelus Slurzolus 371. Henricus Bonicus, frater Merlonis de Caslro el Guilielmi Balbi 369. Ilenricus Caballus 377. Henricus Cicala 408, 415. Henricus Collum Gruis 380. Henricus Contardus 339, oil, 352, 370. Henricus Crosus 375. Henricus Dardella nolarius 281. / Henricus de Auria 289, 292, 294, 300, 306, 346, 364. O* ( Henricus de Bosco 378. Henricus de Braio nolarius 281. Henricus de Domoculta 373. Henricus de Emilia 381. Henricus dc Insulis 376. Henricus de Molazana 376. Henricus de Murta 359. Henricus de Nigro 393, 493, 409, 417, 421, 422, 423. Henricus Detesalve 372, 408, 424. Henricus de Volla 370. Henricus Domuscultae 408, 411, 424. Henricus filius Lanfranci Grancii 371. Henricus Fledemetius 380. Henricus frater Lanfranci Cigalae 371. Henricus Ericca 378. Henricus Guercius 257, 271, 283, 303, 402, 430. tM/ & VA Henricus Imperator 319. Henricus Jofredi 297. Henricus Judex 297, 328. Henricus Leccavellum 393. Henricus Mallonus 328, 330, 333, 318, 408, 413, 416, 418. Henricus Malusaucellus 301, 329. ( 530 ) Henricus Marchio 378. Henricus Mazsl 296. 408 Henricus Medicus 298, 374. Henricus Nevilella 570. Henricus Pelliparius 370. Henricus Piccamiliura (console) 569, 373, 389. Henricus Roza, o Rosa 247. Henricus Tolzani 575. Henricus Vitalis 575. Herodes de Mari 429, 434. Homodeus 297. Honoratus Johannis Boleti 371. Hospinellus Bonicus 574. Hospinellus Tartarae nepos 577. Hugo Albericus, console 543, 347, 359, 389, 396. Hugo Bernardus 378. Hugo Burgundio 380. Hugo Callegarius de Burgo S. Stephani 404. Hugo de Astore 569. Hugo de Baldicione 375. Hugo de Baldicione Fornario 289, 294, 505, 508, 551, 354, 557, Hugo de Bianco 579. Hugo de Casamavali 400. Hugo de Cavateci 577. Hugo de Domoculta 575. Hugo de Elia 277. Hugo De Novaria 381. Hugo Embriacus, console 395, 598, 423. Hugo Embriacus, ßlius Nicolae 369. Hugo, (errore per Ingo, q. Cassidi de Volta) 367. Hugo Fornarius, console 400. Hugo, frater Guilielmi Fornarii 371. Hugo Girardi Scoti 372. Hugo judex 267, 270. Hugo Laurinus 376. Hugo Mallonus 367, 369, 393, Hugo Mazalis 371. ( 531 ) Hugo Papa 371. Hugo Porccllus 371. Hugo Presbiter 376. Hugo Scotus 352. Hugolinus, frater Cazacii 378. Hugolinus Guiscardi do Mercato 376. Hugolinus Mallonus 93 , 39 7, 400. Vedi Ugolinus. I lacobus Abbas Sancii Michaelis discalceatorum (lucensis) 423. Iacobus Angeloti de Caffara C. M. 421. lacobus Angeloti Vicecomilis C. P. L. 417. lacobus Balagazuccius 380. lacobus Boiachensis 370. lacobus Cavegia 377. Iacobus de Brixiis, causidico milanese 435. Iacobus de Castro 375. Iacobus de Insulis C. P L. 401, 417, 425. Iacobus de Murta 217. lacobus de Turca 262, 365, 381, Iacobus de Vistarino 412. lacobus Faieguerre 374. Iacobus filius Fulconis Rogerii 389. Iacobus filius Lanfranci q. Nicolae Rocii 373. lacobus filius Othonis de Murta 372. Iacobus Finamor C. P. L. 316. Iacobus Gener Alberti de Fontana 374. Iacobus judex 570. Iacobus Mainerius, cittadino milanese, Potestà di Genova 396. Iacobus Malfiliaster 569. ' Iavellina Malocello 288. lacobus Minoretus 217. lacobus Piccamilium C. P. L. 413, 416. Iacobus q. Angeloti Vicecomilis 429. lacobus Riccius 217. (' 532 ) lacobus Roderici 377. lacobus Rubaldi Mallonis 374. lacobus Septom Solidi 380. lacobus Spociaopetrac 374. lacoma, socera Thomae Venti 314. Iacopo da Varagine (Beato) 235. lalonus filius Philippi do Jusla 389. Ianebonus? 372. Ianuardus Guala 373. Ido Borrinus 372. Ido Clarella 297. Ido do Carraadino 231, 237, 257, 305, 37*2, 387, 393, 411, 416, 420, 421, 422. Ido de Palio 370. Ido do Rica 395. Ido filius Hugonis de Baldicione 373. Ido filius Hugonis do Baldicione Pomario 399. Ido Gontardus (Contardus), Fredenlionis filius 370. Ido Gontardus (minor) 283. 301. Ido Mallonus 370. Ido Picius 358, 308. Ido Pizo, o Rizo 300. Ido Porcellus 250, 295. Ido Pulparius 298. Ido Stanconus 393, 404, 413, 410. Ido Tabaccus C. P. L. 282, 423, 429. Ido Turris 253. Ido Vicecomes (de Cita) 240, 290. Ido Visconte (il precedente?) 228, 282. Idone Piccio 381, 384, 301, 392. lldefoDso, re di Aragona 332. Ildeprando 104, 105, 222. lldeprandus, judex dominorum regum 203. Ingo Banchiere 234, 198. Ingo Callegaris 375. Ingo Clericus 250. Ingo de Flexia 347, 349, 351, 353, 357, 309, 381, 394. Ingo de Flexia (de Volta) 359, 303, 307. ( S35 ) Ingo de Galiana C. P. L. 570, 595, 411. Ingo de Grimaldo q. Oberti 50fi. » Ingo do Ranfredo 260. Ingo do Villano 298. Ingo de Volla C. P. L. 284, 287, 289, 270, 277, 294, 299, 500, 501, 508, 307, 347, 581, 363, 410. Ingo Fanisens 298. Ingo Galela 284. Ingo Gontardus 285. Ingo Guercius 378. Ingo Guilielmi de Volta 298. Ingo Guilielmi Tornelli 371. Ingo Longus 5G0, 370, 404. Ingo Longus, ex octo nobilibus, sen Rectoribus 598. Ingo Parruco Cavarunchi 201. Ingo Puella 297. Ingo qui et Ansegibus 514. Ingo q. Cassicii de Volta 567, 569. Ingo Tomellus C. P. L. 556, 564, 404. 411, 427. Ingo vescovo di Modena 163. Ingo Visconti 280, Ingonem de.....'311. Ingonus 269. lnnocentius P. P. II. (episcopus) 283, 509, 511, 512. Ioel de Bunico 29S. v lohannes advocatus 373, 423, 452. lohannes Agusinus 578. lohannes Bajardus 379. lohannes Baibus 376. lohannes Barberius 379. lohannes Bastarius 579. lohannes Boletus 561, 565. lohannes Bonus Cortese 287. lohannes Brusca 570. lohannes Buccabeata 578. lohannes Canisvotus 574. lohannes Caput Pini 378. ( 534 ) Iohannes Carezzarius 380. Iohannes Causidicus de Infantibus 333. lohannos Caxalor 376. Iohannes Cintraci, scriba 371. Iohannes Cersus 376. Iohannes do Alba 377. Iohannes de Bonifacio 376. Iohannes de Bonobello 370. Iohannes do Brasili 379. Iohannes de Bulgaro 298. Iohannes de Cardino, Diaconus 281. Iohannes de Casanova 379. Iohannes de Castro 369, 376. Iohannes de Clavari 375. Iohannes de Giniano 380. Iohannes de Infantibus 357. Iohannes do Langasco 379. Iohannes filius Carlevari 375. Iohannes filius Othonis Judicis 369. Iohannes Gastaldus 375. Iohannes Grilla 369. Iohannes Guci? 298. Iohannes Gulfus 377, Iohannes iudex 263, 318, 328. Iohannes Leo 378. Iohannes Lombardus 380. Iohannes Longus 374. Iohannes Magistri Cumignanae 381. Iohannes Malusaucellus 283, 284, 286,,288, 301. Iohannes Mazzamurus 375. Iohannes Melescius 380. Iohannes Niger 297. Iohannes Notarius et Judex 265, 318, 320, 322. Iohannes Nolarius publicus 299. Iohannes Ogerii Baconi 375. Iohannes Othonis Judicis 369. Iohannes Pallium 376. ( 535 ) Johannes Paschalis de Infantibus 372. lohannes Patrius 370. lohannes Pedegallus 379. lohannes Presbiter 296. lohannes, qui et Andreas 314. lohannes q. Vassalli Straleriae 410. lohannes Riccius 378. lohannes Riccius de Petris 37G. lohannes Riparius 377. lohannes Rubeus 370. lohannes Rubeus de Volta 430. lohannes Scutarius 379. lohannes Siccobiberi 201. lohannes Struxius (Podestà) 415. lohannes Testa 298. lohannes Tignosus 577 lohannes Trasascus 374. lohannes Usura 575. lohannes Villanus 575. lonatas Cavaruncus 361. Ionatas Crispinus 271, 283, 289, 300, 302. lonatas de Campo 328. lonatas de Gandulfo Rubeo 29S. lonatas de Mari 240, 250, 571. lonatas de Porta. 531, 543. lonatas de Sancto Ambrosio 376. lonatas de Sancto Pancralio 377. lonatas Pedicola 235. lonatas Pignolus 296. lonatas Serri de Mari 298. lordanus Benserrus 329. lordanus de Campo 580. lordanus de Furno 578. lordanus de Ghisulpho 505. lordanus de Porta 255, 271, 551. lordanus de Savignone 572. lordanus de Savignone Rubeus 579. ( 530 ) Iordanus do Volla 257, 285. Iordanus frator Lanfrancì Richerii ot Bertramis 371. Iordanus Itae 370. Iordanus Notarius 575. Iordanus Oberti 205. Iordanus presbitor de Sancto Celso 344. Iordanus, presbitor do Sancto Torpeto 544. Iordanus socius Nuvolonis 376. Iordanus Tigna 531. Iordanus Ysac 295. Isacco Imperatore di Costantinopoli 3C4. Isembrandus Judex 2G5. Ismael de Palazzolo 295, 569. Iterio (Console) 199, 200, 252, 256, 237, 240, 242. Iterius Guilielmi Longi 374, Iterius Judex 265. L Lamberto de Marino 275, 298. Lamberto Fornario 419. Lamberto Gezo 261. Lamberto Guercio .261 , 295. Lamberto, marito d’Oza 164. \J Lamberto medico 261, 284. Lamberto Pevere Advocato 201, 242 , 256 , 258 , 261 , 267 , 269 , 271, 274, 275 , 276 , 283 , 289 , 292 , 294 , 500 , 502 , 507 , 508 , 551, 552 , 533, 540, 550, 560, 565, 564, 575. Lamberto Porco 196, 271, 507. Lambertus Canis 596. Lambertus de Besenzono 380. Lambertus de Domoculta 575, 41G. Lambertus de Mortedo 577. Lambertus Dragus 450. Lambertus Fornarius 426. Lambertus, frater Mauri de Platcalonga 201. ( 537 ) Lambertus Grillus 304, 334. Lambertus Guilielmi de Vicecomite 295. Lambertus Mussus 296. Lambertus Philippi 294. Landolfo di Carcano, Arcivescovo di Milano 163. Landolfo, vescovo 264, 265. Lanfranco, figlio di Giacomo della Turca 365. Lanfranco, notaio 228. « Lanfranco Pevere 390. Lanfranco Rosso 429. Lanfrancus 318, 279, 342, 372. Lanfrancus Alberici 347. V. de Albericis-Lanfrancus Arzemae 296. Lanfrancus Bachemus, 341, 365, 374 (forse lo stesso che Lanfrancus de Mari). Lanfrancus Bibens aqua 373. Lanfrancus Brugnonus 295. • Lanfrancus Cancellarius 372. Lanfrancus Cavegiarus? 377. Lanfrancus Cigala 371. Lanfrancus Cimaemaris 374. Lanfrancus Dadeon? 380. Lanfrancus de Albericis 303, 313. V. Albericis. Lanfrancus de Auria 423. Lanfrancus de Baldicione 373. Lanfrancus de Bonaccurso (pisanus) 423. Lanfrancus de Camogio 373. Lanfrancus de Castro 369. Lanfrancus de Cresa 375. Lanfrancus de Dardana? 377. Lambertus de Fossatello 380. Lanfrancus de Mari 365 (forse lo stesso che Lanfrancus Bachemus) 372, 432. Lanfrancus de Milrosa 295. Lanfrancus de Oglerio de Rodulpho 356. Lanfrancus de Palio 297, 365, 374. Lanfrancus de Pichenobo 579. Lanfrancus de Predis 579. Lanfrancus de Savignone 372. ( 538 ) Lanfrancus de Soselia 372. Lanfrancus de Turca 455. Lanfrancus figlius Ogerii Cepullae 433. Lanfrancus Gabi 244. Lanfrancus Galeta 295. Lanfrancus Gallus 374. Lanfrancus Getius 234. Lanfrancus Grancius 339, 371. Lanfrancus Lazagna 379. Lanfrancus Merende 374. Lanfrancus Oberti Rocii 373. Lanfrancus Padoni? 377. Lanfrancus Papa 291, 371. Lanfrancus Piccamilium 373. Lanfrancus Piper C. C. 388. Lanfrancus q. Nicolae Rocii 373. Lanfrancus Richerius 371. Lanfrancus Roza 234, 230, 237. Lanfrancus Rubeus 423. Lanfrancus Rubeus (de Volta) 417. Lanfrancus Sporta 371. Lanfrancus Vetulus 252. Laurentius Corregiarius 379. Leo IV 310. Leonardo della Volpe 211 , 277. Leone Re di Armenia 409, 434. Leone Vetrano, capitano genovese 425. Lisulphus de Montaldo 217. Lotarius (pisanus) 423. Lucia Malocella 288. Lucio Papa II 268. Lucius Gazzatus? 378. Ludovicus de Sancto Pancratio 376. Lupo, Re di Spagna 303, 304. Luponus, testis 224, Luterius, Archiepiscopus pisanus 422, 423. ( 539 ) M Madelbertus, Abba» S. Fruttuosi 518. Malerba 558. Malerba de Porta 543. Manegoldus de Tetocio (di Brescia Potestà della Repubblica) 390. Manfredo Boverio 360. Manfredus Camiator 380. Manfredus Cavegia 377. Manfredus de Petra 373. Manfredus Guercius 380. Manfredus Picamilium 404. Mannonus de Soselia 579. Manuel Auriae 432. Manuele Comneno Imperatore di Costantinopoli 303. V. Emmanuele. Marabotus de Porta 377. Marabotus Iutiolus 570. Marabotus Magister 379. Marchio Alinerii 572. Marchio Cassicius 374. Marchio de Caflfara 242, 515. Marchio de Volta 370. Marchio Elephans 571. Marchio, filius Ingonis de Volta 303. Marchio Gallus 577. Marchio Grillus 411. Marchio Guarachus 255. Marchio Judex 263, 29!>. Marchio Rava 575. Marchio Scannabecus 580. Marchione della Volta 215, 294, 299, 504, 306, 503, 516. Marchisius q. Oberti de Domo, Notarius 420 Marchisius Elephans 506. Marchisius Racemus 572. Marcoaldo, Invialo in Genova dall’Imperatore Enrico VI 395. 39 ( 540 ) Mariano Giudico 232. Marino Belmuslo 578. Marino di Rodoano 589. Marinus Bullesica 577. Marinus Callegarius 575. Marinus Capsarius 378. Marinus Corsus? 578. Marinus de Agusi 378. Marinus de Campo 578. Marinus de Castelletto 579. Marinus de Mauro 201. Marinus de Porta 217 , 261 , 269, 271, 298, 551. Marinus de Vederedo 575. Marinus, filius Rodoani de Mauro 588. Marinus Mazzucus 575. Marinus Notarius 561, 575. Marinus Rodoani 570. Marinus Ususmaris 572. Marsilius 578. Martinus Curii. Martinus de Mauro de Platealonga 282, 283. Martinus de Mauro (errore per Marinus de Mauro 261). Martinus de Volta 191. Martinus, filius Olhonis Panciae 371. Martinus, frater Caffarii de Mari 372. Martinus Magistri Antellami 575. Martinus Petardi 578. Martinus Piccardus 377. Martinus Plicagninus 377. Marlinus Rocius 375, 131. Martinus Roderici 375. Martinus Tinctor 580. Martinus Torncllus 345, 318, 353, 363, 370, o92, Ho, 418, 130 MarufFus de Paverio 377. Matthaeus de Corrigia 120. Matthaeus Pignolius 217 , 297 , 128. Maurinus Rodoani de Mauro de Platealonga 361. » ( 541 ) Maurus de Platealonga 228, 232, 239, 201. Maurus de Tanclerio 370. Mazocus 378. Mazocus de Monteleone 379. Mediolanus de Sosolia 378. Merlo Ansclmi Bufferii 371. Merlo de Brazili 29G. Merlo de Castello 132. Merlo de Castro 239. Merlo, filius Fulconis de Castro 309. Merlo Guaracus 290. Merlo Lanceaacula 297. Merlo Lucensis 297. Merlo, testis 522. Michael de Benedictis 380. Michael de Dono Dei 377. Michael de Baza? 377. Michael Vacharus 370. Modius ferri 548. Molasana de Volta 371. Monferratus, causidico Cremonese. Mons major 379. Montanaria, fìlia Martini Curti 102. Montarius Auriae 373, 398, 118, 119, 129, Montanarius, filius Barbavariae 380. Moruello Malaspina 555. Mussus de Mercato 377. Mussus Scalciaveja 298, 371. Musconerius 376. IV Natalis lohannis Papiensis 373. Navarrus 271. Nicola Barbavaria 108, 123, 126. Nicola Barbavariae filius Bonivassalli 369. ( 542 ) Nicola Boccuccius 108. Nicola Bollarius 410. Nicola Brucardi 572. Nicola De Baldicione 575. Nicola Gatus 571. Nicola Lanfranci De Rodulpho 295. Nicola Leccanuptias Console 582, 585, 410. Nicola Mallonus 359, 304, 570, 407, 409, 414. Nicola Maraboti de Porta 408. Nicola Pelliparius 574. Nicola Squarciaficus 571. Nicolaus Astensis 509. Nicolaus Auriae 575, 408, 417, 419, 420, 428. Nicolaus De Maraboto 572. Nicolaus De Mari Console 387. Nicolaus De Mari fraler Ionathae 240. Nicolaus De Mari frater Lanfranci 572. Nicolaus Farmacus 372. Nicolaus Roca o Roza 285, 280, 287, 303, 504, 524, 353, 530, 357, 341 e 342. Nicolò di Rodolfo 259, 289, 294, 501, 310, 329, 333, 334, 335, 347, 358 e 371. Nicolò Embriaco 227, 295, 340, 348, 352, 35«, 305, 307, 309, 381, 423 e 429. Nicolò Piccamiglio 203. Niellus Causidicus. Niger Picamilium 290. Nubelotus 298. Nuvolonus De Albericis 271, 275, 307, 554, 502, 568, 381, 392. Nuvolonus De Camilla 372. o Obertus Achillei 370. Oberius Ardimenlus 380. Obertus Baldus 298. Obertus Bava — V. Bonusvassallus de Pandulpho. ( 543 ) Obertus Blancus 375. Oberlus Bocucius 375. Oberlus Bonivassalli Carrarii 377. Obertus Bucella 381. Oberto Cancelliere, scrittore e Console 213, 214, 236, 201 , 270. 274, 277, 283, 284, 286, 287, 294, 299, 300, 303, 308, 339, 342, 344, 345, 348, 349. Obertus Caudalupi 378. Obertus Canevarius 374. Oberlus Castagna C. P. L. 414. Obertus Clericus 376. Obertus Comes 421, 428. Obertus de Bonfacello 297. Oberlus de Bonoinfante 341, 430. Oberlus de Brosono 375. Obertus de Calcia 374. Obertus de Dandala, 425, 429. Obertus de Domoculta 328. Oberlus de Fontana 378. Obertus de Grano 378. Obertus de Insulis 401. Obertus de Langasco 380. Obertus de Levanto 375. Oberlus de Volta 201, 202, 370, 429, 430. Obertus de Mercato, Notarius 374. Obertus de Nigro 236, 295, 335, 357, 358, 364, 374, 388, 391, 398. Oberto d’Olevano, pavese, Potestà di Genova 395. Obertus de Orco 380. Obertus de Porta 375. Oberlus de Ranfredo 373, 428. Obertus de Recco 377. Obertus de Sancto Syro 381. Obertus de Sigestro 375. Obertus Domuscultae (forse lo stesso che Oberlus de Bonoinfante) 430, 432 e 433. Obertus Eliae 277. Obertus filius lonalhae de Mari 371. ( 544 ) Oberlus filius Maniapanis Bufferii 371. Oberlus Gallus 571. Oberlus Garofanus 571. Oberlus Grimaldi 575, 455. Oberlus Grimaldus 587. Obertus Grualus 298. Obertus Guaina 296. Obertus Ingonis ßlanci 577. Obertus Lanfranci de Mari 295. Obertus Lanfranci de Nigro 575. Obertus Laurus 580. Obertus Lucensis (lucchese, o di Lucca) 580, 581, 588, 401. Obertus Lucus 556, 558. Obertus Lusius 298. 575. Obertus Magister 579. Obertus Malocellus, o Malusauscellus (Console , 234, 288, 287, 327, 348, 551.(Rettore, 4041). Oberius Mazucus 297; 541. Obertus Mallonus C. P. L. 421. Obertus Marchionis Magistri 579. Obertus Maruffus 579. Oberlus Medicus 576. Obertus Medicus de Sancto Donalo 576. Oberlus Pascius, Judex 281. Obertus Pedicula 588. Obertus Pedicula, fraler Georgii 570. Oberlus Piccamilium 298. Oberto Pevere 200, 201. Obertus Porcus, Cons. 599, 402, 405, 408, 410. Obertu, Prete di S. Ambrogio 509. Obertus q. Giraldi 401, Obertus q. Vegii de Ceba — C. P. L. 415. Obertus Rapucius 375, 587. Obertus Recalcatus 285, 286, 287, 284, 301, 305, 506, 515 , 528, o40 , 548, 35o. Oberlus Rogus 379. Obertus Roza 254, 297, 557, 558. ( 545 ) Obertus Rubeus 377. Obertus Savonus 374. Oberto, signoro di Montoggio 434. Obertus Spinula, 494, 231, 268, 273, 276, 283, 298, 299, 301 , oOi, 305, 306, 308 , 309, 333, 343, 345, 348, 367, 369, 381, 3S6, 387, 417, 429, 430. Oberlus Stella 374. Obertus Sulfur 372. Obertus Suppa 298. Obertus Tachinus 297. Oberlus Triginta veliate 293. Obertus Ususmaris (Usodimare) 232, 230, 256, 257, 238, 307 , 372, 392, 397, 408, 413, 419, 421, 422, 426. Obertus Valdetarius 375. Oberto, Vescovo 311, 413. Oberto Vescovo di Genova 161, 200, 310. Oberto Visconti 279, 280. Obertus Zurlus 370. Odo de Statione 295. Odone di Goda 236. Officia, moglie di Guglielmo Visconti 282. Ogerio di Bocherone 301. Ogerio di Guidone 306. Ogerio Pane Scrivano e Cronista 400. Ogerius 339, 342. Ogerius, Anseimi Clarellae fraler 371. Ogerius Arlolus 370. Ogerius Battigadus 358. Ogerius Carcodanus 295. Ogerius Cavaruncus 370. Ogerius Mazzanellus 402, 413. Ogerius Nocentius 293. Ogerius Collum 298. Ogerius Cucul 298. Ogerius, Consul Ianuensium 290. Ogerius Danesius 293. Ogerius de Cartagenua 371. H ( r>46 ) Ogerius de Insulis 401. Ogerius de Palio, 588, 391. Ogerius do Pandulpho 375. Ogerius Episcopus 511. Ogerius filius Ansaldi Fornarii 371. Ogerius Gisellis 378. Ogerius Magisler scholarum 310. Ogerius Mazzanellus, C. P. L. 375, 593, 450. Ogerius Pancaldi, pisanus 425. Ogerius Panis 544, 548, 334. — scriba communis 371. 0 Ogerius Piper 575 , {¡50. Ogerius praepositus S. Syri 387. Ogerius q. Henrici Speciarii 374. Ogerius Risus Agnelli 580. Ogerius Scotus 394. 415. Ogerius Scriba 294, 544, 548. Ogerius Superbia 297. Ogerius Tantus 572. Ogerius Venlus, 292, 294, 546, 552, 555, 567, 369, 381, 392, Ogerius Zacharius 369. Oglerius Capra, 208, 235, 240, 247. Oglerio Visconti 270, 525. 'Vè'à Oglonus de Insulis 352, 355, 367. Ojonus de Insulis (lo stesso che il precedente) 401. Oliverius Ceriolus 577. Oliverius Collum 298, 573. Oliverius Conradi Pensamalum 374. Oliverius de Caluffo 377. Oliverius de Campo 297. Oliverius, fìlius Francisci 570. Oliverius frater Bachemi Lanfranci Bachemi 374. Oliverius Guarracus 591, 593. Oliverius Malocelli 379. Oliverius Nivetella 297. Oliverius Notarius 424. Onetus 378. Opizo Archipresbiter 309. ( 547 ) Opizo do Lauro 37G. Opizo Fallamonica 298. Opizo Guercius ¿08, 416, 418, 425, 429, 432. Opizo Guilielmi Guercii, 399, 405, 4H. Opizo Lecavellum 361, 565. Opizo Migdoniae 371. Opizo q. Guilielmi Guercii, Coiis. 408. Opizo Sardena 289, 294, 302. Opizo Scaramangia 297. Opizzono Malaspina 316, 324, 325, 335. Otho Archiepiscopus januensis 422, 423. Otho Belmustus 571. Otho Benserrus, o Bencerrus, o Benccrlo 277, 298. Otho Camoginus 576. Otho Ciliusblancus 432. Otho de Bellamuto 298. Otho de Canneto 575. Otho de Carmadino 575. Otho de Carreto, Polestas lannuae 597, 398. Otho de Castello, 579. Otho de Currenigia 379. Otho de Fico 575. Otho de Fontanegi 376. Otho de Murta 558, 372. Otho de Nigro 358, 387. Otho de Settis 578. Otho de Sauro 579. Otho Eliae 277, 298, 358, 365, 366, 569. Otho Episcopus 311 Otho Fornarius, 232 , 237 , 239 , 354. Otho Galeta 529. Otho Grassus 580. Otho Guarracus, 591, 408, 411, 421. Otho Judex 408. Otho Judex de Castro 294. Otho Linarolus 578. Otho Mallo 298, - Mallonus, 348, 361. ( 548 ) Otho Pancia 574. Otho Pezullus, 501, 5il, 518, 558, 561, 365, 371, 410, 416, 418, 123. V. Ottone di Caffaro. Otho Rubeus 294. Otho Tres. capelli 575. Otho Turcius 296. Otho Valdetarius 575. Otho Vicedominus de Alba, causidicus 452. Ottobono Cronista 400. Ottobono scriba 206. Ottobonus Benserrus 572, 428. Ottobonus de Albericis 505, 504, 527, 331, 539, 345, 350, 555-Ottobonus de Camilla 427. Ottobonus de Cruce, 411 , 418. Ottobonus de Sancto Laurentio 571. Ottobonus de Vineis 298. Ottobonus, frater ¡\uvolonis de Albericis 508. Ottobonus, Notarius 598. Ottobonus Vicecomes 295. Ottobuono 227, 528, 540, 549. Ottoldinus, scriba placitorom 371. Ottonibonus (nella convenzione tra Genovesi e Lucchesi nel 1167, 333, 345 e 548. Ottone Bovino 560. Ottone de Carretto 451. Ottone di Caffaro 530, 552, 556, 550. Ottone delle Isole 211. Ottone de Mari, Console 211 , 240, 514. Ottone figlio di Enrico Marchese di Savona 360. Ottone Gontardo scrittore 200. Ottone il Grande 517. Ottone Pignolio 217. Ottone I. 162, 165, 279. Ottone II. ¡62. Ottone III. 163, 165, 223. Ottone Vernazzano, Console di Satnpierdarena 212. Ottone Vescovo 255, 257. ( 549 ) Ottone Vescovo di Bobbio, poi Arcivescovo di Genova 412. Oza, moglie di Lamberto 167. P Paganus de Rodulpho 411. Paganus de Volta 226, 527. Paganus Lucensis 573. Pallarius (pisanus) 425. Pantaleo Pedicola 5/0. Paschalis de Infanlibus 537. Paschalis de Marino 513, 528, 531 , 554, 348, 350, 355, 336, 338, 359. Paschalis Durantis 372. Paschalis Fallamonica 574. Paschalis frater Guilielmi Ingonis Tornelli 371. Paschalis Ileliae 550, 555. Paschalis Bubeus 577. Paschalis Sulphurius 572. Passamonte 580. Paulus Girardi Alamanni 680. Peire Burgundio 575. Peire Fuscus 375. Peirenus de Pisanis (sic) 572. Penna auri 577. Percival Auriae 455. Petrus Abbas S. Syri 319. Petrus Ammonus 379. Petrus Arcarius 579. Petrus Arduini de Porta 378. Petrus Bernardi 297. Petrus Capra 297, 567, 569. Petrus Cola (sive Costa) 203. Petrus de Alunnia 296. Petrus de Marino 543, 333 , 372, 389, Petrus de Porto Maurilio 577. Petrus de Recco 375. ( 550 ) Petrus de Savignone ¿04. Petrus filius Stabilis 375. Petrus Germanus Battifolium 404. Petrus Guidetus, Capitaneus Pisanae Dcgaciae 581. Petrus, Judex dominorum Regum 265. Petrus Mercerius 574. Petrus Montanarius 578. Petrus nepos Sylvestri de Turrilia 575. Petrus Notarius et Judex 265. Petrus Placentinus 574. Petrus Revenditor 579. Petrus Siccus 580. Petrus Strassanus 579. Petrus Symonis Auriae 575. Petrus Thomas 588. Petrus Turbana 587. Philippus Aradellus 570. Philippus Baratterii 545, 555. Philippus Cavaruncus, 599, 402, 406, 410. Philippus Cincia 298. Philippus de Bonifacio de Platealonga 528, 559, 345. Philippus de Dactilo 297. Philippus de Justa 506, 545, 552, 554. Philippus de Lamberto 258, 261, 267, 269, 295, 303, Philippus Embriacus 455. Philippus Grancius 572. Philippus Lamberti 186. Philippus Rubeus 579. Philippus Tractor 297. Philippus Vicedominus 296. Piccamiglio 596. Pietro, figlio di Roggero Vento 556. Pietro, figlio e successore di Barisone Re e giudice di Arborea 388, 342. Pietro Pigmario, Consolo di Sampierdarena 212. Pietro, Re e Giudice di Cagliari 536, 351. Pinellus de Taddeis 379. Podius Cancellarius, 418. Poncius de Gabo 376. Porconus — V. Obertus Porcus. Porcus, filius Henrici 369. Presbiter mediolaneosis 376. Primo Embriaco 205. Primus de Castro 238. Ptolomeus de Sancto Matthaeo 379. 1 R Raimundus Cancellarius, 410. Raimundus de Flexia (della famiglia della Volta) C. C. 387. Raimundus de Vezano 380. Raimundus Porlus Veneris 380. Rainaldinus de Castelleio 380. Rainaldus Archantus 389. Rainaldus de Castello, 392. Rainerius Cagetani 381. Rainerius Cotta, milanese, podestà di Genova 426. Rataldo 405. Riccardo Re d’Inghilterra 389, 390. Robertus de Castelleto 380. Rodoanus de Mauro 384, 385. Rodoanus de Mauro de Platealonga, 387. Rodulphus de Capriada 380. Rogerius de Cagnanegra, Causidicus 426. Rogerius Heliae 406. Rogerius Rubeus 379. Rolandinus de Malopresi, Potestà di Genova 406. Rolandus Belmustus, a. P. L. 408, 411. Rolandus de Calignano 404. Rolandus de Carmadino, C. P. L. 391. Rubaldonus de Insula 379. Rubaldus Balbus de Vignola? 380. Rubaldus Bucaccius 380. Rubaldus de Ginata, 416. * Rubaldus filius Alberli Lercarii, 392. Rubaldus Guaracus, 392. Rubaldus Guelpbus 381. Rubaldus Iieliae, Console ¿03. Rubaldus Lercarius, C. C. 394. Rubaldus Musanus 379. Rubaldus Tarallus 410, 418. Rubeus de Volta 425. Ruflìnus de Sancto Syro 380. Ruftlnus de Trascarolo 380. s Saladino, fattosi padrone di Gerusalemme 366. Saladino, Re di Egitto 334. Salfranus de Sancto Donato 370. Salomonus, fra ter Michaelis? de Raza 377. Sancio, Conte di Provenza 353. Sancio, Re di Navarra 329. Severus, Notarius et Judex 264. Sigembaldus Auriae 373. Sigismundus Muscula 269, 274, 312, 314, 313, 329 , 343, 352, 356. Silveradus, Judex et Notarius 263. Silvester de Turrilia 373. Silvestro, prete 279, 280. Simon Alpanis, 411, 418, 423, 430. 432. Simon Auriae 289, 294, 306, 314, 327, 328, 332, 333, 342, 352, 357, 339, 363, 567, 568. Simon Bachemi 570. Simon Botarius, 569, 425, 430. Simon Bufferius, Cons. 596. Simon Caparagia 402. Simon de Bonothoma, 421, 427, 432. Simon de Bulgaro 435. Simon de Camilla 404, 424. Simon Frenguellus 375. ( 5d3 ) Simon Leccanuptias, 399. Simon Marcliionis Magistri 378. Simon Pignolus, 410. Simon Sardena 404. Simona , uxor Saporiti Cepullae 435. Simone Vento, figlio di Ruggero 556, 370. Siro Arcivescovo 308. Sobraninus 575. Soldanus de Castro 376. Sorleone 425. Sorleonus Piper 419, 426, 428. Stabile 275. Stabile (due, giudici) 265, 318, Stabilis 575. Stephanus, frater Eliae 277, 570. Stephanus Magister 576. Stephanus Villanae 574. Straleria 296. Strejaporcus 548, 561. Stregghiaporcus, frater Henrici Nepitelle 570. Sulgaricius 575. Sulimanus de Cazagno 296. T Tabacus 529. Tadeus Bancherius 577. Tado Arcator 577. Tado de Soselia 380. Tampinus Lena 379. Tanclerio Mazzanello 274, 277. Tanclerius Aldae 271, 558, 560, 565, 567, 569, 592. Tanclerius Aldae de Mauro 296. Tanclerius de Mauro 256. — ¿e Plalealonga, 267, 277. Tanclerius Philippi 548, 558, 570. Tanclerius Philippi de Platealonga 357. ( 5 U ) Tancredus Vicecoraes 346. Tedisius Comes (Pisanus) 423. Teodisius, filius q. Oberti 318. Teodolfo, Vescovo 263, 278, 297. Terrigius Dardena? 374. Terrus Parmensis 378. Teuzo Judex 265, 323. Theulefredus, Judex 263. Theutefredus, Judex 264. Thodelgrimus, Judex 264. Thomas do Sanctio Laurentio, Notarius 281. Thomas, Judex 204. Thomas Scavinus 280. Thomas Ventus 394. Thomas Venlus 344, 370. Tiberius de Mercato 374. Toparius, Notarius pisanao degaciae 381. Turca, madre di Iacopo de Turca 362. Uginonus, testis 224. Ugo Beiloculus 296. Ugo Botinus 296. Ugo Canis 297. Ugo de Riparolio 218. Ugo di Baldissono — V. Hugo. Ugo di Borgogna 389. Ugo Lercarius 396, 397. Ugo Lupus 293. Ugolino, figlio di Enrico Bianco 394. Ugolino Grasso, di Voltaggio 416. Ugolinus Mallonus 329, 348, 334, 338, 360, 363, 391 Ugolinus, Pater Rainucii Consulis Lucensium 333. Ugone della Volta, Arcivescovo 213, 284, 309, 330. Ugone Embriaco 335. u ( 555 ) tigone Ferrari 434. Ugone, Signore di Gibelleto 364. Ugucio de Sancto Thoma 379. Uldarico, Vescovo 163. Umberto II. Conte di Moriana 197. Umberlus Lorabardus 297. Urbanus Papa 310. Urbanus III. 364. Urinaldus, errore per Grimaldus 305. Ursona Udalguda, filia qm. Ursonis 223. V Yalenlinus Scriba 217. Vassallo di Ghisolfo 274, 275, 277, 294, 299. Vassallo, prete di Santa Maria di Castello 309. Vassallus Carius 375. Vassallus Cresta 295. Vassallus de Langasco 376. Vassallus de Marino 378. Vassallus de Porta 374. Vassallus de S. Petro de Arena 377. Vassallus frater Amici Baconi 374. Vassallus frater Fulchini q. Anseimi de Castro 369. Vassallus Gattiluxius 428, 431. Vassallus Grugnius do Porta 376. Vassallus Guilielmi Mussi 378. Vassallus Mangiavacca 378, 432, 433. Vassallus Mazal 29C. Vassallus Papaciccia 295. Vassallus Petri Magistri 378. Vassallus Rapallinus 378. Vassallus Senior (forse Pedegoli) 253. Vassallus Vicecomes 371. Villano di Castello 274. Villanus de Castro 369. ( 55ü ) Villanns ilo Insulis 303, 372, 426. Villanus Maniaporri 428, 432. Villanus 230, 309, 310. Villanus Vonlus 378. Viridis (Corso Viridis de Mascalo) 339, 340. Viridis de Mascalo 362. Viridis, madre di Viride 340. Viscr.rdus, filius Rustici do Caschifellone 311. Vivaldus de Mortedo 344. Vivaldus de Pino 375. Vivaldus de Portu Veneris 375. Vivaldus de Segnorando 576. Vivaldus Ganibatixa 372. Voiadiscus, Cardinalis 370. w Waraco, o Warazo (forse stipite dei Guaraco) Giudico 263, 264. Wiberlus Burnenaeus 318. Wibertus, seu Cunradus, testis 322. Wilielmus. (Vedi Guglielmus) Winizo, Notarius et Judex (forso lo stesso che Winusius) 263. Winusius, filius q. lohannis judicis 265. Wit Baldus Archipresbytor 281. Wuaraco, Judex 223. Y Y'do Viceromes 280. z Zacharias de Castello 306. Zenoardus Danerius 370. INDICE GENERALE DELLE PERSONE RICORDATE NELLA SERIE CONSOLARE GIUSTA L’ORDINE ALFABETICO DEI COGNOMI .4 1 Abbadessa Serra 263. Abbas Adalbertus Monaslerii S. Syri 239 (1). Abbas Andreas Monaslerii S. Slephani Genuae 223. Abem Machomet Abdella eie. 382. Achillei Oberlus 370. Adelasina moglie di Ugone di Baldizzone Pomario 289. Advocali (Famiglia degli) 2il, 282. Advocalo (De) (o Advocatus) 421. — Bonusvassallus 296. — Dodo scritto per errore, Doderius 239. — Dodone 230. — Grimaldus 373. — lohannes 373, 432. — Lanfrancus 201. 242. Afaitador Rolandus 297. (1) Si premette il titolo o I' ufficio a coloro che mancano di cognome. Ageno Avvocalo Emmanuelo Idi, 272. Agusi (Do) Guiliolmus 375. — Ma ri ri us 378. Aguxinus Alcherius 290; (¡nido 208; luliunnos 378; Rubaldus 376. Aiben Rubaldus 377. Aimonus 376. Alamanni Giraldi Paulus 380. Alba (Do) Iohannos 377. Albario (Do Guilielmus 2J6. Albericis (De) o Alberici 285'. — Alboricus 311, 331, 337. — Fredericus 338, 371, 100, 408. _ GriiTus 208. - Hugo 313, 318, 339, 389, 396. - Lan-francus 303, 313, 317, 319. — Nuvolone e Nuvolonus 275, 301, 303, 303, 333, 331, 331, 338, 362, 392. — Olliobonus ed Oltobuono 227, 303, 304, 308, 327, 331, 339, 313, 330, 335. - Rubaldo e Rubaldus 271, 277. Albizolae Rainaldus 370. Alcoracius Gandulpbus 373. Aldae Tanclerius 351, 358, 3G0, 369, 392. Aldonis Guilielmus 369. Alfacbinus Magnus 381, 395. Alfrani Bonifacius 297. A linerii Marchio 372- Alpanis Gandulphus 296. — Simon 111 , 123, 130, 132. Allilia 288. Alumnia (D.-) Petrus 296. Alvernaccii Adalasia uxor Fabiani Crispini 231. Alverniae Guilielmus 371. Amici o Amico (De') Bolericus 277, 29G. Amico (De) Guilielmus 296. Ammanus Pelrus 379. Angeloti lacobus (Vicecomitis) 117. Ansaldo Avv. Francesco 161, 20.», 206, 210 272, 281, 181. Ansaldo (Da) Alberlonus 217. Antellani Magistri Marlinus 373. Antiochia (De) Bonusvassallus 333, 311, 330, 333, 372. Antipapa Anacleto 253. Aradellus Guilielmus 293. — Philippu* 370. Aratro (De) Guilielmus 298. Arborea (D’) Cornila giudice 231. ( 559 ) Arca (De) Bonus 3j8. — Bonusvassallus 51!). Arcadus Kaiiuundus 576. Arcanlus Bonus 375. — Bonusvassallus 108, 431. - Castagna 375. — Rainal-dus 350, 573, 389, 432, 455. Arearius Gracianus 577. — Guilielmus Frater Petii 57!). Arcator Tado 577. Archidiaconus Oberlus S. Lamentìi 239. Ardengi Guilielmus 577. Ardiinentus Obertus 580. Arditus 290. Arduinus 52D, 348. Arine Gaiotus 297. Arlolus Guilielmus 579. Arlolus Ogerius 570. Arnaldi Cognatus Girardus 376. Arnaldi Guilielmus 295. Arnulfus 293. Arzemac Lanfrancus 296. Asarius Guilielmus 377. Ascberii Rubaldus 451. Ascherius Uubaldus 428. — Hubeus 373. Asdente lionusvassallus 573. Aspirano (De) Bernardus 296. Assacacier Rolandus 578. Astaro (De) Ricius Guilielmus 574. Astensis Nicolaus 579. Astore (De) Hugo 569. Astorii Ansaldus 296. Astorius 296. Augustae Bonusvassallus 575. Aurie, o De Auria, Andreas lilius Simonis 559. — Ansaldus 521, 255, 259, 270, 274, 277, 285, 283, 280, 294, 500, 505. - Baldo 378. - Barca 575. — Bottarius 575, 413, 417, 417, 421, 427, 451. — Daniel 232, 421. — Guilielmus 227, 506, 529, 550, 536, 558, 567, 594, 450. — Henricus 289, 294, 500, 506. — Henricus filius Guilieluii 575. — Manuel 452. — Manlanarius 375, 598, 418, 429. — Nicolaus filius Simonis 408, 417, 419, 426, 428. — Obertus 377. — Percival 433. — Petrus Simonis 373. — ( 500 ) Sigcmbaldus 573. — Simon ‘280, 294, 314, 327, 328, 332u 332, 3j7,369, 381, 387. — Aurificus Ge.’manus 573. Avocatus Godus 223. Azo 2 H. Azono Marchese 280. H Bachomi üliverius frater Linfranci Baehemi 371. — Uolandus 373. — Simon 394. Bachemus (forso Lanfrancus) 341. — Gandulphus 338. — Bachemus q. Lan-franci Baehemi 418. — Simon 391. Baconi Ogerii Iohannes 373. Baconus Vassallus frater Amici Baconi 37i. Badanus Agenulfns 2D8. Bafliana (De) Rufinus 430. Baialardus 293. Baiardus Johannes 379. Baiolus Albertus 379. Balagazuccius lacobus 3S0. Baibus Guilielmus 3Ö9, 373, 390. — Iohannes 376. Baldicione (Da) Adelasina 389.— Anselmus 373. — Hugo (De ßaldicione l-or-nario) 289, 294, 303, 308. — Ido, Hugonis filius 373. — Lanfrancus 373. — Nicola 373. Baldus Obertus 298. Balistarius Fimerri 3‘8. Balistarius Rolandus 378. Balneo (Da) Guilielmus 418, 423, 431. Banchero Giuseppe 283. Bancherius Albertonus 297, 379. Bancherius Ansaldus, frater Anfossi Bancberii 372. Bancherius Baldo 297. — Giberlus 297. — Guercius Guilielmus 298.- Gui-lielmus 380. — Ingo 23t, 298. - Rubeus 371. - Taddeus 377. Barata Guilielmus 579. Barattorii Philippus 513, 333. ( 561 ) Barbarossa Federigo I. Imperatore 163, 213, 284, 361, 306. Barbavamo Bonusvassallus 36!), 417, 421. - Guilielmus 376, 380. - Mon-taunrius filius 380. — Nicola 408. — iSicolae Bonusvassallus 426. Barberius Gherardus 379. — Icihannes 379. Barca Guilielmus 2!>7, 239, 260, 411. Barcellona (di) Conio 268. Bargagi (De) Dodo 377. Barisone 388. Barlaria Boiamundus 370. Barrilarus Guilielmus 380. Barucius Bonusvassallus 298. Baslarius Iohannes 379. Baslonus Rolandus 374. Batiano (De) Carolus 431. Battifolium Guilielmus 373. Batligalus Arnaldus 241. Batligatus Ogerius 338. — Raiuiundus 371 Bavarius Ansaldus 373. Beaqun Guilielmus 298. Becherius Guilielmus 408. Beghino Symon 427. Begugio (De) Aymelius 376. Belgrano Tommaso 194, 287 292. Biliarda (Dj) Gandulphus 378, Bella? 579. Bellamuto (Di) Otho 298. Bellamulus 242, 216, 217, 238, 260, 262, 267, 296, 331, 562. Bellenda 288. BelloGulus Hugo 226. Belmustus Marinus 378. — Otho 371. — Rolandus 408, 411, 427, Beltramus Christianus 404. Bencerto. Vedi Benserrus. Bencinus Albertus 581. Bencius Albertus 381. Benedictis (De) Michael 380. Benedict« (Da) Guilielmus 377. Benigna (De) Rolandus 378. ( ÖÜ2 ) Bansorrus, o Bon^arrus, lordanus 329. Olh.» 277. - (jthobonus 372, 128 Bentevegna 378. Bonzano Olho 298. Bergulidio Peire 37S. Bernardi Petrus 207. Bernardus Jlugo 378. Bernizonus 271. Berranus 370. Berrinus Ido 372. Berrooiini Rainaldus 374. Berrominus 374. Bertoloti Gandulplms 379. Bisaccia V. Bisaccia. Bethmann-Hollweg, scrittore 139. Bezzuminus: errore per Berruminus do Campo 389. co Enrico, dei Conti di Lavagna 304. — Ugolino suo figlio 394. 'andrate (Di) Alberto Conte ICO, 170, 171. _ Ardizzono Conte 171. _ Guido Conto 100, 170, 171. aquu Ans.ilJus 372. — Guilielmus 372. — Lanfrancus 372. — Altro Lanfrancus 373. Bisaccia ¿28, 392. _ Balduinus 413. — Rubaldus (dei Guerci) 274, 277, 285, 302 oOS, 312, 314, 331, 313 317, 331, 333, 334, 338. Bisacinus, cioè figlio di Bisaccia 3G2, 387. Bisacius 348. Bisamus 218. Blancardinus 370. Blancardus 29.V. Bianco Canonico 387. Bianco (De) Hugo 379. Blancus Guilielmus 374. - obcrtus 373. Bocaccii Bos filius 3G2. - Gandulphi Fulco 374. Boccanegra Guglielmo 206, 278. Boccuccio Bonifazio 374. Boccucius Nicola 408. — Oberlus 373. Bocherone (Di) Ogerio 3U1. Bociachensis Baldicionus 421. _ lacobus 370, Boelano (De) Rolandus 378. ( 563 ) Boiamundus 348. — Boiamumli Andreas 431. Boleti lohannis Honoratus 371. — Boletus Johannes 361. — Rubaldus 33'J, 310. Bombello, o Bonobello (De) Bonusvassallus 372. — Guilielmus 24J, 247, 258, 27G, 37G. — Iohannes 370. Bonavacca Allo 37G. Bonavita 377. Bonfacello (De) Obertus 297. Bonicardi Bonifacius 374. Bonicus Albertus 297. — Jlospinellus 374. Bonifacii Philippus 328, 330 , 339 , 343. — Bonifacio (De) Iohjnnes 376. Bonifazio arcivescovo 386. Bonifatius 296, 386. Bonirespecti Bonusiohannes filius 370. Bonisenioris Guilielmus 374. Bonofancello (De) Guilielmus 370. Bonohoinine (De) Bonusvassallus 255, Bonoinfante (De) Obertus 341. Bononiens 380. Bononiensis Ansaldus 378. Bonothoma (De) Simon 421, 427, 152. Bonovassallo (De) Augustinus presbiter 587. Bonticus Henricus 369. Bonusiohannes 304. Bonus dies 379. Bonus Respectus 370. Bonvicino 277. Donzella Bertoldus 435. Borgogna ( De) Bonusvassallus 378. Bosco (De) Henricus 378. Bolacius Bonusvassallus 357 . — Guiscardus 296. Botericus. Vedi Vicecomes Botericus. Bottega Guilielmus 296. Bottinus 378. — Bottinus Hugo 296. Boverio Ottone 360. Braia (De) Henricus, notarius 281. Braidem 295. Brasili, o Braxile , (Dj) Amicus 431. — Ansaldus 226. — Blancus 379. — Johannes 379, — Merlo 296. — Rogerius 372. ( 5(i4 ) Brixiis (Dj) Iacobus 433. Brolio (Do) Marruffus 307. Brosono (Dj) Obertus 373. Brucardi Nicola 372. Brugnonus Lanfrancus 293. Brunetti 228, Brunus Ansolmus 293. Bonus 373. — Ansclinus frnler Boni 373. Bruscus Amicus 200, 223. — Arnaldus iìlius Amici 223. — Henricus filius Amici 224. Brusedus o Bmxedus Bonusvassallus 428. — Guiliclmui 237. Brusiaboscum 370. Buca Guilielmus 408. Bucaccius Rubaldus 380. Bucca Raynaldus 373. Buccabeata Iohannes 373. Buccabovis Andreas 379. Buccafura Gandulpbus 208. Bucao Asini Conradus 370. Bucella Obertus 381. Buconus 297. Bucucius Ansaldus 297. Bufferà. Vedi Bufferius. BulTerii Anseimi Merlo 301. — Bufferii Sylus 380. Bufferius Apsaldus 338, 300, 370. — Anseimo 307. Boleto 237. — Buonvas-sallo 300, 307. — Dodo 533. — Fulcone 307. — Guilielmus 233, 239, 233, 2G9, 274, 278, 301, 304. — Simon 387, 390. Bulgaro (De) Iohannes 298. — Simon 433. Bulla Guilielmus 371. Bullafica Marinus 377. Balzanelus Amicus 290. — Bulzanetus 200. Bunico (Dj) Ioel 293. Burgeto (De) Bonifacius 298. Burgo (De) Adelardus 388. — Belengarius 377. — Bombellus 241. — Gan-dulphus 298. Burgundio Carolus 371.— Girardus 377.— Hugo. Buronus Guilielmus 237, 271, 283, 289, 294, 300. 301. 303, 340, 370, 392. 393, 394. — Henricus 201, 202. ( 565 ) Bursa Bonusvassallu* 297. Hurserius Lauiberlus 378, 379. Busca Iohannes 370. Bussi, famiglia 282. Butleratus 529. Buxonus Anselmus 574. c Caballus Henricus 377. Cabarii, probabilmente per Tabarii 282. Cabutius Guilielmus 376. — Ribaldus 297. Cache Rolandus 295 Caffara (De, Angeloti lacoltus 421 — Angelotus 360, 392. — Anselmus, detto per errore Ancellinus ed Ansaldus 276, 301, 303, 3Ì8, 339, 371. — Marchio 242, 253, 315 — Rainaldus 372. Caffari Olho 301. — Caffaro (De) Otho 301, 328, 330, 332, 337, 341, 3i8 e 550. Calcagnino 161. Calcia (De) Obertus 574. Calderia Anselmus 378. Caldinus Rogerius 577. Calignanus Bonusbellus 297. Callegarius Arnaldus 577. — Bellonus 377. — Bernardus 375. Conradus 379. — Gandulphus 378. — Guido 378. — Guilielmus 378. — Ingo 575. — Marinus 375. Calligae Guilielmus 554. Calligaepalli Guilielmus 335, 337, 339, 342, 314, 518, 371. Caluffo (De) Oliverius 577. Calvus 549. — Calvus Guilielmus 571. Camosci Francesco Maria 216. Camiator Manfredus 580. Camilla (De) Angelus 572. — Nuvnlonus 372. — Olhobonus 427. — Simon 404, 424. Camogi, o Camogio (De) Albertus 377. — Fortis 37S. Guilieluius 375. — Lu-dovicus 573. — Rodoanus 375. Camoginus Olho 576. ( liGG ) ! Campi storico di Piacenza 198. Campo (Dj) Arcarius Albertus 377. — Bernicio 403. — Berruminus 339. — Bonussenior 297. — Bonusvicinus 257, 293. — Cailus 377. — Dondedeus 418, 423. - Famiglia 282.— Ghisulphus 373 — Guilielmus 280. - Io-natas 328. — Iordanus 380 — Marinus 378. — Oliverius 297. Campalella (Do) Villanus 380. Camuginus Guilielmus 290. Canale Avv. Michele Giuseppe 1G0, 210. Canali (Do) Anselmus 379. C.mcellarius Lanfrancus 372. — Obertus 213, 214, 23(5, 261, 270. 274, 277, 283, 284, 294, 299, 300, 303, 308, 342, 314, 318, 349. — Podius 418. — Baimundus 410. 427. Candida (De) Guilielmus 293. Canevari famiglia 281 , 282. _ Canevarius Obertus 374. — Hufinus 296. Canis Iohannis Anselmus 380. — Hugo 297. Canisvetus Johannes 374. Cannecia (De) Balduinus 380. Cannella Ottone 241, 233, 233, 260, 303. Cannella. Vedi Grimaldus filius Olhonis Cannellae 33J, 362. Canneto (Dj) Grillus 374. — Olho 373. - Poncius Guilielmus 374. - Rol-landus 373. Canzularius Albertus 379. Caparagia (De) Bonusiohannes 378. Caparagiao socius Fulco 380. Caparagiao Guilielmus 378. Capellanus Raimundus 296. Capitisgalli Boccucius 418. Cappa Gandulphus 378. Cappellanus Rolandus 377. Capra Ogerius, o Oglerius, 208, 233, 240, 247. - Petrus 297. Capriada (De) fìodulphus 380. Capsarius Marinus 378. — Raymundus 378. Caput Galli Bonusvassallus 294. Caputorgolii o Capulorgogii 368. - Guilielmus 306, 361. Carcano (De) Gandolfo 168. Carcodanus Ogerius 293. Cardine (Dj) Iohannes, diaconi!« 281. ( 307 ) Carezzarius Iohannes 380. Carius Vassallus 375. Carlevarus 375. — Iohannes iilius ejus 373. Carraadino (De) 307. — Andreas 427. — Anselmus 338. — Famiglia 231 , 281, 282, — Guilielmus 297. - ldo 231, 237, 337, 372, 388, 303, 411, 4IG, ¿21. — Otho 375. - Rolandus 238, 338, 391. Carmadinus Anselmus 392. — Guilielmus 332. Carniglia editore degli Annali di Caffaro 239. Carrarii Bonivassalli Oherlus 377. Carretto (Dal) Antonio 217. — Ottone 431. Carlagenua (De) Ogerius 371. Casanova (De) Iohannes 379. Caschifellone (De) Caffarus 208, 214, 231, 232, 233, 233, 236, 237, 238, 23$, 242, 243, 247, 231, 233, 236, ¿37, 239, 260, 261, 262, 268, 269, 270, 273, 275, 312. - Guiscardus 200, 239, 213, 239, 268, 269. — Obertus 239, 253, 255. - Rusticus 233, 239, 239. Cascinae Fulconis Guilielmus 372. Cascino (Di) Bonvassallo Notaio 219. Cusicius, o Caxiceus Guilielmus 308. — Marchio 374. Caseina Balduinus 372. Cassinensis Guilielmus, Notaio 228, 344. Cassinis (De) Guilielmus 374. Castagna Obertus 414. — Caslanea Albertus 333. Castavenci, famiglia 282. Castellala (De) Albertus 577. Castelleto (De) Albertus 380. - Andreas 380. - Ansaldus 298. - Marinus 379. — Rainaldinus 380. — Roberlus 380. Rufinus 378. Castelli Commendatore Michel Angelo 200. Castello (De) Amigonus 411, 413. - Ansaldus 404. - Bollicus 426. — Bel-lus Brunus 391, 396. - Bonovassallo di Primo 274. — Fulco 362, o90, 414, 419, 426, 432. - Fulco filius Fulconis 300, 417. - Merlo 432. — Otho 389. — Rainaldus 392. - Rogerius 351. - Villanus 274. - Zacharias 306, 410. Castro (De) Albertus 370. - Amigonus 418. - Balduinus 270. — Baldumus lohannis 369. - Bellusbrunus 369. - Bonaventura 373. - Bonusvassal-lus 284, 291, 361, 306, 314. — Bucella 369. - Dominicus Iohannes o75. — Famiglia 283. — Fulchinus 369. — Fulco 531, 369, 381, 387.— uè- ( 3(58 ) rardus 374. — Grimaldus 373. — Guilielmus 309, 373, 408. — lacobu« 373. — Iohannes 37(5. — Lanfrancus 51)9. — Merlo 309. — Merlonis Guilielmus 431. — Opicini Guilielmus 374. — Otho judex 20(5. 294, 309. — Primus 238 Rainaldus 3(t7. — Rubaldus 37(5. — Soldanus 37(5. Caudalupi Obertus 378. Causidicus Donum Dai 374. Cavalexi (Du) Hugo 377, Cavarunchi Domus 261. — Cavarunchi Rubaldus 201. —- Cavaruncus Gisel-berlus 290. — Guilielmus 303, 304, 300, 313, 334, 341, 330, 332, 330. — Ionatas 301. — Ogerius 370. — Philippus 399, 402, 400, 410. Cavcgia Iacobus 277. — Manfredus 377. Cavagiarius Lanfrancus 377. Cavaturta Guilielmus 297. Cuzacii frater Ilugolinus 378. Cazagno (De) Sulimanus 290. Caxator Iohannes 370. Ceba 262, 209. 298. — Ceba, o Cebae Ansaldus 329, 348, 373. — Gandul-phus 290. — q. Vegii Oberlus 413. Caecus Vagus Guilielmus 371. Celanisi (De) Guilielmus 370. Centurioni Principi e marchesi 332. Cepolln Rubaldus 298. Cepollina Cav. Marcello 200. Coresarius Guilielmus 577. Cerexia Berlolotus 579. Ceriolus Oliverius 577. Cevollae (filius) Ansaldus 570. Chierico Giovanni 102. Cibo famiglia 282. Cibrario Cav. Luigi 175, 198, 213. Cicala 109, 200, 214. — Ansaldus 528, 372. — Enricus fraler Lanfranci Ci-gnlae 571. - Guilielmus 181, 208, 278, 283, 294, 299, 501, 505, 303 , 527, 528. — Henricus 408, 413. — Lanfrancus 371. Cicerone M. Tullio 220. Ciliusblancus Otho 232. Cimaemaris Lanfrancus 574. Cimasel Rubaldus 377. ( 569 ) Cincia Philippus 298. Ciriolus Guilielmus 290. Cita (De) Vicecomes 290. Cittadinus 379. Clarella Anselmus 371. — Ido 297. — Clarellac Idonis Guilielmus 371. Clavari (De) Iohannes 37!). Clavica (De) Anfossus 290. Llyonus 370. Clemente III Pontefice 381, 380. Clericus !ngo 236. — Obertus 370. Cogorno (Di) Cagornino 201. — Famiglia 2rt2. — Signori di 204, 209. Collum Ogerius 298. — Oliverius 298. 573. Collum gruis Guilielmus 370. — Henricus 380. Colonnata (De) Bonusvassallus 377. Columba (De) Guilielmus Scriba 200. Comago (De) Anselmus 378. Comes Obertus 421, ¿28. Comitissa Guilia 333. — Comitissae Guiliae Fulco 333, 300. Comneno Manuele Imperatore 303, 310. Conrado figlio del marchese di Monferrato 389. Constantio (De) Gandulphus 348. Contardus Fredentio, o Fredenzonus 276, 282, 299, 329, 331, 339, 343, 348, 353, 370. — Ido 289, 301, 303, 328. 354. - Ottone 243, 231. Conte Corrado 279. — di Forcalquerio Guglielmo 333. — di Provenza Sancio 233. Controversi — errore probabilmente, por Guercii 282. Corazzarius Raimundus 378. Corregiarius Laurentius 379. Corsus Guilielmus 377. — Iohannes 370. — Marinus 378. Costa (De) Raynaldus 378. Costantio (De) Gandulphus 344. Cota, o Costa, Petrus 203. Cotta Rainero Potestà 207. Cravesana (Bonifazio marchese di) 393. Crespinus, o Crispinus 330. — Ansaldus 247, 238. — Fabianus 234 , 233, 237, 371. — Guilielmus 296 . 348, 371. 391. 408. - lonatas 196, 271, 283, 289, 300, 302. Cresta Vassallus 293. Crocco Cav. Antonio 221. ( 570 ) Crollamons ¿98. — Crolla monte Bonusvassallus 380. Crollus 376. Crosa (Do) Albertus 377. — Guilielinus 376. Crosa (De) Lanfrancus 375. Crosus Henricus 375. Crossa Bonusvassallus. Cruce (De) Andato 37(5. — Olbohonus 411, 418. Cruscus Guilielmus 297. Cucul Ogerius 298. Cucurno (De) Cucurninus 202. Culusniger Vivaldus 380. Cumignanae Magistri Iohannes 381. Cuneo Avv. Carlo 235, 244, 246, 272. Cunizone (De) Amicus Amici 370. Curia (De) 362. — Asterius 379. — Conradus 278. — Famiglia 394. — lielmus 278. — Rubaldus 278, 362. Currenigia iDe) Olilo 379. Curte (De) Conradus 278. — Guilielmus 278. — Rubaldus 278, 362. Curii Ogerii Rubaldus 374. Cutis Baldilio 388. D Daclilo vDe) Guilielmus 298, 370. Philippus i97. Dadeon Lanfrancus? 380. Dandala (De) Oberlus 425. 429. Danerius Zenoardus 370. Danesius Ogerius 295. Darbinae — errore, probabilmente, per Gabern ae 282. Dardana (De) Lanfrancus 377. Dardella Henricus notarius 281. Dardena Terrigius 374. Deodatus loanncs 296. Desimoni Avv. Cornelio 164, 278, 338, 481. Detesalve Henricus 408. 424. — Henricus frater Rubaldi Detesalve 372. Deus te salvet 297. Gui- ( 371 ) Deza, scrittore 279. Diano (De) Guilielmus 375. Dinegro (Oberto) 391. Dio ti salvo 277. Doda (De) Guilielmus 380. Domo (De) Donum Dei 378. Domoculta (Dei o Domuscultae Andreas 410. — Bartolomeus 410. — Henri-cus 373, 408, 411, 424. — Hugo 375. — Lambertus 373, 410. — Oberlus 328, 430, 433. Donatus 297. Dordona (De) Balduinus 373. Doria V. Auriae. Dragus Lambertus 431. Drapcrius Amicus 376. — Arduinus 375. — Arraannus 380. Drogus Ribaldus 295. Drubeco (De) Guilielmus, iudex 240, 243, 2G6. Duca di Narhona Raimondo 354, 353. Duca (Guilielmus 593. Ducange 167. Durandi 197. Duranti* Paschalis 372 E Ebo Macomet Abd ella Eben Isaac Ebo Macomet Eben Ali, Re di Maiorca 583. Elephans Marchio 571. Elephantis Marchisii (q.) filii 306. Elia (De) Hugo 277. — Eliae Bonusvassallus 297. — Guilielmus 277. — Otho 277, 298, 569. - Eliae Stefanus frater 277. - Elyas 254,257, 261,267. Embriaci Nicolae Guilielmus filius 394, 424. — q. Hugonis Guilielmus 421, 432. — Erabriaco 277. — Embriaco Ugone 535, 593, 598. — Embrincus Guilielmus 205, 231, 232, 236, 236, 238, 239, 369, 587, 407, 418, 428. — Nicola 227, 295, 500, 310, 318, 552, 555, 569, 581, 429. - Philippus 435. Primus 205, 239. Embroni Henricus 575. — Embronus 294. — Guilielmus 297. — Nicola 595. Episcopus Airaldus Genuae 259. 41 ( 572 ) Eliso. Vedi Rivo. Erizone (De) Bonifatius liliuj q. Ogerii do Guidone 38Ü. — Oglerius do Guidone 302. Eselanatus Guilielmus 377. F Faber Brunus 378. Faioguerre Iacobus 374. Fallamonica Opizo 298. — Paschal» 374. Fannucci 272. Fariseus Ingo 298. Farmaci Nicolai Guilielmus 372. Fauro (De) Raimundus 372. Federici 278. Ferminus 296. Ferrandus Guilielmus 371, Ferrari Ugone 434. Ferrarius Alinerius 380 — Ansaldus 378. Ferri Crollus 379. Fico (De) Oiho 375. Ficusmatarius famiglia 282. Guilielmus 373. 407, 418, 423, 430. Fieschi 305. Filardo 274. — Filardus Guilielmus 297. Filizano (De) Raynerius 377. Finamor Iacobus 416. Fiamma Galvano 207. Fledemerius Henricus 380. Flexia (De) Bonifacius 370. —Ingo (dei della Volta ) 347, 349, o^l, 333,337, 339, 381, 304. — Raimundus 370, 388. Foglietta Storico 216. Fontana (De) Albertus 374. Iacobus 274. Obertus 378. Fontana Guilielmus 379. Fontanegi (De) Otho 376. Foreslatus Albertus 378. Fornari (De) Bartolomeo 217. ( 373 ) Fornarii Hugo Baldissonis 3151, 384, 337. Fornario Baldizzone 276. Fornario Baldizzone (De) Ido filius Hugonis 39!). Fornarius Ansaldus 37). — Guilielmus 350, 336, 37). 396, 398. Hugo 400. — Lambertus 419, 436. - Olho 232, 337, 339, 334. Fornalor Alacer 378. Fossatello (de; Lambertus 380. Fossato (De) Angelus 377. -Caslellus 380. -Girardus 380. — Guilielmus 379. Frascarolo (De) Ruflìnus 380. Fregabreno Guilielmus 297. Frenguellus Symon 375. Frumenlus Guilielmus 376. Fumagalli 197. Fumo (Da) lordanus 378. Fuscus Peire 373. G Gabbus Ansaldus 234. Gaberniae famiglia 292. Gabo (De) Poncius 376. Gabo famiglia 234. — Lanfranco 244. — Rainaldus 209. Gafforius 376 Gagelani Raynerius 381. Gaita (De) Guilielmus 378. Galeta, o Gallela, Guilielmus 328, 370. - Ingo 234. - Lanfrancus 29S. — Olho 329. Galliana (De) Ingo 370, 39o, 408, 411. Gallula Gandulphus 296. Gallus Bonifacius 296. — Guilielmus 297. - Marchio 377. - Obertus 372. 372. — Ribaldus 296. Gambalixa Vivaldus 372. Gamundii frater Gamondinus 279. Ganduccio Odoardo 200. Gandulpho (De) Otho 247. ( m ) (¡araldo (De) Boiamundus do Odono 254, 259, 209, 270, 302, 300, 339, 351. — Bonusvassallus de Odone 358, 259, 207. Odo o Olho 237. tìarofanus Obertus 571. Garrius Anselmus 238, 315, 530, 358, 570, 584. — (iuilielinus 250. Gastaldus Guilielmus 578. — lohannes 575. Gatta Guilielmus 295. Gattablanca Vilalis, Consul pi sa n us 381. Gattilusius 290. — Vassallus 428, 451. Gatus Nicola 571. Gauxonus, o Gaxonus Amicus 573. — Bainaldus 254, 257, 295. Gavarinus Bonavita 377. Gavi (De) Berlolotus 580. Gavi (Di) Alberto marchese 209, 275. — Giovanni 275. — Guglielmi» 27j. -Manfredo 275. Gecius, o Getius, Lambertus 234, 201. Gentile marchese Ignazio di Gian Carlo 173. Geremias 297. Gezo famiglia 234. Ghisulpho (De) Fulco 575. — lordanus 305. — Vassallus 274, 2/5, 277. Ginata (De) Rubaldus 410. Giniane (Do) Iohunnes 380. Giraldi (q.) Obertus 401. Giscardi 205. Gisellis Ogerius 378. Gisulli Vassallus 294. Giudice Guglielmo 208, 252, 2G0. Giudice Waraco o Warazo 2G3. Giulini 197. Giusta (Di) Filippo 505. — Rogero 307. Giustiniani Mons. Agostino 202, 240. Gobbus Donatus 295. Gobus per Gabus 2G9. Goda (De) Odone 230. Godentia 575. Golias Ansaldus 295, 504, 33G, 341, 352, 255, 357, 300, 302, 589. - Gm-lielmus 295. — Rogerius filius Ansaldi 575. Gontardus, o Conlardus Fredentio 271, 294. — Ido 208, 285, 507. — li>"° 255. — Otho 200, 242. ( 575 ) Gotizone (De) Anselrous 29G. — Gandulpbus 296, 355. Gotocrrus 298. Granarius 377. Granata (De) famiglia 282. Grancius Ansaldus frater Philippi 372. Lanfrancu» 339, 371 Grano (De) Obertus 378. Grassello Guifredotto ¿09. Grassus Guilencio 377. — Otho 380. Gricca Henricus 378. Grillo famiglia 357. — Grillus Albertus 318, ¿30. — Amicus 227, 294, 299, 303, 305 , 308, 327, 328, 343 , 352, 359, 372, 394, 41«. - Amicus filius Amici 350, 362. - Federicus 429. — Lambertus 304, 334. — Marchio 408, 411. - Vassallus 161, 361, 372, 402. Grimaldi Albertus 303. — Obertus 373, 387, 433. — Grimaldo (Ds) fami0lia 386. — Grimaldus q. Oberli 305. - Ingo q. Oberti 305. - Grimaldus 305, 300. — Grimaldus filius Othonis Cannelle 362. Grilla lohannes 369. Grossus Bachemus 428. 431. Gruatus Obertus 298. Guaina Obertus 296. Guala Ianuardus 373. Gualandus Sycherius 381. Guaraco Aidela filia Caffari 239. - Antonio Console 210. — Guaraeus Ansaldus 361. — Anselmus 399. - Baldicio 375. - Bartholomeus 374. - Marchio 255 — Merlo 296. — Obertus 239. - Oliverius 391, 393- — Otho o9I, 408, 411, 421. — Ravnaldus 374. - Rolandus 289, 336, 553. — Rubal-dus 353, 592. Guci lohannes? 298. Guelphus Rubaldus 541, 580, 581. Guerci (Dei) Rubaldo 544. - famiglia 234, 282 , 554. — Guerci! Balduim Guilielmus 572. — Guilielmi Opizo 599, 405, 408, 411, 451. q- Ba' duineti Guilielmus 451. - Ribaldi Bonusvassallus 296. - Rubaldus Bisaccia e Bisacinus vedi. — Guercio Anfosso 274, 275, 297. Guercios Amicus 410, 415, 417, 427. - Balduinus 277 , 505, 369, 381, 387. — Guilielmus 231, 275, 579, 595, 407, 418, 419, 426, 428, 429. — Henricus 257, 271, 277, 283, 285, 305, 402, 430. — Ingo 375. — Lambertus 234, 234. 261, 295. — Manfredus 380. — Opizo 408, 416. 418, 425, 429, 432. ( 57G ) Guerra Guido Conte di Ventiiuiylia 300. Guezus Larabertus 236. Guido di Lodi 301. Guidone (De) Bonifacius 413, 421 — Dondedeus 217. — Donum Dei 370, 408. — Ogerius 306. — Oglerius £t>8, 262, 268, 270, 28a, 285. Guiginus 374. Guilengus 380. Guilia (De) Henricus 381. Guiscardo (Do) Guilielmus 371. Guisulpho (De) Bonusvassallus 237. — Fulco 413. Vassallus 299. Gulfus Iohannos 377. H Haulleville 1G6, 207, 210. Hegel 139. Heid scrittore tedesco, 213. Heliae Otho 338. — Paschalis 330, 353. - Rogerius 39!), 402, 406. - Ruba Idus 403. Henrici Speciarii (q.) Ogerius 374. Hominis Dei Bonusvassallus 373 Homodeus 297. Horto (De) Guilielmus 421. I lalonus fìlius Philippi de lusta. lanebonus? 372. lavellina, moglie di Oberto Malocello 288. lmae Anselmus 369. Imperatore Enrico VI 391, 392. Imperatore Federico I 391. Imperatrice Adelaide 264. Infans Guilielmus fraler Petri Arcari 379. Infantibus (Do) Guilielmus 423. — lohannes 357. — Johannes Causidicus 333. — Paschalis lohannes 372. Ingonns 296, ( 577 ) Insula (De) Cibo Guilielmus 374. — Rubaldonus 379. Insulis (De) Famiglia 282. - llenricus 376. - laiobus 417, 425. — Qionus 382, 388. - Ricius De Mari - Villanus 372, 388, 404, 4)6, 426. lorredi Enricus 297. lonatae Rubaldus 407. lordanus Guilielmus 372. Isnardi Comm. Lorenzo 266. Isole (Delle) Ottone 211. Itae, o de Ita, Albertinus Da Ansaldo 247. - Ansaldus 230, 447, 288. — Anselmus 296. — lordanus 370. — Rogeronus 294, 299, 302, 307, 308. lterio (Da) Bonifacii Guiliolmus 333. — Bonus 247. — Donum Dei 298. Iudex Abslulphus 263. ludex Adelfredus 263. ludex Alexander 263. ludex Alibonus 263. ludex Andreas 263. ludex Anselmus 205. ludex Araldus 266. ludex Arnaldus 264. ludex Berardus 263. ludex Celdo 263. ludex Conradus 204, ludex de Drubeco Guilielmus 240 ludex de Ripa Guilielmus 283. ludex Dominicus 260. ludex et Notarius Amicus 265. ludex et Notarius Bovus 268. ludex et Notarius Cumbertus 264. ludex et Notarius lohannes 265. ludex et Notarius Obertus 268. ludex et Nalarius Adelricus 264. ludex ot Notarius Severus 204. ludex et Notarius Silvcradus 2l>4. ludex et Notarius W'inizo 265. ludex Giseprandus 263. ludex Gisulphus 264, 265, 266, ludex Gothnfredus 203, 201. ( 578 ) Iudex Guilielmus 264. Iudex Guilielmus de Drubcco 260. Iudex Guilielmus do Novaria 2G8. Iudex Guinigisus 266. Iudex Henricus 328. Iudex Hugo 267, 270. Iudex lacobus 570. Iudex Ildeprandus 265. Iudex lohannes 165, 363, 328. Iudex Isembrandus 265. Iudex Ilerius 265. Iudex Marchio 265 , 295. Iudex Marinus 264. Iudex Opizo 264. Iudex Otho 262 , 266, 269, 283, 301, 408 Iudex Petrus 223, 263 ,'264, 265. Iudex Silveradus 2G3. Iudex Stabilis 263. Iudex Theutefredus 263, 264. Iudex Teuzo 265. Iudex Thomas 265. Iudex Thomas, filius q. Thodelgrini Iudicis 264. Iudex Waracus 223. Iudex Warazo 264. Iudex Wilielmus 265. Iudex Winurius 265. lustae, o de lusta , Ialonus filius Philippi 589. — Philippus 336 , 352, o54. — Rogerius 543, 351. L Lagneto (Di) Signori 269, 531. Laicarvrius Rolandus 378. Lamberti Bonifacius 295. - Godo 22-2. - Lamberto (De) Bonusvassallus 306. - Philippus 186, 194, 195, 196, 258 , 201, 270, 271 , 295, 303, 332. Lanci 197. Lanceacuta Merlo 297. ( 579 ) Lanfi uncus 338, 342. — Lanfranci frater Lazarus 372. Langasco (De) lohannes 379, 380. — Obertus 380. — Vassallus 376. Laudensis Guido 304. Lauraello (Do) Vassallus, forse stipite dei l.omellini 401, 402. Laurinus Hugo 37G. Laurus Obertus 380. Lavagna (Conto di) 347, 3!)4. Lavegus Guilielmus 37s. Lazagna Lanfraneus 379. Leccanuptias Nicola 382, 383, 398, 410. — Simon 399, 401, 402. Lecavelum Opicinus 271. — Ansaldus 370, 414, 432. — Henricus 373. — Opizo 361 — Otto 271 , 274, 275, 298. Leges (De) lohannes 374. Lena Tampinus 379. Lengueglia (Della) Signori 391. Leo ISO, 1G0. Leo lohannes 378. Leon Guilielmus? 378. Lercarii Alberti Rubaldus filius 392. — Lercarius Albertus 329. — Anselmus 372. — Belmustus 398 , 404, 409, 414. — Belmustus iunior 406. — Guilielmus 369, 372, 396. - Rubaldus 211 , 348, 330, 345, 372, 394. Levanto (De) Obertus 375. Linarolus Otho 378. Lombardus Ansaldus 376. — Guilielmus 380. lohannes 380. — Obertus 297. Longi Guilielmi Iterius 374. — Longus Guilielmus 348, 353, 377. — Ingo 370, 398, 404. — lohannes 374. Lucca (De) Rainaldi Rainerius filius 337. Lucensis Angelus 379. — Fulco 378. — Gandulphus 360. — Merlo 297. — Obertus 360, 362 , 380, 381, 388, 401. — Paganus 375. Lucius Gazzatus? 378. Lucus Obertus 356, 358. Lupi 162, 350. Lupus Hugo 295. Lusio, Famiglia 254. — Lusio Spinola Guglielmo 236. — Lusius Ansaldus 373. _ Guilielmus 236, 251, 257, 261, 267, 268, 275, 283, 284. -Obertus 273, 298. ( 580 ) Hf Magister Marabotus 37!). Magister Obortus 379. Magister Scholarum S. Lauren ti j, Ogerius, scritto per errore Angelerius 239. Magister Stephanus 370. Magislri Marchionis Oherlus 379. — Simon 378. Magistri Petri Vassallus 378. Magnerri ( de ) Donatus 579. Mainerius Jacobiis 596. Malabito Guiglielmo 252, 239. Malaspina 317, 319, 550, 427. _ Corrado Marchese 43i. — Guiglielmo 436. — Opi/zone 516, 555. Malerba 558. Malfante Ansaldus 415. Malfiaster, o Malusfiliaster 505, — Bonussiohannes 294. — Bonusvassallus 290, 370. — Conradus 548. — Guilielmus 569, 571. — Jacobus ¿>69. Malloni Rubaldi Jacobus 574. — Mallonus, o Mallo, Arnicus 594, 406. — Ansaldus 247, 254, 255, 256, 258, 262, 268, 269, 271, 276, 294, 500, 302, 516. — Bonussenior 267. — Guilielmus 518, 552, 554, 556,560.362, 379, 595, 404. — Henricus 528, 550, 355, 548, 408, 415, 416. — Hugo 569, 595. — Hugolinus 329, 348, 354, 558, 360, 391, 393, 400. - Ido 370. — Nicola 359, 370, 404, 407, 409, 414, 421. — Oberlus 421. -Olho 298, 548, 561. — Rubaldus 529. Malocello Guglielmino 288. — Guilia 288. — Lucia 288. Malocellus, o Malusaucellus 424'. — Ansaldus frater Oberti 371. — Carbonus 218, 434. - Guilielmus 259, 260, 274, 277. 294, 572, 593, 417. - Henricus 501, 329. - lohannes 236, 283, 284, 501. - Obertus 254, 288, 327, 331, 548, 351, 404. Malopresi (de) Rolandinus ¿06. Malutn in ventre Guido 373. Malvezzi Storico 197, 208. ÌManegoIdo, Bresciano, Podestà di Genova 391. Manente 197. Mangino (de) Guilielmus 380. Maniaporri Villanus 411, 416, 421, 428, 132. ( 581 ) Maniavacca Vassallus 378, 431, 433. Maraboti Nicola filius Rogerii (de Porla) 572, 396, 408, - Rainaldus 374 — Maraboto (de) Rogerius 331, 336, 337, 372. Maraccius Guilielmus 371. Marangone 272. Marchese Alberto 2G3, 279, 280, 427. Marchese di Cravesana Bonifazio 393. Marchese di Massa Andrea 436. — Guiglielmo 348. Marchese di Savona Enrico 360. Marchese Oberto 263. Marchio Henricus 378. Mari (de) Andreae Rubaldus 377. — Angelotus 360. — Ansaldus 430. — Ber-lengerius 374. — Bernicio 250. — Boccutius 329. — Bonobellus 378. — Bonvassallo Cima 274. — Cima 277. — Corsus 240, 312, 314. — Erode 429, 434. - Famiglia 240, 282, 285. - Guilielmus 297. - Guilencio 379. — Ionatas 240, 371, — Lanfrancus 432. — Nicola 240. 372, 387. Nicola frater Lanfranci 372. — Obertus Lanfranci 208. — Oglerius 247, 262. — Ottone 211, 239, 140, 242, 243, 314. - Riccius Guilielmus 374. Marino (de) liertrame 294, 300, 307. - Famiglia 281, 282 - Guilielmus 294, 300, 302, 308, 332. — lacobus 406. — Lam|>ertus 278 , 298. — Paschalis 318, 328, 331 , 334, 348, 388, 336, 389. - Petrus 343 , 372 , 389. -Vassallus 378. Marsilius 378. MarulTus Obertus 379. Marzucus Marinus 373. Mascalo (De) Viridis 340, 362. Mastaro (De) Bonusvassallus 297, 373. Mastorcius Angelerius 370. Matrona (De) Gandolfo 240 , 283. — Otho 240. Mauro (De) — Vedi Platealonga. Mazal Enricus 296. - Vassallus 296 - Mazalis Henricus 495, 408. — Hugo 371. Mazochus 378. Mazuco Obertus 297, 341. Mazzamurrus lohannes 378. Mazzanello (Dei) Famiglia 383, — Ogerius 373, 393, 402, 413, 430. — Tan-rlerio 274 , 277. ( 582 ) ■Modico Lamberto 201. Medicus Henricus 574. Medicus Oberlus 570. Mediolanonsis Presbiter 57C. Modiolani Amigo 578. Mediolano De) Alcherius Olhonis 575. — Grifns 57(5. - Olilo iudex 260. Medolico (De) Ralduinus 509, 418, 417, 427, 451. — Bonusmalus o Bonus nntus 220 _ Bonusvassallus 296, 529. Melescius lohannes 580. Mercato (De) Albertus 576. — Bonusinfans 574. — Georgius 576 — Grana rius o76. — Guilieltni Guilielmus filius 278. — Guilielmus ¿>07. — Gui scardi Hugolinus 57G. — Mussus 577. — Tiberius 574. Mercerius Petrus 574. Merdempe Oliverius 297. Merenda Ualdicio filius Lanfranci 574. Mellone (De) Guilielmus 580. Merlonatellus Godus 298. Mesi-ma (De) Rubaldus 575. Migdoniae Opizo 571. Milgori (Di) Conte 208. — Bernardo 288 Mi Irosa (De) Ansaldus 298. — Lanfrancus 298. Minoretus Incobus 217. Modiusferri 548. — Guilielmus 534, 500. Modulanico (De) Y'assallus 580. Modulo (De) Cassioius 578. — Rubaldus 378. Moise storico di Bergamo 197. .Molasana, o Mola/.ana (De) Henricus 576. — Rubaldus 578. Moneta (De) lohannes 574. Monferrato (Di) Corrado, Signore di Tiro 593. Monferrato (Di) Guglielmo 550. Monferratus causidico cremonese 458. Mons maior 579. Montaldo (De) Litulfus 217. Montanaro (De) Giraldus 458. Monlanarius Pclrus 578. Monteleonc (De) Mazocus 579. Montemagno (De) Grugno 557. ( 583 ) MonlexelJus Ansaldus 208. Monticelli (Do) Guilielmus 281. Montpellier (Di) Guglielmo Conte 207. Morectus Bernardus 379. Moriondo 102. Moro (Del) Martino 283. Mortedo (De) Lambertus 377. Mortelo Ansaldo 214, 274. MorUnissili Balduinus 370. — Bonifacius 297. — Galopinus 372. Mundagia Guilielmus 297. Muratori 218, 203. Muro ruplo (Dcj Baldicio 570. Murta (De) Amicus 211, 304 , 330, 372. — Bertolotus 297. — Guirardus 415. — Henricus 359. — Iacobus 217. — lacobus filius Olhonis 57-2. Otho 240, 558. - Rubaldus 297. Musanus Rubaldus 579. Muscelina Gandulfus 29G. Muscula Sigismundus 2G9, 274, 512, 314, 315, 329, 343, 352, 556. Mussi Guilielmi Vassallus 578. — Mussus Balduinus 421, 427. — Guglielmo 275. — Lambertus 290. — Opizo 237. Muxoncrius 37G. N Narbona (Di) Raimondo 278. Nata Anfossus 297. — Guilielmus 329.— Guilielmus filius Anfossi 375. Nataranus Vassallus 379. Navarro (Dei) Famiglia 555. — Navarrus 271. — Anselmus 373. Negatalis Albertus 374. Negro (Di) — Vedi Niger. Nepitellis (De) lohannes 571. Nevilella Henricus 370. Niello causidico 381. Niger (o de Nigro, o de Nigrone) Ansaldus 306, 550. — Baldicio 259. — Filii q. lohannis. — Guidotus 329, 551, 554. — Guidolus Oberti 295. Guilielmus 247, 256, 258, 259, 2G8, 269, 271, 274, 277, 285, 529, .( 584 ) 341, 347, 554, 399, 414, 418, 419 , 42«. — Guilielmus fraler Heniici 375. — Honricus 231, 5GO, 593, 408, 409, 417, 421. — loliannes 297. Lanfranchi Obertus 575. — Oberti Guilielmus 405. — Obertus 236, 295, 555, 551, 557, 558, 574, 588, 401. — Olilo 358, 587. Nigrancius Ansaldus 295. Nivetella Oliverius 297. Nocentius Ogerius 295. — Rogerius 571. Notaio Buongiovanni 216, 580. Notaio Lanfranco 228. Notarius Bonusinfans 215. Notarius Cunibertus 264. Notarius et Iudex Amicus 265. Notarius et Iudex Bovus 265. Notarius et Iudex Iohannes 255. Notarius et Iudex Obertus 265. Notarius ot Iudex Sacri Palatii Otho 265. Notarius et Iudex Sacri Palatii Pelrus 264. Notarius et Iudex Winizo 265. Notarius Guilielmus de Sauro 576. Notarius lordanus 576. Notarius Marinus 264, 575. Notarius Obertus de Mercato 374. Notarius Petrus 224. Notarius Severus 264. Novaria (De) Guido 297. Novaria (Do) Guilielmus Index 266, 268. Novaria (De) Hugo 381. Nubelolus 298. Nuvolonis Socius lordanus 576. Nuvolonus 271, 307, 581. — Nuvolonus do Albericis 392. 0 Oberti lordanus 295. Odone (De) Boemundus 299. — Boiamons 294, 340. — Boiamundus 285.— Bonusvassallus 285. — Crespinus 247, ( 585 ) Odone (De) Vedi Garaldo (De). Olasca Guidone 275. — Olasco (De) Guido 297. Oliva (De) Gandulphus 380. — Rubaldus 377. Oliverii Bonifacius 270. — Oliverius filius eius 570. Orco (Do) Obertus 580. Orla (De) Ansaldus 578. Orto (De) Ansaldus 217, 425. Osbergerius Guilielmus 295. Ostaliboi Guilielmus 570. Ottobonus 528, 548, 5i9. Ottono I Re 279, 281. Ottonibuono 555. Ottonis Guilielmus 578. Ottonis lohannes 3G9. P Parodi Lanfrancus 577. Pagnoncelli 198. Palatinus 298. Palazzolo (de) Corsus, figlio di Alberto di Palazzolo Visconte 531, 318, 55 7, 392, 594. Palazzolo (de) Ismael 295. Pallium lohannes 376. Palio (de) Baluardo, o meglio Bajardo 217, 415. — Guilielmus 406, 411. — Ido 570, 408. — Lanfrancus 297, 574. — Ogerius 588, 591. Pancia Martinus filius Othonis Panciae 574. — Panciae Bernardus 576. Pandulpho (de) Bonusvassallus 575. — Ogerius 575. Panerius Guilielmus 599. Panis Ogerius, scriba comunis 341, 318, 334, 371 , 590. Panzanus Guilielmus 401. Papa Hugo 571. Papa Innocenzo li. 255. Papa Lanfrancus 571. Papa Lucio II. 268. Papacicia Vassallus 295. ( 586 ) Papiensis lohannis Natalis 373. Papucius Gandulpbus 577. Parmensis Terrus 578 Parruco Ingo 261. Pascius Obertus, judex 281. Passamonle 580. Passano (da) signori, famiglia 202, 269, 500, 54-7, 549, 427. Patriarca Dagoberto 251. Patrius Iohannes 570. Paverio (de( Maruffus 577. Pavia (de) Ansaldus 578. Pedegallus Iohannes 579. Pedegola, o Pedicula famiglia 255. — Ionatlias 255. — Iter io 232, 256,257, 240, 242, 255. — Obertus 232, 258, 557, 558, 561, 570, 588. - Pan-taleus 570. — Vassallus senior 255. Peliccia (de) Iohannes 574. Pelio (de( Donum Dei 574. Pelliparius Guido 375. — Nicola 574. Pellis Guilielmus 275. — Otlio 272. Penna auri 577. Pensamalum Conradi Aliverius 574. Pensator Rubaldus filius Ansaldi 575. Pesullus, o Pezullo (di) Ansaldo 259. — Guilielmus 259, 257, 262. — Olilo 239, 341, 548, 348, 561, 571, 410, 416, 418, 425. Petardi Martinus 378. Petra (de) Ansaldus 579. — Manfredus 575. — Obertus 574. Petrelli Girardus 570. Petri Bernardi Guilielmus 579. Petris (de) Riccius Iohannes 576. — Romanus 576. Pevere. Vedi Piper. Philippi Lambertus filius 294, 304. Philippi Tanclerius 370. Piazzalunga. Vedi Platealonga. Picardus Guilielmus 577. — Martinus 577. Piccamiglio famiglia 507. Piccamilium 314, 373. — Ansaldus 551, 359, 387. — Gandulphus 294, 299, 300. — Guilielmus 201, 202, 212, 247, 280, 274, 275, 277, 294,297, ( 387 ) 299, 300, 535 , 575, 303, 400. — Henricus 373, 389. — lacobus 415, 410. — Lanfrancus 373. — Manfredus 404. — Nicolaus 205. — Niger 290. — Oberti Gandulphus 573. — Obertus 298. — IUibaldus 298. Picenus Guilielmus 374. Pichenoto (de) Lanfrancus 579. Picius, o Pizo Albertonus 502, — Ansaldus 270, 572. — Ido 500, 558, 581, 284, 591, 592. Pigmario Pietro 212. Pignolo Guglielmo 436. — Pignolius Ionsthas 290. — Mallhaeus 217, 297, 428. — Olho 217. — Simon 410. Piletus Gandulphus 296. Pinasca (de) Rubaldus 548, 556, 501. Pino (de) Yivaldus 573. Piper Andreas 201, 202, 204. — Famiglia 201, 204, 282. — Guiiielmus 201, 242, 243, 231, 256, 237, 259. 275, 550, 575. — Lanfrancus 201, 256, 258, 261, 267, 269, 271, 275, 276, 285, 289, 294. 500, 502, 507 , 308 , 551, 552 , 555 , 540 , 560 , 375 , 588. — Oberto 200, 201. — Ogerius 575, 450. — Solleone 419, 420, 428. Pisanis (de) Pelrenus 572. Pisanus Guido 577. Placentinus Albertus 579. — Petrus 574. Platealonga (de) Ansaldus Tanelerii de Mauro 528, 547, 558. — Guilielmus de Mauro 240, 250, Marinus de Mauro 261. — Marinus filius Rodoaui 588 — Marlinus de Mauro 282. - Maurus 223, 232, 238, 259. — Phi-lippus Tanelerii 54-8. Rodoanus de Guilielmus de Mauro 505 , 531 , 552. Rodoanus de Mauro 194, 209, 276, 384, 583, 587. — Tanclerius 512. — Tanclerius de Mauro 255, 207, 312. — Tanclerius Philippi 557. Plicagninus Marlinus 577. Plobelo (de) Aymericus 253. — Mascarus 255. Pocalana Ilcrio 507. Podio (de) Beltramus 578. Polesine Guidone 454 — Pollesinus Angelerius 295. Polizinus Angelus 417. — Fingo 572. Poncii Rubaldus 576. Ponte (de) Ansaldus 577. - Guilielmus Guercius 297. Porcelli famiglia 281, 282. — Rubaldi Guilielmus 571. — Porcellus Barlholo-meus 371. — Conradus 271. — Hugo 571. — Ido 256, 295. — Obertus 558. — Rubaldus 537, 502. i>2 ( 588 ) Porci Henrici Porcus filius 369. Porconus, cioè Obertus Porco 405, 408, 428. Porcus Guilielmus 256, 242, 267, 281. — Henricus 369. — Lambertus 196, 271, 507. — Obertus 275, 599, 402, 410. Porta (de) Albericus 555. — Ansaldonus 534, 348. — Arduini Petrus 378. — Ascherius 372. — Boccuccio 545. — Famiglia 285. — Fulco 575. — Gionata 545. — lordanus 255, 271. — Malerba 545. Marabotus 377. — Marinus 247, 261, 269, 271, 298. — Obertus 375. — Rubaldus lonalhae 396, 429. — Vassallus 374. — Vassallus Grugnius 376. Portonarius Guido 577. Portodelphino (de) Ricardus 575. Portu Maurilio (De) Petrus 577. Portus Veneris Raymundus 580. Porta Veneris (De) Vivaldus 575. Predis (De) Lanfrancus 579. Preposito Ogerio 387. Praeposilus Villanus S. Laurentii 239. Presbiter Iohannes 281. Prete Ansaldo 260. Primo (De) Bonusvassallus 297. Principe di Antiochia Boemondo 390, Puella Ingo 287. Pulpus Baldo 295. Q Quarto (De) lohannis Guilielmus 576. Quartus Guilielmus 579. Quinto (De) Fredentio 376. It Ragedo (De) Guilielmus 295. Racemus Marchisius 572. Raggio Professore Abate Gio. Batta 167, 172, 199, 200, 201, 211. Rainaldus Fulco 371. Rainoisia , moglie d’Ingo Visconte 280. ( m ) Manfredo (Di) Idone 241. — Irigo 373, 428. — Ogerius 271. Rapailini Guilielmi Bernardus frater 577. — Rapallinus Guilielmus 378. Vassallus 378. Rapallo (De) Ricardus filius lacopini 203. Rapucius Obertus 373, 387. Rataldus Guilielmus 509. Bava Marchio 375. Havanus Raimundus 378. Raza Do) Michael 377. — Salamonus 577. Rebeccus Ilubaldus 260. Recalcatus Obertus 285 , 294, 501, 303, 506, 315, 328, 330, 339, 340, 348 e 555. Becco (De) Boccius 375. — Girardus 574. — Guilielmus 403 —Obertus 377. — Pelrus 575. Re d’Armenia Leone 434. Re dei Romani Corrado II 288. Re di Egitto Saladino 554. Be di Francia Filippo II 589, 390. Be di Gerusalemme Guido 592. He d’Inghilterra Riccardo 389, 590. Re di Maiorca Ebo Macomet Abdella Eben Isaac Ebo Macomet Eben Ali 583. Re di Sicilia Federigo II 529. — Guglielmo 289, 290, 290. 291 — Guiglielmo il buono 550. Re di Spagna Lupo 303, 504. Re di Valenza Boadele 275. Re o Giudice di Cagliari Pietro. Remondini D. Angelo 214, 245, 246. Restis Guido 298. Revenditor Guido 579. — Petrus 579. Reverditus Guilielmus 370. Rezo (De) Guido 574. Rica (De) Ido 295. Riccio Ansaldo 270. Riccius lacobus 217. — Johannes 378. Richerius Guilielmus 298. — Iordanus 407. — Lanfrancus 371. Rigo, o Erizone (De) Guido 225, 231, 233, 23C. Ridolfo (Di) Nicola 535. ( 590 ) Riparius lohannes 277. Riparolio (De) Hugo 218. Risus Agnelli Ogerius 580. Rivalla (Di) Signori ¿24. Rizus Albertus 271. Rizzo Ansaldo 270. Roca, o de Roza, o Rocius Bonifatius 296 — Guilielmus 377, 594, 599, 402, 406, 410, 421, 451. — Henricus 247. — Lanfranci q. Nicolae lacobus 373. — Lanfrancus 234, 23G, 237. — Marlinus 573, 431. — Ni-colaus 285, 503 , 504, 528, 536, 557, 548, 542. — Oberli Lanfrancus 375. — Obertus 297, 557, 558. — Obertus Lanfrancus 254. Roccaforte (Di) Spinola 279. Roccafortis 577. Roderici lacobus 377. — Marlinus 575. Rodoani Maurinus 570. — Marino 589. Rodulfi Raimundns 575, 576. — Rodulpbo (De) famiglia 285. — Guiglielino 211. — Lanfranco (De) Ogerius 256. — Nicola 259, 289, 294, 301. 516, 529, 555, 534, 547 571. — Nicola Lanfranci 295. — Paganus 411. Rofer Guilielmus 297. Rogerii Fulconis lacobus 579. Rogus Oberius 579. Rolla lohannes Anlonius 245. Rondoni 272. Ronco (Di) Spinola 279. llondanae Ancelinus 570. Rosa Gabriele 197. Rosario Canonico Gregorio 289. Rosso Lanfranco 429. Rovedus Bertololus 576. Rubei Bancherii Bernardus nepos 576. — Rubei Olhonis Otlio 570. — Rn-beus Balduinus 572. — lordanus de Snvignone 579. — lohannes 376. — Lanfrancus fde Volta) 417. — Obertus 577. — Olio 294 — Paschalis 377. — Philippus 579. — Rogerius 579. Rullino (De) Ansaldus 296. — Guilielmus 373. — Petrus 298. Rufo de Gandulpho Olho 241. — llufiis Ansaldus 270. — Bonussenior 271 Conradus 278. — Conlardus 306. — Gandulphus 255, 237, 239. — Guilielmus 259, 278. — Olho 276. - Rubaldus 278. ( 591 ) S Sagonensis Ribaldus 290. Sainle Maure Benoit (De) 109. Sala (De) Marinus 290 — Salae (q.) Blasius lìlius 370. Saivaghi , prima delti Slregghiaporci 301. Sancta fide (De) Arnaldus 370. Sancii Syri Matthaeus Abbas 281. Sancto Ambrosio (De) lohannes 379 — lonatas 370 — Hainaldus 370■ Sancto Donato (De) Bardus 574. — Guilielmus Vegius 375. — lohannes 3/*'. — Obertus Medicus 370. — Safranus 570. Sanclo Genesio (De) llainaldus 372. — llibaldus 295. Sancto Laurentio (De) Almericus 372. — Botericus 277. — Drogo 371. Sancto Marco (De) lohannes Ferrarius 376. Sanclo Martino (De) Rubaldus 298. Sanclo Matteo (Da) Ptolomeus 579. Sancto Pancratio (De) lonathas 377. — Ludovicus 370. Sancto Petro de Arena (De) Bonusiohannes 500. — Caslcllus 579. — 'a»“1 lus 377. Sancto Petro de Porla (De) Famiglia 282. Sancto Syro (De) Albertus 580. — Amicus 379. — Obertus .>8). Rul finus 580. Sanclo Thomas (De) Arnaldus 370. - Eonusscnior 380. - Igucio o79. Sanilarius Fredenlio? 380. San Quintino (dei Conti di) Giulio Cordero 197. Saonensis Arnaldus 575. Saonensis Guilielmus 575. Sarag Guilielmus? 298. Saraphiae Ribaldus 294. Sardena Ansaldus 254 , 297 , 541. - Anselmus 381. - Balduimis 417. 423, 450, 452, 433. - Giso 295. - Guilielmus - 294, 315, 529, o41. .>>.> — Opizo 289 , 294 , 502. - llaynaldus 241 , 242. — Symon ■'?•>, *(U - Sardenae Guilielmus q. Ansaldi 427. - Guilielmus q. IUinaMi 418. Sauro (De) Opizo 470. — Olho 379. Savignonc (De) Beltramus 406. — Guilielmus 428, 43». lordanti» S-* l.anfrancus 572. ( 392 ) Savigny 139. Savona (Di) Enrico tìglio di Enrico Marchese 360. — Enrico Marchesa 360. Manfredo Marchese 360. — Ottone Boverio marchese 360. Savonus Obertus 371. Scaglia 332. Scalzaveggia Mussus 298, 371. Scannabecus Baldicio lìlius Nicolai 380. - Marchio 380. Scaramangia Opizo 297. Scarpa Guilielmus 375. Scavinus Thomas 280. Shiaflìno 162. Scivorellus Guilielmus 117. Scoti famiglia 282, 332. — Scoti Girardi Hugo 372. — Scolo Gerardo 3S7. Scotus Guilielmus 129. — Ungo 352. — Ogerius 391, 415. Scriba Bartolomeo 206. Scriba Bonusinfans 216, 260. Scriba Konusiohannes 372. Scriba Gandulphus 271. Scriba Giovanni 353. Scriba Guglielmo, notaio 161. Scriba Ogerius 291, 339, 312, 311, 318. Scriba Ottobono 206. Scriba Ottaldinus 371. Scriba Valentinus 2J7. Scutarius Bonusvassallus 376. Segnoraldo (De) Bonifacius 296. — Segnorando (De) Vivaldus 376. Sensarius Vassallus 380. Seplem Iubia Guilielmus 297. Septem solidi lacobus 380. Serienata (De) Bibaldus 298. Serra famiglia 210. — Marchese Girolamo 190. — Serrae Corsus 196, 208, 210, 302, 308, 312, 313, 311. — Serri de Mari lonalhas 298. Settis (De) Otho 378. Sexto (De) Guilielmus 380. Siccobiberis lohannes 231, Siccus Petrus 380. Sigestro (De) Guido 376. - Oberiti? 37». ( 593 ) Sigismundi, o Sismundi, torsus 271, 294, 513, 314, 316, 531, 554, 543. Signore di Montaggio Obcrlo 431. Signore di Tiro Corrado di Monferrato 393. Silvanus Ansaldus 557. Silvestro Prele 278, 279 , 280. Simona uxor Saporiti 453. Siricarius Bernardus 579. Smerigius Guilielmus 295 569. 370. Sobraninus 575. Soselia (De) Balduinus 376. - Bonus 377. - Carentius 577. - Fredenronu» 274.— Genoardus 576. - Guilielmus 379. - Lanfrancus 571. — Lonpu* Guilielmus 379. — Mediolanus 378. — Mannous 379. — Raimundu» *>?•. Tadus 570. Sparoaria (De) Guilielmus 377. Spavaldus Guilielmus 416. Speciapedra. V. Spezapedra. Spezapedra 258, 569, 578, 587. - Fulcu 591 , 593. - lacobus 374. Spinula Ansaldus, detto pure per errore Anselmus ed Anlonius ¿78, 502, 504. - famiglia 231 , 234, 279 , 291 , 282, 205, 273, 386. — Guido filius Oberti 558. — Guilielmus 418 , 428, 4o3. Nicola fr.itir gonis 575. - Obertus 194, 251, 268, 276 , 298, 299, 301, 303, 504 , 505 , 506 , 508 , 331,333 , 543 , 348 , 569 , 575 , 581,586 . 417 , 429 , 450. — Symonis Obertus 374. Spirano (De) Raymundus 574. Sporta Lanfrancus 571. — Obertus 375. Spotorno P. Gio. Batta 202, 211. Squarciaficus Nicola 571, 408. Stabile 273. — Stabilis filius Petrus 373. Slancona Alda 274. - Stanconus Guilielmus 274, 278. 283. 294, 2W. -ldo 593, 404, 413, 416. Stalione (De) Oddo 295. Stefanius 579. Stella Obertus 574. Stralandi Guiliclmi Ribaldus 295.— Stralando Guglielmo ó.»3, 271,3'<1, 5W Slrciaporcus 548, 561 , 391. Straleria 296. - Slrelerie lohannes q. Vassalli 410. - Stralerius lohinow 217-Siralsarius Petrus 379. ( 591 ) Strugonns Rainaldus 501, 371. Strupa (De) Guilielmus 373. Slruxius lohannes ili». Slurla (De) Bonusvassallus 381. Sulfur Obertus 371. — Sulahurius Paschalis 572. Sulgaricius 373. Superbia Ogerius 297. Supergia uxor q. Ogerii Opullae 435. Suppa Obertus 208. Surpalor Balduinus 377. Susiliae Baldezonus 295, 298. — Fredentio 29(5. Suzopel Guilielmus 2(i(j. — Rolandus 297. Suzopilus Gielmus 529. T Tabacus 329. — Ansaldus 372. — Ido 282, 425, 42!). Tabarii famiglia. 282. Tabernarins Andreas 378. Tacchino Berardo 307. — Bernardus 297. — Obertus 297. Tadeis (D^) Pinellus 579. Tagliabursa Andreas 379. Tanelerii Ansaldus 395, 384. — Maurus 570. — Tanclerius Tantus Ogerius 372. Tarallus Rubaldus 410, 418, 428. Tarigius Bonifacius 572. Tarlarac nepos Ilospinellus 377. Tassarolo (Di) Spinola 279. Terdona (De) lohannes 570. Testa Guilielmus 575. — lohannes 298. Tetocio (De) Manegoldus 500. Tctoica (De) Bonusvassallus 255, 255, 502. Thierry 108. Thoina Petrus 587. Tignosus lohannes 577. ( 595 ) Tiuclor Andreas 376. — Marlinus 580. Tilae Dominae Guilielmus Guercius 297. Tolzani Ilenricus 375. Toeario 371. Tornelli Guilielmi Ingo 371. — Ingonis Guilielmus 371, 391, 402, il*. 4-1- — lohannis Guilielmus 410. — Tornellus Guilielmus 294, 35j , 556, oV.», 362, 376, 393, 400, 401), 414, 430. - Ingo 336, 404, 211 , *27. — Marlinus 343, 348, 353, 371 , 392, 408 , 413 , 418 , 430. Torre (Della) Vedi Turris. Torsellus Alexander 295. — Guidolus 21)3. Tossico Giovanni 288, 298, 307. Tractor Philippus 297. Trasascus lohannes 374. Trasi (de) Rubaldi Bellratnus 376. Treco Enrico Conle Palalino 393. Tres Capelli Olho 375. Treselio (de) Bernardus 380. Triginta Veliate Obertus 295. Troja 159. Tronci 272. Turbana Petrus 387. Turca (de) o Turcius Albertus 203. - Amicus 415, 428. - Arnaldu» 2.» — lacobus 362, 381. — Lanfrancus 431i — ('»lo 296. Turco Ottone 275. Turrilia (de) Petrus nepos Sylveslri 373. Turris Arnaldus 262. — Torre iDella) Famiglia 2!»3. — Geraldo 253. - Oberlo 260, 274, 275. - Obertus 253,259 , 270. - Raffaele 2 li Ughelli 161, 162, 163. Ugo duca di Borgogna 389. Ugolini Luecnsis Rainucius filius 333. Urselus Guilielmus filius ISieolac de Rodulphus pag. oKK. Ususmaris Baldicio 350, 201, 301, 314, 340, 548, 352, 355 - Bcrlrngc -rius 380. — Bonivassalli Guilielmus 111. - Bonusvassallus .i39. - Frr ( 59tí ) dunzunus 283. — Guilielmus 230, 359. Marinus 372. — Oberlus 232, 250, 231 , 25Ü, 257, 258, 307, 372, 392, 408 , 4 1 5 , 419 , 421, 426. — Oberii Guilielmus 405. — Rubaldus 348, 350. l'sura lohannes 375. V Vacarus Daniel 370. — Michael 370. Vaoca Arnaldus 296. Valderico (de) Gregorius 374. Valdelarius Oberlus 375. — Olho 375. Valicus 369. Vallosus 380. Varagine Ansaldus 370. Varagine (da) Bealo Iacopo 235. Varagine (de) Guilielmus 378, 379 Varese (de) Valeus 380. Vedereto (de) Ansaldus 380. — Marinus 375. Vegius Rubaldus 376. Venlimiglia (Conti di) 394. — Corrado 265. — Ottone 354. Vento 362. — Vento famiglia 357, 388. — Guglielmo 267, 273, 275, 289, 294, 299, 306, 308, 328, 333, 353, 354, 357, 370, 387. — Ogerius 267, 271, 274, 289, 294, 339, 318, 352, 355, 369, 381 , 392. - Pietro 356. — Ruggiero 356. — Simon 356, 370, 388, 389, 393. — Thomas 370, 304. — Uillanus 375. Verduno (de) Aimericus 375. Vergagni (di) Spinola 279. Vernazzano Ottono 212. Vescovo di Genova Airaldo 235, 236. Vescovo di Genova Ottone 235, 236. Vescovo di Genova Teodolfo 263, 278, 281. Vescovo Landolfo 264, 265. Velulus Lanfrancus 253. — Rubaldus 241, 246. Vezzano (de) Raimundus 380. Vicecomes, o Visconte Albericus 282. — Albertus 370. — Angelotus 362, 374, 301, 801, — Ansaldonuj 371. — Belmusfus 371, — Baldizzone 240. ( «97 ) — Bonifacius 240, 298. — Bonusvassallus 434. — Botericui, »critlo per errore Bolencus 276, 277. - Corsus 240, 331, 338 , 369, 408. — Famiglia 278, 279, 281. - Gandolfo 279, 282. - Guaraca 282. — Guilielmi Lambertus 295. _ Guilielmus 277 , 279 , 282 , 295. — lacobus q. ADgeloli 429. — Ido 240, 278, 289. - Ingo 279, 280, 293. - Matrona 28i. — Merlo 298. - Oberto 279, 280. - Oberlo secondo 280. — Officia 282. — Oglerio 280. — Olho 240, 213. — Parvus Odo 240. — Rubaldus 254, 256, 348. — Serra 240. — Vassallus 371. Vicedominus Olho de Alba 47-2. Vicedominus Filippus 396. Vicina (de) Ansaldus 380. Vignola (de) Balbus Rubaldus 380. Villanae Stephanus 374. Villano (de) Aldo 296. Villano Allo (de) Vitalis 380. Villano (de) Ingo 298. Villanus Bonus 377. — lohannes 575. Vineis (de) Oltobonus 295 , 298. Viride; forse Viridis de Mascalo 539. Viviado (de) Climo? 575. Vitalis Bernardus 296. — Bonusvassallus 380. — Henricui 372. Vilellus Angelotus 577. Vivaldo (de) Guilic'mus 296, 306. Voiadiscus Ansaldus 296. — Cardinali* 370. Volta (de) Vedi Flcxia. Volta (de) Albertus 295. — Balduini Guilielmus 374. — Balduinus 161, 574, 406, 413, 417, 425, 450. - Bertolotus 564, 413. — Bonifacius 570, 419, 431. — Bonifacius q. Alberti 408, 411 , 414, 417. Bonifacius q. Iacobi 426, 428, 452. - Famiglia 225, 388, 392, S94. — Giordano 285. — Guascus 370. — Guilielmus 240, 212, 246, 258, 261, 2C7, 285, 308, 370. — Guilielmus Buronus 257. — Guilielmus Rubeus 421. — Ilen-ricus 570. - Ingo 253 , 254 , 259 , 270 , 277 , 294 , 300 , 301, 305, 307, 308, 553, 416. — Ingo Guilielmi 298. — Ingo q. Cassidi 369. — lohannes 203. — lohannes Rubeus 430. - Malasana 374. — Marchio 213, 294, 299, 305, 306, 313, 316, 570. - Marchio filius lagonis 303. — Obertus 201, 202, 370, 429, 439. — Paganus 226, 327, Raimundus 4o5. — Rubeus 354, 360, 370. - Ugonc 309, 336. - l’gone Arcivescovo 215, i*4. ( 598 ) Vulparius Uo 298. Vulpe (De) Genuardus 247. — Leonardus 211. Vulturi (De) Albertus 377. Vulturo (Do) Arnotus 379. w Wiliclmus 295. Wit Baldus Archipresbiter Sanclae Iantionsis Ecclesia« 281. Y Ysae lordanus 295. / Zacariac Ogerius 3 Zagal Ansaldus 573.' Zerbinus Guilielraus 219, 211, 548. 358, 391. Zoagli (Di) Andalone 527. — Anseimo 250. — Giordano 251. Zocolarius Guilielmus 575. Zulcan o Zulcanus Guilielmus 297, 574'. Zurlus Guidolus 394, 548, 570. INDICE DEGLI ARGOMENTI PIÈ IMPORTANTI TRATTATI NELLA SERIE CONSOLARE A Aitale Lirincse ponesi coll’isola diS.' Marglierila sodo la proi — in Lombardia ibid. — all’imperatore di Costantinopoli 336 — allo stesso 340; — al Duca di Narbona 342 — a Guglielmo il Buono Be di Sicilia 350; — in Francia 353 — al Re di Egitto 354 — in Costantinopoli 364 — ai Re di Francia ed Inghilterra 388 — in Majorca 351 — in Sicilia ibid. — all’Imperatore Enrico VI ibid. — e 396 — in Egitto 406, 407 — in Venezia 429 — al Re di Armenia 434. Ambasciatori genovesi ricevuti con affabilità da Federigo Barbarossa (601 ) 284 — che recatisi a Roma arrcslati da Andrea .Marchese di Massa e liberati dai Lucchesi 436. Amicizia della Repubblica di Genova cogli Aragonesi 403. Anacronismo nella slampa delle convenzioni della Repubblica col Re di Sicilia 290 — nel riportare le convenzioni di Genova col-T Imperatore di Costantinopoli del H69, 558 — nelle convenzioni di Genova con Grasse 540 — nella Convenzione di Genova con Narbona 359 — nelle convenzioni con Arles e con Tarra-scona 409. Analisi diplomatica dei supposti privilegi accordati dalla Repubblica di Genova ai Signori di Cogorno 202 — delle prime convenzioni di Genova coi Malaspina 524, 525. Annali genovesi scrini da Caffaro 509 — da Oberlo Cancelliere ibid. — da Oltobuono Scriba 549 — interpolati con poca critica 515 — citali, passim. Annalisti genovesi 549. Anno genovese non cominciava dalla Purificazione 226 — Si provi con molti documenti 227 — Aveva principio al Natale 228 — Errori per non aver tenuto presente tal computo 536. Anno pisano quanlo differisse dal genovese 275. Anziani in Genova 157. Arbitri per comporre controversie Ira Genovesi e Pisani 552, i 19, — tra Pisani e Genovesi e Lucchesi 555. Archivii dello Sialo, e loro Direttori lodali 200. Arciprete di Cicagna chiede l'aiuto dei Genovesi contro i Malaspina 516. Arcivescovo di Genova riceveva (erratico dagli Spinola 251 — induce i Consoli ad accollare il Magistrato 284 — decoralo del titolo di Legato transitiamo 509 compone discordie genovesi 35G, 557 — ordina il Consolalo della cillà e per quali cause 51G. — Vedi Vescovo, Elezione di Arcivescovo, Morte di Arcivescovo. Arcivescovo di Magonza Cancelliere dell’Impero accollo dai Geno- ( 602 ) vesi e scortalo sino a Luni 342; — lenta di definire le controversie tra i Genovesi e Pisani 544 — mette i Pisani al bando dell’Impero 545; — scrive lettera ai Genovesi e Lucchesi; ibid. — è rimuneralo della punizione data ai Pisani, ibid. Arcivescovo di Milano non aveva sovranità malgrado le asserzioni di alcuni eruditi milanesi 168 — la usa profittando delle civili discordie ibid. Argomenti a provare l'autorità sovrana del Vescovo di Genova, com-baltuli 165 — a mostrare che Genova avesse Consoli nel 1059, 1056, 1030 respinti 200, 201, 202, 203, 204. Armamenti in Genova 450 — contro i Marsigliesi 427 — contro i Veneziani ed i Pisani 455 — falli in Genova senz’utilità alcuna 456 -— contro Pisa 417. Armala genovese spedita in Sicilia a favore dell’Imperatore 595. Arte di verificare le date dei fatti e documenti genovesi 158. Assedio di Accon 588 — di Venlimiglia 405. Assegno a Guglielmo Giudice di Genova 262, 268. Alti che provano la dipendenza di Genova dai Marchesi 517, 518 e seguenti. Alti del Monastero di S. Siro raccolti 415. Alti di fedeltà al Comune genovese dei Conti di Venlimiglia 594 — di Ugolino Grasso di Voltaggio 416 — di Ambrogio dei Signori di Lavagna ibid. — cl’un Conte di Lavagna 418 — di Corrado Malaspina 424; degli uomini di Vcrnazza ibid. — degli abitanti di Capriata 426. Alti facevansi nel Medio Evo in doppio originale e con lettere che bipartivonsi 554. Avvocazia dell’Arcivescovo di Genova 414. ( 003 ) B Banchi per cambiare le monete in Genova 275. Battaglia di Legnano 352. Beni di Genova in Tortosa dati in affitto 276. Brevi delle Compagne genovesi 173, 174, 176 e seguenti. Bruniti moneta genovese di nuovo conio 231. c Caffaro Annalista. Suo elogio 309 — Notizie sulla famiglia di lui ibid. — Era dei Visconti ibid. — Discendeva dai Carmadino ed Isole ibid. — È una persona sola con Caffaro di Caschifellone 312. Cagione prima della guerra tra Veneziani e Genovesi 428 — delle discordie tra le famiglie genovesi 357, 358. Calore dei genovesi nel favorire l’Imperatore Enrico VI 396, 397. Cancelliere quando istituito in Genova ed a quale scopo 215. Capitani, Magistrato in Genova 157. Capitano Genovese impiccalo in Venezia 425. Carestia in Genova 342. Carte genovesi dal 25 al 31 dicembre appartengono al principio non alla fine dell’anno, 336. Case demolite in Genova per comodo della navigazione e del Commercio 507 — bruciano in Genova 330. Castello Amelio acquistalo dalla Repubblica genovese 261. Castel Bonifazio tolto ai Pisani dai Genovesi 366 — dalo in custodia dai Genovesi 366. Castello di Chiavari edificalo dai Genovesi 332. Castello di Corvara compralo dai Genovesi 427. 43 ( (>04 ) Castello di Fiaccone dalo in custodia a Saldinone Forilaro 270. Castello di Frascaro dalo in feudo ai Da Passano 252 — rivendicalo agli slessi da Genova 540. Castello di Monaco edificalo dai Genovesi 434. Castello di Monleleone costruito dai Genovesi 510. Castello di Parodi comprato dai Genovesi 271 — invaso da Guglielmo di Monferrato 530. Castello di Pietra comprato dai Genovesi 550. Castello di Portovenere edificalo dai Genovesi 255. Castello di Seslri edificalo dai Genovesi 2G9. Castello di Voltaggio comprato dai Genovesi 258. Castelli di Fiaccone, Chiappino, Mondasco, Pielrabissara presi dai Genovesi 258. Castelli di Voltaggio, Fiaccone, Parodi, Rivarolo e Portovenere ricordali 504. Castelli nel Venlimigliese donali ai Genovesi 500, 554. Casligo di ladri e malfattori in Genova 508. Cattedrale di S. Lorenzo di Genova consacrala da Papa Gelasio 238. Causidico del Potestà di Genova 426. Cessione di diritti falla dalla famiglia Deile Isole 401. Chartarum Volumina dei Monumenta hisiortae patn'ae di Torino ricordali 2G0, 261. Chiesa di S. Lorenzo di Genova riceve mille soldi annui dal Comune 259 — di S. Luca di Genova fondala 305, 386 — di S. Marco in Genova fondala 214, 561 — di S. Siro in Genova 255. Chiesa Genovese innalzala a Metropolitana da Innocenzo II Papa 255. Cinlraco perchè stabilito in Genova e clic uffizio avesse 218 — Opinioni diverse sulle sue attribuzioni 219 — suoi Doveri 262 Eravi in altri luoghi della Liguria 219, 220 — Perche giurasse in Parlamento 220, 292. Cittadinanza genovese accordala ad Oberlo Signore di Montoggio 280; — ai Signori di Lagnelo 451. ( 005 ) Clavigeri quale uffizio avessero in Genova 215 — ricordali 355, 361. Clero genovese sollo la proiezione della Compagna 172. Cognomi perchè usali 241 — d’onde presi 225, 285 — segno di civiltà progredita 2ìl — usali in Genova assai presto ibid. — differenti dati ad uno slesso individuo 284. Modo diverso di adoperarli 312. Collette pubbliche falle in Genova 332, 434, 435. Combattimenti in Genova e morie di cittadini 338 — contro Gavi e Parodi 401 — ira cittadini genovesi in Valle di Slurla 356. — Contro i Corsari di Sicilia, i Torlonesi, e contro i feudatari! della Riviera di Levante 402. Commercio del Mediterraneo turbalo dai Provenzali e protetto dai Genovesi 426 — genovese accresciuto 258 — turbato dai Veneziani, Anconitani e Provenzali 434. Compagna che sia 169 — in Genova come si sviluppasse e quale scopo avesse 172, 173 — Leggi che la governavano 173, 174 — quando si rinnovava 194. — Opinione del Professore Raggio a tale riguardo combattuta 195 — Compagna giurata dai Marchesi di Gavi 275, 410. Compagne o quartieri della città di Genova come distribuiti 247 — Topografia di ciascuno 248, 249, 250, 251 — Aggiunte alle già esistenti 254. Compere in Genova che fossero 274. Comune genovese dura circa olio secoli 157. Comuni francesi formansi ad un tempo cogl’italiani 198. Comuni italiani come nali 166. Comuni che collegansi con Genova 360. Concessioni a Genova di Enrico VI Imperatore 391, 392 — di Raimondo Duca di Narbona, Sancio Conte di Provenza, e Guglielmo Conle di Forcalquerio 353 — di Tancredi Principe di Antiochia e Baldovino Re di Gerusalemme 232. Gonfalonieri Magistrato in Genova 157. ( 000 ) Confini del distretto genovese 173, 174, 525 —• della Repubblica genovese estesi sino a Ventimiglia 427. Conneslabili, Magistrato in Genova 157. Consigli e Parlamenti in Genova 157. Consiglieri del Comune genovese 328, 329, 348, 349. Consiglio in Genova come composto e da quali leggi governalo 214. Consolalo come formato in lialia 109 — qual parte rappresentasse nelle associazioni primitive, gilde compagne, mole ecc. quando cominciasse nelle diverse città italiane 158, 197, 198 — Cause che lo produssero 159 — Opinioni diverse sulla sua natura combattute 159 e seguenti — È figlio dell’ordinamento dei Comuni a libertà 100. Consolalo il più importante dei Magistrati chiamali al governo di Genova 158 — Benefizi da esso recali alla Patria 158 — quando fosse stabilito in Genova 199 — Opinioni diverse combattale 199, 200, 201, 202, 203, 204 — Indizii probabili sul principio di esso 204, 205, 200, 207 — Fasi diverse di esso in Genova 207. Consolato del Comune in Genova separalo dal Consolalo dei Piacili 246.— ordinato dall’Arcivescovo 316 — surrogalo dal Governo ei Potestà 390 — rimesso 406, 407, 428. Consolalo dei Piacili in Genova quando cominciò 209 209 — Fasi ch’ebbe ibid. — Come ne fosse divisa la giurisdizione ibid. — Da quali leggi fosse governato 210 — Aveva parte nell’Amministrazione 210 — Quando principiò 211, 212 — non anteriore al 1130 ibid. rimesso 253; affidalo ai Giudici forestieri 433. Consolalo dei forestieri ffurilanorum) chè fosse in Genova e quando principiasse 212 — affidalo ai Consoli del Comune ed al loro Vicario 432. Consolalo del mare in Genova 157, 216 — Suo uffizio 217 — quando ricordalo in carte genovesi 217, 218. Console di Genova ucciso 316. ( 607 ) Consoli (l’Ilalia non sono d’istituzione romana 159 — non rappresentano i duumviri delle Municipalità antiche ibid. — non hanno nulla di Comune cogli Scabini 1G0. Consoli del Comune come eleni in Genova 207 — Quanto dura vano in uffizio 208 — Doveri e Diritti che avevano 208, 209 — assegnali a Genova per il 1039, 1052, 1056, 1180 — sono supposti 199, 200, 201, 202, 203, 204 — quelli dell’anno 1154 rifiutano il Magistrato 284 — creali per l’ultima volta 435. Consoli dei dintorni di Genova ricordali 212 — di Carignano 431 di Marassi, Molasana e Pino 361 — di S. Martino d’Albaro 409. Consoli dei forestieri ricordali 334, 335, 361. Consoli delle Arli in Genova 218. Consoli delle Galleghe in Genova 218. Consoli dimenticati da Caffaro e dagli altri annalisti 256, 268, 269, 314, 367. Consoli erroneamente assegnali in altre serie ad anni ai quali non appartenevano o trascurali 232, 234, 236, 238, 243, 247, 251, 256, 257, 268, 269, 327, 353, 432, Consuetudini di Genova giurale dal Marchese Alberto 324. Consul titolo dato da Caffaro a Guglielmo Embriaco significa Condottiero 231. Conte stabilito dai Genovesi in Siracusa 414 — di Malia aitila i Genovesi contro i Pisani 415 — È dello per errore Conte di Mellea dal Giustiniani 415 — allealo di Genova entra nella Iregua coi Veneti 429. Conti di Lavagna liberati dall’obbligo dì pagar tributi slraordinarii a Genova 243, Contese Ira Genova ed i Marchesi di Gavi lolle 410 — Ira gli uomini di Mignanego e Fiaccone accomodate 414. Contralto di Genova coi Malaspina 347, — d’impreslilo Ira Genovesi e Lucchesi 337. ( 008 ) Convenzioni ira i Conli di Biandrale ed i militi della loro (erra 169 — di Genova col Conle di Milgori 288 — col Re di Sicilia 289, 290, 291, 350 — con Lupo Re di Spagna 304 — coi Ma laspina 324, 325, 338 — con Savona 335 — coll’Imperatore di Costantinopoli 338 — coi Signori Da Passano, coi Conli di Lavagna, coi Marchesi di Parodi 342 — con Pietro Re e Giù-dice di Cagliari 351 — con Raimondo Duca di Narbona 351, 359 — col Vescovo di Brugnalo 356 — con Albenga 356 — coi Marchesi di Savona 360 — col Re di Majorca 381, 382, 383, 384, 385 — con diversi 389 — coi Signori della Len-gueglia 391 — con Oneglia, Albenga, S. Remo, e Diano 405 — con Ai les e Tarrascona 409 — coi Signori di Lagnelo e Ce-lasco, e Castelletto d’OIba 409 — cogli abitanti delle valli di Arocia e di Andora, Oneglia, Pielralata, Rezio, Nasci, e Noli 410, 411 — coi Savonesi ibid. — coi Torlonesi ibid. — coi Marchesi del Bosco ibid. — col Vescovo di Avignone ibid. — con Arles, e Tarrascona 411 — coi Signori di Rivalla 444 — del Proposito di S. Lorenzo di Genova coi Venlimigliesi 233. Corona di Sardegna dala a Bdrisone contro il volere dei Pisani 313. Costruzioni in Genova regolale da decreto consolare 356. Crociala seda le discordie genovesi e le ire coi Pisani 368 D Dale di tempo moltiplicale negli al li del Medio Evo a qual line 236. Debili di Barisone Re di Sardegna coi Genovesi 316 — Debili del Comune genovese 284, 303, 306, 364. Decadenza del potere marchionale in Dalia in generale, ed in Liguria in particolare quando cominciala 324. Decime perchè creale nel Medio Evo 166 — sono indizio di sovranità per chi le riceveva ibid. — delle navi e del sale perchè ( 009 ) goduto dal Vescovo di Genova ibid. — da pagarsi allo slesso dalle navi reduci da Frejus, e S. Raffaele 240 — dell’Arcivescovo di Genova 355 — dei Carrnadino ed Isole spellanti all’Abbazia di S. Siro 309 — dei figli di Rustico di Caschifellone 235. Decreto dei Consoli di Genova sulla guardia della città 244. — sulla validità del contratto nuziale 246 — sulla misura delle vie ed edifizii 253 — contro i renitenti al servizio militare 270 per l’ingrandimento di Chiavari 355. Delitti atroci in Genova a causa delle civili discordie 394. Denari vecchi pavesi aboliti in Genova 232. Differenza tra i cognomi e le famiglie Gezo, Guercio e Gabo 234. Sbagli a tale riguardo ibid. Diritti in Genova delle mogli sui beni del marito 226 — dei Genovesi in Gerusalemme rivendicati 332 — su Capriata ceduti alla Repubblica dal Marchese del Bosco 411. Discordie in Genova 186, 258, 303, 804, 307, 316, 329. 331, 335, 336, 340, 356, 361, 362. 365, 377, 385, 390, 392. 394, 395, 401, 432, 434, 436. Distretto genovese 173 , 174, 325. Divieto della Repubblica genovese di portar armi in paesi saraceni 277 — di costrurre opere di difesa in Noli 340 — fallo dai Reggitori delle città lombarde di recar grano in Liguria 342. Documenti delle relazioni di Genova con Costantinopoli da pubblicarsi dall'Avvocato Cornelio Desimoni 338. Dogi a vita e Dogi biennali in Genova 157. Donazione di Mariano Giudice alla Chiesa di S. Lorenzo di Genova confermala da Guglielmo Arcivescovo di Cagliari 232 di Guglielmo Rataldo al Monastero di S. Stefano 403 — del Castello di Monaco a Genova 454. ( CIO ) E Ebrei dimoranti in Genova obbligali ad illuminare l’altare di San Lorenzo nel duomo 255. Elei lori dei Consoli ed Elettori degli Elettori in Genova che fossero 300. Elezione dell’Arcivescovo di Genova come falla 309 — in Arcivescovo di Genova di Ugone Della Volta ibid. — di Bonifazio 5G7 — di Ollone 412. Emendatori dei Brevi in Genova quale uffizio avessero 215 — non debbono confondersi coi Consiglieri ibid. — ricordali 389. Errore di Caffaro e di altri annalisti nel riferire il nome di un Console 288 — di Monsignor Giustiniani su un Ambasciatore genovese 300 — nel ricordare il Conle di Malia 415 — nel nome di un Console 409 — nel riferire un documento 424. Esercito genovese non arriva in lempo per difendere il Caslello di Parodi 330. F Famiglie genovesi che godevano diritti viscontili 281, 282. Fedeltà giurata a Genova dagli uomini di Rivarolo 202 — dai Signori Da Passano 300 — dagli uomini di Novi ibid. dai Savonesi 358. Feudi della Chiesa genovese goduti dagli Spinola 232. Finanze di Genova 274, 288, 308, 431. Fila che significhi 343. Flotta ed Esercito genovese combattono in Palestina 220. Flotta genovese spedila conlro i Pisani 330, 332, 426 — inconlra la flolla pisana 330. (611 ) l'oreslieri non possono essere lestiinoni in Genova in contraiIi ecce-denli le cento lire — 300. fortezza di Viareggio fondala 342 — in Monlerolondo 434. G Gabella del sale locala in Genova ad una Società 277 — redenta 434. Gabelle di Genova 274 — riscattate 288, 451. — Ordine che non s’impegnino ibid. — affidale a Società 43i. Galea di Gaela catturata dai Genovesi 100 — genovese spedita contro il Conle di Milgori 208 — pisana presa dai Genovesi 552. saracena predata dai Genovesi 257 — Decreto di costrurne 284-. Galee genovesi percorrono il Mediterraneo a tutela del commercio 429 — spedite contro i Pisani 340, 349 — in ajulo d’idelfonso He di Aragona 332 — in Provenza 537 — in Sardegna 332 — predale dai Pisani 417, 424. Galee pisane inseguite dalle genovesi 347 — vinte 405. Gastigo dato dai Genovesi ai Savonesi ed agli abitanti di Taggia, Ceriana, Varazze ed Albissola 412. Genovesi mutano spesso forma di reggimento 157 — formano il Comune 171 e seg. si collegano in associazioni o compagne 171 e seg. — sono in discordia ira loro 195, 505, 505, 507, 310, 329, 551, 534, 330, 355, 356, 557, 561, 562, 565, 566, 567, 388, 590, 592, 594, 595, 401, 406, 411, 434, 456, a qual epoca cominciassero ad aver Consoli 199 e seguenti — come computassero l’anno e l’indizione 226 e seguenti 549, 350 — prendono Tortuosa 252 — hanno privilegi da Tancredi Principe di Antiochia e Balduino he di Gerusalemme 252; da Boadele Re di Valenza 275 — dal Re di Marocco 504 — da Barisone Giudice di Torres 329 — da Ugone Embriaco Signor ( 612 ) di Gibelleto 535 — da Raimondo Duca di Narbona, Sancio Conte di Provenza e Guglielmo Conte di Forcalquerio 553 — da Ottone di Venlimiglia 354 — dai Baroni del Regno di Gerusalemme 366 — dal Duca di Borgogna 389 — dal Signor di Tiro 389 dal Principe di Antiochia 590 — da Filippo Re di Francia e Riccardo d’Inghilterra 590, dall’Imperatore 591 — dal Signore di Tiro e dall’altro di Accori 595 — dall’imperatore 407 — da Leone Re d’Armenia 409 — da Federigo II 429 — s’impossessano di Tripoli di Siria, e Gibelleto 252 — di Beyrut e Mamistra 255 — dei castelli di Fiaccone, Chiappino, Mondasco, Pietra Bissara, Voltaggio 258, di Montalto 244 — del castello Amelio 261 — di Minorca, Almeria e Toriosa 270, 271 — di Oneglia, Vernazza e Castello di Silvano 560 — di Bonifazio in Corsica 396 — di Siracusa e vi stabiliscono un Colile 414 — acquistano il Castello di Vernazza 424 — quello della Corvara 427 — vincono i Signori di Lavagna e Pedenzucca 235 — i Pisani 238, 240, 241, 242, 245, 246, 599, 400, 405, i Venlimigliesi 302 — i Saraceni 504 — i Malaspina coi loro alleali 547 — i Da Passano 549 — gli abitanti di S. Remo 406 — il Marchese Malaspina 454; — comprano Lerici 330 — edificano il Castello di Portovenere 253 — quelli di Voltaggio Fiaccone, Parodi, e Riva-rolo, 504 — quello di Cbiavari 532 — quello di Viareggio 342 — quello di Villafranca presso Moneglia 549 — istiluiscono i Clavigeri ed i pubblici scrivani 246 — introducono i lesti-**** monii nella procedura giudiziaria 242 — stabiliscono il Consolalo del Comune separalo da quello dei Placiti 246 — danno Frascari in feudo ai Signori Da Passano 252 — fanno apparecchi di guerra conlro i Pisani c lor prendono una galera 252 — fanno pace con Pisa 243 — ajulano il Papa Innocenzo II contro l’antipapa Anacleto 255 — fanno convenzione coi Lavagnini 253 — vanno conlro la cillà di Bugeja in Barberia 257 — predano una galera saracena ibid. — fanno alleanza ( 615 ) coi luoghi dei dintorni, e con varie città della Provcrza 255 — ottengono il privilegio della Zecca 255 — hanno Giudici 262 e seguenti; — contraggono alleanza col Conte di S. Egidio, e con quello di Montpellier 267 — edificano il castello di Sestri 269 — fan lega cogli Alessandrini 270 — stipulano palli coi Conli di Vcn-timiglia 270 — spediscono galee contro i Saraceni di Spagna 370, 270, 271 — comprano il castello di Parodi 271 — fanno convenzioni coi Pisani 272 — fanno palli coi Lucchesi e Pon-tremolesi 283 — trattano coll’imperatore Federigo Barbarossa 284 — concedono privilegi agli abitanti di Montpellier 288 — conchiudono lega coll’Imperatore d'Orienle 288 — fanno convenzione con Bernardo Conte di Milgori 288 — con Guglielmo I. Re di Sicilia 289 — coi Milane:i, coi Tortonesi, coi Signori e gli abitanti di Nasci, Cogorno e Vezzano 299 — ricusano tributi a Federigo Barbarossa 501 — compiono la nuova cinta delle mura della città 302 — fanno lega con Lupo Re di Spagna 304 — fanno convenzione con Federigo Barbarossa 306 — spediscono galee contro i Pisani 507 — prestano denari a Barisone Re di Sardegna 515 — lo tengono prigioniero per parecchi anni 516 — fanno convenzione coi Malaspina 524 — slipulano palli coi Conti di Lavagna 529 — spediscono flotta conlro i Pisani 552 — conchiudono trallato con Idelfonso Re di Aragona 332 — fanno convenzione coi Lucchesi 553 — spediscono galee conlro i Pisani 535 — fanno convenzione coll’imperatore d’Orienle 358 340, coi Dapassano, coi Conti di Lavagna, coi Marchesi di Parodi, col Duca di Narbona 542 — soffrono carestia 842 — mandano galee contro i Pisani 547 — fanno convenzione con Guglielmo Marchese di Massa 548 — fanno palli col Re di Sicilia 380 — conchiudono la pace coi Malaspina 550 — slipulano convenzione con Pietro Re e Giudice di Cagliari e col Duca di iNarbona 351 — col Vescovo di Brugnato e cogli Albinganesi 556 — conchiudono la pace coi Pisani 352 — migliorano le leggi giudiziarie ( 614 ) 356 — sono travagliali dalla peste 359 — perdonano gli abitanti di Portomaurizio ribelli 562 — conchiudono la pace coi Pisani 368 — fanno convenzioni col Re di Majorca 381 e seguenti; — spediscono galee e genti in Siria 388, 589 — rinnovano le buone relazioni col Re di Arborea 588 — mutano la forma di reggimento 590 — ajutano l’imperatore nella conquista di Sicilia 591, 595 — promettono ajulo e protezione ai Ventimigliesi, ed a Bonifazio Marchese di Cravesana 595 — combattono con quei di Gavi e Parodi 401 — assediano Venlimiglia 405 — fanno convenzioni con Oneglia 405 — fanno convenzioni con Arles e Tarrascona, coi Signori di Lagnelo e Celasco 409 ; cogli abitanti delle valli di Aroda ed Andora , Oneglia, Petralala, Resio e Nasci cogli uomini di Noli, coi Savonesi, con i Marchesi del Bosco, col Vescovo di Avignone, con Arles e Tarrascona 411 — combattono coi Pisani 415, 416 — perdono quattro navi in Gibilterra 416 — fanno grandi armamenti — 417 — fan tregua coi Pisani 419 — conchiudono la pace cogli stessi 421 — combattono di nuovo con essi 424 — stipulano la pace coi Marsigliesi 427 — coi Malaspina 429 — migliorano le loro finanze 451 — si preparano alla guerra conlro i Pisani e Veneziani 435, 436. Gilda che sia 169. Giudice e Vicario del Potestà in Genova 412. Giudici in Genova 262, 263, 264, 265, 266, obbligali a giurar fedeltà al Comune 267 — quasi sempre forestieri in Genova 266, 435. Giudici (Collegio dei) in Genova non ricordalo avanti il mille trecento cinquanta cinque 266; illustralo dal Comm. Lorenzo Isnardi ibid. Giuramenti delle Compagne e dei Consoli in Genova 172, 173 — del Cinlraco nelle assemblee 220 — dei Testimoni 504, 358 — di fedeltà a Genova dei Malaspina 405. ( 615 ) Giurisdizione dei Consoli dei Piacili come divisa in Genova 254 — dei Consoli dell’anno precedente continuava il di della Purificazione nel quale Genova sceglieva i nuovi 254, 255, 283 — criminale estesa agli uomini dell’Avvocazia dell’Arcivescovo di Genova 414. Governatori in Genova 157. Guerra in Terrasanta 226. H Honor nelle carie del Medio Evo die significhi 167 e seguenti. 1 Immunità concesse dagli Imperatori ai Vescovi 165 — godute dal Vescovo di Genova non provano ch’egli avesse sovranità 165 — concesse ai Genovesi da Ugone Embriaco Signor di Gibellelo 335. Incendio in Genova 261, 284, 359 , 430. Indizii che palesano l’origine del Consolalo in Ilalia 169 — in Genova 171, 172 — dell’epoca nella quale principiò in Genova il governo a Consoli 205, 206, 207. Indizione 229 — Come si computasse generalmente ibid. — Come in Genova 230, 349, 350 — Opinione del Lupi nel Codex Ber-gomensis 230 — Viene combattuta 350 — Confrontasi la Indizione genovese colle allre 230 — Cause probabili della diversità del compiilo genovese 230, 349, 350 — quando avesse principio tale computo speciale 349,350 — Indizione savonese forse uguale alla genovese 282. Ingratitudine dell’Imperatore Enrico VI verso i Genovesi 395. Investitura della Marca di Genova ad Opizzone Malaspina 316. Iscrizioni genovesi che ricordano nomi di Consoli 285. ( «¡10 ) L Ladri in Genova 308, 409. Lavagna (Conli di) non osservano stipulazioni con Genova 252; — sono da essa combattuti 252; — vinti 253 — fanno con essa nuove convenzioni ibid. Lega ira militi e vescovi nelle città italiane 166, 169 — tra il Vescovo di Genova ed i Visconti 524 — di Genova con Anlibes, Frejus, Marsiglia ed altre località 258; col Conte di Montpellier 267 — con Alessandria Della Paglia 270, 593 — coi Conti di Ventimiglia ibid. — coll’Imperatore d’Oriente 288 — coi Milanesi e Tortonesi 299 — coi Signori di Nasci, Cogorno e Vezzano e cogli abitami di quei paesi ibid. — col Conte di Provenza 528 — con Lucca 330, 334 — con Oneglia 405 — degli abitanti di Lunigiana coi Dapassano, i Conti di Lavagna ed i Malaspina contro Genova 347. Legali genovesi in Sardegna 395 — incontransi coi Pisani presso l’Imperatore 530. Legalo iransmarino titolo dell’ Arcivescovo di Genova — quando dato 307. Legge commerciale in Genova 414. Leggi governatrici della Compagna genovese sviluppale 175, 174, 175 e seguenti. Lellera ai genovesi di Sancio Re di Navarra 529. Lettere di Papa Alessandro III alle Autorità di Gerusalemme per rivendicare i diritti dei Genovesi 532 — di Urbano III alle stesse per lo stesso fine 564. Liber jurium Reipubblicae genuensis ricordato e talora emendalo nell’edizione 196, 200, 201, 226, 253, 258, 260, 268, 269, 274, 274, 275, 276, 278, 288, 290, 304, 306, 507, 314, ( <¡17 ) 318, 328, 329, 332, 235, 340, 342, 352, 357, 359, 305, 389, 391, 394, 405, 498, 410, 413, 417. Locazione di (erre 262, di gabelle in Genova 274, 277. Lucchesi muovono guerra ai Pisani 335; sono ajulali dai Genovesi 336, 340. M Macelli pubblici in Genova ove fossero 275. Magistrali di Genova rinnovavansi il 2 febbraio 226. Magistrature diverse di Genova dopo il Consolalo 157; speciali di Genova ch’ebbero il nome di Consolato 218. Malaspina fan pace coi Genovesi 429; opprimono gli abitanti della valle di Cicagna 316. Malaspina Corrado fa guerra a Genova. Malaspina Guglielmo riprende a Genova il castello di Corvara 432. Malfattori nel territorio genovese dispersi 337. Marca di Genova 163; investila ad Opizzone Malaspina 316. Marchese Alberto di Gavi disubbidiente al Comune punito 427. Marchesi del Bosco cedono alla Repubblica i loro drilli su Capriata a 411. Marchesi della Liguria chi fossero 317 e seg. Marchesi di Gavi 407; cedono ì loro diritti a Genova 410; insubordinali al Comune 427. Marchesi di Genova a quale linea appartenessero 323. Marchesi Malaspina fanno guerra con Genova per il castello di Corvara in Lunigiana 429. Marchesi osteggiati dai Vescovi 166. Marchio nome non titolo 242; mollo usalo in Genova ibid. Mediatori e Sensali in Genova 414. Mercanzie ch’entravano in Genova obbligate al pagamento di un dazio 275. ( 613 ) Milizia creala in Genova 549. Militi delle città italiane collegati coi Vescovi combattono imperatori e marchesi 1G6. Misura dei mercati di Genova 5G4. Misure e pesi (Gabella delle) in Genova 274. Monastero di S. Galgano 419 — di S. Siro (Atti del) raccolti 413 — di Tiglieto 419. Moneta (Decreto sulla) 2G0; cambiala in Genova 252, 257 battuta 274, 275. Mota che sia 1G9. Morte del Conte di Milgori 2G8; dell’Annalista Caflaro 509; degli Arcivescovi di Genova 509, 5G7, 412. Mura di Genova 174, 175, 285, 454 — di Portovenere 305. N Navi genovesi predano galere saracene 257 ; spedite contro i Pisani in Provenza 555; vanno in Oriente 558, 589; prese 434; naufragate 416; costrutte 416; conducono in Costantinopoli la figlia del Marchese di Monferrato che andava sposa all’ Imperatore 41G; tutelano il commercio del Mediterraneo 426; incendiale 450. Navi obbligate nel porlo di Genova a pagar tassa 275. Navi pisane prese dai Genovesi 407, 412. Navi provenzali prese dai Genovesi 426. Navigazione e Commercio genovesi prolelii contro i Pisani e Provenzali 429. Nizza al mare unila alla Repubblica 454. Nomi dei Genovesi che giurarono le convenzioni con Guglielmo Re di Sicilia 294. Notai in Genova 21G; facoltà di crearne accordala ai Genovesi da Federigo II che importasse 21G — opinione di Francesco Maria Camosci ibid. ( 019 ) 0 Oberto Signore di Montaggio fallo cilladino genovese 434. Officium mercantiae 218. Oggetto del lavoro sui Consoli 158. Omicidio di Guglielmo Pignolo 436. Onore dell’Arcivescovato di Genova come debba intendersi 167,168. Opinioni sul Consolalo dei Comuni di Savigny, Leo, Belhman-Holl-weg, Hegel, 159, avv. Canale 100. Origine del Consolalo 109; della famiglia Grimaldi 305; di quella dell’annalista Caffaro 239; dei Lusio e degli Spinola 254; dei Mari e Serra 240. Ostilità di Genova coi Mala spina 249. Otto nobili in Genova 157, 426. P Pace tra Pisani, Genovesi, Lucchesi, e Fiorenlini 352; tra Genovesi e Pisani 368, 422; tra gli abitanti delle valli di Arocia e di Andora 412; tra Genova e Marsiglia 427; tra Genova ed i Ma-laspina 344, 429. Padroni di galee ricevono in Genova facoltà di punire marinari disertori 283. Papa aiutalo dai Genovesi contro l’invasore Anacleto 253. Parlamento genovese come composto e da quali leggi retto 214, 214, 292 — limiti della giurisdizione di esso 174. Passano (Da) Signori della riviera orientale giurano fedeltà al Co* mune genovese 427. Patti di Genova coi Lucchesi e Ponlremolesi 283; coi Conti di Lavagna 329; con Pietro Giudice di Cagliari 336; con Grasse in Provenza 350. u Pedaggio di Voltaggio 274. Pene in Genova ai promotori di civili discordie 56G, 434. Peste in Genova 359. Pisani in guerra coi Genovesi 238; sconfitti al Gozzo ibid; assaliti al Porto pisano ibid ; chieggono la pace a Genova ibid ; vinti dai Genovesi 240, 241, 242, 243, 246; combattono con essi presso Messina 246; fanno apparecchi contro loro 252; loro tolgono una galea presso Cagliari ibid; fanno convenzioni coi Genovesi 272; li offendono in Costantinopoli 307; nemici di Bari-sone di Porlo Torres 329; pretendono l’intero possesso della Sardegna 350; sempre in lolla coi Genovesi dei quali sommergono molte navi in Provenza 350; in ostilità cogli stessi ¿>¿>2; perdono galee ed uomini catturati dai Genovesi 331, 551 ; rimettono le controversie cogli slessi all’arbitrio di dieci cittadini delle due parli; militano agli stipendi dell’Imperalor Federigo 332 ; procurano di render l’Imperalor Federico nemico dei Genovesi 352; muovono guerra ai Lucchesi 337, 340; posti al bando dell’impero 545; tenuti in soggezione dai Genovesi 549; di nuovo in guerra coi Genovesi 552; puniti dagli slessi 566; fanno pace con loro 568; combattono coi Genovesi in Messina 595; scacciali da Bonifazio 396 599 ; sbaragliali dai Genovesi 599 ; han proiezione da Guglielmo Marchese di Massa ibid. ; disturbano il commercio genovese 412; continuano le ostilità coi Genovesi 410, 414, 415, 416 424; conchiudono tregua tra loro 419, 421; assalgono Porlovenere e sono sconfitti 426; si preparano ad assalire Genova 435. Placito (Tenere) parte essenziale della sovranità 164; erano tenuti in Genova dai Marchesi ibid; non dai Vescovi ibid; Placito presieduto in Genova dal Marchese Alberto 165, 525. Piacilo che determina la quota che le navi entrale nel porlo di Genova pagar dovevano al Vescovo 255 ; Anacronismo nel riportarlo ibid. Platealonga quartiere di Genova 225. (621) Porlo di Genova 174, 285. Porlo di Genova in costruzione 434. Porlo Pisano preso dai Genovesi 330. Porlovenere cinto di mura 303. Possessioni di Ottone del Carrello date in dono alla Repubblica 431. Possesso del castello di Vernazza ceduto a Genova 424. Potestà in Genova 257, 390; rieletto 395, 420; lodato 409, 410; cilladino 414. Presa di Gerusalemme 231 ; di Tripoli, Siria e Gibellelo 252; di Tortuosa ibid ; di Beyrul e Mamislra 233 ; di Castel S. Angelo in Corsica e del Castello di Monlallo 244; di Venlimiglia 260; di Toriosa 271 ; di Almeria ibid; di Bonifazio in Corsica 59G; di Siracusa 414. Prigionieri falli dai Genovesi ai Pisani 400, 515; cambiali Ira questi due popoli 535. Privilegi ai Genovesi della Zecca 258 ; da Lucio secondo Papa agli slessi 202; dal Re di Valenza 275; da Federigo Barbarossa 507 ; dal Papa alla Chiesa ed all’Arcivescovo di Genova ibid; dal Re di Sardegna Barisone ai Genovesi 516; da Barisone Giudice di Tor res 329; da Algaburga Regina d’Arborea e Barisone giudice di Torres 305; da Pielro Re e giudice di Arborea 588; da Corrado Signore di Tiro e dal Signore di Accon 595 ; da Bocmondo Principe di Antiochia 405; dall'imperatore Federigo II 407; da Leone Re di Armenia 409; dall’Imperatore Alessio 412; da Bocmondo Principe di Antiochia 415; confermali ai Genovesi da Federico II Re di Sicilia ed eletto Imperatore dei Romani 429; confermali ai Genovesi da Leone Re di Armenia 454. Privilegi concessi dai Genovesi a Venlimiglia 278; ai signori Di Passano 427 ; agli abitanti di Montpellier 258. Procedura giudiziaria genovese 350. Procella obbliga un legno genovese ad approdare nelle terre del Re di Aragona 431. Provenzali turbano il commercio del Mediterraneo 120. ( 022 ) R Rassa che fosse, e vicende di essa in Genova 195, 186, 271, 307. Re di Armenia conferma privilegi ai Genovesi 4-34; di Francia e d’Inghilterra venuti in Genova 389 ; di Sardegna liberato dal carcere che subiva in Genova 312. Regesto di alti genovesi 409. Registro della Curia Arcivescovile di Genova ricordalo 194, 201, 331, 253, 253, 257, 259, 201. Regoli sardi litigano tra loro 393. Rellori Magistratura di Genova 398. Ribellione di Porlo Maurizio 302. Rinunzia di beni al Monastero di S. Stefano latta da Ralaldo 405. Ristabilimento di Consoli in Genova 392. Riva e Scali (Gabella in Genova) 274. s Sale (Gabella del) 277. San Giorgio (Banca di) 274. Sardegna Barisone eletto Re di quell’isola 315; soccorso dai Genovesi ibid; accorda loro privilegi ibid; elude la buona fede dei cittadini di Genova 316; condotto in Genova vi rimane in carcere ibid; è liberato 342. Savonesi uniti ai Genovesi 282; castigati da questi 412. Scabini diversi dai Consoli 100. Scali costrutti in Genova 307. Scrivani del Comune genovese 218, 260. Sede dei Consoli genovesi mutala 399. Selva aggiudicala all’Abate di San Fruttuoso di Capo di Monte 317, Senatori 157. Siracusa concessa ai Genovesi 507. Soldati mantenuti da Genova 436. Spedizione genovese in Bugeia 287; in Ispagna 270; contro Pisa 366; contro i Saraceni 304. Sudditi esteri esclusi in Genova dagli uffizi pubblici 269. T Tasse in Genova 275, 302, 415. Terra data da Genova agli uomini di Cbiavari 233; Anacronismo nell’assegnare l’atto che ne parla ibid ; concessa in Sarzana al prete Ansaldo 2G0; concessa alla famiglia Slregghiaporco per la fabbrica della Chiesa di S. Marco 514. Testimonii in Genova 252; 408; introdotti nella procedura giudiziaria genovese 112; vietato ai forestieri tale onore ibid; per gli atti privali scelti in Genova dallo Slato 2C0, 358; quale giuramento prestassero in Genova 504; firmati alla pace di Pisa 369. Topografia della città di Genova 174. Torri della città di Genova 505. Tractalores mercanliae Ullìziali in Genova 218. Trattative tra Genova e Barisone di Arborea e Barisone di Torres 335. Trattato tra Genova ed Iddfonso Re di Aragona 352; con Raimondo Duca di Narbona 542; con Torlona 407; con Arles,con Ancona 420. Tregua tra Genova e Pisa 507, 419, 426; permessa dai Lucchesi 333; tra i discordi cittadini genovesi 552; con Genova, Venezia ed il Conte di Malia 429. Tributi di Genova 245, 244, 501. ( m ) V Validità dei contrailo nuziale in Genova 246. Varietà di Magistrali in Genova 157. Vassalli dcll’Arcivescovo di Genova 235, 253. Vendila di Voltaggio 245; di Ventimigjia 407. Veneti restituiscono ai Genovesi denari e merci 429; preparatisi contro la Repubblica di Genova 458; impiccano un capitano genovese 425. Venlimigliesi ottengono privilegi da Genova 275; le sono ribelli 502, 409. Venuta in Genova delPImperator Federigo 55#. 5 ^ Vescovo di Genova non era Conte, nè Signore della città 162 e seguenti; non teneva Placiti 164; godeva grandi immunità 105. Vescovi che godevano dominio temporale l’ottenevan dagl’imperatori 162 e seguenti; combattono potestà marchionale 166; suffragane! di Corsica 253. Vicario dei Consoli del Comune di Genova 452. Visconti genovesi 166, 254, 259, 240, 242, 278, 279, 281, 582, 506, 509, 524, 401. Vittorie dei Genovesi sui Signori di Lavagna ePedenzucca 255; coi Saraceni 258; in Oriente 589; dei Lucchesi sui Pisani 535. Voce Marta e Murióla che significhi in carte del medio evo 500. ADDENDA ET CORRIGENDA. 183. Linea. 104. » 107. » m. » 173. » 1/8. i> ISO. » 2iS. » 217. » 218. » 259. » 281. » 507. 2. Leggasi noi mostrano invece di nel mostrano. 19. AIdegonda è errore tipografico e per conformila al docu-menlo deve leggersi Aldeguda. 9. Non da quell’ epoca ma di quell epoca. 10. Un errore tipografico guasta interamente il pensiero del-1’autore, il quale vuole affermare che allontanandosi dal secolo XII per avvicinarsi all’XI sminuiscono i privilegi del Vescovo genovese. Leggasi quindi che quanto più ci allontaniamo dal secolo XII per avvicinarci all'XI, e non al rovescio. >; 7. Le famiglie viscontili eran molte; correggasi quindi al nucleo della famiglia dei Visconti in al nucleo delle famiglie dei Visconti. 28. Territorio è pure errore di stampa e dee leggersi Terriccio come nella pagina seguente 171. 22. Invece di comuni leggasi comune, ed alla linea 27 s’intende che va staccalo vel ter non unito come vedesi. 15. ultra XI denarios leggasi ultra XII denarios. 1. Non quelli ma leggasi quello. 0. Leggasi precitato invece di precisato. 30. È errore aspettavano e vuoisi leggere spettavano. 24. Angelerii è stampalo nell’edizione di Caffaro intrapresa in Genova dal Carniglia, ma erroneamente e deve leggersi Ogerii. 7. Non descrizioni doveasi stampare ma deposizioni. Nella nota aggiungasi: Il mio dotto amico avv. Cornelio Desimoni opina che l’etimologia di russa sia la stessa del verbo latino grassor da cui deriva anche il nome italiano grassazione or tolto a cattivissima significazione, uia che a principio non valeva che unione e lega. Putj. 325. Linea 32. Il Kepetti nel Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana voi. IV. pag. 587 dice che Porta adirarne è situata a piè delle Balze del Monte Cerbaja presso il Salto della Cervia. » 329. » 21. Si aggiunga N. XIV bis 1155 mense madii indictione III. Brano di valli della Repubblica di Genova col Conte di Milgori. 1 389. » 26. Si tolgano le parole come negli anni seguenti si faru manifesto. » 394. » 15. Dai leggasi Dei. » 421. » 25. lifustus è errore per Mussus. » 426. » 6. Otlennevansi va scritto ottenevansi. Non si tien conto di altri errori tipografici di minor momento dei quali non sono mai prive le edizioni le più accurate. Termiaato il 6 Agosto 1861. AVVISO La Società pubblicherà he» presto i lavori seguenti: I. Registro della Curia Arcivescovile di Genova illustrato dal Socio Tommaso Belgrano. II. Iscrizioni appartenenti all’ epoca romana sparse in Liguria, illustrale dal Socio Professore Canonico Angelo Sanguinei!'. III. Documenti sulle relazioni di Genova coll’ Oriente, raccolli ed illustrati dal Socio Avv. Cornelio Desimoni. IV. Scrini varii illustrativi delle arti belle dei Socii Cav. P. Vincenzo Marchese e Cav. Santo Vanii. ATTI DELLA » SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME I. - FASCICOLO IV. GENOVA PER TOMMASO FERRANDO MDCCCLXII. RENDICONTO DEI LAVORI FATTI DALLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA NEGLI ANNI ACCADEMICI MDCCCLVIII - MDCCCLXI LETTO ED APPROVATO NELL’ASSEMBLEA GENERALE DEL IX MARZO MDCCCLXII Ne, dar compimento a questo primo volume degli Alti della Società Ligure di Storia Patria, giova ricordare i lavori eh’essa venne ultimando in questi primi quattro anni di vita, nei quali, malgrado l’avversità dei tempi e le difficoltà che accompagnano i principii d’ogni buona istituzione, essa si argomentò di corrispondere ed al nobile scopo che si è prefissa, ed alla benevolenza ed al favore che dal primo suo nascere ebbe larghissimi da quanti in Italia e fuori onorano le storiche discipline. E perchè l’ordine cronologico meglio si addice ad una relazione che deve offrire solo in breve schizzo la tela di lavori di lunga Iena, io comincierò dal ricordare che dopo l’orazione colla quale il Presidente della Società Padre Vincenzo Marchese inaugurava le tornate ( 050 ) del nascente Istillilo ( la quale or vcdesi impressa nel principio di questo volume ), le tre Sezioni in cui la Società dividesi udivano dai loro Presidi applauditi discorsi, che tracciavano le vie che conveniva seguire nei lavori dei Soci. L’Avv. Michele Giuseppe Canale, Preside della Sezione di Sloria, nella sua orazione passava di volo a rassegna le glorie della genovese Repubblica, segnava i punti di contatto che la storia di lei ha con quella delle altre provincie italiane, ed indicava le epoche che meritano di essere accertale, ed i falli che restano rnen noti, e perciò più degni d'investigazione. Il Preside della Sezione di Archeologia, Cav. Pasquale Fola, prendeva a dimostrare le strette relazioni che passano tra la sloria della Sardegna, sua isola natale, e quella di Genova nostra, ove risiede da più anni, ed indicava come dal secolo XI a lutto il XV le sorti della Sardegna vanno sempre congiunte con quelle della Liguria. Poscia veniva additando il vasto e svarialo campo che la Sezione dovea percorrere, facendo speciale istanza perchè taluno dei Soci si studiasse di concordare la serie metallica colla serie cronologica dei nosln Dogi, perchè altri volesse raccogliere ed illustrare le tanle iscrizioni di cui Genova è ricca, e iacea voli perchè a questo e ad altii simili lavori si ponesse mano senza indugio. Il Cav. Prof. Giuseppe Isola, Preside della Sezione di Beile Arti, esortava pur egli i colleglli a rendersi frulluosamenle operosi. Indicava le prime memorie che serbansi dell’arte in Liguria, toccava di Ludovico Brea nizzardo, indagando se egli venisse in Genova già maestro a fondarvi una scuola, o se vi imparasse giovinetto 1 arte su gli esempii di Giuslo d’Alemagna. E parlando di quest ultimo mostrava quanto importantissimo sarebbe lo studiare quale influenza abbiano avulo nella nostra scuola le opere di lui. Brevemente toccava della lunga schiera dei pittori che operarono nei primi tempi della scuola genovese, e giungeva a Pierino del Vaga, discepolo del Sanzio, che tanto lavorò in Genova, ed i nomi del Pordenone (631 ) o del Beccatomi, di Gerolamo da Treviso, di Silvio Cosini erano da lui ricordali con quello d’Andrea Doria, clic Principe sapiente e magnanimo volle che le sue stanze fossero un vero tempio del-l’arie. Indicava come splendide fossero allora le prove degli arlisli, e come la pittura a fresco fosse giunta a late, da polersi dire la nostra scuola frescante per eccellenza. Mostralo come a lai gener e di dipintura avesser dalo impulso i nostri padri, che vollero istoriate le facciale dei pubblici e privali edificii, faceva voli percht l’antica emulazione potesse fra noi ridestarsi in questi tempi, onde si ravvivasser gli allori dei Semino, dei Cambiaso, dei Calvi, dei Piola e dei Tavarone. Poscia facea breve cenno dell’ Architettura, per invogliare i Soci a studiar le ragioni per cui si mutarono I* forme del nostro fabbricare. Più diffusamente parlava della Scultuia, mostrava come spenta dai barbari tornasse nel medio e\o a nuova vita, e raccomandava agli amorosi degli studi artistici paziente dili genza nelle ricerche, per rincacciare le prime notizie di queslarlc ne’ tempi anteriori al Monlorsoli ed al Bonaccorsi, maestri dei nosiii artisti nel XVI secolo. E da quell’epoca sino ai di nostri invitava a studiare le cause de’mutamenti avvenuti in questa nobile disciplina. Conchiudeva il ragionamento, raccomandando la illustrazione e la conservazione dei monumenti pairii ; e parlando della seconda, accennava alla convenienza di elaborare un progetto di legge da sottoporre al Parlamento Nazionale, perchè si mettesse fine allo sperpero che bene spesso si fa d’importantissimi monumenti. I membri delle tre Sezioni coi loro scritti e coll opera loro mostra vano quanto avessero a cuore gli eccitamenti dei loro Presidi. In quella di Storia si proponeva la stampa del registro della (.uria Arcivescovile di Genova, documento di grande importanza, clic illusila i tempi più oscuri della Liguria. Nell’altra di Archeologia da\asi mano alla raccolta di tutte le iscrizioni spettanti alla stoiia della Liguria, onde offrirle al pubblico tutte riunite in un corpo solo. Intanto il Socio Avv. Cornelio Desinioni presentava ai colleglli ( 652 ) . la copia di parecchie convenzioni conchiuse fra Genova e l’impero d’Oriente nel secolo XII, inedite per la maggior parte, e la Società deliberava che lo stesso Desimoni le illustrasse con note, onde potessero in seguito far parte degli Atti della medesima. Il Cav. Pasquale Tola recava i frammenti di uno sconosciuto Brave Consolare Genovese del secolo XIII, trovato negli archivi di Nizza dal sig. Àvv. Cav. Pietro Dalla, ed il Socio Desimoni prescelto ad illustrarlo dava in seguito lettura della dissertazione su quel Breve, che or vedesi stampata a pag. 79 di questo stesso volume. Il Socio Avv. Francesco Ansaldo informava la Società dell’ esistenza di un brano di Caffaro sino allora non conosciuto e eh’è anteriore al principio degli Annali, perchè narransi in esso i falli dei Genovesi nella prima Crociala. Egli indicava come quel prezioso frammento fosse scoperto a Parigi dal fralel suo, il compianto Professore ed Ingegnere Giovanni, e mostrava come riunisse tulli quei caratteri intrinseci ed estrinseci di autenticità che il più scrupoloso Paleografo potrebbe desiderare, onde giudicarlo lavoro del nostro primo annalista. La Società, ben liela di cominciare la pubblicazione dei suoi Alti col glorioso nome di Caffaro, deliberava che la narrazione di lui, illustrata dall’Avv. Ansaldo, fosse stampala nei suoi volumi. Il Socio Agostino Olivieri leggeva alcune avvertenze sull’anno e l’indizione Genovese provando con documenti come il primo cominciasse fra noi al Natale e non alla Purificazione, come alcuni scrittori erroneamente asserirono, e l’altra fosse di un anno posteriore alla cesarea, e cominciasse il 24 settembre, contro l’opinione del Lupi nel suo Codex bergomensis il quale sostiene che principiasse il 25 di quel mese. Lo stesso Socio Olivieri sottometteva all’esame della Sezione di Archeologia due monde Genovesi di biglione battute nella prima metà del secolo XVI, che invece di offrire come tulle le altre il nome di Corrado II Re dei Romani, clic primo accordava ai Geno- ( G33 ) vesi il privilegio della Zecca, pollano invece l’altro dell Imperatore Rodolfo. Infalli vi si legge f rvd. rom. rex. et. imp. c. c. Egli indicava che probabilmente potevan essere siate battute fuori della citta in alcuno dei tanti feudi che la circondavano, onde far onta in tal guisa a quella indipendenza dalla potestà Imperiale che la Repubblica sosteneva con ogni argomento. Il Socio Pietro Rocca leggeva una dissertazione, nella quale coll’autorità di parecchi scrittori e d’importanti documenti provava che l’antica marca ponderale di Genova era di 9 once, a differenza di tutte le altre d’Europa ch’eran di 8 soltanto. Ed in conferma di ciò presentava e descriveva minutamente un antico peso a cerniera volgarmente dello boggiolo, di cui si trova cenno alla pagina 102 del volume II del Trattato dell’anlica moneta di Genova dell Avvocalo Giancrislofaro Gandolfi; mostrava che gli aggregali di tal peso, oltre ad essere ordinali rispettivamente per 9, per 18, per 27 e per 36 once precise dell’attuai peso sonile di Genova, portano pure impresso il carattere o distintivo della marca, cioè un M a quel di 9 once, un AI' a quel di 18 e così di mano in mano acli alili maggiori. L’illustrazione dell’antica collegiata di S. Maria di Castello, che poi vedeva la luce in elegante volume, era pur Iella alla Società dal Padre Amedeo Vigna, e con plauso accolla. Nè meno biadila riusciva la lettura delle Memorie slorico-criliche intorno alla vita ed alle opere del March. Gerolamo Serra, che pubblicava in seguilo il Socio Tommaso Relgrano. Egli altresì a nome della Commissione creata nel seno della Società per raccogliere le iscrizioni Li-uri, faceva una relazione sulle norme da seguire in tale collezione. Additava le fonti alle quali polevansi attingere sì preziosi monumenti ; mostrava che la più completa raccolta delle nostre epigrafi e quella falla da Domenico Piaggio col titolo di Monumenta Genuensia. Essa reca la dala del 1720, ed un nipote dell’aulore, che all esordire del presente secolo ne intraprese la continuazione, nota elio ( 634 ) lo zio opus hoc compilavit ingenti sumptu et labore. Dopo la raccolta del Piaggio, ohe manoscritta serbasi nella Biblioteca Civica di Genova, egli ricordava quella delle iscrizioni esistenti nelle chiese di Genova e dei sobborghi, falla da Giulio Pasqua nel 1(110 ed or posseduta dal Rev. Abate di Carignano Don Tommaso Reggio. Essa contiene non meno di centotrenla iscrizioni del secolo XIII e mollissime del XIV, e quelle eh’erano nell’antica chiesa, or distrutta, di Santa Maria della Consolazione, non riferite da alcun altro. Indicava altresì come gran copia di liguri iscrizioni trovisi nella dissertazione del Bollazzi sui ruderi di Libarna, nelle diverse opere di Odoardo Ganduccio, nel Landinelli, nelle Memorie Storiche di Luni e Sarzana del De-Rossi, nei volumi della Liguria Sacra dell Ac-cinelli, nella Storia Ecclesiastica della Liguria del Padre Paganello, nelle Lettere Ligustiche dell’Abate Gaspare Luigi Oderico, nel ti al tato dell’Arte Epigrafica e nel Giornale Ligustico del dottissimo Padre Spotorno, ed in molle altre opere manoscritte e stampate, che lungo sarebbe l’enumerare. Poco dopo, il Socio Gian Ballista Passano presentava trascritte in un bel volume centocinquanta epi^iafi dell’epoca romana esistenti in Liguria, raccolte da lui e dagli altri membri della Commissione delle Iscrizioni, e specialmente dai signori Jacopo Doria e Tommaso Belgrano. Esse, coll’illustrazione che ne, ha fallo il Socio Prof. Angelo Sanguinei!, vedranno presto la luce nel lerzo volume degli Adi della Società, che tulio sarà consacralo alla pubblicazione delle liguri iscrizioni. Il prelodalo Sig. Belgrano leggeva alcuni cenni biogialici del defunto Prof. Filippo Garello, e notava le opere da lui lasciate, cioè il Sistema Mnemonico, e la Storia Amica. Il Prof. Emeiico Amaii proponeva ai colleghi di studiare l’origine della parola Si alea colla quale da Stefano Bizantino viene indicata Genova. Il Socio Agostino Falconi prendeva a leggere il Diario o Effemeride degli av\enimenti più rimarchevoli della Spezia e del contado dai tempi più antichi sino ai giorni nostri. ( 635 ) LÀvv. Michele Giuseppe Canale illustrava con due disseriazioni i Iraltali di commercio ed i privilegi’dei Genovesi in Sicilia, pubblicali dal Prof. Diego Orlando nel suo Codice di leyyi e diplomi siciliani, ed i documenti spettanti alla repubblica di Venezia inseriti nei Fontes rerum auslriacarum stampali in Vienna, accompagnando il tutto con osservazioni su quelle carte che hanno speciale importanza per la storia dei Genovesi ed il commercio dei Lfguri nel Levante. Un altro discorso egli pronunciava altresì sulla convenienza di traslocare il monumento di Cristoforo Colombo dalla piazza dell’Àcquaverde al pubblico giardino dell’Acquasola, e mostrava quanto bene si possa abbellir quest’ ultimo e decorare coi busli dei Liguri illustri. La Società tutta pur faceva al Municipio, per mezzo del suo Presidente, vive istanze perchè il monumento del grande scopritore avesse miglior sede nel giardino dell’Àcquasola, nel caso che il Municipio avesse deliberalo di rimuoverlo dal-l’Acquaverde. Ed il capo dell’Amministrazione municipale, il nostro Socio onorario Cav. Giuseppe Morro palesava alla Società con una sua lettera in qual pregio tenesse il voto di essa in una pratica, alla quale ogni cuor genovese non poteva restare indifferente. Il Socio Agostino Olivieri prendeva ad esaminare alcune delle opere storiche di recente pubblicate in Italia. Erano da lui special-mente poste in luce le Osservazioni critiche sopra alcuni particolari della storia del Piemonte e della Liguria nei secoli XI e All del dottissimo Giulio Cordero di San Quintino, e mostrava qual tesoro di cognizioni contenga quel lavoro da pochi conosciuto, da pochissimi studialo. Lodava l’intendimene del Conte di Brenna e del Cav. Cesare Canlù nell’illustrare il regno Lombardo-Veneto; e magnificando i pregi che ornano la storia degli Italiani di quest’ultimo, faceva le sue doglianze perchè egli sia caduto talvolta in qualche inesattezza parlando delle cose liguri. Mostrava però clic non è da maravigliare di sì piccole macchie, ove riflettasi alla mole ( 636 ) immensa dei preziosi lavori che ci dà di mano in mano la penna di si illustre scrittore. Accennava ad esempio delle inesattezze, che egli fa nascere il nostro Colombo di nobil casa piacentina, che impoverita nelle guerre di Lombardia si era applicata al mare, lo fa studiare in Pavia, e chiama paterno il mestiere del marinaio, mentre niuno ignora che Domenico Colombo era lanaiuolo. Le leggi falle nel 11)28 egli chiama del Garibelto, mentre sappiamo che (al nome appartiene solo alla riforma del 1547 procurata dal Dona dopo il forsennato tentativo di Gianluigi Ineschi. La congiura di Giulio Cibo avvenuta nel 1547 trasporla al 1550. Toccando poi l’Olivieri dei molli statuii delle arti pubblicati in Toscana dall'esimio Prof. Bonaini, che rccan tanto lume ed alla storia delle arti slesse ed al linguaggio, e del bel libro del Conle Agostino Sagredo Sulle Consorterie delle arti edificative in Venezia, che mentre illustra i tempi che furono non cessa di giovare ai presenti, faceva voli perchè a Genova non mancasse chi mettesse in chiaro le antiche corporazioni delle arti e gli stallili di esse che pur sono assai copiosi e di epoca rimola. Delle molteplici relazioni che hanno le arti figurative colla musica e colla poesia ragionava il Padre Vincenzo Marchese, ed il suo discorso sarà pubblicalo in ironie al quarto volume degli Atti della Società destinato a ricevere tulli i lavori spettanti alle arti belle, dei quali sia deliberala la slampa. Tra questi sludii e questi lavori la Società terminava il suo primo anno di vita. Il secondo era inauguralo con un discorso del giava con altra le sculture di Gian Giacomo e Guglielmo padre e ^‘° Della Porta e di Nicolò da Corte, che ammiransi in Genova. Entrambe queste Memorie vedranno la luce nel quarto volume (,eS'i Ani della Società. In una terza illustrava le arti della tarsia intaglio in generale, ed il coro di S. Lorenzo di Genova in particolare. Il Socio Belgrano, con una lettera diretta al Padre Vigna, dimoiava che il quadro del secolo XV che rappresenta l’Annunziata esiste nella Chiesa di S. Maria di Castello è probabilmente opera di Antonio Vivarini da Murano. La Società compiva questi lavori nel terzo anno di sua esistenza , e li riprendeva nel 1861 rinnovando isuoi ufficiali. Il March. Vincenzo Ricci, eletto a Presidente annuale della Società, pronunciava un ( (>4(J ) discorso nel quale esorlava i colleghi a proceder alacri nel cammino intrapreso; ricordava loro con soddisfazione come alla formazione d una vera storia del nostro paese offrono loro una messe larghissima i nostri Archivii ricchi d’importanti e preziosi documenti quanto ogni altro d’Italia e fuori. Mostrava-' coni’essi or ricevano nuova vita dalle saggie disposizioni del Governo per riordinarli, e dallo zelo e dalle amorevoli cure di coloro cui sono affidati. Ma siccome oltre alle inedite tutte le antiche carte genovesi debbono essere consultate e tenute di vista da chi si dedica agli studi della nostra Storia, e molte di esse, pubblicalo in ¡svariate opere e collezioni, possono facilmente dimenticarsi, egli insisteva sulla necessità di compilare sollecitamente degli accurati Regesti che tutte le vengano indicando in quella guisa che già' proponeva il Prof. Emerico Amari. Da ultimo, volendo mostrare quanto lo studio delle antiche carte sia fecondo di utili ammaestramenti al vivere civile, e come anche dalle meno importanti chiaro apparisca quanto i padri nostri fossero avanzali in avvedimenti politici, e già possedessero molli di quei veri che si reputano scoperte del giorno, leggeva alcuni brani di un anlico statuto di Castel Genovese in Sardegna feste pubblicalo dal Canonico e Commendatore Giovanni Spano nostro Socio corrispondenle. Il Socio Comm. Padre Lorenzo Isnardi faceva udire all’assemblea la introduzione ed alcuni brani della sua applaudita Storia dell’Università di Genova, della quale è già venuto in luce il primo volume. Il Socio Agostino Olivieri cominciava a dar lettura della sua Stona della Tipografia nella Liguria, e trattava per quest’anno delle sole edizioni che si fecero nel secolo XV in Genova, in Savona ed in Novi. Il Socio Jacopo D’Oria leggeva la biografia di Ansaldo D Oria celebre Capitano e chiarissimo Magistrato della Repubblica nel secolo XII, e di Ailone D’Oria grande Ammiraglio nel secolo XIV. Il Socio Belgrano comunicava un suo lavoro sopra la prima crociala, ed un secondo sopra la dedizione dei Genovesi a Luigi XII. ( 647 ) Esaminava Io sialo d'Europa e d'Halia in quel tempo, ed indicava tulle le circostanze che prepararono e compirono la sommissione dei Genovesi al Re di Francia. L Av\. Cornelio Desimoni leggeva una memoria sopra Aleramo la Maica di |uij frammento di un lavoro sulle Marche d’Italia dal IX al XII secolo, come prodromo alla Sloria dei Comuni. Accennava ai documenti in cui Aleramo apparisce col titolo di Conte dal 934. al 948 ed agli allri da cui rilevasi essere egli divenuto Marchese puma del 961. Esaminando la situazione delle terre indicate in quei documenti ne traeva due conseguenze: che la di lui signoria si stese sui tre comitali di Acqui, Savona e Monferrato, ma che il nucleo o comitato suo primitivo dovette essere l’Acquese ereditato probabilmente dal padre il Conte Guglielmo. Confutava il Signor di San Quintino il quale pretende provare, che Aleramo non potè essere Conte d Acqui, quindi faceva vedere come ben si concilino tre opinioni appaientemenle opposte; quella del prelodTàlo Signore che crede A lei amo Conle di Monferrato, del Balbo che lo fa Conte di Savona, del Durandi che lo vuole Conle d’Acqui, e per ollenere lai risultato basta ammettere che‘Aleramo prima Conle d’Acqui divenisse poi marchese di una Marca che comprendeva i comitati di sopra indicati insieme riuniti. Ciò stabilito discuteva l’estensione di essa Marca cbe aveva per confini verso il pendio meridionale dell’Appennino d fiume Lerone, il Promontorio della Caprazoppa ed il mare, e ^ciso il pendio settentrionale i fiumi Orba, Belbo ed il Po. Rilevava d sorgere contemporaneo di altre due Marche a destra ed a sinistra dell Aleramica cioè la Ligure od Oberlenga, e la Torinese o Ardui-Illca, e ne deduceva con varie ragioni la probabilità della loro erezione per opera del secondo Berengario e all’epoca del suo inco-ronamenlo come condizione o prezzo del voto dato a suo favore da quei tre potenti elettori. Dimostrava che le Marche suddette non solo, e le anteriori e l’ultima che fu quella di Modena racchiudevano due elementi essenziali: ì° la riunione sollo un solo Marchese di ( 048 ) mio o più Comitali ; 2.° la posizione di uno almeno di essi Comitali sul confine del Regno. Lamentava la scarsezza ed oscurila dei documenti che vietano di poter tessere una vera e piena storia delle famiglie marchionali; e notava che l’introduzione dei cognomi dopo il 1100 essendosi anche applicata ai rami diversi di queste famiglie senza alcun riguardo all’unità d’origine, per poco non nesce disperala I impresa di riappiccare il filo degli avvenimenti; tuttavia la tradizione, le ripetizioni costami dei nomi proprii, la comunanza dei possessi lungamente durala fra i rami consanguinei, ed aliti crilerii promettono risultamene abbastanza persuasivi ed mipoilanli ad illustrare questo periodo di transizione tra l’impero ed i Comuni. Così tracciava le prime linee del suo lavoro, e prometteva di meglio mostrare nel suo sviluppo come i Marchesi si anicchissero colle vaste proprietà rese vacanti dalle invasioni Unne e Saraceniche, come profittando dei torbidi dell’impero infeudassero nelle lispellive famiglie la dignità già elettiva coi diritti ad essa meienli, come i discendenti con poco accorto consiglio dividessero ti a loio il godimento di essi diritti al pari delle altre proprietà, disU uggendo così la Marca ed indebolendo la loro potenza per ?>uisa oh ebbero agio a sollevarsi nelle Città i Visconti e nelle campagne i minori vassalli. Conchiudeva promettendo fra breve una più ampia discussione sulle generazioni Aleramiche e sugli argomenti addotti da San Quintino contro l’opinione ammessa fino a questi tempi in proposito di altre generazioni. Il Socio Padre Vigna continuava la lettura della sua illustrazione della Chiesa di S. Maria di Castello, e presentava all'esame della • Società un frammento di cronaca eslrallo, a quanto dicesi, da un Codice della Vaticana. In esso vien ricordata la venula in Genova del ie longobardo Rolari, e la costruzione o riedificazione da lui ordinata della Chiesa di S. Maria di Castello. Il Socio Desimoni faceva ossei varo che prima di portar giudizio su quel brano sarebbe necessario di conoscere se veramente esista nella Vaticana il codice da ( G49 ) cui si ilice estrailo, e quali caratteri intrinseci ed estrinseci di veridicità presenti. Il Padre Vigna prometteva di procurare al più presto siffatti schiarimenti. 1! Socio Cav. Tola leggeva alcune sue elaborale dissertazioni sul codice diplomatico Sardo da lui compilalo, ed ora pubblicato fra i Monumenti di storia patria di Torino. II Socio Belgrano ragionava dell’importanza degli Archivii Notarili di Genova. Trattava in primo luogo del progresso degli studii storici nella nostra epoca; mostrava la necessità e l’utile che può ricavarsi dal rovistare gli antichi documenti; ricordava i lunghi esami ai quali dovette sottoporre i registri che si conservano negli Archivii anzi-delti onde raccogliere gli atti che va pubblicando sulle due Crociale di Lodovico IX Re di Francia; accennava infine come tra i mollissimi punii storici che i predetti nolularii valgono ad illustrare egli avesse preso a studiarne alcuni di preferenza, e particolarmente quelli che riguardano gli stabilimenti di pubblica beneficenza, gli alberghi delle famiglie nobili, la nostra letteratura, le Arti e le loro consorterie, la navigazione, la milizia, il commercio. Nella Sezione di Belle Arti, il Socio Avv. Maurizio Dufour trattava dei ristori recentemente eseguiti sotto la sua direzione nella Chiesa di S. Maria di Castello. Il March. Marcello Staglieno illustrava la nostra Accademia Ligustica di Belle Arti, notava che sin dal principio del secolo XVI esistevano in Genova delle Accademie private ove gli artisti esercilavansi nello studio di ritrarre dal nudo. Erano esse poi interrotte, e riapparivano nel 1750. Finalmente nell’anno seguente per opera di alcuni patrizii, specialmente di Gianfrancesco Doria, fondavasi l’Accademia Ligustica. Seguendo passo passo il progressivo ingrandirsi e svilupparsi di essa, ne faceva notare tulle le vicende, gl’incrementi, le leggi che la governavano. Il Cav. Santo Varai dava le notizie di Martino e Staggio Staggi, scultori ed architetti di Pielrasanla ; ed appoggiandosi ad esami critici e confronti dimostrava non improbabile che sian opera di ( 650 ) Staggio i lavori ornamentali dell’ombracolo della Cappella di San Giambattista nella Chiesa di San Lorenzo. Egli tesseva altresì la storia della cassa d’argento che si adopera per portare il Santissimo nella processione del Corpus Domini; mostrava coll’appoggio di parecchi inediti documenti, che molti artisti nazionali e stranieri presero parte a quel lavoro, e che nell’esecuzione di varii modelli per la medesima ebbero anche parte il pittore Luca Cambiaso e lo scultore in legno Antonio Maria Maragliano. Il Padre Vincenzo Marchese, presa occasione dal ritratto del Sanzio inciso da Filippo Livy, passava a rassegna i diversi dipinti che presentano l’effigie del sommo pittore, ed indicava quelli che a suo giudizio con maggior verità lo ritraggono. Il Cav. Federico Alizeri tesseva la biografia dell’esimio scultore Salvatore Revelli, nato in Taggia nella Riviera di Ponente il 1.° settembre 1810, e morto in Roma il 14 giugno 1859. Egli esponeva che questa del Revelli è una delle molte vile di artisti liguri alla compilazione delle quali intende da mollo tempo, e che devono comprendere la storia tutta delle nostre arti dalle prime origini sino ai nostri giorni. Faceva cenno della divisione di tal lavoro in cinque parti, corrispondenti alle cinque diverse epoche della nostra pittura: la prima delle quali dai tempi remoti arriva al 1400, la seconda, che può dirsi d’imitazione della scuola romana, che si compendia dal Semino al Castello, dopo il quale, e cominciando col Paggi, succede la terza, ove allernansi i coloristi ed i naturalisti sino alla metà del secolo XVII in cui seguila la quarta d’imitazione della scuola lombarda, ben condotta dal Piola, e che va degradando, meno poche eccezioni, sino al 1750, nel quale, colla fondazione dell’Accademia Ligustica, cominciasi l’epoca quinta, che chiudesi ai nostri giorni. Colla lettura dello scrino dell’Alizeri si poneva fine all’anno accademico 1861. Dei molti lavori compili nel corrente 1862 si fara cenno nel volume secondo degli Alti della nostra Società e basterà per ( 651 ) ora, a conchiudere queslo primo, l’aggiungere: 1,° L elenco degli Ufficiali che ressero la Società e le Sezioni di essa nei quattro anni scorsi. 2.® Il catalogo generale dei Socii si effettivi che onorai n e corrispondenti. 3.° La necrologia dei Socii che passarono a mijiftr vita. 4.° La nota dei doni pervenuti alla Società. Il Segretario Generale della Società AGOSTINO OLIVIERI. ELENCO DEGLI UFFICIALI CHE RESSERO LA SOCIETÀ E LE SEZIONI DI ESSA NEGLI ANNI MDCCCLVili — MDCCCLXI. ANNO MDCCCLVIIl UFFICIO DI PRESIDENZA PRESIDENTE Marchese Padre Lettore Vincenzo Fortunato, Domenicano, Professore onorario della R. Università di Siena, Dottore Collegiato per la facoltà di Filosofia e Belle Lettere in quella di Genova, Membro della R. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria di Torino, della Romana Accademia dei Quiriti, della Fiorentina Colombaria e di quella di Belle Arti, della Valdarnese del Poggio in Montevarchi, della Valle Tiberina in Borgo San Sepolcro, dei Filomati di Lucca, dell’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti di Bassano e dell’ Accademia Ligustica di Belle Arti in Genova, Cavaliere dell’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. ( 654 ) VICE PRESIDENTE Crocco Avvocato Antonio , Consigliere dell’ Eccellentissima Corte d Appello di Genova, Cavaliere dell’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. SEGRETARIO Olivieri Agostino, Bibliotecario della R. Università di (ieno\a, Lib ^ gnante di Paleografia e Diplomatica, Professore di Storia nella R. S di Marina di Genova, Membro della R. Deputazione sovra gli Storia Patria di Torino e corrispondente di quella di Bologna, de demia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti, della Società Eeonom ^ Chiavari, e di altri Istituti Scientifici e letterari, Cavaliere dell Ord i SS. Maurizio e Lazzaro. VICE SEGRETARIO Cazzino Giuseppe, Segretario del R. Ispettore degli Studi elementari, Pro- fessoie di Storia Nazionale nella Scuola Magistrale Maschilo in Genova, Socio di varie Accademie. TESORIERE Allegrétti Niccolò, Console Generale della Sublime Porla, Ufficiale dell Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, ecc. CONSIGLIERI Rancherò Giuseppe, Calaslaro della Città di Genova, Membro della R- Deputazione sovra gli Sludi di Storia Patria di Torino , Socio corrispondente della Società Letteraria di Liono e di quella di Statistica di Marsiglia, Cavaliere dell Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Cepollina Avvocato Marcello, Intendente, Direttore degli Archivi Governativi di Genova, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Montesoro Avvocato Giovanni, Sostituto Procuratore Generale del Re presso l«t Cor.e d Appello Hi Bologna, Membro della Società Economica di Chiavari. ( 655 ) Ricci Marchese Vincenzo, Ex-Ministro Segretario di Stato, Deputato al Parlamento Italiano, Membro dalla Deputazione Provinciale e del Consiglio Municipale di Genova, Vice Presidente della R. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria di Torino. Sanguineti Angelo, Canonico della Basilica dei SS. Fabiano o Sebastiano e S. Maria Assunta in Carignano, Dottore Collegiato in Filosofia e Belle Lettere nella R. Università di Genova, Socio corrispondente della R. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria e della R. Accademia delle Scienze di Torino. Caveri Avvocato Antonio, Senatore del Regno, Preside della Facoltà di Giurisprudenza e Professore di Storia e Filosofia del Diritto nella R. Università di Genova, Consigliere Provinciale e Municipale, Commendatore del-l’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. UFFICIALI DELLE SEZIONI SEZIONE DI STORIA PRESIDE Canale Avvocato Michele Giuseppe, Professore di Storia e Geografia nel R. Istituto Tecnico ed Applicato agli Archivi Governativi di Genova, Membro della R. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria di Torino, ecc. Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. VICE PRESIDE Amari Cavaliere Emerico, già Professore di Diritto Penale nell’Università di Palermo, e di Filosofia della Storia nel R. Istituto di Studi superiori pratici e di perfezionamento in Firenze, Deputato al Parlamento Italiano. ( (55tf ) SEGUETARIO Isola Avvocato Ippolito Gaetano, Dottore Collegiate per la Facoltà di Filosofia e Belle Leltero nella R. Università di Genova. VICE SEGRETARIO Marcoaldi Oreste, Laureato in Filosofia. SEZIONE DI ARCHEOLOGIA PRESIDE Tola Nobile D. Pasquale, Consigliere dell’Eccellentissima Corte d’Appello di Genova, Membro della R. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria, Corrispondente della R. Accademia delle Scienze e della R. Società Agraria di Torino, Socio onorario dell’Istituto Storico di Francia, e della R. Società Agraria ed Economica di Cagliari, Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. VICE PRESIDE Vigna Padre Amedeo Raimondo dell’ Ordine dei Predicatori, Socio corrispondente del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. SEGRETARIO D’Oria Marchese Jacopo, Vice Bibliotecario della Civico-Beriana di Genova, Socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, e Corrispondente della Società Letteraria di Lione. I ( 657 ) VICE SEGRETARIO Belguano Luigi Tommaso, Applicalo agli Archivi Governativi di Genova, Membro della I\. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria di Torino, Corrispondente dell’ Accademia degli Euteleti di S. Miniato. SEZIONE DI BELLE ARTI PRESIDE Isola Giuseppe, Pittore onorario di S. M. il Re d’Italia, Professore Direttore della Scuola di Pittura ed Accademico di Merito della classe di Pittura nell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Socio di quelle di Perugia e di Bologna, Cavaliere dell’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. VICE PRESIDENTE Vauni Santo Scultore onorario di S. M. il Re d’Italia, Professore Direttore della Scuola di Scultura ed Accademico di Merito della classe di Scultura nell’ Accademia Ligustica di Belle Arti, Professore di prima classe nella R. Accademia di Belle Arti di Firenze, Professore con voto in quella di Bologna, Membro onorario della R. Accademia di Belle Arti di Modena e delle Società Economiche di Chiavari e di Savona, e della Società Olimpica di Scienze, Lettere ed Arti di Vicenza , Corrispondente della Pontificia Accademia Tiberina , e di quella dei Quiriti di Roma, Consigliere Municipale, Ufficiale dell’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. SEGRETARIO Scapiglia Abate Giuseppe, Vice Bibliotecario della Civico-Beriana, Professore di Storia e Geografia nelle Scuole Normali di Genova. ( 658 ) VICE SEGRETARIO Luxono Tamah , Pittore Paesista, Ragioniere dell’ Accademia Ligustica Bolle Arti. ANNO MDCCCLIX UFFICIO 1)1 PRESIDENZA presidenti; Crocco Avvocalo Antonio, predetto. VICE PRESIDENTE Sanguinati Canonico Angelo , predetto. SEGRETARIO Olivieri Cavaliere Agostino, predetto. VICE SEGRETARIO Cazzino Giuseppe, predétto. ( 05!) ) tesorieri: Allegretti Cavaliere Nicolò, predella. CONSIGLIERI Marchese Padre Vincenzo Forti-nato, predetto. Ricci Marchese Vincenzo, predetto. Montesoro Avvocato Giovanni , predetto. Cepollina Avvocalo Marcello, predetto. Glena Domenico, Senatore del Regno, Prefetto d’Alessandria, Membro della Camera di Commercio di Genova, Accademico promotore dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Commendatore dell’ Ordine de»SS. Maurizio e Lazzaro. Isnardi Padre Lorenzo delle Scuole Pie, Rettore della R. Università di Genova, Commendatore dell’ Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. SEZIONE DI STORIA PRESIDE Canale Avvocalo Michele Giuseppe , predetto. VICE PRESIDE Amari Cavaliere Emerico, predetto. SEGRETARIO Isola Avvocato Ippolito Gaetano, predetto. VICE SEGRETARIO Marcoaldi Oreste, predetto. 47 & ( 060 ) . SEZIONE D’ARCHEOLOGIA PRESIDE Tola Nobile D. Pasquale, predetto. VICE PRESIDE Vigna Padre Amedeo Raimondo , predetto. SEGRETARIO D'Oria Marchese Jacopo, predetto. VICE SEGRETARIO Belcrano Loigi Tommaso, predetto. SEZIONE DI BELLE ARTI PRESIDE Isola Cavaliere Giuseppe, predetto. VICE PRESIDE Varni Cavaliere Santo, predetto. ( 6« ) SEGRETARIO Scaniglia Alale Giuseppe , predetto. VICE SEGRETARIO Luxono Tamar, predetto. ANNO MDCCCLX. UFFICIO DI PRESIDENZA PRESIDENTE Crocco Avvocalo Antonio , predetto. VICE PRESIDENTE Sanguineti Canonico Angelo, predetto. SEGRETARIO Olivieri Cavaliere Agostino, predetto. VICE SEGRETARIO Cazzino Giuseppe, predetto. TESORIERE Allegreiti Cavaliere Niccolò, predetto. * ( G62 ) CONSIGLIERI Ricci Marchese Vincenzo , predetto. Cepollina Avvocato Marcello, predetto. Montesoro Avvocato Giovanni , predetto. Isnardi Padre Lorenzo, predetto. Desimoni Avvocato Cornelio, Segretario degli Archivi Governativi di Genova, Membro della R. Deputazione sovra gli Studi di Storia Patria di 1 olino. Staglieno Marchese Marcello, Accademico Promotore dell’ Accademia Li0ustica di Belle Arti. SEZIONE DI STORIA PRESIDE Ricci Marchese Vincenzo, predetto. VICE PRESIDE Da-Passano Gerolamo, Ispellore delle Scuole Civiche Elementari Maschili di Genova, Direttore della Scuola Magistrale Maschile e Professore di Pedagogia e Geografia nella stessa, Cavaliere dell*Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. SEGRETARIO Isola Avvocalo Ippolito Gaetano, predetto. VICE SEGRETARIO Loxa.rdo Sacerdote Fedele. ( G63 ) SEZIONE DI ARCHEOLOGIA PRESIDE Tou Nobile D. Pasquale, predetto. VICE PRESIDE Vigna Padre Amedeo Raimondo, predetto. SEGRETARIO D Oria Marchese Jacopo, predetto. VICE SEGRETARIO Belgrado Luigi Tommaso, predetto. SEZIONE DI BELLE ARTI TRESIDE Isola Cavaliere Giuseppe, predetto. VICE PRESIDE Varni Cavaliere Santo, predetto. ( 664 ) SEGRETARIO Scapiglia Abate Giuseppe, predetto. VICE SEGRETARIO Luxono Tamar, predetto. ANNO MDCCCLXI. UFFICIO 1)1 PRESIDENZA PRESIDENTE Ricci Marchese Vincenzo, predetto. VICE PRESIDENTE Tni.v Nobile P. Pasquale, predetto. SEGRETARIO Olivieri Cavaliere Agostino, predetto. VICE SEGRETARIO Belgrado Luigi Tommaso, predetto. ( 6G5 ) TESORIERE Allegretti Cavaliere Niccolò, predetto. consiglieri Crocco Avvocalo Antonio , predetto. Cipollina Avvocato Marcello, predetto. Isnardi Padre Lorenzo, predetto. Desimoni Avvocalo Cornelio, predetto. Staglieno Marchese Marcello , predetto. Rebuffo Sacerdote Paolo, Professore emerito di Eloquenza Italiana nell.» RorU Università di Genova, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. SEZIONE DI STORIA PRESIDE Desimoni Avvocalo Cornelio, predetto. VICE FRESIDE Olivieri Cavaliere Agostino, predetto. SEGRETARIO Isola Avvocato Ippolito Gaetano, predetto. VICE SEGRETARIO Franchini Luigi. ( ti6(i ) SEZIONE DI ARCHEOLOGIA PRESIDE Sanguineti Canonico Angelo, predetto. VICE PRESIDE D’ Oria Marchese Jacopo , predetto. SEGRETARIO Relguano Luigi Tommaso, predetto. VICE SEGRETARIO Dirazzo Marchese Marcello q. Gian Luca. SEZIONE DI REIJ.E ARTI PRESIDE Isola Cavaliere Giuseppe, predetto. VICE PRESIDE Vario Cavaliere Santo, predetto. (G67 ) SEGRETARIO Stàclieno Marchese Marcello, predetto. VICE SEGRETARIO Dufour Avvocalo Maurizio, Pittore, Accademico promotore dell’Accademia » Ligustica di Belle Arti. ( m ) SOCII EFFETTIVI Adorno Marchese Agostino, Consigliere Municipale di Genova. Ala-Ponzoni Marchese Filippo, Accademico promotore dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Alberti Sacerdote Francesco, Professore di Grammatica nel Ginnasio Civico di Genova. Alizeri Avvocato Federico , Professore di Letteratura latina e greca nel Regio Liceo, Dottore Collegiato di Belle Lederò nella R. Università di Genova, Accademico di merito nell’Accademia Ligustica di Belle Arti, Cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio o Lazzaro. Allegrettp Cavaliere Niccolò, predello.. Amari Cavaliere Emerico, predetto. Ansaldo Avvocato Francesco. Ardoino Casimiro, Capo Sezione nell’Ufficio di Ragioneria del Municipio di Genova. Avignone Avvocato Gaetano. Rancuero Gio. Batta, Pittore. Barrili Avvocato Antonio Giulio, Direttore del Giornale // Movimento. Belgrano Lcigì Tommaso, predetto. Bessone Don Giannantonio, Teologo ed Avvocato, Professore, e Membro di varie Accademie e Società Letterarie. Biale Carlo, Ingegnere Architetto, Capo Sezione presso l'IIflicin di Edilità e Lavori pubblici (Parte Tecnica) del Municipio di Genova. Bigliati Avvocalo Paolo. $ ’ fio Dottore Ancelo, Professore di Patologia generale ed Igiene nella R. Università di (simile in gesso di una iscrizione sepolcrale arabo-cufica, serbata • nella Chiesa di S. Maria di Castello. INDICE DEL VOLUME PRIMO DEGLI ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Prefazione...............Pag. Nella prima adunanza dei promotori della Società Ligure di Storia Patria, Parole del Presidente provvisorio Vincenzo Ricci.............» Per la inaugurazione della Società Ligure &i Storia Patria, Discorso letto nell'aula del Palazzo Municipale di Genova il 21 febbraio del 1858 dal Presidente della stessa Società, Padre Vincenzo Marchese de" Predicatori.............» Catalogo dei Sodi............» Statuto della Società Ligure di Storia Patria.... » Cronaca della prima Crociata scritta da Caffaro, ed altra dei Re di Gerusalemme da un anonimo, estratte dal Codice degli Annali Genovesi esistente nella Biblioteca Imperiale di Parigi, e per la prima volta pubblicate dal Socio Avvocato Francesco Ansaldo . . » v. xv. xxxix. lxv. LXXV. ( 700 ) Frammento di Breve Genovese del Consolalo dei Piacili, scoperto a Nizza c comunicato alla Società dal Cavaliere Pietro Dalla, Membro della B. Deputazione di Storia Pairia............Pag. 79. Sul Frammento di Breve Genovese scoperto a Nizza, Belazione letta alla Sezione Archeologica dal Socio Avvocalo Cornelio Desimoni........» 93. Serie dei Consoli del Comune di Genova illustrala dal Socio Cav. Agostino Olivieri........» 157. Bendiconlo dei lavori falli dalla Società Ligure di Storia Patria negli anni accademici 1858-1861, letto ed approvalo nell’Assemblea generale del 9 marzo 1862. » 627. Elenco degli Ufficiali che ressero la Società e le Sezioni di essa negli anni 1858-1861 ........» 653. Sodi effettivi..............» 668. Sodi onorarii..............» 674. Sodi corrispondenti............» 678. Necrologia...............» 683. Norme regolamentari per la nomina dei Sodi onorarii e corrispondentiJ approvale nelle adunanze del 22 dicembre 1861 e^2 gennaio 1862 ......» 687. Doni falli alla Società dal 21 febbraio 1858 al 31 maggio 1862 .............» 689. Errori. Correzioni. Pag. xv liti. » LXV n » 58 » » 6iiC * 8 fors’ anche I Professore di Belle Arli 21 minis Jacobo de Carco, no 15 Socio corrispondente del Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. fosse anche Professore Onorario. dominis Jacobo de Corcano. Socio corrispondente deli’A-teneo di Milano. I