- #r «jr * , • * ■Tj,, I ; ' l' I lì ? •■' .*, .' -V- ■ * 1 V i * ♦* *\ * 7 . * ' m > u % lLy *' ’ ■ ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME XX. GENOVA TIPOGRAFIA DEL R ISTITUTO SORDO-MUTI MDCCCLXXXVIII O ATTI \ DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA VOLUME XX GENOVA TIPOGRAFIA DEL R. ISTITUTO SORDO-MUTI MD CCCLXXX VIII MONUMENTI STORICI DEL CONVENTO DI S. MARIA DI CASTELLO IN GENOVA DELL* ORDINE DEI PREDICATORI ORDINATI ED ILLUSTRATI DAL SOCIO P. RAIMONDO AMEDEO VIGNA DEL MEDESIMO ISTITUTO INTRODUZIONE uattrocento anni precisi dalla fondazione del convento di Santa Maria di Castello, giungeva a Genova un domenicano torinese, di ritorno dalla capitale dell’impero ottomano, ove, ventiseenne d’età, esercitato aveva l’ufficio di parroco sull’ estesissimo territorio giurisdizionale della chiesa di s. Pietro di Galata, affidata da secoli ai religiosi missionari del 1’ Ordine dei Predicatori. — Vili — In Genova sostando per rinfrancare la malferma salute, prese a leggere la storia del paese, che, con tanto suo vantaggio e progressivo miglioramento, l’ospitava. Ricordò allora le belle memorie del genovese dominio, che scorto avea, senza farne gran conto, scolpite in marmo nell’ antico palazzo governativo , sulle arcuate vetuste porte e lunghesso la cinta murale, a mare e a monte, della potente e doviziosa colonia di Pera, da cui era di fresco venuto. Primo frutto di quello studio e di quella piacevole occupazione, è stato l'avere di tutto cuore, con trasporto anzi, applaudito, e promosso poi, a misura delle sue forze, lo stabilimento della Società Ligure di Storia Patria, che alcuni egregi e rispettabili uomini ebbero il lodevole pensiero di fondare nella città nostra, e fondatala sotto i più telici auspizi nel 1857, concorrervi, non foss’altrg, con 1’ assidua assistenza alle sue tornate. Ristabilito in pieno vigore d’animo e di corpo, gli balenò in mente l’idea di poter giovare assieme tempo alla religione cui diede il nome sino dai più teneri anni, e — IX — al paese di sua dimora, ritenuto oggimai da esso quale patria d’ adozione, applicandosi ad illustrare la storia domenicana liguro-genovese, non mai prima studiata a dovere da scrittore alcuno nostrale e men che meno dai membri stessi e professori dell’Ordine. Così ha fatto quel giovane animoso (il quale al postutto è lo scrivente); e ne ren-* dono indubbia fede i molteplici lavori che dal 1859 in poi videro la luce; e il cui materiale venne, nella massima parte, estratto dalle filze notarili 0 dai codici manoscritti, per buona fortuna, conservati nell’ archivio del convento da esso abitato. Se 11011 che, per la natura stessa di quei lavori, essendosi limitato a coglierne solamente il miglior fiore, che gli faceva mestiere, lasciato da banda il testo letterale delle carte e dei documenti, irti di forinole legali e spesso a soverchio prolissi, accadde che ben molte e rilevanti cose, estranee allora al compito prefisso, ma utili alla ligure storia, si dovessero intralasciare. Conveniva pertanto, e si giudicò di tutta opportunità, fra gli Atti della Società nostra, che dì fonti storiche fa raccolta, ammettere cotali codici, carte e pergamene, contenenti una ricca suppellettile di notizie e fotti, valevoli a chiarire molti punti o ignorati appieno o troppo leggiermente toccati nei patri annali. Ecco lo scopo modesto della nostra collezione, la quale perciò intitoliamo : Monumenti Storici del convento di S. M. di Castello. In essa troveranno un degno posto il Sillabo dei figli del cenobio medesimo ; la sua Storia cronologica, distribuita giusta la serie progressiva dei priori che lo governarono, con frequenti accenni sugli avvenimenti civili, politici od ecclesiastici, occorsi nel tempo di loro reggenza; le monografie sulle chiese rurali di s. Luca e di s. Vito, in Albaro; non che appositi capitoli interessanti la Farmacia, l’antica Biblioteca e il dovizioso Archivio di Castello; ed altro ancora, se lo stimeremo di profitto e gradimento agli studiosi delle patrie memorie. SILLABO DEI FIGLI DEL CONVENTO DI S. MARIA DI CASTELLO IN GENOVA. ; I , DISCORSO PRELIMINARE el mettere mano a fare di pubblica ragione quanto di prezioso e profittevole alla storia, specialmente ligure, conserva ancor oggidì il privato archivio del convento di S. M. di Castello, in Genova, noi diamo il primo luogo al sillabo dei suoi figli, ossia alunni, che, ascrittisi al medesimo, con le opere dell’ ingegno, la bontà dei costumi e l’elevatezza delle cariche cui pervennero, adoprarono in guisa, da meritare che il loro originario cenobio venisse posto nel novero dei più prestanti dell’ Ordine domenicano in Italia (i). (I) Si allude al giudizio datone dal p. Michele Ghislieri, poi papa s. Pio V, lorquando disse al celebre p. Sisto da Siena: In mea religione provideberis de meliori conventu in toto Ordine; hoc est, eris filius Sanctae Mariae de Castello, Genuae, ubi tranquillissime commoraberis. — XIV — E sebbene codesto onore già gli risulti palese e assicurato col mezzo della pubblicazione, non ha guari, da noi fatta, del volume, in cui si discorre dei più chiari suoi uomini in dignità, santità e dottrina (i), la stampa tuttavia del presente sillabo viene assai opportunamente a compiere quel nostro lavoro, e, quasi diremmo, a suggellarlo coll’autorevole sua testimonianza. Oltreché, qui evvi la serie non di alcuni soltanto, ma sì di tutti i membri, che, nel corso di quattro lunghi secoli, popolarono questo centro di studio e di onnimoda operosità, in cui esercitaronsi e fiorirono, nell’arringo delle lettere e delle sacre e profane scienze, nobilissimi ingegni, e rifulsero di bella luce modelli preclari di civile, ecclesiastica e religiosa carità e cultura. A rendere illustre e commendevole il convento di Castello al cospetto del secolo, e beneviso anche ai più ritrosi nell ammettere le benemerenze dei frati, ma pur vaghi e amanti del vero sapere, basterebbero le due spiccate individualità del vescovo Agostino Giustiniani e Silvestro Mazzolini; quegli l’eruditissimo poliglotto orientalista, di cui si ammirano i forti studi biblici e le sudate fatiche; questi un prodigio di dottrina canonistica, teologica e polemica: amendue celebratissimi ai giorni in cui vissero, ed oggi quasi dimenticati, perché non si studiano le loro opere, come in generale poco si apprezza dai moderni, e massime dai contemporanei, la sapienza degli antichi. Dopo i sullodati due eminenti geni, viene una pleiade di profondi teologi, di oratori di prima fama, rettori (i) I Domenicani illustri del convento di S. M. di Castello. Genova, 1886. Voi. di pag. xx-484. — XV — d’ università interne, nazionali ed estere, di vescovi zelantissimi, in Italia e fuori, e d’ altri operai evangelici, od anche di semplici religiosi, che nel chiuso del chiostro seppero ben meritare della Chiesa e della patria, nella ristretta cerchia del sacerdotale loro ministero; numerosa falange, dissi già in altro luogo ed ora ripeto, d! incliti personaggi, dei quali la carità dei nipoti non deve avere a sdegno di richiamare al pensiero gli egregi fatti e le memorande imprese. Dove eziandio il lettore, percorrendo anche solo gli indici, che fanno seguito al presente sillabo, osservare potrà di leggieri, come la grande maggioranza degli alunni chierici, ammessi alla figliolanza del convento, sia composta di soggetti usciti dalle più antiche e nobili famiglie di Genova, ora spente la più parte o divenute popolane nei rivolgimenti politici della cessata Repubblica, ma molte di esse tuttavia sopravviventi e di largo censo dotate. Ciò che noto ad ammaestramento dei superstiti, i più dei quali oggidi sdegnerebbero lasciare i superbi palagi e la allegra loro vita, per vestire l’umile saio del frate. I codici contenenti il sillabo, e da noi trovati, per fortuna, in buono stato di conservazione, sono in numero di sei, e veniamo qui appresso a descriverli. — XVI — I. CODICE GENTILE. Incominciando dal più antico, denominiamo codice Gentile il primo sillabo, perchè, con felice pensiero e massimo giovamento della storia nostra domestica, fu ideato e composto dal padre Barnaba Gentile, seniore, vestito novizio in S. M. di Castello, addi 20 gennaio 1456, dal p. maestro Girolamo Panissari, vicario allora del convento, e tre anni dopo creato vescovo di Caffa, in Crimea. Il p. Barnaba visse nel chiostro trent’ anni almeno ; sapendosi esser egli annegato nelle acque del porto, cadutovi inavvertitamente da una nave, dopo il i486. Ne tenne anche il priorato durante il biennio 1469-70; e si può con verisimiglianza congetturare, che la carica stessa, da lui occupata, sia quella che gli suggeri il savio divisamento di stendere il presente catalogo ; acciò i confratelli venturi sapessero i nomi degli aggregati all’Ordine nel cenobio di Castello dai priori che lo aveano preceduto, e da lui medesimo costituito in quella dignità. Lo prosegui fino al 1478, cessando col nome di fr. Petrus Salvagus, olim Scotus, ricevuto all’abito il 30 marzo I478, posto, come vedesi nella nostra stampa a pag. 65, sotto il numero d’ordine 136. Al Saivago tengono dietro, nel manoscritto, pochi altri soggetti ancora, che paionmi aggiunti dalla stessa mano e con inchiostro diverso, certo poi dell’epoca medesima, e il sillabo termina in calce della quarta facciata. Non fu continuato, perché — XVI! — 9 non vi si scorge vestigio di lacerazione ; e di continuarlo cessava anche il motivo, mentre il secondo sillabo, cioè l’Anonimo, prende le mosse aneli’ esso dalla fondazione del convento, e si protrae d’assai oltre il primo, col quale molto bene si concatena ed intreccia. Il codice Gentile, che è cartaceo, trovasi inserito in un volume a penna, scritto su carta bambagina antica e solida, cui vuoisi intitolare: Manuale conventus Sanctae Mariae de Castello; libro pieno di utilissime memorie, riguardanti il cenobio medesimo dal lato storico ed economico, incominciato dal sindaco p. Agostino dei conti di Ventimiglia, e da altri mano mano postillato. E la sua importanza addiviene anche maggiore, per le molte e pellegrine notizie qua e là inserte nelle pagine ancor bianche dall’ egregio archivista e storico domenicano, p. Gio. Maria Borzino; delle quali già ci siamo valsi e ci varremo a più riprese in questo ed altri lavori, che ci siamo proposti di dare alla luce. Le testuali parole dal p. Gentile premesse al suo catalogo sono le seguenti: M.° CCCC: LXVI110 die XXVII octobris. Infra scripti fratres sunt quos ego fr. Barnabas Gentilis potui reperire fuisse receptos ad Ordinem nostrum in conventu Sancte Marie de Castello, Ordinis P redi catorum, de Janua, diversis temporibus, per presidentes eiusdem conventus. Non devo tacere, che un decennio circa dalla morte dei nostro sillabista, accaduta dopo il i486,‘com’è riferito sopra, e precisamente il 2 giugno 1496, tolse la divisa domenicana a Castello un secondo Barnaba Gentile (assai probabilmente nipote del primo), il quale mori addì 29 Atti Soc. Lic. St. Patria. Voi. XX. t - XVIII — ottobre 1554, ed è segnato al n.° 192, pag. 88, del testo che segue. Venne da me nella succitata opera (1) chiamato il iuniore, appunto per differenziarlo dall’ omonimo presente, cui devesi il vanto di primo compilatore dell’elenco dei figli di Castello. Aneli’esso fu personaggio di conto, avendo in tutte le case conventuali dell’Ordine, in Liguria nostra, coperto la carica di priore, non che due volte in questo suo patrio ed originale cenobio ; la prima dal 1535 al 1537, e dal 1543 al 1545 la seconda. II. CODICE ANONIMO. Malgrado le attive e minuziose ricerche da me fatte per venire in cognizione dell’ autore di questo secondo sillabo, sono costretto confessare che a nulla di ben accertato io riusciva, e devo chiamarlo codice Anonimo, piuttosto che avventurare un’ opinione destituita di ragionevole e solido fondamento. Trovasi a bel principio del Manuale predetto, dal foglio 11 al vii, e comincia cosi : MCCCCLXXV1 die X augusti. Infra notabuntur fratres recepti et recipiendi, quos usque ad hanc diem reperi receptos in isto conventu Sancte Marie de Castello diversis temporibus, per varios presidentes. Lo scrisse e condusse per tre lunghe facciate e mezzo, e sino al 1476, una mano somigliantissima a quella del precedente codice Gentile; sicché potrebbe anche esserne (1) Opera cit., a pag. 381. — X'X — la ripetizione; se non che varia dallo stesso in moltissimi punti. È stato continuato da una seconda mano di assai più minuto carattere, che cessa al 1500; dal quale anno parte una terza pessima scrittura, che giunge oltre il 1554, trovandovisi ancora citato per incidenza il 1558. Alla decima facciata, in calce di pagina, ha termine; ma che proseguisse d’un foglio tuttavia non è a dubitare, giacché fu strappato, e manca al volume, il foglio vii di numerazione progressiva, col quale aveva fine il sillabo. Come è oggidi, esso si ferma a pag. 127 della presente pubblicazione, vale a dire col p. Benedetto Ba-sadonne, registrato sotto il n.° 297. Sebbene mutilo del-1’ultima parte, questo indice riesce vantaggioso di molto al nostro lavoro, per i frequenti accenni e le notizie mancanti al codice Gentile, e perchè si prolunga oltre quello poco meno d’ un secolo, più verso noi. In capo al foglio vili del volume in discorso il p. Bor-zino sovra lodato scriveva la nota che segue: Infra habes cathalogum integrum olim a me confectum, ubi etiam nonnullorum virorum insignium gesta fusius recitabam. Verum, nactus presenti a fragmenta, que in archivio pessum ibant, plura deesse vidi, tum ex his colligatis, tum ex aliis conventus cartophilaciis in archivio conservatis. Inserì di fatto e incastrò, collegando le une alle altre, parecchie vetuste carte e documenti nel tomo anzidetto, e le pagine ancor vergini d’inchiostro riempi di più e più utili cognizioni storiche, dimezzate però ed incomplete, le quali rimangono. Le carte dal p. Borzino per entro quel libro l’una all’ altra appiccicate, e già staccatesi, raccoglievo io nel 1860-62, essendo priore del convento, e facevo rilegare, con tutte le altre dell’archivio, in più — XX — volumi in foglio, affine d’ovviare alla temuta loro dispersione o perdita. Il catalogo poi, da lui promesso con le sovra citate parole, non v’ è nè intiero, nè in parte. Il manoscritto manifestasi a prim' occhio scompaginato, mancante e lacero. Forse non gli riuscì a seconda l’opera ideata, e la ricompilò separatamente, come vedremo più innanzi, ovvero una mano ignorante e ladra strappava i fogli e dilacerava il codice. Senza menomare d’ un punto 1’ autorità che possono avere gli altri, noi diamo ai due sillabi Gentile e Anonimo la maggiore importanza, a motivo che redatti da compilatori vissuti al tempo in cui fiorivano tuttavia molti dei primi religiosi che indossarono 1’ abito domenicano a Castello, e che dei trapassati conservavano ancor fresca o sufficiente ricordanza. Ammettiamo ciò non di meno, che non avendo essi inteso di fare un lavoro storico e letterario, una gran copia di notizie e dati biografici intralasciassero, che poi vennero aggiunti dagli autori degli elenchi posteriori. Per tale modo gli uni completano gli altri, e dal concorso dei molteplici esemplari ne risulta un tutto, che è stato mente nostra rendere il più possibile completo. III. CODICE BOTTARO. Vien terzo in ordine di tempo il codice del padre Giorgio Bottaro, resosi frate a Castello il 17 agosto 15 15. Dove mi occorre ripetere la denominazione di seniore e iuniore, ma in senso inverso agli antecedenti Gentile; — XXI — in quanto che là lo scrittore del sillabo era il seniore, e qui fu il iuniore quello che attese a rifare la stessa fatica. D’amendue poi ignorasi l’anno di decesso; ché il nipote contentossi scrivere essere lo zio Giorgio entrato novizio il 28 aprile i486, e morto di peste, senza dire quale delle tante che afflissero la città nostra nella prima metà del secolo xvi, e del nipote omisero i posteri di segnar l’anno della sua dipartita dal mondo. Motivo alla nuova redazione del catalogo penso sia stato al p. Bottaro 1’ avere considerato la deficienza nei due precedenti di ben molte circostanze di luogo e tempo o non segnate affatto 0 troppo laconicamente accennate, la mancanza assoluta di taluni individui, e l’opportunità di stenderlo sovra una materia meglio atta a conservarne la memoria fino ai tardi figli del convento. Il perché, egli lo 'distese sovra pergamena, e non più su carta bambagina, come gli altri, per quanto soda e forte. Il sesto del codice é piccolo e tascabile, oggi direbbesi in ventiquattresimo nel linguaggio tipografico; novera 68 pagine complete ; dopo le quali il manoscritto segue a notare, per ordine di vestizione, i soggetti su carta ordinaria, come sulla carta stessa, nei fogli che precedono il sillabo, sonvi altre sparse memorie sul convento di Castello, raccolte e inseritevi dal padre maestro Benedetto Giustiniani. Reca sul frontispizio la seguente, più che intitolazione, contenenza del libro, cioè: Ea quae de conventu Sanctae Mariae de Castello de Genua, Ordinis Praedicatorum, invenire potuit fr. Benedictus Justinianus, sacrae theologiae magister, ac filius dicti conventus, 1628 die xii iulii. E subito dopo la nota, che dice: Adverte, quod ea quae scripta sunt in carta ordinaria sunt a me compilata, quae vero in carta pergamena fuerunt compilata a patre fr. Georgio Bottario, ut patet folio 33 a tergo, ubi hoc notatur, loquendo de fratre Bartholomeo Bulgaro. Nel luogo qui citato così ha effettivamente il Bottaro: Iste... petierat in oratione non diu infirmitate laborare. Dixit enim mihi fratri Georgio Bottario, qui hunc libelum (sic) scripsi, se credere a Deo fore exauditum ; unde mortem letas expectabat (1). Accertato l’autore del sillabo, diciamo alcun che del suo merito. In esso, il Bottaro su molti soggetti allarga, alquanto meglio dei codici Gentile e Anonimo, le particolarità biografiche, aggiugne date d’ingresso in religione, o di morte, o di uffizi sostenuti, un po’ più ampie e minute, sebbene anch’ esse ancora troppo ristrette e concise all’ uopo nostro, quasi che egli si peritasse di volgere una parola d’encomio all’indirizzo d’ un frate celebre; e dove non ne può a meno, lo fa con tanta parsimonia, da eccitare, più che appagare, la onesta curiosità del lettore. Di tale guisa pavidi e parchi ci si presentano i maggiori nostri in tutte le cronache o antiche storie deir Ordine, che sono a me note per la stampa. Sembra temessero far il viso rosso in lodando un confratello loro anche morto, e in voce comune di pio o di dotto. Il Bottaro pel primo die’ cominciamento alla sua opera coll’avviso seguente: In hoc libelo (sic) continentur omnes fratres qui accepti fuerunt in conventu sancte marie de castello civitatis ianue. qui tamen reperiri potuerunt tam vivi quam defuncti, et (1) Vedi nel Sillabo, a pag. 79-80. — XXIII — qui habitum deposuerunt ante et post professionem. Et notandum quod illi qui adhuc in observantia vivunt, nullum signum habent ad caput, sed illi qui in dicta observantia decesserunt, habent ad caput signum crucis *j*. Illi autem qui habitum deposuerunt, vel expulsi fuerunt ante annum probationis tale pu bobent,W, Xa&tftervero noumoru quieritin fù^ mrurn babeJjitcu rapicmn dfligentià fcribencft ordinateoinner-nouttiof ponendo nomeannu-meniem diem tlhoram cu noie. prioris uel fupprrorjs ùcl vi a ri j recipientis ; /-y$pì^& ,j.—^ /X-, , • v IT * H z eroiiymurcfe Cófiltw dc^jenua recfpnif ?acfdn^ifu tq-, . 4prtJre cttfetyrofcjsus e et^jfl-ettejvwctuyervenefys i , dE* (J1 S>afdafar Qattrtneus ; aHijt. tiefcìhsr [cctifj -_/? _/ * £afrfrfla dtt/rfafi, ofojt Jjertu^, —0 __p__3 * Xjipfratfspinacuu otyf- (jrticrf,• _%, _r/__ % f itjvmas ritienila Itnjwr/a/// ofyi (j nu - • ■ - -■ : . ' 'y "■ . • ' » '' • - - . ' . . ' '-r'M . ■ 'v' ' ’ - • > ' • - .V; - *>. - • — XXIX — temporaneo maestro dei novizi fosse stata nel debito modo mandata ad effetto, noi avremmo ora, almenod alla metà del xvi secolo in poi, un sillabo assai meglio redatto e preciso; laddove, anche colle addizioni di nomi da noi altrove rinvenuti, non c’é concesso il presentarlo si come esatto del tutto e numericamente completo. E qui si avverta la circostanza, che il p. Carbone invita il futuro maestro predetto a scrivere dei suoi allievi il nome e la intiera data d’ingresso all' Ordine, ma tace del cognome di famiglia. Io lascio da banda 1 idea morale, che in antico ispirò una tale omissione, e ne penetro anche il mistico significato, ma come storico non posso a meno di disapprovarla. In virtù di essa, quanti cognomi di celebri personaggi non ci sono oggidì ignoti, o si disputa, con varia fortuna, da che stirpe trassero i natali ? Nel nostro sillabo stesso forseché sono pochi i religiosi, di cui lamentiamo la deficienza del gentilizio (1)? Quanto non ci sarebbe caro conoscere il parentado, a cagion d’esempio, del p. Sisto da Siena e dei fratelli Aurelio e Silvestro, nipoti al famoso p. Silvestro Mazzolini ! Buon per noi che i catalogisti posteriori, smessa la pia, ma antistorica usanza, presero a registrare, colle altre note biografiche, il casato eziandio dei novelli venuti. (i) Il eh. Spotorno in una nota a pag. 6 delle sue Notizie storico critiche del Beato Giacomo da Varane, scrive: « Abbiamo alle stampe in 5 tometti in 12.0 la versione italiana di tutte le opere attribuite a Tommaso da Kempis. 11 traduttore è detto fra Clemente da Genova, domenicano. Chi saprebbe indicarne il cognome? ». La risposta gliela demmo noi a pag. 400 dei nostri Domenicani illustri di S. M. di Castello. 11 fra Clemente è il p. Angelo Clemente Clementi, registrato qui nel nostro sillabo sotto il n.° 568, a pag. 209. — XXX — V. CODICE BORZINO. I quattro codici sopra descritti sono tuttavia in mano nostra, e della conservazione loro dobbiamo lode a qualche provvido e intelligente religioso, che o li nascose o li tenne presso di sé durante gli infausti giorni della rivoluzione democratica ligure, scatenatasi sullo scorcio del passato secolo, la quale fece strazio della ricca suppellettile letteraria e archeologica, con religioso culto serbata nei chiostri di Genova. Non è lo stesso del quinto, che dall archivio di Castello trasmigrò, non saprei dire il come, alla civica biblioteca, assieme ad un altro grosso volume ms. del p. Giovanni Maria Borzino. A vece di sillabo egli amò meglio appellarlo Nomenclatore, termine di più classica latinità, che non il comune di catalogo. Ecco il preciso e lungo titolo dell’ opuscolo, colle dichiarazioni appostevi dal chiaro compilatore: Nomenclator filiorum conventus Sanctae Manae supra Castellum Genuae, Ord. Praed. s. Dominici. Qui omnium nomina, cognomina, patriam, officia, gradus, dignitates, aetatem, etsi non adamussim, sed quantum districta notitia haberi potuerit, describit. — XXXI — Addita sunt multa alia ad dictam ecclesiam et domum spectantia, quae vel traditione ad haec tempora devenerunt, vel publicis tabulis comprobantur. Per fr. Ioannem Mariam Bor^inum de Genua, lectorem, eiusdem Ord., et dicti conventus filium. In quibus, precipue in censitione fratrum, ignoscendum si diem receptionis et transitus non curaverim prosequi, in aliquibus viris qui religionem et conventum honestarunt, cum de aliis referre non existimavi. Item, in Nomenclatore duobus mm. ss. me usum fuisse: primum quorum Georgii Bottarii, quem sequor, utpote antiquioris, alterum, cuius nescio, quod tamen in paucis differt, et in adnotatione dierum; quare etiam hac de causa istud omisi dum annum servarem. Ulterius, ubi dicitur aliquem extra Congregationem obiisse, ne subinferatur apostasia, sed tantum in loco seu conventu alterius provinciae, vel saltem cum habitu. Ubi vero simpliciter dicitur abiisse in provinciam, intelligitur de ea quae vocabatur Lombardiae Superioris, in qua connumerabatur conventus s. Dominici huius civitatis, ad quem fratres se recipiebant. Praeterea adnotandum, de antiquioribus non potuisse haberi distincta notitia, sicut de sub sequentibus, sicut in omnibus ferme historiis accidit; cum antiqui succintius scriberent, et multa dedignarentur, quae tamen a posterioribus sciri desiderantur. Non enim dubium esse poterit quin eorum aliqui fuerint lectores et forsan magistri, et similibus titulis decorati. At- — XXXII — tamen sciendum est in Congregatione patres valde avaros fuisse huius modi insignibus ; unde multi eorum si his nostris temporibus viverent, vel si conventus fuisset de provincia, assequuti essent quod nobis modo liberalius conceditur. Rursus, ubi dicitur aliquem fuisse regentem, supponendum est ad hoc officiunt per gradus ascendisse, quod scilicet fuerit prius baccalaureus et magister studiorum; quod in vetustioribus silentio obrutum est. Similia ergo animadvertenda sunt, quae vel necessitate consequuntur, vel verisimilitudinem magnam obtinent. Non comprendo davvero lo scopo cui mirò il Borzino in questo suo lavoro. Lo capirei, se egli avesse inteso supplire alle omissioni di individui, di date di luogo, giorno, mese ed anno, che nei quattro precedenti non rare volte si verificano, o di crescere di molto le nozioni biografiche dei soggetti ivi numerati, ma nulla di ciò fa il Borzino nel suo Nomenclator ; se ne togli pochi articoli, riguardanti le celebrità maggiori in dignità, scienze, lettere e bontà di vita. Si dichiara anzi di evitare siffatte minutezze di mese e giorno d’ingresso in religione o di morte, pur di segnare l’anno: In censitione fratrum ignoscendum si diem receptionis dice, con ciò che segue, e conchiude: Istud omisi cluni annum servarem. Acché dunque accollarsi la fatica d’ un quinto sillabo, più succinto e smilzo degli anteriori ? Io penso che all’ unico fine d’innestarvi per entro talune belle notizie storiche, da esso raccolte sui predetti esimi personaggi, cui amava illustrare, e con brevi cenni laudativi elogiò nel fatto egregiamente. Sono tra questi gli articoli di Paolo Mo-neglia, Gio. Battista e Vincenzo Centurione, Andrea Corsi, Giacinto Poggi, Marco e Gio. Battista Cattaneo, — XXXIII — e più che tutti dei celeberrimi Silvestro Mazzolini da Priero, Sisto da Siena e Agostino Giustiniani. Quanto poi si riferisce all’esatto ordine cronologico, neppur lui, il Borzino, lo adottò e seguì, come facciamo ora noi scrupolosamente nella presente edizione. Al paro degli altri, dié principio al sillabo col primo alunno fr. Hieronymus Cossanus, e giù venendo lo condusse fino al fr. Aloysius Benedictus Gentilis, che nel suo nomenclatore tiene il numero d’ordine 562, e nel nostro va compreso sotto il n.° 609, a pag. 227. 11 perché, essendo il p. Benedetto Gentile entrato novizio nel 167 3, mentre sappiamo che il p. Borzino mancò di vita il 31 marzo 1696, si rileva coni’egli sopravvivesse alla suddetta compilazione ventitré anni ancora, e quando diè compimento al lavoro contasse 5 8 anni d’ età. / Non devo omettere di dire, che il su lodato storiografo, nello stesso codice, al sillabo in parola fa seguire molte notizie riguardanti la chiesa e il convento di S. M. di Castello ; come ad esempio, gli elenchi dei venerabili, degli scrittori, vescovi, oratori, e altri insigni uomini, fioriti nel cenobio medesimo; quelli cioè giunti a sua cognizione. Imperocché ben molti ne mancano, i quali a maggior luce recammo noi nell’opera nostra sui Domenicani illustri di S. M. di Castello, e nella ancora più recente dei Vescovi Domenicani Liguri. Aneli’ esso, come il codice Bottaro, è di picciol formato e tascabile, scritto tutto di mano del p. Borzino, e per vero dire un po’ trascuratamente; misura in altezza 15 centimetri precisi, e 10 e mezzo in larghezza. La copertina é di cartone bianco e rustico. Atti Soc. Lig. St. Patria. Voi. XX. c — XXXIV — VI. CODICE GIOVI. Denominiamo codice Giovi un sesto ed ultimo sillabo, che trovasi inserito nel bel mezzo d’un altro volume ms., esistente nell’archivio di Castello, il pregevolissimo infra tutti, non tanto per l’antichità che vantare possa in ragione di tempo, quanto a motivo della copia stragrande di preziose notizie, e vantaggiosissime alla storia del nostro convento e degli uomini insigni che produsse. Si potrebbe assai bene intitolare : De viris illustribus convcn-tus Sanctae Mariae de Castello ; perchè in distinti capitoli sono in esso classificati, e con note biografiche illustrati, i vescovi, i generali, maestri del sacro palazzo, provinciali, reggenti di studio, scrittori ed altri celebri domenicani, che, ricevuti all’ abito in questo cenobio, vennero in fama d uomini pii od egregi in scienze, dignità e lettere. Reca nel frontispizio il titolo: Liber, in quo eaquae ad. patres, huius conventus Sanctae Mariae de Castello filios, spectant, continentur. A noi, nei lavori già editi, piacque meglio chiamarlo Cronaca, sebbene la narrazione non vi corra in senso cronologico, ma biografico ; ove tuttavia è mantenuto 1 ordine delle età, in quanto che nei capi, ond’ è divisa, precedono regolarmente gli antichi sopra i più moderni religiosi. Anche questo sillabo incomincia, come tutti i su descritti , dalla fondazione del nostro cenobio, e va per fortuna sino all anno 1704, terminando col fr. Jacobus Maria Rubeus, de Uvada, che nel codice Giovi ha il — XXXV — n.° 549 e nella stampa attuale il n.° 637, a pag. 238. A capo sta un avviso, che dice : Continetur inferius cathalogus omnium eorum qui recepti fuerunt aci habitum nostrae religionis, nomine huius conventus; ni forte aliquis eorum memoria nostrorum praedecessorum exciderit. Conversi notati sunt, in margine dextero, signo C., et qui recesserunt ah Ordine, signo R. Segue immediato e primo nell’ elenco il solito fr. Hieronymus de Cossano, che trovasi aprire la serie dei figli in tutti i codici. L’autore del catalogo chi fu? Vediamolo. Nell’intermezzo spazio fra le parole dell’avviso su riferito e l’inizio del sillabo, trovo la postilla seguente postavi di mano, che riconosco molto bene, del p. maestro Tommaso Maria Giovi : Fr. Benedictus Justinianus, magister, quae invenire potuit de filiis conventus in hoc loco compilavit, anno 1628 die 12 iulii; et fr. Georgius Bottarius multos alios posuit. Prosequutus est narrationem magister Adeodatus Gentilis, et ultimo magister Giovi. L’inserzione di questa postilla, fra riga e riga del nostro testo, riesce infelice al sommo, inopportuna, e disordinatrice delle date cronologiche le più sicure. Risulterebbe da essa che compilatore capo del presente sillabo sia stato il p. Benedetto Giustiniani, che v’ abbia cooperato il p. Giorgio Bottaro, e i due padri Diodato Gentile e Tommaso Giovi lo continuassero pei tempi posteriori. La cosa non corre, e dà nell’assurdo; vale a dire, la parte seconda avutavi dagli ultimi due, io la concedo, ma nego assolutamente la prima, se intesa come giace. Il Bottaro non potè aggiungere nulla allo scritto del Giustiniani, poiché egli visse un secolo innanzi a lui, e gli premorì Dio sa di quanto; e, come - XXXVI — è detto sopra, fu anzi il Giustiniani che continuò il Bottaro. Il sillabo presente poi non è davvero opera del Giustiniani, perchè giunto al nunto in cui è certo aver costui proseguito il Bottaro, il suo testo, menzionato dianzi, non coincide, è ben diverso invece dal testo del codice attuale; la cui calligrafia per di più è dissimile dal brutto carattere del Giustiniani. Sono di credere pertanto che il sillabo in parola sia fattura d’ un altro compilatore per la quasi totalità, cioè sino all’inclusivo n.° 587, a pag. 217 della presente edizione, e questo compilatore io mi persuado facilmente di riscontrarlo nel p. Diodato Maria Gentile. Costui ricevuto all’abito addi 15 settembre 1625, mancò ai vivi il 12 marzo 1666, d’anni 55; potè perciò molto bene condurre il suo elenco sino al 1663, in cui cessa in effetto la sua parte di catalogo. Fu uomo che s’ occupò volontieri di cose patrie e domestiche, fondò del suo e abbellì la libreria del convento, di cui è stato anche priore nel biennio 1656-58. La qualità della scrittura ond’ è vergato il codice, indica appunto un carattere del seicento, e ne assicura poi del tutto l’autorità del contemporaneo Giovi, il quale apertamente ne fa autore, sebbene in terza linea, il suddetto p. Diodato Gentile; e ripeto, lui dovea saperlo, che gli visse insieme e ne proseguì dal 4 aprile 1665 al maggio 1695, la utile fatica. In giustizia adunque il sillabo presente' dovrebbe intitolarsi almeno Gentile-Giovi, come quello che nella massima parte fu compilato dal p. Diodato, ma a me piacque denominarlo soltanto dall’ultimo sommista, affine di meglio discernerlo dai precedenti, e schivare la confusione coll’omonimo scrittore del primo, cioè il p. Barnaba Gentile già citato. — XXXVII — Inoltre, del Giovi sono le molte e minuziose notizie storiche, strettamente costipate negli articoli biografici ed elogistici dei domenicani celebri di Castello, i quali tro-. vansi inseriti per entro il volume medesimo, e di avercele con tanto amore conservate, gliene mostriamo qui la gratitudine nostra. Ha ancora il bel pregio questo sesto codice, che essendo venuto dopo gli altri, gli raccoglie in un sol corpo, e valendosi di tutti, risulta più copioso di ciascuno in particolare ; come nel fatto si osserva registrare esso non pochi soggetti, i quali o dall’ uno o dall altro raccoglitore erano stati dimenticati. Incomincia al fol. xxx del codice anzidetto, protraendosi in bel carattere chiaro e spigliato fino al xl, coll’ elenco nominativo dei figli del convento a tutto l’anno 1663 ; continuato tosto dal ridetto p. Tommaso Maria Giovi, insigne cattedratico e distinto teologo, che gli ultimi suoi anni spese in raccogliere le memorie dei suoi fratelli trapassati o tuttor viventi, e tutte le adunò nello stesso volume. Ove è a dolere, che il nobile suo esempio, e dei predecessori, non più fosse imitato dai religiosi che vennero dopo ; sicché, se ne togli alcuni pochi individui a mezzo solo descritti 0 appena accennati, si può dire che colla compilazione del Giovi ha termine il nostro sillabo. Il fr. Jacobus Maria Rubeus de Uvada, del n.° 637 della presente stampa, chiude nel fatto la serie, e all’anno 1704, e quel di più che, pel corso d un secolo e un terzo, ora noi qui pubblichiamo, fu con diligente spoglio da noi estratto dai registri e libri consigliari del convento. A non variare tuttavia la denominazione per entro il corpo dell’ opera, e a seconda delle varie epoche o tempi della — XXXVIII — compilazione di questo sillabo, stimo conveniente avvertire che, per amore di brevità e chiarezza, io uso riferirlo siccome lavoro del solo p. Giovi, eziandio nella parte antica e anche nella moderna, che, o non ancora o non più, in ragione di tempo, gli si compete. In verità poi rimane inteso, che v’ ebbero nondimeno grande e lodevole parte i padri Diodato Maria Gentile e Benedetto Giustiniani. CONCLUSIONE. Detto dei vari codici, che fornirono la materia alla compilazione del lavoro che presentiamo al pubblico, ne resta ad esporre i criteri e le norme generali eia noi seguite nella stampa. E in primo luogo, siccome nissuno dei sei sillabi osserva il preciso ordine cronologico del giorno, mese ed anno di vestizione d’ogni individuo, così il nostro sillabo è il risultato di tutti insieme, non già la riproduzione totale ed esatta d’alcuno di essi; quantunque si accosti preferibilmente e il più possibile al testo del p. Carbone, il quale, a paragone degli altri, meglio conserva la cronologia. Qui pertanto i soggetti sono da noi collocati a rigore giusta la data del loro ingresso nell’ Ordine, per quelli che vestirono labito di s. Domenico, e indossandolo si affigliarono assieme tempo al nostro convento. Gli altri che, ammessi anni innanzi all’ istituto, professarono per — XXXIX — conto di altre case, e ottennero poi di trasfigliarsi al medesimo, sono da noi posti sotto il giorno dell’aggregazione loro, accettata con voto capitolare dai membri di Castello, e in difetto della cognizione del tempo del voto, sotto la data della licenza generalizia o d’altra superiore autorità. Ciò non osservarono i compilatori dei sillabi precedenti, specie i mediani, i quali diedero un luogo qualsiasi, alla rinfusa, ai religiosi in tale guisa annoverati tra i figli del nostro convento. Parve a noi che essendo questo un catalogo dei suoi figli, la qualità della figliuolanza dovesse antecedere e dominare ogn’altra nel concetto dell’ opera, anche se il novello aggregato, già antico nell’Ordine, s’avesse a posporre cronologicamente ad un giovanetto di fresco vestito; come, per figura, nel p. Sisto da Siena e nel p. Silvestro Mazzolini da Priero, accettati in figli di Castello quando il primo contava già qual celebre pubblicista ed oratore, e il secondo copriva la carica eminente di maestro del sacro palazzo. Inoltre, neppure il codice Carbone, sebbene degli antichi il più copioso, tutti i figli registrò e scrisse nel suo elenco. 11 perchè, i dimenticati da esso, e da noi rinvenuti nei rimanenti sillabi, qua e là innestammo, ove occorse il bisogno. E per contro, dove, specialmente sul principio del suo catalogo, ben tre volte duplicò i soggetti, fu pensiere nostro ridurre il numero al vero stato di cose. Ovviammo eziandio all’ altro difetto, che in lui si riscontra, di omettere i cognomi dei frati, e designarli con la patria ed il nome soltanto, ricavandoli noi dagli altri sillabi e inserendoli nel nostro, con nota certa lorquando sono tali, o sotto dubbio, se lasciano luogo a difficoltà. Ma evvi un punto sul quale ne fu mestieri prendere XL - una risoluzione radicale e un cotal poco ardita. Nella storia nostra patria è stata e sarà sempre pei genealogisti ardua fatica il rintracciare la provenienza e le successive diramazioni di molte famiglie, le quali tolsero a chiamarsi con un nome, che é nome eziandio d’una città, paese o borgo del territorio ligure. Si sa che nei tempi andati provennero da quei luoghi, ma i discendenti loro, già nati in Genova nei secoli posteriori, non più ascrivere si devono fra i naturali del paese di cui ritengono il nome, e donde trassero l’antica origine. Tali sono pel caso nostro, fra più altri, i cognomi di Moneglia, Novi, Chiavari, Levanto, Sestri, Pietra, Rapallo e simili. Se i religiosi portanti cotai nomi dovessero ritenersi tutti siccome nativi del paese dal quale s’intitolano, noi cadremmo nel falso ed assurdo, mentre è saputo che videro la prima luce in Genova, ove da lunga pezza aveano preso stanza i loro maggiori. Reco alcuni esempi: i padri Paolo di Moneglia, Girolamo di Sestri e Tommaso da Novi dei n.; 52, 122 e 176, a pag. 30, 58 e 78, che dai sillabisti sono quasi per patria designati, come tali si avrebbero a ritenere, quando invece appartennero a casati un dì realmente esistiti nella città nostra, e in cui in effetto sortirono i natali. Considerato adunque essere stato costume dei compilatori dei sillabi a ciascun individuo, ricevuto all’Ordine in qualità di chierico, porre accanto al nome il gentilizio di famiglia, se da essi conosciuto, noi adottammo la regola generale di considerare quali casati i nomi di codesti luoghi e città, ammeno che sia indicato il contrario, o da altri criteri si possa sospettare volersi riferire a patria. La via opposta tenemmo invece rispetto ai fratelli laici, ossia di servizio, — XLI presso di noi chiamati conversi. Questi i sillabisti, antichi specialmente, usarono presentare colrunica indicazione di nome e patria, e soltanto i più recenti presero a riferire d’ alcuni il casato. Quindi, ove esso casato non cvvi chiaro chiaro espresso, ciò che segue al nome di religione per noi é patria; cosa che ha luogo nella grande maggioranza di tale sorta di persone. Una frase spesso ricorrente nel testo del sillabo, la quale, pei non claustrali, potendo tornare oscura, vuole essere spiegata, è quella di: Ivit ad conventuales. Dicevansi conventuali i frati non formanti parte della Congregazione di Lombardia, cui annesso era il cenobio di Castello, e la quale consideravasi come una riforma. E perché l’Ordine domenicano non ammette né la realtà, e né anche solo il nome di riforma nell’ organamento suo, cosi i religiosi compresi da un santo zelo di meglio osservare la propria regola, senza mutarla d’ un apice univansi in Congregazioni autonome, indipendenti, sotto l’immediata obbedienza del capo dell’Ordine, rappresentato da un superiore, detto vicario generale. Di qui, i membri non appartenenti a siffatte Congregazioni, ma che viveano in case che costituivano un gruppo di conventi chiamato provincia, e da un provinciale governata, appellavansi conventuali. Ondeché le frasi Ivit ad conventuales, e Ivit in provinciam sono sinonime. Non é poi a credere, lo diciamo a scanso d’ equivoco, che quanti dei nostri di Castello lasciarono il loro cenobio per girsene ai conventuali, il facessero per manco di spirito religioso e regolare disciplina. Occorreva spesso 1’ essere a cotali case destinati a scopo d’insegnamento, di priorato e simili uffizi, ed anche di salute. 11 presente — XLII - sillabo rende ampla testimonianza non essere stati pochi i figli di Castello che, abbandonato l’originario loro chiostro, per magistero di studio, di virtù, di dignità, si distinsero egregiamente in molti altri conventi dell’ Ordine. Ne cito, fra tanti, il poi vescovo Paolo xMoneglia, Bernardo Granello, Martino Giustiniani, Nicolò Podestà, Sebastiano Rebroco e Bernardo Imperiale ; campioni i tre ultimi della perfetta osservanza, loro mercé, introdotta nel 1544 in s. Domenico di Genova, a fomentare e consolidare la quale, anche vi si trasfigliarono. Quanto all’ ortografia e puntuazione osservata nella stampa, dichiariamo di non avere creduto doverci rendere schiavi ai vari codici, anche perchè tra loro diversi ; adottando in parte il modo, allora in uso, da essi seguito, e allontanandocene là ove il vecchio metodo urta soverchio coll’ odierno sistema. Imperocché il presente non è già un saggio di scrittura antica, ma sì un lavoro storico più che altro, inteso a fare conti i nomi dei religiosi che ci precedettero nella professione della regola domenicana sotto il tetto di S. M. di Castello. Esso poi ha termine coll’anno 1838, a motivo che un biennio circa innanzi il convento nostro venne disgiunto dalla provincia di Lombardia e aggregato a quella di s. Pietro martire, la quale non ammettendo le figliuolanze, queste cessarono del tutto, epperciò anche il sillabo. Lo conobbe e fecene lo spoglio, in quanto tornavagli utile, il p. Gio. Michele Piò, storiografo domenicano, lorquando l’anno 1608 portossi in Genova a raccogliere materiali pelle sue opere, divenute oggi rarissime, altrettanto che proficue alla storia del’Ordine (1); e lo citava (i) Progenie di s. Domenico in Italia ecc. a pag. 154, 1.* colonna. _ — XLIII — ben due volte in proposito dei vescovi Paolo Moneglia e Gabriele De-Franchi-Luxardo, figli di Castello (i); e dietro la sua testimonianza, eziandio il critico Echard nella celebratissima sua Biblioteca degli scrittori domenicani (2). Ai nostri archeologi e ricercatori liguri di cosifatti cimeli e antichità patrie, giudico sia rimasto sempre ignoto, poiché nissuno mai ne fece parola. (1) Uomini illustri dis. Domenico. Parte seconda, libro terzo, a col. 81, e 202. (2) Scriptores Ordinis Praedicatorum recensiti ecc. Tom. II, pag. 4> l- co'- TESTO DEL SILLABO Atti Soc, Lio. St. Patru. Serie 2.*, Voi. XX. ■ - - i W&ì - ■ -i* ♦ . . ' -»TàM SYLLABUS FILIORUM CONVENTUS S. M. DE CASTELLO GENUAE N. i. — Fr. HIERONYMUS de COSANO, de Genua. Receptus est ad habitum 14... a patre, fratre etc. et professus est etc. Iste defunctus est Venetiis. Tutti i sei sillabi cominciano con questo Girolamo, scritto in vario modo da essi: de Cossano, 0 de Cosano, o Cossanus. Cossano era dunque il suo casato, che è genovese. Mori a Venezia, e quasi certo nel convento di stretta osservanza, detto di s. Domenico, ora distrutto, in cui ebbe principio la famosa Congregazione di Lombardia nel 1391. Sotto il suo nome e cognome di fr. Hieronymus de Cossano lo vedo citato una sola volta in un rogito del 20 febbraio 1460, cui prese parte come membro del convento. In due altri del 2 settembre 1461, e 12 ottobre 1463 lo trovo segnato fr. Hieronymus de Janua, ed è lui certamente. Dopo il 1463 scompare da Genova e dovè portarsi a Venezia, ove morì non sappiamo il quando. Che fosse nipote o parente del p. Pietro Cossano, uno dei pochi frati venuti dal convento di s. Domenico della nostra città ad abitare a Castello nel principio di sua fondazione, non posso dubitarne; come ritengo sia stato altro suo zio quel Nicolaus de Cosano, il quale legò testamento suo culcitram unam Rafaeìi de Soriana, notario, in vita sua; post cuius vitam, ipsam legavit conventui Sancte Marie de Castello, addì 29 marzo 1465. Lo ricavo dal Manuale ms. del p. Agostino di Ventimiglia (1). N. 2. — Fr. BALDASAR CATTANEUS, de Genua. Obiit nescitur locus. Il sillabo Anonimo ha questa nota in margine non riferita dagli altri: Iste post 33 annos in Ordine ivit ad conventuales, propter sua demerita, 14S1. Dunque sarebbe entrato in religione nel 1448. I suoi demeriti voglionsi intendere l’indisciplina e mancanza di stabilità nei rigori abbastanza gravosi della vita regolare introdotta nel nostro convento. È cenno di lui in due istrumenti del 15 aprile 1451 e 10 febbraio 1472; avanti perciò la sua uscita dalla Congregazione. Di lui trovò il p. Borzino due schede, di cui volle tramandarci la notizia, e scrive come segue : In libro Manuali fratris Augustini de Vintimilio inveni sic scriptum, cart. 79. Die xvn iunii 1465- Nota quod recepi a fr. Antonio de Finario, priori nostro, due. xii auri larghi (sic), qui pertinent fr. Baldasari Cattaneo per modum depositi, et videtur hoc factum fuisse de dispositione fr. Jacobi de Aragonia, tunc temporis vicarii generalis societatis, et nunc esse applicatos conventui propter demerita sua. E contra, cart. 80. Die v septembris 1465. Ego fr. Augustinus de Vintimilio restitui dicto fr. Antonio de Finario, priori Sancte Marie de Castello, dictos duc. xii, et hoc de mandato et voluntate rev. fr. Pauli de Placentia, vicarii generalis nostre societatis. Molto probabilmente, anzi certo, il p. Baldassare fu duplicato nel nostro codice, e ricomparirà di nuovo sotto il n.° 28. N. 3. — Fr. BAPTISTA, de Artali. Esiste pur oggidì in Italia una famiglia di questo cognome. Neppure ignoro trovarsi in Sicilia presso Giarre il paese di Artali, ma che sia luogo d’origine del Battista non ci pare. Crediamo invece che debba significare Altare, borgo in prossimità di Savona, ove 1’ arte vetraria da molti secoli è stata ed è ancora in fiore. Di fatto nel Liber instrumentor. conv. S. M. de Castello, trovo sotto la data (1) Gli etc. a principio di questo n.° non vi sono posti da me, ma trovansi nel testo. 14 aprile 1462 un Lanzarotto Bederio, de Artali, magister vitreorum, il quale cede ai nostri padri un suo sito 0 casa, posta in vicinanza al convento, a condizione di essere esonerato da un canone annuo certorum vaxorum vitreorum, da esso dovuto a Luca Di-Negro. Mai è menzione di lui nei nostri registri. Si dovea adunque scrivere de Altari, ma il vezzo di mutare la l in r, e viceversa, nel dialetto genovese, è cosa da tutti saputa. N. 4. — Fr. RAPHAEL SPINACIUS, de Genua. Obiit Getiue. Spinacci è famiglia nobile genovese antica, ora spenta. Tre altri catalogisti, Bottaro, Borzino e Giovi scrivono Spinalius ; voce meglio corrispondente a Spinazzi che a Spinacci, il quale tuttavia è il vero casato d’ una volta. Compare il suo nome in atto del 18 luglio 1452 come fr. Raffael de Genua, e in altro del 23 gennaio 1458, colla firma meglio spiegata di fr. Raphael Spinalius de Genua; dopo non più. N. 5. — Fr. THOMAS IMPERIALIS, de Genua. Obiit Genite. Il Borzino aggiunge: Vivebat 1464’ e(^ ^ vero, perchè sottoscrive un atto del 13 dicembre di quell’anno, inserito nel primo libro dei consigli del convento. Come membro della comunità prese parte a diversi altri istrumenti, cioè del 18 luglio 1452» 12 gennaio, e 5 novembre 1463, colla firma ora di fr. Thomasius o Thomas Imperialis, ora di fr. Thomas de fauna. La nobile famiglia Imperiale sussiste in Genova, e al primitivo titolo marchionale aggiunse 1’ altro di principe di s. Angelo. N. 6. — Fr. BAPTISTA FATINANTI, de Genua. Obiit in Constantinopoli, captus in Caffa a turcis. In quella che Melchiorre Pattinanti, ultimo prevosto della Collegiata di S. M. di Castello, lottava co’ frati chiamati a succedergli, Battista, suo nipote forse, ne prese l’abito. In seguito andò confidente e segretario a mons. Girolamo Panissari (poi anche suo vicario generale), quando fu eletto vescovo di Caffa nel 1459, e lui morto poco innanzi la caduta di questa l’anno 1475 > venne preso schiavo con tant’ altri e tradotto dai turchi a Costantinopoli, ove perì l’anno dopo. Obiit in Coiistantinopoli, captus in Caffa a turcis, dice anche il codice Bottaro. È cenno di lui in rogiti del 15 aprile 1451, 23 gennaio 1458 e 18 luglio 1459. Ne parlo a più riprese nel mio Codice diplomatico delle colonie Tauro-Liguri, in tre grossi volumi che fanno parte di questi stessi Atti, cioè il vi e vii della serie prima; e di nuovo a p. 347 dell’altra opera: I Domenicani illustri di S. M. di Castello. Ove tralasciai di annotare la principale e importantissima carica che sostenne colà di vicario generale eziandio della celebre Congregazione dei Pellegrinanti per Cristo, sparsa in tutto l’Oriente; le cui facoltà erano amplissime come estesissimo n’era il territorio, percorso in lungo e in largo da quegli intrepidi missionarii. Basti il dire che comprendeva perfino la Nubia e l’Etiopia. Leggo poi nel Bullarium Ord. Praed. a pag. 498 del tomo in, che Sisto IV con sua bolla del i.° aprile 1473 confermò e rinnovò al nostro Battista, e suoi successori in dignità, i grandi poteri e privilegii già dati in antecedenza ai capi di quella Congregazione da Pio II, addì 12 giugno 1464. Finisco colle parole del Manuale del p. Agostino di Ventimiglia: Frater Baptista Fatinanti, filius huius conventus, mortuus est in Pera, qui bona plura dicitur habuisse; qui nunquam videtur simpliciter alicui provincie extra Congregationem assignatus. Qui ivit cum magistro Hieronymo Panissano, episcopo Caffense, de licentia magistri Martialis, Ord. Pred. generalis ; quem tenuit pnfatus episcopus sibi in socium et officialem. De supradictis bonis nihil habuit conventus, nec speratur haberi. N- 7- Fr- MICHAEL de PEDEMONTI:. Receptus fuit anno 1452 die 22 sep- tembris. Obiit Genue 1493, peste percussus. I sillabi Giovi e Bottaro lo vogliono morto di peste nel 1459 ; ma loro contraddice il nostro codice che lo fa morire nel 1493 , e il Borzino che assicura: Vivebat 1489. Difatti si sottoscrive mano propria ancora ad un atto consigliare del i.° giugno 1489, e ad un secondo dell ottobre 1490, con la allora usata parola fr. Michael de Pedemontium, cioè Michele dei Pedemonti. Da giovane invece si firmò fr. Michael de Pedemontibus, come leggo in un rogito del 26 ottobre 1453. Pare sia stato lungo tempo fuori patria; chè dal 1453 al 1489 non ricorre più il suo nome in nessun atto. Pedemonte qui è casato, anche oggi molto frequente in Genova e Liguria ; non già paese. La patria fu omessa, per non saperla. N. 8. — Fr. BARNABAS de PARAVANIA, de Genua. Obiit Venetiis. I Pallavania erano antichi nobili genovesi, che oggi divenuti popolani chiamansi Paravagna. Il de Genua manca nel codice Carbone, ma trovasi in altri. Pare non fosse raro 1 invio di frati genovesi al convento di s. Domenico in Venezia, pei ringagliardii ne forse lo spirito. Il nome di fr. Barnabas de Genua senza casato è frequente nelle carte di Castello; cioè la prima volta addi 5 n0_ vembre 1463, l’ultima l’8 novembre i5ob; ma Pu° anche con" fondersi col p. Barnaba Gentile del seguente n.° 13* N. 9. — Fr. AUGUSTINUS de MODULO, de Genua. Obiit Genite. Omesso dal sillabo Gentile, egli è annoverato dai cinque altri, e il Borzino commenta: Puto de Molo, quomodo annotavi ex scriptis antiquorum, scilicet a Vorigine. Io non ne dubito punto. Era genovese , del casato Dei-Molo, una famiglia licordata dal Giscaidi fra le patrizie antiche; oggidì Demoro 0 Dei-Moro, e anche Da Molo. È strano poi che, poco sotto, questo medesimo sillabo ripeta : Fr. Augustinus de Modula (sic) receptus fuit 1452, die (manca) iulii. Certo è ripetizione sfuggita al compilatore, poiché nissun altro ha questo secondo soggetto, eh io perciò sopprimo, bastandomi 1’ averlo riportato una volta. Colla denominazione di fr. Augustinus de Janna firmossi primamente ad un atto del 23 gennaio 1458, e ad un altro del 8 aprile 1510. Sarà lo stesso? N. 10. — Fr. ANTONIUS FEUS, de Genua. Obiit Genue. Concordano in tutto i sillabi, ed i Feo sono cittadini una volta ascritti alla nobiltà genovese. Poco tempo dovè abitare Castello, chè presenziò e appose la sua firma a soli due atti, del io febbraio 1472 e 8 novembre 1508, come fr. Antonius de Janna. II- Fr- VINCENTIUS GUASTAVINUS, de Genua. Receptus fuit 1455 die 29 novetnbris. Iste indutus est habitu sancte Brigide, et postmodum reversus est. Obiit Tabie 1484. Cosi hanno quasi tutti con qualche variazione di data, massime quella di vestizione, messa all anno 1444» laonde il Borzino scrive: Quare inter primo s annumerandus. L’Anonimo spiega meglio la cosa: Iste 147.. (sic) die (manca) indutus est habitu s. Brigide in Janna, et impugnatus quod facere non potuisset, propter privilegia Ordinis fortiora quam illa s. Brigide, ante litis decisionem, de licentia illorum s. Brigide, regressus est eodem unno, die (manca), quando et proprie vive vocis oraculo affirmavit in Ordine nostro se sernper mansurum. Di fatto nel 1473 era sottopriore qui a Castello, e il codice Gentile lo dice morto Tabie sì, ma del 1485. Rinvengo la sua firma di fr. Vincentius Guastavinus sotto i due atti 23 gennaio 1458 e 10 febbraio 1472. N. 12. — Fr. DOMINICUS SCALIA, Saonensis. Obiit in Oriente. I sillabi Cai bone, Bottaro e Gentile lo dicono di Savona, e i due altri di Genova, mentre ne tace affatto l’Anonimo; tutti poi ammettono sia morto in Oriente, senza spiegarsi da vantaggio. Lo suppongo partito per la missione di Gaffa al seguito di monsignore Panissari, unitamente al p. Battista Pattinanti e ad altri ancora. Mi fa meraviglia tuttavia che si tacia onninamente di lui nelle carte nostre, dove per contro sono nominati un p. Domenico de Bononia e un altro de Candia. Il compilatore delle mss. Notizie cronologiche della chiesa e del convento di S. M. di Castello, così ha di lui. « Fra Domenico Scaglia, di già professo nella religione, fu accettato figlio del convento di Castello, ma se ne morì nel- 1 Oriente 1 anno 1468 ». Che sia venuto ad ingrossare le prime file dei nostri all’inizio di fondazione del cenobio di Castello? È probabile. Ne parlo a pag. 348 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Trovasi, è vero, il casato Scaglia tra le antiche famiglie genovesi; propendo tuttavia crederlo di Savona. N. 13. — BARNABAS GENTILIS, de Genua. Receptus fuit a magistro Hieronymo Panisario 1456, die 20 januarii. Obiit Genue. Con altre parole dice lo stesso di se medesimo il p. Bainaba Gentile nel suo sillabo; poiché egli fu il primo a concepii e 1 idea felice di un nomenclatore dei figli di Castello, e sulle sue orme vennero a copiarlo, aumentarlo e proseguirlo gli altri. Noi qui aliene diamo di bel nuovo la meritata lode, come già abbiam fatto a pag. 381 della precitata opera dei Domenicani illustri. 11 Borzino prosegue: Fuit prior hic, obiitque submersus in portu, cadens e navi, quam recreationis gratia ascenderat. Vivebat 1464. E veramente appose la sua firma ad un atto consigliare del 13 dicembre 1464. Il p. Panissari non era più priore nel 1456, e qui di fatto non gli si attribuisce la carica. Lui medesimo anzi il Gentile asserisce che era solo vicario del convento: Receplus per magistrum Hieronymum Panisarium, vicarium conventus. Dunque sbaglia il Bottaro dicendolo ricevuto a magistro Hieronymo Panisario priore. Narra eziandio, e non diversamente, la circostanza della sua caduta in mare: Deambulans per quandam navim, in qua ascenderat causa recreationis, cecidit, et vita functus est. Il p. Barnaba tenne il pi iorato di Castello nel biennio 1469-70, e fu seguito nell’aggregazione al convento nostro da otto altri di sua famiglia, come si vedrà in appresso. N. 14. — Fr. PHILIPPUS ITALIANUS, de Genua. Receptus fuit 1456, die 12 martii. Obiit Genue, 12 decembris 15/$>• L’unica variante è del Gentile, che lo fa ricevuto all’abito per fratrem Antonium de sancto Germano; ma è sbaglio di nome, chè del 1456 era priore l’altro beato Antonio De-Albertis, di Finale. Prese parte a molti atti consigliari di Castello, soscrivendosi fr. Philippus de Janua, ovvero Philippus Italianus, fino al 30 gennaio 1514. Erra perciò grossamente il Bottaro chiamandolo: Italianus sive Iute- — IO — rianus. V’ebbe in Genova l’una e l’altra famiglia, e non sono da confondersi assieme. Molto rari sono a’ dì nostri i membri di questa antica e già frequente casata nobile. Il nostro Filippo era figlio di Luca e Maria, e per la morte della madre rimasto unico erede d’ ambo i genitori , trovo nel Liber instrumentor, conv. S. M. de Castello, che i padri in data 12 ottobre 1463 costituiscono loro procuratori per adirne 1’ eredità i padri Bartolomeo Luxoro e Filippo Cassana. Più tardi fu sindaco, ossia procuratore del convento, dal 1487 almeno, fino alla sua morte, e ne curò molto bene gli interessi. Esistono in archivio molte carte che lo riguardano in tale qualità, e ne basti 1’ averle accennate. N. 15. — Fr. DOMINICUS de MONLEONE, de Genua. Obiit in Ponte Axii, dieces. Albingan. Riferito da cinque sillabisti senza data di vestizione, il Borzino afferma che vivebat 1460. Io poi lo trovo come padre del consiglio intervenire e sottoscrivere mano propria varie deliberazioni dal 1460 al 1464. Anzi egli dovè essere fra i primi alunni del convento, se quinto in ordine di firma appose il suo nome fr. Dominicus de Monleone alla presa di possesso di una prebenda di Castello addì 15 aprile 1451 ; e l’ultimo cenno di lui vivente arriva al 27 gennaio 1465. Niun dubbio che i Monleone siano genovesi; ve ne sono ancora oggidì. N. 16. — Fr. ANTONIUS de PETRA. Obiit quo loco nescitur, primo (?) septembris. Il solo sillabo Gentile lo tralascia : ma è varia 1’ opinione sul luogo di sua morte. Il nostro codice dice : Obiit quo loco nescitur, primo (pare) septembris : un altro scrive Burgotari : un terzo in Burgeto, e il Borzino in Burghetto, e che vivebat 1484. Sbaglia il Borzino; chè l’atto consigliare cui sottoscrive è del 13 dicembre 1464, mentre del 1484 non si tenne verun consiglio, che sia registrato nell’ apposito libro. Ad esso si soscrive chiaro fr. Antonius de Petra, che può essere nome di famiglia, come di patria. Pietra è un borgo considerevole in riviera di ponente, dove esistette fino dall anno 1481 un convento domenicano, e i Pietra sono annoverati dai genealogisti fra gli antichi cittadini di Genova. Trovo una posteriore sua firma in data 27 febbraio 1465, mentre la più antica risale al 20 febbraio 1460. N. 17. — Fr. GABRIEL LUXARDUS, de Genua. Receptus 1459 die 2 septembris. Iste exivit ad conventuales, et factus magister in theologia, postea episcopus in Corsica, ibi veneno obiit. Sono concordi sui conto di lui i codici: solo il Borzino con fessa che ecclesia ignoratur, alia quale è stato nominato. La diremo noi, e fu la diocesi d’Aiaccio in Corsica, cui venne assunto da papa Sisto IV addì 2 ottobre 1482, e pare l’abbia governata sino al 1489. Conta come il primo vescovo uscito dalle file degli alunni di Castello e qui vestito dell’abito religioso, sebbene passato poi alla provincia lombarda. I due che lo precedettero in dignità episcopale, Campora e Panissari, sappiamo essere venuti dal convento di s. Domenico al nostro, già provetti d’età e maestri in teologia. Nemmeno la cronaca di Castello ha notizie particolari di lui, e quanto ci venne fatto di raccogliere sulla vita e azioni di questo prelato lo inserimmo dapprima nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, a pag. 268 e seg., poi nel più recente nostro lavoro sui Vescovi domenicani liguri. In amendue le succitate opere lasciammo in forse se, e con quanta ragione, al Gabriele competesse il doppio gentilizio di De-Franchi-Luxardo. Oggi il dubbio sparisce, perchè, egli è vero che in due atti, cioè del 2 settembre 1461 e 5 novembre 1463 egli si scrive fr. Gabriel de Janua, ma nell intermedio del 12 gennaio 1463 chiaro si firma fr. Gabriel de Franchis Luxardus. I Luxardo infatti furono tra le famiglie che nel 1393 concorsero alla primitiva formazione dell’ albergo De-Franchi. X8. — Fr. HIERONYMUS FENOGIUS, de Finario. Receptus fuit 14/9, die 2 septembris. Obiit Tabie, 14S4. Concordano unanimi tutti i codici. I Fetioglio sono cittadini di Finale, ed è casata ancor oggidì esistente e sparsa altrove. Il — 12 — padre Girolamo nel codice nostro vien registrato due volte, cioè qui e poco dopo ancora, sotto il solo nome e patria: Fr. Hieronymus de Fincirio, soppresso il Fenogius, ma il resto è identico affatto. Ritenendolo un solo individuo, ne sopprimiamo la ripetizione. Compare come presente ad un atto di procura addi 12 gennaio 1463, e poi non più. N. 19. — Fr. BARTHOLOMEUS de FERRARIIS, de Trioria. Receptus fuit anno 1459. Obiit For olivii 1484, et die 2 septembris habitum recepit, anno quo stipra. Il codice Giovi nel ripetere 1’ anno e luogo di sua morte, lo annunzia prior illius conventus al momento in cui spirò; e il sillabo Bottaro lo stesso: Obiit in prioratu For olivii 1484. Le parole: Die 2 septembris eie. che qui seguono all’anno 1484, sono fuori luogo, ma non le abbiamo volute mutare. Non incontrammo il suo nome in carta veruna; visse dunque fuori Genova e anche vi morì. Dura cosa sarebbe decidere se il suo gentilizio sia Ferrari o De-ferrari; certo è poi non appartenere esso alle omonime prosapie genovesi. N. 20. - Fr. CHRISTOPHORUS SPINULA, de Genua. Obiit. E il padre Spinola, che incaricato dal beato Antonio Della-Chiesa ricevè la consegna della chiesa e canonica di S. M. di Castello a nome dell’Ordine. Dopo qualche anno di permanenza fra i nostri, tornò, pare, alla primitiva sua provincia; e fatto cappellano pontificio mori a Godiasco in Lombardia l’anno 1459, come attesta il Borzino nel suo Laconismo delle storie Liguro-Genovesi. Malamente però è collocato a questo luogo; poiché se si affigliò a Castello sin da principio, come sembra, dovea annoverarsi tra i primi affatto. Dovette essere religioso di grande prudenza e bontà, e di molto coraggio fornito, se a lui pure fu dal capo dell’Ordine commessa la diffìcile riforma del monastero domenicano dei ss. Giacomo e Filippo in Genova, costituitone a tale uopo suo vicario generale con ampli ed assoluti poteri, come m’accadrà narrare in altro lavoro in corso — 13 — di compilazione. Già ne parlammo con lode a pag. 222, nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Copio dal Borzino le seguenti notizie e documento : Christo-phorum Spinulam unde aut a quo conventu venerit nondum percepi, et legi in aliquibus notis de conventu, ubi in observantia morabatur, venisse. At habetur quoddam rescriptum Texerii, quo declaratur nativus conventus Januensis, anno 1429 die 12 augusti datum Coquiliberi, ex quo apparet eius filiationem olim disputatam et controversam, vel saltem proximam ut in dubium verteretur. Est : Universis et singulis fratribus, precipue provincie Lombardie, Ord. Pred., fr. Bartholomeus Texerii, s. th. professor, ac eiusd. Ord. humilis magister et servus, salutem in domino Jesu et spiritualem consolationem. Decet interdum etiam ea de quibus dubitatio et alteratio non insurrexit , ad abundantiorem cautelam et expressiorem■ eorum que in futurum possent ambigi declarationem, patenti et firmo testimonio aperire. Quapropter, cum fr. Christophorus de Spinulis de Janua filius sit nativus conventus fanuensis, ut bene et veridice mihi constat, pro eodem conventu et nomine eiusdem conventus, de cuius civitate duxit originem, frater, prout nostri Ordinis moris est, nominatus, tenore presentitila ipsum ad dictum conventum pertinere decerno, denuncio et declaro, et pro nativo filio, etiam auctoritate qua fungor, in eodem conventu Januensi deputo et deputatum volo et filium nativum jacio, volens ut ad omnia integraliter admittatur tamquam unum de nativis fratribus et patribus conventus prenominati, nolens per aliquem me inferiorem aliud posse quomodolibet immutari. In quorum testimonium sigillum officii mei duxi presentibus apponendum. Datum come sopra. Non dice qui il Borzino ove abbia trovato il prefato documento, che io più non rinvenni in archivio nostro, come neppure i ricordati colle altre sue parole che seguono: Sunt autem plura alia rescripta ad eum super incorporatione conventus Castelli; am meno che voglia alludere non all’ incorporazione del p. Spinola a Castello , ma sì all’opera valida prestata dal medesimo p. Cristoforo alla presa di possesso della chiesa e canonica, per convertirla in casa domenicana; ciò che è più probabile. — 14 — N. 21. — Fr. STEPHANUS de PEDEMONTIUM. Obiit apud conventuales. Estesa molto fu ed è ancora, lo dissi sopra, la casata dei Pedemonti o Pedemonte, in Liguria. Mentre i sillabi Bottaro e Giovi asseverano che passato in provincia obiit et nescitur locus, 1’ altro del Gentile dice chiaro: Defunctus in conventu Pratensi, cioè in Toscana. I due mss. più antichi hanno come sopra de Pedemontiutn, ma i moderni correggono de Pedemontibus. I nostri vecchi, scrivendosi in italiano: dei Pedemonti, lo traducevano in genitivo plurale: de Pe-demontium, eziandio in latino. Il 18 luglio 1459 era presente alla entrata in possesso della prebenda canonicale di Spinetta Malaspina, e nel rogito anche egli si firma de Pedemontiutn. N. 22. — Fr. DOMINICUS, de Sigestro , conversus. Obiit Genue, peste percussus. Pare sia stato il primo frate converso vestito dell’abito nel nostro convento, e il primo anello eziandio d’una lunga catena di conversi somministrati da quel comune di Sestri-Levante. Osservo che i nostri sillabi in nissun luogo chiariscono di quale Sestri, se di Levante 0 Ponente intendono parlare. In Sestri-Levante era un convento domenicano; ed è cosa naturale che ove trovasi una casa religiosa, ivi più che altrove spesseggiano le vocazioni. È però anche cosa provata, che i nostri maggiori solevano distinguere i due Sestri con diversa locuzione latina, cioè de Sigestro parlando dell’orientale, e de Sexto ragionando del più vicino a Genova ed occidentale. Così l’ambiguità era ed è tolta anche per noi. N. 23. — Fr. SIMON, de Arensano, conversus. Obiit Genue. Nulla di più ne dicono gli altri codici. Arenzano è borgo della nostra riviera di Ponente, a non molta distanza da Genova, oggi stazione ferroviaria. I conversi essendo addetti ai servigi umili e manuali del convento, non hanno voce e voto nei capitoli e consigli della comunità, quindi mai occorre la loro intervenzione ad — i5 — essi, nè ad atti notarili. Le note biografiche loro per questo motivo sono magre e sottili assai. N. 24. — Fr. PETRUS, de Sicilia. Receptus fuit anno 1452, die (manca;. Exivit a Congregatione. Il Borzino espone il dubbio che debba leggersi de Socilia, cioè Sossiglia, una località centrale di Genova. Meno un caso strano, pensò egli, un siciliano non veniva a farsi religioso in Genova. A me poi sorvenne il dubbio possa essere il fr. Petrus de Suona sotto-scritto nel libro dei consigli a piè d’un atto del 3 novembre 1466. Sarebbe stato un lapsus calami del p. Gentile, primo cronista, seguito poi dagli altri. Invece no : devesi leggere proprio de Sicilia, perchè con quell’appellativo lo trovo citato in un istrumento notarile del 2 settembre 1461, inserito a fol. 21-22 del Liber instru-mentor. conv. S. M., de Castello, e in una pergamena del convento addì 12 gennaio 1463. Nel Bottaro leggo: Ivit ad conventuales, a vece di exivit a Congregatione, ciò che in sostanza vale lo stesso. N. 25. — Fr. AUGUSTINUS de VINTIMILIO. Receptus in Caffa,filius tamen effectus lmius conventus. Obiit Genue. Mi meraviglio assai che i due più antichi sillabi omettano affatto questo soggetto, rampollo della illustre ed estesissima famiglia dei conti di Ventimiglia. Il Borzino afferma che vivebat 1460, et 1464 erat supprior, ed è vero. Io poi trovai notizie di lui anche posteriori nel libro dei consigli, ove il 3 novembre 1466 è nominato dai padri depositario dei danari del convento. Fu anche vicario, e poi sindaco del convento per un decennio circa, e in tale qualità compilò i primitivi libri d’amministrazione interna : ne rimangono ancora taluni postillati dal Borzino, dai quali vado spillando preziose notizie per la mia storia del convento. È tra questi il suo Manuale, o registro di dare e avere, che cito spesso nel presente lavoro. Ricevè l’abito in Caffa, capitale dei possedimenti genovesi nella Tauride e mar Nero, perchè da tempo i domenicani vi avevano casa di missione. È di lui un breve cenno a pag. 348 dei Domeni- cani illustri di S. M. di Castello. Avendo coperto cariche di superiorità e di fiducia al tempo del primitivo fervore di fondazione, ci si rivela uomo di molta pietà e prudenza fornito. N. 26. — Fr. JACOBUS de PEDEMONTIUM. Receptus die 31 octobris 1456, recessit novitius oh infirmitatem. Lo stesso dicono tre altri, tacendone altri due , cioè i vecchi codici Gentile e Anonimo. A tale proposito mi occorre avvertire, una volta per sempre, il lettore, che i precitati due codici più antichi, il Gentile e l’Anonimo, usano spesso tralasciare affatto i nomi dei novizii ammessi bensì all’abito religioso, ma che poscia non fecero, per qualunque siasi motivo, la solenne professione. Il nostro codice invece, imitato dagli altri tre, usa registrare tutti e assegnare la ragione della uscita, come appunto fa qui col dire ob infirmitatem. N. 27. — Fr. GERARDUS de PETRA. Obiit Tabie. Dei quattro sillabi facienti menzione di lui, il solo Giovi lo dice conversus. Noi ci teniamo col nostro testo, poiché i codici primitivi ne taciono. Se fu converso, si rinforza l’opinione mia che Pietra sia patria non famiglia, la quale del resto sussiste pur oggidì in Genova. (Vedi sopra il n.° 16). Nelle nostre carte di quel tempo è qualche volta menzione d’un padre Gerardo di Lorena , detto anche di Francia, ma del Pietra non mi pare. N. 28. — Fr. BALDASAR, de Genua. Receptus fuit 1449, die (manca) a fratre Hieronymo Panisario, priore. Obiit Albingane 1496. Deve avere ragione il Borzino scrivendo: Puto eundem cum superiori n.° 2, nam in Bottario iste non recitatur. Manca altresì nel Gentile e nell’Anonimo, che sono i più antichi. Se egli è davvero il p. Baldassare Cattaneo su riportato al n.° 2, viensi a conoscere il luogo di suo decesso, cioè il convento di s. Domenico d’Albenga, di pertinenza della provincia e non della Congregazione di Lombardia. Osservo poi, che mentre la firma dell’atto 15 aprile 1451 — 17 — reca fr. Baldasar Cattaneus, veramente propria al padre segnato al n.° 2, l’altra del i o febbraio 1472 ha fr. Baldasar de Janua, meglio applicabile al presente. Non ostante ciò, una carta del 25 maggio 1496 ci mette sulla buona strada e risolve ogni dubbio. Per essa veniamo a conoscere che il p. Baldassare Cattaneo è stato 1111 solo individuo col p. Baldassare da Genova, il quale mori nel convento di s. Domenico d’Albenga nel decembre 1495 e non del 1496. Riferiamo il brano del documento: « In nomine Domini amen. Venerabilis dominus, frater Philippus Italianus tanquam sindicus et procurator monasterii et conventus Sancte Marie de Castello, Januen. Ordinis predicatorum, cum omni balia ad omnia infrascripta etc. substituit et solemniter ordinavit suum verum certum et legitimum nuncium, sindicum et procuratorem etc. venerabilem dominum fratrem Petrum Ardisonum de Tabia, dicti Ordinis predicatorum etc. ad petendum habendum exigendum etc. omnia et singula bona relicta in civitate Albingane per q. fratrem Balthasarem Cattaneum dicti Ordinis predicatorum, et filium dicti monasterii Sancte Marie de Castello, qui anno proxime preterito de mense decembris proxime preteriti decessit in dicta civitate Albingane, in monasterio s. Dominici dicti Ordinis dicte civitatis Albingane, a quacumque persona etc. L’atto fu rogato ed estratto dal notaio Lorenzo Costa. N. 29. — Fr. THOMAS de IMPERIALIBUS, de Genua. Receptus fuit 1451. Anche per lui il Borzino afferma: Puto eundem esse cum superiori (n.° 5), sed Bottarius utrumque ponit; e dice bene. Un fr. Thomas de Janua è firmato mano propria ad un consiglio tenuto il 3 novembre 1466, e il carattere parmi alquanto diverso da quello di fr. Thomas Imperialis del surriferito n.° 5; inclino perciò a crederlo un altro. Il codice Giovi ha la variante: Receptus fuit anno 1452; obiit et ignoratur locus, e lo stesso dice il Bottaro, mutato l’erroneo anno 1452 nel vero 1451. N. 30. — Fr. DOMINICUS, de Vulturo. Receptus fuit 1456, die 12 viartii. Exivit sponte novitius. Omesso dai due codici più antichi per la ragione anzidetta nel n.° 26, v’è compreso dai rimanenti quattro. Voltri, si sa, è paese. Atti Soc. Lio. St. Patru. Serie 2,*, Voi. XX. 3 N. 31. — Fr- LAZARUS de TERRILI, de Genua. Receptus fuit die S aprilis i4$6. Hic exivit extra novitius. Come sopra. Il de Genua me lo forniscono Bottaro, Borzino e Giovi. 1 Terrile sono infatti cittadini genovesi oggi ancora fiorenti, sebbene popolani. N. 32. — Fr. JACOBUS de IMPERIALIBUS, de Genua. Receptus fuit 1456, die 8 aprilis. Hic exivit extra. Obiit. La formola Hic exivit extra nel codice nostro significa sempre exira Congregationem, per ascriversi alla provincia; ma il Bottaro, Borzino e Giovi questa volta l’intendono che exivit sponte novitius, cioè tornò al secolo. E forse hanno ragione, non essendo cenno di lui nelle nostre antiche carte, e neppure nel libro dei consigli del convento. Lo conferma il compilatore delle Notizie cronologiche, già citato, scrivendo: « Fra Giacomo Imperiale, instando il tempo di sua professione, di sua spontanea volontà si spogliò dell’" abito ». Giunto a questo punto, il nostro codice reca 1’ avviso seguente: Hucusque non sunt scripti ordinate, nec etiam omnes in observantia obierunt, sed pro maiori parte. Sequentes vero scripti fere omnes ordinale. Avrà infatti osservato 1’ attento lettore che la maggioranza dei soggetti sovra numerati non ha la data precisa del giorno, mese ed anno del loro ingresso nell’ Ordine, ex incuria eorum qui scripsere, come lamenta a ragione il Giovi. Gli altri sillabisti poi arrivati a questo termine appongono la medesima nota, e cominciano il catalogo ordinato col padre Teramo Migone, che apre la serie. Se ne dipartono tuttavia il Bottaro e Giovi, e danno principio al loro sillabo alquanto tempo innanzi, perchè vollero distinguere in una prima categoria i frati, dei quali non s’hanno che il nome, cognome o patria, assegnando la seconda agli altri, di cui si potè sapere un dato intiero o parziale di vestizione. — 19 — Noi avremmo potuto dare un elenco anche più esatto del loro, ma ne bisognava, per fare ciò , sconvolgere il testo del codice Carbone, e non volemmo; preferendo darlo quale è scritto, anche errato cronologicamente. Siffatto è 1’ uso oggidì adottato dagli editori di cronache o simili manoscritti; e noi persuasi della ragionevolezza del criterio invalso, ne piacque uniformarvici. N. 33. — Fr. THERAMUS de MICONO, de Genua. Receptus fuit a fr. An-lonio de Fiuario, priore, die 2 iulii 1460. È sbagliato il giorno; tutti dicono il 12. Obiit Genue IJ08, fuitqne prior Tabie, aggiugne il Borzino. Si trova spesso sottoscritto negli atti dei consigli a Castello dal 1487 al 1500. Il nome di Teramo, in uso allora, corrisponde ad Erasmo. Tanto è vero, che nel precitato Liber instrumentor. conv. S. M. de Castello, a fol. 23-24, sotto il dì 5 novembre 1463 v’è detto fr. Theramus de Janna, e a fol. 27-29, al giorno 27 febbraio 1465, lo si scrive fr. Erasmus de Janua, come anche in data 2 settembre 1461, che fu il primo rogito cui prese parte dopo emessa la professione. Vivono ancor ai dì nostri in Genova i signori iMigone, dediti al commercio ed all’ industria. N. 34. — Fr. BERNARDUS BURGARUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 18 iulii 1460. Obiit Genue, I Bolgaro entrarono l’anno 1415 nell’albergo De-Franchi, lasciato il primitivo gentilizio, come l’accenna qui il Borzino: Hodie de Franchis. Pare che il Bernardo stesso si facesse nominare De-Franchi, anziché Bolgaro, e lo ricavo da un rogito cui intervenne il 12 ottobre 1463, ove lo si appella fr. Bernardus de Franchis, e in altro del 12 gennaio, stesso anno, fr. Bernardns de. Franchis de Biirgaro ; mentre altrove è nominato semplicemente fr. Bernardus de Janua. Il codice Anonimo dice: Obiit Janue 1484. N. 35. — Fr. DOMINICUS de TERRILI, de Genua. Receptus fuit a fr. Vin-centio de Finario, priore, die 18 februarii 1461. Obiit Genue. Il priore è tolto dal solo codice Giovi; ne taciono gli altri, i quali aggiungono la patria, omessa dal nostro ms. Ed era veramente genovese, perchè vienvi ricordato fr. Dominicus de Janua in una carta del 5 novembre 1463, a fol. 23-24 del citato Liber instrumentorum, e fr. Dominicus de Terrili in altra del 12 gennaio medesimo anno. Il p. Vincenzo Maglio da Finale è stato realmente priore a Castello nel biennio 1461-63. N. 36. — Fr. AMBROSIUS, de Savona, conversus. Receptus fuit a fr. Vincentio de Finario, priore, die 14 aprilis 1461. Obiit Genue 1493, et tempore pestis exposuit se ad secuJares. Mentre i due antichi dicono laconicamente obiit peste, il codice Giovi spiega chiaro : Dum secularibus morbo contagioso laborantibus inserviret, charitate in illos motus. Il Borzino lo conferma: Hic anno 1493 ex charitate exhibuit se secidaribus peste infectis, in quo opere, eadem percussus, interiit. E lo copiò dal Bottaro, che scrisse: Iste sponte se exposuit ad seculares ex z&lo charitatis. Ne parlammo con la meritata lode a pag. 9 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, lamentando che ne rimanga ignoto il suo casato. N* 37- — Fr. BENEDICTUS de GUANO, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die / maii 1461. Hic exivit ad conventuales, et reversus, obiit Genue die 25 no-vembris 1520. Con maggior chiarezza parla il codice Giovi : Hic de anno 1480 die 6 augusti fuit ad conventuales, sed postea anno IJ20 die 25 no-vembris reversus ad observantiam, paucos post menses mortuus est. Lo stesso riferisce il Bottaro. Una terza versione trovo nel Borzino: 1480 abiit in provinciam, e qua 1 j20 rediens, post paucos menses efflavit animam. Questa è la vera versione, la quale combina a cappello coi documenti seguenti. Il p. Goano prese parte a Castello a due rogiti in data 12 gennaio e 12 ottobre 1463, firmandosi chiaro fr. Benedictus de Guano. Divenne in seguito un celeberrimo oratore; a tal che giunta a Roma la fama dell’ altissimo grido che alzato aveva nella sacra predicazione, papa Sisto IV addì 22 novembre 1479, di moto proprio e senza raccomandazione di sorta, gli indirizzò una graziosa bolla, colma di lode e piena di favori e privilegi, ben rari a concedersi a quei tempi. Eccone il testo : « Sixtus episcopus, servus servorum Dei, dilecto filio Benedicto de Janua, Ordinis fratrum predicatorum professori, salutem et apostolicam benedictionem. Religionis zelus, vite ac morum honestas, aliaque laudabilia probitatis et virtutum merita, super quibus apud nos fidedigno commendaris testimonio, nos inducunt ut te specialibus favoribus et gratiis prosequentes, votis tuis, illis presertim per que condigni honoris tibi proveniat incrementum , et quieti ac comoditati tue, animeque saluti, salubrius consulatur, quantum cum Deo possumus, favorabiliter annuamus. Cum itaque, sicut accepimus, tu qui predicationibus verbi Dei diutius insistendo, ac alios in Ordine fratrum predicatorum, quem expresse professus existis, labores perferendo, ad gravem et periculosam infirmitatem devenisti, et in illa constitutus es de presenti, labores huiusmodi ac rigorem regule dicti Ordinis de cetero perferre posse non speres: Nos igitur te, premissorum meritorum tuorum intuitu, specialibus favoribus et gratiis prosequi volentes, teque a quibuscumque excommunicationis, suspensionis et interdicti, ac aliis ecclesiasticis sententiis, censuris et penis, a iure vel ab homine quavis occasione vel causa latis, si quibus quomodolibet innodatus existis, ad effectum presentium dumtaxat consequendum, harum serie absolventes et absolutum fore censentes, motu proprio, non ad tuam vel alterius pro te nobis super hoc oblate petitionis instantiam, sed de nostra mera liberalitate, tecum, ut quodcumque beneficium ecclesiasticum cum cura vel sine cura, seculare vel cuiusvis ordinis regulare, etiam si seculare parrochialis ecclesia, vel eius perpetua vicaria seu ca-pellania, regulare vero monasterium prioratus prepositatus prepositura dignitas personatus, administratio vel officium et dignitas ipsa conventualis, aut officium huiusmodi claustrale fuerit, et ad monasterium, prioratum, prepositatum prepo-situram dignitatem personatum administrationem vel officium huiusmodi consueverit quis per electionem assumi, eique cura immineat animarum , si tibi alias canonice conferatur, eligaris, presenteris vel alias assumaris ad illud seu in eo constituaris, recipere et retinere, illudque simpliciter vel ex causa permutationis quotiens tibi placuerit dimittere, et loco dimissi aliud simile vel dissimile beneficium ecclesiasticum seculare vel regulare, unum dumtaxat pro tempore, etiam recipere, et, ut prefertur, retinere: Et insuper quod etiam ex nunc extra domos dicti Ordinis absque alicuius apostasie reatu, sive aliarum ecclesiasticarum censurarum incursu, in loco tamen honesto, quoad vixeris, residere et commorari, et ad residendum in domibus - 22 - dicti Ordinis predicatorum minime tenearis, nec ad id invitus a quoquam valeas coarctari: Quodque de bonis quibuscumque tam in dicto Ordine predicatorum, quam extra, per te tuis labore et industria acquisitis, seu alias tibi quomodocumque et per quoscumque legatis et relictis pro tue libito voluntatis disponere, illaque tuis usibus et necessitatibus applicare: Gradum quoque magisterii in theologia per quemcumque in eadem theologia magistrum per te eligendum , assistentibus tamen in hoc sibi duobus aut tribus aliis huiusmodi theologie professoribus, et servatis aliis in talibus observari consuetis solemnitatibus et modis, dummodo ad hoc Generalis dicti Ordinis predicatorum pro tempore accedat assensus, recipere, ipsique magistro per te eligendo ut gradum ipsum ac magisterii huiusmodi insignia tibi conferre possit, tuque postquam gradum susceperis antedictum, in facultate theologie huiusmodi legere, aliosque actus magistrales exercere, necnon extra domos prefati Ordinis predicatorum, ut prem itti tur, residendo, etiam postquam beneficium huiusmodi assecutus fueris , omnibus et singulis gratiis privilegiis immunitatibus exemptionibus et induitis, tam dicto Ordini predicatorum, illiusque professoribus, quam aliis sacre theologie magistris etiam actu legentibus, in genere vel specie hactenus concessis et imposterum concedendis, uti, potiri pariter et gaudere: Preterea ut divinum officium, horasque canonicas, iuxta morem dicti Ordinis predicatorum celebrare et dicere, ac ad alium morem observandum, etiam ratione cuiuscumque beneficii secularis vel regularis, non conventualis vel claus-tralis, per te pro tempore obtenti, minime obligatus existas, nec ad id compelli seu propterea aliquibus censuris ligari: Quodque etiam quemcumque idoneum et discretum presbiterum secularem vel cuiusvis ordinis regularem , qui, confessione tua diligenter audita, te ab omnibus et singulis excommunicationis, suspensionis et interdicti, aliisque ecclesiasticis sententiis censuris et penis, a iure vel ab homine quavis occasione vel causa latis, necnon Dei et ecclesie, Ordinisque huiusmodi predicatorum ac tuorum superiorum mandatorum ac preceptorum transgressionibus, aliisque peccatis, criminibus et excessibus quibuscumque, nisi talia sint propter que sedes apostolica foret merito consulenda, quoties fuerit opportunum, absolvat ac penitentiam salutarem iniungat, in confessorem tuum eligere et deputare libere et licite valeas, auctoritate apostolica, tenore presentium de amplioris dono gratie dispensamus , tibique motu simili ac magistro et confessori eligendis huiusmodi licentiam concedimus pariter et indulgemus. Non obstantibus quod tu dicti Ordinis predicatorum professor sis, ut prefertur, ac felicis recordationis Honorii pape III predecessoris nostri et aliis apostolicis constitutionibus, nec non monasterii sive regularis loci in quo beneficium regulare huiusmodi forsan fuerit, seu a quo illud dependere contigerit, ac illius, predicatorumque Ordinum huiusmodi statutis et consuetudinibus etiam iuramento, confirmatione apostolica vel quavis firmitate alia roboratis, privilegiis quoque et induitis dictis ordinibus vel alicui eorum per sedem apostolicam sub quorumcumque verborum forma concessis, quibus omnibus et singulis conces- — 23 — sionibus, etiam si de illis, eorumque totis tenoribus, presentibus specifica et individua mentio habenda foret, in quantum premissis contradicunt, hac vice dumtaxat, illis alias in suo robore permansuris, specialiter et expresse derogamus, ac derogatum esse, censurasque in illis contentas, si que sint, te non ligare decernimus, ceterisque contrariis quibuscumque. « Volumus autem, quod quamprimum contigerit te alicui monasterio vigore presentium prefici in abbatem, illiusque regiminis et udministratioms ac bonorum pacificam possessionem, aut aliquam dignitatem conventualem seu officium claustrale assequi, illum gestes habitum quem in dicto monasterio vel loco in quo conventualis dignitas seu officium claustrale huiusmodi fuerit, geritur et habetur, ac illius regularibus institutis te conformes, quodque quotiescumque in dicti monasterii vel alterius beneficii, si quod pro tempore assequaris, ec clesie te divinis officiis interesse contigerit, illius consuetudinem \el morem studeas observare. Nulli ergo omnino hominum liceat hanc paginam nostre absolutionis dispensationis concessionis indulti derogationis constitutionis et voluntatis infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attem ptare presumpserit, indignationem omnipotentis Dei ac beatorum Petri et Pauli apostolorum eius se noverit incursurum. Datum Rome apud sanctum Petrum, anno incarnationis dominice millesimo quadringentesimo septuagesimo nono, de cimo calendas decembris, pontificatus nostri anno nono. M. Ingheramius. Avuto il pontificio rescritto, il p. Goano 1 anno dopo, 1480, passò dal nostro al convento di s. Domenico in Genova per qualche suo particolare motivo; divenne maestro giusta la concessione fattagli dal papa; non dovè optare ad abbazia 0 altia dignità prelatizia, come glien’era stata data licenza, ma sì continuo nel-1’ esercizio del pergamo, pel quale ricevuto avea da Dio uno straordinario dono. Scorsi quaranta altri anni di fatiche, il giorno 25 novembre 1520 egli fé’ ritorno a Castello, dove anche brevi mesi dopo mancò di vita. Il suo testamento ha la data 23 febbiaio 1521, e accaduta la morte, sorse contesa sull’ eredità fra le due case di Castello e s. Domenico. 11 giurista, allora in auge, Battista Goano, fors’anco parente del p. Benedetto, certo amico comune dei due conventi, eletto arbitro dalle parti a decidere la quistione, definì la lite nel modo che leggesi nel documento seguente, conservato esso pure in archivio nostro: In nomine Domini amen. Ego Baptista de Guano notarius, arbiter et arbitrator amicabilis, compositor et comunis amicus, electus et assumptus per et inter venerabiles religiosos, dominos priorem, fratres et conventum monasterii Sancte Marie de Castello, Januen. Ordinis predicatorum regularis observantie, ex una parte, et venerabiles religiosos, dominos priorem, fratres et conventum monasterii sancti Dominici, Januen. dicti Ordinis predicatorum, ex parte altera, sive ipsarum partium, et ultimos sindicos et procuratores vigore publici instrumenti compromissi in me per dictas partes, sive earum ultimos sindicos et procuratores, facti scripti et publicati mànu mei notarii infrascripti die vi presentis mensis septembris: Visis dicto compromisso in me per dictas partes dictis nominibus facto, potestate et bailia vigore illius michi attributa, auditisque et intellectis dictis partibus seu earum sindicis et procuratoribus, et ea que dicti domini prior, fratres et conventus dicti monasterii sancti Dominici habere pretendunt a dictis dominis priore, fratribus et conventu dicti monasterii Sancte Marie de Castello, ratione bonorum et hereditatis q. domini magistri Benedicti do Guano, dicti Ordinis predicatorum, rationibus et causis per eos adductis et allegatis, auditisque etiam et intellectis iuribus ipsarum partium in et super predictis : Et demum visis videndis etc. etc. dico, sententio, pronuncio, declaro, condemno, arbitror et arbitramentor prout infra : Videlicet quia arbitrando et arbitramentando dico sententio pronuncio declaro et condemno dictos dominos priorem, fratres et conventum dicti monasterii Sancte Marie de Castello ad dandum et solvendum dictis dominis priori, fratribus et conventui dicti monasterii sancti Dominici libras centum ianuinorum , que cedant eisdem dominis priori, fratribus et conventui dicti monasterii sancti Dominici, ac sint et esse intelligantur pro omni eo et toto quod et quantum ipsi domini prior, fratres et conventus dicti monasterii sancti Dominici habere et recipere debent ac poterunt et requirere possunt seu possent a dictis dominis priori, fratribus ac conventui dicti monasterii Sancte Marie de Castello, ratione bonorum et hereditatis q. domini magistri Benedicti de Guano dicti Ordinis predicatorum, etiam ratione legati facti per dictum dominum magistrum Benedictum dictis dominis priori, fratribus et conventui dicti monasterii sancti Dominici de libris septuagintaquinque ianuinorum legatis per eum eisdem fratribus de sancto Dominico, vigore testamenti ipsius q. domini magistri Benedicti scripti manu mei notarii infrascripti anno de MDXXprimo preterito, die xxm februarii. Et etiam condemno dictos dominos priorem et fratres dicti monasterii Sancte Marie de Castello ad dandum, tradendum et consignandum dictis de sancto Dominico breviarium unum in bergameno scriptum , cum mappis argenti, etiam legatum pei dictum dominum magistrum Benedictum dictis fratribus de sancto Dominico, vigore dicti sui testamenti. Ab omnibus aut aliis que una pars alteri et altera uni, occasione bonorum et hereditatis dicti q. domini magistri Benedicti, habere ac petere et recipere posset, ipsas partes et utramque earum absolvo. Mandans etc. Janue in camera curie archiepiscopalis Januen., anno a nativitate Domini mdxxi, indictione octava secundum Janue cursum, die veneris xm mensis sep- — 25 - tembris, hora xxi vel circa, presentibus testibus Francisco de Ferris q. Gregorii, et Octobono de Litto de Levanto, Bernardi, civibus Janue, ad premissa vocatis et rogatis. AlTatto precedente fa seguito la ricevuta del sindaco di s. Domenico, p. Benedetto da Finale, con cui dichiara avergli l’altro sindaco di Castello, p. Giovanni Gazale, di Rapallo, consegnato le lire cento ed il breviario pergameno; e ciò in data 8 ottobre 1521. N. 38. — Fr. JOHANNES de MARINIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 5 maii 1461. Obiit Tabie. Erra il Giovi dicendolo vestito col precedente il 14 aprile 1461. Anche gli antichi assegnano il 5 maggio, e il compilatore già citato delle Notizie cronologiche assevera che vivesse nell anno 1483 > e lo credo, se fu priore a Taggia, percio uomo grave e provetto. Prese parte ai due istrumenti del 5 novembre 1463 e 27 ^e^_ braio 1465, di cui è cenno nel suddetto Liber instrum. fol. 23 e 27, firmandosi fr. Johannes de Janua; ma in altra carta anteriore, cioè del 12 gennaio 1463, si scrisse meglio fr. Johannes de Marinis. Esistono ancor oggi i Marini e i De-Marini, nobili e popolani. N. 39. — Fr. GREGORIUS GENTILIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 16 martii 1461. Obiit Genue. Contraddicono al codice nostro altri sillabi, che segnano la sua entrata al 16 maii e non martii; ed essendo più antichi, li prepongo al presente testo. Tanto più che venendo dopo il vestito addì 5 maggio e avanti l’altro dell’11 giugno, pare evidente lo sbaglio del mese. Ad un atto consigliare da lui presenziato, cioè del 13 dicembre 1464, si firma fr. Gregorius de Gentilibus; in altri è nominato fr. Gregorius de Janua o fr. Gregorius Gentilis; famiglia nobilissima, fiorente ancora ai nostri giorni. 40.__Fr. BARNABAS de AYMARIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 11 iunii 1461. Hic ivit ad conventuales. Abiit in provinciam nota anche il Borzino, dopo i tre codici Gentile, Anonimo e Bottaro. Pare vi sia andato ben presto, poiché — 26 — non lo troviamo più menzionato dopo il 12 ottobre e 5 novembre 1463, ai quali due contratti pose il suo nome e cognome, cosi, fr. Barnabas Aimari. Gli Aimari, una volta patrizii, almeno in parte, li credo spenti, già da tempo, a Genova. N. 41. — Fr. MARCUS , de Levanto , conversus. Receptus fuit ab eodem , die 19 septembris 1461. Obiit Savone. Al tutto identici sono gli altri testi. Levanto qui lo riputiamo patria, poiché, meno rare eccezioni, i nostri codici ai fratelli conversi non assegnano mai il casato, sibbene il luogo di origine. N. 42. — Fr. JOHANNES SALVAIGUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 26 septembris 1461. Obiit Finarii. Altra smentita dai due più vecchi codici, che assegnano il 26 dicembre, non settembre; eppure septembris scrive eziandio il Bottaro, mentre ne tace il giorno e mese il Borzino. Ricorre una sola volta la sua firma e sotto il precitato atto 12 gennaio 1463, ove leggesi: Fr. Johannes Salva'gus. I Saivago in Genova furono e sono sempre antichissimi e nobilissimi patrizii e scrivevansi indifferentemente Salvagus e Salvaigus. N. 43- — Fr........USUSMARIS. Quidam alias de parentela Ususmans fuit receptus, sed exivit novitius, 1461. I soli Bottaro e Borzino ne fanno cenno, oltre il nostro testo. Gli antichi no, giusta il loro costume di sorvolare ai non professi. N. 44. — Fr. ANTONIUS, de Rapallo, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 8 ianuarii 1462. Obiit Genue, tempore pestis, in conventu. I rimanenti codici segnano l’anno di morte e della peste, 1493. Rapallo è nome eziandio di famiglia genovese ; ma qui lo giudico patria, giusta il detto pocanzi al n.° 41. — 2? — N. 45. — Fr. LAURENTIUS FEUS, de Genua. Receptus fuit die s iunii 1462. Exivit ad conventuales. Costui figura due volte nei sillabi ; cioè qui la seconda e in tutti, meno il Bottaro , e una prima in tre codici tra i frati più antichi del convento, ma è errore evidente; epperciò quella volta fu da me soppresso, e lasciato in questo solo luogo con data sicura. Penso sia lui il fr. Laurentius de Janua firmatosi ad uno strumento in data 27 febbraio 1465. Hic ivit ad conventuales et obiit 1484 5 dice un sillabo, e il Gentile spiega: Ultimo, apud conventuales exi-stens, exutus fuit habitu; dicebatur magister Laurentius Fetis, 147 j-Più tardi, cioè nel 1483, stampò la Vita di s. Ugone, cav. Gerosolimitano, ricordata dall’ Echard a pag. 869 del tomo 11 Scriptoies Ord. Praed., e da me a pp. in e 377 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. È il primo scrittore uscito dalle file degli alunni del nostro convento. N. 46. — Fr. BONIFAC1US SACHERIUS, de Genua. Receptus fuit die ; iunii 1462. Obiit Genue. Il nostro e i due più antichi sillabi non registrano la patria, ma il Bottaro, Borzino e Giovi dicono de Genua, e con tutta ragione, se lui stesso all’atto del 12 ottobre 1463 dichiarò la sua città natale, scrivendosi fr. Bonifacius de Genua. Questo casato prospera ancor oggidì in s. Remo e sue adiacenze. Che siavisi trapiantato da Genova? N. 47. _ Fr. LUCAS de ZERBIS, de Genua. Receptus fuit die ; iunii 1462. Ivit ad conventuales. I due codici più vecchi lo vogliono vestito il 25 iunii, e uno d’essi lo chiama fr. Lucas de Zerbiliis, aurifex; e il ms. Giovi agaiugne : Obiit in partibus infidelium, e lo fa nativo de Genua, come anche il Borzino. Ne conviene in tutto, meno 1’aurifex, il Bottaro, che scrisse: Lucas de Janua, de Zerbiliis, receptus die 2/ iunii 1462. Iste exivit ad conventuales; obiit in partibus infidelium. E appunto — 28 — come di missionario faccio di lui parola nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, a pag. 349. Continuano anche oggi i Zerbi a dimorare in Genova. N. 48. — Fr. DIONYSIUS, conversus. Receptus fuit die 25 octobris 1462. Hic novitius aufugit. I primitivi due catalogisti fanno eccezione alla loro regola registrando costui; non dicono però che il nome, la condizione e la sua uscita. Evvi poi la piccola disparità di data, fra il die 25 voluta da tre, e contraddetta, col die 15, dal Bottaro e Giovi. Il Borzino le tace amendue. N. 49. — Fr. AMBROSIUS PICALUGA , de Genua. Receptus fuit a fr. Angustino de Vintimilio, die /7 ianuatii 1463. Hic propter infirmitatem exivit extra. I due codici più antichi dicono che il p. Agostino di Ventimiglia era vicario del convento. Egli ricevè all’abito il Piccaluga perchè il priore Vincenzo Maglio da Finale trovavasi in fin di vita; morì infatti il giorno dopo. Il Bottaro e Borzino lo dicono de Genua; e sono infatti i Piccaluga cittadini genovesi, un dì nobili in parte, °§§i tutti popolani. Il codice Gentile all’ exivit extra fa seguire le parole. Posteci seculciris effectus fuit. Che voglia indicare la secolarizzazione sua, avvenuta a titolo di malattia? *'*■ )0- VINCENTIUS MAGLIUS, de Finario. Frater Vincentius de Fi- nario, prefatus prior, obiit in conventu S. M. de Castello devotissime, receptus, die 18 ianuarii 146}. Questa nota qui inserita dal sillabista, numerata progressivamente, c con quel receptus fuori luogo, mi rafferma nell’ opinione già concepita, che il beato Vincenzo Maglio prima di morire volesse ascriversi figlio di Castello. Vero è, che i due più vetusti codici (nel Bottaro v è nulla) hanno solo: Fr. Vincentius, prefatus prior, obiit in conventu die 18 ianuarii 1463, ma il Borzino anch’esso lo classifica tra i figli di questo convento, sotto il n.° 49. E al Borzino, in — 29 — tutte le cose spettanti alla storia di Castello, perchè versatissimo in materia, io presto lede, se ciò che narra non è oppugnato da più forti argomenti. Della fruttuosa predicazione, e dei preclari meriti di questo santo religioso , tenni già discorso nel mio Codice diplomatico Tauro-Ligure, e nei Domenicani ili. di S. M. di Castello a pagg. 6, 70, 186, 194 e 463. Ad essi può ricorrere il lettore, il quale brami esserne informato. Ritorneremo tuttavia sull argomento, e con documenti nuovi, in altro nostro lavoro in corso di compilazione. Frattanto, ne piace dare il seguente brano del Borzino. Cum hic, il p. Vincenzo, cruciatam predicarci, factus est prior anno 1461, in quo officio multos ad habitum recepit, et decessit prior die 18 ianuarii 1463. Invenio eum in conventu 1460 novemb. 8 , tum 1461 ianuar. 11. Prior erat fr. Antonius de Finario, sed die 16 februarii erat prior fr. Vincentius. Nec in libris aliud invenire possumus, qui de regimine temporali tractent; sub quo libri chorales scripti sunt, ac etiam pro libraria. Sed adesi talis partita in Manuali frati is Augustini de Vintimilio, sindici, 1461 die 27 iulii: « Capsia nobis tenetur pro quodam deposito, sive pro ducatis 1S2 auri, inventis in cimiterio , sive lib. 451. 8., ad rationem librarum 2. 14 pro ducato. Item pro libris 4 argenti fracti. » N. 51. — Fr. LAURENTIUS PARISOLA, de Genua. Receptus fuit a fr. Augustino de V intimilio, die 12 martii 146Obiit Genue, die 27 martii 14S7. Il codice Giovi sbaglia, in primo luogo, segnando il dì 23 marzo per la vestizione, e, in secondo, unitamente al Bottaro, dicendo priore il p. Ventimiglia che mai lo fu: era soltanto vicario in capo per la recente morte del prelodato p. Vincenzo, deceduto, come dissi, in carica priorale, il 18 gennaio precedente. Niun dubbio essere genovese il casato Parissola; e fr. Laurentius de Janua vien chiamato nel rogito del 27 febbraio 1465; se è a lui che si riferisce e non al p. Lorenzo Feo del n.° 45. Amendue vissero al medesimo tempo, e con eguale nome e patria. 30 — N. 52. — Fr. PAULUS de MONELIA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 23 martii 1463. Ivit ad conventuales, et factus est magister sacri palatii. Obiit episcopus Chiensis. Il Giovi in più luoghi della sua cronaca parla di questo illustre personaggio, che, primo fra tutti i figli di Castello, riscosse universali e ben meritati encomii. Eccone alcuni: Fr. Paulus de Monella, ianuensis, vir apprime eruditus; neque enim in theologica tantum facultate, qua fere omnes suae aelatis doctores superavit, sed in rerum etiam humanarum prudentia et cognitione excelliiit. E religione enim, in qua et theologiam pluribus annis docuit, et provinciam Lombardiae prior provincialis rexit, ad magisterium sacri palatii evocatus, tanta cum omnium praelatorum Romanae Curiae laude et sui gloria officio functus est, quod beatissimi Alexandri VI oculos in se converterit, unde ad episcopatum Chiensem eum evexit, et Hungariae regni legatione ad difficillima christianae reipublicae negotia illis in partibus pertractanda decoravit, ibique, dum totus pro catholicis sese dedisset, catholice ac devote spiritum Deo reddidit. Altrove: Fr. Paulus de Monella, magister sacri palatii, cum Urbis gubernatore fuit institutus inquisitor contra mullos qui cum fudaeis in coeremoniis et ritibus participabant, tam mulieres quam viri, et fuere circa ducentum, quos omnes iniunctis salutaribus poenitentiis sacrae Romanae Ecclesiae reconciliavit. De quibus omnibus verbum est habitum in consistorio, coram sanctissimo, die veneris 22 iulii, habito. Ab eodem Alexandro VI ad Chiensem ecclesiam assumptus die veneris 1 februarii l499> *n Hungariam apostolicus nuncius directus, Budae eodem anno (?) quievit in pace, acquisito sibi piissimi et doctissimi viri nomine. II nostro Paolo mori 1’ anno 1502 e non nel 1499, come dice qui il cronista, il quale poi narra giusto, continuando a scrivere di lui: Fr. Paulus de Monella ex fliis conventus fuit primus inquisitor ; et quia tunc temporis rev.mi nostri generales creabant inquisitores, fuit hic vir insignis creatus inquisitor generalis totius Liguriae a rev.mo Salvo Cassetta siculo, generali Ordinis. Deinde Alexander VI creavit inquisitorem in Urbe etc. Il Borzino stringe il tutto in più brevi parole, dicendo: Abiit in provinciam, fuilque magister in theologia, deinde provincialis Lombardie — 3i — superioris, mox sacri palatii magister, quod munus, magna cum gloria et omnium curialium et prelatorum gratia, exercens per multos annos, tandem Chii episcopus ab Alexandro VI pontifice maximo creatus est, et legatus missus in Hungariam, ibique Bude devotissime migravit ad Dominum. Hunc Federicus de Federicis familie Justiniane inserit, et vocat fr. Paulum Justinianum Moneliam. Di questo illustre scienziato, biblico espositore e diplomatico benemerito, trattano gli scrittori tutti di cose domenicane ; e ne favellammo alla distesa pur noi nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e più recentemente nei Vescovi Dotnenicani Liguri. A queste opere si ricorra per più estese notizie. N. 53. — Fr. JACOBUS JUSTINIANUS, de Genua, filius domini Laurentii. Receptus fuit ab eodem, cum supradicto. Exivit sponte novitius. Tre cataloghi lo farebbero uscito sponte novitius, ma il Borzino osserva che apud alterum ms. professionem emisit, et in religione obiit. Grande contusione pertanto regna nei sillabi sul conto di costui. Il ms. Gentile, il più autorevole di tutti per la sua antichità, coeva all’epoca, non accenna qui al presente Giacomo, e novera solo 1’ omonimo Giacomo Giustiniani posto al n.° 65 come vedremo. L’ Anonimo fa lo stesso , copiandolo integralmente. Il Bottaro e Giovi, per contro, vengono fuori col dirlo receptus ab eodem, cum supradicto, cioè il 23 marzo 1463, e che exivit sponte novitius. Lo imita in parte il nostro codice, confondendo malamente il tempo, poiché invece del 23 marzo 1463 pone il 10 maggio 1465, che è il giorno di vestizione dell’ altro Giacomo. Il Borzino s’appaga di registrarlo sì al presente luogo, ma prudentemente avverte il lettore che può esservi sbaglio. E sbaglio appunto noi lo crediamo del nostro compilatore, che di un solo individuo n’avrebbe fatto due. È poco probabile l’ingresso a Castello di due Giacomo Giustiniani alla distanza di soli due anni. Pei questa ultima ragione io correggo il nostro testo secondo la lezione del Bottaro e Giovi, non senza esporre un’idea mia, capace a chiarire tutto, ed è, che il Giacomo deposto abbia per infermità l’abito indossato nel 1463, e, rimesso in salute, lo rivestisse nel 1465, precisamente com’ è detto poco sotto essere accaduto al soggetto del n.° 59. N. 54. — Fr. JACOBUS, de Tridino. Receptus fuit a fr. Antonio de Finario, die $ aprilis 1463. Obiit Tridini. I soliti due sillabi antichi lo dicono ricevuto a fratre Antonio de Finario, vicario generali; quindi non come priore di Castello, siccome vorrebbe il ms. Giovi, il quale, assieme al Borzino, malamente muta l’anno 1463 in 1465, in cui era davvero priore. Quest’ultimo aggiugne z\Vobiit Tridini l’anno 1506, e che trovo anche nel Bottaro. Niuno maravigli che un trinese sia stato affigliato a Castello: nel primo ventennio di fondazione sono molti i forastieri che vennero a far vita esemplare e rigorosa a Castello. Nomino solo questi: un Pietro di Pinerolo, altro Pietro d’ Alessandria, Andrea di Tortona, ecc. ecc. N. 55. — Fr. GEORGIUS, de Castigliono (sic), conversus. Receptus fuit a fr. Augustino de Vintimiìio, die 20 maii 1463. All’infuori del ms. Giovi, hanno tutti la data 20 maii; dove costui ha martii: facile sbaglio. Osservo ancora che nei due più vecchi il p. Agostino è chiamato vicario conventus, come lo era infatti. Il Borzino e il Giovi aggiungono : Obiit Genue 1522, in die nativitatis Domini, e lo copiarono dal Bottaro. Castiglione, che qui stimo patria, è un borgo, già porzione della grossa contea di Lavagna, un dì posseduta dai Fieschi. Dista poco da Sestri-Levante. N. 56. Fr. JOHANNES de LEVANTO. Receptus fuit ab eodem fratre Augustino, die 20 maii 1463. Obiit Genue. Vivebat hic supprior IJ14 dice il Borzino; e la sua firma trovasi in realtà apposta mano propria ad un atto del 30 gennaio di detto anno nel libro dei consigli, e a più altri d’ epoca anteriore, come il 27 febbraio 1465, 10 febbraio 1472 e 8 aprile 1510, tutti istru-menti notarili da lui sottoscritti con altri correligiosi, apponendovi la chiara firma di fr. Johannes de Levanto. — 33 — N. 57. — Fr. SIMON de DONATIS, de Bisamne , conversus. Receptus fuit ab eodem, die 2 iulii 146}. Obiit Genue, die 19 februarii 14S2. Mentre il nostro codice ne tace il cognome, i sillabi più antichi lo chiamano Simon de Bisamne, de Donatis. Pare adunque fosse questo il suo casato; cui perciò io aggiungo nel testo. I Donati infatti furono cittadini genovesi. Il Bottaro lo scrive alla buona de Bisogno. N. 58. - Fr. PETRUS CAMPANARIUS, de Genua. Receptus fuit a fr. Luca de Mediolano, die 30 iulii 1463. Hic exivit extra. Spiega meglio un codice antico: Hic fuit habitu exutus, o come scrive il Borzino: Novitius dimisit sponte habitum. Bottaro e Giovi aggiungono de Genua: e genovesi sono davvero i Campanaro, ascritti una volta all’ antica nobiltà. N. 59. — Fr. FRANCISCUS de CANITIA, de Genua. Receptus fuit a fratre Luca de Mediolano, die 4 octobris 1463. Hic antea receptus fuerat, sed propter infirmitatem exutus et postea receptus fuerat (leggi fuit). Obul Savoiie. Bottaro e Giovi lo chiamano de Cavatia, Cavazza, ma sono contraddetti da tutti, massime dai più antichi e più attendibili, i quali scrivono chiaro de Canecia, e il nostro de Canitia. Obiit Savone eliciler dicono il Borzino, Bottaro e Giovi, e un quarto: Savone moritur, sed Janue assignatus. In data 3 novembre 1466 lo trovo nominato dai padri del consiglio a sindaco ossia procuratore del nostro convento: Pro presenti istud ministerium committeretur fr. Francisco de farnia, dicono. Ha dunque ragione il Giovi nel farlo genovese , in quella che gli altri ne taciono la patria. Il tardo autore delle Notizie cronologiche di Castello lo dice motto nel 1514 e in Lavagna, ma poco gli crediamo. Tuttavia un fr. Franciscus de Janua è firmato a un atto del 8 aprile 1510. Toccammo brevemente di lui a pag. 11 dei Domenicani illustri di Castello, annoverandolo tra i beati e venerabili. Arri Soc. Lio. St. Patria. Serie 2.*, Voi. XX. 4 — 34 N. 60. — Fr. VINCENTIUS de VIGLEVANO. Receptus fuit ab eodem, die j no-vembris 1463. Hic, extra Congregationem existens, a procella viaris submersus est in portu Malamochi, Venetiis, 1491. Tre codici ripetono le circostanze medesime; ma nissun sillabo segna la patria, che può essere stata Genova, ove a quei dì fioriva la famiglia Vigevano, oriunda dall'omonima città, e potè anch’essere venuto il Vincenzo da quella città lombarda. La cosa è dubbia ; sebbene io inclini a crederlo casato. Lo trovo intervenuto al rogito compilato il 27 febbraio 1465. N. 61. — Fr. PAULUS, de Vercellis. Receptus fuit a fratre Antonio priore, die 3 martii 1464. Hic obiit Albarii, peste percussus, die iulii 1504. All’ Antonio priore i codici antichi aggiungono de Finario ; ma sembra errore, poiché del 1464 era certamente priore il p. Luca da Milano. Ci pare doversi dire che fosse accolto novizio dal p. Antonio durante il priorato del p. Luca assente o infermo, e lui in carica di sottopriore o di vicario generale della Congregazione di Lombardia. Dal 12 aprile 1499, in cui si firma fr. Paulus Vercellensis, supprior, al marzo 1500, ricorre spesso la citazione di lui nel libro dei consigli. Fu adunque sottopriore a Castello. N. 62. — Fr. NICOLAUS BRECIUS, de Tabia. Receptus fuit ab eodem , die 1 iulii 1464. Hic obiit Genue, die 12 decembris 1 j 10. Nel giorno di vestizione combina coi due codici antichi e col Bottaro, ma non col Giovi, che pone il 3 marzo; e nell’anno di morte discorda dal Giovi stesso, dal Bottaro e Borzino, i quali notano sì il 12 dicembre, ma del 1528. Il certo poi è, che dopo il 7 agosto 1500, in cui si firma ancora fr. Nicolaus de Tabia, sup-prior, non è più cenno di lui nel libro dei consigli. Morì tuttavia dopo l’8 aprile 1510, giorno in cui fu presente e segnò un rogito notarile. Sei anni innanzi, e precisamente il 3 agosto 1504, occupava l’ufficio di parroco in chiesa nostra; come si prova col documento che segue: — 35 — In nomine Domini, amen. 1504 die 3 augusti. Ego fr. Nicolaus de Tabia, Ordinis predicatorum et curatus ecclesie Sancte Marie de Castello de Janua, vocatus fui ad audiendas confessiones cuiusdam mulieris infirme, que vocabatur Magda-lena de Bargelona, et post eius confessionem expletam, dixit quod volebat et sic est ultima voluntas mea, ut omnia bona mea sint conventus Sancte Marie de Castello de Janua, Ordinis predicatorum, ut fratres ipsius monasterii orent pro anima mea, et volo corpus meum sepeliri in cimiterio sive in claustro, aut in sepulchris ipsorum fratrum. Et hec omnia dixit dum sederet in capite scale domus eius, audientibus et imelligentibus infrascriptis, videlicet: D. Joannes petrus de Novaria. Thomas maurus niger, incisor lignorum. Paschalis de ucata? Jacobus Salvaigus. Hec omnia scripsi ego fr. Nicolaus predictus ad perpetuam rei memoriam, ut eius adimpleatur voluntas. Feci quod scivi, quia illis temporibus non poterat facilis adesse notarius. È singolare che il p. Nicolò Calvi nel suo ms.° Annales conventus Tabiensis, conservato nella biblioteca nostra civica, scrivesse cosi: Anno 1464 receptus fuit ad habitum in conventu nostro Genue fr. Nicolaus Bretius de Tabia, et ìbidem professionem emisit, nomine tamen huius conventus nostri Tabiensis, etsi per oblivionem in libro novitiorum minime notatus. Fuit huius conventus dignissimus prior etc. II p. Calvi non è nel vero: il Brezzi professò per Castello: ogni qualvolta un novizio professava per altra casa, i sillabi lo notavano: qui pel Brezzi v’ è nulla. Priore in Taggia lo fu nel biennio 1493-95. La famiglia Bressi sussiste ancora oggidì a Napoli, e monsignore Salvatore Maria Bressi da Napoli, già vescovo di Bovino, fu traslato nel 1887 all’arcivescovato di Otranto. Non so poi se il nostro Nicolò si chiamasse Bressi o Brecci o Brezzi, o in altro simile modo. N. 63. — Fr. DOMINICUS SPINULA, de Genua. Receptus ab eodem, die 12 octo- Iris 1464. Hic, papa Pauìo volente, exivit contra suam voluntatem post annum. Obiit secularis et sepultus in sepulcbro fratrum. I codici Bottaro e Giovi hanno il 21 ottobre, e con ragione; chè i cine antichi segnano la sua entrata die sancte Ursule, per le mani del p. Antonio di Finale. Tiovo ancora la seguente nota in — 36 — margine d’uno di essi: Vir magnifice domine Theo dorine, que ohiit 20 aprilis 1520, sepnlta in cius capclla omnium sanctorum. Marito e moglie furono accesi amici ai padri di Castello: questa fondò e dotò del suo la cappella d’ Ognissanti in chiesa nostra, e del marito scrivono Giovi e Bottaro: Jubente Paulo II invitus post annutn exutus, obiit secularis, mandans suum cadaver deponi in sepultura fratrum, ex magna devotione ; quod factum est. Quando morisse lo ignoro, certo non nel 1584 come riferisce l’autore delle Notizie cronologiche ecc. quasi sempre errato nelle sue date. Premori anzi alla mogl'.e Teodorina Lomellini, la quale si sa certo cessasse di vita il 20 aprile 1520, come è detto sopra. Nei nostri Domenicani illustri di Castello non lo dimenticammo, e 11’esiste un cenno di lode a p. 12. Nuovi curiosi particolari narreremo altrove. N. 64. — Fr. MATTHEUS, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 26 octobris 1464. Hic oliit feliciter Genue, in nocte s. Catherine M. bora matutinali (sic). Oltre ciò, sul margine il codice nostro ha un B, cioè Beatus, sigla posta solo per lui e il p. Vincenzo Maglio da Finale. E il ms. Gentile pure, in margine, contiene : Iste ohiit 147 f infesto s. Catharine M. post matutinas. Rimangono ignoti di questo bravo converso il cognome e la patria; e di tale lacuna ci lamentammo, scrivendone la breve biografia a p. 13 della precitata opera sui Domenicani illustri. N. 65. — Fr. JACOBUS JUSTINIANUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Luca de Mediolano, die 10 maii 1465. Obiit Genue, die 17 maii 1513. È il Giacomo di cui dicemmo sopra, al n.° 53 , che possa essere un individuo segnato due volte. L’ultimo consiglio del convento a cui prese parte, e firmossi, reca la data 13 marzo 1513; dunque brevi mesi innanzi di morire. Questo padre si rese benemerito in special modo del convento, avendogli fatto donazione di tutti i beni da esso posseduti a Roma, Genova e altrove, e anche della biblioteca, pella cessione spontanea dei molti suoi libri; come ricavasi dal libro dei consigli in data 12 marzo 1500, fol. 14 recto. Eccone il tenore : — 37 — Conclusum est die xn martii 1500 coram me fr. Sixto, Januense, per infra-scriptos fratres, quod elevetur edilituim camerarum, que sunt in primo claustro usque prope finestram dormitorii respicientis versus mare, et camere duplicate pro secularibus et fratribus edificentur cum duabus testudinibus, et infra solutionem dicti edifitii p. fr. Jacobus Justinianus est contentus quod expendantur ducati quinquaginta duo, ex quibus nunc sunt in conventu viginti, reliqui sunt penes rev.dum patrem vicarium generalem, videlicet triginta duo, quos mutuavit dictus p. Ir. Jacobus p. fr. Sixto de Como procuratori Congregationis ; ex quibus vult dictus fr. Jacobus quod expendantur quinque in una Biblia cum glosa ordinaria pro libraria conventus. Insuper infrascripti patres decreverunt quod aliquis bonus magister scribat unum psalterium in cartis caprinis, littere grosse, pro officio nocturno celebrando : attento quod duo parva non sufficiunt, et quia sunt scripture parve. Infra solutionem dicti psalterii dictus p. fr. Jacobus Justinianus est contentus quod vendatur quidam calix quem ex Chio detulit, et pretium detur scriptori dicti psalterii. Dictus etiam p. fr. Jacobus, in presentia omnium infrascriptorum patrum, ex nunc donat conventui Sancte Marie de Castello omnia bona alia que habet Janue, sive Rome, vel alibi, et libros suos specialiter librarie dicti conventus Janue deputat et donat. Patres tamen, una cum p. priore, concedunt dicto ad usum omnes illos libros quos decreverit penes se tenere pro exercitio sui studii, et tales libros, secundum quod hodie ipsos nominabit, accipiet de consensu dictorum patrum, reliqui autem mere et pure erunt dicte librarie, de quibus nemo poterit disponere nisi p. prior et patres de consilio qui sunt et pro tempore erunt. Rev.dus pater, frater Honofrius de Parma, vicarius generalis, dum esset in visitatione istius conventus de mense februarii, fuit contentus quod dictus p. fr. Jacobus posset disponere de omnibus predictis secundum eius beneplacitum, et sic predictus fr. Jacobus omnia predicta approbat. In quorum fidem patres infrascripti et dictus p. fr. Jacobus se subscripserunt manibus propriis, et si dictus fr. Jacobus citaretur a rev.mo magistro, patres conventus secundum eorum discretionem dabunt expensas. Ego fr. Sixtus Januen. prior, interfui omnibus predictis, et manu propria confirmo antedicta. Ego fr. Nicolaus Tabien. supprior, affirmo omnia predicta, teste manu propria. Ego fr. Philippus de Janua affirmo omnia predicta, teste manu propria. Ego fr. Theramus de Janua affirmo ut supra, teste manu propria. Ego fr. Paulus Vercellen. predictis interfui, et attesto manu propria. Ego fr. Gregorius Justinianus Januen. supradictis interfui, et ipsa approbo, teste mauu propria. Ego fr. Jacobus Justinianus, predictus, consentio omnibus supra scriptis, et dicta approbo, teste manu propria. M. 66. — Fr. NICOLAUS de AURIA, de Genua.'Receptus fuit in Flandria, in conventu Insulensi, nomine huius conventus, die 23 maii 146j. Obiit Genue 14S4, mense martii. II codice Gentile completa meglio le notizie, dicendo che anche nel convento d’isola in Fiandra fecit professionem, e segnando al margine il 28 marzo come giorno di sua morte. Il ms. Giovi soggiugne che bis fuit prior hic, cioè a Castello: ed è vero; nel 1475-76, e nel 1479-82. L’ afferma pur il Bottaro. L’ è stato poi anche a Taggia nel 1473 , e a Savona nel 1488-89. Il Borzino scrive: Ex libro consiliorum apparet obiisse an. 148J prior Savonensis; ma io come prior Savonensis lo trovo sottoscrivere un atto del 6 febbraio 1488, e senza tale qualifica di nuovo il 15 ottobre stess’anno, per l'ultima volta. Dunque non morì del 1485, masi alla fine del 1488 o principio 1489 e certo avanti il 5 maggio, giorno in cui il libro dei consigli lo accenna già defunto. E dell’ accennarlo fu questa la ragione. Nel novembre del 1488 il p. Nicolò avea ottenuto dal maestro generale dell’Ordine, Gioachino Torriani, la facoltà di regalare alla magnifica signora Teo-dorina Lomellini, vedova forse del nobile, e già novizio a Castello, Domenico Spinola, precitato al n.° 63, il suo breviario, quale pegno di soave memoria e parentela forse. Avvenuto poi il suo decesso, i padri, raccolti a consulta, decisero procedere al dono, come nel documento che segue: Die 5 maii 1489 propositum est coram patribus an breviarium quod fuit ven. p. fr. Nicolai de Auria dari deberet d. Theodorine Spinule, attento quod idem fr. Nicolaus, in infirmitate qua decessit constitutus, dixit mihi fr. Johanni priori infrascripto et p. suppriori quod gratum haberet, ipso concedente, quod breviarium ipsius daretur prefate d. Theodorine, si et aliis patribus placeret, attendens quod nihil donavit aut alienavit prior(?), etiam de sibi concessis, absque licentia prelati et patrum assensu. Et conclusum est daretur breviarium ipsum eidem d. Theodorine libere, et alacriter, attenta conditione persone, affectu et beneficiis habitis a domo sua, et attento beneplacito predicti p. fr. Nicolai, et quod idem fr. Nicolaus acceperat licentiam a rev.mo magistro Ordinis, magistro Joachino, de mense novembri proxime preterito. In quorum testimonium : Ego fr. Johannes de Lulmo, supradictus prior, etiam hec et suprascripta scripsi, teste manu propria. — 39 — Ego fr. Baptista de Janua, supprior, predictis interfui et assensum prebu , teste manu propria. Ego fr. Philippus de Janua predictis interfui et assensum prebui, teste manu propria. Ego fr. Theramus de Janua predictis interfui et assensum prebui, teste manu propria. Ego fr. Dominicus de Tabia predictis interfui et assensum prebui, teste manu propria. Dal Manuale del p. Agostino di Ventimiglia ricavo poi, che il p. Nicolò, morendo, al convento legavit per suum testamentum libras mille ponendas in locis, quorum proventum voluit dispensari per Jacob uni fratrem suum, post vitam Jacobi per suum primogenitum, et post per primogenitum descendentium, de consilio prioris conventus nostri; notaro Oberto Foglietta. N. 6y. _ Fr. BENEDICTUS de SAVIGNONO. Receptus fuit in predicto conventu, eodem die et anno. Hic cum venisset Genuam, parentum tentatione exivit. Concordono su tutto gli altri codici. Savignone, mentre è gentilizio d’ un’ antica e oggi ancora esistente famiglia genovese, è anche nome d’un paese nei monti liguri. Se rediit ad seculum, come nota il Bottaro, probabilmente non avea ancor fatto i voti. N. 68. _ Fr. HIERONYMUS SPINULA, de Genua. Receptus fuit in predicto conventu, eodem die et anno. Hic cum venisset Genuarti} predicto modo exivit. r- Lo rafferma il ms. Gentile col dire: Isti duo (comprendendo l’antecedente) cum Januam venissent, sponte habitum deposuerunt. Ed il medesimo annunzia il Bottaro : Sed Januam veniens, prefato modo rediit ad seculum. Dove il compilatore delle Notizie cronologiche contraddicendo al detto da me qui sopra, assevera: « Fr. Girolamo Spinola, appena professo, ritrovandosi alla patria, per aderire al consiglio dei suoi congiunti, lascio 1 abito », vale a dire, saiebbesi fatto prete secolare. Ed io lascio lì la quistione, non senza osservare 1’ autorità sua avere poco peso presso di me, che lo trovo quasi sempre in fallo. — 4o N. 69. — Fr. JULIANUS de PULCIFERA, de Genua. Receptus fuit a fratre Luca de Mediolano, die 24 maii 1465. Fuit ad conventuales. Qui c'è contraddizione fra i due codici più antichi, che lo fanno vestito dal priore Antonio da Finale, e il ms. nostro e del Giovi e Bottaro, che lo dicono accettato dal p. Luca da Milano. Amendue furono priori nel 1465, ma dire il giorno e mese preciso in cui scadde l’uno e cominciò l’altro, noi possiamo. Polcevera, mentre è l’appellativo della valle prossima e quasi alle porte di Genova, lo è stato anche d’una famiglia popolana, oggi spenta. Qui è cognome sicuramente, e il de Genua segna chiaro la patria. Se passò alla provincia, convien dire in primo luogo che l’abbia fatto dopo il 10 febbraio 1472, in cui, stando a Castello, intervenne a un atto ivi rogato, e, in secondo, che fors’anche ritornò alla Congregazione di Lombardia, giacché poco dopo fu eletto priore a Castello, cioè dal 1482 al 1485. Sotto il suo priorato accadde la brutta scena di violenza fatta dai parenti al giovanetto Pantaleo Giustiniani, il poi celeberrimo orientalista, monsignor Agostino, vescovo di Nebbio, di cui verrà il turno più innanzi. N. 70. — Fr. JOHANNES, de Rimazorio. Receptus fuit a suppriore conventus 1465. Obiit Genue. Il codice Giovi giunge in buon punto a spiegare in Riomaggiore la patria di costui, dicendolo de Rivomaiori, seu Rimazorio, ut vulgo dicitur, cioè nel dialetto genovese; soggiugne poi de mense decembris. Quasi dubito che fosse laico converso, non vedendovi apposto il casato, ma nissun codice lo afferma, e poi lo vedo firmarsi fr. Johannes de Rimarono ad un’ istrumento del 18 agosto 1469. Un converso non avrebbe avuto voce in capitolo. N- 71* — Fr* AUGUSTINUS SALUTIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 23 decembris 1465. Hic propter infirmitatem exivit. Sono appieno concordi tutti i codici, meno il Bottaro che segna 11 22 dicembre, e concordi pure sono in dirlo uscito di religione — 4i — per malattia, non segnando se professo o novizio, come pare più naturale. Ma no, ripiglia l’autore delle Notizie cronologiche: «Fr. Agostino Saluzzo, dopo qualche anno di sua professione, costietto dalle gravi infermità, dalle quali veniva oppresso, ritornò al secolo ». Crediamogli pure. La schiatta dei Saluzzo, prima artefici ghibellini, provenienti da Bonasola in riviera orientale, nel 1528 entrò nell albergo Calvi, e divenne patrizia. N. 72. — Fr. BARTHOLOMEUS de LUXORIO, de Genua. Receptus fuit a fratre Antonio, priore, die 21 martii 1466. Obiit Genue. Vestito in die s. Benedicti scrivono i due più antichi, che è lo stesso del 21 marzo. Nel 1490 prese parte e sottoscrisse un atto di consiglio, senza data di mese e giorno; e si firma fr. Bartholo-rneus de Janua, come pure in altre carte del 10 febbraio 1472 e 8 aprile 1510. Del 1469, ai 18 agosto, dal priore e padri di Castello ricevè procura per trattare interessi del convento, assieme ai più provetti suoi colleghi, Barnaba e Gregorio Gentile. I Luxoro, già nobili, fioriscono tuttavia ai nostri giorni; e sussiste ancora un vicolo intitolato da essi presso la piazza di s. Giorgio. N. 73. -- Fr. BENEDICTUS de CEVA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 24 martii 1466. Obiit Rome. Sbaglia il codice Giovi col dirlo ricevuto assieme al precedente addì 21; i due antichi scrivono chiaro in vigilia Annunciationis, vale a dire il 24. Il Borzino annunzia: Obiit Rome 1483, prior Vicentie. Firmossi a due atti del 12 luglio e 18 agosto 1469? P°i ci scompare. N. 74. _ Fr. GREGORIUS JUSTINIANUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 15 aprilis 1466. Obiit Genue, die 1 $ martii. Sta solo il codice nostro pel 15 aprile, mentre altri quattro segnano l’u. Borzino poi, Bottaro e Giovi per l’anno di morte pongono il 1512. Intervenne a più consigli tenuti a Castello dal 1490 al marzo 1500, cui si firma sempre fr. Gregorius Justinianus. — 42 — 7S* Fr. GER\ ASIUS, de Rapallo. Receptus fuit ab eodem, die 22 aprilis 1466. Mortuus est Genue in vigilia s. Catharine, inart. 76- Fr. PROTHASIUS, de Rapallo. Receptus fuit ab eodem, eodem die. Isti duo fratres gemelli, eodem die nati et Implicati, etiam eodem die intraverunt Ordinem, et omnes sacros ordines eodem die susceperunt simul, et professionem simul fecerunt de mense iulii in monasterio novo. Obiit 1 /04. Mi piace per la stranezza del caso recare qui l’autorità del Borzino, a conferma del sopraddetto, e per la quasi incredibile coincidenza anche della morte. Fratres gemelli, eodem die nati, bapti^ati, eodem die, scilicet 22 aprilis 1466, ad habitum recepti sunt, et in monasterio novo professionem emiserunt, et sacris sunt initiati. Obierunt ambo die 24 novembris IJ04, ille in conventu, hic in monasterio novo, cioè dei ss. Giacomo e Filippo. Amendue poi coprirono cariche inferiori : il Gervasio di vicario a Sestri nel 1483 ; Protasio di sottopriore a Castello nel 1482 e di vicario ivi nel 1488. Ricorre spesso la loro firma negli atti di consiglio, segnandosi de Rapallo, che in quest’ occasione reputiamo nome del paese, dove i ss. Gervasio e Protasio hanno un culto tutto particolare. La curiosa loro storia trova, eh’ 10 sappia, un solo riscontro nei due santi Medardo e Gildardo, di cui è menzione nel martirologio nostro sotto il dì 8 giugno. Il Piò narra un simile fatto occorso nei beati frati Pietro e Arnoldo, domenicani, di Mompellieri, i quali in uno stesso giorno nacquero e morirono; ma i presenti gemelli, colla medesimezza ancora del giorno di vestizione, di professione e sacre ordinazioni, li superarono. N. 77. - Fr. ANTONIUS de LANCIIS, de Tabia. Receptus fuit ab eodem, die 23 ianuarii 1467. Dal codice Anonimo solo ricavo il de Lanciis, che parrebbe il suo casato; e gli altri affermano che obiit extra Congregationem, essendo passato in provinciam, secondo il Borzino. Il 10 febbraio 1472 firmava ancora un istrumento a Castello, scrivendosi fr. Antonius de Tabia. La sua uscita di Congregazione è stata dunque posteriore. — 43 N. 78. — Fr. COSMAS, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 10 decembris 1467. Nei codici Giovi e Bottaro è detto : Obiit et locus ignoratur, e in altro degli antichi: Hic fecit professionem Finarii. N. 79. — Fr. DAMIANUS, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 10 decembris 1467. Obiit Genue. Nei due codici predetti, Bottaro e Giovi, trovo che mori die 4 iunii ijoj; e per Tanno sta l'autorità anche del Borzino. Neppur uno fa cenno della patria. Immagino siano stati tratelli tra loro, come i santi da’ quali tolsero i nomi. N. 80. — Fr. BARTHOLOMEUS de CASTILIONO. Receptus fuit a fratre Antonio de Finario, priore, die 27 februarii 1468. Obiit Genue, die ; augusti 1510. Qui sbaglia il nostro codice, poiché altri tre segnano il 23 februarii, non il 27, e tra questi il codice del p. Gentile. Peggio fa il Bottaro, notando a sproposito il 1465. Se tu vestito dopo i precedenti, per necessità lo fu in febbraio 1468. Castiglione qui è cognome e non patria, e ce ne rende sicuri il medesimo padre, scrivendosi fr. Bartholomeus de Janua de Castiliono ad un rogito del 8 novembre 1508, mentre ad un successivo del 8 aprile 1510 si firmò solo più fr. Bartholomeus de Castiliono. N. 81. _ Fr. MATTHIAS de PONTE, de Genua. Receptus fuit ab eodemetdie eadem, 1468. Obiit Genue, tempore pestis, in conventu, cum esset vicarius, 141)3. Il codice Anonimo al cognome Ponte aggiunse: Olim Gandùlfus; e lo trovo sottoscriversi ad un atto capitolare del 3 ottobre 1490 fr. Malthias de Janua, vicarius, e di nuovo addì 22 marzo 1492,6 prima ancora, ad un altro del 10 febbraio 1472 col solo nome di fr. Matthias de Janua. — 44 — N. 82. — Fr. PETRUS de GRIMALDIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem ct eadem, die 1468. Hic exivit extra Congregationem, sed reversus obiit Chii ifu. Il sopracitato codice Anonimo al nome di costui fa seguire: Filius tnagisiri Leonis, caregarii, olim Crispinus. Il suo recesso dalla Congregazione ebbe luogo dopo il 17 marzo 1500, giacché prima, addì 10 febbraio 1472, poi sorto quella data trovo avere posta la sua firma a due atti,, dicendosi fr. Petrus de Janua. I Grimaldi mercanti ghibellini una volta, furono poi tra le più antiche, ricche, potenti e nobili casate di Genova; da breve tempo sono spenti. N. 83. — Fr. RAPHAEL, de Clavaro, conversus. Receptus fuit die 7 martii 1468. Obiit Genue. Discordano dal nostro nella data i due vecchi codici , ponendo amendue il 7 maii, e il Giovi poi e Bottaro il 14 marzo. Sebbene Chiavari sia pure il gentilizio d’una nobile prosapia genovese, trattandosi qui d’ un converso stimo sia la patria. N. 84. — Fr. BERNARDUS, de Ovada {sic), conversus. Receptus fuit a fratre Thoma de Savona, priore, 1468. Obiit Genue, die 8 ianuarii 1520. Il Giovi lo vuole ricevuto cum supradicto, a fr. Thoma Regina, de Savona, priore. Lo stesso il Bottaro. Il p. Tommaso Regina, savonese, era effettivamente priore nel 1468-69. Nissun dubbio qui che Ovada sia la patria, che in latino scrivesi Uvada. N. 85. — Fr. THOMAS , de Portu. Receptus fuit ab eodem, die 24 decembris 1468. Obiit Janue. Il Portu è chiaro in tutti i codici, e non ha luogo il dubbio che possa leggersi Porta; anche nel già citato atto del 10 febbraio 14.72 v’è scritto fr. Thomas de Portu. Ora negli atti pubblici e documenti dell’epoca, per Portu s’intende sempre Portomaurizio, in riviera di Ponente, e sono noti nella ligure storia alcuni individui così denominati. Cito ad esempio il cancelliere della repubblica, Benedetto del Porto o Portuense. N. 86. — Fr. VINCENTIUS de LEVANTO. Receptus fuit ab eodem, die 24 decembris 146&. Exivit ud conventuales, et obiit Orani in Barbaria, capellanus mercatorum genuensium, 1503. Nel codice Gentile dopo Vivit cid conventuales segue: Redivit; e alludendo al precedente aggiugne: Hic primus eodem die professus est, a significare competergli la precedenza sul p. Tommaso di 1 orto, in ordine di professione. Nelle nostre carte è menzione di lui una sola volta, come presente al rogito del 10 febbraio i472> ove s' scrive fr. Vincentius de Levunto. Avverto che le Notizie cronologiche a vece del 1503 pongono l’anno 1512. Sulle coste della Barberia esercitarono i genovesi un esteso commercio, stabilendovi case o ditte a scopo di traffico. Tenevano uno o più cappellani pel servizio religioso; e Orano fu una stazione tra le molte che vi ebbero. In tale qualità vi dimorò parecchio tempo il p. Vincenzo, e vi lasciava anche la vita. Ne parlai a pagg. 222 e 349 nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. 87. — Fr. BAPTISTA FERRARIUS. Receptus fuit ab eodem priore, die 8 aprilis 1469. Hic, novitius, obiit Genue tempore Congregationis, que fuit celebrata in conventu S. M. de Castello, 1470. Tutti ammettono questa circostanza, fuori del ms. Gentile che ha: Obiit 1472. Variano invece nel cognome; gli antichi scrivendo Ferracius, il Bottaro e Giovi Ferratius, e il Borzino col nostro testo Ferrarius. Come deciderlo se vi sono tutti quattro i casati Ferrari, Ferraro, Ferrati e Ferrazzi in Italia? In Genova però spesseggia il cognome Ferrari, e noi teniamo col nostro sillabo; e lo crediamo genovese, poiché nello stesso succitato rogito del 10 febbraio 1472 egli si sottoscrive fr. Baptista de Janua. N). 88. — Fr. LAURENTIUS FURNARIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die eadem 1469. Hic exivit extra Congregationem. Nominandolo de Furnariis, il Bottaro e Giovi ci autorizzano più facilmente a crederlo appartenuto alla nobile famiglia ancor oggi-giorno esistente dei De-Fornari. Amendue i codici antichi hanno: i ■ — 46 — Hic ivit ad conventuales-, e le Notizie cronologiche ecc. ne sorreggono nell’induzione predetta, scrivendo: « Fr. Lorenzo de’ Fornari viveva l’anno 1500 ». Niun cenno di lui presso le nostre carte. N. 89. — Fr. RAYMUNDUS de AMIGDOLA, de Genua. Receptus fuit eodem die. Obiit Janue, die 11 maii 1490. I due antichi aggiungono: Simul col precedente. Bottaro poi, e il Giovi lo dicono morto il ij maii 1490 e non l’n. Al 1 giugno 1489 viveva ancora, perchè intervenne ad un consiglio che firmo. Tre codici lo scrivono latinamente de Amigdola, e altri in volgare, Amandola: famiglia la quale entrò nei casati patrizii genovesi , ed in regione nostra di Castello è tuttavia un vico dagli Amandola intitolato; ma dovè essere poco doviziosa, poiché il nostro frate rinunziò ai suoi di casa la porzione d’eredità che gli spettava. Vedi sotto il n.° 100. Ricorre la sua firma nel succitato istrumento del 10 febbraio 1472. V 90. Fr. RAPHAEL SACCUS, de Savona. Receptus fuit a jratre Thoma Regina, de Savona, nomine conventus Savone, 1469. Obiit Savone. Non trovasi nel sillabo Giovi, appunto perchè non figlio di Castello; così neppure nel Borzino. Ma i due codici primitivi lo segnano ricevuto nomine conventus Savone, come sopra. Noto la lezione del ms. Gentile, che lo dice de Soana; tanto è vero che nei passati secoli usa vasi confondere l’un vocabolo coll’altro, e diè motivo a discussioni molte tra i dotti sulle due città, Savona in Liguria e Sovana nell’ Etruria. Del p. Raffaele non è punto altra memoria. I Sacco fiorirono poi anche in Genova, provenutivi da Savona, e fecero parte del!’ albergo De-Franchi. N. 91- Fr. BAPTISTA CAMPIONUS, de Savona. Receptus fuit ab eodem et eodem die, nomine conventus Savonensis. Exivit extra novitius. Di nuovo e per la stessa ragione omesso dal Borzino e Giovi; ma riferiti da due vetusti codici contro il loro costume. I Campioni hanno nulla di genovese. - . N. 92. — Fr. NICOLAUS, de Arensano, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 18 maii 1469. Ivit ad conventuales Tuscie ante professionem. Spiega meglio il Borzino: Abiit in provinciam Tuscie, ibique ante professionem moritur. \ N. 93. — Fr. BARTHOLOMEUS, de Genua, convcrsus. Receptus fuit ai> eodem, eodem die. Obiit Genue in conventu, peste percussus, 1493. Fu dimenticato affatto dal Borzino, ma non cosi dai cinque altri sommisti. N. 94. — Fr. MARTINUS, de Tabia, qui et presbiter Oliverius. Propter infirmitatem exivit. Receptus fuit ab eodem priore dice il ms. Giovi, e più chiaro i due antichi : Fr. Martinus, de Tabia, olim presbiter Oliverius. Dunque era già sacerdote quando prese l’abito. M'immagino dovesse essere cappellano in s. Silvestro, vicino a Castello, a servizio delle domenicane ivi residenti. Di lui è parola sotto il di 15 giugno 1488 nel libro dei consigli, ove i padri decidono scacciare dal servizio del monastero suddetto una tale Maddalena, per la pessima sua lingua e le infamie sparse contro il prete Oliverio e altri, uomini e donne, secolari del vicinato. Osservo che Oliverio è nome, allora molto usitato, e non parentado; come chi dicesse prete Giovanni. N. 95. — Fr. LUDOVICUS SPINULA, de Genua. Receptus fuit a fr. Barnaba Gentili, die 6 augusti 1469. Obiit Genue. Invece del 6, i codici primitivi mettono chiara chiara la data del 26 augusti, contraddicendo al nostro testo, al Bottaro e Giovi. L’ Anonimo ha questo di più : Hic Janue defunctus ex ruptura vene. Borzino e Giovi aggiungono de Genua, e non ce n’ era guari bisogno. Chi non sa che il gentilizio Spinola è pretto genovese? Apponendo nissuno 1’ epoca di sua morte, valga, per quanto può, 1’ anno 1474, posto dalle Notizie cronologiche. Del 1472 viveva ancora; chè il suo nome figura nel già spesso menzionato atto del 10 febbraio. - 48 - N. 96. — Fr. JOHANNES BOCHINUS, de Genua. Reccptus fuit a fratre Barilaia de Genua. Hic exivit. Nissuno dice la data; solo il Borzino ha: 1469. Novitius reliquit habitum propter infirmitatem. Otii tamen petiit sepeliri in sepultura fratrum cum habitu, quod obtinuit, ut apparet ex libro consiliorum, die /j ianuarii 1496. Non dei 1496, ma 1498, ove io leggo: Propositum fuit an deberet concedi cuidam devoto Ordinis, videlicet Johann i Bochino, qui summa cum instantia petit sepeliri in sepulchro fratrum, et attenta devotione sua, quodque alias fuit ad habitum receptus et propter infirmitatem eo exutus, determinatum fuit quod assentiatur petitioni sue, si erit indutus habitu Ordinis. Era venuto in uso allora di chiedere la sepoltura coi religiosi da molte persone pie, e senza gravi difficoltà la si concedeva. Il Bochino, non riuscito frate, s’era ammogliato e fatto notaio, e conservò tale affetto ai religiosi nostri, che, morto, volle esser sepolto con essi, e vivo, edificò presso e sul suolo del convento una casa a tutte sue spese, col diritto, riconosciutogli dai padri con istrumento del 17 marzo 1500, di abitarla senza pigione vita durante, con che dopo la sua morte, di Luchi-netta sua madre e vedova di Gaspare, e di Jacobinetta sua moglie, passasse in proprietà assoluta e intera del convento. 97* Fr- FRANCISCUS de MONTERUBEO. Receptus fuit ab eodem, 1470. Nel ms. Giovi è detto ricevuto ab eodem priore, cioè il p. Barnaba Gentile: poi obiit et nescitur locus. Ma il codice Gentile scrive chiaro in margine: Hic Cesene obiit. Essendo Monterosso nome di famiglia genovese e anche di paese in riviera di levante, rimane dubbio il senso. Nel precitato atto notarile del 10 febbraio 1472 si sottoscrive alla stessa guisa ambigua fr. Franciscus de Monterubeo. Giusta il sistema adottato, io qui lo ritengo per cognome. N. 98. Fr. JACOBINUS, de Plebe Techia, conversus. Receptus fuit a fratre Paulo de Placentia, die 27 iulii 1470. Obiit Genue, 1510. Nulla di più o di diverso riportano gli altri cataloghi. Pieve di l'eco è patria. Il p. Paolo di Piacenza tenne il priorato di Castello dal 1470 al 1473. — 49 N. 99. — Fr. NICOLAUS, de Cassana, conversus. Receptus fuit eadem die, et ah eodem. Obiit Genue, tempore pestis , 149}. Con maggior chiarezza, obiit peste dicono altri; giacché in tempo di peste si può morire anche d’altre malattie. Vedi poco sotto al n.° 106. Cassana, sebbene nome di famiglia genovese, noi qui la supponiamo patria; poiché trattasi d’un converso, E paesello, ossia frazione di Pignone, in provincia di Genova, e mandamento di Levanto. N, 100. — Fr. ANTONIUS GALLINA, de Papia. Receptus fuit ab eodem, die 10 decembris 1470. Nel Giovi c’ è : Obiit et nescitur locus; ma il Gentile reca almeno l’anno, cioè 1485. Trovo poi nel Manuale del p. Agostino di Ven-timiglia la nota seguente: 148) die in Januar. Hodie, fr. Antonio de Papia requirente quod conventus faceret donationem de portione hereditatis sue paterne tribus sororibus suis multum indigentibus, conventus eisdem sororibus donavit prefatam portionem, libere et irrevocabiliter; notario Laurentio de Costa. Simile huic fecit hoc anno ad requisitionem fr. Raymundi de Amigdola. Prese parte anch’egli all’atto del 10 febbraio 1472, firmandosi fr. Antonius de Papia. N. 101. — Fr. GASPAR MARENGUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die j ianuarii 1471. Obiit extra conventum, cum obedientia tamen, 1493. Meglio spiega il codice Giovi: Obiit extra, 149}, tempore pestis, dum ex superiorum mandato egrotis sacramenta ministraret', e peste obiit, laconicamente dice l’Anonimo. Amendue gli antichi codici aggiungono: Vocabatur sanctus. Lo trovo intervenire al rogito del 10 febbraio 1472, e all’atto consigliare del i.° giugno 1489. Le Notizie cronologiche hanno : « Fr. Gaspare Marengo morì in Genova tutto infervorato d’un’eccessiva carità verso gli infetti di peste, l’anno 1493. Di lui è parola a pag. 15 nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Era probabilmente sua madre la Battistina Marengo, che, addì 21 aprile 1478, legavit al convento nostro libras centum, vivente il suo figlio, come ricavo dal Manuale del p. Agostino di Ventiiniglia. Marengo è casata antica e nobile di Genova, ora popolana. Atti Soc. Lio. St. Patri*. Serie a.*, Voi. XX. 5 — so — N. 102. — Fr. LAURENTIUS PASCHA, de Tabia. Receptus fuit ab eodem, die i} decembris 1471. Hic exivit ad conventuales. Tutti i codici sono d’accordo pienamente. I Pasqua sono anche genovesi, come taggiaschi, e vive oggidì la casa marchionale col titolo di duca; venne appunto da Taggia. Il Bottaro lo scrive in volgare Pasqua, e le Notizie cronologiche aggiungono che il p. Lorenzo vivea tuttavia l’anno 1496. Se ne tace affatto nelle nostre carte: segno che passò ben presto alla provincia lombarda. N. 103. — Fr. BAPTISTA CENTURIONUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die ultimo ianuarii 1472. Obiit Genue. Nel codice Giovi evvi la seguente bella nota. In hoc fratre renovatum est exemplum s. Alexii confessoris, quin et potius magis resplenduit. Nam non tantum e domo aufugit cum dies esset nuptiarum, sed celebratis per verba de presenti sponsalibus cum uxore, et illa in secreto cubiculo introducta, dum omnes et consanguinei et affines existimabant illum matrimonium consummare, ipse, cum uxore et sorore sua virginibus, secreto ostio reserato, secrete et hora quarta noctis ad conventum nostrum se recepit, et habitu religionis indutus est, ducta tamen prius sorore et uxore ad moniales s. Silvestri Pisarum, in quo et ipse Deo nomen dedere. Vixeruntque omnes in suis respective conventibus persancte, et sanctissime obiit frater Baptista, Genue, die 11 novem-bris 1491. Altra testimonianza del mirabile caso la trovò nella cronaca, che dice: Fr. Baptista Cenlurionus fuit receptus ad habitum a fr. Paulo de Placentia, priore huius conventus, de anno 1472 die 2 ianuarii; cuius vestitionis sic narratur factum. Cum dies esset nuptiarum, celebratis ipsa die sponsalibus per verba de presenti, introductis sponsis in secreto cubiculo, dum omnes consanguinei et affines putabant consummare matrimonium, ducti ex Spiritus Sancti instinctu, renovarunt exemplum s. Alexii. Nam sponsus, una cum sponsa sua et una sorore sua, ut virgines intacte, secreto ostio reserato, hora quarta noctis sub silentio, sponsus primo duxit uxorem suam et sororem suam ad monasterium s. Silvestri de Pisis Genue, in quo et ipse nomen Deo dedere cum aliis mo- — 5i — nialibus, et subito, expedito hoc negotio, sponsus se recepit ad hunc conventum nostrum, et habitu religionis indutus est ; in quo habitu sancto persanctissime vixit fr. Baptista, sicut et respective vixerunt sponsa et soror in monasterio s. Silvestri. Obiit igitur in opinione sanctitatis in hoc conventu, die ii novembris 1491. Narrai pur io l’avventura a pag. 15 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Contraddicono alla data del dì ultimo ianuarii tutti i codici, anche antichi, che hanno die 2 ianuani. Il p. Centurione fu sottopriore a Castello gli anni 1487 e 88, e la sua sottoscrizione rinviensi spesso fra gli atti del consiglio. Leggo nel Manuale del p. Agostino di Ventimiglia sotto il 16 maggio 1481, che domina Francheta, mater fratris Baplisle Centurioni, legavit per suum testamentum fratri Baptiste Centurioni, in vita fratris Baptiste, stando Janue, annuatim libras V, solvendas per fratrem suum Augustinum Centurionum. N. 104. — Fr. SIMON de CUNEO, de Genua. Receptus fuit ab eodem fratre Paulo, die 1 s maii 1472. Obiit die 2; octobris i$oi, in conventu Genuensi. Nei codici Bottaro e Giovi è detto morto l’anno 1501 die if octobris; e il Borzino non decide il punto. Bensì lo vedo sottoscriversi al consiglio tenuto a Castello il dì i.° giugno 1489, e ad un atto del 17 marzo 1500. Cuneo qui non è nome della omonima famiglia Cuneo, oggi esistente in Genova, e derivata, credo, dagli antichi Conio, ma è il nome del paese di Cunio, posseduto in feudo dai conti di Ventimiglia, unitamente a molti altri del contado ventimigliese ; come chi dicesse Simone, dei signori di Cunio, dei conti di Ventimiglia. Egli adunque appartenne a quest illustre ed estesissima prosapia. Non ne conosco il nesso, ma il fatto è reso certo dal seguente documento, che è una carta di procura intestatagli dal sindaco del convento , per adire la eredità del suo fratello Galeotto. Ha la data 12 aprile 1485, e fu rogata dal notaio Lorenzo Costa. In nomine Domini amen. Venerabilis dominus, frater Barnabas Gentilis, Ordinis predicatorum de observantia, tanquam sindicus et procurator monasterii et conventus Sancte Marie de Castello, dicti Ordinis, cum ampla balia ad omnia infra- — 52 — scripta et alia, et ad substituendum, vigore publici instrumenti scripti manu q. Jo-hannis de Brignolis notarii MCCCCLXXVI die decima septembris, visi et lecti per me notarium infrascriptum, omni modo iure et forma quibus potuit et potest fieri, substituit et solemniter ordinavit suum, dicto nomine, veruni certum et legitimum nuncium, sindicum et procuratorem, et alias , prò ut melius fieri, dici ac esse potest etc. venerabilem dominum, fratrem Simonem de Cunio, ex comitibus Vintimilii, etiam dicti Ordinis, absentem tanquam presentem, specialiter et expresse, ad, nomine dicti monasterii et capituli ipsius, petendum habendum exigendum recipiendum et recuperandum omnem quantitatem pecunie, rerum , bonorum etc. quam, quicquid et quantum dictus substitutus dicto nomine etc. habere petere et requirere potest possit, poteritque et debebit in futurum, in bonis que fuerunt dicti fratris Simonis dum esset secularis, et seu Galioti ex comitibus Vintimilii, fratris dicti fratris Simonis , ac heredis per ipsum dominum fratrem Simonem istituti, vigore sui testamenti et ultime voluntatis, scripti et scripte manu mei notarii infrascripti mcccclxxiii die prima maii , et tam vigore dicti testamenti dicti domini fratris Simonis, ac quarumcumque obligationum factarum dicto per dictum Galeotum dicto monasterio Sancte Marie de Castello , quam alia quavis causa etc. etc. Nel Manuale del p. Agostino di Ventimiglia trovo il riscontro all’anzidetto nella surriferita procura. Fr. Simeon de Cuneo legavit per suum testamentum conventui nostro ducatos centum, quos obligavit Galeotum, fratrem, suum heredem, solvere, et testamentum fuit factum manu Johannis de Brignolis anno 1473 die 16 (sic) madii. Pro quibus ipse Galeotus obligavit quasdam possessiones, ut continetur in istrumento facto per Petrum de Ripalta anno Domini 1475, die (manca). La cosa, a ciò che pare, andò a rovescio : dopo avere ereditato dal fratello p. Simone, Galeotto, conte di Ventimiglia, gli premorì, e il domenicano andò al possesso dei beni già ceduti e della parte lasciata da Galeotto, morto, crediamo, senza prole. Osservo, che mentre le nostre carte in tutti i luoghi segnano Cuneo, il rogito precitato scrive Cunio, lezione, ci pare, più corretta e vera. N. 105. — Fr. PHILIPPUS de ROSETO, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 18 novembris 1472. Obiit Regii, confessor motiialium. Il Borzino scrive de Rosseto, e i due sillabi antichi aggiungono de Janua. Egli stesso poi nel sopracitato atto consigliare del — 53 ~ r.° giugno 1489 si firma Philippus de Roseto; e così pure è appellato in altra carta del 8 gennaio 1487, con cui il p. Filippo Italiano, sindaco di Castello, lo nomina suo sostituto per trattare alcuni interessi del convento. Dunque ebbe il cognome Rosati, 0 meglio ancora Rossetti, amendue esistenti a dì nostri. Tanto per cambiare, e a sproposito, il compilatore delle Notizie cronologiche 10 chiama Filippo Rossi, dicendolo morto nel 1522. N. 106. — Fr. PETRUS de BISAMNE , de Genua. Receptus est ab eodem, die eadem. Obiit Genue, 1528. Morto tempore pestis, confectus senio, soggiungono Bottaro e Giovi. Almeno una volta compare negli atti capitolari un fr. Petrus de Janua, sotto il 1490, ed è lui, che si firma sacrista. Senza questa temporanea carica seguono per molti anni sottoscrizioni dello stesso, quasi fino al 1528, e sono le sue per identità di carattere. I Bisagno sono genovesi, provenienti dall’ omonima valle. N. 107. — Fh. DOMINICUS, de Diano, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 21 decembris. Hic mortuus est Genue 1504, de mense octobris. Sul giorno 21 concordano tutti, ma sul mese di novembre 0 dicembre varie sono le lezioni, anche fra i due più antichi. Il ms. Giovi dice: Post tres dies dal sopra notato, e sarebbe perciò 11 novembre, come ha pur il Bottaro. Diano è borgo considerevole in riviera di ponente, ove i domenicani ebbero casa conventuale, come già dissi sopra. N. 108. — Fr. FRANCISCUS de CARMAGNOLA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 10 aprilis 147}. Obiit Genue, die 2} martii 1509. Non esiste discordanza fra i varii testi. La famiglia Carmagnola, antica e già patrizia, diè il nome ad un vicolo ancor oggi esistente in città. Come prova delTincompetenza in fatto d’autorità storica del compilatore delle Notizie cronologiche, sta questo, che narra come il p. Carmagnola vivesse l’anno 1460. Sicuro, se si fé’ frate del 1473 ! Non può esser altri dal presente il fr. Franciscus de fauna, — 54 — che appose la firma ai due istrumenti del 17 marzo I5°°> e 8 novembre 1508. In altra carta del 12 marzo 1505 mi compare sin daco del convento. N. 109. — Fr. HIERONYMUS PALMARIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodtm, die 10 aprilis 1471. Hic obiit prior Pisatirensts, 1499. Il casato Palmaro lo ricavo dal Borzino, Bottaro e Giovi, i quali ultimi giusta la pronuncia genovese scrivono: Parmarius. Bottaro poi erra segnando il 20 aprile; poiché il novizio seguente fu vestito il 17 stesso mese, e dopo di lui. Erano i Palmaro mercanti di fazione ghibellina, entrati poi nel 1528 nel nobile albergo De-Franchi. N. no. — Fr. BERNARDUS GRANELLUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 17 aprilis 147]. Hic exivit ad conventuales ; obiit in Sicilia, in Argentina (sic) vicarius episcopalis. Scrive il Giovi : Hic fuit magister in theologia peritus valde, adeo ut Agrigenti in Sicilia officio vicarii episcopalis perbene f ungeretur, et ibi obiit. II Borzino invece (e il Bottaro gli consente), lo dice ricevuto del 1474, ma sbaglia; poi dà nuove notizie, cioè: Fuit magister valde doctus, inquisitor Genuensis etc. È cenno di lui in più luoghi del mio lavoro sui Domenicani illustri di S. M. di Castello. La cronaca nostra ha come sopra : Fr. Bernardus Granellus, receptus fuit ad habitum a fr. Paulo de Placentia, priore huius conventus, de anno 1473 de mense aprilis. Peritissimus in litteris, acquisivit lauream magisterii, et Agrigenti in Sicilia functus fuit officio vicarii episcopalis cum laude. Obiit ibi. N. ni. — Fr. CHRISTOPHORUS MARUFFUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Vincentio, suppriore, die 2 maii 147}. Obiit Bonotiie. Dal Bottaro e Giovi s’apprende che il p. Vincenzo sunnominato era il p. Guastavino, riferito più sopra al n.° 11. Il Gentile poi segna, col luogo, l’anno di morte, 1478. Chi crede alle Notizie ero nologiche s’abbia, che il Maruffo viveva invece ancora‘nel 1516. I Maruffo sono cittadini genovesi, anticamente appartenenti alla nobiltà. - — 55 — N. 112. — Fr. JACOBUS MALPAGÀ, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et eadem die. Hic exivit extra Congregationem, et obiit Rome. Il Giovi scrive malamente extra religionem, che è ben altra cosa. Riporto il casato come trovolo riferito dai codici, ma devesi leggere Malpagatus, come ha il Gentile. I Malpagato erano noti cittadini genovesi, appartenenti all’ antica nobiltà aneli essi. N. 113. — Fr. DIONYSIUS DRAGUS, de Sigestro. Receptus fuit a fratre Bartholomeo de Viglevano, priore, die 9 octobns 1473. Exivit extra Congregationem. anno 1487. obiit Bonifacii. Consuona col narrato dal Borzino; ma i due codici antichi ne apprendono il casato, dicendolo: Fr. Dionysius Dragus, de Sigestio, olim Benedictus ; e noi perciò lo aggiungiamo al nostro testo. Diversa è la lezione nel Bottaro, che scrive: Exiit extra, e poi. Obiit Bonifacii 1477 , ma forse sbaglia. Ad ogni modo la puntazione del nostro ms. manca di chiarezza. A Bonifacio in Corsica era un convento dell’ Ordine. N. 114. — INNOCENTIUS de RECHO, de Genua. Receptus fuit ab eodem priore, die 23 decembris 1473. Obiit Genue, die 18 martii 1523. Solo il Giovi, imitando il Bottaro, riporta l’anno 1474 per costui e pel precedente; mentre anche gli antichi scrivono: Fr. Innocentius, olim Johannes Baptista, de Recho, die 23 decembris 1473. Conviene però col Borzino, facendolo della famiglia Recco, nobile genovese. Ricorre molte volte la sua firma sul libro capitolare dal 19 dicembre 1512 al 22 giugno 1514, che è l’ultima, e sempre si scrive fr. Innocentius de Janua. Quindi altro abbaglio preso dal compilatore delle Notizie cronologiche, il quale lo nomina Vincenzo. Fino dal 16 febbraio 1496 era avuto in stima di capace amministratore , se in quella data il p. Filippo Italiano lo nominava suo sostituto nell’azienda degli interessi temporali di Castello, unitamente al p. Ludovico di Taggia, che vien dopo, sotto il n.° 127. — 56 — N. 115. — Fr. VICTOR de NOVARLA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et eodem dìe, 1473. Obiit Genue, die } octobris i$o5. Victor, ohm Johannes, de Novaria, de Janua, dicono i due sillabi primitivi, e Victor Novarus il Borzino. I Novara, antichi cittadini genovesi, sono ben altri dagli oggi viventi Danovaro. S’ avverta che i codici Bottaro e Giovi, a vece del 1505, pongono, quale hanno di morte, il 1508. La data parmi più probabile, a motivo che, sotto il giorno 8 del sovracitato mese di novembre 1508, io trovo nel Liber instrumentar, conv. S. M. de Castello, un rogito, col quale i padri rinunziano 1’ eredità pervenuta al p. Vittore, ivi nominato già defunto, per la precedente morte del suo fratello Vincenzo, ritenendosi soltanto una casa e villa in Granarolo, ed un vacuo negli orti di s. Andrea in Genova, amendue soggetti ad un canone annuo in favore del nostro duomo. L’atto tace il tempo del decesso dei fratelli; ma è più ovvio, mi pare, credere fosse il 1508 che il lontano 1505. N. 116. — Fr. ANGELUS de AURIA , de Unelia. Receptus fuit ab eodem, die 22 februarii 1474. Hic bis exiit extra Congregationem. Obiit Albingane. Consentono in tutto gli altri cataloghi. Il p. Angelo D’ Oria vivea ancora nel 1482, secondo le Notizie cronologiche. Avverto, che mentre il codice nostro scrive de Auria, il ms. del Bottaro ha Doria. Dire che i nobili D’ Oria sono e furono antica e celebratissima stirpe genovese, è dire cosa a tutti nota. Il nostro p. Nicolò era del ramo stabilitosi in Oneglia, e finitima valle, ove ebbe ampia signoria. 117’ Fr- PAULUS PIPUS , de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 26 aprilis 1474. Obiit Genue, 1517. Scrivono i due antichi: Paulus Pipus, olim Hieronymus ; e Pippus il Borzino. Si firma Paulus de Janua nel libro dei consigli, e l’ultima volta ai 19 dicembre 1512. Dopo quest’anno diede poco buon conto di sè, poiché addi i.° febbraio 1514 dai padri fu pri- — 57 — vato di voce in capitolo, attenta instabilitate et infidelitate sua. I Pippo furono un di casato nobile genovese, oggi decaduto e quasi spento. N. 118. — Fr. JOHANNES de CLAVARO. Receptus est ab eodem, die 18 augusti 1474. Hic ivit ad conventuales 1480. Lo conferma il Borzino: Abiit 1480 in provinciam. Trattandosi d’un sacerdote, è probabile che sia appartenuto alla famiglia patrizia dei Chiavari, più che nativo della città omonima, da cui venne e tolse il nome la sua schiatta. N. 119. — Fr. PEREGRINUS PERNIXE, de Genua. Receptus fuit ab eodem, in die sancto Vasche, 26 martii. Obiit Genue, die 24 augusti 1496. In 147) fuit receptus. Nei più antichi leggo : Fr. Peregrinus, olim Philippus ; e nel Giovi. Obiit 1496 die 24 augusti come sopra. Intervenne all atto capitolare del i.° giugno 1489 solamente. Si capisce che 1 autore avendo dimenticato l’anno di vestizione 1475 j 1° mise dopo. Morendo, il p. Peregrinus Pernixe, per suum testamentum, obligavit fratres suos ad solvendum conventui, infra terminum duorum annorum, libras ducentum; cosi il Manuale del p. Agostino di Ventimiglia. I Pernice, genovesi d’antica data, sono estinti al dì d’oggi. N. 120. — Fr. BAPTISTA de SANCTO SIXTO, de Genua. Receptus est ab eodem, et eodem die. Hic sponte exivit. Sono conformi tutti i testi; meno la più chiara versione del Bottaro, che dice: Exivit novitius. San Sisto la credo famiglia spenta. N. 121. — Fr. DOMINICUS BOVERIUS, de Tabia. Receptus fuit ab eodem, et eodem die. Hic sponte exivit, sed p'ostea Tabie iterum receptus a fratre Thtramo de Genua, priore, obiit Ferrarie. Lo ripetono anche gli altri: ma il codice Giovi lo dice morto Tabie, e il cognome di Bovero è taciuto dal solo codice nostro. Corrisponde al moderno casato Boero. Negli anni 1488 e 1489 trovossi di famiglia a Castello, ove prese parte ai consigli. Non è da tacere, che il Bottaro lo dice invece expulsus invitus. Il p. Teramo da Genova, che lo riaccettò all*abito, è il p. Migone del sovra riferito n.° 33. N. 122. — Fr. HIERONYMUS, de Genua, vel ut dicitur, de SIGESTRO. Receptus fuit ab eodem, die 2 aprilis 1475. Obiit Genue, 1483. Nissun codice fa cenno del suo gentilizio, e solo il Gentile ag-giugne: Hic obiit in conventu; e un altro pure cita Tanno 1483. Trovammo un Hieronymus Gaiacius firmarsi ad un atto del 13 gennaio 1498, ma non è questo, se premorì nel 1483. Noi siamo di opinione, che il cognome suo fosse Sestri, e nascesse in Genova, per cui il sillabista abbia voluto indicarlo tale, sebbene il gentilizio in apparenza contraddicesse. La casata Sestri è antica in Genova, e non dubito traesse origine dall’omonimo paese. L’Anonimo , quasi a togliere la rimanenza del dubbio, scrisse : F. Hieronymus de Sigestro, sive de Janua ; come chi dicesse: p. Girolamo Sestri, ma genovese di patria. N* I23* — Fr* BARTHOLOMEUS de RIPAROLIO, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die eadem, 147$. Obiit Genue, ifii die 6 octobris. Iste fuit ter prior in hoc conventu, et in multis, gloriose. Una postilla del Giovi, riferita pure dal Borzino, dà le seguenti notizie. Fuit prior in hoc conventu, Bononie, et multis aliis in conventibus, gratus ubique; emitque ex pecuniis parentum libros quasi innumeros, quos posuit in libraria s. Luce de Albario, sed inde extracti, ad conventum sunt asportati. Al tempo del Bottaro stavano tuttavia in s. Luca d’Albaro, poiché annunzia che adhuc extant. Un codice antico poi aggiugne: Hic obiit Janue cecus. Il p. Rivarola tenne il priorato di Castello nei biennii 1496-97, 1502-04, 1508-10. Già antichi e patrizii, oggi i Rivarola sono quasi spenti. N. 124. Fr. DOMINICUS de GRIMALDIS, de Genua. Receptus fuit a fratre Nicolao de Auria, priore, die iulii 147$. Obiit Genue, peste percussus, ifo$. Tanto il codice nostro, quanto gli altri, al Dominicus fanno seguire: dictus antea Hieronymus ; e il Bottaro e Giovi lo dicono — 59 — morto 1’ 8 settembre 1505. Sarebbe dunque lui che presenziò e sottoscrisse un atto del 17 marzo 1500, colla firma di fr. Dominicus de Janua. N. 125. — Fr. AMBROSIUS PAN1GAROLA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 21 aprilis 1476. Hic, relicto habitu, factus est prepositus s. Marthe. Ciascuno dei nostri codici dice: S. Marthe; ma il Borzino ha così : Factus est prepositus s. Matthei, vel mxta alterum s. Marthe. Ha letto male il Borzino: antichi e moderni (relativamente parlando), tutti dicono s. Marthe e nissuno Matthei. Difatto, il defunto nostro amico, Jacopo D’Oria, nella sua bella illustrazione della chiesa abbaziale di s. Matteo, tra la serie degli abbati non fa menzione del Panigarola. h vero tuttavia che dal 1500 al 1545 evvi una larga lacuna. Ne tocco leggermente anch io a pag. 223 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 126. — Fr. THOMAS de RECHO, de Genua. Receptus fuit a fratre Nicolao de Auria, priore, die 21 aprilis 1476. Hic fecit professionem die i) iunii 1477. Obiit extra observantiam, in domo parentum, tempore pestis, I49h Pel giorno di professione il Giovi assegna il 2f iunii, e il Bottaro il 23 ; la patria de Genua 1’ apprendo soltanto dal codice Gentile. N. 127. — Fr. LUDOVICUS, de Tabia. Receptus fuit a fratre Paulo de Placentia, die 16 iulii 1476. Obiit Genue, die 14 aprilts 152}, devotissime. Un codice antico, a differenza di tutti gli altri, lo dice de Ripa Tabie. Riva di Taggia è paesello al mare, e prossimo a quella piccola città. L’anno 1476 pare errato per costui e il seguente. Paolo di Piacenza era priore nel 1470; e del 1476 lo era Nicolò D’Oria; ma il Paolo doveva essere vicario generale. Quasi tutti i sillabi infatti lo dicono sì vestito dal p. Paolo, ma senza la qualifica di priore, che è solo nel Bottaro. Non riuscii a scoprire il cognome del p. Ludovico, come dico a pag. 18 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, ragionando dei beati del nostro convento, morti, come lui, in concetto di santità. In un’ occasione, fu sostituito prò- — 6o — curatore del convento, nominatovi in data 16 febbraio 1496, come ho già accennato al n.° 114. Nascose sempre il suo casato sotto la segnatura di fr. Ludovicus de Tabia, come in atto del 17 marzo 1500. N. 128. — Fr. ANGELUS, de Varisio, conversus. Receptus fuit ab eodem, et eodem die, 1476. Hic obiit Genue, die 13 augusti 1512. Nel codice Giovi è detto morto die 14 decembris iji2, e nel Bottaro die 15 decembris, e il Gentile soggiugne: dictus ar.iea Egidius. Varese è nome di famiglia genovese, oggi pure esistente; ma io qui lo giudico di patria, essendo P Angelo laico converso. N. 129. — Fr. NICOLAUS de BERNABOVE, de Sigestro. Receptus a fra.re Theramo de Genua, vicario conventus, die 25 novembris 1476. Obiit devote, tempore pestis, 1493, quia se exposuit ad seculares. E, obiit peste, valde devote, tempore contagii, perchè sponte se exhibuit infectis, ripetono il Giovi e il Borzino, col Bottaro. Questa volta la dice giusta il noto compilatore delle Notizie cronologiche: « Fra Nicola Bernabò si esibì volontario a servire gli infetti di pestilenza, tra quali, così acceso di carità, se ne morì l’anno 1493 ». Un breve elogio ne faccio a pag. 18 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Il p. Teramo, qui citato vicario, non è altri dal segnato al precedente n.° 33. N. 130. — Fr. THOMAS de FLISCO, de Genua. Receptus fuit ab eodem vicario, die 20 decembris 1476. Hic exivit extra Congregationem. 1487 de mense octobris. Obiit Albingane ad conventuales. Qui, causa la punteggiatura, non si capisce se la data del 1487 si riferisca al suo passaggio alla provincia, od alla sua morte. Risolverebbe il dubbio, se fosse vero, il narrato dalle Notizie cronologiche, le quali lo fanno vivo ancora nel 1490. I due codici antichi poi aggiungono: Prius dictus Conte l’uno, e l’altro Continus; che è nome di battesimo una volta frequente nelle nobili famiglie genovesi, specie dei Balbi e Fieschi. — él — N. iji. — Fr. JACOBUS, de Quinto, conversus. Receptus fuit a fratre Dionysio de Pergamo (sic), priore, die 13 iunii 1477. Obiit Genue. Nel codice Giovi leggo jj iulii, ma è contraddetto dagli altri; e nel ms. Gentile non è cenno di costui, che passò dimenticato, non così nell’ Anonimo. Nelle carte latine dell’ epoca, Bergamo è quasi sempre scritto Pergamo, non Bergomo, come si usa oggidì. Quinto poi è paese a breve distanza da Genova, ed era altresì una famiglia antica, residente in città. N. 132. — Fr. EUSEBIUS, de Quinto, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 23 iunii 1477. Obiit Genue, 1494 die (manca). Di nuovo sbaglia il codice Giovi nel dirlo ricevuto cum supradicto, e fu anch’ egli omesso dal ms. Gentile. N. 133. — Fr. PHILIPPUS de FLISCO, de Genua. Receptus fuit ab eodem fratre Dionysio, priore, die 10 octobris 1477. Obiit Genue, die 2 maii 1488. Con maraviglia trovo in margine al codice Anonimo la postilla : Hic obiit sancte, mentre di ciò non è parola nell’ antico del Gentile o nei moderni. Vuol forse riferirsi al p. Sisto Maggiolo che segue, sebbene anche presso il nome di costui sia ripetuta la postilla, come osservai a pag. 19 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 134. — Fr. HIERONYMUS, de Pontremulo, conversus. Receptus fuit ab eodem, et eodem die, 1477. Obiit Saxonie, 1492 die (manca). 1 sillabi Bottaro, Giovi e Borzino lo fanno morto più vicino, cioè Cesene ; cosa più probabile. Continua 1 omissione nel Gentile. Il Saxonie del nostro testo parmi una svista dell amanuense. Pon-tremoli, chiaro è doversi qui ritenere come patria, trattandosi d’ un converso. M, I35. _ Fr. SIXTUS de MAIOLO, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 2 februarii 1478. Obiit Genue, die 19 octobris i$oi, sancte. Sbaglia il Giovi nella sua data del 21 febbraio; tutti scrivono chiaro il 2, cominciando dagli antichi. Lo stesso pone la sua morte al 18 ottobre, ed è seguito dal Borzino. Se non che, questi continua: Apud alterum 2 februarii 1491 ; at fallit, nam iste erat prior 1500. Ed è vero: ma chi è costui che pose la data del 1491 ? Noi so, e non la rinvengo in nessun codice anteriore. Figura spesso nel libro dei consigli, come privato prima, poi sottopriore, poi priore, e in tale qualità l’ultima volta addi 7 agosto 1500. Vedi la sua succinta biografia a pag. 20 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Ho trovato posteriormente due atti, i quali ci fanno conoscere la sua qualità di priore del convento di s. Geminiano in Toscana, nel 1496, e il calore con che sostenne la causa dello stesso, acciò non fosse divelto dalla Congregazione di Lombardia. Sono i seguenti : In nomine Domini amen. Dominice incarnationis anno millesimo quadringentesimo nonagesimo sexto, indictione quintadecima, die vero quintadecima mensis decembris dicti anni, notariorum florentinorum more, pontificatus vero sanctissimi domini nostri, Alexandri pape Sexti, anno quinto : Convocatis, congregatis et capitulariter coadunatis infrascriptis venerabilibus fratribus, scilicet moderno priore et aliis presentibus fratribus capituli et conventus sancti Dominici de sancto Geminiano, Volateranen. diocesis , Ordinis eiusdem sancti Dominici de observantia et Congregationis Lombardie , in loco et capitulo infrascriptis , de mandato venerabilis fratris Sixti de Janua, prioris dicti conventus , ad sonum campanule ut moris est, et pro rebus et negotiis infrascriptis utilibus ipsi conventui, et pro constituendo infrascripto eorum et dicti capituli et conventus sin-dico et procuratore: habitisque prius inter se super infrascriptis et suprascriptis colloquio, tractatu et matura deliberatione, omnes unanimes et concordes, et ipsorum nemine discrepante, scilicet dicti infrascripti fratres circa predicta et infrascripta dicto priori consentientes, et ipse prior dictis fratribus, asserentesque esse duas partes et ultra omnium fratrum dicti capituli et conventus, et facere et representare totum dictum capitulum et conventum, imo in dicto conventu impresentiarum non esse alios fratres: Qui prior et fratres ad infrascripta intervenientes et consentientes, et qui infrascriptis interfuerunt et consentierunt, et michi notario et ad meam interrogationem sic velle dixerunt singuli de per se, et sunt isti, videlicet: frater Sixtus de Janua prior dicti conventus, fr. Dominicus de sancto Geminiano, fr. Barnabas de Canali, fr. Evangelista de Faventia, fr. Michael de Valentia, fr. Bernardus . de Brixia, fr. Bernardus de sancto Geminiano, fr. Johannes de sancto Geminiano, fr. Lazarus de Soncino, fr. Franciscus de Crema, fr. Cosmas tertii habitus, comitatus fiorentini: omnes deputati et assignati in predicto conventu sancti Dominici Ordinis predicatorum per reverendum vicarium generalem Congregationis Lombardie, suis nominibus propriis agentes, et ut ac tamquam prior et conventuales dicti conventus : Constituti in presentia mei notarii et testium infrascriptorum, asserentes ad eorum aures nuper pervenisse qualiter per s. d. n. papam Alexandrum fuit separatus dictus eorum conventus, ac eorum etiam separate persone constituentium a Congregatione conventuum reformatorum utriusque Lombardie Ordinis predicatorum, sive ab obedientia reverendi vicarii eiusdem Congregationis: Sentientesque se quibus supra nominibus gravatos a dicta separatione, et in futurum plus posse gravari timentes: sponte et ex certa scientia, non revocando per hoc aliquem alium eorum procuratorem sed potius confirmando, et cum protestatione quod per presentem constitutionem non intendunt quoquomodo constituentes ipsi contravenire brevi sanctitatis prefati sanctissimi domini nostri, per quod dicta separatio dicitur facta : Fecerunt, constituerunt et ordinaverunt, ac faciunt, constituunt et ordinant suum procuratorem et sindicum, reverendum magistrum Angelum de Verona , dicte Congregationis vicarium generalem nuper electum, absentem tamquam presentem, specialiter et expresse, ad reclamandum et informandum sanctitatem prelibati sanctissimi domini nostri pape dé et super dicta separatione ut supra asserta et facta, seque et dictum eorum conventum in pristinum suum statum reduci per eiusdem domini nostri sanctitatem , petendum et instandum, et generaliter ad omnia alia et singula faciendum, procurandum et exercendum que in predictis circa predicta et quodlibet predictorum necessaria fuerint et opportuna, et que ipsimet costituentes facere possent nominibus antedictis, si personaliter interessent. Dantes et concedentes predicti constituentes, agentes, ut supra, predicto suo constituto licet absenti, plenum, liberum, speciale et generale mandatum, cum plena, libera, speciali et generali administratione faciendi, procurandi et exercendi in predictis circa predicta, et quodlibet ipsorum, que ipsimet constituentes facere possent si personaliter interessent, etiamsi talia forent que mandatum exigerent speciale, et maiora forent expressis. Promittentes dictus venerabilis prior et fratres constituentes nominibus antedictis michi notario infrascripto, publice persone, presenti et stipulanti nomine et vice dicti constituti, se, nominibus quibus supra, firmum, ratum et gratum habituros quicquid per dictum eorum constitutum in predictis omnibus et singulis et quodlibet ipsorum, salva semper protestatione predicta, factum sive gestum fuerit et procuratum. Sub ipotheca et obligatione omnium et singulorum suorum et dicti conventus bonorum presentium et futurorum ; et cum protestatione quod si in predictis et circa predicta per dictum priorem aut fratres vel aliquem ipsorum actum, factum, dictum, gestum, procu-ratumve fuerit, non intendunt dictum ipsorum sindicum et procuratorem revocare, nisi de ipsa revocatione specialis et expressa mentio facta fuerit. Super quibus omnibus et singulis, sibi a me notario publico infrascripto unum vel plura publicum seu publica fieri et confici petierunt instrumentum et instrumenta. — 6 4 — Acta luerunt hec in sancto Geminiano in contrata platee (?) et in dicto conventu sancti Dominici et in capitulo predicti conventus, presentibns ibidem ser Jacobo olim ser Nicolai de Marsiliis notario, et Cosma olim Dominici de Clarentibus, ambobus de sancto Geminiano, testibus ad premissa omnia et singula vocatis, habitis specialiter et rogatis. Et ego Petrus, olim Johannis, de Noris, laicus de sancto Geminiano, Volateran. diocesis, publicus imperiali auctoritate notarius, ac notarius florentinus, de pre— missis omnibus et singulis, ut patet alia manu scriptis, aliis tunc perpeditus negotiis, rogatus feci. Ideo in fidem premissorum propria manu subscripsi, ut supra, rogatus et requisitus. Il secondo reca la data del mese dopo : In Christi nomine amen. Anno ab eiusdem nativitate millesimo quadringentesimo nonagesimo sexto, indictione quartadecima, die vero vigesimo octavo mensis novembris Ferrarie in contrata sexterii (?) sancti Romani, in apotheca sive speciaria tenta per Antonium et fratres de Isnardis, presentibus testibus vocaris et rogatis, domino Johanne Antonio filio q. Petri de Bellono, capellano reverendi domini episcopi Adriensis, domino Christoforo filio q. Stephanelli de Orio, civibus ferrarien. et aliis: Venerabilis in Christo pater, frater Hieronymus de Urceis, diocesis Brixien., prior conventus sancte Catherine de Pisis Ordinis predicatorum, et frater Sixtus de Janua prior conventus sancti Dominici de sancto Geminiano, Ordinis predicti predicatorum, suis nominibus propriis agentes, et ut ac tanquam priores dictorum suorum conventuum, ad presens Ferrarie moram trahentes, asserentesque ad eorum aures nuperrime pervenisse quatenus per sanctissimum dominum nostrum papam Alexandrum fuerint separati dicti eorum conventus, ac etiam separate persone ipsorum constituentium, a Congregatione conventuum reformatorum utriusque Lombardie, sive ab obedientia reverendi vicarii eiusdem Congregationis: Sentientesque se quibus supra nominibus gravatos a dicta separatione, et in futurum plus posse gravari timentes: Sponte et ex certa scientia, non revocando per hoc aliquem alium eorum procuratorem sed potius confirmando, et cum protestatione quod per presentem constitutionem non intendunt quoquo modo constituentes ipsi contravenire brevi sanctitatis prefati sanctissimi domini nostri, per quod dicta separatio dicitur facta: Fecerunt, constituerunt et ordinaverunt suum procuratorem, reverendum magistrum Angelum de Verona, dicte Congregationis vicarium generalem etc. ad reclamandum et melius informandum sanctitatem etc. Dantes etc. Promittentes etc. Sub ipotheca etc. tutto come sopra. Ego Lucas, filius q. viri commendabilis et egregii Bartholomei de Isnardis , notarii, apostolica et imperiali auctoritate notarius publicus ferrarien., predictis omnibus et singulis presens fui, et ea rogatus scribere, scripsi. — 65 — Sembra che la petizione abbia ottenuto l’intento, poiché il Bnl-lariurn Ord. Praed. non ha questo breve di separazione dalla Congregazione delle due case di Pisa e s. Geminiano, mentre ci fornisce molti altri brevi in simile materia. N. 136. — Fr. PETRUS SALVAGUS, olim SCOTUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 30 martii 1478. Obiit Genue, die 19 maii I491- I Saivago, antica e nobilissima famiglia genovese, s erano già fin d’allora incorporate altre casate della città, tra le quali gli Scotti. Nel codice Bottaro leggo 21 marzo al posto del 30. N. 137. _ Fr. STEPHANUS GATTATIUS, de Parma, conversus. Receptus fuit a fratre Nicolao de Auria, priore, die 8 innuaiii 1419• Obiit Genue, 5 martii iSI7- I codici Bottaro e Giovi, con un dei più antichi, attribuiscono a questo converso il cognome Guttatius, ossia Gattazzi, e il Borzino si mantiene neutro. Il Gentile affatto tace di lui. Probabilmente è quel converso Stefano tradotto in carcere a Castello per atti e parole violenti, di cui è parola nel libro dei consigli sotto il 20 aprile 1487. Essendovi chiamalo soltanto fra’ Stefano converso, rimane dubbia la patria, che per alcuni è Genova, per altri è Parma. Nel Bottaro leggo il 15 marzo a luogo del 5. N. 138. — Fr. LAURENTIUS de SIGESTRO. Olim presbiter secularis. Receptus fuit ab eodem, die 12 martii 1479' om Genue, 1508 die n aprilis. Discordano dal nostro testo i mss. Giovi e Bottaro, ponendo la costui morte ali’ n martii, e il Borzino all’anno 15n. In punto date chi non adopra somma diligenza, in lavori di questa natura, incorre assai facilmente in gravi svarioni. Trovo la sua firma di fr. Laurentius de Sigestro ad un atto del 17 maizo 1500. N. I39. _ Fr. JACOBUS de MONELIA. Receptus Juit ab eodem, die 2 apri-hs 1479. Obiit in conventu Laudensi, i$ii die (manca). Malamente scrive obiit Savone il sillabo Giovi. Questo Giacomo col precedente e susseguente sono o senza patria o senza casato in Atti Soc. Liu. St. Patria. Serie 2.», Voi. XX. — 66 — tutti i codici. Moneglia e Sestri sono egualmente nomi di paesi e di famiglie liguri. N. 140. — Fr. JACOBUS de MONTALI, de Levanto. Receptus fuit a fratre Nicolao de Auria, priore, die 26 maii 14S0. Obiit in conventu savonensi, ifoi die (manca). Nel codice Gentile leggo : Jacobus de Montali, che è anch’ esso un paese ed un casato ligure, e lo aggiungiamo al nostro testo, sebbene esso non trovisi nel Giovi, Borzino e Bottaro, i quali hanno soltanto il de Levanto. L’Anonimo affatto lo dimenticò. N. 141. — Fr. DOMINICUS, de Guano, conversus. Receptus fuit ab eodem priore et eodem die. Obiit Genite, tempore pestis, in conventu, die (manca) 1493. Nissuno assegna il giorno e mese di sua morte. Con questo converso, da lui chiamato Donninus non Dominicus, termina il sillabo Gentile; con l’avvertenza che i tre ultimi nomi, cioè questo e i due precedenti, paiono segnati d’ altra mano, però della stessa epoca incirca. Giusta il sistema da noi adottato, crediamo essere qui Goano la patria, non la famiglia, sebbene antichi cittadini di Genova siano i Goano, pur a’ dì nostri molto propagati. N. 142. — Fr. BARTHOLOMEUS, de Monelia, tertii habitus. Receptus fuit ab eodem priore, die 14 iulii 1480, et postea effectus est conversus die 30 martii 1492. Obiit Genue. I codici Bottaro, Borzino e Giovi segnano in più del nostro l’anno di morte 1534. L’Anonimo pur questo omise. N. 143. — Fr. ANTONIUS VAERA, de Genua. Receptus fuit ab eodem priore, die 27 aprilis 1481. Hic sponte novitius exivit. Nel codice Anonimo che solo più ci serve di scorta, dopo cessato il primitivo del Gentile, è scritto anche Vaera; e così in dialetto genovese chiamavansi realmente i Vara. Il Borzino lo giudica Varza o Vacca. Infatti Varza lo dice il Bottaro, e per Vacca mel presentano le Notizie cronologiche. I Varsi e Vaccà furono o sono nobili genovesi. N. 144. — Fr. BERNARDUS de LAVANIA. Receptus fuit ab eodem priore et eodem die, 1481. Hic obiit Genue, peste percussus, 1528. A pie’ d’un atto del 16 novembre 1527 trovai la sua firma di fr. Bernardus de Lavania, che sarà la patria o la sua famiglia, già esistita in Genova. Morì nel mezzo tempo fra il 2 maggio e il 9 novembre 1528, perchè in quei primo giorno intervenne ancora ad iin instrumento notarile, e nel seguente non più. N. 145. — Fr. PAULINUS de MAIOLO, de Genua. Receptus fuit ab eodem priore, die 27 aprilis 1481. Hic obiit die 19 iunii 1504, peste percussus, in Albario. Malamente il Giovi e Bottaro lo dicono morto di peste nel 1528, poiché si sa certo essere deceduto il 19 giugno 1504, in ufficio di sindaco del convento, e poco innanzi alla morte dei santo novizio , Gio. Battista Cattaneo. Il compilatore delle Notizie cronologiche, il quale fa vivere e morire gli individui a suo gradimento, assevera il p. Paolino vivente del 1512? cioè dopo otto anni che già stava sepolto. È memoria di lui in una carta del 9 settembre 1494, con cui il p. Filippo Italiano del n.° 14 lo costituisce suo sostituto per trattare affari del convento, e poi addì 17 marzo 1500 sottoscrive un rogito. Abbiamo anche una prima firma del p. Paolino sotto il 1 giugno 1489. I nobili Maggiolo già fiorenti, sono oggi quasi spenti. Io ne conobbi ancora uno. N. 146. — Fr. GABRIEL SPINULA, de Genua. Receptus fuit ab eodem priore, eodem die. Hic obiit Cumis 149.. (sic), in vigilia s. Thome apostoli. Cumi o Cumis dice anche il codice Anonimo, che il Giovi interpreta Comi, e il Borzino accetta con qualche dubbio; ma Comi ha chiaro il Bottaro 1492, 21 decembris. Il convento di Como appartenne in effetto alla nostra Congregazione di Lombardia, e vi fiorirono circa questo tempo specchiatissimi religiosi. Nel Manuale del p. Agostino di Ventimiglia trovo che, sotto la data 5 febbraio 1482, fr. Gabriel Spinula legavit conventui per suum — 68 — testamentum, factum per Obertum Folietavi notarium, flor en os quinquaginta, conventui erogandos per Simonem Spinulam patrem suum, ad comoditatem patris sui. N. 147. — Fr. BARTHOLOMEUS de ALBINGANA. Receptus fuit ab eodem priore, die 14 septembris 1481. Hic aufugit ad conventuales. Il Borzino e Bottaro aggiungono: Obiit Albingauni. Scrivendo il nostro codice de Albingana a vece di Albinga, parmi volesse indicare il casato. E di vero esistevano allora i cittadini Albingana in Genova. II Bottaro per contrario ha de Albingauno. Certo è poi che egli ai due istrumenti del 17 marzo 1500 e 8 novembre 1508 si firma fr. Bartholomeus de Albingana. N. 148. — Fr. ANTONIUS PORTA, de Genua. Receptus fuit a fratre Pro-tbasio de Rapallo, suppriore, tempore fratris Juliani de Genita, prioris, die 15 septembris 1482. Obiit Genite 1528, peste percussus. Su costui sono versioni diverse. Il Giovi lo chiama Antonius Petra, il codice Anonimo Antonius de Porta, il Borzino Angelus Porta, e cita il Liber consiliorum del 1489, ov’ è firmato non Angelus, ma si Antonius de Porta; ciò che toglie ogni incertezza. Di vero i Porta sono ancora oggi cittadini genovesi come allora, ma non più nobili. Anche nel Bottaro trovo chiaro fr. Antonms de Janua, de Porta; e, a togliere ogni dubbio, all’istrumento del 8 aprile 1510 si sottoscrive lui stesso fr. Antonius de Porta, de fanua. Invece a due atti del 30 giugno e 25 agosto 1513, registrati nel libro dei consigli, la firma è di fr. Antonius de Genua. N, 149. — Fr. PAULUS BAPTISTA SALVAGUS, de Genua. Sigestri receptus fuit a fratre Gervasio de Rapallo, vicario Sigestri, die 18 aprilis 1483. Fecit iamen professionem, nomine istius conventus, die 6 augusti 1484. Si occuparono di lui il priore e i padri del convento addì 3 e 27 ottobre 1487, circa una casa da esso ereditata dal padre suo Francesco, per metà col fratello Giacomo che avea bisogno di venderla, e gli fu concesso a certe condizioni. Poi di nuovo il 30 gennaio 1488, in atto di visita conventuale del p. Ludovico di Calabria, — 6g — vicario generale della Congregazione, si pose la questione se il Paolo Battista Saivago dovesse promuoversi al diaconato, e si decise a voti unanimi che no, nisi in melius mutet mores, cioè, obc-diendo, studendo, servando silentium. Pare adunque amasse meglio cicalare che maneggiare libri. Obiit Janue, dice il Bottaro, e il compilatore solito lo fa tuttor in vita nel 1504. N. 150. — Fr. JOHANNES de BOLASCO, de Sigestro. Receptus fuit a fratre Juliano, priore, die 3 octobris 1483. Exivit extra Congregationem, et tandem extra Ordinem, et effectus est monacus conventualis. Il cognome de Bolasco taciuto in tutti gli altri codici, lo trovo nell’antico dell’Anonimo e qui lo aggiungo al nostro testo. Chi saranno stati i monaci conventuali a cui passò? Non certo i francescani , ma forse quei di s. Brigida, come già il p. Guastavino del n.° 11. N. I$I. _ Fr. SIMON JUSTINIANUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Juliano de Genua, priore. Hic exivit novitius. Non è registrato dal codice Anonimo, e il Borzino pone 1 anno 1483 ; e con ragione se fu accettato all abito dal p. Giuliano Pol-cevera genovese, il quale tenne il priorato di Castello dal 1482 al 1485. N. 152. — Fr. JACOBUS MARUFFUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 8 decembris 1483. Iste fuit habitu exutus. Invece sponte exiit novitius recita il Borzino, ma gli contraddice il codice Anonimo, il quale concorda col nostro, e col Bottaro che ha: Iste fuit expulsus invitus. Sono i Maruffo genovesi d’antica data. N. 153. — Fr. VINCENTIUS SERRA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, tempore quadragesime 1483. Hic exivit novitius. Dimenticato dall’Anonimo e dal Giovi, lo trovo registrato dal Borzino colle stesse note qui sopra, e il Bottaro aggiugne essere uscito sponte. Il nome di Vincenzo nei marchesi Serra è ereditario ancor oggidì, e lo porta un vivente di quella nobile schiatta. — 7o — N. 154. — Fr. MARTINUS JUSTINIANUS, de Genua. Receptus fuit Savone, nomine istius conventus, dic 28 aprilis 1485. Hic exivit extra Congregationem, ad quos obiit. Più diffuse notizie ci danno il Giovi e il Borzino. Questo scrive: Abiit in provinciam, fuitque magister theologie valde doctus, et inquisitor Genue de anno IJ29 (?) et 30. Egrotavit patientissime pluribus annis, ita contractus ut solam linguam moveret. Obiit in s. Dominico (Genue), devotissime. Copiò il Bottaro, che ha lo stesso. La cronaca del Giovi così lo loda : Celebri'; fuit in lecturis theologicis, plures moderando cathedras, et ideo laureatus ad magisterium. Deinde creatus fuit inquisitor Genue anno IJ2S usque ad annum 1J30, ubi in conventu s. Dominici Genue insignia patientie documenta dedit, cum admiratione omnium; ex eo quia omnibus membris contractus in secundo sue inquisitionis anno, in eo statu vixit iti quo mori iuvat. Morì del 1530, lo dice chiaro la stessa cronaca in altro luogo: Obiit inquisitor Genue 1530. Non posi mente a questa data quando scrissi l’elogio del p. Martino a pagg. 20, 112 e 234 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 155. — Fr. DOMINICUS LECAVELLUS, de Genua. Receptus fuit Savone eodem modo, eodem die; et die 19 aprilis 1316 obiit Genue. Il Borzino invece assegna il 1510 per l’anno di morte; ma sbaglia, perchè a più atti capitolari del 1513 lo vedo sottoscriversi mano propria fr. Dominicus Lechavella de Janua, e in seguito non più. Antica e nobile prosapia genovese furono i Lecavella, oggi spenta. Il ramo che si stabilì a Scio produsse il domenicano Sebastiano Lecavella, arcivescovo di Paro e Naxos nel 1540, di cui ho tessuto l’elogio a pag. 234 del più recente mio lavoro sui Vescovi Domenicani Liguri. N. 156. — Fr. FRANCISCUS de BOLASCO, de Sigestro- Receptus fuit a fratre Dominico de Tabia, priore, die 29 octobris 148/. Mortuus est Rome extra Congregationem. Il cognome de Bolasco lo ricavo dal solo codice Anonimo, come nel precedente n.° 150. Non è casato originario genovese, ma di — 7* — Sestri a levante, sebbene i Bolasco oggi abitino anche in Genova. Nel codice Bottaro v’è aggiunto, che morì a Roma sì, ma in hospitali. N. i s7. — Fr. BERNARDUS de BERTOLOTIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem priore, die 21 decembris 1485. Extra Congregationem obiit. Il ms. Giovi dice il 22 dicembre, ma il 21 è chiarissimo nel codice nostro e del Bottaro. I Bertolotti contavano fra le antiche famiglie genovesi anche nobili, ora non più. N. 158. — Fr. DOMINICUS de REZANO, de Levanto. Receptus est ab eodem, die 4 ianuarii i486. Hic mansit extra Ordinem. Il casato de Recano me lo fornisce qui il solo codice Anonimo, abbastanza autorevole, il quale aggiugne in margine: Iste exivit Congregationem; e il Bottaro, Giovi e Borzino hanno; Obiit extra Ordinem. Rezzano è cognome ligure, non genovese; nè posso tuttavia dubitare che fosse il suo gentilizio, poiché v’ è scritto chiaro fr. Dominicus de Recano, de Levanto. N. 159. — Fr. ANGELUS de PATERIIS, genuensis ex Chio. Receptus fuit ab eodem, die 10 februarii i486. Obiit Genue 1498. Hic devote vixit. Anche il Borzino recita di lui : Angelus Chius de Genua Paterius, che obiit Genue 1498, devote. Vuol dire che nacque a Scio di famiglia oriunda genovese colà stabilitasi; come è stata appunto la casata Pateri, già nobile, entrata a far parte degli alberghi Grimaldi e Calvi. Pella esemplare sua condotta lo posi a pag. 21 tra i Domenicani illustri di S. Maria di Castello, morti in opinione di santità. N. jgo. — Fr. GEORGIUS BOTTARIUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Nicolao de Auria, de Genua, suppriore, die 28 aprilis 1486. Obiit, tempore pestis, Genue. Nissuno dice 1’ anno di questa peste, che può essere stata quella del 1504, o del 1528, come è espresso pel frate seguente; e lo credo più probabile. Anche i Bottaro sono cittadini genovesi, ascritti all’antica nobiltà; ora non più. Questo è il p. Giorgio — 72 — Bottaro, zio dell’omonimo che fu l’autore del terzo sillabo, in ordine di tempo. N. 161. — Fr. JOHANNES GALIANUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem fratre Nicolao, suppriore, die 28 aprilis i486. Obiit Genue 1 $28, peste percussus. Dal Bottaro, Giovi e Borzino, per unanime consenso, viensi a sapere che: Hic fuit valde peritus in utroque iure. Panni tosse anche discreto calligrafo, come apprendo dalle sue firme agli atti capitolari, la cui ultima è del 16 novembre 1527. Mori certo dopo il 2 maggio 1528, nel quale giorno, intervenuto ad un rogito notarile, si sottoscrisse fr. Johannes Gallianus de Janua. Al tempo del governo popolare i Galleano contavano tra le famiglie nobili: oggi cessarono. Di lui, come valente dottore in ambe leggi, fo’ parola a pag. 412 dei Dominicani illustri di S. M. di Castello. N. 162. — Fr. DOMINICUS de LUXORIO, de Genua. Receptus fuit a fratre Dominico de Tabia, priore, die 13 octobris 14S6. Obiit Genue, 1494. Sono concordi in pieno anche gli altri codici. Essendo morto dopo otto scarsi anni di religione, non possono guari far di lui menzione le carte nostre. Il priore che lo vestì chiamavasi Domenico Anfossi, casata propagata assai in Taggia ed in Liguria. N. 163. — Fr. HIERONYMUS BOZOMUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem fratre Dominico de Tabia, priore, et eadem bora qua dictus frater Dominicus. Hic obiit Genue, die 11 septembris 1521, existens prior conventus S. Aiarie de Castello. Lo confermano il Bottaro, Giovi e Borzino; il quale aggiugne: Fuit prior hic bis, et alibi pluries; cioè, in conventibus Lombardie, più spiegatamente chiarisce il Giovi. Ed è questo il motivo per cui raro occorre la sua firma nelle carte nostre: lo trovammo tuttavia presente ad un atto notarile dell’8 novembre 1508. Gli anni in cui occupò il priorato a Castello furono : la prima volta dal 1512 al 14, e la seconda dal 1520 al 21. La schiatta dei Bozomo fu patrizia genovese, oggi forse spenta. — 73 — N. 164. — Fr AUGUSTINUS JUSTINIANUS, olim Pantalinus, filius domini Pauli Justiniani , de Genua. Beceplus est a fratre Augustino de Papia, priore conventus Papiensis , nomine conventus Genuensis, die 26 aprilis 1487. Factus est episcopus in Corsica. Obiit IJS^, submersus in mare, dum versus Corsicam navigaret. Il codice Giovi così commenta: Hic fuit eruditissimus homo, in religione baccalaureus, episcopus postea Nebiensis. Ed il Borzino in brevi parole ne fa uno splendidissimo elogio: Hic fuit episcopus Nebiensis in Corsica , valde litteratus, qui magnis sumptibus ex omni mundi parte impres..... Genuam conduxit. Imprimere fecit Psalterium in lingua hebrea, arabica, chaldea, greca, et cum tribus latinis interpretationibus et commentariis; quo modo totam Bi-bliam commentari et interpretari pollicebatur; et Sixtus Senensis scribit se vidisse Evangelia laudato modo interpretata. Scripsit etiam Chronicam Genuensium a principio usque ad annum 1536, quo anno interiit, in mari submersus mense novembri, dum navigaret Corsicam versus ad suam ecclesiam visitandam. Hic natus est anno 1470, die dominico, ex Paulo Justiniano de Banca et Bartholomea Justiniana Longa, et ex voto vocatus est Pantaleo. Anno 1 j.° sue elatis, dum erat in conventu s. Marie de Castello, die integro et nocte, a patre et consanguineis, et favore cardinctlis Pauli archiepiscopi et ducis Genuensis, vi a conventu extractus fuit et Valentiam missus, ubi infirmatus ad mortem, cepit denuo cogitare de capiendo habitu, et Genuam reversus, Papiam se contulit, tibi anno 1487.... Factus an. iji2 baccalaureus Bonomie, an. 1314 episcopus Nebiensis a papa Leone X. Fuitque elemosinarius et a consilio Francisci I regis Francorum, et in universitale Parisiensi plantavit linguam hebream, ibique quinquennio legit. Cetera vide in scriptoribus. Correndo l’anno 1514 dimorava certo a Castello, se sottoscrisse a due consigli del 30 gennaio e 22 giugno. Il suo carattere è piccolo, chiaro e bello. Non è possibile dire di lui in brevi parole, e dall’altro lato già troppi scrittori celebrarono il suo merito, precipuo fra tutti il eh. Spotorno negli Elogii dei Liguri illustri. Anche noi ne tessemmo la biografia a pag. 216 dei Vescovi Domenicani Liguri, e prima ancora nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. — 74 — N. 165. — Fr. FRANCISCUS de FLISCO, de Genua. Receptus est a fratre Dominico de Tabia, priore, die 4 maii 14S7. Hic fuit prior Tabie, in quo prioratu vitam emisit Unelie ijiy, die 10 ianuarii, ha il Giovi; e più chiaro l’Anonimo: Hic Tabie infirmus graviter, Uneliam ivit gratia meliorandi, et ibi die xx decembris occubuit. Non combinano adunque le date del giorno della morte. Il Borzino ha di più, che oltre il priorato di Taggia del 1519, eziandio fuit prior Argente ijoj, e Uvade 1514. Noi lo troviamo soscriversi prior Uvadensis ben due volte nel libro dei consigli, sotto l’anno 1513, e un’altra volta del 1514. Il compilatore delle Notizie cronologiche, in un luogo, lo fa morire priore a Castello nel 1519, dove non lo fu mai, ed in un altro 10 commemora superiore a Taggia del 1558. Quaranta anni dopo morto ! N. 166. — Fr. VINCENTIUS CAPELLUS, de Genua. Receptus est ab eodem priore, die 12 maii 1487. Obiit Genue, peste percussus. Nel Bottaro e Giovi trovo la data di sua morte: Anno 1528, de mense iunii. Dal 1513 in poi erano a Castello più Vincenzi, ma 11 17 settembre, detto anno, il nostro si volle distinguere da tutti, scrivendosi fr. Vincentius de Janua Capellus. Genovesi antichi e di rango nobile sono stati i Capello; ora non più. N. 167. — Fr. JOHANNES de LEVANTO. Receptus est a fratre Johanne de Lutino, priore, die /9 aprilis 1489, in die sancto Pasche. Obiit Genue 1524, peste. Contraddicono di nuovo il Bottaro e Giovi, ponendo : Obiit Genue de mense iunii 1525; e l’appoggia anche il Borzino. Non troviamo più la sua firma ad atti capitolari dopo il 30 gennaio 1514. N. 168. — Fr. NICOLAUS de GAZÀ, de Rapallo. Receptus est ab eodem priore, eadetn die et eodem anno. Obiit, extra Congregationem, in Sicilia. Dicono nè più nè meno lo stesso anche gli altri. Secondo la pronunzia genovese l’autore scrive qui Gaia per Gazzale, che è famiglia originaria da Rapallo, giusta le cronache. — 75 — N. 169. — Fr. ANDREAS de CORSIO, de Genua. Receptus est a predicto priore, fratre Joliatine de Lultno , die j iunii 1489. Obiit Genue, 29 angusti. Il Giovi soggiugne : Hic fuit plurimis annis in curia, pruno Clementis septimi, deinde Francisci primi Francorum regis; quibus pro geometra inservivit, in qua facultate fere omnes sui temporis antecelluit. Cambia però il giorno di morte, ponendo die 19 augusti; ma anche ha la stessa data il Borzino, il quale gli da le meritate lodi, nel seguente articolo: Hic fuit ingeniosus et optimus mathematicus, qui primo fuit in curici domini Clementis pape VII, deinde multis annis apud Franciscum I Francorum regem. Obiit 19 augusti 1J3 7. Hunc Prieras (lib. 2 de Strig. c. 1, p. 7) ìandat virum > cum religiose vile, tum etiam doctrine eminentis. La cronaca riferisce pure: Tante doctrine fuit et peritie in scientiis mathematicis, ut summi monarche sibi elegerint in mathematicum et geometram. In curia Clementis VII et deinde Francisci I regis Francorum sub tali officio acceptissimus fuit. Obiit Genue, relictis suis scriptis, 1537, die 19 augusti. Altrove lo dichiara aperto: Eximius mathematicus et geometra, et in suo seculo parem non habuit. Ne parlammo in varii incontri nei nostri Domenicani illustri di S. M. di Castello, cioè a pagg. 361, 379 e 417. Un fr. Andreas genuensis, che pare non potere essere altro dal Corsio, firmò un consiglio tenuto a Castello addì 30 gennaio 1514. I Corsio originavano dalla villa omonima, or San Gottardo, in Bisagno. N. 170. _ Fr. LUDOVICUS de MARINIS, de Genua. Receptus est a predicto priore, eodem anno et eadem die. Hic fuit vicarius generalis, et magister in theologia doctissimus. Obiit Mantue, sanctissime, 8 augusti 1528, assignatus Bononie-in regentem. In altri termini riferiscono lo stesso il Giovi, Bottaro e il Borzino, dove dicono anche essere stato priore dei conventi di Bologna e di Castello. Il primo scrive così: Hic non solum fuit magister in theologia, in qua eo se extulit quod regens Bononie designatus fuerit, sed et prioratum huius conventus, et conventus Bononiensis obtinuit; et vicarius fuit Congregationis Lombardie. Obiit tandem plenus meritis, devotissime, Mantue, dum Bononiam pro regentis munere — 76 — subeundo pergeret; et hoc fuit anno 1528 die S angusti. L’ anno sicuro del suo priorato a Castello è il 1514 , perchè ci consta da un consiglio tenutovi il 22 giugno. Avrà avuto il biennio 1514-16. S’occupa di lui in più luoghi la cronaca : io reco questo solo che lo caratterizza: Vir eximie doctrine et observantie regularis observator, fuit datus in vicarium generalem Congregationis Lombardie de observantia. Post enim plurimas cathedras speculative moderatas, fuit prior huius conventus et Bononiensis, et dum designatur regens studii generalis Bononiensis, in itinere infirmatur in conventu s. Dominici Mantile. Obiit anno 1528 die S augusti, plenus meritis et sanctitate. Della santità appunto e dei gloriosi meriti di questo egregio religioso tratto io nei Domenicani illustri di S. M. di Castello a più riprese. Di lui ho trovato il seguente documento, che assicura aver egli occupato la carica di vicario, ossia di superiore generale, della Congregazione di Lombardia. In Dei filio sibi dilectissimo, venerabili priori, patribus et fratribus vocalibus conventus Sancte Marie de Castello de Genua, Ordinis Predicatorum, fr. Ludo-vicus genuen. sacre theologie baccalaureus, in conventibus utriusque Lombardie reformatis, rev.mi magistri Ordinis prefati vicarius generalis, salutem et spiritus sancti consolationem. Significatum est mihi ex parte vestra, quod, inter bona immobilia que conventus vester ac monasterium habet et possidet, contingit interdum aliqua esse eidem minus utilia, que si venderentur aut certe commutarentur et eorum sic venditorum in alia immobilia exponerentur, in evidentem utilitatem et comodum prefati conventus et monasterii cederet ; propter quod rogastis me ut super hoc auctoritatem meam impertiri vellem. Cupiens itaque utilitati vestre consulere, suffragante mihi in hac parte auctoritate apostolica, ut apparet in quodam Brevi fclicis recordationis Sixti pape quarti, tenore piesentium vobis licentiam concedo et liberam facultatem impertior, ut possitis huiusmodi bona immobilia, ut fertur, minus utilia, alienare, vendere seu etiam commutare, prout melius expedire iudicaveritis, et specialiter loca s. Georgii queeumque, vestro conventui pertinentia, etiam si haberent annexam devolutionem ad alia loca vel persnnas ; dummodo ea sive eorum pretium convertatur in aliis immobilibus, et in comodum et evidentem utilitatem premissi conventus vestri et monasterii, interveniente tamen consensu fratrum in capitulo vocem habentium aut certe maioris partis eorum, iuxta tenorem ipsius Brevis. In quorum fidem presentes fieri iussi, meique vicariatus officii sigillo communiri mandavi. Bene valete et Deum pro rae rogate. Datum Verone die 30 ianuarii mdxxvi. — 77 — N. I7I. — Fr. FRANCISCUS SALVAGUS, de Genu a. Receptus est a fratre Bartho-lomeo de Novis, priore, 1490. Hic sponte recessit novitius, ob parentum infestationes. Di siffatte infestazioni dà un cenno pure il Borzino, ma il Giovi se ne spiccia col dire: Recessit sponte novitius; e il Bottaro notò che si è fatto frate in principio quadragesime. N. 172. — Fr. JOHANNES de FUSCO, de Genua. Receptus est a vicario generali, fratre Vincentio de Castronovo, magistro sacre theologie et magistro Ordinis, 24 iulii 1490. Obiit Genue, 14 novembris 1534, bora sexta noctis, fracta vena pectoris. Parla con maggiore chiarezza cronologica il Giovi, notando del p. Vincenzo Bandello di Castelnuovo-Scrivia, che in quell anno 149° era vicario generale della Congregazione, e che postea fuit magister Ordinis. Dopo aggiugne anche del nostro Fieschi, che: Fuit prior hic. Invece, il codice Anonimo oltre di chiamarlo Johannes Andreas, lo fa ricevuto all’abito dal priore Bartolomeo da Novi; e vuol intendersi essendo lui superiore di Castello. Soscrisse molti atti capitolari, fino al 16 novembre 1527, in cui il libro dei consigli cessa con larga lacuna fino al r 592- ^ 2 mao§^° x52^ fii mò una carta col dirsi fr. Johannes de Janua Fliscus, e ad un’ altra del 9 novembre stess’ anno v’ è segnato : Fr. Johannes de Janua, supprior. Poco dopo, cioè dal 1533 al 1534, tenne il priorato a Castello, cui forse non finì, prevenuto dalla morte. N. 173. — Fr. ANTONIUS de CAMILLA, de Genua, filius domini Enrici. Receptus est a fratre Nicolao de Tabia, suppriore, die 22 aprilis I49I% Obiit Ferrarie, devote, die 8 novembris 1499. Nel codice Anonimo è detto vestito dell’abito per dictum priorem Bartolomeo da Novi, ma sarà errore, oppure dev’ essere inteso come sopra, sotto il di lui priorato. Questo Nicolò è il p. Brezzi sovranotato al n.° 62, sottopriore dal 1490 al 1492. Altro bel saggio, e maiuscolo, di esattezza storica dello spesso citato compilatore delle Notizie cronologiche è il presente, con cui fa morire due volte il Camilla, cioè nel 1449 nel quale anno non era ancora nato, e la seconda nel 1499! A pag. 23 dei Domenicani illustri di S. Maria di Castello, è un breve cenno di lui. — 73 — N. 174. — Fr. PANTALEO, de Genua. Receptus est a fratre Dominico de Fi-nario, priore, die 50 martii 1492. Obiit Genue 1528, peste percussus. Oluit AIbarii stess’ anno, scrivono il Giovi, Bottaro e il Borzino; ma neppur essi mi dicono il casato di questo padre, che ci tocca ignorare. Io sono d’opinione che sia quel fr. Pantaleo de Rocha, sindicus et procurator del convento nostro, il quale figura in una carta del 1515, cui manca l’ultima pagina. Lo stesso trovasi a sottoscrivere due atti dell’8 novembre 1508, e 8 aprile 1510. Rocca sarebbe perciò il suo casato, ma non ne sono sicuro. N. 175. — Fr. AMBROSIUS SPINULA, de Genua. Receptus est ab eodem, et eodem die et anno. Obiit Genue 149". Concordano i codici Anonimo e i più moderni. Il p. Domenico di Finale che, in grado di priore, ricevè all'abito costui, il precedente e molti altri che seguono, è il p. Steriino, la cui bontà di vita e santa morte ho descritto a pag. 29 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 176. Fr. THOMAS, de Genua, dictus de NOVIS. Receptus est ab eodem, die et anno ut supra. Hic ivit ad conventuales 1503. Dicono lo stesso gli altri, e nissuno il tempo del suo decesso; e il Borzino ne fa sapere chiaro il suo cognome Danovi, scrivendo Petrus Novius de Genua. Infatti nelle storie genovesi incontrasi non raramente il casato Da-Novi o Danovi, unito o separato. Pietro Danovi, domenicano genovese, nel 1362 fu eletto vescovo di Nebbio in Corsica, come scrivo a p. 65 dei miei Vescovi Domenicani Liguri. N. 177. — Fr. MARCOLINUS, conversus. Receptus est ab eodem, die et anno ut supra. Fu omesso dal nostro e dagli altri tre sillabi del Bottaro, Giovi e Borzino. Il solo codice Anonimo lo registra come segue: Fr. Pan- — 79 — talco de Janna, et fr. Ambrosius de Spinulis, et fr. Thomas de Novis, et fr. Marcolinus conversus, et fr. Jacobus conversus, fuerunt recepti per venerabilem patrem, fr. Dominicum de Finario, in 1492 die (manca) martii; ma è il dì 30. N. 178. _ Fr. JACOBUS, de Bergamo, conversus. Receptus est ab eodem, die et anno ut supra. Hic ivit ad conventuales. Dal Giovi ricavo che exivit cum antedicto, cioè il precitato frater Marcolinus conversus, vestito coi tre precedenti, del quale non trovo cenno in nissun dei restanti codici, come è detto sopra. N. 179. — Fr. BARTHOLOMEUS BURGARUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Dominico de Finario, priore, die 6 septembris 1492, et in conventu Fina-riensi, nomine istius conventus. Hic obiit Albarii, die 23 iunii 1533 (sic). Fuit prior Castelli. Quasi inclino alla data del 7 settembre per la sua entrata nella religione, giusta il testo del codice Anonimo che ha chiaro die vii. Il Giovi poi ne recita questo bell’elogio: Hic loto vite sue decursu devotissimus fuit B. Virginis, et observantissimus nostrarum constitutionum : inde quasi semper orabat. Previdit sanctus iste pater suam mortem ; nam fratri Georgio Bottario, oculato testi, dixit se a Deo exauditum fuisse, dum petiit non diu in ultima infirmitate laborare. Hinc Albarii, fracta pectoris vena, anno 1534 die 2] iunii mortem, quam letus expectabat, subiit, ut in celum ascenderet. Fuit prior huius conventus: e il Borzino aggiugne esser stato anche prior Sigtstri, 1513. II biennio del suo priorato di Castello corse dal 1516 al 1518. Ma bisogna ch’io qui riporti il testo del Bottaro, che fa fede dell’autore del codice: Fr. Bartholomeus de Janua, Bulgarus, receptus fuit Finarii a fr. Dominico de Finario, priore Finariense, die 6 septembris, post prandium, 1492 ; professus est tempore suo nomine huius conventus. Obiit Albarii 1534 23 iunii hora 2 noctis, fracta vena pectoris. Previderat enim iste sanctus prius suam mortem. Unquam semper orabat, precipue ad altare beate Marie, cui specialiter erat devotus. Petierat enim in oratione non diu infirmitate laborare. Dixit enim mihi, fratri Georgio Bottario, qui hunc libellum scripsi, se credere, a Deo fore exauditum; unde mortem letus expectabat. Nei miei Domenicani illustri — So- li/ S. M. di Castello narro a pag. 23 la gloriosa sua fine, appunto sulla autorevole testimonianza del Bottaro. Essendo morto ab intestato, la sua eredità pervenne intiera al convento nostro, di cui era figlio, e ciò consta per un mandato del vicario arci-vescovile di Genova, che, sotto la data 9 dicembre 1535, ordina come segue: De mandato reverendi domini vicarii archiepiscopalis Janue, vos universi et singuli bancherii presentis civitatis Janue, scribeque vestrorum bancorum et cuiuslibet vestrum, vos quoque scribe quorumcumque cartulariorum tam pagarum, locorum comperarum sancti Georgii et aliarum quarumcumque comperularum, necnon cartulario floreni quorumcumque annorum, et tam preteritorum quam presentis et venturorum, necnon et etiam vos scriba cartularii seu banci prefati magnifici officii sancti Georgii: in quibus quidem cartulariis creditor apparet et existit, seu apparebit et existebit dominus fr. Bartholomeus Burgarus Ordinis predicatorum, seu q. fr. Bartholomeus Burgarus Ordinis predicatorum, vel hereditas q. dicti fratris Bartholomei, de quibusvis pecuniarum seu pagarum quantitatibus quavis ratione, occasione vel causa etc. Respondeatis et respondere debeatis, ac solutionem et satisfactionem ac consignationem faciatis et facere debeatis venerabili religioso, domino fratri Sebastiano Rebroco dicti Ordinis predicatorum de observantia, sindico et procuratori venerabilium dominorum prioris et fratrum ac conventus monasterii Sancte Mariè de Castello, heredum dicti q. domini fratris Bartholomei Burgari, filii dicti monasterii etc. etc. Esiste pure in archivio nostro un mandato precedente dello stesso vicario arcivescovile sotto l’anno 1528, dove il medesimo p. Bartolomeo Bulgaro è costituito vero erede del fratei suo Tommaso, morto allora senza prole. N. 180. — Fr. GREGORIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 2j novem- Fu ricevuto in Finale come il precedente, poiché il Giovi avverte: Nomine huius conventus; e nel resto concorda col nostro testo. Anche di lui ne tocca ignorare il cognome. Se 1’ avesse apposto all atto del 17 marzo 1500, cui si firmò fr. Gregorius de Genua, ora lo sapremmo. bris 1492, et obiit Genue, percussus peste, die 26 iulii 1505 — 8i — N. 181. _ Fr. FRANCISCUS de 1LLICE, de Levanto , conversus. Receptus est ab*eodem, die 1/ novembris 149$- exivl^ extra. Nel codice Giovi trovo: E religione egressus est. Parebbe quasi essere tornato al secolo, ma invece bisogna intendere solo extra Congregationem, come recitano il Borzino e il Bottaro. L uscita sua dovè accadere dopo il 1499, Perchè sotto 11 *9 novembre di quel-1’ anno è citato nel libro dei consigli, fol. 12 v.°, colle paiole seguenti : Bernardinus de Illice, de Levanto, germanus fratris Francisci, conversi, debeat nomine conventus etc. Da questo passo soltanto io ricavai il casato Illice del nostro converso. Gli Illice sono liguri. 182. _ Fr. ANGELUS, de Levanto, conversus. Receptus est ab eodem, et eadem die et hora. Obiit Genue, die 23 iulii ifOf- Il Bottaro e il Giovi lo chiamano Augustinus e pongono il 2; iulii pel giorno di morte. Anche il codice Anonimo lo dice Angelus, come il nostro testo e il Borzino ancora. Chi avra ragione ? N. i83. _ Fr. NICOLAUS de SIGESTRO. Receptus est a fratre Barthohmeo *de Genua, priore, die 1 ianuarii 1496. Hic fuit expulsus, novitius, invitus. Il priore sunnominato era il p. Bartolomeo Rivarola, posto già sopra al n.° 123. Tutti i codici hanno lo stesso; quello dell’Ano-nimo varia solo la frase: Hic fuit habitu exutus. Sestri, se sia qui cognome o patria, lo lascio in dubbio. N. 184. — Fr. MATTHEUS, de Castello s. Johannis Placentino, conversus. Receptus est ab eodem, die et hora ut supra. Obiit Albani 152S, peste. S’oppone il sillabo Giovi, dicendolo, morto anno IJ32; e pel 1532 stanno eziandio il Borzino e il Bottaro. Di peste poi non ne parlano affatto. N> ,85. _ Fr. FRANCISCUS de HONETO, de Genua. Receptus est a fratre Bartholomeo predicto, die 9 martii 1496. Hic aufugit die 14 decembris i;02, et percussus quodam schiopeto obiit. La medesima data e qualità di morte si racconta pure dagli altri sillabi. La dolorosa sua avventura saremmo curiosi di sapere, Atti Soc. Lig. St. Patria, Serici.', Voi. XX. ♦ ma non ci è permesso, tacendola tutti. Niuno poi ignora che gli Oneto furono e sono ancor oggidì una rispettabile famiglia genovese. N. 186. — Fr. DOMINICUS de CROVARIA, de Genua. Receptus est ab eodem, èadem die et hora. Hic factus est episcopus Sebatensis. Obiit Genue 1546, de mense februarii. Il Bottaro e Giovi hanno come segue: Hic apostatavit, deinde ad religionem reversus, post paucos menses episcopus Sebatensis renunciatus fuit. Dal Borzino sappiamo anche che fuit sindicus del convento nel 1512, e che da vescovo fecit fieri ex marmore presbiterium chori. Nel libro dei consigli sono due lettere giustificative del suo operato circa la suddetta fabbrica del coro, la quale dovè essere l’occasione della sua breve apostasia, seguita da un pronto rinsavimento, anzi trionfo, se scorsi pochi mesi venne creato vescovo. Ma di ciò trattammo in diffuso a pag. 271 nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e meglio ancora tra i Vescovi Domenicani Liguri, a pag. 210 e seg. La sua elezione a vescovo di Sebate accadde il 2 dicembre 1513, ma non potei scoprire il preciso giorno *di morte. Nissuno lo segna. Avendo io nelle precedenti due opere alluso a certe lettere testimoniali ricevute dal p. Corvara dai due priori di Castello, Bartolomeo Rivarola e Gerolamo Bozomo, sinceranti la retta sua condotta , credo bene ora qui riferirle per intiero, togliendole dal libro dei consigli. Copia litterarum p. fr. Hieronymi de Genua ad reverendum dominum, dominum Dominicum de Crovaria, episcopum Sebaten., scriptarum de verbo ad verbum per me fratrem Theramum de Crovaria. « Reverendissime mi Domine, prosperos ad vota successus. Vestris ad me destinatis, duo petiit dominatio vestra. Primum ut testimonium perhibeam an.a vobis requisitus, postquam eratis vere episcopus, habita prius a nostris superioribus episcopatum acceptandi licentia, quam tunc patefieri adhuc nolebatis, dederim vobis licentiam ut pro dicto negotio explendo, elemosinarli accipere valeretis a parentibus aut amicis absque iactura et damno nostri conventus Genue. Respondendo dico, quod postquam persuasioni mee acquiescere noluistis de refutando episcopatu, fui contentus ut modo supradicto petere ac accipere pos-setis. Secundum, an defraudaveritis conventum tempore vestri sindacatus ; sub _ 83 - meo prioratu Genue dico quod nescio neque credo illum vos defraudasse. Refero tamen me ad libros conventus, qui cum fuerint exhibiti, an recte vel minus recte egeritis iudicabunt. Alia in presentiarum non se offerunt; me semper commendo dominationi vestre reverendissime, pro qua me semper ad grata paratum habetis. Mediolani 25 octobris 1515 ». Copia litterarum p. fr. Bartholomei de Janua ad predictum. « In Dei filio sibi carissimo, venerabili patri, fr. Dominico de Janua, Crovaria, Ordinis predicatorum, fr. Bartholomeus de Janua, prior Sancte Marie de Castello, eiusdem Ordinis, salutem et Spiritus Sancti consolationem. Quia de consilio patrum conventus nostri statutum et ordinatum fuit quod fiat presbiterium pulchrum et ornatum in choro , ubi nunc est antiquum, et quia cum difficultate et fastidio ac labore possunt repefiri tot pecunie a sacrista quot in dicto presbiterio opus erit expendere et exbursare, vestraque paternitas tanquam affecta cultui divino ac dicto operi, obtulerit se prompte et libenter omnem impensam predictam velle persolvere ex pecuniis parentum vel amicorum suorum, sine tamen detrimento conventus et eleemosinarum que ordinarie veniunt ad conventum : Volens ego prefatus prior bonam voluntatem vestram, quantum in me est, augere, confirmare et ampliare in bonum, et obviare scandalis et murmurationibus que possent suboriri apud contribuentes tali operi, si non modo suo fabricaretur, concedo vobis quod pro dicto presbiterio possitis petere eleemosinas ab amicis et parentibus vestris, et illas penes vos retinere seu conservare donec dictum opus fuerit perfectum et solutum, quodque in dicto presbiterio possitis pro libito voluntatis pingi facere quascumque imagines volueritis, et quecumque insignia seu cuiuscumque \estre paternitati placuerit, nec in hoc ab aliquo possitis impediri vel molestari, Rogans presidentes venturos, tam patres priores quam alios, ut in prefato opere vobis prestent omne auxilium, consilium et favorem, ut ad maiora fienda mensura accendatur. In quorum fidem hec propria manu scripti, sigil-lique conventus impressione muniri. Bene valete, et ad Deum pro me preces effundatis obsecro. Datum Janue in conventu prefato , anno domini mdx , die xiiii aprilis ». Ego fr. Johannes de Tabia prior, confirmo suprascripta, teste manu propria die 14 martii 1512. Suprascripte littere, tam patris fr. Hieronymi de Janua, quam etiam patris fr. Bartholomei de Janua, cum subscriptione et confirmatione magistri Johannis de Tabia manu propria, hic translate sunt de verbo ad verbum, ut patet per infrascriptos patres, ut omnibus pateat quatenus reverendus dominus Dominicus episcopus Sebaten. in sua administratione, dum esset inter fratres, si aliqua fecit, cum licentia superiorum fecit. Quarum litterarum, prime ^videlicet, patris fr. Hieronymi erant manu prop:ia sciipte ac sigillo proprio munite, nitóre litterarum clausarum ; secunde vero patris fr. Bartholomei erant patentes et cum sigillo conventus et subscripte manu propria magistri Johannis confirmantis eas; quas litteras infrascripti patres viderunt sic subscriptum esse, et in testimonium se manu propria subscripserunt. Ego Ludovicus de Genua confirmo ut supra, videlicet suprascriptas litteras esse translatas de verbo ad verbum, teste manu propria. Ego Hieronymus Fantonus confirmo etc. come sopra, et ad instantiam ipsius episcopi Sabaten (sic). Ego fr. Johannes de Levanto, supprior, confirmo etc. come sopra. Ego fr. Thomas Maria de Bononia testor ut supra. Precedono e seguono le su riferite lettere altre due dichiarazioni, scritte sul registro stesso dal vescovo Corvara : dove, nella prima che precede, attesta: Ego fr. Dominicus de Corvaria, episcopus Sebaten., petii a venerabili patre, fr. Ludovico de Marinis, priore conventus S. M. de Castello, quod duas litteras, quarum una erat fratris Bartholomei de Janua, altera fratris Hieronymi de Janua, registrare faceret in libro consiliorum pro securitate mea ; quas litteras ego presentavi, et sunt infrascripti .tenoris de verbo ad verbum, teste manu propria. Termina coll’altra: Jhesus Maria. 1516 die 19 martii in Janua. Ego fr. Dominicus de Corvaria, episcopus Sebaten., per hanc scripturam manu propria factam, fidem lacio quod nil debeo habere a conventu S. M. de Castello Ordinis predicatorum pro tempore administrationis mee usque in presens,' et hoc tam pro expensis factis pro predicto conventu, quam etiam pro pecuniis mutuo acceptis, tam nomine meo quam nomine matris mee; teste manu propria. Un’osservazione ancora. Nelle firme anzidette e in più altre carte conservate in archivio nostro, con data del 18 luglio, 18 agosto e, 17 ottobre 1530, il vescovo Domenico vien sempre chiamato 0 lui stesso si sottoscrive Corvara semplicemente, mentre dal 22 marzo 1531 in poi, negli atti gli si attribuisce il doppio gentilizio Grimaldi-Corvara. Che solo in quel tempo i Corvara siansi inalbergati nei Grimaldi ? Lo parrebbe. N. 187. — Fr. VINCENTIUS, de s. Margarita de Rapallo. Receptus est ab eodem priore, die ; aprilis 1496. Obiit Genue 1528, peste. Varia un poco il Giovi, scrivendo: Vincentius de s. Margarita, dictus de Rapallo-, poi: Obiit Corneliani IJ28, peste. E per Corni- gliano sta anche il Borzino, col Bottaro. Nel presente individuo può sospettarsi che s. Margherita sia il paese di origine e Rapallo il casato ; appunto come l’intesi del precedente fr. Thomas de Jcinuci, dictus de Novis al n.° 176. Ma è cosa più ovvia il crederlo nativo del paese di s. Margarita di Rapallo. Sta poi in fatto che lui stesso ad un atto notarile del 17 marzo 1500 si sottoscrive/;. Vincentius de Rapallo. N. 188. — Fr. VINCENTIUS de FASSIIS, de Genua. In nissuno dei nostri sillabi è cenno di questo soggetto; eppure la sua esistenza e aggregazione alla Congregazione di Lombardia non può essere dubbia, dicendolo chiaro il documento che segue, dal quale si ricava che, a titolo di malferma salute, chiese passare all’Ordine di s. Benedetto nel monastero di Borzone, in Liguria, e l’ottenne. Ecco la carta, conservata nell’archivio di Castello: Laurentius, miseratione divina episcopus Prenestin., dilecto in Christo Vincentio de Fassiis, de Janua, Ordinis fratrum Predicatorum observantie regularis professori, salutem in Domino. Ex parte tua fuit propositum coram nobis, quod cum tu, ob debilitatem tue complexionis, austeritates..,, et abstinentias dicti Ordinis et illius Congregationis commode sufferre posse non speres, desideras propterea ac ex aliis rationabilibus... a dicto Ordine ad ordinem sancti Benedicti, ad quem singularem geris devotionis affectum, et ad sancti Andree de Borzono Januen. diocesis, vel aliud monasterium dicti ordinis, ubi benevolos inveneris receptores, te transferre, quod tibi permitti dubitas absque sedis apostolice licentia speciali. Quare supplicari fecisti humiliter, tibi super his per sedem apostolicam de opportuno remedio nunc provideri. Nos igitur, tuis in hac parte supplicationibus inclinati, auctoritate domini pape, cuius plenarie curam gerimus, et de eius speciali et expresso mandato super hoc vive vocis oraculo nobis facto, tibi, ut superioris tui licentia per te vel alium seu alios petita, licet non obtenta, de Ordine predicatorum ad ordinem sancti Benedicti huiusmodi, et ad prefatum sancti Andree vel aliud eiusdem ordinis sancti Benedicti monasterium, ubi benevolos inveneris receptores, te transferre, et inibi sub illius habitu quoad vixeris remanere, omnibusque et singulis privilegiis exemptionibus prerogativis gratiis et induitis, tam spiritualibus quam temporalibus, voceque in capitulo ac loco in choro refectorio et dormitorio ac aliis quibus monaci dicti ordinis et monasterii, in quo eris pro tempore, utuntur potiuntur et gaudent, uti potiri et gaudere, ac de licentia tui superioris et ea durante beneficiis ecclesiasticis et curatis deservire, curam animarum exercere, ecclesiastica sacramenta ministrare, confessiones audire, verbum Dei quantum ad hoc ydoneus existas populo predicare, libere et licite valeas , veris existentibus premissis, tenore presentium indulgemus, ac licentiam et liberam concedimus facultatem, te, postquam translatus et in secundo dicto ordine professus fueris, a prioris Ordinis observantiis penitus absolventes. Non obstantibus constitutionibus et ordinationibus apostolicis et extravagan-tibus, nec non monasteriorum et ordinum predictorum etiam iuramento confirmatis, apostolica vel quavis firmitate alia roboratis regulis statutis* et consuetudinibus, privilegiis quoque induitis et literis apostolicis illis sub quibusvis formis et expressionibus verborum ac clausulis et derogatoriarum derogatoriis, aliisque fortioribus efficacioribus et insolitis irritantibusque et aliis decretis, etiam motu proprio et ex certa scientia ac de apostolice potestatis plenitudine in genere vel in specie, etiam in préiudicium presentis vel similium concessionum, etiam in forma Brevis, pro tempore concessis confirmatis et etiam iteratis vocibus innovatis, etiam marimagno aut bulla aurea vel alias nuncupatis, quibus omnibus et.... illorum sufficienti derogatione.... eorumque totis tenoribus specialis specifica expressa et individua ac de verbo ad verbum non... clausulas generales.... aut quevis alia expressio habenda vel aliqua alia exquisita forma servanda foret.... pro plene et sufficienter expressis habentes, illis alias in suo robore permansuris, hac vice... specialiter et expresse derogamus, ceterisque in contrarium quibuscumque. Datum Rome apud sanctum Petrum sub sigillo officii primarie (?), III idus februarii, pontificatus domini Clementis pape VII anno secundo. M. de Vulterris. De Attanantis. L’anno secondo del pontificato di Clemente VII corrisponde al 1525; e molti instrumenti io trovo in archivio, cui prese parte un fr. Vincentius de Janua, che sembra possa essere il nostro Fascie. Il primo atto, cui firma, è dell’8 novembre 1508, poi del 1510, 1528, 1535 e 23 marzo 1536 l’ultimo. Non sarebbesi dunque fatto monaco benedettino. L’unica difficoltà plausibile alla supposizione mia è, che fosse bensì membro della Congregazione lombarda, ma figlio d’un altro convento e non di Castello; ed io 1 ammetto. Non ho voluto tuttavia passarlo sotto silenzio. I Fascie sono genovesi di antica data, e oggi ancora sussistono, come anche i Fazio. Questi però in latino solevano chiamarsi de Fatio. N. 189. Fr. GASPAR de ODERICO, de Genua. Receptus est ab eodem priore, et eadem die. Hic obiit in conventu, 1504 die 25 augusti, peste percussus. Come spesso, il Giovi e il Bottaro mutano il giorno, e qui pon- - 87 - gono 24 augusti. Il Borzino cita l’anno, ma il mese e giorno tace. Nei nobili Oderico il nome di Gaspare era ereditario. N. I9o. — Fr. FRANCISCUS CENTURIONUS, de Genua. Receptus est ab eodem, et eadem die. Hic, habita licentia, exivit extra Congregationem; postea mutato halitu, obiit Rome. Sembra voler dire che si secolarizzò e morì prete; e il Giovi parmi chiarirlo meglio, dicendo: Hic, obtenta licentia, recessit a religione, e lo stesso con altre parole recitano anche il Borzino e il Bottaro. « Fr. Francesco Centurione, avendo per lungo tempo convissuto tra’ suoi religiosi, ottenne indulto di mutare abito, ma assieme mutò religione e mondo ; mentre se ne morì in Roma l’anno 1509 », leggo nelle Notizie cronologiche di S. M. di Castello. Una sola volta figura nelle carte, cioè il 17 marzo 1500, quando al medesimo atto sottoscrissero due fr. Franciscus de Janua-, uno è lui certamente. * N. 191. — Fr. MARCUS CATTANEUS, de Genua. Receptus est ab eodem, die 2 iunii 1496, hora 24. Factus fuit archiepiscopus Rhodius, et vicarius in spiritualibus Genue, ubi obiit de mense maii 154^' Suffraganeus archiepiscopi Genuensis, meglio spiega il Giovi; e ancor più chiaro il Borzino: Hic fuit archiepiscopus Rhodi, et vicarius suffraganeus archiepiscopatus Genuensis. Governo adunque la archidiocesi di Genova in qualità di vicario generale in nome del cardinale Cibo che n’era il titolare, e, come portava l’uso d’allora, di vescovati n’aveva una piena satolla: Genova, Torino e Messina. La cronaca nostra così lo elogia: Vir sane egregius, et in sua etate nemo fuit qui ardentius, ob miram dicendi eloquentiam, animos auditorum moveret, et doctorum ingenia magis erudiret, quam ipse. De quo viro prestantissimo hec habet magister Fontana: « Frater Marcus Cattaneus, genuensis, nobili loco natus.... sacre theologie celebris magister effectus, inter divini verbi annunciatores, sui saeculi primarios, locum obtinuit. Quapropter a pont. max. Clemente VII, cui Maici virtutes innotuerant, ad card. Innocentii Cibo, Januen. Archiep. in- sianliam, Januen. suffragamus, Rhodiensisqne archiepiscopus, /?; cow-sistorio Bononiae, die lunae 24 ianuarii incipientis anni ijjO, habito, salutatus fuit; quas dignitates usque ad an. 1346 obtinnit, quo, maio mense, vitam cum morte Januae commutavit, apud nostros sepulturae traditus. Reliquit post se ingenii sui monumenta praeclara ( Theatr. Dominio. pag. 97). Oltre il Fontana, parlano con molta lode del Cattaneo gli storici dell’Ordine e di cose genovesi; e noi pure a più riprese nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e di nuovo a pag. 225 dei Vescovi Domenicani Liguri, ne demmo la biografia. Mi maraviglio che nissun nomenclatore faccia menzione del suo priorato di Castello, sotto gli anni 1525-1527. Di lui abbiamo sole due firme ad atti capitolari negli anni 1513 e 15 14. N. 192. — Fr. BARNABAS GENTILIS, de Genua. Receptus est ab eodem, die et hora eadem. Hic fuit prior in hoc conventu bina vice. Obiit Genue, die 29 octobris 1554. Hanno di più il Bottaro e il Giovi: Hic bis fuit prior hic, et postea in omnibus conventibus utriusque maritime ore ligustice. Nel resto concordano col testo. Però il Borzino specifica che fu prior Savone 1 j2j, e Finarii il>i4. Noi lo troviamo ad apporre la sua firma ad un atto del 30 gennaio 1538 qui a Castello. I due suoi priorati nel convento nostro accaddero dal 1535 al 37, e dal 1543 al 45. È il Barnaba Gentile, iuniore, nipote, credo, del seniore, di cyi al n.° 13. A torto le Notizie cronologiche attribuiscono al secondo Barnaba quanto va dato al primo e viceversa, e fanno morire quello innanzi a questo; così la bagatella di mezzo secolo di distanza. Le vere epoche sono notate qui, e nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, a pag. 186 e 380; ove a pag. 382 mi passò inosservato T errore tipografico di iuniore a vece di seniore, parlando dei due Barnaba. N. 193. — Fr. AMBROSIUS, de Biella (sic), conversus. Receptus est ab eodem, die 10 februarii 1497. Obiit (manca). Suppliscono il Giovi e il Bottaro, scrivendo: Obiit Luce IJ27, e lo chiamano con più vicina latinità de Bugiella. Ma il Borzino, non avvertendo essere Biella una, oggi industriosissima, città del Piemonte, scrisse: Puto de Buccina, que latine dicitur Bucellct. Non è vero ; anche in latino io trovai scritto de Buccino, nei documenti da me incontrati. Bussana poi è località a breve distanza da Taggia, in riviera occidentale, ora quasi affatto distrutta dal terremoto del 23 febbraio 1887. Biella, in buon latino scrivesi Bugella. N. 194. — Fr. VINCENTIUS de VERNATIA, de Genua. Receptus fuit a fratre Barlholomeo de Janua, priore, die 9 octobris 1497. Fuit prolungata professio usque ad 23 octobris 1498, propter dubium infirmitatis, et ipsa die professus est. Obiit Genue, i$02 die 28 septembris. Lo copiò integralmente il Giovi. I Vernazza sono d antica nobiltà genovese, originarii dall’ omonimo paese. Essendo morto nel 1502, non può essere il fr. Vincentius de Janua, di cui al n. 185, vivente dal 1508 al 153^* N. 195. _ Fr. PETRUS SOPHYA, de Genua. Receptus est ab eodem, et eodem die et anno ; et huic non fuit prolungata professio, sed professus tacite. Obiit vi villa suorum parentum, tempore pestis, ad quos ivit, quia remotus erat. Nel sillabo Giovi evvi anche il luogo e Tanno: Obiit Genue, anno 1528, peste; ma il Borzino soppresse il Genue, e con ragione, se morì in villa suorum parentum, ov’ eransi rifugiati appunto in causa della peste. Un fr. Petrus de Janua trovasi firmato a due istrumenti, cioè del 18 novembre 1512 e 2 maggio 1528. Non può essere che il nostro. I Soffia, cittadini un di nobili di Genova, li credo oggi estinti. N. 196. — Fr. LUCAS BOZOMUS, de Genua. Receptus est a fratre Andrea de Brixia, priore, die 24 decembris 1498. Obiit Genue, 1528. Ben all’opposto scrivono il Bottaro e il Giovi: Obiit Genue IJ26, dum esset prior Finarii; e lo strano è che li copia, 0 almeno li seguita anche il Borzino, il quale, subito dopo, cita la firma mano propria apposta dal p. Luca Bozomo ad un atto del 16 novembre 1527. In fatti, nel libro dei consigli di Castello, sotto quella data, il Bozomo si soscrive alla deliberazione presa, così: Fr. Lucas — 90 — de Genua, prior Finarìensis, confirmo ut supra, leste manu propria. Sarà dunque morto davvero nel 1528. Fuit hic predicato)-, completa il Borzino. Nelle carte delT archivio figura una sola volta, e ai 17 marzo 1500, in un rogito cui si sottoscrisse fr. Lucas de Janua. N. 197. — Fr. HIERONYMUS de RAPALLO. Receptus est ab eodem, sub eisdem diebus, et professus est cutit supradictis. Obiit Genue, 22 aprilis 1SJ9- Hora nona, compisce esattamente il Giovi il tempo del suo decesso. Il supradictis per supradicto è errore di penna. Qui si rinfresca il dubbio se Rapallo sia patria o famiglia; ma seguendo il metodo adottato pei sacerdoti, lo riteniamo nome di famiglia. N. 198. — Fr. STEPHANUS CATTANEUS, de Genua. Receptus est ab eodem, et eodem die similiter professus est. Hic exivit extra Ordinem, et obiit... Il Bottaro e il Giovi dicono: Hic obiit in Poriugallia, extra Congregationem, e lo ripete il Borzino, ma il codice Anonimo ha' invece in Hispania. Il compilatore delle Notizie cronologiche lo assevera vivente ancora nel 1529; ma chi gli crede? L’accenno io a pag. 350 nei Domenicani illustri di S. M. di Castetlo. N. 199. — Fr. CONSTANTINUS SQUARSAFICUS, de Genua. Receptus est ab eodem priore, die 11 februarii 1499. Hic recessit IJ02, 29 octobris. Obiit Rome, et cum habitu et contrite. Qui nella prima parte combina col sillabo Giovi; il quale nella seconda scrive invece : Hic recesserat a religione et dimiserat habitum, sed reversus, devotissime obiit Rome anno 1J02. La differenza nella punteggiatura varia tutto il senso. Nel codice Bottaro leggo: Obiit Rome devote ijo6, e di mano del Borzino, ch’io conosco molto bene, v è aggiunto: Recesserat hic et dimiserat habitum anno 1502. Pare certo adunque la sua secolarizzazione o apostasia essere accaduta nel 1502, e il suo decesso, previo il ritorno all’Ordine, nel 1506. Si firmò a un solo atto del 17 marzo 1500 ch’io sappia, e così : Fr. Constantinus de Janua. — 9i — Il cognome Squarciafico lo desumo dal codice Anonimo, ove sta scritto in disteso, e sbaglia solo dicendolo morto extra, e anche sine habitu. Qui poi il compilatore delle Notizie, cronologiche ne sdogana delle marchiane, coll’ attribuire al p. Costantino il casato D’Oria, Tanno di morte il 1539, e dicendolo fratello al p. Stefano M.a D’ Oria, clT egli stesso poi assevera, ed è vero, defunto nel 1650; cento undici anni dopo! Ne discorro a pag. 28 nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 200. — Fr. DIONYSIUS de CAMULIO, de Genua. Receptus est ab eodem, et eadem die qua supra. Hic professus (manca est) 1500 19 aprilis, quia insta causa fuit prolungata (intendi professio). Iste recessit 1502 13 decembris, postea 1/07 19 martii hora 8 noctis, propter sedera multa et apostasiam, a seculari curia suspensus est Genue. Il Bottaro e Giovi ne seppero anche la grama fine, poiché soggiungono: Apostatava, et misere interiit Genue 1J04. Combina col Borzino, che dice: Infeliciter. Se morì del 1504, non potè più venire sospeso nel 1507. Eppure le due date sono chiarissime; e 0 T una o 1’ altra è sbagliata. Giudico probabile essere stato costui che subornò il precedente a lasciare 1 abito ìeligioso. La fine di entrambi riuscì però ben diversa. L uno penitente e santo, 1 altro apostata ostinato. I Camogli, cittadini genovesi, provengono dal— 1’ omonimo luogo di riviera orientale. N. 201. — Fr. AGAPITUS de VULTABIO , de Genua. Receptus est a fratre Paulo de Vercellis, suppriore , die ; iulii 1499. Obiit Genue, i$2) die 11 ianuarii, hora 18. Qui i sillabi Giovi e Bottaro pongono Tu iunii non ianuarii. Il cognome de Vultabio me lo fornisce chiaio e tondo il codice antico dell’ Anonimo : gli altri non T hanno. La casata nobile dei Voltaggio oggi è spenta. N. 202. — Fr. TIMOTHEUS de YHAPIS, de Genua. Receptus est ab eodem suppriore, die et hora quibus supra. Obiit Genue 1524, peste percussus. Dubito che questa volta abbia ragione il Giovi, dicendolo morto Genue anno 1528, peste; mentre il codice Bottaro concorda col — 92 — nostro testo. Pur il Borzino segna 1528. È poi il sillabo Anonimo che, anche per costui, mi fa dono del cognome Chiappe, famiglia genovese tuttora esistente. Sono cinque le sue firme ad atti capitolari, solo per gli anni 1513 e 1514, nel libro dei consigli, ove scrivesi fr. Timotheus de Janua. N. 203. — Fr. SILVESTER RICCIUS, de Genua. Reccptus est a fratre Sixto de Genua, priore, die 27 martii 1500. Professus est tempore suo. Obiit Genue, die 2 septembris 1544. Questa volta è il codice Giovi e il Bottaro pure, che mi somministrano il casato del p. Silvestro, morto, dice il sillabo Anonimo, doloribus lumborum; e il Borzino aggiugne: Fallit natura in eius persona, fecit.... Pare voglia dire, alludendo all’animale dello stesso nome, che invece di pungere altri, fu lui stesso straziato da acute punture. È stato più anni vicario, poi sottopriore, e come tale si firma a molti atti capitolari dal 1512 al 1514; e lo fu di nuovo nel 1542. Nella gran peste del 1528, il p. Silvestro perdè il suo nipote Antonio, setaiolo, e figlio di Francesco, morto ab intestato e senza prole; il perchè addì 9 novembre stess’anno, d’incarico del priore e padri del convento, andò al possesso della eredità. La quale tuttavia pare gli sia stata contrastata, nel seguito, da una Ge-rolama, vedova di Girolamo Ricci ; come ricavo da altra carta del 1529. Le Notizie cronologiche, a vece che Ricci, lo chiamano Risso: famiglie amendue genovesi, ma quella nobile, questa popolana. N. 204. — Fr. NICOLAUS, de Genua, conversus. Receptus fuit ab eodem, die ) maii 1500. Hic, in suo novitiatu, sponte exivit. Altro scappuccio del Giovi, che segna il 2 ottobre, ma è contraddetto pure dal codice Anonimo. N. 205. - Fr. JOHANNES BAPTISTA LOMELLINUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, ijoo die 19 iunii. Hic obiit Genue, die 31 ianuarii 1 /2/, dum esset prior Saone (sic). Aggiugne e corregge il Giovi : Hic fuit prior in hoc conventu, et obiit, Savone prior, anno 1/22. Lo prese forse dal codice Anonimo, ✓ — 93 — che dice come il sopra riferito nostro testo: meno Tanno 1522 a vece del 1525. Sappiamo poi dal Borzino che fu altresì prior s. Sabine 1514; epperciò a Roma. Nel suo biennio di superiore a Castello, durato dal 1518 al 20, accettò all’abito il novizio Stefano Usodimare, poi generale dell’ Ordine. I nobili Lomellini sussistono tuttora in Genova. N. 206. — Fr. AMBROSIUS de PODIO, de Genua. Receptus est ab eodem priore, die io octobris 1500. Tempore suo professus est tacite tantum, morte prioris interveniente, sed 20 maii 1502 publice professus est. Obiit die 20 maii 1520, peste percussus. Sono di nuovo alle mani i due sillabi Carbone e Giovi per diversità di date. Noi riferiremo l’autorevole testo dell Anonimo, che dà ragione al primo: Iste fuit receptus in capitulo ut-profiteretur tempore suo, sed ob mortem prioris professus fuit tacite tantum, usque ad IJ02 die 20 maii, quando professus est expresse; itaque usque tunc conventus caruit priore. Obiit fanne 1524, peste percussus. Hic fuit predicator. Anche il Borzino gli attribuisce la qualita di predicatore e il 1524 per anno di morte. E lo credo più probabile dell altro, cioè il 1520, del nostro testo, se morì di peste. Il priore poi, la cui morte, accaduta ai 19 ottobre 1501, occasionò la tacita professione del novizio Ambrogio, era il p. Sisto Maggiolo, del surriferito n.° 135, a pag. 61. Gli fu padre Nicolò Poggi, dottore in medicina, il quale nel suo testamento del 10 aprile 1503» dichiarati eredi di sue sostanze gli altri figli Antonio e Gregorio, lascia 1 usufrutto delle pigioni d una casa con botteghe, in via s. Antonio, per una meta alle dame di Misericordia pella visita degli ammalati; e 1 altra metà ai padii di Castello, come legittima spettante al terzo suo figlio Ambiogio, ivi professo, coll’ obbligo di spenderla in medicinis fiendis et ordinandis pro fratribus infirmis dicti monasterii. Era forse il medico del convento, ed ebbe compassione dei suoi clienti. N. 207. — Fr. MARCUS, de Guano, conversus. Receptus fuit a fratre Bartho-tomeo de Genua, priore, die 22 iulii 1502. Obiit Genue, die 13 augusti 1549' Il codice Anonimo nota Tanno e non il mese e giorno, dicendolo morto in S. M. de Castello 1549’ c ^ Giovi, come di solito, — 94 — lo muta nel 12 aprilis 1549. Goano qui per me è patria, non cognome. Il priore chiamossi Bartolomeo Rivarola, quello del n.° 123. N. 208. — Fr. ANTONIUS de GIBELLO. Receptus fuit a fratre Bartholovieo de Genua, priore, in die s. Barnabe, 1503, et expulsus est novitius. Il nostro testo dice Angelus, ma 1’Anonimo, il Borzino e il Giovi lo chiamano Antonius, e il primo segna per giorno dell’ entrata: Die xi iunii, che è appunto il dì di s. Barnaba. Il non trovare alcun paesello, o frazione di esso, in tutta Liguria denominato Gibello, ne induce a ritenerlo nome di famiglia; tanto più che in Genova esistono al dì d’ oggi ancora il casato ed un vicolo intitolato Gibelli, presso Banchi. N. 209. — Fr. JOHANNES BAPTISTA CATTANEUS, de Genua. Receptus est a fratre Sebastiano de Bononia, priore, die 22 maii 1504. Obiit Albarii, 1504 die 2 iulii, peste. Avrà benissimo ragione il Giovi nello scrivere che receptus fuit a fratre Nicolao de Tabia, suppriore, quia prior decumbebat, anno 1504 die 22 maii, circa horam 24. Obiit cum magna sanctitatis et puritatis opinione, Albarii, novitius, peste percussus. Il Borzino nel suo Nomenclator, sotto il nome di questo caro angioletto, lasciò sufficiente spazio per scrivervi un degno elogio, che poi non compilò, forse perchè a lungo n’avea già parlato, o dopo ne parlò nell’altro suo voluminoso ms., che volle intitolare Laconismo delle storie genovesi, ora nella biblioteca Civico-Beriana, col precedente. Narrammo già noi la succinta sua biografìa a pag. 31 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e ne accadrà trattarne di nuovo in altro lavoro. N. 210. Fr. RAPHAEL CAVATIA, de Genua. Receptus fuit eodem die et hora. Hic expulsus (manca fuit) a vicario generale, fratre Justino, die 24 iulii 1504. Qui il Giovi ha la nota morale che segue. Ricevuto all’ abito col precitato angioletto, eundem finem haud fecit ; nam expulsus fuit novitius. I Cavazza, cittadini genovesi, sussistono tuttora. I s — 95 — N. 211. — Fr. BENEDICTUS de FERRARIIS, de Genua. Receptus fuit a ? fratre Sebastiano de Bononia, die $ martii 1505. Obiit Geme, supprior, peste. Borzino e Giovi correggono: Obiit Albarii, dum esset supprior conventus, peste, anno 1528. Addi 16 novembre 1527 1° trovo soscri-versi ad un atto capitolare, così: Fr. Benedictus de Genua, supprior conventus genuensis, e di nuovo il 2 maggio 1528. Non l’eia più il 9 novembre stess’anno; segno che morì neH’intermezzo di tempo. * & N. 212. — Fr. JOHANNES, de Varisio, conversus. Receptus est ab eodem, die ' et anno, ut supra. Hic expulsus fuit novitius. Il Giovi volle chiamarlo de Brixia, notando però, che alii legunt de Varisio: e de Varisio infatti hanno tutti, antichi e moderni. Giusta il metodo adottato per i conversi, Varese qui è da me ritenuto paese, non cognome. N. 213. — Fr. SILVESTER, de Tabia, conversus. Receptus est a fratre Silvestro de Prierio, priore, die / martii 150J. Hic, novitius, sponte exivit. f S’ uniformano al nostro gli altri sillabi. Priore di Castello era allora il poi celebre letterato, magno teologo e canonista, p. Silvestro Mazzolini da Priero, il quale a questa sua prima recluta, impose il suo nome, ma non riuscì a seconda del desiderio. N. 214. — Fr. HIERONYMUS MARENGUS, de Genua. Receptus est a Jratre Silvestro de Prierio, priore, die 24 martii 1507. Obiit Genue, die 28 octobris 1562. Menzione sicura di lui l’abbiamo nel libro dei consigli sotto il 17 settembre 1513, dove si firma fr. Hieronymus de fanua Ma-rengus; e così pure alle date anteriori dell’8 novembre 1508 e 8 aprile 15 10. Se tutti l’avessero imitato, tanti dubbii ora sparirebbero, e la nostra storia n’avvantaggierebbe assai. Nel Giovi lo trovo vestito anno ijo6 die 24 decembris-, e nella data di morte combina col nostro codice. Il Borzino segue il Giovi. Esiste in archivio una procura dei padri di Castello, del 23 ottobre 1542, a favore del p. Girolamo, erede parziale dei beni * — 9 6 — paterni e materni, con diritto di poterne disporre a piacimento, purché faccia scrivere in testa del convento medesimo luoghi 16, i cui frutti siano devoluti, vita durante, al suo fratello Francesco, e costui morto, appartengano ai religiosi. N. 215. — Fr. AUGUSTINUS, de Lavania, conversus. Receptus est ab eodem priore, die 6 aprilis 1307. Obiit Genue, die 17 decembris 1S44- Qui invece il nostro testo discorda nel giorno di decesso, che il Giovi pone die 11 decembris. Questo Agostino non vuol essere confuso col più tardo omonimo, che riuscì un eccellente ebanista. N. 216. — Fr. JOHANNES de GROPALLO, de Genua. Receptus est ab eodem priore, die $ augusti 1507. Obiit Baselle. Ne sa di più il Giovi, ove scrive: Obiit Baselle, anno ijjj die ij decembris. Basella è in provincia di Bergamo, e possiede un bel santuario, e a quei dì vi fioriva ancora un convento domenicano, fondato da Bartolomeo Colleoni. Gropallo poi è famiglia nobilissima di Genova , oggi ancora fiorente. N. 217. — Fr. ANDREAS MECOTA, de Genua. Receptus est ab eodem priore, eodem anno, die et hora. Hic in habitu permansit horas 18, et exivit. Confesso che questo casato genovese mi giunge nuovo, nè mai l’incontrai attraverso la storia del paese. Eppure tutti i sillabi hanno Mecota, nè è luogo a dubbio. Il solo compilatore delle Notizie cronologiche lo scrive Demecota, che s’ avvicina all’ antico casato genovese dei Domocolta. Siamo dunque persuasi che Mecota sia qui abbreviazione di Demecotta, corruzione pur essa alla sua volta di Domocolta. N. 218. — Fr. LUCAS, de Terdona, conversus. Receptus est ab eodem priore, et eodem anno, die ; septembris. Obiit Genue 1528, peste perfussus. Invece di Genova, obiit Albarii 1528, mense maii, dice il Giovi; poi lo fa ricevuto allibito il 5 settembre 1508. Così pure il Borzino, ma chiude ad amendue la bocca il testo antico dell’Anonimo, — 97 — che lo vuole receptus die j septembris IJ07, e morto Janue IJ28, de mense maii, peste percussus, Albarii. N. 219. — Fr. VINCENTIUS, de Rezonico. Receptus est ab eodevi priore, dii 5 februarii 1508. Obiit Sigestri, dum esset prior, 1528. L’ Anonimo e il Giovi aggiungono il 27 ianuarii, qual giorno di sua morte. Più religiosi a nome Vincenzo trovavansi allora a Castello, e tutti si sottoscrivono fr. Vincentius a Genua, ma col gentilizio nessuno. Nissuno pure lo dice genovese. Un avviso che trovo nel Liber iustrumentor. S. M. de Castello, ci assicura che Rez-zonico qui è paese. « iffi die 20 aprilis. Nota quod, die qua supra, facta fuit procura in patrem fr. Tbomam de Romanengo, qui erat vicarius in loco Regnici, pro hereditate q. patris fr. Vincentii de Re^o-nico, fi Hi conventus nostri Castelli, per notarium Hieronymum Rocha-tagliata. Se la eredità aveasi a liquidare nel luogo di Rezzonico, è chiaro che in esso ebbe eziandio i natali il p. Vincenzo. Ma perchè quel ritardo sino al 1551? N. 220. — Fr. JOHANNES, de Rapallo, dictus de GAZÀ. Receptus est ab eodem priore, die * maii i$o8. Obiit Genue 1550 die 7 octobris. Iste fuit sin-dicus per 25 annos. Volendo il p. Domenico Corvara essere esonerato dall’ufficio di sindaco, ossia procuratore del convento, nell’azienda finanziaria, addì 30 ottobre 15 13 dai padri a consiglio radunati fu eletto codesto fr. Johannes de fanua, sacerdos...., qui fiat sindicus loco ipsius fratris Dominici. In più altri atti posteriori è sempre chiamato, e si firma lui stesso, fr. fohannes de Rapallo, ora senza ed ora colla qualifica di sindaco. Era dunque nato a Genova, ma la famiglia sua originava da Rapallo, e chiamavasi Gazale, in dialetto Gaza. Del loro monumento sepolcrale in chiesa nostra di Castello ne parlai io a pag. 337 della Illustrazione storica, artistica ed epigrafica della chiesa medesima. N. 221. _ Fr. BARTHOLOMEUS CANGIALANSA, de Genua. Receptus est ab eodem priore, anno, mense et die eodem. Obiit Cbii. Un Bartholomeus de Janua trovo firmarsi ad un consiglio tenuto a Castello il 16 novembre 1527; e anche prima al 30 gennaio 1514. I Cangialanza erano tra le famiglie nobili di Genova. Atti Soc. Lio. St. Patria. Serie i.*, Voi. XX. - 98 - N. 222. — Fr. HIERONYMUS de TURRINO, de Genua. Receptus est ab eodem priore, anno, mense, die et hora, quibus supra. Obiit Genue, ifij mensis septembris. Una sola volta pone la sua firma nel libro dei consigli, cioè addì 30 gennaio 15 14, Tanno innanzi la sua morte. Anche i Turbini 0 Tubini aveano posto tra le tamiglie patrizie di Genova. N. 223. •— Fr. AUGUSTINUS, de Prierio. Receptus est a fratre Silvestro de Prierio, vicario generali, die 17 septembris 1508, existente priore fratre Bartho-lomco de Genua. Hic obiit Neapoli. Aggiugne 1’Anonimo: Obiit Neapoli ijiS. Iste erat lector valde ingeniosus, et cum multa expectatione ; e lo copiano gli altri sillabi. Ne parlai con lode a pag. 104 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 224. — Fr. BARTHOLOMEUS, de Prierio. Receptus est ab eodem, simul cum superiore. Hic obiit Regii, 1518. È curiosa la coincidenza dell’anno di decesso in questi due compaesani e compagni di vestizione, e fors’ anco parenti di sangue. N. 225. — Fr. MARCUS DULMETA. Receptus est ab eodem patre vicario, eodem anno, mense, die et hora, quibus supra, et cum aliis est professus. Obiit Rome extra Congregationem. Dall’ Anonimo e da altri il cognome è scritto de Ulmeta, e lo si dice morto Tanno 1518; così tutti tre i ricevuti assieme all’abito sarebbero usciti di vita lo stesso anno. Località denominate Olmetta ve n’ha ben molte in Italia, ma nissuna d’esse in Liguria ; e siccome invece vi esiste il casato Dolmetta, così seguitiamo con fiducia il testo nostro. Ne resta tuttavia ignota la patria ; poiché non crediamo possa esser la sua firma. quella di fr. Marcus de Janua, posta sotto un atto dell’8 novembre 1508. Era novizio da poco più d un mese. Ma ben può esserlo l’altra eguale del 9 novembre 1528; e con tutto ciò non ce ne fidiamo, perchè vivea allora, anzi fioriva, il p. Marco Cattaneo del superiore n.° 191. N. 226. — Fr. MATTHIAS de PONTE, de Zara (sic). Receptus est a fratre Bartholomeo de Genua, priore, die 18 martii 1509. Obiit Genue, die 7 februarii iji8. Sotto un atto consigliare del 30 gennaio 1514 evvi la ^irma fr. Matthias de Janua, che non può essere altri da lui. Imperocché l’Anonimo soppresso il de Zara, che e sbaglio evidente nel copiate, ha fr. Matthias de Janua de Ponte, e il resto come sopra. I Ponte furono e sono cittadini genovesi. Lo credo nipote dell altro padre Mattia Ponte, di cui a pag. 43 sotto il n.° 81. N. 227. — Fr. THERAMUS de CROVARIA, de Genua .Receptus est ab eodem priore, armo, mense, die, ut supra, et cum predicto receptus, et professionem fecit. Obiit Genue 1528, peste. Intervenne al consiglio del 30 gennaio 1514, cui con molti altri appose la sua firma. In seguito, è cenno di lui nella controversia del suo parente, Domenico Corvara, poi vescovo di Sebate, di cui pare abbia sostenute le parti. Obiit peste, Janue, ditm esset predica tor conventus, de mense iunii 1528, ricavo dall Anonimo e Borzino. AlTistrumento dell’8 aprile 1510, lui ultimo, si sottoscrive Jr. Theramus de Janua. N. 228. _ Fr. VICTOR, de Genua, conversus. Receptus est ab eodem priore, anno, mense, die et hora, quibus supra, et cum predictis receptus et professus est. Obiit Genue. Dall’ Anonimo, come dai più recenti sillabi, venne fatto al Vittore il seguente elogio : Hic exposuit se ex charitate ad onines tam fratres quam secuìares, qui pestiJentiaK morbo laborabant, anno 152S. Obiit demum Genue, senio confectus. Di questo buono e caritativo converso ebbi due parole di encomio a pag. 36 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 229. _ Fr. LAURENTIUS MUTIUS, de Vulturo. Receptus est a fratre ]oliatine de Tabia, magistro in theologia, priore, die 6 iulii ijio. Professus est — 100 — die n iulii ijii. Hic recessit extra Ordinem, et postea reversus, obiit Genue, die 2; ianuarii if}6. Addi 30 gennaio 1514 era in convento, se sottoscrisse all’atto capitolare di quella data., firmandosi fr. Laurentius de Vulluro. Sono nel codice antico dell’Anonimo notizie speciali di lui: Ista tamcn prolungaiio (della sua professione, e di pochi giorni) non fuit ex defectu ipsius, quia in capitulo Imbuii omnes voces. Iste ivit ad conventuales, postea redivit; antequam redirei, stetit extra Ordinem curatus ecclesiarum secularium. Per nissun altro soggetto il codice scende a così minute particolarità, epperciò stemmo in forse che egli potesse essere l’autore del sillabo, che chiamiamo Anonimo; ma poi riscontrammo la data del suo decesso essere vergata dalla stessa mano del testo, colla sola variante del dì 26 e non 25 gennaio. De! p, Muzio parlo a pag. 224 della precitata opera sui Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 230. Fr. BARTHOLOMEUS, de Genua. Qui postea Thomas vocatus est, similiter est al> eodem receptus, anno, die, hora ac mense, ut supra ; cum quibus professus est; et obiit Genue, i;i6. Difatto un fr. Thomas de Genua è sottoscritto all’atto consigliare del 30 gennaio 1514; e 1’Anonimo aggiugne il 20 aprilis qual giorno di morte, ma avrebbe fatto meglio a dirci il suo casato. N. 231. Fr. C.HRIS1 OPHORUS, de Genua, conversus. Receptus est a fratre Bartholomeo de Genua, priore, die 10 martii i;o9. Obiit Genue, senio confectus. F11 dimenticato dal Giovi, e nel testo nostro pure, ma lo trovo aggiunto in esso, in calce di pagina da altra pessima mano. Lo omise anche 1 Anonimo, e lo supplì il Borzino, che ce lo fa conoscere qual fraler optimus supradicti Victoris, e accettato all’abito del 1510 non 1509. Se non che del 15io cominciò il suo priorato il p. Giovanni Cagnasso, e qui sopra è detto vestisse l’abito per mano di Bartolomeo Rivarola; dunque nel 1509 o principio del 1510, essendo ancora priore il p. Rivarola. È di lui un cenno a pag. 37 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. — 101 - N. 232. — Fr. BAPTISTA de FRANCHIS, de Genua, habitator Illicis. Receptus est, et professus est ea die, eodem anno et hora, et ab eo quo supra. Presenziò 1’ adunanza dai padri tenuta il 30 gennaio 1514, e vi si soscrisse fr. Bciptlsta de Janua. Nell’Anonimo leggo che obiit Janue 1525 de mense maii. L’ aggiunta di habitator Illicis , crediamo non voglia significare altro se non che dimorava a Lerici, paese della riviera ligustica orientale. N. 233. _ Fr. VINCENTIUS GAMBARANA, de Saona. Receptus est ab eodem, et professus est ut supra. Obiit Savone. Alla preaccennata assemblea del 30 gennaio prese parte anch’egli, firmandosi poi fr. Vincentius de Savona. Tutti gli altri sillabi lo chiamano Hieronymus, e 1 Anonimo, meglio di ogn altro, spiega la cosa dicendo : Fr. Hieronymus Gambarana de Saona, ad instantiam patris sui vocatus est fr. Vincentius. A vece di Savone, obiit Tabie, scrivono tutti i suddetti. N. 234. — Fr. ADEODATUS JUSTINIANUS, de Janua, habitator Illicis. Receptus est ab eodem et professus est anno, die, mense ac hora, quibus supra. Obiit Genue, de mense iunii, 152S. Come i due precedenti, e si scrive da se fr. Deodatus de fama. Il solo Anonimo lo dice morto di peste, e potea saperlo; il Borzino poi all’habitator Illicis aggiugne la precisa località portus s. Crucis. 235. — Fr. PAULUS, de Finario, conversus. Rcceptus est ab eodem priore. Obiit Genue, 1524 die 27 deccmbris. Meglio 1’Anonimo, il quale pel dì di vestizione specifica: Die 14 augusti 1 fio. Il Giovi lo pone assai più tardi, e dice che ex incuria scriptorum hucusque protractus est. Nel testo nostro è al suo posto. N. 236. — Fr. PAULUS MONTALDUS, de Janua. Receptus fuit ab eodem, die 8 martii 1511. Più giusta stimo essere la data di vestizione, cioè il 14 augusti 1511, segnata dall’Anonimo e dal Borzino. Tra le carte dell’archivio una ve n’ha del 18 febbraio 1542, la quale contiene la vendita fatta dai fratelli Luca e Michele Pruzzo, del q. Stefano, al nostro padre Patrio de Montaìdis, Januensi t vice rectori ecclesie parochialis di Mollare, nella diocesi di Acqui, d’ una pezza di terra castagniva, al prezzo di 60 scudi d’oro. Sarà bene che la riporti a benefizio della storia. In nomine Domini amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo quingentesimo quadragesimo secundo, indictione xv, die xvm mensis februarii, actum in loco Mollarum, dioc. Aquensis, videlicet in domo que erat magnifici Johannis Biemi, confiscata camere castri Mollarum, etc. habitationis mei notarii infrascripti, ibique in presentia mei notarii et testium infra.scriptorum vocatorum et rogatorum etc. D. Lucas et Michelinus fratres de Prutiis q. Stephani, de dicto loco Mollarum, ibidem presentes, sponte et ex eorum certa scientia, non vi aut dolo ducti, nec aliqualiter seducti, per se et heredes ac successores suos quoscumque, iure proprio et in perpetuum dederunt cesserunt vendiderunt et tradiderunt, ac dant cedunt vendunt et tradunt, seu quasi, venerabili domino, fratri Paulo de Montaldis, Januensi, vice rectori ecclesie parochialis Mollarum, presenti ementi et stipulanti pro se et heredibus ac successoribus suis et habituris causam ab eo, petiam unam castagneti sitam in posse Mollarum loco et contrata dicta in Gheia, cui toheret Antonius Prutius q. Michelini, Prinetus Jacobus et iura comunis Mollarum, et si qui sunt etc. ad habendum, tenendum et possidendum , et quidquid de ea petia castagneti ut supra vendita placuerit perpetuo faciendum ipsi domino fratri Paulo, et eius heredibus et successoribus etc. cum omnibus et singulis suis iuribus, ingressibus et egressibus, comodis, beneficiis ac utilitatibus ad ipsam petiam castagneti, in Gheia, modo aliquo spectantibus et pertinentibus, liberam, vacuam et expeditam ab omni vinculo et genere servitutis et exactionis, preter quam a futuris mutuis, tal leis, collectis et oneribus comunis Mollarum, que et quas dictus dominus, frater Paulus emptor, promisit et convenit dare, prestare et solvere ipsi comuni pro ipsa petia castagneti. Renunciantes etc. Et hoc pro pretio et nomine pretii scutorum sexaginta auri forensium ; quo pretio dicti iratres de Prutiis ibidem presentes mutuis consensibus habuerunt et receperunt actualiter et cum effectu a dicto domino, fratre Paulo emptore dante et numerante in presentia mei notarii et testium infrascriptorum, scuta viginti se?-, seu xxvi, in tot scutis auri forensibus ut vulgo dicitur, seu Italis, et m testonis sex regis et certa moneta pro uno scuto cum dimidio, que omnia faciunt summam scutorum viginti septem cum dimidio auri. Reliqua vero scuta triginta duo auri ioren. cum dimidio, que faciunt summam scutorum sexaginta auri, predicti D. Lucas et Michelinus fratres de Prutiis, ibidem presentes confessi fuerunt et sunt, et confitentur et protestantur in presentia mei notarii et testium infrascriptorum, iam pluribus diebus et mensibus elapsis habuisse et recepisse a predicto domino, fratre Paulo presente et stipulante. Renunciantes etc. Et sub ipotheca etc. — 103 — De quibus omnibus et singulis dicte partes mandaverunt et rogaverunt fieri publicum instrumentum per me notarium infrascriptum, unum vel plura, si opus fuerit ; presentibus domino Zanino Mattheo et domino Christophoro de Cruce (?) fil. q. d. Antonii Marie, de Mollis, testibus vocatis et rogatis ad preniissa. Ego Christophorus Malvicinus, fil. q. nobilis d. 1 horne, civis Alexandrie, publicus imperiali auctoritate notarius et de collegio dominorum notariorum dicte civitatis, predictis omnibus et singulis dum sic, ut premittitur, fierent et agerentur, presens fui, una cum prememoratis testibus, eaque sic ut supra fieri vidi et audivi. Ideo suprascriptum instrumentum venditionis mihi fieri iussum rogatus scripsi et tradidi, scripsi et subscripsi manu propria, et in fidem pre-missorum signum mei tabellionatus apposui consuetum. Di che guisa, il p. Montaldo si trovasse in carica di vice lettore della parrocchiale di Mollare, io noi so aire. Ancora frate, comperava una larga possessione al non modico prezzo di 60 studi d’ oro, e a quale scopo? Che fosse per 1 erezione ivi di un convento domenicano , che poi non abbia avuto effetto? È possibile. Nissun sillabo accenna alla uscita di lui dall Ordine, come nè anche il tempo del decesso. Era forse sua parente quella Maddalena, di cui trovo nel Liber istrumentor. S. M. de Castello il legato da essa latro al convento. Maddalena Robusteria, olim serva q. Johannis de Cainpofregoso, uxoi Francisci de Montaldo, per ieslamentum confectum manu Retri de Ri-palta 14.76 dje un aprilis légavit conventui tocuin dimidium, sci iptinn super dictum conventum. Item legavit lectum suum, scilicet strapunlam unam et culcitram unam, que est nova, et cossinum unum et origeriuin et par linteaminum, aut duo, si viro placuerit. De quibus dimisit usum dicto Francisco in vita sua, et post vitam dicti Francisci, conventui, pro infirmis. Item legavit loca tria in compagna P. N., scripla super ipsam, dicto conventui pro infirmis, ita tamen quod pro infirmitatibus dicti Francisci, si fuerit necesse, possint etiam vendi, indicio Lodixii Stelle Catanei de Cataneis. N. 237. _ Fr. CRISPINUS, de Janua, conversus .Receptus est ab eodem priore, eodem anno, mense, die, hora, ut supra. Obiit Genue, de mense martii 1528, peste. I • ■ . ' ' Il Bottaro assicura il 9 quale giorno di sua morte: ed ha in suo favore 1’ Anonimo, che dice : Obiit 152S 9 martii, peste. — 104 — N. 238. — Fr. HIERONYMUS BAVARUS, de Genua. Receptus fuit in conventu s. Dominici genuensis ; postea, die 20 iulii 1512, receptus fuit in filium huius conventus a fratre Hieronymo Bonomo, priore, auctoritate magistri Ordinis et totius capituli. Obiit die 7 ianuarii 1546, confectus senio. Nel libro dei consigli trovasi la patente del generale dell’Ordine, con cui, annuendo al desiderio del p. Bavaro, da anni vivente nei conventi della Congregazione, lo trasfiglia da s. Domenico di Genova a Castello, in data die ultimo februarii ifi2, a condizione del beneplacito del vicario generale della Congregazione stessa. Segue infatti subito dopo questo assenso, dato addì 2 maggio 1512 dal vicario anzidetto, p. Eustachio di Bologna, e dai definitori rau-nati a capitolo in Cremona. Ecco i documenti : Copia litterarum rev.mi magistri Ordinis, et vicarii generalis, in filiatione conventus S. M. de Castello, pro fratre Hieronymo Bavaro, in hunc tenorem. « In Dei filio sibi carissimo, fratri Hieronymo Bavaro, genuen., Ordinis predicatorum, frater Thomas de Vio, Caietanus, sac. theol. professor ac totius eiusdem Ordinis generalis magister et servus, salutem et sancti Spiritus consolationem. Petitionibus tuis pleno inclinatus affectu, tenore presentium, te -ex conventu s. Dominici de Janua ad conventum S. M. de Castello eiusdem civitatis transfero, ac si in conventu eodem S. M. de Castello nostro religiosum habitum sumpsisses, et in eodem et pro eodem fuisses professus , accedente tamen ad hoc assensu rev. vicarii generalis Congregationis eiusdem. In quorum fidem presentes fieri feci, et officio sigilli mei muniri mandavi. Bene vale, et Dominum pro me ora. Datum Rome, die ultimo februarii 1512, assumptionis mee anno 4. » Segue la facoltà del vicario generale della Congregazione. « In Dei filio etc. fratri Hieronymo Bavaro etc. frater Eustachius de Bononia etc. ac Congregationis Lombardie vicarius generalis, et diffinitores capituli Cremonen. salutem etc. come sopra. Quia per plures annos in Congregatione nostra religiose vixistis, equum est ut petitionibus vestris annuamus. Igitur, tenore presentium, quantum ad nos attinet, damus et licentiam concedimus et vobis impartimur ut possitis fieri filius conventus S. M. de Castello de Janua, et ipsi conventui incorporari ac si essetis receptus in prefato conventu ad habitum et in eo professus, et ex nunc omnem filiationem approbamus. In quorum fidem etc. Datum Creinone, die 2 maii 1512. » « • • — 105 — Que littere approbate sunt; et in fidem premissorum ego fr. Hieronymus, genuen., prior, illas manu propria copiavi. Chi scrivea così era il p. Girolamo Bozomo, che tenne il priorato di Castello dal 1512 al 1514. Aggregato a Castello, il p. Bavaro intervenne a molti atti capitolari, cui appose sempre la sua firma fr. Hieronymus de Janua. È autore d’un’ opera di curiosa lettura, della quale feci breve cenno a pag. 381 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 239. — Fr. HIERONYMUS, de Finario. Receptus fuit a fratre Hieronymo Bozomo, priore-, die 27 novembris 1512. Come qui, cioè fr. Hieronymus de Finario, si firma negli atti capitolari. Iste pluries domum petri expertus Juit, aggiugne l’Anonimo, senza dirne il perchè, ed il casato. Obiit Ancone 1561 die 9 octobris, completa il Giovi. N. 240. — Fr. STEPHANUSCATTANEUS.de Genua. Receptus est ab eodem priore, die 27 iunii 1513. Exivit ad conventuales, est effectus magister in theologia, licet non esset multum doctus. Obiit Genue in s. Dominico, IS42- o ' Lo trovo sottoscritto ad un atto del 16 novembre 1527 in qualità di lector secundus, mentre lettore primo era fr. Thomas, bono-niensis. Il licei non esset multum doctus il nostro testo lo copia dal-1’Anonimo, mentre il Giovi ha: Laurea magisterii insignitus est. Ciò conferma quello che già altronde si sa, che a que’ tempi di studi fiorenti, i laureati nel magistero di teologia erano uomini di molta dottrina. Il Borzino poi scrive: Fuit lector hic philosophie, cioè a Castello. N. 241. — Fr. PETRUS , de Levanto , conversus. Receptus fuit ab eodem priore, die 28 novembris ifij, et professus est tempore suo. Obiit Genue, i$6$ die 18 martii. Fuit sacrista optimus et amabilis, commenta il Borzino, dopo il Giovi; il quale ultimo assegna il iS maii per giorno di morte. N. 242. — Fr. VINCENTIUS de ODONO, de Genua. Receptus est Papie ad habitum, die 20 iunii 141)9, et postea 1514 factus est filius huius conventus, auctoritate totius capituli et magistri Ordinis. Obiit prior huius conventus, die 27 decembris 1522, gloriose. Peggio di tutti confonde i fatti e le date il Borzino, dicendo : Ditm hic esset prior omnibus gratus, de licentia rev.tnì Caietani et consensu capituli acceptatus est in filium conventus, IJ14, sed eodem (!) anno 1522 adhttc prior obiit. Il netto della cosa si ricava dal libro dei consigli, dove il giorno 30 gennaio 1514 i padri di Castello radunati a capitolo dal priore Girolamo Bozomo, unanimi accettarono in figlio del convento il suddetto p. Vincenzo, allora sottopriore nello stesso, attentis omnibus ingentibus virtutibus suis. Segue poi la patente confermativa del maestro generale dell’Ordine, Tommaso De Vio, in data 26 febbraio 1514. Il tutto come qui sotto: Propositum fuit (1514 die 30 ianuarii) per me fratrem Hieronymum Bozomum, priorem conventus S. M. de Castello, coram omnibus patribus et fratribus ge-nuensibus, tam assignatis quam non assignatis, in conventu tamen tunc existen-tibus, an venerabilis pater frater Vincentius de Odono, in presentiarum supprior, filius conventus papiensis, deberet in nostri conventus filium admitti, et tandem attentis omnibus ingentibus virtutibus suis, conclusum fuit ab omnibus ut reciperetur, uno tantum voci sue renunciante. In quorum robur, omnes se subscripserunt. Vengono dopo infatti le firme autografe di 34 padri, delle quali la 19 è del poi vescovo di Nebbio, che così si sottoscrive: Ego fr. Augustinus Justinianus, licet absens tunc essem, assentio et consentio, et affirmo que de filiatione ista facta fuere. E più sotto, evvi la facoltà generalizia : In Dei filio etc. venerabili patri, tratri Vincendo Odono, genuen. Congregationis Lombardie ac provincie s. Petri martyris, Ordinis predicatorum , frater 1 hornas de Vio, Caietanus etc., generalis magister etc. salutem etc. Volens petitionibus patrum ac filiorum conventus S. M. de Castello, civitatis genuen. satisfacere ; auctoritate officii mei vos per presentes conventui prefato S. M. de Castello incorporo et eius filium nativum efficio, ad illumque ex conventu s. Apolinaris ext^a muros urbis papiensis, dicte provincie et dicte Congregationis vos transiero, in contrarium facientibus non obstantibus quibuscumque. In quorum fidem etc. Datum Rome, die 26 februarii 1514, assumptionis mee anno 4. Quas litteras legi iussi in publico capitulo, eodem anno, die 29 martii, ego fr. Hieronymus genuen. prior, et coram omnibus antedictum patrem Vincentium in filium acceptavi; et in testimonium veritatis, has manu propria scripsi. Fu poi priore nel 1522, cui non fini, essendo morto quasi subito, da tutti pianto; perchè, narra il Giovi, erat prior valde amabilis. Nipote suo dov’è essere il pio signore Vincenzo Odone, che mori il 4 febbraio 1590, e con suo testamento del 30 gennaio precedente ordinato avea a proprie spese il restauro e abbellimento della nostra cappella di M. V. Assunta, assegnandole in dote annua il frutto di 20 luoghi in s. Giorgio, come dico a pag. 168 della mia Illustrazione storica di S. M. di Castello. N. 243. — Fr. ARCHANGELUS de CAMILLA, de Genua. Receptus est Argentii a fratre Francisco de Flisco, priore, die 14 septembris ifOf, et postea effectus est filius huius conventus, de consensu magistri Ordinis et totius capituli. Obiit Mirandule, 1528. A vece di Argcntii, il Borzino e il Giovi scrivono Argente, citano il nome del generale Tommaso De Vio, e segnano il 1529 come anno di morte. Argenta è paese nell’Emilia, ove fiori una casa domenicana. Io poi trovai nel libro dei consigli sotto l’anno 1514 la patente del sullodato generale De Vio, con cui lo affiglia al convento di Castello addi 17 settembre 1510. Ritardò tuttavia la sua aggregazione il Camilla fino al 29 marzo 1514, nel quale giorno il priore Girolamo Bozomo scrive che lo ammise all’ affigliazione, come ricavasi dal documento che segue: Copia litterarum rev.mi magistri Ordinis, super filiatione fratris Archangeli Camille, genuen. in conventu S. M. de Castello, infrascripti tenoris. « In Dei filio sibi dilecto, fratri Arckangelo de Genua, Ordinis predicatorum, frater Thomas de Vio, Caietanus, s. th. prof. ac totius Ordinis humilis generalis magister, salutem etc. Supplicatum est michi pro parte vestra, ut vos filium nativum faciam conventus S. M. de Castello de Genua. Desiderio itaque vestro, paterno affectu, volens condescendere, per presentes vos de quocumque alio conventu transfero ad dictum conventum S. M. de Castello, eiusque filium nativum clficio ac si in eo fuissetis professus: dummodo tamen vos id velitis, et assensus accedat maioris partis capituli ipsius conventus. In contrarium non obstantibus quibuscumque. In quorum fidem etc. Rome, die 17 septembris 1510, assumptionis mee anno 3. Que littere ut coram fratribus legerentur curavi ego fr. Hieronymus genuen. prior, et antedictum fratrem Archangelum in antedicti conventus filium suscepi. In quorum fidem, presentes manu propria scripsi, die 29 martii 1514. Avanti la figliazione firmò due atti capitolari, dopo non è più cenno di lui. N. 244. — Fr. ALBERTUS CORONATUS, de Genua. Receptus est ab eodem priore, 1^14 die 2$ martii, et tempore suo professus est. Olnit Genue 1528, peste percussus. Obiit de mense iunii, scrive l’Anonimo, e il Giovi precisa il die S. Questa dei Coronato fu in antico una prosapia nobile genovese. N. 245. — Fr. ALEXANDER SANGUINETUS , de Genua. Receptus est ab eodem priore, anno, die, mense et bora ut supra , et tempore suo professus est. Exivit, et factus est presbiter sancti Spiritus 1544, et anno de 155$ in fine mensis martii iterum receptus est a patre, fratre Stephano (cioè Ususmaris) de Genua, generali, nomine Ordinis, non istius conventus, quia amisit filiationem Castelli propter.... (venne raschiata la parola). Segue nel codice, ma scritto d’altra mano sul margine: Fr. Alexander Sanguineti fuit restitutus, et receptus in filium conventus Castelli a rev.mo generali magistro, Vincentio Justiniano, in anno rjói, die 15 martii. Vincenzo Giustiniani successe nel generalato al-rUsodimare, come scrissi parlando del Sanguineti a pag. 225 dei miei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Dal 1562 al 21 maggio 1572 ricorre spesso la sua firma in atti notarili ; al 17 aprile 1573 non più, segno che mori nel frattempo. Di lui sono in archivio molte carte, trattanti negozii suoi temporali. N. 246. Fr. VALERIUS SBAROIA, de Genua. Receptus est ab eodem priore, ultima die martii 1514. Hic sponte exivit novitius. Concordano pienamente i codici. Anche la casata Sbarroia è posta dal Giscardi tra le famiglie d’antica nobiltà genovese. Se pur oggidì ancora sussiste, è divenuta popolana. — 109 — N. 247. — Fr. PAULUS PIPUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Ludovico de Marinis, priore, die $ augusti 1514; professus tempore suo, obiit Chii. Lo dicono anche Giovi e Borzino che vestì l’abito nel 1514, addì 5 agosto, giusta il nostro testo, o il 4 maii secondo il Giovi. \JAnonimo lo dimenticò affatto. Il Borzino lo dice morto Chii IJ32. Dovea esser nipote dell’omonimo p. Paolo Pippi, posto al n.° 117, a pag. 56. Non è cenno di lui in nissun atto o documento; sarà passato ben presto a Scio, ove infatti morì. Il nostro testo a questo punto, e sul conto del presente e di parecchi dei susseguenti soggetti, fa una confusione d ordine e di date che dà nell’ assurdo. Noi riduciamo le cose alla vera lezione, sulla scorta degli altri sillabi. N. 248. — Fr. LAURENTIUS GALI ANUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Ludovico de Marinis, die 4 martii /JJ/. Iste non fecit professionem, licet instanter petierit. Borzino e Giovi hanno : Fuit expulsus invitus, cum etiam peteret habitum conversorum, licet esset bone familie. I Galliani infatti in parte erano patrizii genovesi. Dovea esservi un difetto canonico di nascita, sospetto io. N. 249. — Fr. THOMAS de LEVANTO. Receptus fuit a fratre Ludovico de Marinis, die 4 martii if 1/. Hic ohiit Genue, die 24 octobris 1521. Vuole correggere il 24 octobris in 21 il Giovi, ma è contraddetto dall’Anonimo. Giusta il criterio adottato da principio, Levanto in questo luogo sarebbe cognome. N. 250. — Fr. GF.ORGIUS BOTTARIUS, de Genua. Nepos primi, erat enim eius patruus. Receptus fuit ab eodem, die 17 augusti 151$, hora 23. Professus est tempore suo. È l’autore del sillabo che da esso prende il nome. Di lui esiste in archivio una carta, contenente un avviso del vicario civile ai notari di s. Giorgio e a tutti che hanno beni, danari ecc. del q. Andrea Boccardo, q. Giovanni, ove dice che due terze parti della costui eredità spettano al convento di Castello, nella persona del p. Giorgio Bottaro, essendo questi fratello uterino del Boccardo suddetto, morto ab intestato e senza figli. Ha la data 30 ottobre 1530. Visse più tardi ancora, giacché lo trovo firmarsi fr. Georgins de Janua a parecchi rogiti notarili, fino al 1538, e dopo non più. Rimane adunque incerto 1’ anno di sua morte ; ed io a pag. 381 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello me gli professo riconoscentissimo pel codice che scrisse. N. 251. — Fr. ANTONIUS, df. Levanto, conversus. Receptus est ab eodem, anno, die, mense, ut supra, ac bora. Hic expulsus fuit novitius. Tutti dicono lo stesso, senza variante. È degno di nota che il paese di Levanto abbia somministrato tanto numero di conversi al nostro convento. N. 252. Fr. AUGUS1INUS de SIGESTRO. Receptus fuit ab eodem, die 2 decembris ifif. Obiit Genue, die 7 aprilis 1528. Niuna discordanza cogli altri sillabi. Vale per costui quel che fu detto nel n.° 183, riguardo a Sestri. N. 253. Fr. REGINALDUS de CASTILIONO, de Genua. Receptus fuit al> eodem, anno, mense, die et hora, ut supra. Iste fuit lector in theologia et postea in isto conventu, ac magister studii Bononie, et inquisitor Faventie ac Ravenne, nec non prior in hoc conventu, et multis aliis. Obiit Genue , die X III septembris 1/7 j. Anche gli altri codici fanno il medesimo elogio di lui; ma l’Anonimo specifica alcuni conventi, de’ quali fu priore, cioè : Ancone et Tridenti, tempore concilii, ipsumque conventum reformavit cum pace. Ne abbiamo discorso in più luoghi, e sotto le varie cariche che occupò, nei nostri Domenicani illustri di S. M. di Castello. *^* 254- Fk* GREGORIUS de SIGESTRO. Receptus est ah eodem, die prima ianuarii 1516, et professus est tempore suo. Consuonano a ciò gli altri codici: e di lui ripeto il notato poco sopra al n.° 252. N. 255. — Fr. VINCENTIUS de FEDERICIS, de Sigestro. Receptus est ab eodem, dia 23 martii ifió, et professus est tempore suo. Iste fuit lector et prior in hoc conventu. Obiit Genue, etatis annorum centum. Un belTelogio gli fa il Giovi: Hic fuit lector, quater prior in hoc conventu; pene infinitas elemosinas conventui contulit; patriarca iure merito huius conventus posset vocari, ex multitudine filiorum quos religioni ipse genuit. Obiit centenarius, senza assegnarne la data. I quattro biennii del suo priorato a Castello caddero nel 1560-62, 1574-76, 1583-85, 1590-91, cui forse non compi. È stato uno dei padri più benemeriti del convento, sotto varii aspetti. N. 256. — Fr. SILVESTER MAZZOLINUS, de Prierio. Receptus fuit Bononie, et postea receptus in filium huius conventus, de consensu filiorum conventus et auctoritate rev.mi magistri Ordinis, patris fratris Thome de Vio, Catetani. Iste fuit magister in theologia valde doctus, et regens Bononie, et prior in multis conventibus, nec non vicarius generalis, et multa scripsit. Obiit Rome, existens magister sacri palatii. Una enorme confusione hanno fatto i sillabi nostri sul tempo in cui questo celeberrimo personaggio, e i due suoi nipoti, vennero accolti fra i membri, ossia figli, del nostro convento. Dopo molte incertezze noi trovammo fortunatamente un documento, che dirime ogni dubbiezza, contraddice alle asserzioni loro, e chiarisce del O 7 tutto i fatti. Il libro dei consigli sotto l’anno 1516 ha la patente dell’ affigliazione di lui a Castello, che, per la sua importanza, vogliamo riferire per intero, e dice così: Copia litterarum rev.mi magistri Ordinis, in filiatione rev.mi patris, fr. Silvestri de Prierio, magistri sacri palatii, ac eius nepotibus. « In Dei filio sibi carissimis, reverendo sac. theol. professori, fr. Silvestro de Prierio, sacri palatii apostolici magistro, et fratribus Aurelio et Silvestro de Prierio, conventus s. Dominici de Bononia, Ordinis pred., fr. Thomas de Vio, Caietanus, s. theol. professor ac totius Ord. prefati generalis magister et servus salutem etc. Quoniam conventus S. Marie de Castello de Genua petivit vos in filios nativos, ex vestris conventibus nativis, ad eum transferri, et id ipsum vos desideratis, volens illius conventus petitioni et vestro desiderio facere satis, per presentes ex vestris conventibus nativis transfero ad dictum conventum ge- nuensem S. Marie de Castello, et illius vos tilios efficio ac si in et pro eo professionem emisissetis. In cuius fidem et robur, presentes sigillo officii mei feci muniri. Rome, die quinta martii mdxvi. assumptionis mee anno vm. Dunque appare evidente, il p. Silvestro zio, in carica di maestro del sacro palazzo, e i due suoi nipoti Aurelio e Silvestro, essere stati aggregati al nostro convento di Castello l’anno 1516 addi j marzo. Perciò errarono tutti i sillabi, dei quali neppur uno li registra al debito luogo; compreso il Borzino, quantunque abbia conosciuto la precitata carta, come ricavo dalle sue p irole: Fr. Silvester Mazplinns de Prierio Bononie receptus fuit, postea de licentia rev.mi Caietani et consensu vicarii generalis, fr. Mattine de Pontecurono, ac etiam capituli, acceptatus est filius conventus 1516. N’era già stato priore il biennio 1507-08, prima d’esser eletto vicario generale della sua Congregazione. Non ci dilungheremo qui nell’ enumerare le cariche e i meriti letterarii di questo celeberrimo uomo, avendolo già fatto in varii luoghi dei Domenicani illustri di Castello, e dovendo ritornare sull’argomento in altro lavoro sotto compilazione. Ci basti l’avvertire, che al margine del nostro codice una mano posteriore v’aggiunse il significativo motto : Magister magistrorum. Durante il priorato di Castello, al p. Silvestro Mazzolini papa Giulio II commise in appello la diffinitiva sentenza d’ una lite vertente fra il nobile Oberto D’Oria e il priore del monastero di s. Bartolomeo di Rivarolo Ligure. Il documento è degno d’essere qui riferito. Magister Silvester de Prierio, sacre theologie doctor, iuris canonici peritus, prior monasterii, per priorem soliti gubernari, Sancte Marie de Castello, et Franciscus de Paxinis, artium et sacre theologie doctor, iuris canonici peritus, prepositus secularis et collegiate ecclesie sancti Luce, Januen., et in hac parte iudices compromissi et delegati cause et in causis ac partibus infrascriptis, cum illa clausula: Quod si non ambo etc., a sede apostolica specialiter deputati: Dilecto nobis in Christo, nobili viro Oberto de Auria, laico, civi Januen., ex adverso principali, in infrascriptis litteris apostolicis ex adverso principaliter nominato, salutem in Domino, et nostris huiusmodi, imo verius, apostolicis firmiter obedire mandatis. Litteras apostolicas sanctissimi in Christo patris, et domini nostri, domini Julii, divina providentia pape secundi, datas Rome apud sanctum Petrum, eius vera bulla plumbea, cum cordula canapis more romane curie impendenti, bui- — ii3 — latas, sanas et integras, non vitiatas, non cancellatas, nec in aliqua earum parte suspectas, sed omni prorsus vitio et suspicione carentes, nobis per venerabilem religiosum dominum, dominum Thomam Bignam, priorem monasterii sancti Bartholomei de Riparolio, Ordinis cartusiensis, Januen. diocesis, et tanquam sindicum et procuratorem monacorum et conventus dicti monasterii, vigore publici instrumenti scripti manu Bnldasaris de Coronato, notarii publici et scribe nostri inirascripti , anno millesimo quingentesimo septimo, proxime preterito, die tertia mensis iunii, principalium in dictis litteris apostolicis principaliter nominatorum, nec non nobilem virum Martinum Spinulam , laicum Januen., in hac parte adherentes, etiam principaliter nominatum, coram notario publico et testibus infrascriptis presentatas, Nos cum ea qua decuit reverentia recepisse noveritis, huiusmodi sub tenore : Julius episcopus, servus servotum Dei, dilectis filiis, priori monasterii, per priorem soliti gubernari, sancte Marie de Castello, et preposito secularis et collegiate ecclesie sancti Luce, Januen., salutem et apostolicam benedictionem. Sua nobis, dilecti filii, prior et fratres domus sancti Bartholomei de Riparolio, cartusiensis Ordinis, Januen. diocesis, et Martinus Spinula, laicus Januen., in hac parte adherentes petitione, monstrarunt quod orta dudum inter ipsos ex una, et Obertum de Auria, laicum Januen., super certarum petiarum terre possessione, domo et pertinentiis, in villa sancti Petri Arene dicte diocesis consistentibus, et rebus aliis tunc expressis, ex causis similiter tunc expressis, et illorum occasione coram venerabili fratre nostro Dominico, episcopo Accien., vicario venerabilis fratris nostri archiepiscopi Januen. in spiritualibus generali, et conservatori contra inferentes eisdem priori et fratribus super iuribus et bonis ad dictam domum pertinentibus iniuriam vel molestiam per litteras apostolicas delegato, ct habente cognoscendi de hiis que iudicialem requirunt indaginem, per easdem litteras potestatem, partibus ex altera, materia questionis, dictus Dominicus in causa huiusmodi rite procedens diffinitivam pro ipsis adherentibus et contra prefatum Obertum sententiam promulgavit, a qua dictus Obertus illam iniquam fore falso asserens et a nonnullis aliis gravaminibus sibi, ut dicebat, per eundem Dominicum episcopum illatis, ad sedem apostolicam appellavit: Quare pro parte dictorum adherentium nobis fuit humiliter supplicatum, ut appellationis causam huiusmodi aliquibus presbiteris viris in partibus illis, cum omnibus emergentibus, dependentibus, annexis et connexis, totoque negotio principali, summarie, simpliciter et de plano, absque strepitu et figura iudicii audiendam, fineque debito terminandam committere, aliasque eis super hiis opportune provvidere de benignitate apostolica dignaremur. Quocirca discretioni vestre per apostolica scripta mandamus, quatenus appellationis huiusmodi ac etiam negotii principalis causas, etiam summarie, simpliciter et de plano absque strepitu et figura iudicii, auctoritate nostra audiatis, et auditis hinc inde propositis, quod iustum fuerit, appellatione remota, decernetis, facientes quod decreveritis per censuram ecclesiasticam firmiter observare. Testes autem, qui fuerint Atti Soc. Lta. St. Patri». Serie a..i. Voi. XX. 9 — TI4 — nominali, si se gratia odio vel timore substraxerint, censura simili, appellatione cessante, compellatis veritati testimonium perhibere; non obstante felicis recordationis Innocentii pape IIII, predecessoris nostri, cuius initium est « Coliate >» (?), aliisque constitutionibus et ordinationibus apostolicis, ceterisque contrariis quibuscumque. Quod si non ambo hiis exequendis poteritis interesse, alter vestrum ea nichilominus exequatur. Datum Rome apud sanctum Petrum, anno incarnationis dominice millesimo quingentesimo septimo, quarto nonas februarii, pontificatus nostri anno quinto. Post quarumquidem litterarum apostolicarum presentationem et receptionem nobis et per nos, ut premittitur, factas, fuimus per supradictos dominum Tho-mam Bignam priorem' dicti monasterii sancti Bartholomei de Riparolio, dictis nominibus, et Martinum Spinulam, in hac parte adherentes principales, cum instantia debita requisiti, quatenus ad exequutionen: dictarum litterarum apostolicarum , et contentorum in eis, iuxta ipsarum continentiam et tenorem procedere, et signanter litteras citatorias et inhibitorias, in forma solita et consueta, sibi, dictis nominibus, decernere et concedere curaremus: Nos itaque magister Silvester prior, et Franciscus prepositus, iudices com-missarii et delegati apostolici prefati, attendentes requisitionem huiusmodi fore iustam et consonam rationi, ac volentes in causa et causis huiusmodi rite et legitime procedere, ac partibus predictis iustitiam ministrare, ut tenemur, idcirco auctoritate apostolica nobis, ut supra, commissa, et qua fungimur in hac parte, te Obertum de Auria, ex adverso principalem prefatum, tenore presentium, citamus, requirimus et monemus primo secundo tertio et peremptorie, quatenus sexta die post presentationem presentium tibi factam proxime sequenti, si dies ipsa sexta iuridica fuerit, hora tertiarum, causarum consueta ad iura reddenda, alioquin prima die iuridica ex tunc immediate sequenti, dicta hora tertiarum, Janue in domo habitationis nostri Francisci prepositi, alterius ex dictis delegatis apostolicis, sita apud dictam ecclesiam sancti Luce, loco nobis et per nos ad iura reddenda in causa et causis huiusmodi specialiter deputato, comparcas et comparere debeas in iudicio legitime coram nobis, per te vel procuratorem tuum legitimum ad causam et causas huiusmodi sufficienter instructum, cum omnibus et singulis actis actitatis litteris scripturis processibus iuribus et munimentis quibuscumque, causam et causas huiusmodi tangentibus cum ea, et eas quomodolibet cernentibus, seu videndum loquendum palpandum et recognoscendum, viderique legi palpari et recognosci, originaliter videndum supradictas originales litteras apostolicas nobis per dictos dominum Thomam priorem dictis nominibus et Martinuni Spinulam, in hac parte adherentes, ut premittitur, pre sentatas, et contra huiusmodi litteras apostolicas et contenta in eis, et iurisdictio-nem nostram et quantum per nos ad ipsarum exequutionem iuxta earum continentiam et tenorem procedi non debeat opponendum et contradicendum quic-quid volueris et de iure potueris; necnon prefato domino, domino Thome priori, dictis nominibus, et Martino principalibus de et super premissis in dictis — ii) — litteris apostolicis, quatenus de iustitia, responsurus, et in causa et causis huiusmodi ad omnes et singulos actus gradatim et successive fiendos usque ad finem et diffinitivam sententiam, eiusque plenariam exequutionem inclusive, debitis et consuetis terminis et dilationibus precedentibus ut moris est processu.... et procedi. . aliasque dicturus, facturus, allegaturus, auditurus et excepturus id quod iustitia suadebit et ordo dictaverit responsurus. Alioquin, lapso huiusmodi citationis termino et te non comparente et premissa non adimplente, ut prefertur, nos ad partis coram nobis comparentis instantiam , ad premissa omnia et singula et alia, prout iustum fuerit, procedemus, absentia seu contumacia lua m aliquo non obstante. Et insuper, attendentes quod in lite et causa huiusmodi sic coram nobis........ et indecisis pendentibus nichil sit per quemcumque attemptandum seu invocandum, idcirco eadem auctoritate apostolica, nobis ut supra commissa et qua fungimur in hac parte, universis et singulis iudicibus commissariis et delegatis exe-quutoribus subexequutoribus quacumque facultate fungentibus seu functuris, et presertim tibi Oberto, ex adverso principali prefato, tenore presentium sub excommunicationis pena inhibemus ne vos seu aliquis vestrum aut quicumque alius in causa et causis huiusmodi, in nostre, imo verius, sedis apostolice iuris-dictionis vilipendium et contemptum, dictorumque dominorum Thome prioris, dictis nominibus, et Martini, ex adverso principalium, et iuris ipsorum, ac lite coram nobis pendente huiusmodi, preiudicium quicquam per vos vel alium seu alios publice vel occulte, directe vel indirecte, quovis quesito colore attemptare aut innovare presumat seu aliquis eorum presumat. Quod si secus factum fuerit, id totum revocatum et in statum pristinum reducere curabimus, iustitia mediante. In quorum testimonium presentes nostras litteras, sive presens publicum instrumentum huiusmodi, nostram citationem et inhibitionem in se continentes sive continens, exinde fieri et per notarium publicum, scribamque nostrum in-frascriptum subscribi et publicari mandavimus, sigillorumque nostrorum solitorum, quibus utimur, iussimus et fecimus impressione muniri. De quarum litterarum citatoriarum et inhibitoriarum presentatione et exequutione fienda,cuicumque nuncio et exequutori publico, latori presentium, cum iuramento aut scriptura publici notarii inde conficienda, adhibebimus plenam fidem. Datum et dictum Janue, in claustro inferiori ecclesie Beate Marie de Vineis, Januen., anno a nativitate Domini millesimo quingentesimo octavo, indictione decima secundum Janue cursum, die iovis, vigesima quarta mensis februarii, in tertiis, pontificatus sanctissimi in Christo patris et domini nostri, domini Julii, divina providentia pape secundi prefati, anno quinto ; presentibus ibidem venerabilibus viris, dominis presbitero Augustino Verme et presbitero Guiliermo de Bancalariis, capellanis dicte ecclesie Beate Marie de Vineis, Januen., testibus ad premissa vocatis et rogatis. Baldasar de Coronato publicus, apostolica et imperiali auctoritatibus notarius, et prefatorum venerabilium dominorum prioris et prepositi, commissariorum et delegatorum apostolicorum ac huiusmodi cause scriba, deputatus, de mandato scripsit. N. 257. — Fr. AURELIUS, de Prierio. Receptus fuit Bononie a fratre Honofrio de Parma, priore, die 29 decembris J$o6, hora iS ; postea factus est filius huius conventus ij 14 (sic), de licentia magistri Ordinis et capituli ac filiorum conventus. Iste fuii magister in theologia et regens Bononie. Olnit fanne 1561. Per non ripetermi, lascio la parola al Giovi su questo degno nipote del famoso Silvestro predetto, cui etiam parum cessil in doctrina; magisterii namque, lauream promeruit, et regentis munere Bononie eruditissime functus est. Fuit prior hic, et in multis aliis conventibus. Obiit Genue i$6i, die 16 aprilis. Priore a Castello lo fu dal 1555 al 1557, e una sola volta m’ occorse vedere negli istrumenti del-1’archivio nostro la sua firma, cioè addi 3 dicembre 1554, ove si scrisse: Fr. Aurelius de Prierio, magister. Se il cognome di lui fosse Mazzolini, o un altro, non lo so, perchè non trovo detto da nissuno se fosse nipote per lato paterno o materno allo zio Silvestro. Ne trattai nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, qui sopra citati. N. 258. — Fr. SILVESTER, de Prierio. Receptus fuit Bononie a predicto vicario generali, postea factus est filius huius conventus, de licentia magistri Ordinis et capituli ac filiorum conventus. Ohiit... Questo vicario generali è lo stesso p. Silyestro Mazzolini, suo zio, il quale appunto lo ricevè all’abito in Bologna, essendo al comando della Congregazione, e scrive predicto, perchè nel codice Carbone è posto erratamente subito dopo i superiori n.‘ 220, 221, 222, i quali furono sì vestiti dallo stesso vicario, ma in Genova, mentre 1’ altro è stato accolto a Bologna. Dunque in tempo diverso. Non ebbe dalla natura il genio dello zio e del fratello, e servì la religione in più umile carriera. Nel triennio 1535-38 stanziò a Castello, ove lo trovo sottoscrivere a tre rogiti notarili, e più tardi mi consta dimorasse a Scio nell’omonimo convento di S. M. di Castello, in ufficio di sindaco. Fr. Silvester de Prierio, sindicus dicli conventus, dice una mia carta del 7 maggio 1557, cui spero di pubblicare in altra occasione. È probabile vi sia anche morto. N. 259. — Fr. DOMINICUS CAVAT1A, de Genua. Receptus fuit a fratre Bar-tbolomeo Burgaro, die ij augusti 1516. Obiit de mense septembri 1527, Peste percussus. Il Giovi corregge : Obiit Genue die 27 decembris, ma ha contrario anche 1’ Anonimo. N. 260. — Fr. MARIANUS de CASTILIONO, de Genua. Receptus est a supradicto, anno, die et hora, quibus supra. Hic exivit; ex indulto pape Pauli transivit ad fratres s. Johannis de Sexto, factus ab eo perpetuus prior, 1S49- Postea dictum prioratum renunciavit, et ab illis cum suo habitu recessit. Erat enim pre-dicator. Obiit Genue, in hospitale magno, quod dicitur de Pammatono. Trovo circostanze diverse nel Giovi; e prima che i detti frati de Sexto erant in numero 14; poi, che, ripigliato il suo abito domenicano, il p. Mariano commorabatur in hospitali magno Pammatoni, ubi mortuus est. Il perchè di tale dimora non risulta. È un breve cenno di lui nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, a pag. 101 e 225. N. 261. — Fr. ANGELUS, de Burgeto, conversus. Receptus est ab eodem, ut supra. Exivit ad conventuales, postea ordinatus fuit sacerdos. Obiit Ca..., sive Burgeto. L’Anonimo segna il 1532 per Tanno d’andata in provincia; e il Borzino, col Giovi, lo fa uscito di vita a Borghetto, sua patria. N. 262. — Fr. PETRUS-MARTIR MERELLUS, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, ut supra, die 3 octobris, et professus est tempore suo. Obiit Genue, die 26 iulii ISSI, devote. Il Borzino ed il Giovi gli attribuiscono la qualità di predicalor, e il secondo lo dice morto il 16 iunii, contro il testo nostro e del-TAnonimo pure. Gli demmo un posto fra i predicatori e i venerabili nei nostri Domenicani illustri di S. M. di Castello. Pare sia vissuto fuori Genova; chè di lui non è traccia in alcun atto. N. 263. — Fr. DAMIANUS, de Insula, conversus. Receptus est ab eodem, anno et die, quibus supra. Obiit Genue, peste percussus, 1324. Non esiste differenza tra i codici. Isola, qui può esser casato ed anche patria ; ma seguendo la regola impostaci, la reputiamo patria. T I 8 — N. 264. — Fr. CHR1ST0PH0RUS, de Genua, conversus. Receptus est ah eodem, die ultima februarii IJ23 (sic). Nel modo che già altra volta il nostro sillabista scrisse Angelus per Antonius, così ora qui mise Chrysostomus a vece di Christophorus, come hanno tutti i codici. E sbagliò anche l’anno 1523 a vece del 1516, voluto dagli altri. Fu tratto in inganno dall’Anonimo, che lo inserì fuori luogo. Ad ogni modo : Hic se exposuit ad omnes, tam seculares quam fratres, qui anno IJ2S peste laborabant, dicono Giovi e Borzino; e obiit Genue ij^y die ultima februarii, conclude il primo. Ne parlo a pag. 37 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 265. — Fr. JOHANNES, de Rochataguata, conversus. Receptus est ab eodem, unno et die, quibus supra. Obiit Genue, anno 1564. Secondo il Giovi receptus fuit cum dictis (Christophoro de Genua, et Damiano de Insula conversis, et Petro Merello'), die j octobris J Ji6; e obiit die ij februarii 1564, Genue. Al che tutto, il Borzino aggiugne: Devote; motivo per cui diedi un fuggitivo cenno di lui a pag. 38 dell’ opera suddetta. N. 266. - Fr. SIXTUS CAZELLA, de Genua. Receptus est a fratre Bartho-lomeo de Genua, die 18 martii ifiy. Obiit Gerire, anno ut supra. Fa di lui il seguente elogio il Giovi: Hic fuit aromatarius valde peritus, et utilis conventui. Obiit Genue, an. 1564 die iy ianuarii, devotissime. E devotissime, cum optime vixisset aggiunge il Borzino ; dopo averlo pur egli chiamato aromatarius utilis valde, plenus charitate et devotione. Del p. Sisto, come venerabile e come farmacista, trattai nella suaccennata opera, a pag. 39 e 338. N. 267. — Fr. BENEDICTUS BOGIOLUS, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, quìbus supra. Obiit Casali, die 28 decembris 1534. Fuit ìector in theologia. Hic fuit lector, et ob suum preciarum ingenium maxime existimationis et expectationis, aggiungono Borzino e Giovi, nel resto con- — ii9 — cordi al nostro codice. Parimente tocco del p. Boggiolo a pag. 105 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 268. — Fr. JACOBUS de CHVA , de Genua. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, quibus supra. Obiit Genite 152S, peste percussus. L’ Anonimo io segna morto de mense maii, e il Giovi die 16 martii. I Ceva contarono tra i nobili genovesi d’ antica data. N. 269. — Fr. GREGORIUS PORRUS, de Genua. Receptus fuit a fr. Bartho-lomeo de Genua, priore, dìe prima iulii 1517 ; professus est die 28 septembris ifiS, oh quamdam infirmitatem. Obiit Genue 1528, peste percussus. Il casato Porro, mancante nel nostro testo, è riferito da tutti gli altri, i quali pure lo dicono morto Albarii de mense iunii. Il conventino di s. Luca d’ Albaro era stato accettato dai nostri padii appunto per rifugiarvisi, all’aria sana ed aperta, fuori citta, in tempo di peste. Nonostante vi si moriva del morbo. N. 270. _ Fr. VINCENTIUS de LEVANTO. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra, et professus est tempore suo. Hic post tres annos effectus est leprosus. Obiit Albarii, 1534 d‘e 20 decembris, sequestratus. Dicono lo stesso tutti i codici, salvo 1 Anonimo, che pone il 20 octobris a vece del decembris, per 1 epoca di sua morte. M, 271. — Fr. ANTONIUS BISCOTUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra. Obiit in quadam navi, peste, cum venisset ex Hyerusalem Cyprum. Varia qualche circostanza il Borzino, col Giovi, narrando: Obiit in insula Cypri, dum e Hyerusalem Genuam reverteretur 1543, peste in navi percussus. Che si tratti qui d un vero pellegrinaggio ai luoghi santi? Lo parrebbe, come insinuo a pag. 35° ^ei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Intitolato ai Biscotti, cittadini genovesi, esiste ancor adesso un vicolo presso s. Donato, do^e D 7 essi avevano le loro case. — 120 — M. 272. — Fr. SEBASTIANUS REBROCHUS, de Genua. Receptus est ah eodem, die 27 septembris 1517, et tempore suo professus est. Fuit prior in hoc conventu, et aliis. Obiit Albarii in s. Luca, 1562, die 2 octobris. L’Anonimo al fuit prior in islo conventu, et in aliis, aggiunge il motto gloriosus. Nel resto tutti concordano. Priore a Castello lo fu nel biennio 1545-47; del 1535-36 n’ era stato sindaco, come ricavo da carte delT archivio, e sottopriore nel 1538. Il p. Sebastiano prese parte alla riforma del convento di s. Domenico in Genova, avvenuta nel 1544, e anche vi fece passaggio con altri di Castello, affine d’introdurvi colla vita pratica la regolare osservanza, e morì nel 1562; lo dice eziandio il catalogo ms. dei figli di s. Domenico. Questo bel catalogo trovasi far parte della pregevole opera ms. intitolata: Elenchica Synopsis.... celeberrimi conventus divi Dominici, Januae, .... per fr. Thomam de Augustinis, eiusdem conventus alumnam etc. È lavoro interessantissimo per la storia nostra ligure, massime domenicana, del quale nutriamo speranza di poterci occupare a miglior agio. Dal convento omonimo passò alla biblioteca universitaria di questa nostra città ; meglio così che andar perduto. N. 273. — Fr. BERNARDUS IMPERIALIS, de Genua. Receptus est anno, die, mense ut supra, ab eodem, et tempore suo professus est. Fuit prior in isto conventu et sancto Dominico, ubi obiit die 4 iulii 1552. Anche qui 1’ Anonimo lo dice priore in s. Dominico, et in aliis, gloriose. In s. Domenico lo fu nel 1545-47, cioè subito dopo l’introduzione della succitata riforma, cui promosse validamente in compagnia al prelodato p. Rebroco, e anche lo imitò o precorse, trasfigliandosi ad esso, avanti o dopo il priorato. Moriva però ben presto. Priore a Castello l’era stato sino dal 1537, e nel 1539 gli successe il p. Stefano Usodimare, poi generale dell’ Ordine. N. 274. — Fr. JOHANNES BAPTISTA de SIGESTRO. Receptus est ab eodem, die 26 martii 1518, professus est tempore suo. Fuit predicator. Obiit Genue 1 $$0, in S. Maria de Castello. Die 16 martii vorrebbe per la vestizione il Giovi, solito a variar le date del nostro sillabo e dell’ Anonimo. A due atti appose la 1 : À# «■ - i -r . V < — 121 - sua firma di fr. Johannes Baptista de Sigestro, cioè del 9 novembre 1528, e 8 dicembre 1535- N. 275. — Fr. FRANCISCUS JUSTINIANUS, de Levanto. Receptus fuit ab eodem, anno, die et hora , quibus supra. Obiit Genue 1522, de mense iunii. E di nuovo il Giovi die 28 aprilis a vece del mense iunii, sebbene r Anonimo, testo più antico, combini col nostro. Il Borzino lo dice de Genua, vel Levanto. Essendo morto novizio studente, non prese, forse, parte a nissun atto pubblico. N. 276. - Fr. NICOLAUS de POTESTATE, de Genua. Receptus fuit ab eodem, anno, die et hora, quibus supra; professus tempore suo; factus est filius conventus s. Dominici. Il Giovi fa seguire la nota: Tempore reformationis conventus s. Dominici factus est filius illius conventus. Fuit pater valde ulths. Obnt plenus dierum. E il Borzino ne insegna pure che: Est eius imago depicta in refectorio s. Dominici, in pariete a latere dextro. Fuit mqut-sitor Genue ab an. 1567 ad 68; e lo pone fra gli inquisitori di Genova anche il Fontana (Theat. Dom. p. 589) dicendo: P. lector, frater Nicolaus de Potestate, clavarensis, commissarius generalis, sede vacante, ab an. 1567 usque ad i;68 mense februario. Priore in s. Domenico 1’è stato due volte; la prima nel biennio 1564-66, e la seconda nel 1574, e pare non finisse il tempo stabilito. La sua trasfigliazione da Castello a s. Domenico, fatta per porgere mano adiutrice alla consaputa riforma, ebbe luogo il 28 di ^ cémbre 1550, come narro a pag. 236 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 277. — Fr. THOMAS de NIGRO, de Genua. Receptus est a fratre Johanne Baptista Lomellino, die 24 octobris i/iS. Obiit in partibus infidelium, captus a piratis, dum iret Neapolim assignatus, 1522. Sono concordi tutti nel narrare la tristissima sua avventura, che accenno io pure a pag. 351 della spesso ricordata mia opera. A quanto pare, non s’ ebbe mai più notizia di lui ! — 122 — N. 278. — Fr. MARTINUS, conversus. Rcceptus fuit ab eodem, die 12 novembris j$iS, et tempore suo professus est. Iste exivit extra, sumpto habitu clericorum. L’Anonimo, solo infra tutti, aggiugne: In partibus Conslanlinopolhn; ciò che fa credere siasi dato alle missioni in Turchia; e lo chiarisco meglio a pag. 351 del mio lavoro qui sopra menzionato. N. 279. — Fr. STEPHANUS USUSMARIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die ultima aprilis 1520, et tempore suo professus est. Fuit le tor et prior in hoc conventu, Bononie et multorum conventuum, nec noti procurator et generalis totius Ordinis, gloriose. Obiit Rome 1S S7 die 3 martii. Fra tutti i figli del convento ben può dirsi ch’egli unico salisse alla suprema fra le dignità dell’Ordine, cui anche con grand’onore sostenne ed illustrò. Nel Giovi trovo più minute notizie: Fuit hic magister in theologia, prior in hoc conventu, Venetiis, Verone, Bononie, procurator in urbe et magister generalis Ordinis. De anno 1539 fuit inquisitor Genite. Il solo Anonimo la cenno del suo priorato di s. Domenico in Genova, durato il biennio 1543-45, c'°è al preciso momento della riforma di quella comunità; riforma dall’ Usodimare promossa e caldamente appoggiata. Al quale scopo anche lasciò la figliazione di Castello, e si ascrisse membro di quel convento. Lui, con cinque altri ben pensanti, dettava le condizioni da accettarsi dai religiosi che volessero seguir la riforma, confermate dal capo dell’Ordine nel marzo 1544, e da noi riferite nei Vescovi Domenicani liguri, a pag. 499. Giunse poi per varii gradi al generalato, e riuscì di molto vantaggio e decoro all’ istituto la sua reggenza, sventuratamente troppo breve, come dico in più luoghi e massime a pag. 216 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Parlano dell’Usodimare tutti gli scrittori di storia nostra e ligure. Oberto Foglietta gli dettò un bell’ elogio nei suoi Liguri illustri. N. 280. — Fr. PHILIPPUS VIA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die eadem et anno, ut supru, et tempore suo professus est. Iste fuit bina vice prior in isto conventu, et mullorum. Obiit Genue die 29 ianuarii 1363, hora /7. Per l’anno di morte crediamo al nostro testo, che segna anche 1’ ora, non al Giovi che pone il 1562 secco. Filippo Via imitò — 123 — r esempio del precedente nella religiosa condotta, ed era sottopriore in s. Domenico all’epoca della riforma predetta. Sottoscrisse le condizioni di cui è cenno sopra; ma non si trasfigliò a quel convento, pare; giacché divenne priore qui a Castello gli anni 1551-52, e di nuovo nel 1559-60. ^ erano ^hora cittadini nobili genovesi, oggi non più, e forse sono spenti. N. 281. — Fr. LAURENTIUS SENAREGA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die eadem, et anno ut supra, et tempore suo professus est. Obiit Janue 1361, die 4 februarii, effectus leprosus. Concordano pienamente i codici tutti. Nelle carte nostre trovolo citato presente ai soli due rogiti del 23 marzo 153^ e 3 cembre 1554. Visse adunque lungo tempo fuori di Genova. È il secondo caso di lebbra, occorso a Castello. N. 282. — Fr. CLEMENS SERRAVALLE, de Genua. Receptus fuit a Jratre Hieronymo de Genua, priore, die 26 decembris 1 $20, et pi ofessus est tempo e s Iste fuit lector in theologia et astrologus, baccalaureus i$6t et... (cancellato). Nel Borzino evvi il seguente elogio : Fuit lector solemms, astrologus valde peritus, baccalaureus, magister theologie. Obiit Rome 1564.^ Ex astrologia predixit mortem. Questa scappata del Borzino è un po grossa , e risente del secolo in cui visse ; la tolse dal Soprani, che primo la divulgò per le stampe, col dire. « Essendo perfet tissimo astrologo, predisse il tempo della sua morte, che fu in Roma nel 1564, essendo egli sessagenario ». Così a pag. 78 degli Scrittori della Liguria; e noi pure facemmo in varii luoghi menzione di lui nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 283. — Fr. JOHANNES BAPTISTA JANOTUS , de Genua. Receptus est ab eodem, die 8 aprilis iS2i, hora 22; fecit professionem tempore suo. Iste fuit prior in isto conventu, et mullorum. Nissuno cita l’epoca di sua morte; il solo Giovi dice che spirò in hoc conventu, e l’Anonimo dichiara essere stato priore Forolivii, Corregii, Papié, Genite, Castelli. Per Genue vuoisi intendere s. Do menico ; ma io temo che 1’ abbia scambiato coll Johannes Baptista — 124 — Vicecomes, de Tabia, priore ivi nel 1553; non trovandosi nell’elenco dei priori di s. Domenico il nome di lui, nè prima nè dopo. A Castello si lo fu durante il biennio 1568-70. N. 284. — Fr. COSMAS, de Bardineto , conversus. — Receptus fuit a fratre Vincentio de Odono, die 6 septembris 1522, hora 24. Obiit Genue, peste percussus, 1)24. Non è discordanza fra i testi. Bardineto è comune situato nel-P Apennino ligure, in provincia di Genova, già feudo dei conti Cipollini, poi Costa. N. 285. — Fr. BAPTISTA, de Cremona. Receptus est a fratre Mattina de Pontecurono, priore, die 21 februarii, hora 2}, 1/2) ; professus est tempore suo. Il Giovi per la vestizione segna die prima februarii, ma è contraddetto da tutti, i quali poi lo dicono morto in Lombardia. Subito dopo professo, dovè tornar in patria, e non è traccia di lui in tutto l’archivio nostro. Io lo sospetto converso, e per tale lo scrivo. N. 286. — Fr. PETRUS, de Crovaria, conversus. Receptus est ab eodem, anno, die, mense, ut supra; et professus est tempore suo. L’Anonimo completa: Obiit Janue 1528, de mense iulii, peste percussus. Corvara, mentre era casato di nobile schiatta genovese, ora spenta, è anche paese, frazione del comune di Beverino, nel mandamento di Spezia. N. 287. — Fr. ANTONIUS ex comitibus CUCURNI, de Sigestro. Receptus est ab eodem, die 16 iunii If2j, hora 22. Fecit professionem tempore suo. Fuit lector, et factus fuit episcopus Brugnatensis. L’ Anonimo e il testo nostro non hanno le parole ex comitibus Cucumi, che sono in Giovi e Borzino: ma all’opposto nell’Anonimo stesso è segnata una notizia ignorata dagli altri: Fuit leclor, ac provincialis Terre sancte, postea episcopus Brugnatensis. Il Giovi replica: Obiit Sigestri anno 1570; e il Borzino: Sepelitur in sacristia conventus Sigestri. Dicit Plodius hunc natum esse Sigestri, ma lui — 125 — ' crederlo invece de Genua. Ne parlammo a molte riprese nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e più di recente nei Vescovi Domenicani liguri, a pag. 238. Quanto al provincialato di Terrasanta si veda la conferma della notizia a pag. 500 dell’ ultima opera citata. N. 288. — Fr. ANTONINUS, de Sucharè, conversus. Receptus fuit ab eodm, die 12 iulii 1523, hora 24. Hic non fecit professionem expressam sed tacitam, oh pestem. Hanno tutti i codici la nota della sua professione tacita, e il Giovi: Obiit Genue ijjj, die ultima octobris, mentre 1’ Anonimo scrive Albarii. Il Sucharè è qui scritto in dialetto e pronunzia genovese, invece di Zuccarello, comune in Liguria, nel circondario e mandamento di Albenga, N. 289. — Fr. AUGUSTINUS, de Rochatagliata, conversus. Receptus fuit ab eodem, 1523, eodem die, mense et hora, ut supra. Hic sponte recessit. Roccatagliata era ed è nome di famiglia, già nobile in parte ed ora popolana; ed è anche paese; e tale è qui, trattandosi di un converso. N. 290. —Fr. BERNARDUS de VIVO, conversus. Receptus fuit ab eodem, 1323. Hic, cum supradicto, novitius recessit. De Zino trovo scritto nell’Anonimo, e il Giovi ha de Riccio. Il Borzino, che sarebbe stato buon giudice nell interpretazione della parola, lo omise del tutto. Io seguo la lezione del codice nostro che ha de Vivo, cognome pur oggi esistente, al pari di Zino, che è più usitato in Genova. Nel Bottaro sembra esservi di Rivio. N. 291. — Fr. LUDOVICUS CICALA, de Genua. Receptus est ab eodem,di e $ aprilis 1524, hora 3 noctis; professus est tempore suo. Obiit Genue ij 7, die 8 aprilis, hora 4 cum dimidio , noctis. Ist* exivit ad conventuales, postea reversus est, avverte il solo Ano nimo. Infatti sino al 3 dicembre 1554 di lui taciono le nostre carte, e da quel giorno in poi ne ricorre spesso la menzione in atti notarili; l’ultima volta è ai 7 novembre 1564. Ho notizia, che tatta la professione, il convento ereditò sul suo asse la proprietà di tre case con botteghe in Sampierdarena, vendute poi il 23 febbraio 1562 al nobile Vincenzo Imperiale pel prezzo di lire mille e cento d’allora. I Cicala, casata ricca, potente e nobilissima a quei dì, sono ora pressoché estinti. N. 292. — Fr. THOMAS de DIANO, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, die et bora , ut supra ; projessus est tempore sito. Anche qui il solo Anonimo prosegue : Iste exivit ad quondam abbatiam cum habiiu ; e il Giovi: Obiit Genite, senz’altro. Saremmo curiosi di sapere l’abbazia ottenuta dal p. Diano; ma non lo possiamo per deficienza di memorie. Nel catalogo invece dei figli di s. Domenico trovo registrato: Fr. Thomas de Genita, nuncupatus vulgariter il scrivano, ex conventu suo originali de Castello, sub p. Valentino de Fintìmilio, priore, aggregatus est die 14 martii 1 j61. Crediamo sia lui stesso, quantunque niun codice lo dica. N. 293. — Fr. DOMINICUS de FERRARIIS, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, die, mense et hora, ut supra ; professus est tempore suo. Obiit in Comitiano, de mense maii, percussus pese , 1528, Il Giovi: Obiit Genue IJ28 die j maii: alii dicunt Corneliani, cioè nel convento di s. Giacomo apostolo, presso Genova, abitato dai nostri. N. 294. — Fr. VINCENTIUS de ALBARIO, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et bora, ut supra. Obiit Tabie, dum esset prior. Tutti lo stesso, ma segnano l’anno di morte, 1558. Il eh. Spo-torno avverte: « Illustre si deve riputare la famiglia d’ Albaro, quantunque non si trovi ascritta nel numero delle patrizie. Il cognome n addita il luogo d’origine, e sappiamo che essa venne ad alto grado coll’esercizio del notariato ». Più volte presenziò e sottoscrisse atti qui a Castello, dal 1528 al 1536, scrivendosi sempre fr. Vincentius de Genita. — 127 — M. 295. — Fr. STEPHANUS BURGARUS, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra, et professus est tempore suo. Hic exivit et factus est presbiter secularis. Obiit in Corsica, dum capellanns esset, 154 Dall’Anonimo ricavo che factus est presbiter secularis nel 1538, e morì de mense augusti 1543. Tutti i codici hanno la patria, meno il nostro, per dimenticanza; io 1’aggiunsi. Dal 1528 al 1538 comparisce in molti istrumenti la sua segnatura, poi non più. N. 296. — Fr. ANTONIUS JUSTINIANUS, a Genua. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra. Fuit predicator', modo factus est episcopus. Obiit 1570. Meno laconici si mostrano gli altri codici. Il Giovi ha: Fuit predicator optimus, deinde factus fuit archiepiscopus Naxiensis. Obiit in insula, Lipari; e il Borzino completa, che venne mandato a Pio IV inquisitor in insula Chii, ubi multas persecutiones tulit. Basti il già narrato di questo personaggio nella precitata opera dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e a pag. 270 e seg. dei Vescovi domenicani liguri, ove ho stesa la sua biografia. N. 297. — Fr. BENEDICTUS BASIADONE, de Genua. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra; professus est tempore suo. Obiit die 19 novembris 1580, malo epidemie. Trovo queste notizie nell’Anonimo : Iste exivit ad quandavi abbatiam in Apulia, et iterum rediit IJJ4, et fuit prior in pluribus locis et in isto conventu 1578; Obiit fanne, peste, credo, anno IJ79. Col p. Benedetto ha termine il sillabo dell’Anoniino, e rimaniamo con sol più quattro codici, il nostro testo, il Bottaro, Borzino e Giovi. Esiste in archivio uno istrumento di convegno, fatto nel 1572 tra i padri di Castello ed il magnifico Antonio Pallavicino-Basa-donne, fratello del nostro p. Benedetto, sopra alcune differenze insorte circa l’uso del danaro da esso acquistato in religione e fuori, e la validità del suo testamento. Ne riparleremo altrove. Del resto egli era ancora vivo; il che è tanto vero che nel 1578-80 ebbe il biennio di priorato qui da noi. Anche di lui non so scoprire l’abbazia conferitagli nella Puglia. — 128 — N. 298. — Fr. SIMON CASTIGLIONUS {sic), de Genua. Receptus est ab eodem, die 17 maii 1 ) 24 ; professus est tempore suo. Obiit in flumine Lavanie 1542, quia recessit cum habitu, ob infirmitatem capitis. Con parole alquanto diverse narra lo stesso anche il Giovi, mutato il 1542 in 45. Prese parte e si firmò a talun atto notarile, il p. Simone, e l’ultima volta nel 1538. N. 299. — Fr. RAPHAEL MARABOTUS, a Genua. Receptus est ab eodem, eodem anno, die iS dicti mensis, hora 25. Obiit Genue ad conventuales, davi esset predicator in domicilio. Dal Giovi e Borzino: Fuit ad conventuales, et obiit in s. Dominico, predicator domicilii huius civitatis, anno 1545. Lo conferma il catalogo ms. dei figli di quel convento, ov’è detto : Fr. Raphael de Genua, Maraboltus, ex conventu Castelli; e segue: Obiit anno IJ4J, predicator in domicilio Janue; che io interpreto predicatore annualista , cioè in tutte le feste e domeniche dell’anno. N. 300. — Fr. FRANCISCUS de DERNISIO, de Genua. Receptus est ab eodem, eodem anno, die eadem, sed hora 24; professus est tempore suo. Il Giovi dà la causale dell’ora diversa, notando : Quia prior bis capitulum tenuit illa die. Obiit; e nissuno sa dire quando. Lo vedo presenziare un atto notarile del 23 febbraio 1562 la prima volta, e l’ultima il 26 marzo 1586. N. 301. — Fr. BARTHOLOMEUS, de s. Margarita. Receptus fuit a fratre Ludovico de Marinis, vicario generali, die prima ianuarii i$2$, hora 24; professus tempore suo. Obiit 1528, peste percussus. Nel solo Giovi è la data precisa di morte; cioè die 12 iunii, peste. N. 302. — Fr. FRANCISCUS, de Sucharé, conversus. Receptus est ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra. Obiit Genue, peste percussus, 1528, de mense iunii. Già avvertimmo al n.° 288 Sucharé essere qui scritto giusta la pronunzia genovese, precisamente come il nostro sillabista disse più volte poco sopra Gaza a vece di Gazzale. — T 29 - N. 3°3- — Fr* NICOLAUS de BRACELLIS, de Genu a. Receptus fuit ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra. Iste fuit predicator et prior conventus et aliquorum, et vicarius Marche, et diffinitor. Obiit 1581, die 6 ianuarii. Borzino e Giovi avvertono che priore a Castello lo lu due volte, cioè nel 1564-65, e di nuovo nel 1571-73. Più tardi, credo io, fu spedito vicario provinciale nelle Marche, a introdurvi forse la riforma. Uomo di molti numeri egli stesso, appartenne ad una famiglia, che, a norma delle leggi stabilite qui in Genova nel 1528, è stata aggregata all’albergo de’ Grimaldi. Dove il eh. Spo-torno sentenzia : « Veramente ad una casa che seppe tanto operare, unir se ne dovea un’altra che diede scrittori si acconci a celebrarne le magnanime imprese ». Sembra che il nostro p. Nicolò presentisse la celebrità del suo casato, perchè, a differenza di tutti, nel segnarsi a piè degli atti, al fr. Nicolaus de Genita sempre aggiunse de BraceJlis. È parola di lui nei miei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 304. — Fr. GEORGIUS ZOALIUS, de Genua. Receptus fuit a fr. Mattina de Pontecurono, priore, anno 152;, die 16 ianuarii, hora 18. Obiit novitius, devote. Dominus Baptista, eius frater germanus, fuit dux Genue anno 1561. Non comprendo come il codice nostro abbia dimenticato appieno questo caro giovanetto, classificato nel sillabo loro dal Giovi, da cui lo trascrivo, e dal Borzino, che lo dice morto valde devote, senza però segnarne il tempo. Ne tacemmo un breve cenno a pag. 40 della succitata opera. N. 305. — Fr. PAULUS CAVALLUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Bar-tholomeo Burgaro, suppriore, die 14 februarii 1525, post matutinas, et professus est tempore suo. Obiit Genue, die 12 novembris JJ7/. Combinano tutti i quattro codici; ma nissuno fa parola del suo passaggio o trasfìgliazione a s. Domenico. Eppure nel catalogo di quei figli io leggo: Fr. Paulus Cavallus, de Genua, ex conventu Castelli. Se ciò fu, avvenne certo dopo il 1562, in cui il p. Paolo fungeva da sindaco qui da noi, e sonvi in archivio molte carte che lo riguardano in tale qualità. Atti Soc. Lio. St. Pàtria Serie a.a, Voi. XX. to N. 306. — Fr. JULIANUS de TURRE, a Genua. Receptus fuit ab eodem, die 19 maii 152$, hora 27, et professus est tempore suo. Obiit Genue 1528, peste. Niuna diversità nei testi. I Torre o Delia Torre contano fra le famiglie nobili di Genova. Il p. Giuliano mori tra il 2 maggio e il 9 novembre 1528; poiché sotto la prima data presenzia ancora un rogito notarile, sotto la seconda non più. N. 307. — Fr. DOMINICUS, Hispanus. Receptus est ab eodem, die 6 iunii 1525, hora 24, iussu rev. vicarii generalis, nomine Congregationis. Non fecit hic professionem, sed alibi; quo loco nescitur. Trovo nel Giovi variato l’anno in 1526 e il nome del vicario della Congregazione, cioè il p. Ludovico De-Marini ; più la notizia che obiit in Hispania. N. 308. — Fr. DESIDERIUS de MAIOLO, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die et hora, ut supra ; professus est tempore suo. Obiit Genue, 1528, peste percussus. Alla sua volta il Giovi dimenticò affatto il presente ; non però il Borzino, che a vece di Genue pone Corneliani. Egli pure morì dopo il 2 maggio 1528, e nell’istrumento cui intervenne è segnato fr. Desideritis de Genua. N. 309. — Fr. JOHANNES BAPTISTA VICECOMES, de Tabia. Receptus fuit Tabie eodem anno, die,., (manca) iunii; professus fuit Genue tempore suo, nomine huius conventus, ubi fuit lector in theologia et prior, et Bononie, et provincialis bis. Nel Giovi è il seguente elogio : Fuit vir insignis, lector, magister in theologia, bis prior in hoc conventu, Bononie semel et multis aliis in locis, et bis provincialis Lombardie. Conferma il tutto il Borzino, ma nissuno reca l’epoca di morte, che accadde nella quaresima del 1582 a Castello, ov’era stato priore nel 1549-51, e la seconda volta nel 1563. Nella stessa qualità governò il convento di s. Domenico alquanto dopo la sua riforma, cioè correndo il 1553. Di questo dotto e pio religioso ho scritto, sotto le diverse cariche da esso occupate, nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. — i3i — N. 310. — Fr. JOSEPH CARREGA, de Genua. Receptus fuit a fratre Marco de Genua, priore, 1/2/. Obiit Genue, die 2 iulii 1528, peste percussus. Corregge , non so se con ragione, il 2 in 10 iulii il Giovi. I Carrega contarono e contano tuttavia fra le nobili casate genovesi. N. 311. — Fr. INNOCENTIUS CAVATIA, de Genua . Receptus fuit al> eodem, anno et hora... (manca). Iste obiit Baselle, de mense iulii 1529, peste percussus. Anche qui il Giovi muta il mese di morte, dicendo die 4 iunii. A Basella esisteva, già lo dicemmo, un convento dell’Ordine. Quello del 9 novembre 1528 è l’unico atto notarile cui prese parte. N. 312. — Fr. GABRIEL de JUDICIBUS, a Genua. Receptus fuit a fratre Bar-tholomeo Burgaro, suppriore conventus iunc temporis, 1525, de mense octobris. Obiit Tabie 1529. Sa dire il 6 octobris il Giovi per la vestizione; e sul giorno di morte nulla di più, neanco il mese. I Giudici sono anch’ essi cittadini genovesi, una volta ascritti al patriziato. N. 313. — Fr. HILARIUS de ROCHA, a Genua. Receptus fuit ab eodem, eadem hora ; expulsus fuit postea a fratribus, nec non a patribus conventus. Così pure Borzino e Giovi. Non dicendolo professo, è chiaro che la di lui espulsione ebbe luogo durante il noviziato. N. 314. — Fr. CHRYSOSTOMUS GRECUS, de Janua. Receptus fuitab eodem, die et anno , ut supra. Iste exivit ad conventuales. Obiit 1542. Sotto il 9 novembre 1528, partecipante ad un atto notarile trovo un fr. Chrysostomus de Janua, ed è l’ultimo nell’ordine di professione ; quindi lo stimo il presente. Al nostro codice manca il de. Janua, ed io ve l’aggiungo. \ • N. 315. — Fr. CIPRIANUS REBROCHUS, de Genua. — Receptus fuit Neapoli die 26 octobris IJ20, et tempore suo professus est. Postea i;2Ó factus est » — I 3 2 — * filius istius conventus, auctoritate magistri Ordinis et totius capituli. Iste fuit prior in isto conventu et multorum. Obiit die quinta octobris iS19- Sempre contraddicendo, il Giovi dice die 4 octobris; e al multorum 1’ Anonimo aggiunse gloriose. Qui a Castello fu priore nel 1:557—58; gli anni e luoghi degli altri priorati non conosco. Ad intervalli soscrive molti atti notarili, e l’ultimo ai 17 aprile 1573. Nel libro dei consigli non più sono riportate le lettere patenti generalizie di trasfigliazione, come vedemmo fatto per molti in precedenza. N. 316. — Fr. MICHAEL de DAVANIA, a Genua. Receptus fuit a fratre Marco Cattaneo, die 16 maii 1526. Obiit Genue, de mense maii 1528, peste percussus. Nel Giovi trovo precisato il giorno del trapasso, cioè die 9 maii. Antichi cittadini genovesi sono i Davagna, i quali vennero a Genova dalla villa di Davagna nella valle di Bargagli, sopra il Bisagno. Nel 1528 taluni di essi furono ascritti alla nobiltà e aggregati all’ albergo De-Marini. N. 317. — Fr. DIONYSIUS SERRAVALLE, a Genua. Receptus fuit ab eodem, et eadem hora cum supradicto; professus est tempore suo. Iste fuit predicator et... (cancellato). Che dicesse: Obiit paralilicus, come sta nel Giovi c nel Borzino? L’anno poi di decesso nissun lo segna ; ma morì certo dopo il 17 aprile 1573, in cui intervenne ancora ad un atto pubblico. N. 318. — Fr. DAMIANUS, de Finario, conversus. Receptus ab eodem, qui causa pestis obiit. ■0 Nel Giovi: Obiit Genite, IJ2S, peste. Ebbe il nome del suo compaesano, beato Damiano Folcheri, e non sappiamo che abbiane eziandio esemplato in sè la santa vita. % N. 319. — Fr. VINCENTIUS, de Levanto, conversus. Receptus fuit a fratre Floriano de Brixia, priore, die 26 februarii'J)2<), hora 24. Hic sponte novitius recessit. Nel testo nostro manca il conversus, che è nel Borzino e Giovi. 133 — N. ?20. — Fr. DOMINICUS de PETRASANCTA. Receptus fuit a fratre Johanne de Flisco, supprior c, die 7 maii, hora 2j, i$2i), ei fecit professionem tempore suo. Hic iatn fuerat professus Florentie, et bina vice exivit. Trovo strano l’averlo ammesso alla seconda professione : ma la s’ignorava forse. Lascio insoluto il dubbio se qui Pietrasanta sia casato o paese. Niun codice lo dice di Genova, e i Pietrasanta fiorirono anche da noi: poi in Toscana evvi un grosso paese così nominato, e il Domenico professo la prima volta in Firenze. N. 321. _ Fr. JACOBUS, de Levanto, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 12 iunii, hora 23, 1 S29. Hic expulsus fuit, die 24 aprilis, invitus. m I codici Giovi e Borzino a vece di Levanto lo fanno nativo di Pogliasca ; ma è questione di precisione geografica. Pogliasca era una castellania del capitaneato di Levanto, in diocesi di Sarzana, posta sulla riva del torrente Pogliaschina, a lato della strada da Sarzana a Genova. N, 522. _ Fr. AUGUSTINUS de ALBINGANA. Receptus fuit a vicario generali, patre, fratre Stephano de Bononia, die 3 septembris 1529, et professus est tempore suo. Hic exivit, et iterum reversus, obiit Genue in s. Dominico, morte subitanea, die 21 februarii 1544- Mutano l’anno ai morte 1544 in 1549 i codici Borzino e Giovi. Gli Albingana, già lo dissi al n.° 147, pag. 68, furono cittadini genovesi, e una volta anche nobili; oggi li credo estinti. N. 323. _ Fr. BENEDICTUS DURATIUS, a Genua. Receptus fuit ab eodem, eodmi anno, mense, die et hora cum supradicto, et professus est tempore suo. Iste fuit predicator. Obiit Janue, 1573, 15 februarii. Combina cogli altri codici; e poi io trovo parecchie firme di un fr. Benedictus de fatata nelle nostre carte dal 1538 al 7 aprile 1564. Quindi non comprendo come l’autore del catalogo ms. dei figli di s. Domenico, l’abbia annoverato tra gli alunni di quest’altro convento, dicendovelo trasfigliato: Fr. Benedictus Duralius de Genua, ex conventu Castelli. Al più vi sarà passato dopo l’anno 1564. Il \ p. Benedetto è l’unico rampollo della nobilissima stirpe Durazzo, ascritto al nostro cenobio di Castello. N. 324. — Fr. LUCAS, de Genua, conversus. Receptus fuit a fratre Floriano de Brixia, priore, die 20 novembris, bora 24, if2 come troppo spesso, il Giovi varia la data nel 15 ottobre. Sta anche per l’i r settembre il compilatore delle Notizie cronologiche, il quale ha come segue: « Fr. Timoteo Gropallo fu priore più volte in più conventi, e sempre fe’ spiccare il zelo della regolare osservanza con la di lui esemplarità e probità di vita, in cui morì alli 11 di settembre l’anno 1579 ». Ma il bello è che poche pagine dopo scrive il 1529. Parlammo con onore di questo religioso a pag. 41 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. — 139 — N. 342. — Fr. AUGUSTINUS COCIUS, a Genua. Receptus fuit a fratre Barnaba Gentili, priore, die 18 februarii, statim post 24 horas, 1537; professus est tempore suo. Obiit Genue, die 29 iunii 1549. Iste fuit lector. A vece del 1537 trovo il 1536 nel Giovi, contraddetto dal Borzino. Amendue poi lo segnano ìector secundus conventus. Sono in archivio talune carte che lo riguardano; cioè sotto il di 7 febbraio 1538 il suo testamento, fatto antequam profiteatur, da cu.i ricavasi chiamarsi in seculo Stephaniis, filius q. Thome. e d una Gropallo. Lascia molti legati a luoghi pii della città, come pure ai suoi parenti di casa Gropallo : altri al convento di Castello, uno al p. Benedicto Basadonne, magistro novitiorum, ad effectum ut per ipsum emantur tot libri quot emi poterunt ad- usum ipsius itstaloris. Si ricava da tutto l’insieme dell’ atto, che fosse dovizioso assai. Nello stesso archivio trovansi altre carte in data 175^3 e 11 ^e^‘ braio 1768, riguardanti la eredità di questo p. Agostino Cosso, da dividersi fra i padri di Castello ed il magnifico signore Vincenzo Gropallo. Erano due legati giacenti in s. Giorgio, e non più riscossi. N. 343. — Fr. LAZARUS, de Ortonovo. Receptus fuit ab eodem priore, amo ut supra, de mense martii, die 16, et professus est tempore suo. Obiit i$8i, die 25 ianuarii. Aggiugne il Giovi : Fuit confessor moniahum; e non dice il monastero ed il luogo. In un documento, a mano mia, del 16 novembre 1579, lo vedo destinarsi dal priore Benedetto Basadonne al con ventino di s. Vito d’ Albaro, siccome quarto nel numero. N. 344. — Fu. INNOCENTIUS, de Uvada. Receptus fuit a fratre Bernardo Imperiali, priore, die 22 octobris i}37 P0^ completorium; fecit professionem tempore suo, nomine conventus Uvadeusis, ips9 petente ; sed exivit extra, et effectus est presbiter secularis. Cambia la data 22 in 11 octobris, come di solito, iL Giovi. Fu omesso dal Borzino. 9 9 — 140 — N. 315. — Fr. PANTALEO de SIGNORIO , a Genua. Receptus fuit a patre , fratre Bernardo Imperiali, priore, die 2S aprilis, bora fere 2 noctis sequentis, ijjS , professus est tempore suo. Hic apostatavit de 1540, mense martii ; relicto enim patre, fratre Barnaba Gentili, in domo principis Dona, aufugit, et coniugatus est, ac multorum filiorum pater effectus. Confermano pure gli altri la sua fuga e il suo matrimonio. Malgrado la molta prole, la famiglia Dei-Signore è quasi estinta. Si penti, sembra, e ritornò a più regolare vita dopo un decennio; ma di ciò tratteremo in altro luogo. N. 346. — Fr. ARCHANGELUS de NIGRO, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 19 martii, bora 24, 1539. Iste erat nothus et professus in s. Bartholomeo de Herminiis, sed ex indulto domini Pauli pape III a nobis fuit receptus, ac de consensu capituli ac auctoritate provincialis professus est tempore suo , et dum iret Lavamani, cum parva barcbeta, submersus est in mari, 1554. % 11 solo suo casato Di-Negro lo rivela patrizio genovese, sebbene noi dicano il Giovi e il codice nostro; ma il Borzino lo scrive, e dietro lui noi pure. Le Notizie cronologiche hanno qualche variante: « Fr. Arcangelo Di-Negro, già professo dell’Ordine di . s. Basilio degli Armeni, passò alla religione nostra, ma mentre andava a Lavagna, restò in quel fiume sommerso, l’anno 1554 ». » N. 347. — Fr. HIERONYMUS, de Poliasca, conversus. Receptus fuit Sigestri, et de consensu capituli et auctoritate rev. vicarii Ordinis ac provincialis , in filium nostri conventus fuit receptus. Obiit 15J], die $ aprilis. Ne fanno quest’elogio il Borzino e il Giovi: Hic fuit oplimtts coquus et amabilis, plenusque charitate. Dove trovisi la borgata Pogliasca lo notammo poco fa al n.° 321. N. 348. -- Fr. JACOBUS, de Alexandria, conversus. Receptus fuit Faventie, et de tonsensu capituli et auctoritate vicarii Ordinis, ut supra, in filium nostri conventus cum ceteris annumeratus, postea in brevi reversus ad seculum, deposito habitu, per Breve iterum receptus fuit. Obiit Janue, die 22 augusti 7/79. Fu dimenticato dal Giovi, e non cosi dal Borzino, che lo dice accettato in figlio la prima volta £iim esset optimus vestiarius ; e — I4I — ripete anch’egli che rediens, denuo receptus est; ma lo dice morto del 1575. Mi spiego: non fu dimenticato affatto dal Giovi, ma lo confuse col seguente, facendo un solo di due soggetti. N. 349. — Fr. IGNATIUS, de Rochatagliata, conversus. Receptus est Chii, et de consensu capituli et auctoritate patris vicarii Ordinis, ut supra, in filium nost ti conventus fuit receptus. Gratiose obiit Genue, die 28 maii 1564. Ecco il modo con cui il Giovi confonde il presente coll antecedente. Scrive : Receptus fuit Chii, postea de licentia vicarii Ordinis et consensu filiorum conventus factus est filius huius conventus. Obiit Genue anno 1579 die 4 octobris. Hic, relicto habitu, seculum petiit, sed denuo receptus est. Fuit optimus vestiarius. N. ?So. — Fr. ANDREAS JHAUROYA, a Genua Receptus fuit a patre, fratre Stephano Ususmaris, a Genua, priore, die 9 ianuarii JS4°- Huic non con veniebat religio, nec ille religioni; propterea exivit novitius. Chiavroia, se non un bel nome, lo è stato certo di un antica famiglia genovese, nota dalle storie. Non comprendo percio come il Giovi e Bottaro lo scrivessero coll’altro ancor più barbaro nome, Scamuroia, e fossero seguiti dal Borzino, che ne sospettò tuttavia la falsità , soggiugnendo vel Invrea, iuxta alterum. Chi può essere quest’altro? Io non conosco altro codice fuori dei precitati e del nostro, il quale segna chiaro come sopra. Che il Borzino fosse poco versato nei cognomi genovesi? Quasi me lo pare, almeno rispetto alle famiglie men note ai suoi giorni. N. 55I. _ Fr ANDREAS, de Finario. Receptus est a fratre Reginaldo Castiliono, priore, die 18 septembris 1541, hora 24< et professus est tempore suo. Iste questuabat panetti ad portam conventus, et frater Sixtus Caiella aromatarius tenuit illum ad scotum et ad scholas propte'r pietatem, quia non lmbebat unde vivere, et beneficium non agnovit, et ivit ad conventuales. E il Giovi e Borzino aggiungono: Fuit magister. Del poco lodato Andrea nessuno sa dirmi quando sia morto e il cognome suo. Nell’ elenco dei figli del convento di s. Domenico in Genova non figura. — 142 — N. 352. — Fr. ANGELUS GRIMALDUS, de Modono,.dictus de Genua. Receptus ab eodem, anno, mense, die, hora, ut supra, et professus est tempore suo. Iste natus est turclius, et dum capta est civitas Modoni, a D. Jacobo Grimaldo, genuensi, juit raptus, et quia diligebat ipsum et instruebat in moribus, fratres qui illud ignorabant, putabant eum esse illius filium, et ad habitum receperunt. Obiit Genue, die 20 martii 161 j, hora 17. Ha qualche notizia di più il Borzino : Natus est turca, et quando fuit capta civitas Modoni, ductus est captivus cum aliis pueris a D. Jacobo Grimal do, qui diìexit eum valde, et ita educavit liberaliter ut illius filius existimaretur; quare fratres eum receperunt. Sed (re detecta') eundem expoliavit rev.mus generalis 1562 (il Giovi dice 1552) et iterum receptus est. Gaudebat precipue vestium nitore, et credebatur simili anime puritate florere. Obiit annorum 89, 20 maii 16ij, devotissime. Nel libro dei consigli si firma sempre fr. Angelus genuensis; e di esso parlai, come di santo religioso, a pag. 42 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Più tardi poi in archivio trovavo una particella di testamento che lo riguarda, ed è la seguente : Reperitur in testamento magnifice Lucretie, filie q. rnagn. Nicolai de Metri, et uxoris q. magn. Io. Baptiste Basserii, condito an. mdlxxxxii die 12 mensis aprilis, quoddam legatum tenoris infrascripti, videlicet'. Item legavit, ven. fr. Angelo de Castello, ecclesie B. M. de Castello , confessori ipsius testatricis, libras centum fanue pro anima ipsius testatricis. Per codicillos autem conditos anno mdlxxxxii die xxv iunii prefata magnifica Lucretia Passer ia codici landò adaptavit et emendavit legatum Jactum dicto rev. jr. Angelo, dicendo, quod legavit ven. fr. Angelo de Janua, Ord. s. Doin., eius confessori, et filio conventus B. M. de Castello, dictas libras centum eidem legatas, quas dictus rev. frater dispensare debeat secundum et prout oretenus eidem dixit sub sigillo confessionis. N. 353. — Fr. MATTHEUS, conversus. Receptus fuit a predicto priore, die 20 apnlts 1 )42, hora 20 vel circa, et professus est tempore suo, in manu fratris Silvestri Riccii de Genua, supprioris. Cosi pure il Giovi, e nè lui nè altri accennano la patria od il casato. N. 354. — Fr. BAPTISTA SEMINUS, a Genua. Receptus fuit a fratre ReginaJdo , qui supra, priore, die prima octobris 1542, hora prima noctis, et professus est tempore suo. Fuit lector in theologia, et inquisitoris vicarius sepe. II Borzino completa dicendo : Fuit lector, baccalaureus et magister theologie ; e il Giovi segna: Bononie, come luogo del suo baccellierato, poi: Obiil Genue. Infatti lector, baccalaureus Bononiensis studii, et magister in theologia lo vuole anche il codice Bottaro. N. 3ss. — Fr. JOHANNES PHILIPPUS LAZAGNIA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, anno, mense, die et hora, ut supra, et professus est tempo)e suo. Fuit lector, et videns non proficere renuntiavit. Mei Giovi trovo che tempore reformationis conventus s. Dominici factus fuit filius illius conventus, e lo ripete pure il Borzino, che lo chiama solo Philippus Lasagna, de Genua. E in verita lo trovo nel precitato elenco di s. Domenico come affigliatovi 1 anno IJSO» così : Fr. lohannes Philippus Lucania, genuensis, ex conventu S. M. de Castello. Ne divenne poi sottopriore nel 1562, e anche priore il biennio 1580-82. N. 3 56. — Fr. JACOBUS GUCIUS, a Genua. Receptus fuit ah eodeni, anno, mense, die et hora , ut supra, et tempore suo professus est. Tutti i codici hanno scritto Gucius, non so se bene o male interpretato. Parrebbe un latinismo di Gucci 0 Goggi, famiglia oggi ancora esistente. Nel Giovi è detto: Obiit Genue anno 1560, e lo stesso nel Bottaro. ?S7. _ Fr. PANTALEO BOLERIUS , a Genua. Receptus fuit ah eodem, anno, mense, die et hora, ut supra, et professus est tempore suo. Ohiit Janue , 1560. Concordano i varii codici nelle date. I Bollero sussistono ancora a’ dì nostri. — 144 — N. 358. Fr,. MANSUETUS , de Mediolano , conversus. Receptus fuit Mediolani, sed de consensu capituli et auctoritate rev.mi magistri Ordinis in filium huius conventus receptus fuit; quam annullavit r.mus Rovieus, vicarius Ordinis, I )4) die 10 martii, registrata in folio 29 primi registri. Altre particolarità sono nel Giovi: br. Mansuetus de Mediolano receptas fuit Mediolani, 1543 die y augusti; factus postea filius huius conventus, auctoritate rev.mi magistri Ord. fr. Alberti Casaus etc. Attamen annullata fuit hec affiliatio per vicarium Ord. fr. Franciscum Romeum, qui postea fuit magister Ord., an. IJ45 die x martii. N- 3 59- Fr. AUGUSTINUS, df. Lavania, conversus. Receptus fuit a patre. fratre Barnaba Gentili, a Genua, priore, die 2 februarii 1545 post Ave Maria, et professus est in manu patris, fratris Sebastiani Rebrochi, prioris. Iste fuit cerdo. Fanno di lui questo bell’elogio il Giovi ed il Borzino. Fuit optimas cerdo, et excellens in fabricandis vetnatis, fecitque multa bona conventui, sacristie, Albario. Ne parlo con lode a pag. 339 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 360. — Fr. JULIANUS, de s. Michaele, conversus. Receptus fuit a fratre Sebastiano Rebroco, priore, die 3 februarii 1546, post Ave Maria, et tempore suo sub eodem priore professus est. Nel Giovi e Bottaro è l’epoca di sua morte : Obiit Genue, an. IJ7J, die 26 octobris. N. 361. — Fr. BARTHOLOMEUS, de Levanto. Receptus fuit ab eodem, die 2 aprilis 1546. Iste, sponte, recessit novitius, quia erat ineptus religioni. II Giovi lo dice conversus; il nostro testo e il Borzino ne taciono. Cosi pure il Bottaro. N. 362. — Fr. SILVESTER de TURRILIA , a Genua. Receptus fuit a fratre Agapito de Finario, priore, die 22 decembris 47, post Ave Maria, et sub eodem priore professus est. Obiit Genue, 1567, die ; februarii. 0 Erat supprior Sigestri, dice il Giovi, quando morì. I Torriglia* già antichi e nobili cittadini genovesi, ora sono in parte patrizi e in maggiore parte popolani. - 145 — N. 363. — Fr. BARTHOLOMEUS de PAGIO, a Genua. Receptus fuit ab eodem , anno , mense , die et hora , ut supra , et professus est. Iste fuit predicator. Lo conferma il Giovi : Fuit predicator, et pater amabilis valde. Obiit Genue, anno /J77 die 3 ianuarii; e lo copiò dal Bottaro. Trovo la famiglia Paggi ascritta alla nobiltà antica di Genova. 364. — Fr. LUDOVICUS SEMINUS , de Genua. Receptus fuit ab eodem priore, die 10 iunii 1548, et professus est tempore suo. Obiit Ferrane, i$)S die... (manca) augusti. Il giorno di transito lo segna il Giovi, cioè die 12 augusti; e prima di lui avealo segnato il Bottaro. Semino è casata ligure. N. 365. — Fr. MARCUS RICCIUS, a Genua. Receptus est al eodem priore, anno, die, mense et hora, ut supra, et professus est sul eodem priore, tempore suo. Fuit lector, et prior in multis locis. Ohit Janue Obiit Genue, dum essel prior Tabie, 1572 die 12 decembris, scrive il Giovi; mal copiando il Bottaro che nota sì il 1572 ma ^ 21 cembre. Le Notizie cronologiche continuano a denominarlo Risso, come il p. Silvestro del n. 203 a pag. 92; ed io non ho buono in mano per decidere a quale delle tre casate Rizzo, Risso e Ricci , oggidì ancor esistenti, egli appartenesse. Osservo, che le suddette Notizie lo collocano nel novero dei frati usciti da famiglie nobili; in tal caso dovrebbe essere Ricci, unica nobile, in parte, fra le tre. In antico, penso che fosse una sola. N. 366. — Fr. THOMAS D’ORIA, a Genua. Receptus est al eodem priore, anno, die, mense et hora, ut supra, et professi/s est sub eodem priore, tempore suo. Fuit lector, predicator, et etiam prior. ! « La nota obituaria ce la offre il Giovi : Anno 1606, die iy aprilis, hora 8 noctis; e il Bottaro aggiugne la circostanza: Subita morte. Del 1588 era lettore a Castello, ma ignoro il luogo del suo priorato : qui da noi , no certo. Fu invece parroco della chiesa nostra ben tre volte, cioè gli anni 1585, 1587 e i)92*9^- Atti Soc. Lto. St. Patri*. Scric a.a, Voi. XX. il N. 367. — Fr. LUCAS, de Muriato, conversus. Receptus fuit <1 fratre Agapito de. Finario, priire, die 24 martii, post matutinas, />./ ,M ‘vigilia omnium sanctorum. E aufugit recita il Giovi, prendendo la parola al Bottaro. N. 577. — Fr. DAMASCENUS JUSTINIANUS, a Chio. Receptus est Chii a patre fr. Jordano de Chio, die 14 augusti 1548, et ex consensu capituli et auctoritate rev.mi magistri Ordinis, patris fr. Stephani Ususmaris, die 6 martii i)jj , in filium huius conventus est annumeratus. Sembra vi sia stato un contrasto nella costui accettazione a figlio di Castello, dicendo il Giovi essersi fatta consmsn illorum qui vocali fuerunt, multos enim preterierunt. Spiega meglio il Bottaro. De consensu illorum qui vocati fuerunt; non enim vocaverunt omnes qui erant in conventu, sed quos voluerunt; quorum nullus ausus fuit contradicere , ob presentiam magistri, qui ita volebat. N. 378. — Fr. PETRUS-MARTIR DONOUS, de Vulturo. Receptus fuit Nicie, a fratre Thoma Toyrano , de Nicia, die ij ianuarii 1552, et in 1555 die 6 martii, de consensu filiorum conventus et auctoritate rev.mi magistri Ordinis, patris fr. Stephani Ususmaris , in filium huius conventus acceptatus fuit. Iste fuit predicator, et prior huius conventus pluries, et aliorum. Il p. Dondo ostinatamente nascose sempre il suo cognome nei libri dei consigli, e nei registri parrocchiali, e i sillabisti gli tennero tutti bordone, o, forse, a neh’ essi l’ignorarono. Ce lo scopri all’ultimo il documento seguente, e cosi l’aggiugniamo al nostro testo. Raynutius etc. Dilecto in Christo, Petro martiri Dondo, de Vulturo, alias, in seculo, Angelino nuncupato, Ordinis fratrum predicatorum s. Dominici professori, salutem in Domino. Ex parte tua fuit propositum coram nobis, quod, alias, postquam Ordinem prefatum in civitate Nicien. ingressus, nond"m tamen professus fueras, quarto decimo tue etatis anno, nondum tamen completo, domui sancti Dominici Nicien., dimidie partis omnium bonorum tuorum, reservatis tibi eorum fructibus, tua vita durante, donationem inter vivos fecisse, ac iuramento et aliis solemnitatibus roborasse, vel alias, non bene recolens: Maior factus et in xvii, vel circa, tue etatis anno constitutus, premissis expositis, a generali magistro dicti Ordinis, attenta minori etate in qua predictam donationem fecisti — 149 — domui Nicicn., illam revocandi et de bonis predictis in sororem tuam , tenues facultates habentem, et dictis bonis magis quam Ordo predictus indigentem, vel alios quos voluisses, pro conscientie tue pondere, sive dispositione, tam inter vivos quam alias que habebas et ad te spectabant, antequam Ordinem prefatum ingredereris et profitereris, libere disponendi, te ab omnibus voto seu iuramento quo circa ^remissa in dicta civitate Nicicn. emisisses, absolutionem et relaxationem, nec non licentiam et facultatem respective obtinueris: Quibus obtentis, tu premissa omnia, per te in civitate Nicien. gesta, in presentia prefati magistri generalis revocasti cassasti et anullasti ; idemque predictus magister generalis suam in premissis omnibus interposuit auctoritatem, prout in publicis desuper respective confectis instrumentis, seu aliis documentis, dicitur plenius contineri. Cum autem, sicut eadem subiungebat petitio, tu, pro tue unice sororis subventione, cupias licentiam et facultatem per magistrum generalem tibi in premissis concessam, per sedem apostolicam approbari et confirmari, ac insuper ut here ditatem q. Paschalis Burgentii tibi ante professionem, in dicto Oidine emissam, delatam, et alia legata relicta et hereditates similiter delatas seu delata \el alias, prout tibi conscientia dictaverit, de eis libere disponere facultatem per sedem apostolicam tibi concedi et indulgeri, super quibus supplicare fecisti humiliter, tibi super his per sedem apostolicam de opportuno remedio misericorditer provideri : Nos igitur dictorum instrumentorum tenorem ratum habentes, huiusmodi supplicationibus inclinati , auctoritate etc. specialiter etc. licentiam et lacultatem per magisti'um generalem dicti Ordinis tibi in premissis concessam, ac omnia et singula in dicti magistri generalis instrumento sive patentibus litteris vel publicis documentis contenta, et inde secuta queeumque, dictam licentiam tamen concernentia, licita tamen et honesta, veris existentibus premissis, ac domus in qua professionem emisisti conventus accedente consensu, tenore presentium approbamus et confirmamus, eisque perpetue firmitatis robur adiicimus , supplendo quod in eis etc. Insuper tibi, ut de quibuscumque bonis, iuribus, actionibus, hereditatibus legatis et relictis, ad te, ante professionem in dicto Ordine emissam, delatis seu spectantibus et pertinentibus, de prefati magistri generalis et consensu domus in qua professioneui emisisti licentia consensu et voluntate, in favorem sororis tue predicte, tam inter vivos quam causi mortis, libere disponendi concedendi erogandi et transmittendi transferendi et concedendi licentiam, plenamque et liberam , tenore presentium , concedimus facultatem. Quocirca etc. Constitutionibus et ordinationibus apostolicis , ac tam provincialibus quam sinodalibus, dictique Ordinis statutis et consuetudinibus, etiam iuramento etc roboratis, privilegiis quoque, induitis ac litteris apostolicis, sub quibuscumque tenoribus et formis concessis, confirmatis et etiam iteratis vicibus innovatis, et marimagno , bulla aurea vel alias nuncupatis. Quibus omnibus etc. derogamus, ceterisque contrariis quibuscumque. Datum septimo nonas maii, anno primo Pauli III. — 15 o — La quale data corrisponde al i.° maggio 1556 del computo volgare. Sappiamo perciò che il p. Dondo vesti 1’ abito religioso e professò in s. Domenico a Nizza, che del 1555 s’affigliò a Castello, e ne divenne un attivo operaio evangelico. Poiché oltre la frequente predicazione, resse la parrocchia ben cinque volte e per lunghi anni, nè interruppene il governo, che per andar priore a molti conventi, e qui stesso n’ebbe la carica tre biennii, cioè dal 1576 al 1578, dal 1600 al 1602 e dal 1606 al 1608. Addì 3 febbraio 1610 evvi ricordato come già defunto, nel libro dei consigli. Ne fo un cenno in due luoghi dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 379. — Fr. SIXTUS, de Senis. Receptus fuit ad habitum fratrum Minorum conventualium, inter quos fuit magister et magnus predicator ; deinde ex devotione, auctoritate D. N. pape Julii III (De-Monte), indutus fuit habitu nostri Ordinis a rev.vio magistro Stephano Ususmaris. In quo fuit egregius et catholicus predicator, et receptus fuit in filium conventus, 1556. Obiit devotissime, 1569 die 2S septembris. Ho già detto tanto di questo famoso uomo nella precitata mia opera, che ora mi limito a riferire l’articolo della cronaca nostra di Castello. Fr. Sixtus de Senis, nalus ibi anno 1 fio, factus est Minorila conventualis, fuitque predicator eximius, loto orbe celeberrimus, atque lingue hebraice excellentissimus ; cumque ex Thalmuditarum libris aliqua effutiret non consona, delatus, apostatavit, et propter eminentem doctrinam undequaque quesitus, nec similis inventus. At ipse, mediante fr. Felice Pcretto, qui postea fuit Sixtus V, ex improvviso se exhibuit fr. Michaeli, qui postea fuit Pius V, Rotnae commissario, atque in eius arbitrium se suaque deposuit; et reconciliatus s. Sedi, omnibusque condonatis, atque habitu s. Francisci destitutus, ab ipso fr. Michael e, dispensante Julio III, et consentiente generali, Stephano Ususmaris, suis propriis vestibus, habitu dominicano induitur, atque filius huius conventus destinatur per breve apostolicum eiusdem Julii III, quem fratres postmodum capitulariter acceperunt. Induens enim illum fr. Michael, dicebat: Volo tue quieti consulere ; quare non est opportunum te ad tuos fratres redire, et in mea religione provideberis de meliori conventu in toto Ordine; hoc est, eris filius conventus Sancte Marie de Castello Genue, ubi tranquillissime commoraberis. Deinceps, nui,} lis annis Genue, cum maxima acclamai ione declamatus apnd omnes, magni est semper habitus ; fecit que ipse tabernaculum marmoreum pulcherrimum, quod quidem, tempore prioratus p. magistri Grimaldi, 1671 et 72, remotum fuit ab altari maiori, et amplius de ipso nulla extal memoria. Multa scripsit. Composuit illam Bibliothecam Sanctam, omnigena eruditione plenam, et alia scripta doctissima, sed ex traditione habetur quod ipsemet, dum essent in choro fratres, combusserit. Et tandem anno ij6y die 28 septembris , etatis senilis, devotissime obiit cum bono nomine. Se è vero che morisse di 49 anni, non lo si sarebbe potuto dire in senile età. N. 380. — Fr. MATTHEUS, de Genua, conversus. Receptus fuit a patre, fr. Cipriano de Genua, die 2 decembris 1558, bora 24. Deinde post menses sex fecit professionem sub fr. Philippo de Genua. Con questo converso comincia la continuazione del nostto codice Carbone, intrapresa da un amanuense meno abile in calligrafia, e proseguita in appresso da mani peggiori ancora. Questo privilegiato Matteo non lo trovo nel Giovi e neppure nel Borzino. N. 381. — Fr. ANTONINUS, de Genua, conversus. Receptus fuit ab eodem, eodem die, anno et hora, et cum eodem. Expulsus fuit novitius. Neppure costui è classificato nei loro sillabi dal Giovi e dal Borzino; motivo a ritenere il nostro codice Carbone siccome il più completo di tutti. N. 382. — Fr. ANTONIUS ©e CAPRIATA. Receptus fuit a fratre Philippo de Genua, priore, 1559 die 10 iulii, post completorium ; professus est tempore suo. Fuit predicator et lector. Obiit . . . Completa il Borzino: Obiit Genue, 1610 die 13 februarii, devotissime. Come dicemmo a pag. 48 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, ragionando di lui, morto con speciale nota di santità, per noi Capriata è qui cognome e non patria. Fu lettore e predicatore, sindico a Castello nel 15^7 > e Parr°co tre volte, cioè nel 1591-92, 1598, 1599-1601. N. 38;. — Fr. JOHANNES CAMPI, de Genua. Receptus fuit a fr. Philippo de Genua, priore, i)$y die 13 septembris. Iste fuit expulsus. Il Borzino supplisce al nostro testo e al Giovi, col dire: Postea acceptatus in s. Dominico, ubi obiit morte subita, e secondo lui avrebbe avuto il cognome Campioni. Nell’ elenco invece dei figli di quel convento io leggo : Fr. Johannes Campi de Genua, in secuio Franciscus, a p. fr. Valentino de Vintimilio, priore, die 6 decembris ij6o indutus, in eius manibus anno sequenti professavit. Obiit die 1 novembris 1608. I Campi esistono tuttodì in Genova, e furono in antico nobili, inalbergati nei Giustiniani. N. 384. — Fr. BARNABAS, de Genua. Receptus fuit ab eodem et cum eodem. Sponte recessit. Nissuno riferisce il suo casato ; a lutti sarà rimasto ignoto. N. 385. Fr. ANDREAS, de Campo, conversus. Receptus est ab eodem, ijóo; professus est tempore suo Obiit... Bonus sacrista lo chiama il Borzino , e soggiunge che obiit Genite 1610. Luoghi intitolati Campo e Campi ve n’ha parecchi in Liguria; noi lo crederemmo di Campi, a breve distanza da Genova, in principio di vai Polcevera. N. 386. Fr. MARTINUS PENCUS, de Genua. Receptus est a fr. Vincentio de Sigestro, priore, 1560 die iy novembris; professus est tempore suo. Obiit... Dal Borzino : Obiit in Calabria 1 j88, precipitalus de nocle, duni latrinas peteret. Penco è casato genovese, non infrequente anche al dì d’oggi. N. 387. Fr. S 1EPHANUS PISONUS, de Genua. Receptus est ab eodem, et cum eodem ; professus est tempore suo. Fuit predicator. Obiit. . . Obiit curatus Riparolii, aggiugne il Borzino, e non saprei spiegarne il come, se colà mai fuvvi casa domenicana. Oltre che predicatore, è stato anche parroco qui a Castello, nel biennio 1589-90. — '53 — N. 388. — Fr. LUDOVICUS ADURNUS, de Genua. Receptus est ab eodem, 1561 die 14 ianuarii; professus est tempore sud. Fuit predicator. Obiit... Dal Giovi : Professus est Bononie, nomine huius conventus; c nel Borzino: Obiit 1601. Esso è l’unico rampollo di questa nobilissima e potente famiglia genovese, che prese la divisa domenicana, aggregandosi a Castello. N. 389. — Fr. ALBERTUS PISONUS, de Genua. Receptus est ab eodem, die 6 iunii 1561, hora 1; ; professus est tempore suo. Obiit Neapolt. Nel Borzino e Giovi è l’anno di morte, 1569. Che fosse fratello del precedente Stefano? La cosa è molto probabile. N. 59o. — Fr. AURELIUS GAVIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem; professus est tempore suo. Fuit lector et magister. Obiit Rome, ;/99 die 19 septembris. Danno maggiori notizie Borzino e Giovi: Fuit lector et prior hic, magister theologie, commissarius et dehgattis apostolicits in provinciis s. Thome et utriusque Calabrie, mandatovi nel 1590 da papa Gregorio XIV. Il Giovi lo fa morto Genue, plenus dierum. Nel libro dei consigli sotto il dì 6 ottobre 1599 e cenno di lui come già estinto. Priore a Castello lo fu nel 1580-81, come dico a pag. 256 dei Domenicani illustri del convento di S. M. di Castello. N. 39I. _ Fr. LAURENTIUS REPETUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, 1561 die 15 octobris, bora 18; professus est tempore suo. Fuit lector. Obiit Savone. Ripetono lo stesso Giovi, Borzino e Bottaro, senza nulla aggiungere. I Repetto sono genovesi, non pero d antica data. M. 392. — Fr. XANTES RIPA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem. Iste fuit expulsus invitus, et postea receptus fuit iterum a fr. Johanne Baptista Vicecomes (sic), de Tabia, 1563 die 29 martii, hora 24. Fuit predicator et inquisitor. Obiit Genue, repentina morte. Il Borzino sa dire le città in cui fu inquisitore, cioè Bergomt, Papié, Verone, Placentie, Comi; e aggiugne: Magister in theologia. — 154 — Come inquisitore a Bergamo lo registra il Piò a pag. 275 , Progenie ecc., e come tale, a Piacenza, è citato nel libro dei consigli sotto il 7 novembre 1606. Quando obierit, ignoratur, nota un sillabo, e un altro pone deciso l’anno 1612; lo scrissi già a pag. 259 dei Domenicani illustri di S. Maria di Castello. ^T- 393* — Fr* ANTONINUS, de Compiano, conversus. Receptus futi ab eodem, die 14 decembris..... (manca l’anno). Fuit expulsus invitus. L’anno 1561, che manca al nostro testo, v’è posto dal Giovi e Borzino, il quale ultimo ha Antonius per Antoninus. Compiano, mentre è gentilizio d’ un’ antica famiglia genovese, ò altresi nome d’ un comune nel circondario di Borgotaro, dal quale penso traesse 1’ origine questo converso. N. 394. — Fr. ADEODATUS ARDUINUS, de Genua. Reccptus fuit ab eodem, die 21 decembris 1561, hora prima noctis. Iste, sponte, exivit novitius. Curiosa è la frase del Giovi : Hic sponte exivit omnibus fratribus gratidantibus, e la copiò dal Bottaro: Omnibus fratribus ex hoc consolatis. N. 395. — Fr SILVESTER CONFORTUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, 1562 die 18 ianuarii, hora 24. Professus est tempore suo. Fuit lector. Obiit Morbitiii, apostala a fide et a religione. Dal Borzino si ha notizia della sua, sebbene tarda, resipiscenza. Senex apostatavit, Morbiniumque se contulit, ubi contritus, ut accepi ab hiis qui illic fuere, obiit 1602. Deve aver vissuto ben poco dopo l’apostasia, poiché nel libro dei consigli sotto 1’8 agosto 1601, v’è notato: Etiam actum fuit de pretensionibus, quas conventus habet contra fr. Silvestrum Confortum, cuius causa modo tractatur ab ad/n. rev. patre inquisitore, magistro fr. Baptista de Finario. N. 396. — Fr. VINCENTIUS CENTURIONUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, 1562 die 8 martii, hora secunda noctis incirca; professus est tempore suo. Fuit predicator, et prior quater in hoc conventu, et alibi. Ha di più il Giovi: Hic fuit predicator emeritus, prior qualnor vicibus in hoc conventu, cui multa contulit bona, et in annuis redditibus - 155 — perpetitis, et in credis sive constructis quampluntnis fratrum cubiculis, aliisque multis. Duabus vicibus fuit prior in conv. s. Dominici huius civitatis, Boschi iterum et Savone, Ferrarie tam primo quam secundo, Placende ct Neapoli. Obiit Genue, plenus dierum et meritorum, an. 1630 die 24 iunii, hora 24. II Borzino per la morte ha quest’altra data: S iunii stess’anno, e lo preconizza de religione, provincia et conventu optime meritus. Bis dijjinitor. Sotto il dì 20 luglio 1630 è cenno di lui , defunto di fresco, nel libro dei consigli. Gli anni in cui tenne il priorato di Castello, furono i biennii 1585-87, 1598-1600, 1612-14, e 16x6-18. Nel convento di s. Domenico , in questa stessa città, sono stati il 1607-09 e 1623-25. Avrebbero voluto quei padri per il secondo biennio immediatamente susseguente al primo averlo di nuovo a priore, e ne stesero anche 1’ atto e la petizione , come in appresso : Die 2 ianuarii 1609, cum omnes infrascripti patres a consiliis huius nostri conventus ad rationes supputandas de more convenissent, eiusdemque conventus statum ab illa die in qua pater Vincentius Centurionus prior ingressus est usque in diem presentem, in qua predicte rationes facte sunt, simul librassent, clareque quante utilitatis eiusdem solertia ac prudentia extiterit prospexissent, utpote qui eundem conventum ex abissis fere ereptum, Dto dante, iterum in lucem revocaverit ac sublevaverit: Propterea, nedum gratitudine causa, verum etiam maxima allecti spe, ut si diutius eius prioratus protraheretur, ad multa et quidem necessaria utilissimus foret; omnes, nemine penitus discrepante, etiam per secreta vota, in hanc sententiam devenere, per comunes litteras supplicandos esse Rome superiores ut per alterum saltem biennium eiusdem prioratus extendatur. In cuius comunis voti fidem, omnes eidem consilio assistentes... propria manu subscripserunt. Seguono undici firme. Tra queste vi leggo quella del p. Innocenzo Cibo-Ghisi, che gli successe nel priorato, non essendo stata accolta a Roma la domanda dei frati. Ho notizia che il p. Centurione, morendo, lascio un legato in s. Giorgio ai padri di Castello, e taluni beni in Spagna; pei quali il nostro registro dei consigli avverte che: 1631 die 12 aprilis , fuit determinatimi in consilio patrum per vota secreta quosdam redditus competentes conventui iure ereditario ex morte adm. rev. patris fr. Vincentii Centurioni, in Hispania exigi debere, ac nostros procuratores, seu procuratorem, constitui D. Fraticiscum Serra. ^ 597- — ^'R- AMBROSIUS di- NIGRO, Dii Genua. Receptus fuit ab eodem, el cum eodem ; professus est tempore suo. Obiit Genue, die 2 ianuarii 1612, hora tertia noctis, morte repentina. Di mano posteriore trovo aggiunto nel Giovi: Fuit lector, et electus prior, sed non confirmatus, de anno 1610, ut apparet in epistola servata in archivio. Nel codice Bottaro leggo essergli stata diretta questa lettera congratulatoria dal nunzio apostolico a Napoli, già padre Diodato Gentile, figlio di Castello, di cui verrà il turno in appresso. N. 398. — Fr. DOMINICUS de CEVA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 9 martii 1562, hora decimanona ; professus est tempore suo. Fuit tector. Obiit die 14 novembris 1612, in sero, occisus. Meglio il Borzino: Fuit lector theologie, et celebris mathematicus ; com-posuitque librum, quem Chaos mathematicum nuncupavit, quique apud vie est ms. Obiit occisus a servo in sua cella, ut illi pecuniam auferret; erat enim depositarius fratrum. E il- Giovi precisa la camera prima dormitorii parvi, prope sacristiam. Di questo dotto e disgraziato religioso tenemmo discorso nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e nulla più occorre aggiugnere, fuori che esercitò l’ufficio di parroco in chiesa nostra gli anni 1596-98, e la seconda volta nel 1601. N. 399. Fr. PEI RUS YICECOMES, de Tabia. Receptus fuit Tabie, die 29 novembris 1562, hora secunda noctis, et fecit tempore suo professionem, nomine conventus S. M. de Castello. Iste Juit lector et magister. Obiit devotissime. Sappiamo dal Giovi che receptus fuit Tabie a fr. Timotheo (Gropallo) de Genua, il giorno come sopra, e professò Genue, nomine huius conventus. Oltreché maestro in divinità, il Borzino e gli altri dicono esser stato inquisitor Cremone, et obiit devotissime, dicendo: Agimus tibi gratias: alleluia, alleluia, alleluia. Taciono il tempo, ma dovè morire nella state 1614, perchè nel libro dei consigli addì 6 agosto, detto anno, trovo concessa la già sua camera ad uso del priore Stefano D’Oria, e la si dice cella questa felicis recordationis p. fr. Petri Vicecomitis, de Tabia, magistri. Ne trattavo a più riprese nei Domenicani illustri di S. A4, di Castello, ove può vedersi quanto qui si omette. — x57 — N. 400. — Fr. AUGUSTINUS ROSSIGNOLUS, de Monterubeo. Receptus fuit a fr. Johanne Baptista de Tabia, priore, 1$6} die /9 martii, hora 24; tempore suo professus est. Fuit aromatarius. Dal Giovi e dal Borzino si hanno più ampie notizie. Questo scrive : Fuit pbarmctcopulci valde peritus, qui multas pecunias conventui reliqui/, que posite fuerant in montibus Rome. Obiit 161). Infatti nel libro dei consigli è parola di questa pecunia lasciata da lui, già defunto agli 8 iulii 1613. Lo accenno a pag. 340 della succitata mia opera. N. 401. — Fr. BARNABAS RUBEUS , de Genua. Receptus fuit ah eodem, et cum eodem ; professus fuit tempore suo. Ohiit Tabie. E il Borzino segna l’anno di morte, 1602, notato da nissun altro. Il Bottaro lo scrive de Rubeis. I Rossi vivono ancor oggi in * Genova. N. 402. — Fr. MICHAEL ROSSIGNOLUS, de Monterubeo. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem, professus est tempore suo. Hic futi uxoratus. Obiit lector. Amendue, Giovi e Borzino lo dicono germanus fratris Angustivi supradicti, e receptus cum dicto. Fuit lector. Monterosso è una del e Cinque Terre, nella riviera ligure di Levante. N. 403. — Fr. PHILIPPUS MALVASIA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem; professus est tempore suo. Fuit predicator. Nel Borzino: Fuit predicator insignis, prior Sigestri, Obiit 1619; e decrepitus completa il Giovi. Addi 14 febbraio 1619 è cenno di lui, morto di fresco, nel libro dei consigli. Tra le cariche minori ebbe pur quella di vicario del luogo di s. Vito, in Albaro. -N. 404. — Fr. CHRISTOPHORUS, de Levanto, conversus. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem ; professus est tempore suo. Obiit in Candia. Era in Candia una missione domenicana, e v’andò forse come coadiutore; lo dico a pag. 352 della spesso citata mia opera. — 158 — N. 405. — Fr. PETRUS PICCALUGA, de Corneliano, conversus. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem; professus est tempore suo, et in professione vocatus fuit fr. Joseph. Senz’ altro il Giovi lo appella fr. Joseph de Corniliano, de Picca-htgis, conversus ; e dice che obiit Genue, decrepitus, 1630. Se, come sempre, il nostro codice riportò i soggetti sotto il nome assunto in religione, acche muta qui metro chiamandolo Jr. Petrus? Anche il Bottaro ha: Frater Joseph. Pietro lo sarà stato al secolo. N. 406. — Fr. VINCENTIUS, de Lavania, conversus. Receptus fuit in filium conventus 1563, de licentia rev.mi Justiniani et consensu filiorum conventus. Il Giovi, solo fra tutti, appone la data della costui accettazione: Anno 1)6) die 1 iulii. N. 407- — Fr. JOHANNES, de Genua, conversus. Receptus fuit a fr. Johanne Maria de Lagnasco, priore, die 24 martii, post matutinas, 1564. Exivit novitius. Fu omesso dal Giovi e dal Borzino , e anche dal Bottaro. 0- N. 408. — Fr. VINCENTIUS, de Genua, conversus. Receptus ah eodem, et cum eodem. Recessit novitius. Lo stesso come sopra. N. 409. — Fr. VINCENTIUS, de Levanto, conversus. Receptus fuit ah eodem. Recessit novitius. Nel Giovi : Receptus fuit a fr. Johanne Maria de Lagnasco, priore, an. 1564 die 2/ martii, hora x noctis. . N. 410. — Fr. JOHANNES, de Clavaro , conversus. Receptus fuit ab eodem. Recessit novitius. Concordano tutti i codici. N. 411. — Fr. JOHANNES, de Vincentia, conversus. Receptus fuit a fr. Nicolao Braceìli de Genua, priore, 1564 die 8 octobris. Recessit novitius. Nel Giovi e Bottaro leggo: Die 4 octobris. Cosi sono cinque conversi, che nel giro d’un anno svestirono l’abito. M. 412. — Fr. SEBASTIANUS RAPALLUS.de Genua. Receptus fuit ab eodem, 136) ilie 28 octobris ; professus est tempore suo. Obiit Genue. Nulla di più hanno gli altri. Mori avanti il 15 luglio 1 593 > poiché sotto questo giorno il libro dei consigli reca la delibeia-zione presa dai padri di proseguire per giustizia la vertenza con G. B. Landino, pro hereditate p. fr. Sebastiani de Rapallo. Ecco una dizione che giustifica e consolida il criterio adottato nel presente lavoro. Rapallo, qui aggiunto al nome di Sebastiano, parrebbe significare la patria, ed invece è il suo casato, il luogo natale essendo Genova. A ragione perciò, trattandosi di padri, io ritenni quale cognome i casati che sono omonimi a luoghi o città, semprechè non risultasse chiaro per altri argomenti esser invece la patria. N. 413. — Fr. DAMIANUS, de Chio, conversus, fyceptus fuit Chii a fr. Ni-cotao Braceti0, priore, 1$$ die 2; novembris, et professus est tempore suo. Postea, 1 s66 die 29 aprilis, receptus fuit in filium huius conventus, auctoritate rev.mi Justiniani, et consensu filiorum conventus. Obiit Hispanie. Malamente s’esprime qui il nostro testo, facendo piiore del convento di Scio nel 1558 il p. Bracelli. Lo era anzi a Castello nel 1566, quando frate Damiano fuvvi affigliato. Così dicono gli altri ; e valga per tutti il Bottaro : Receptus fuit Chii, postea factus fuit filius conventus 1566, de licentia etc. come sopra. N. 414. — Fr. HIERONYMUS de FRANCISCIS, de Genua. Receptus fuit a fr. Dominico de Sarsina, priore, 1/70 d!e 27 octobris. Fuit expulsus novitius. Ripetono lo stesso gli altri. Questa dei De-Franceschi è casata nobile antica, oggi non più. 41-_ _ Fr. LUCAS, de Genua, conversus. Receptus fuit a fratre Nicolao ' Bracelli, priore, 1/71 die p octobris; professus est tempore suo. Obiit Genue, die 21 augusti 1579. m Nel Giovi è il 30 non 31 octobris-, nel resto consuona. * 4T' — i6o — N. 416. — Fr. SIXTUS de FRANCHIS - ILLUMINATUS , de Genua. • Receptus fuit ab eodem, 1572 die 24 martii; professus est tempore suo. Obiit Neapoli. Aggiunge il Borzino questa importante nota : Fuit cantor, et scripsit milita ad chorum spectantia, e lo dice morto del 1622 a Napoli: lo conferma il Giovi. Di lui cantore, musico e scrittore di cose musicali, parlo a pag. 341 e 388 nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 417. — Fr. MARIANUS de CASTILIONO. Receptus fuit ab eodem, anno 1572 die 24 martii, hora 24. Fuit expulsus, quia infirmus. Cosi ha il codice Giovi, mentre il testo nostro 1’ ha omesso affatto. Il Borzino parla più chiaro, e scrive: Fr. Marianus Casti-lioneus propter scabiem in capite remissus est in domum suam. Nis-suno segna la patria. • ’ •'* N. 418. — Fr. RAPHAEL FLISCUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem , anno 7/72; professus est tempore suo. Obiit... Qui occorre un caso serio. Il testo nostro dice Raphael Fliscus, mentre i codici Bottaro, Giovi e Borzino scrivono Raphael Gal-lianus de Genua. Obiit in Hispania. Come conciliarli ? Eccone il modo. I Galliano, ascritti al libro d’ oro della nobiltà genovese nel 1528, s’aggregarono all’albergo Fieschi. Ciò è noto dalla storia. N. 419. — Fr. HIPPOLYTUS RATTUS, conversus. Receptus fuit ab eodem, die jo maii 1/72,- professus est tempore suo. Iste modo vocatur fr. Petrus. Obiit Genue. 11 solo Borzino ci fornisce il suo cognome di Ratto; negli altri codici non c’è. Vale anche per lui il detto al n. 405, pag. 158. N. 420. — Fr GABRIEL SERRA, de Levanto. Receptus fuit ab eodem, 1572 die 7; octobris, hora prima noctis. Sponte recessit bis, propter infir-mitatem. * Concordano in tutto i codici. — 161 — N. 421. — Fr. VICTOR, conversus. Receptus fuit ab eodem, i$i) die 13 martii. Expulsus fuit. Post annum, expulsus, spiega il Giovi. Il primo continuatore del nostro codice prende qui a tralasciare, non che il casato, anche la patria, trattandosi di conversi. N. 422. — Fr. PAULUS, de Genua, conversus. Receptus fuit a magistro Petro Castiliono, priore, 1 sii die 24 decembris ; professus est tempore suo. Obiit Genue. £ All’opposto nel Giovi: Professus est die 29 mariti 157$, quia ei fuit prolungata professio; e, usque ad illud tempus, a rev.mo magistro Ordinis, completa il Bottaro. N. 423. — Fr. SIXTUS FERETTUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Petro Castiliono, magistro et priore, anno 1574 die 13 iunii. Fuit expulsus invitus. Nel codice nostro fu omesso, ma non cosi dal Giovi, Borzino e Bottaro. I Ferretto contarono tra i nobili antichi. N. 424. — Fr. ADEODATUS GENTILIS, de Genua. Receptus fuit a fratre Vincentio de Sigestro, priore, 1514 die 26 septembris, hora prima noctis; professus est tempore suo. Iste fuit lector, inquisitor, commissarius inquisitionis Rome, episcopus Casertanus, et nuncius ss. d. ». Pauli V, in civitate Neapoli. Più precise notizie sono nel Giovi: Hic fuit lector, socius pro-vincie, magister theologie, diffinitor capituli getteraiis, et priot in hoc conventu, Boschensi, Briximsi, in quibus, dum erat prior, lectoris primi etiam officio fungebatur, et postea prior Rome, inde inquisitor Mediolani, et exinde commissarius s. Officii in Urbe. Hic renuntiatus fuit episcopus Caserte et inquisitor generalis in loto regno Neapolitano, ac demum fuit primus nuncius apostolica nostre religionis, et hoc ministerio functus est Neapoli ad sex annos. Obiit in cathedrali sua, anno 1616 die 4 aprilis. * Avendone riferiti i meriti e le dignità occupate nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e l’intera biografia nei Vescovi Domenicani liguri, non mi occorre dir altro, fuori che il priorato suo a Castello durò il biennio 1588-89. Atti Soc. Lig. St. Patri*. Serie 2.a, Voi. XX. — 162 — N. 425. — Fr. SERAPHINUS INSULA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem, et professus est tempore suo. Fuit lector. Obiit Genue. Invece nel Giovi trovo la variante: Receptus est die sequenti, e che professus est anno 1576, die 20 martii, oh defectum etatis. N. 426. — Fr. EVANGELISTA BALIANUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem et cum eodem, sed isti duo supradicti non fecerunt professionem revoluto anno , sed fuit eis prolungata propter etatis impedimentum, sed completo anno 16 fecerunt professionem soletnnein, die 24 martii 1576. Nella data 24 marzo 1576 discorda dal Giovi. Il Borzino afferma chiamarsi Boriantis, vel Balianus. Borianus ha anche il codice Bottaro, e Boianus quello del Giovi. Le casate Boriani e Bog-giano, del resto, furono e sono aneli’ esse genovesi, al paro della Baliano. N. 427. — Fr. ANTONIUS VARESE, de s. Pantaleone. Receptus fuit ab eodem, 1514 die 26 septembris, ex tertiario, ad habitum conversorum ; tempore suo professus est. Iste toto tempore vite sue mansit in s. Luca de Albario. Nel Giovi è chiamato Antonius de Genua', e il Borzino dice che morì Albani. Nissuno reca il casato, ma essendo egli zio paterno di Damiano, posto qui sotto al n.° 495, resta provato che fu di cognome Varese, e potè ben dirsi di Genova, chè s. Pantalèo è cappella e borgata subito fuori le mura, a monte, verso il Bisagno. N. 428. — Fr. JOHANNES ZUCCHETTA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, 1515 die 11 marlii, hora 24; tempore suo professus est. Veramente il testo nostro ha Suchetus, latinismo di Zucchetta, come sta nel Giovi e nel Borzino; il quale lo dice morto Genue, 1620. N. 429. Fr. JOHANNES, de Finario. Receptus fuit eodem die quo antedictus professionem emisit, ab eodem quidem priore ; professus est tempore suo. -•» È stato completamente dimenticato nel nostro testo. — 163 — N. 430. — Fr. BONUS, de Borsonasca, conversus. Receptus fuit, ex tertiario, ad habitum conversorum, ab eodem, 1576 die 17 februarii, hora prima noctis ; tempore suo professus est. Obiit, peste, Genue. La data di vestizione nel Giovi è: Die 26 martii, e quella di morte nel Borzino l’anno 1579. N. 431. — Fr. DANIEL de RUBEIS, de Genua. Receptus fuit cum supradicto, sed expulsus, invitus, non post multos menses. Dimenticato pur lui nel codice nostro, fu registrato dal Gio\i, Borzino e Bottaro. N. 432. — Fr. URBANUS JUSTINIANUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Petro martire de Vulturo, priore, 1577 die 28 martii; tempore suo professus est. Fuit predicator. Obiit... Il Giovi ha 26 e non 28 martii', più obiit Genue; ma lo contraddice il Borzino, che lo scrive morto Uvade vicarius. N. 433. _ Fr. HIERONYMUS CASTILIONUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem; tempore suo professus est. Hic exivit, et factus est frater Minimus (sic) Minimorum. Deinde Capuccinus, post presbiter secularis, aggiunge il Borzino. N. 434. — Fr. ANSELMUS MONTESORO, de Genua. Receptus fuit a fr. Aurelio de Genua, priore, 1580 die 2; novembris; tempore suo professus est. Fuit predicator. Obiit Tabie. Il Borzino conferma: Obiit Tabie, devote-, e il Giovi dice aver preso l’abito il 28 non il 25 novembre. Nissuno segna l’anno di morte; accadde probabilmente nel 1624, come scrivo, parlando di lui, a pag. 5 1 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 435. — Fr. CLEMENS VERNENGUS, de Genua. Receptus est ab eodem et cum eodem ; tempore suo professus est. Obiit Ferrarie, in conventu Angelorum, exis t ens supprior. In Ferrara esistevano contemporanei due conventi, questo detto degli Angeli, e di s. Domenico l’altro. I Vernengo sono cittadini genovesi di data alquanto recente. — 164 — N. 436. — Fr. JOHANNES CHRYSOSTOMUS, de Diano. Receptus fuit a fratre Martino Penco, de Genua, suppriore, ijSi die 10 maii; tempore suo professus est. Fuit ìector. Nel Giovi: Obiit Salis, confessor monialium, e il Borzino appone anche Tanno 1615. Di questo padre è parola in più luoghi della spesso citata nostr’ opera. Esercitò due volte T ufficio di parroco in chiesa nostra, cioè dal 1608 al 1611 la prima, e di nuovo dal 1613 al 1614. N. 437. — Fr. DIONYSIUS, de Ortonovo. Receptus fuit a fr. Vincentio de Britonorio, priore, 15S2 die 24 decembris; tempore suo professus est, sed quia dissolutus erat et male lingue, et premiserat professionem ante tempus, expulsus fuit. Fu dimenticato dal Giovi e Bottaro, non però dal Borzino. N. 438. — Fr. NICOLAUS MORTOLA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem, et in vigilia s. Nicolai expulsus fuit. Sed postea denuo receptus fuit in religione, sed nomine conventus Cornelianensis, scrive il Giovi; e il Borzino continua: Dictus Johannes Vincentius. Fuit predicator, et prior multis in locis. Obiit Corneliani. Tutti i sillabi, il nostro compreso, hanno Mortora, giusta la pronuncia genovese. N. 439. — Fr. BONIFACIUS MASSONUS, de Diano. Receptus fuit a fr. Viti— centio de Sigestro, 1583 die 26 decembris ; professus est tempore suo. Il Giovi lo vuole de Genua, e vestito del 1584; e il Borzino lo dice de Genua, vel de Diano, ma morto Diani. Io trovo il casato Massone tra le antiche famiglie nobili di Genova. N. 440. — Fr. GEORGIUS RAGGIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem; professus est tempore suo. Questo, all’opposto, il Giovi e il Bottaro lo dicono de Casali, anziché di Genova; e nissuno ci fa sapere 1’ anno del suo decesso. In citta nostra sussistono le due casate Raggio e Raggi, quella popolana, questa nobile. Le Notizie cronologiche del convento di Castello lo dicono appartenuto alla seconda. — 165 — N. 441. — Fr. BASILIUS SPINULA, de Genua. Receptus fuit ab eoilein, 1584 die 2 februarii, hora 23 ; professus est tempore suo. Iste fuit tector, et magister doctissimus, et regens. Ecco quanto scrive di lui il Borzino: Frater naturalis domini Augustini, marchionis Lerme, fuit magister valde doctus, et in ovini scientiarum genere peritus, baccalaureus et regens Bononie. Obiit die 4 aprilis 1630, hora 24. Difatti, in data 12 aprile detto anno, nel libro dei consigli trovo scritto di lui: Superioribus diebus mortui. Ripetutamente ne discorro nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 442. _ Fr. REGINALDUS PISONUS, de Zignago. Receptus fuit ab eodem, 1584 die 8 aprilis, hora 24 ; professus est tempore suo. Fuit lector. Dal Borzino gli è dato il cognome Pisonus, de Zignago, che manca al codice nostro, mentre il Giovi non parla affatto di lui; ma il Bottaro concorda col primo. Nel luglio 1602 ebbe carica di maestro dei novizi professi in s. Domenico, che gli cessò in febbraio 1603, in cui fu chiamato a Roma. N. 44j. _ Fr. ALBERTUS CAZALIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem et cum eodem. Deposuit habitum. 11 gentilizio Canalius ce lo fornisce i! Borzino, e dietro lui il Giovi, il quale aggiugne: Hic parentum vexationibus recessit novitius. I Casale continuano in Genova a prosperare. N. 444. — Fr. LUDOVICUS BERNABOVE, de Sigestro. Receptus fuit ab eodem, 1584 die 25 septembris. Deposuit lmbitum. Concordano i vari codici. I Bernabò presero ad abitare anche in Genova. N. 445. _ Fr. PELEGRUS, de Cassana, convcrsus. Receptus est ab eodem, 158$ die 2y martii; professus est tempore suo. Omesso dal Giovi, lo trovo pure registrato dal Borzino, cosi: Pelegrus de Cassana, ex tertiario, conversus, i;Xj. Obiit Cassane. Cassana , già lo dicemmo , al n.° 99 , ov’ era situata. N. 446. — r;R. VICTOR, Dii Placentia, conversus. Receptus fuit a fr. Vin-cciitio Centurione), de Genua, priore, 15S5 die 31 augusti. Sponte exivit novitius. Così ha pure il Borzino, ma è omesso dal Giovi c dal Bottaro. N. 447. — Fr. BENEDICTUS MEDICES , de Chio. Receptus fuit in Messana a fr. Bartholomto de Milo, priore, 1577, die 18 iulii, et in i)86 receptut fuit in filium huius conventus, auctoritate rev.mi Sixti Fabbri, de Luca, generalis, el consensu filiorum conventus. Professus est tempore suo. Al luogo di Medices il Giovi mette Justinianus, de Chio, receptus Chii; e prosegue a dire che a Castello per 41 anno sindici officio functus perbene fuit. Plenns tandem dierum obiit Genue , 1636. Nel libro dei consigli è sempre chiamato fr. Benedictus de Chio. Credo bene essere i Medici entrati a far parte dell’ albergo Giustiniani , e della Maona di Scio. N. 448. — Fr. MICHAEL GATTUS, de Genua. Receptus fuit a fr. Petro de Tabia, lectore el vicario conventus, die 11 ianuarii 1587, hora 24. Expulsus fuit. Invece nel Bottaro e Giovi: Sponte exivit. 1 Gatto sopravvivono ancora in Genova. N. 449. — Fr. ARCHANGELUS CALLEGARIUS, de Carrodano. Receptus fuit a fr. Petro de Imola, priore, die 16 decembris 1587, hora 24; professus est tempore suo. Iste fuit lector. Il casato Callegarius, omesso nel codice nostro, è riportato dal Borzino e Giovi. Il primo completa : Obiit Levanti. Il sillabo Bottaro sbaglia scrivendo : Archangelus de Carrota de Callegariis. Tentò la poesia latina, come narro a p. 389 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 450. - Fr. JOHANNES BAPTISTA CURLUS, de Tabia. Receptus fuit a Jratre Deodalo Gentili, priore, 1588 ; professus est tempore suo. Fuit lector. Anche fuit prior, dice il Giovi, non tamen in hoc conventu. Ho notizia lo sia stato in Anagni e Piperno. Obiit Rome 1620, termina il Borzino. Questa dei Curio è famiglia nobile di Taggia, che, innestata negli Spinola, sor vive in Genova. — i6j — N. 451. — Fr. FRANCISCUS FOSSATUS, de Genua, conversus. Receptus fuit in filium huius conventus a supradicto priore , ijS8. Obiit Caserte, 1611. Dimenticato affatto dal Giovi, è pure registrato dal Borzino in tutto come sopra. Nel consiglio tenuto dai padri il 9 gennaio 1592, questo converso fu destinato a recarsi al re di Spagna per ottenere la così detta « tratta del grano ». Al vederlo morire a Caserta, mi sorge il dubbio che Sfel prendesse a servizio il p. Deodato Gentile, del precedente n.° 424, eletto vescovo di quella città nel 1604. N. 452. _ Fr. PAULUS SAMENGUS, de Sigestro. Receptus fuit in filium huius conventus, eodem anno, die 1$ iulii. Fuit prior gratiosus in hoc conventu. Nel Giovi: Receptus fidi Sigestri a fr. Timotheo Gropallo de Genua, priore, anno 1567 àie 22 iunii. Postea tempore prioratus fr. Deodati Gentilis, anno ij88, de superiorum licentia et unanimi consensu filiorum conventus, aggregatili, est in numero illorum. Fuit lector theologie, prior in hoc conventu, Placentie et Vinceniie, et socius provinole. Priore a Castello lo fu il biennio 1589-90» e deSU altri conventi non so dire il quando. Anche i Samengo vennero da Sestri ad abitare in Genova. N. 453. _ Fr. LUDOVICUS FEDERICI, de Spedia. Receptus fuit ab eodem priore, 1589 die 28 iulii, hora 25; professus est tempore suo. Fuit lector. Come di solito il Giovi contraddice nella data, ponendo die 4 februarii', aggiugne poi: Fuit lector, et pater omnibus amabilis. Obiit Genue, anno 1624. Certo addì 14 febbraio 1625 si pai la di lui, già morto, in un consiglio tenuto dai padri. Dal 1618 al 1623 go\erno la nostra parrocchia. N. 4S4. _ Fr. STEPHANUS MARIA ab AURIA, de Genua. Receptus fuit a fr. Hieronymo Saggio, de Civitate vetula, priore, die 4 augusti 1592, post completorium ; professus est tempore suo. Fuit lector, prior in hoc conventu, provincialis Aprutinus, et magister. Bello è il suo elogio nel Giovi: Vir iste fuit omnibus numeris absohftus. Si enim doctrinam consideras, eruditissimus ; si gubernandi — 168 — • scientiam, eque versatus, ac fortis animo. Philosophiam ac theologiam docuit, magisterii laudem adeptus est. Prior bis fuit in hoc conventu, et semel Corneliani; provinciam Aprutinam, quadriennio, provincialis rexit, in capitulo generali Tolosano rev.mi Sicci socius amatis simus fuit. Tandem in pace quievit Genue, anno i6jo die S martii, hora 5? noctis. Molte cose ho detto del presente nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, che non occorre ripetere. Trovai in seguito essere stato nel 1632 inviato visitatore dei conventi d’amendue le nostre riviere. N. 45 5- — Fr- SIXTUS PIPPUS, de LUCA. Receptus fuit ab eodem, die 7 septembris 1592, post completorium; professus est tacite, tempore suo, et suam so-lemnem professionem fecit die 2 octobris 159}. Fuit predicator. Al fuit predicator il Giovi aggiunge: Multis tamen vexatus est erumnis; e il Borzino spiega: Propter precipitem linguam, ab inquisitoribus generalibus correctus graviter. Obiit Genue, 1652 die 14 martii. Nel codice Bottaro, aggiuntevi da mano posteriore, leggo queste parole di colore oscuro: Hic fuit ad triremes damnatus a s. Officio per aliquot annos ; postea suspensus a celebrando. Dovea averle fatte grosse. Eppure durante il biennio 1614-15, nel fiore dell’età sua, ebbe la carica di parroco qui a Castello. N. 456. — Fr. FAUS1INUS JORDANUS, de Diano. Receptus fuit a fr. Faustino de Vetia, priore, die 18 aprilis 159; ; professus est die 12 novembris 1596. Fuit lector et magister. lolgo dal Giovi maggiori notizie. Professus est die 12 novem-bris 1596, ob edictum papale Clementis Vili. Fuit lector philosophie Neapoli, et theologie moralis in hoc conventu, et magisterio insignitus. Quater prioratum huius conventus obtinuit, semel prioratum s. Dominici Genue, s. Marie Angelorum Ferrarie, Placentie et Neapoli, diffinitor capituli provincialis nostre provincie, et presidens capituli provincialis in provincia Apulie. Deinde apoplexia correptus, obiit Genue, anno 1660 mense martii. Anche di lui in più incontri parlai nella precitata opera; qui diro solo gli anni dei suoi priorati, e sono : 1618-20, 1628-30, 1636-38, 1652-54, per Castello, e il biennio 1632-34 per b. Domenico. — 169 — N. 457. — Fr. HYACINTHUS PODIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, dic 29 aprilis; professus est cum supradicto, die 12 novembris 1 /96. Fuit lector et magister doctissimus, regens Bononie, inquisitor Parme, theologus serenissime Reipuhlice. Un magnifico elogio fece del p. Poggi il Giovi. Professus est eadem die quo ante nominatus, eadem de causa. Evo suo neutique secundus in speculativis scientiis ac in perspicuitate ingenii vir iste fuit; omnes tamen superavit in subtilitate et facilitate in argumentando. Quasi incredibile est, sicut impossibile dictu, qua mediorum affluentia ad quascumque propositiones probandas, eruditissimus vir, polleret. Lector, philosophiam Cranone, theologiam in hoc conventu, Mediolani et^ aliis in locis, docuit. Bis prioratum hunc rexit, et semel Ferrarie primo, et diffinitor capituli provincialis fuit. Per aliquot menses deinde a provinciali Lombardie adscitus in socium, Parme inquisitor renuntiatus fuit. Deinde cathedram baccalaurei et regentis studii Bononiensis, omnium cum stupore, moderavit, ex qua a serenissima Republica genuensi in theologum electus fuit. Obiit Genue, anno 16ji die... (manca) novembris. Infatti nel libro dei consigli sotto il 6 dicembre 1651 è ricordato già morto , e di fresco. Ho notizia che i suoi voti o consulti, come teologo di Stato, con-servansi nell’archivio governativo: cosa che seppi dopo quanto scrissi del Poggi nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Gli anni dei due suoi priorati qui a Castello sono i seguenti : 1622-24 e 1626-28. • * * N. 458. — Fr. SERAPHINUS PASCHA, de Genua, in seculo vocatus Julius. Receptus fuit ab eodem et cum eodem; et professus est cum supradicto, eodem die et anno. Fuit lector. Ha di meglio il Giovi: Hic fuit lector philosophie et theologie in hoc conventu ; a rev.mo Sicco in socium adscitus, magisterii laurea cohonestatus est. Prior Sigestri, Tabie, et huius conventus semel fuit. Obiit Genue, anno 1634. Tante belle cose narrammo di lui adulto nella predetta opera, che ne piace registrare anche la brutta avventura accadutagli in gioventù. Il libro dei consigli, sotto il 27 settembre 1599, riferisce: Venit ad hunc conventum S. M. de Castello Genite, sine legitima superiorum licentia, fr. Seraphinus de Genua, iuvenis, filius eiusdem con- — 170 — vemus, urgente, ut ipse ait, infirmitate, detulitque testimoniales litteras medici Boschi, unde discessit, ac nonnullorum patrum illius conventus, quod nempe recesserit ob malignitatem aeris, eidem infirmo nimis infensi. His tamen non obstantibus, prior conventu1; Castelli, patribus a concilio unanimiter annuentibus, uni ex cameris infirmarle, loco carceris, mancipatus est, quousque adm. rev. pater provincialis noster, de his certior factus, aliter ordinaverit, vel, nisi urgente necessitate ac eiusdem fratris valetudine, alio, de consilio medici, fuerit mittendus. Avrà riconosciuto la legalità della pena da esso incorsa pell’ur-gente motivo di sua salute; e lo stesso avrebbe fatto egli, quando diveiine priore nel medesimo convento, nel biennio 1630-32. N. 459. — Fr. JOHANNES BAPTISTA ROISECUS, de Genua. Receptus Juil a fr. Constantino de Brixia, priore, die ultima septembris 1J97> bora 1 noctis; professus est tempore suo. Fuit lector. Obiit Genue. Torna all’usato suo il Giovi, e scrive il 30 novembris a luogo di septembris; e aggiunge: Fuit lector sacre scripture in hoc conventu, in quo obiit, senza dirne il tempo. Quanto al mese ha ragione stavolta il Giovi, perchè sotto il 30 ottobre 1597 è scritto nel libro dei consigli che questo postulante, coi tre che seguono, fu messo ai voti per T accettazione. La vestizione avvenne un mese dopo; dunque non in settembre, un mese avanti 1’ accettazione. I Roisecco contavano in antico fra le famiglie nobili di Genova ; oggi sono quasi spenti. N. 460. — Fr. LAURENTIUS CAVATIA, de Genua. Receptus fuit ab eodem, et cum eodem; professus est tempore suo. Obiit Uvade. Anche il Borzino dice: Obiit Uvade, ma occisus, e che vivebat 1612. Sì, perchè ricavo dal libro dei consigli che addì 25 marzo 1610 i padri capitolari gli danno licenza vendendi iura que habet ex paterna hereditate super quadam apotheca, pretio librarum joo monete genuensis, et renunciandi alias suas pretensiones. Poco dopo, il 28 ottobre 1612, capitò improvviso a Genova dopo lunga scadenza dal termine fissatogli. Interrogato ove avesse consumato tanti mesi, rispose: a Praga. Fu chiuso in una camera, in attesa di — I7I — ciò che avrebbe deciso il consiglio dei padri, indetto pel domani; ma l’uccello volò via furtivamente, lasciando detto a uno, che andava ad appellarsi al superiore. La mala fine incontrata mostra, o fa sospettare almeno, che non avesse la testa a segno. N. 46i. — Fr. PAULUS MOCONESI, de Genua . Receptus fui l ab eodem et cavi eodem ; professus est tempore suo. Fuit lector. Obiit Genue. Qualche maggiore notizia ci fornisce il Giovi: Fuit lectoi suci e scripture, et pluribus in ìocis gratiosus predicavit. Prior Sigestri, et buius conventus. Obiit Genue, anno 1639 die }0 octobris, boia 20. Dal Borzino ricavo essere stato pure vicarius s. Officii Creinone, e dal libro consigliare, che ai 12 novembre 1639 era defunto paulo ante. Resse anche la parrocchia di Castello tre volte, cioè gli anni 1615-18, 1628-31, 1636-39. Nell’intermezzo, ottenne il biennio del priorato qui da noi, 1632-34. N. 462. — Fr. BENEDICTUS JUSSANUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem et cum eodem; professus est tempore suo. Obiit Genue, 1602 de mense martii, in domo patris sui. Concordano i testi, e nulla dicono di più. Antichi cittadini genovesi sono i Giussano, i quali originano da Milano; e le stoiie lombarde ne parlano. 463. _ Fr. VICTOR, de Genua, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 1] februarii i$<)8. Iste recessit tiovitiui. Fu omesso dal Giovi e Bottaro, non però dal Borzino. N. 464. — Fr. MANSUETUS, de VARISIO, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 18 aprilis 1598 ; fuere illi assignati tres anni pro probatione, ex commissione adm. rev. patris provincialis, magistri Pauli Castruccii; qui completi (sic), fecit professionem in manibus fr. Vincentii Centurioni, prioris, die 24 iulii. Obiit.... Obiit Genite, è quel di più che registrano il Giovi c il Bottaro. N. 465. — Fr. COSMAS, de Marro, conversus. Reccplus fuit a fr. Vincentio Centurione, priore, 1598 die 31 iulii, et fuere ei assignati tres anni etc., come sopra; professus est 1602, die iS decembris, hora 19. Il codice nostro malamente dice de Arsio, mentre il Borzino e il Giovi scrivono de Maro, e aggiungono: Obiit Neapoli, 1627. E la cosa riesce evidente dal brano contenuto nel libro dei consigli sotto il 2 giugno 1602, ove leggesi : Quod fr. Cosmas de Marro, conversus, ex quo non fuit educatus conformile)' ad decretum ss. domini Clementis Vili, non sit professus, non obstante quod per quadriennium detulerit habitum conversorum, sed primo educetur. N. 466. — Fr. DAMIANUS, de Arquato, conversus. Receptus fuit ab eodem, 1598 die 16 augusti. Hic recessit novitius. L’omettono amendue, Borzino e Giovi, e anche il Bottaro. N. 467. — Fr. HIPPOLYTUS MARIA RAGGIUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die 2 octobris 1598; professus est die 29 ianuarii 1600. Spiega il Giovi : Professus est die 25? ianuarii 1600 propter edictum Clementis Vili. Poi continua: Verus israelita fuit hic, in quo dolus inventus non fuit, sed cum sancta simplicitate, modestia et exempla-ritale celum adeptus est, anno 16jo die 10 maii. Fuit supprior in hoc conventu, et Ferrane primo. Della costui vita semplice e innocente, coronata da telice morte, tratto a pag. 51 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Nobili e facoltosi si conservarono fino ai nostri giorni i Raggi in Genova. N. 468. — Fr. ANGELUS, de Rapallo, conversus. Ex tertiario, receptus est ad habitum conversorum ab eodem priore, 1598 die 13 novembris, et die 2 aprilis 1600 professus est. L’omisero completamente il Bottaro, Borzino e Giovi. Costui da terzino villanamente r spose al priore Francesco di Como, che subito lo puni di carcere, nel dicembre 1593. Se in seguito non fu espulso, anzi ammesso al noviziato, poi alla professione, avrà fatto la congrua emenda del fallo commesso, e dato buon conto di sè. — J73 — N. 469. — Fr. HIERONYMUS MARIA PONZONUS, de Gorrino, olim Ca-rolus. Receptus fuit a fr. Paulo Carraria, priore, 1602 die 18 augusti, post vesperas ; professus est tempore suo. Fuit lector. Ci dà più abbondanti notizie il Borzino: Fuit lector, vicarius nonnullorum locorum , prior Rome , magister et inquisitor Salutiis. Obiit Salutii 1643; in carica, come nota il Giovi, il quale però segna 1* anno 1646; e credo con maggior ragione, se nel libro dei consigli è un ricordo della fresca sua morte, sotto il 3° luglio 1646. Ne tocco in vari capi nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 470. — Fr. AUGUSTINUS MARIA ALESSIUS, de Genua, olim Octavius. Receptus fuit ab eodem et cum eodem ; professus est tempore suo. Fuit predicator. Obiit Genue. Borzino lo dice defunto nel 1625 , e il Giovi nel seguente anno : nissuno segna il mese e giorno. Nella qui sopra citata opera ho fatto più volte onorata menzione di lui, come maestro, scrittore , ecc. N. 471. — Fr. DOMINICUS MARIA BRACCUS, de Genua. Receptus fuit ab eodem et cum eodem ; professus est tempore suo. Fuit lector. È più prolisso il Giovi: Fuit lector philosophie huius conventus, et fere in omnibus monasteriis provincie conciones habuit; ultimo tandem pluribus annis morbo comitiali laborans, anno 1657 mense iunii, obiit. Concisamente il Borzino lo chiamo : Lector ingeniosus. Nel libro dei consigli, ove, sotto il dì 25 giugno 1602, questi e i due prenotati vengono ricevuti in figli, egli pur è detto Octavius, filius Vincentii, barbitonsoris. Sotto il 17 febbraio 1651 è posto ai voti il partito di interdirgli la celebrazione della messa, per la sua epilessia, e i voti furono sei da ambo le patti. N. 472. _ Fr. PAULUS, de Morbello, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 24 ianuarii 1603, hora 24. Recessit novitius, insalutato hospite. Concordano i varii testi. Morbello è casato e anche paese. — 174 — N. 473. — Fr. VICTOR de BRAGANZIS, de Parma, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 17 februarii 1604 ; professus est nomine conventus Savone. Nel libro dei consigli, sotto il 16 e non 17 febbraio 1604, sta registrata la sua accettazione in figlio di Castello, ed era nel secolo chiamato Petrus Johannes de Bragan^is, filius Thome et Isabelle de Ingagnanis, parmensis. Essendo stato mandato al convento di s. Giacinto di Loto, in Corsica, addì 13 settembre 1604 rinunziò alla figliazione di Castello, firmandosi : Io Vittor da Reggio accetto quanto sopra. Dunque era nativo di Reggio Emilia, non precisa-mente di Parma. E di Reggio appunto lo fa il Borzino , il quale aggiugne: Ante professionem alteri conventui est affiliatus. Che di cognome fosse Braganze nissuno lo dice, ma dal testo precitato mi sembra che si possa dedurlo. N. 474. — PETRUS-MARTIR GENTILIS, de Genua, in seculo vocatus Paulus, filius D. Jo. Augustini Gentilis. Receptus fuit ab eodem, die 2S martii 1604, post vesperas; professus est tempore suo Bononie. Iste fuit lector. Nel nostro testo c’è Benedictus, mentre Petrus martir, hanno il Bottaro, Borzino e Giovi, il quale segue a dire: Fuit lector sacre scripture in hoc conventu, vicarias Sarrane et Hortonovi, et prior Uvade. Obiit Genue, die 2 aprilis 16j2, morbo laterali, annorum 63. Nel libro dei consigli, ove sotto il 26 febbraio 1604 lui col seguente viene accettato in figlio, egli è chiamato invece filius D. Stephani. Di costui era figlio naturale, e della schiatta nobile dei Pevere ; lo dice il Borzino, chiamandolo : Petrus martir Gentilis Piper, de Genua. Più curiosa è la nota aggiunta da altra mano sul codice: Peritus in astrologia, reliquit librum manuscriptum, in quo est futura series temporum. Est in manu p. Bordini. Poi ancora: In aspectu eclipsis lune distillationes capitis abundarunt, parlando delle circostanze del suo decesso. Com’ erano strani questi seicentisti ! Pare che sia morto in attuale uffizio di parroco a Castello, ove lo fu ben tre volte, cioè del 1635, 1645-47 e 1650-51. Imperocché, è a sapersi, che allora i parroci regolari non erano a vita, come quasi sempre oggidì, ma a biennio per lo più, siccome ogn’ altro ufficio conventuale. — *75 — N. 475. — Fr. ANGELUS MARIA FEDERICI, de Sigestro, olim Cosmas, filius Jo. Bapt. Receptus fuit ab eodem et cum eodem ; professus est tempore suo. Fuit lector ei magister. Obiit Rome. Dal Borzino e Giovi: Fidi lector theologie moralis in hoc conventi!, vicarius Sarrane, prior Rome, magister. Obiit in Urbe; ove fu priore a s. Sabina nel r 618, dicono le Notizie cronologiche. N. 476. — Fr. PETRUS MARIA, de Rezonico, conversus. Receptus fuit ab eodem et cum eodem. professus est tempore suo. Lo elogia cosi il Borzino : Fuit pharmacopula peritissimus, spagi-rice exercitatissimus ; unde opera mirabilia extraxit, et secreta incomparabilia collegit. Habebat licentiam transferendi se ad habitum clericorum, sed nunquam voluit uti ea. Fuit vir comes et humanus valde. Obiit 1641. E il Giovi termina il suo elogio col dirne il luogo e giorno di morte: cioè Genue, die 10 maii. Ben merito della nostra spezieria di Castello, come narro a pag. 341 dei Domenicani illustri di S. Maria di Castello. N. 477. — Fr. BONUS de MONTACANIS, de Levanto, conversus. Receptus fuit, ex tertiario, ad habitum conversorum, die 2 februarii 1608, a fr. Petro martire de Vulturo, priore; professus est die 2/ martii 1609. Leggo nel solito libro dei consigli, che addì 29 marzo 1604, acceptatus fuit Lucas, filius quondam Domini de Montacanis, de loco Levanti, ad habitum tertiariorum.... et vocatus fuit frater Bonus etc. E più sotto, in data 19 febbraio 1609: Propositi fuerunt fr. Spiritus et fr. Bonus, conversi, an admittendi essent ad professionem..... et die 25 martii eiusdem anni emiserunt solemnem professionem. Montacane sembra perciò essere stato il suo cognome. N. 478. _ Fr. SPIRITUS de RUERE, de s. Maria, conversus. Receptus est, ex tertiario, ad habitum conversorum, ab eodem, et cum eodem, et cum supradicto professus est. Ha come segue il libro dei consigli: Die 31 marii 1604. Fr. Antonius de Ruere, de s. Maria de Vano, nunc fr. Spiritus, fuit acceptatus — 176 — ad habitum tertiariorum die ultima martii, de consensu patrum a consiliis. Pare adunque che il suo cognome fosse Della-Rovere : cui io aggiungo al testo, come ho fatto pel precedente. N. 479. — Fr. ADEODATUS OLEGNANUS, de VINTIMILLIO, olim Marcellus. Receptus fuit ab eodem, dìe 16 maii 1604, post vesperas ; professus est tempore suo. Iste fuit predicator emeritus. Ripetono Borzino e Giovi ; Hic fuit predicator emeritus, et prior Tabie, multaqiie bona conventui contulit. Obiit anno 16 j2, die 29 decembris, hora 21. La sua accettazione in figlio trovola inserita nei libro dei consigli sotto il 9 maggio 1604, ove è chiamato Marcellus Olegnanus, de civitate Vintimillie. La sua famiglia nobile e il largo censo posseduto gli diedero modo e mezzo di rendersi benemerito verso la religione. So dai libri del consiglio di Finale, che addì 17 agosto 1640 prestò a quel convento doppie 100 d’oro, e altri scudi d’ oro 300 al nostro 1’11 giugno 1637. N. 480. — Fr. JOHANNES DOMINICUS GHIGLINUS, de Genua. Receptus fuit a fr. Angelo de Pisauro, priore, die 77 iunii ióoj , hora 22 ; professus est tempore suo. Iste fuit lector. Obiit Genue. Dice 1 anno di morte 1629 il Giovi, e il Borzino sta dubbio fra il 1629 o il 1631. Morì invece di peste nel 1656 o 1657, secondo il p. Antero. Sotto la data 23 marzo 1614 nel libro dei consigli è cenno di lui Johannes Dominicus Ghiginus, de Genua, approvato prò presbiteratus ordine suscipiendo. Ghiggino in genovese é storpiatura di Ghiglino, in italiano; casato oggi ancor fiorente. N. 481. Fr. PETRUS-MAR1 IR BOLLO, de Genua. Receptus fuit a fratre Petro martire de Vulturo, priore, die 13 septembris, in mane, post horas, 1607 ; professus est tempore suo. Iste fuit lector et prior pluries. Anche il Borzino lo dice de Genua, ma il Giovi spiega: Frater Petrus martir Bullas, de Monella, dictus de Genua; e prosegue: Fuit lector philosophie in hoc conventu et sacre scripture, prior Tabie, Corneliani, et huius conventas. Obiit Genue, anno 16/5, mense ianuarii. Priore- a Castello lo fu nel biennio 1648-50. — 177 — N. 482. — Fr. BENEDICTUS JUSTINIANUS, de Genua, olim Britius, filius Leonardi, q. Jo., q. Leonardi. Receptus fuit ab eodem, die 2j aprilis 1608, post vesperas ; professus est tempore suo. Iste fuit lector et magister. Obiit Genue. Trascrivo dal Borzino e Giovi il breve, ma sugoso suo elogio. Fuit lector, in hoc conventu, philosophie et theologie moralis, et magister in theologia. Rechi multos usurarios ad bonam frugem reduxit, qui et restituerunt male ahlata, seu acquisita. Fuit vicarius s. Officii Cremone, et vicarius generalis religionis, et s. Officii totius insule Corsice. Hic dum Soresine anno 1626 predicavit, convertit plusquam 40 lutheranos, et alibi multum profecit. Obiit Genue, anno 1629, devotissime. Ma il Borzino lo dice morto nel 1631; e con ragione, se in quello stesso anno era parroco ancora qui in chiesa nostra. Ripetutamente, e sotto molti aspetti, trattai di questo insigne religioso nei Domenicani illustri di S. Maria di Castello. N. 483. — Fr. VINCENTIUS RODINUS, de Diano. Receptus fuit ab eodem et cum eodem; professus est tempore suo. Iste fuit lector. Obiit Ferrarie. Dal Giovi: Fuit lector philosophie et sacre scripture in hoc conventu, et lector primus Ferrane secundo, ibique obiit, anno 1630. I Rodino sussistono tuttora, e vennero ad abitare in Genova. N. 484. — I-'r. THOMAS CAMBLASIUS, de Genua. Receptus fuit a fr. Archan-gelo de Ripaìta, priore, die 12 iulii 1609, hora 20; professus est tempore suo. Iste fuit lector. Obiit Regii, ubi erat lector primus. Più chiaro il Giovi : Fuit lector hic philosophie et theologie moralis, deinde lector primus Regii, ubi peste occubuit, anno 1630. La conferma della costui accettazione e vestizione è inserita nel libro dei consigli sotto i dì 11 e 12 luglio 1609. Era chiamato Luca, e contava 16 anni. Addì 21 agosto 1628 rinunziò ai parenti i beni, qtte sibi hereditario iure devenirent, e il convento ne approvò la cessione. In Genova sopravvivono la schiatta nobile e la popolana dei Cambiaso: a quale delle due appartenesse il nostro p. Tommaso, non so dirlo. Forse a quella degli egregi nostri pittori, nella cui famiglia il nome di Luca era ereditario. Mi consta invece esser stato parroco di Castello circa anni cinque, dal 1623 al 1628. Atti Soc. Lig. St. Patria, Serie j.*, Voi. XX. 13 — 178 — N. 485. — Fr. HYACINTHUS MARIA MAINERUS, de Uvada. Receptus fuit ab eodem, die 11 septembris 1609 ; professus est tempore suo. Fuit lector. L’anno del suo decesso sta nel solo Giovi: Obiit Genue, anno 1649, die 19 februarii, hora prima noctis. Ricavo dal libro consigliare che addì 7 settembre 1609 fu accettato e agli n fu vestito, e chiamavasi Io. Vincentius. La sua ammissione ai voti ebbe luogo il 2 agosto 1610. I Mainerò ora sono anche, e numerosi, in Genova. N. 486. — Fr. BONIFACIUS de ZIGNAGO, de Genua. Receptus fuit a fr. Bonifacio de Viglevano, priore, die 28 novembris 1610, post completorium ; professus est tempore suo. Fuit leclor. Obiit Ferrarie. Fuit lector philosophie in hoc conventu, et lector moralis Ferrarie, primo, ubi obiit, così il Giovi; e il Borzino aggiugne l’anno 1625. Il consiglio tenuto dai padri per votare sulla sua ammissione a professare, ha la data 10 novembre 1611, e sotto il 19 gennaio 1620 evvi l’atto suo di rinunzia ai beni paterni e materni, a favore dei congiunti, col consenso del convento. Era allora’ lettore quarto, cioè di filosofia, qui da noi ; ove fioriva un completo corso di studi. N. 487. — Fr. MARCELLINUS, de Portu Mauritio, conversus. Receptus fuit ab eodem, die 14 ianuarii 1611, post completorium ; professus est tempore suo tacite, postea, die 2 februarii 1612, fecit suam solemnem professionem. Nulla dice il Giovi circa la sua tacita professione, e scrive invece : Vestiarius et hospitarius fuit hic, charitate plenus, et summe amabilis, et conversus valde utilis. Obiit Genue, anno 1641 die 12 ianuarii, hora prima noctis. Trovo nel Borzino scritto Dulcedo sopra Portu Mauritio: forse era la vera sua patria. Nel libro dei consigli sotto il dì 26 novembre 1611, ove è ballottato per la professione, è chiamato solo fr. Marcellinus, senza la patria. N. 488. — Fr. JUSTINUS MARENCUS, conversus. Receptus fuit ab eodem, 1611 die '14 aprilis, post prandium: professus est tempore suo tacite, et die 4 maii 1612 fecit suam solemnem professionem. Dal Giovi: Hic ditavit sacristiam huius conventus vasis, atque ornamentis, sive paleis et candelabris argenteis, ctd summam usque quin- — 179 — decim milia librarum, aliosque nummos conventui obtulit. Obiit Genue, 1646 die 3 maii, hora prima noctis. Fuit lamen, soggiunge il Borzino , moribus difficilis; e da lui solo ho ricavato il cognome Marengo; ma tace la patria. Ai ro aprile 1611 trovai la sua ammissione all’abito, nel libro dei consigli, ed è chiamato solo fr. Justinus. M. 489. — Fr. SERAPHINUS, de Ragusio. Receptus fuit in filium huius con-venlns de anno 1611, mense octobris, die 13, auctoritate ili.mi domini cardinalis Galamini, de consensu filiorum oonzentus, unanimi voto. Fu dimenticato dal Giovi e Bottaro. Mi meraviglio che di questa aggregazione alla figliuolanza di Castello non esista alcun cenno nel libro dei consigli, ove spesso ricorre in questi anni il suo nome e la sua firma; la prima volta sotto il 9 ottobre 1601, e spessissimo poi in seguito. Ebbe molto che fare coi mercanti ragusei , al riguardo della loro cappella nazionale di s. Biagio in chiesa nostra ; e ci accadrà favellarne altrove. N. 490. _ Fr. ADEODATUS CENTURIONUS, de Genua, in secitlo vocatus Francus, filius D. Jacobi Centurionis. Receptus fuit a fr. Vincenlio Centurione, priore, die 21 iunii 1612, post completorium; professus est tempore suo. Peste percussus obiit. Ci fa sapere il Giovi che era nipote del priore Vincenzo, e che obiit Albarii in s. Luca, anno 1657, peste. Nel libro dei consigli fu registrata la sua approvazione a professare. V’ è scritto : Die iy maii 1613 decretum fuit ut fr. Deodatus Centurionus, novitius, et fr. Andreas de Turrilia, conversus, emitterent professionem tempore suo. — Fr. ANDREAS SUTUS, de Fontana ingorda, conversus. Receptus fuit ab eodem et cum eodem ; professus est tempore suo. Dopo Fontana ingorda il Borzino aggiunge: sive de Turrilia, e obiit Ferrarie 1627, mentre il Giovi lo dice morto Genue. Vedemmo essere chiamato di Torriglia, qui sopra; e Fontanigorda, come or si dice, è frazione di quel comune. La famiglia Sdutto è divenuta oggi cittadina. — i8o — N. 492. — Fr. ANTONIUS de AYROLIS, de Genua, conversus, in seculo vocatus Andreas. Receptus fuit ab eodem, 1612 die 15 decembris, hora 22, ad habitum conversorum; professus est tempore suo. Il casato de Ayrolis, che è genovese, lo ricavo dal Borzino, mentre de Stageno lo chiama il Giovi. Staglieno, come si sa, ò un borgo a breve distanza dalla città. Continua il Giovi: Hic in nostro loco s. Luce foto vite sue curriculo mansit, omnibttsque, precipue secularibus, amabilis fuit. Obiit Genue, anno 1657, peste. Nel libro dei consigli è notata sotto il 12 novembre 1612 la sua accettazione a converso, ed è chiamato Andreas Ayrolus, filius Bartholomei. N* 493- — Fr* JACOBUS BOGGIANUS, de Genua, conversus, in seculo vocatus Antonius Maria. Receptus fuit ab eodem priore fr. Vincentio Centurìono, et cum eodem, ad habitum conversorum. Exivit novitius. Il casato suo me lo dà il Borzino ; e il Giovi non ricorda neppure la persona. Invece nel succitato libro dei consigli sotto il medesimo giorno, 12 novembre, anche lui è ammesso alla prossima vestizione, e chiamato Antonius Maria Boianus, filius Sinibaldi. N. 494. Fr. VICTOR FRACHIA, de Rocca Vignata, diocesis Albing., in seculo vocatus Bartholomeus. Receptus fuit tertiarius, die 8 iunii 1613, post completorium, a fr. Vincentio Centurione, de Genua, priore ; postea 1617 receptus fuit convi rsus, die 31 martii, ab eodem priore. Anche qui il Borzino ne somministra il casato, e il luogo ove mori: Ferrarie 1638. Il Giovi invece ha Genue, e per giorno di vestizione il 6 iunii. Il libro dei consigli nota agli 8 gennaio 1613 la sua ballottazione, e lo chiama Bartholomeus Frachia, de Rochavignata. N. 495. Fr. DAMIANUS VARESE, de s. Pantaleone, in seculo vocatus Johannes, famulus Albarii, et nepos Iratris Antonii, olim conversi A]barii, optimi. Receptus fuit tertiarius, die 13 aprilis 1614, a supradicto priore. Completa il Giovi: Professus est tempore suo. Obiit Genue, die 13 iunii 1643. Il suo zio frà Antonio è il ricordato sopra al n.° 427. Nel libro consigliare lo vedo ammesso da terzino all’abito di converso addì 6 giugno 16ré. — 181 — N. 496. — Fr. VINCENTIUS VITALIS, de Genua, in seculo vocatus Vincentius, filius D. Johannis Dominici Vitalis. Receptus fuit a fr. Vincenlio Centurione), priore, die 27 aprilis 1614, post vesperas, a supradicto priore ; professus est tempore suo. Fuit lector. AI fuit lector, Borzino e Giovi aggiungono: Vicarius Sarrane, et bis prior Uvade, et sindiens huius conventus valde utilis. Obiit Genue, apoplexia correpitis, 1666 die s. Crucis septembris. Fu accettato alla religione sotto la data 9 dicembre 1613, come risulta dal libro dei consigli ; e la servì lodevolmente in molti impieghi, cioè di sindaco, speziale, e maestro dei novizi. N. 497. — Fr. JOHANNES AMBROSIUS GHIGLINUS, de Genua, in seculo vocatus Johannes Andreas, filius D. Gregorii. Receptus fuit ab eodem et cum eodem ; professus est tempore suo. Fuit lector. Costui pure, dicono i precitati, fu vicarius Sarrane, e obiit Genue anno 1657, peste. Nel libro consigliare trovo : Placuit patribus a consiliis ut Johannes Andreas Ghiginus, quondam Gregorii, ad habitum clericorum., nomine huius conventus, admitteretur. Ciò ai 23 marzo 1614. Tra gli uffici da esso sostenuti, noto quello di parroco nella chiesa nostra nel 1635, e di nuovo dal 1652 al 1657, in cui mori. N. 498. — Fr. VALENTINUS VACHERIUS, de Genua, in seculo vocatus Jo. Andreas, filius D. Bartholomei. Receptus fuit a fr. Slephano Maria, priore, die 20 aprilis 161 /, post vesperas. Exivit novitius. Tralasciato dal Giovi, lo trovo registrato dal Borzino. L’accettazione di lui, e dei tre che seguono, accadde il i.° aprile 1615, come sta scritto nel solito libro consigliare. N. 499. — Fr. ANGELUS TATIUS, de Genua, in seculo vocatus Jo. Paulus. Receptus fuit ab eodem et cum eodem ; professus est tempore suo. Iste fuit lector, et prior conventus. Obiit, peste percussus, 1657. Dal Giovi : Fuit lector philosophie, et theologie moralis ac speculative in hcc conventu, et Viglevani speculative, prior Corneliani, et hic bis, tandem magister in theologia effectus fuit a rev.tno Marino. Obiit peste, anno 1657. Sappiamo che a Vigevano si portò nel gennaio 1635 , perché essendo segretario del consiglio qui a Castello, ne rimise il registro, come segue: Die octava ianuarii 16 3 J. Hic liber consiliorum S. M. de Castello a me patre fr. Angelo Tassio, secretario, restitutus fuit in manibus adm. rev. patris fr. Stephani ab Auria, magistri ac prioris, occasione qua petere debebam Viglevanum, primus lector. In seguito, fatto ritorno in patria, divenne priore nel convento di sua figliazione, i biennii 1644-46, e 1654-56. N. 500. — Fr. LUDOVICUS LAVAGNINUS, de Genua, in seculo vocatus Bartholomeus. Rcceptus fuit ab eodem et cum eodem; professus est tempore suo. Iste fuit lector. Nel Borzino e Giovi : Fuit lector philosophie et theologie moralis in hoc conventu, et theologie speculative Viglevani, prior Uvade et Magdaloni. Obiit Rivelli confessor monialium, 1649. Questo monastero domenicano di Revello in Piemonte, è poco conosciuto nella storia dell’Or-dine. Il p. Lavagnino tenne l’ufficio di parroco in chiesa nostra due volte; la prima nel 1632, la seconda durante il biennio 1643-45. N. 501. — Fn. JACOBUS HYACINTHUS PALLAVICINUS, de Genua, in seculo vocatus Jo. Baptiste Receptus flit ab eodem et cum eodem, sed exivit novitius. Postea, iterum receptus fuit Ferrarie, proprio nomine huius conventus, die 7 martii 161J, a fr. Petro de Ferraria, magistro et priore, et vocatus fuit fr. Jacobus Hyacinthus. Non parla il Giovi di questa seconda sua vestizione, e lo fa professare cum dictis, suoi connovizi ; e completa : Obiit Genue, anno 1628. Invece io trovo nel libro dei consigli, sotto il 7 gennaio 1617, proposta la sua accettazione pro filio huius conventus, pura e semplice, che è votata in di lui favore, senz’ altra circostanza. L’autore poi delle Notizie cronologiche in parte combina, e in parte s’allontana dall’anzidetto , e scrive: « Fr. Stefano (sic) Giacinto Pallavicino, chiamato al secolo Gio. Battista, dopo esser vestito a nome del convento di Castello, essendo ancora novizio se ne usci; ma in progresso di qualche tempo, ritornò a ripigliare l’abito, e fu affigliato al convento di s. Domenico di Ferrara. Mori 1’ anno 1636 ». Nella prima vestizione sua, qui da noi, forse chiamossi Stefano Giacinto. ‘ - 183 - N. 502. — Fr. RAYMUNDUS de FRANCHIS, de Genua, in seculo vocatus Bernardus, filius D. Ambrosii. Receptus fuit ab eodem, die 2$ aprilis 161j, post completorium , sed persuasus a patre, exivit novitius contra suam voluntatem , et invitus. Sed postea, eodem anno, de mense iulii die j, post vesperas, iterum receptus fuit ab eodem priore. Fecit professionem die 3 iunii 1617, et prolungata fuit illi professio , propter impedimentum etatis. Fuit lector. Obiit Bononie. Più esplicito è il Giovi: Fuit lector philosophie hic, et Bononie, ubi obiit cinno 1632. Della costui ballottazione, e del seguente, non è cenno nel libro suddetto; ma pel De-Franchi addì 25 maggio 1617 è posta ai voti la sua ammissione a professare. Tolgo dal compilatore delle Notizie precitate, che « Raimondo De-Franchi, esercitando r ufficio di lettore terzo, cioè di filosofia, nello studio generale di Bologna, se ne morì l’anno 1630 ». Varia sempre le date. N. 503. — Fr. PETRUS CASTILIONUS, de Genua, in seculo vocatus Hyacinthus. Receptus fuit ab eodem et cum eodem, die, anno et hora, ut stipi a, professus est tempore suo. Iste fuit leclor. Più e meglio nel Giovi : Fuit lector, et gratiose officium predica-tionis exercuit, pluribus in locis. Obiit Genue, unno 1634, mensis octobris. m N. 504. — Fr. JOHANNES BAPTISTA SALVAGUS, de Genua, in seculo vocatus Jo. Baptista, filius D. Camilli. Receptus fuit ab eodem, 1616 die 20 ianuarii, post vesperas; professus est tempore suo. Fuit lector. Maggiori notizie nel Giovi: Fuit lector sacre scriptui e in hoc conventu , et prior Sigestri. In eo conventu mortuus est, dmu e Sit-rietno Genuam peteret, anno 1648 die 22 iulii. Nel libro dei consigli sotto il 4 dicembre 1615 è inserita 1 accettazione del piesente, e dei tre seguenti, escluso il Merello che vi si associò più tardi. Addì 20 marzo 1635 P0'1 8^ s* ^ Scolta di ristorarsi una cella per sua abitazione. Probabilmente ritornava da un divoto pellegrinaggio al celebre santuario di s. Domenico in Soriano, quando morì a Sestri. — 184 — N. 505. — Fr. ALBERTUS CARDINALIS, de Genua, in seculo vocatus-Petrus Antonius. Receptus fuit ab eodem el cum eodem ; professus est tempore suo. Fuit lector et magister. Obiit Genue, expleto prioratu. Il Giovi precisa meglio: Fuit leclor philosophie Rome, theologie speculative Neapoli, prior Creinone, socius provincie, magister in theologia, et prior in hoc conventu. Obiit Genue 1641. Cioè poco dopo cessato da priore, ov’ebbe il biennio 1638-40. Lo credo zio paterno ai due fratelli, Vincenzo e Gio. Alberto Cardinale, che lo seguirono al chiostro medesimo, come vedremo più innanzi, ai N. 541 0559. N. $06. — Fr. SEBASTIANUS MERELLUS , de Genua , in seculo vocatus Bartholomeus, filius D. Jo. Baptiste. Receptus fuit ab eodem et cum eodem. Post quinquennium exivit a religione, quodam pretextu quod tempore professionis non intendebat vovere. Scrive invece il Giovi : Post octo annos vero , ex sententia iudicis pontificii, e religione egressus, anullata eius professione. Nel Borzino all’opposto, post sex annos. L’ammissione di costui, e del seguente alla professione, fu posta ai voti addi 27 luglio 1618, e aggiugnesi : Ipse paler prior notifìcavil quod hi duo fuere dispensati a rev.mo quoad illos Ires menses quos expectare debebant, eo quia ante quintum decimum annum, fuere induti. Le Notizie cronologiche sconvolgono tutto il prenarrato, dicendo: « Fr. Sebastiano Merello, non si sa con qual motivo, lasciò l’abito della religione, quale dopo tre anni per indulto di Urbano papa ripigliò, e professò a nome dello stesso convento di Castello, dove già fu accettato. Mori l’anno 1636 ». Io credo meglio agli antichi codici, compreso il Bottaro, il quale concorda cogli altri, e scrive: Ob suas inventas rationes dimisit habitum; in senso assoluto. N. 507. — Fr. HORATIUS SANSEVERINUS, de Genua, in seculo vocatus Horatius. Receptus fuit ab eodem et cum eodem. Iste fuit lector, ac prior Burgi vallis Tari. Leggo nel Giovi: Professus tamen est, anno 1618 de mense augusti, ob defectum etatis, sub patre fr. Faustino de Diano, priore. Fuit lector, et bis prior Burgolarii, et ibi, expleto secundo prioratu, dum vicarii officio in interregno fungeretur, obiit die... (manca) maii i6p.. Nel libro consigliare è notato il giorno 17 agosto 1618 per la sua professione; e più tardi, nel 1650, fungeva da sindaco del convento. Gli anni del suo priorato a Borgotaro cadono verso il 1646 e 1651. Fu F unico di questa nobile prosapia affigliato a Castello. * N. 508. — Fr. ANTONINUS, de Lavania, conversus, in seculo vocatus Simon. Receptus fuit tertiarius, die 24 iunii 1615, ab eodem priore; postea de anno 1617 die 31 martii, receptus fuit conversus a fr. Vincentio Centuriono, priore. Hic fuit optimus coquinarius, et mitis. 0 . Conferma la lode il Giovi : Fuit coquinarius, omnibus amabilis. Obiit Genue, anno 164% die 3 augusti. Sotto la data 29 marzo 1617 trovo nel libro dei consigli esser stato ammesso all’ abito di converso, che ricevè in realtà il 31 seguente; ma quivi è chiamato de Genua. Tuttavia i codici unanimi lo scrivono di Lavagna, come sopra, ed io li seguito. Che fosse Lavagna di cognome, e genovese di patria ? N. ,509. — Fr. CAROLUS de PEDEMONTE, de Genua. Receptus fuit tertiarius, die 10 iunii 1616, ab eodem priore, postea receptus fuit conversus die... (manca). # Hic fuit aromatarius, aggiugne il Giovi, e non dice altro ; neppur il Borzino. Poggiato sull’ autorità sicura del libro consigliare asserisco che se questo Carlo fu ammesso a terzino, il 10 giugno 1616, non lo fu ab eodem priore, cioè dal p. Stefano D’Oria, già scaduto, ma sì dal p. Vincenzo Centurione che eragli successo, e radunò infatti i padri il dì succitato 10 iunii 1616, in cui non è parola d’ammissione del Carlo a terzino. Lo stesso devesi intendere dei seguenti. Fu ammesso invece all’abito di converso il dì 29 marzo 1617, e alla professione solenne il 4 aprile 1619. N. 510. — Fr. CIPRIANUS RONCONUS, de Genua, in seculo vocatus Jo. Antonius. Receptus fuit ab eodem, 1617 die 19 martii, post completorium. Fuit lector. !. -T'. ' » ' .Zi * • Abbiamo finalmente l’accenno d’un maestro di novizi nel p. Cipriano. Dice il Giovi : Fuit leclor, et multo tempore magister novi- tionm. Obiit Albe, anno 164S die 27 novembris; e completa il Borzino: Confessor monialium, del monastero in Alba di Piemonte, fondato dalla beata Margherita di Savoia. Lo stesso dice pure che fu vicarius Diani. Di lui, e del seguente, è cenno nel libro dei consigli solo per la votazione sull* ammetterli a professare , e ciò in*data 28 febbraio 1618. N. 511. — Fr. SILVHSTER ALBARIUS, de Genua, in seculo vocatus Jacobus Maria. Receptus fuit ab eodem et cum eodem. Obiit Regii, peste ’percussus. % Concordano col nostro testo il Borzino ed il Giovi, non però tra loro nell’anno di morte: il primo pone il 1631, e il 1630 il secondo. Della famiglia Albaro toccammo già sopra, al n.° 294, pag. 126. N. 512. — Fr. MODESTUS SPINETA, de Genua, conversus, in seculo vocatus Silvester. Receptus fuit tertiarius ab eodem, die 2 aprilis 1617, post completorium. Obiit Genue 1657, peste, registrano amendue, Borzino e Giovi. Lo vedo accettato per la professione addi 20 marzo 1620, e professare realmente il 22 aprile seguente. N. 513. — Fr. BARTHOLOMEUS MENAVINUS,de Genua, in seculo vocatus Benedictus. Receptus fuit ad habitum clericorum a fr. Vincentio Ceitluriono, priore, die 3 decembris 1617, post completorium. Fuit leclor. Fuit leclor è scritto anche nel Giovi, e poi da due mani successive v’è aggiunto: Philosophie, in hoc conventu. Deinde intentus semper in confessionibus audiendis, vivit adhuc in bona senectute hoc anno, 1670. Obiit anno 1673. Sotto il 28 novembre 1618 è registrata nel libro consigliare la sua ammissione a professare, e la fatta professione sotto il 3 dicembre stess’anno. Nel 1630 andò a Bologna a laurearsi, e lo stesso anno fu eletto maestro dei novizi semplici, ma stette pochi mesi in carica, e venne dimesso perchè trasmodò nel correggere un novizio d’ un suo fallo. TemP° dopo, cioè nel biennio 1648-49 occupava l’ufficio di parroco a Castello. — 187 — N. 514. — Fr. CAMILLUS SALVAGUS, de Genua, in seculo vocatus Jacobus Philippus, filius D. Camilli Salvagi. Receptus fuit ab eodem et cum eodem, die, anno et hora, ut supra. Fuit lector. Obiit Vincentie. Più chiaro nel Giovi: Fuit lector theologie moralis Vincentie, ubi obiit peste, anno 1630. Da tre sillabi, cioè Bottaro, Giovi e Borzino, è chiamato Johannes Chrysostomus, e il terzo aggiugne: Prius Camillus, olim Jacobus Philippus. N. 515. — Fr. JACOBUS PASSANUS, de Genua, conversus, in seculo vocatus Benedictus. Receptus fuit tertiarius ab eodem priore, die, anno et bora, ut supra. Ohiit Boschi. Di lui trovo quest’elogio nel Giovi: Fuit Jaber lignorum peritus, sacristiam ornavit capsis, arcisque ligtieis, que modo in ea sunt. Niun sa dir Tanno di morte. Professò poco dopo il 6 novembre 1620, giorno in cui si decise dai padri la sua ammissione ai voti. N. 516. — Fr. FRANCISCUS LAVAGNINUS, de S. M. de Lagorara, conversus, in seculo vocatus Dominicus. Receptus fuit tertiarius a patre fr. Faustino de Diano , priore, die 20 aprilis 1618 ; proftssus est tempore suo. Nel Giovi: Anno 1673, peste percussus, obiit, dum inserviret monia-libns s. Spiritus. Per l’accettazione a terzino trovo nel libro dei consigli che solo ai 12 giugno 1619 ne fu fatta la proposta ai padri; e ai 15 seguente ricevè l’abito. Poi addi 28 maggio 1622 si convenne lasciargli emettere la solenne professione. La data posta qui sopra è dunque errata, e leggesi ancora sott’ essa la vera, così concepita: De anno 1619. Chi volle cambiare, sbagliò. N. 517. — Fr. JOHANNES BAPTISTA PLATUS, de Genua, in seculo vocatus Franciscus. Receptus fuit ab eodem priore, die 29 iunii i6iy ; professus est tempore suo, in manibus adm. rev. putris fr. fohannis Marie de Garexio, prioris et magistri. Fuit lector. Evvi di più nel Giovi: Fuit lector, vicarius Diani, et prior Si-gestri. Obiit Janue, die 26 iunii, hora 17, ma scordò Tanno 1651, notato dal Borzino. La sua ammissione all’abito trovasi registrata nel solito libro al dì 22 marzo 1619, e la effettiva vestizione ai — i88 — 29 giugno, come sopra. Ma osservo che, mentre nel primo consiglio è chiamato Franciscus Piatus, filius Baptiste, genuensis, nel secondo è detto Franciscns Piatto, de Genua. Quindi fu di casata Piatti, nota nella storia nostra patria. N. $18. — Fr. PETRUS PAULUS COLLATUS, de Genua, in seculo vocatus Paulus Laurentius. Receptus fuit ea die ab eodem ; professus est tempore suo, sub dicto priore de Garexio. Iste fuit lector, et obiit, peste percussus, 16 jy. Malamente il codice nostro scrisse Collaltus, a vece di Collatus, come hanno Bottaro, Giovi e Borzino. Collalto non fu casato genovese, ma bensì il Collato. Obiit Albarii in s. Luca, anno 1657, peste, confermano gli altri. N. 519. — Fr. FAUSTINUS VACHERIUS, de Genua, in seculo vocatus Pan-taleon. Receptus fuit ab eodem priore de Diano, die 20 octobris 1619; professus est tempore suo, die 13 decembris 1620. Iste fuit lector. Copio il Giovi: Fuit lector, prior Eugubii, et magister in theologia, et predicator celebris in tota Italia; pater provincie de anno 1670, et anno 1674 fuit creatus magister provincie, et in presenti anno 1673 vivit decanus filiorum conv. S. M. de Castello. Obiit in conventu de Castello 1683, de mense novembris, octogenarius et ultra. Per questo celebre predicatore, essendo ancor novizio, trovo nel libro dei consigli che fuit determinatum ut prolungaretur ei professio, eo quia fecit aliqua que varie explicantur, et tempus prolungationis fuit positum in pectore adm. rev. patris prioris ; e si restrinse fortunatamente a men di due mesi. Ne parlo nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Questa dei Vacchero è famiglia nobile antica. N. 520. Fr. PHILIPPUS GUANUS, de Turrilia, in seculo vocatus Innocentius. Receptus fuit ab eodem priore de Diano, die 22 aprilis 1620 ,* professus est in manibus adm. rev. patns fr. Johannis Marie de Garexio , prioris. Iste fuit lector. Più nel Giovi: Fuit leclor tertius Neapoli (forse theologie moralis come in Borzino), et bis prior in hoc conventu, et magister a rev.mo Marino. Obiit tandem anno 166j, mense martii, in equinotii puncto. È — 189 — cenno nel libro consigliare della sua ammissione sotto il 20 marzo, poi di sua vestizione addi 22 aprile 1720, poi nel giorno 15 gennaio 1631 della sua rinunzia ai beni paterni alla famiglia, che n’era in bisogno. Priore a Castello l’è stato durante i bienni 1642-44 e 1662-64; e morì Panno dopo, al momento dell’equinozio; circostanza carpita con ismania dai nostri cronisti, cupidi, come portava il genio del secolo, di astrologare. Governò eziandio la parrocchia di Castello , nel 1650 , e una prima volta dal 1639 al 1643. N. 521. — Fr. ARCHANGELUS PODIUS, de Genua. Receptus fuit a fratre Hyacintho Podio, priore, anno 1623, die 20 mertsis augusti; professus est tempore suo. Obiit Placentie, peste, anno 1630. Omesso nel codice nostro e dal Bottaro, lo trovo registrato dal Borzino e Giovi , come sopra. Il libro dei consigli pel 1623 fa cenno dell’ accettazione di lui e del seguente, ma non più della effettiva loro vestizione, e lo chiama nel secolo Jacobus Maria Podius, filius Jo. Baptiste. L’anno dopo, addì 15 luglio, sono passati sotto scrutinio per la professione. N. S22. — Fr. MARCUS ANTONIUS BIGOTTUS, de Genua, in seculo vocatus Nicolaus. Receptus fuit a patre Hyacintho Podio, lectore et priore, die 20 angusti 1623 ; professus est tn manibus adm. rev. patris magistri Ambrosii de Tabia, die 25 augusti 1624. Fuit predicator. Obiit, peste percussus, i6$7- Collimano tutti i testi. Nel succitato libro è detto Nicolaus, filius Marci Antonii. Di questo martire di carità, che sacrificò la vita per assistere gli appestati nella memoranda morìa del 1657, parlo, colla meritata lode, a pag. 443 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 523. — Fr. CHERUBINUS MARIA BOZOMUS, de Genua, in seculo vocatus Georgius Maria, filius D. Antonii. Receptus fuit a p. Hyacintho Podio, die 26 novembris 1623; professus est tempore suo in manibus a. r.p. mag. Johannis Marie de Bononia, provincialis. Iste fuit lector, et prior Sarrane, Corneliani, Sigestri, etc. Trovo scritto nel Giovi di mano più recente : Decanus filiorum conventus, vivit de anno 1686; e più sotto: Obiit die 26 aprilis 1687, — 190 — etatis sue annorum 79. Il libro dei consigli ha come segue : Die 9 decembris 1623 fuit examinatus Georgius Maria Bo^omus, filiti s M. Automi et Julie Bononie etc. Se solo in dicembre tu esaminato, ancor secolare, come potè dirsi vestito gii in novembre? Invece sotto il 20 novembre 1624 lo trovo posto ai voti per la professione, e ai 26 stesso mese è detto avere professato. È più volte menzione di lui nella precitata opera. Ebbe anche la cura parrocchiale di Castello nel biennio 1660-62. N. 524. — Fr. JOHANNES VINCENTIUS REGHETIA, de Tabia. Indutus habitu nomine conventus Tabiensis, receptus postea fuit in filium huius conventus, anno 162Obiit Bononie, peste, 1630. Nota quod fr. Johannes Vincentius, de Tabia, die 26 ianuarii 162 j, emisit professionem in manibus adm. rev. patris fr. Ambrosii de Tabia, prioris, nomine huius conventus. Cosi nel libro de’ consigli, sotto il 20 dicembre 1624, epperciò fuori luogo; e addì 30 luglio 1627 va allo studio di Bologna, ove mancò di peste. N. 525. — Fr. PETRUS CARREGA, de Genua, conversus, in seculo vocatus Petrus Franciscus. Receptus fuit ad habitum tertiarii, die 10 iunii 1625 ab adm. r. p. Ambrosio de Tabia, priore ; postea de anno 1627 die 28 iunii, receptus juit ad habitum conversorum, et professus est in manibus adm. r. p. Faustini de Diano, prioris, die 20 augusti 1628. La data di morte, secondo il Giovi, è Genue, anno 1643 die 9 iulii. Nel libro dei consigli, sotto il 31 gennaio 1627, leggo che il priore del convento proposuit conferri habitum conversorum fratri Petro de Genua, tertiario, servatis servandis; presertim expleto biennio tertiariatus. N. 526. Fr. ANNIBALDUS ORIGUS, de Genua, in seculo vocatus Philippus. Receptus fuit, die 1$ septembris 162$, a patre Faustino de Diano; et professus est tempore suo. Iste fuit lector. Molto di più nel Giovi: Fuit lector philosophie, et theologie moralis ac speculative in hoc conventu, prior Sarcane primus, et prior in hoc conventu; fuit magister in theologia, creatus a rev.vio Marino, bis vicarius — I9i — • monasterii Spiritus Sancti, et anno 1673 electus prior in hoc conventu secunda vice, post r mundationem prioratus patris Mich. Angeli Bulli; modo creatus magister provincie sub Clemente X, anno 167j, ex gratia, et 1676 mense ianuarii obiit, brevi, sed gravi, infirmitate correptus. Dopo il tanto narratone in parecchi luoghi della succitata opera dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, mi resta a segnare sol più gli anni del suo priorato qui da noi, i quali furono i biennii 1650-52, e 1673-75. N. 527. — Fr. ADEODATUS MARIA GENTILIS, de Genua, in seculo vocatus Octavius. Receptus fuit die eadem, ab eodem, et die jo octobris 7627 professus est. Iste fuit lector et insister. m Dal Giovi: Receptus fuit a p. magistro Johanne Maria de Bononia, provinciali Lombardie, die 9 decembris anno 162/, hora secunda noctis; professus tamen fuit die 30 octobris 1627, ob defectum etatis. Fuit lector philosophie hic, et in conv. s. Dominici Genue, et in eodem lector theologie moralis, et speculative in hoc conventu, magister in theologia et socius provincialis, primus fundator collegii Massiliensis nostri Ordinis, prior Parme et hic, vicarius s. Officii in hac civitate. Bibliothecam extruxit, et conventum pluribus edificiis ornavit. Magister in provincia connumeratus fuit anno 16jS. Obiit hoc anno 1666, du 12 martii, post infirmitatem unius anni supra menses, etatis sue annorum jj. II Borzino ne dà contezza che era nepos episcopi Casertensis (Diodato Gentile e.sso pure, del n. 424), ciò che tace il libro consigliare, ove ne registra la vestizione sotto il dì 9 dicembre 1625, dicendolo filius magnifici domini Julii et Pelegrine Gentilis. Al già narrato, sul conto di lui, nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, aggiungo che lo si mandò visitatore del convento di Finale nel 1650. N. 528. — Fr. HYACINTHUS MARIA de FRANCHIS, de Genua, in seculo vocatus Ambrosius, filius D. Jo. Jacobi. Receptus fuit cum dictis, sed professus tantum fuit anno 1626, ob defectum etatis. Obiit in Hispania, anno i6ji. Difatti in data 15 giugno 1626 lo‘ trovo messo ai voti per accettarlo alla professione. Sembra che sia andato ben presto in Spagna,.e vi morisse ancor studente. Lo ricorda il solo Borzino. — 192 — N. 529. — Fr. ALEXANDER CASTAGNINUS, de Genua, in seculo vocatus Nicolaus. Receptus fuit a p. Hyacintho Podio, priore, die j maii 162S ; professus est tacite tempore suo, et post solemnem emisit professionem die 20 iunii 1629. Hic post multum temporis exivit a religione, pretextu quod non intendisset vovere professionis tempore. Varia alquanto il Giovi: Post aliquos annos egressus est a religione, accepta sententia ab ill.mo nuncio' apostolico veneto; e il Borzino aggiugne eh’ era solo subdiaconus. Sarebbe quindi uscito ben presto dalla religione, perchè all’ordine del suddiaconato egli fu promosso nel decembre 1633, come ricavo dal libro dei consigli. Nel seguito il libro stesso riferisce, in data 11 luglio 1648, essersi determinato ut scriberetur quedam epistola commendatitia pro quodam presbitero, qui alias per multos annos mansit in religione nostra, filius huius conventus, sed cum optimis testimoniis probans coram nuncio veneto itiva-lidam fuisse suam professionem, eius licentia egressus est. Patres ergo in hoc consilio approbaverunt per vota secreta quod daretur ei epistola, qualiter ipse cum mullis rationibus et testimoniis, bona et vera licentia, egressus est extra religionem, nec posset redire amplius ad eandem. * #* N. 530. — Fr. AUGUSTINUS, de Genua, conversus, in seculo Jo. Ambrosius. Receptus fuit a fr. Faustino de Diano, priore. Recessit novitius, deinde Barcinone habitum clericorum suscepit, et sacerdos effectus est. Omesso dal nostro codice, cosi fu registrato dal Giovi e dal Borzino. Questi poi aggiugne Tanno 1628, e che fuit pharmacopula, alumnus fr. Petri martiris, e che ante professionem secessit in Hispanias, ubi...... In questo punto il ms. del Borzino è lacerato, e manca d’un foglio intiero, cioè di due facciate. Molto probabilmente egli è quell’ apprendista o garzone di spezieria, di cui sotto il 17 novembre 1628 parla il libro dei consigli, che propositum fuit an expediret quemdam iuvenem de Genua in officina aromatarie existentem, ad habitum religiosum, conversi, nomine conventus, admittere. Omnes expedire dixerunt, et secretis votis idem approbaverunt. Pare che sia ritornato a Castello, perchè nel codice Bottaro evvi aggiunto di mano posteriore: Barcinone habitum clericorum indutus, sacerdosque effectus, nunc, hoc anno 1643, in conventu nostro aromatariam exercet. - 193 — N. 531. — Fr. THOMAS MARIA COSTA, de Genua, in seculo vocatus Augustinus. Receptus fuit a fr. Faustino de Diano, priore, anno 1629 die S decembris, hora 23. Hic e religione exiit propter infirmitatem incurabilem, quam patebatur ex membrorum debilitate. K registrato dal Bottaro e Giovi, e affatto lo tacquero il codice nostro e il Borzino. L’accettazione di lui, e del seguente, all’abito è stata posta ai voti il 20 novembre 1629; l’anno 1631 ai 15 gennaio fu lungamente discussa la sua professione, che si decise non la facesse. Così ha il registro dei consigli. N. 532. — Fr. NICOLAUS MARIA CATTANEUS, de Genua, in seculo vocatus Paulus Augustinus. Receptus fuit ab adm. r. p. Faustino de Diano , magistro, die S decembris 1629 ; emisit suam professionem in manibus adm. r. p. magistri Seraphini Pasque, die S decembris 1630. Iste fuit lector primus in hoc conventu. Ex breve congregationis cardinalium factus est prepositus s. Torpetis. Altre belle notizie ci somministra il Giovi: Fuit lector philosophie Mediolani, et theologie speculative in hoc conventu, prior Uvade, et magister in theologia a rev.mo Marino creatus, confes saritis tnonialitim Bononie apud s. Agnetem, Papie et Salis; est confessarius secundus anno 1669 s. Silvestri Pise, et presenti anno 167j vivit rector cure parochialis s. Torpetis, cum habitu religionis, de licentia et auctoritate apostolica. Obiit 1687. Prima che rettore a s. Torpete, parrocchia gentilizia dei nobili Cattaneo, il p. Nicolò ebbe il governo della chiesa nostra di Castello, cui fu nominato il dì 4 aprile 1652; ma per breve tempo, e gli successe lo stess' anno il p. Ambrogio Ghiglini. Ci accadde più volte ricordarlo nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 533. — Fr. PAULUS VINCENTIUS CENTURIONUS, de Genua, qui ex religione Carmelitarum discalceatorum ad nostram transivit. Receptus fuit a patre Seraphino Pasqua, die 16 februarii 1632; emisit professionem in nostra religione eodem anno, die 23 iulii, ob obtentam dispensationem a ss. d. n. Urbano Vili, tn manibus patris fr. Pauli Moconesi de Genua, prioris. Trascrivo dal Giovi: Fr. Paulus Vincentius Centurionus, qui e religione Carmelitarum discalceatorum, in qua per 17 annos vixerat, et Atti Soc. Lio. St. Patria Serie J.a, Voi. XX. 14 — 194 — vocabatur Paulus Franciscus, ad nostram accedens ex induito Urbani pape VIII, receptus fuit a fr. come sopra, it ex concessione eiusdem pontificis post quinque menses professus est, die 2} iulii eiusdem anni. Nullum gradum habere voluit in religione, sed semper ut simplex sacerdos vixit, et adhuc vivit 1666. Obiit hoc anno, die // aprilis, etatis sue annorum 7^. In conversatione nobilium et magnatum carus et amabilis. Di questo suo trapasso è parola nel libro dei consigli, ove trattasi della sua accettazione, sotto la data 14-16 febbraio 1632; e poco dopo anche della sua professione. Sonvi recati per disteso i documenti relativi che riferiremo in altro luogo. L’8 giugno 1643 10 si nominò maestro dei novizi professi, qui a Castello. N. 534. — Fr. BENEDICTUS PAGANINUS, de loco Carri, conversus, in seculo vocatus Jo. Vincentius. Receptus fuit ad habitam tertiarii a dicto p. Paulo Moconesi, priore, die 24 decembris 163 2; postea 1635, die 16 septembris, habitum recepit conversorum ab a. r. p. magistro Stephano ab Auria, priore. Fecit professionem sub a. r. p. magistro Faustino de Diano, die ìy septembris 1636. Tolgo dal Giovi: Obiit anno 1666, die 25 novembris. Nel libro consigliare trovo messa ai voti la sua accettazione all’ abito addì 23 dicembre 1632, e il giorno dopo la sua vestizione, e più tardi la professione sotto il dì notato sopra. N. 53s- — Fr. ANDREAS MAGGIUS, de Rapallo, conversus, in seculo vocatus Blasius, famulus Albarii. Receptus fuit in tertiarium die 7 septembris 1634, et de anno 1636 die 3 februarii ad habitum conversorum a p. magistro Stephano ab Anna. Fecit professionem sub a. r. p. Faustino de Diano , die 4 februarii 163 y. I codici Bottaro e Giovi lo chiamano Andreas de Genua, e il secondo dice che obiit Genue senz’altro. Nel libro dei consigli sotto 11 30 agosto 1634, in cui fu posta ai voti la sua ammissione, vien chiamato Blasius Magius, filius Baptiste Magii et Brigide eius uxoris. Dunque era di parentela Maggi, oggi ancora esistente, ed * io ve l’aggiungo, come ho fatto per altri. - *95 — N. 536. — Fr. NICOLAUS GAZALIS, de Genua, in seculo Jo. Georgius. Receptus fuit a patre magistro Stephano ah Auria, die 10 septembris 16)4; professus est die 11 martii 1636. Fuit leclor. Obiit, peste percussus, i6;y. Lector philosophie et sacre scripture, dice il Giovi: nel resto concorda. Il suo esame e accettazione accadde il 20 dicembre 1633, ed è chiamato Johannes Georgius, filius Johannis Petri Gabalis, putritii genuensis, annorum 16; ma gli fu prorogata la professione ut resipisceret, e meglio mostrasse la vocazione sua; come fece. N. 537. — Fr. HYACINTHUS MARIA GRANARA, de Genua, in seculo vocatus Nicolaus. Receptus est ab eodem , die et anno, ut supra ; professus est tempore suo. Fuit lector. Dal Giovi: Receptus fuit a fr. Stephano ab Auria anno 1634, die 10 septembris, et professus est tempore suo. Fuit leclor, et prior Sigestri, Sarrane, Garexii, Ravenne; inquisitor Mutine et Eugubii anno 1664, et Mantue anno 166}; modo vivit inquisitor Ferrane anno 1669 sub Clemente IX; et magisler in theologia sub rev.mo Jo. Baptista de Marinis et inquisitor Ancone 1670, et deinde 1673 datus in inquisitorem Mediolani, ubi presenti anno 1676 perseverat; creatus in capitulo Placentino 1674 magister provincie. Obiit 1678 in hoc conventu. La messa ai voti di questo, e del seguente suo fratello, è registrata nel libro consigliare sotto il 31 luglio 1634, e chiamati figli domini Jo. Francisci Granare ac Margarite de Amicis; il primo avea 16 anni compiti, l’altro 15. Ne parlo con lode in molti luoghi dei miei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 538. — Fr. JOHANNES MARIA BORZINUS, de Genua, in seculo vocatus Jo. Franciscus. Receptus fuit ab eodem, die et anno, ut supra; professus est tempore suo. È 1’ autore del sillabo (da esso intitolato Nomenclator) , cui noi spesso abbiamo citato con deferenza. Di sè dice nulla fuori del ' nome e che fuit lector; ma nel codice Giovi c’è di meglio. Fuit lector philosophie Genue primo (cioè in s. Domenico), prior Corneliani et Sarrane, reelectus immediate post suum bienniutn 1665, et per annum prior Placentie, quem prioratum renunciavit; estquè vir plene erudi- — 196 — tionis cum fecunditate memorie coninncte ; et iterum prior Sorgane 1672, et in presenti anno 167 j est datus in vicarium monasterii sancti Spiritus Janue. Vivit hoc anno, 16So, confessor ordinarius in s. Silvestro Pise, et 1696 die ultima martii obiit, hora 20, longa infirmitate consumptus. L’accettazione sua all’abito avvenne il 21 agosto 1634; era figlio domini Dominici et Clare eius uxoris, e aveva anni 15 compiti. Ne trattammo in molti luoghi dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e forse ci accadrà parlarne ancora nel seguito. N. 539. — Fr. JOHANNES THOMAS GRANARA, de Genua, in seculo vocatus Jo. Stephanus. Receptus fuit ab eodem, die et anno, ut supra; professus est tempore suo. Dal Giovi: Germanus fratris Hyacinthi, cum eodem receptus fuit, sed professionem emisit die 17 octobris 163j, ob defechini etatis. Fuit lector. Obiit Arimini, anno 1648 mense octobris, predicator annualis. Come avrà osservato il lettore, non pochi giovanetti presentaronsi circa questo tempo a ricevere l’abito domenicano a Castello, al dissotto dei 15 anni, e non potendo per legge professare avanti il 16.0 compiuto, dovevano ritardare i loro voti di molti e molti mesi; come nel caso presente. N. 540. — Fr. JACOBUS MARIA MUTIUS, de Sigestro. Receptus fuit ab eodem, die et anno, ut supra; professus est tempore suo. Obiit Regii. Si a Reggio d’Emilia, óv’ era unno stro convento, ma die 2 martii 1641, completa il Giovi. Trovo nel solito registro dei consigli che fu accolto come figlio di Castello il 30 agosto 1634; avea nome Nicolaus, filius domini facobi et Nicolete de Bottariis. Visse perciò brevi anni in religione. N. 541. — Fr. VINCENTIUS CARDINALIS, de Genua. Receptus fuit ab eodem, die et anno, ut supra ; professus est tempore suo. Abbiamo in lui un missionario nelle Indie Orientali. Scrive il Giovi: Receptus fuit cum dictis, professus tamen est anno 16)7 de — *97 — mense, martii, ob dcfecliun elatis. Hic Hispaniam projectus, studuit Sal-mantice, exinde ad Indos se contulit, reversusque in Italiam, dum Romam se conferre contenderet, Genuam appulit infirmus anno 1654, et post quadraginta dies, ipsa vigilia s. Andree, obiit; c una mano posteriore v’aggiunse che morì nel lazzaretto, facendo la quarantena, ma non pare sia vero. Jo. Franciscus Cardinarius (sic), filius domini Jo. Baptiste et Isabelle eius uxoris, fu accettato all’abito il 31 luglio 1634, co’ due precedenti Granara. Dei suoi viaggi e delle sue fatiche ho detto a pag. 353 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e ne tornerà il discorso altrove. N. 542.— Fr. JULIUS VINCENTIUS GENTILIS, de Genua, in seculo Jo. Baptista, filius D. Julii. Receptus fuit nomine conventus s. Dominici, iti quo annum probationis transegit; professus est postea nomine conventus S. M. de Castello, 163s die... (manca) ianuarii. r Dal Giovi : Receptus fuit in conv. s. Dominici huius civitatis, anno 1633 die 21 iunii, a fr. Faustino de Diano priore, postea tempore sue professionis connumeratus est inter filios huius conv. omnium consensu; professus est anno 163 j die 30 ianuarii. Fuit ledor philosophie in hoc conventu, theologie speculative Mediolani ; metaphysicus studii Bononiensis et universitatis eiusdem civitatis, magister in theologia, lector primus in hoc conventu. Prior hic, conventum ad ampliorem et pulchriorem formam redegit, ac de novo extruxit. Fuit regens Bononie de anno 1663 die 1." decembris, et hoc anno 1666 est prior Bononie; electus provincialis Lombardie unanimiter anno 1668, et 1670 multa vota habuit in electione facta magistri generalis Roccaberti ; secunda vice provincialis 1680. Obiit Genue, archiepiscopali dignitate fundus, et defunctus die 16 iulii 16<)4, sub Innocentio XII, doloribus hydropisis consumptus. La biografìa completa di questo insigne prelato trovasi a pag. 338 e seg. dei miei Vescovi Domenicani Liguri, e secondo le varie sue cariche in religione, anche nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Ne conserviamo ancora il ritratto a olio, così di lui, come del suo nipote e successore nella cattedra arcivescovile, p. Nicolò Maria De-Franchi. — 198 — M. S4v — Fr- DOMINICUS MARIA PUTEUSBONELLUS, de Savona. Receptus fuit nomine conventus s. Dominici Savone; professus est postea nomine conventus S. M. de Castello, die 17 septembris 16)5, sub adm. rev. patre magistro Stephano ab Auria. Dallo stesso : Fuit lector philosophie Maritile, deinde theologie speculative Verone et Creinone, magister in theologia a rev.ino Marino, et prior hic ; socius rev.mi palris commissarii in Urbe, et hoc anno, 1666, faclus est inquisitor Placentie, et post trer menses a ss. domino Alexandro VII faclus commissarius generalis s. Òfficii, qtietn Deus conservet ad altiora; perseverat commissarius presenti anno 1680, et 1681 crealus magister sacri Palatii mense octobris ab Innocentio XI. Obiit magister sacri Palatii 168S. Le varie note biografiche qui apposte successivamente, sono di più caratteri, e aggiuntevi mano mano che vennero verificandosi. Ne parlo in molti luoghi della seconda precitata mia opera. Nel libro dei consigli del convento di s. Domenico di Savona, in data 7 maggio 1634, è registrato Tatto con cui i due fratelli Carlo e Vincenzo Pozzobonelli, figli di Paolo, assoggettati all’esame e rimastine i padri maxime contenti, li accettano in filios originales conventus eiusdem s. Dominici de Savona. E poco dopo, ai 10 aprile 1635, evvi l’altro assenso fr. Dominico Puteobonello, novitio simplici, posse affiliari S. M. de Castello Genue. Anche il fratello Gio. Tommaso riuscì egregiamente, divenendo un sommo teologo e scrittore. N. 544. — Fr. JOHANNES VINCENTIUS VIVALDUS, de Tabia, in seculo Jo. Franciscus. Receptus fuit a patre fr. Faustino de Diano, priore, anno 1636 die 2) novembris; professus est tempore suo. Obiit Bononie 1649, studens formalis. 0 Nel libro dei consigli lo trovo vestito poi addì 9 dicembre 1636 dal padre provinciale Gio. Maria di Taggia; cui nomen fr. Jo. Vin-centii impositum fuit. Il primo dunque lo accettò, e il secondo gli die’ l’abito. Poi segue : In eodem consilio acceptatus fuit, ad labores et ad habitum conversorum, Jo. Paulus Castilionus, filius Jo. Francisci et Julie eius uxoris, qui, paucis mensibus elapsis, religionem ingressus, habitum pariter conversorum dimiserat, in filium quoque conventus, ac per manus — 199 — adm. rev. patris supradicti habitum suscepit, die 29 decembris. Non può esser altri dal seguente. Il nostro codice Carbone giupto a questo punto non reca altro più che il nome di fr. Paulus Philippus in calce di pagina, ove finisce, e lo pone come addentellato ossia richiamo alla seguente, la quale manca; anzi qui ha termine il prezioso ms., a moti\omelie furongli strappate le ultime carte o l’intiero quinterno pergameno, su cui proseguiva il sillabo dei figli del convento. Buon pei noi che ne continuarono la serie il successore 0 i successori del Bottaro, ed il Giovi, che soli più, da questo anno in poi, ci ser\ono di guida sino al 1670 il primo o i primi, e sino al 1704 il secondo. Il fr. Paulus Philippus precitato, come vien scritto anche dal Giovi, receptus fuit ad habitum tertiariorum a fr. Stephano de Auria, priore, die 25 februarii 1636. Expulsus fuit. Desso è uno stesso individuo col fr. Franciscus Maria Castilionus del n.° 545 seguente, ^ che perciò figura due volte nei codici Bottaro e Giov^, perchè due volte accettato con nome diverso : cosa che genera confusione. Io adunque lo sopprimo sotto il primo suo nome, rimandandone la triste ricordanza al secondo. 545. _ Fr. FRANCISCUS M. CASTILIONUS, de Genua, conversus, in seculo Io. Paulus. Receptus fuit prima vice a patre fr. Stephano ab Auria, priore, et eicctus, sed avaritia fratrum, seu verius indigentia eorum (non poterant enim ei restituere quinquaginta aureos quos mutuo dedit), denuo receptus a fratre Faustino de Diano, priore, anno 1636 die 22 decembris. Prosegue il Giovi: Ad professionem vero quamplurima fuerunt dissidia. Nam cum in consilio patrum admissus pro emittenda pressione fuerit, pater Albertus Cardenarius, prior, distulit eum proponere capitulo spatio octo mensium, et tunc exclusus per capitulum fuit, sed iste Romam petiit ad sacram Congregationem, que statuit ipsum de more solemniter professionem emittere debere. Pretendebat enim incurrisse professionem tacitam. Hec sacre Congregationis determinatio per pah es huius conventus observata non fuit, multis (licet parvioribus) patribus reclamantibus, et denuo collectis votis capituli pro eius professione exclusus fuit, et ipse protestatus est nullitatio (sic) adorum, unde denuo Romam petiit, ibique in manibiis rev.mi Rodulji generalis, ex ordine sacre Congregationis, professus est; qui dum illum ad professionem reciperet, eidem vaticinatus est mortem violentam, quam postea anno 1647 subiit Arimini, per manus aliorum conversorum. Professus autem fuit anno 1642, secundo die pascbatis, et die sequenti, occasione (licet remota) huius fratris, pater rev.mus Rodulfus a gener alat u suspensus fuit per dominum papam Urbanum Vili. Di questo turbolento converso sono molti atti nel libro consigliare del convento, i quali lo dimostrano irrequieto e attaccabrighe, degno della mala fine che incontrò. N. 546. — Fr. FRANCISCUS DOGLIUS, de Genua. Receptus fuit a patre fr. Faustino de Diano, priore, anno 1637 trovo una carta di debito confesso dai magnifici Gio. Battista e^ Francesco Maria, padre e figlio Della-Torre, ai padri di Castello, della somma di lire 5590, soldi 3, denari 8, graziosamente imprestate al suddetto Gio. Battista, il i.° luglio 1709 dal fu padre Invrea, e promettono pagarle in rate di lire 300 l’anno, cominciando dal gennaio prossimo, sino alla totale estinzione del loro debito, rimossa ogni eccezione 0 contraddizione. N. 581. — Fr. HORATIUS de FRANCISCIS, de Genua, fil. quond. Excel-mi D. Horatii, in seculo vocatus D. Jo. Petrus Maria. Habitum nomine huius conventus accepit- ab adm. rev. p. mag. Julio Vincentio Gentili, priore, die ; februarii anno 1662, bora 1 noctis ; professus fuit, ex indulto pontificio, die ; augusti eiusdem anni. Fuit laureatus in conventu s. Dominici Genue ad magisterium a rev.mo episcopo Pereira Lisbonensi; 1682 sindicus. Obiit anno 1686 die i; mensis septembris. Non lo dicono i libri, ma io sono di credere che il De-Fran-ceschi *si rendesse frate in matura età, poiché il medesimo giorno fu ammesso a far professione e a ricevere gli ordini tutti, maggiori e minori. Ciò il 3 agosto, e ai 25 detto emise la professione solenne. Le Notizie cronologiche recitano di lui: « Orazio de Franceschi fu agente dei due padri generali Roccaberti e ’Monroy, dei quali era anche procuratore per la Spagna, Francia e Indie. Questo religioso ebbe gran destrezza nel maneggio degli interessi del convento, al quale si dimostrò proficuo in diverse occasioni. Morì, contro ogni aspettazione, in Genova l’anno 1686 alli 19 di giugno in casa paterna da s. Lorenzo »; colto forse da insulto apopletico. Discorda perciò la data dalla precedente. Anch’egli ebbe il governo della nostra parrocchia nel quadriennio 16.68-71. N. 582. — Fr. JO. DOMINICUS BERLINGER1US, de Sputurno , in seculo Jo. Baptista. Receptus fuit eodem die et hora, cum supradicto, ab eodem priore; professus est■ tempore suo. Morì poco dopo, giacché continua il Giovi: Die 19 martii 1663, quadraginta quatuor diebus a professione, persancte obiit Sputurni, quo profectus erat valetudinis causa. Ho toccato brevemente di questo caro giovanetto a pag. 54 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. '• * N. ^83. — Fr. JACOBUS MARIA MUTIUS, a Sigestro, in seculo Jo. Nicolaus, filius D. Angeli. Receptus fuit ab eodem priore, die 12 eiusdem mensis, hora 20; professus fuit die 3 martii 1663. ■ * » ' * Finisce così T articolo : Modo est in conventu s. Jacobi Foroliviensi lector secundus 'et moralis, et hoc anno 1680 vivit lector biblicus in hoc conv., et 1682 lector primus in hoc conventu; terminata lectione primaria vivit in conventu 1686; sacrista 1687 et 1690. Il compilatore delle Notizie cronologiche lo colloca fra i religiosi ancor viventi nel 1712, e dice: « Fr. Giacomo Maria Muzio per molti anni fu promotore del ss. Rosario a Castello, e priore una volta nel 1690, e in quello di Sestri il 1694. Oggi esercita l’ufficio di curato della parrocchia »; anzi lo trovo ancor parroco nel 1714. Priore qui da noi lo fu nel biennio 1691-93, non già del 1690. Sarà stato nipote dell’ omonimo, posto sopra al n.° 540. N. 584. — Fr. JUSTUS PAGANINUS, de Carro, conversus. Receptus fuit ad habitum conversorum ab eodem priore, die 3 martii, hora 1 noctis, eodem anno 1662; et professus fuit die 18 eiusdem mensis 1663. Inservit Rome in curia romana rev.mum patrem generalem, scrivea allora il sillabista. Non trovo inserita la sua accettazione e vestizione., ma bensì la proroga fattagli della professione, che poi emise il 18 marzo come sopra. Invece so dai libri di s. Domenico che addì 14 giugno 1659 il priore di quel convento, Benedetto Mala-spina, dedii pro conventu S. M. de Castello habitum tertiariorum Antonio Paganino de Carro, quem vocavit fr. Justus. Se crediamo alle Notile cronologiche sarebbe morto il i.° marzo 1702 alla Minerva in Roma, in attuale servizio del generale dell’ Ordine. — 217 — N 58$. — Fr. JULIUS GUANUS, de Turrilia, filius D.Jo. Bened., in seculo Innocentius. Receptus fuit ad habitum clericorum nomine huius conventus ab adm. rev. patre magistro, fr. Philippo a Turrilia, eius patruo, priore, die 2 iulii 1662; professus est tempore suo. Modo in presenti anno 167 j est lector philosophie in hoc conventu. Obiil Derthone leclor, febri elhica consumptus anno 1679. II libro consigliare lo chiama al secolo Julius Maria, e non Innocenzo; ma per Innocenzo sta anche il Bottaro, che lo fa lettore terzo qui a Castello, ancora nel 1677. N. 586. — Fr. CAROLUS COSTA, de Uvada, conversus. Indutus fuit habitu conversorum ab adm rev. patre magistro, fr. Philippo a Turrilia, priore, die 14 aprilis 166}, hora 18; et professus est. » Gli fu prolungata la professione di più mesi, ma poi la fece addi 4 luglio 1664, sotto il priorato del p. Alberto Maria Fabiani; e secondo le Notizie cronologiche moriva il 7 settembre 1712. N. 587. — Fr. HYACINTHUS VICECOMES, de Genua, in seculo vocatus presbiter Bartholomeus. Habitum religionis suscepit ab adm. rev. patre magistro, fr. Philippo a Turrilia, priore. Iste erat curatus seu prepositus ecclesie parochialis in loco Monelie, quam preposituram renunciavit ut religioni nostre nomen daret, et suscepit habitum die 2 maii 1663. Die j novembris, ex breve Alexandri VII pape, professus fuit post sex menses, ex indulto, ut dixi. Obiit 1688. Nella sottoscrizione alla fatta professione confessa avere anni 44 circa. Variano la data di morte nel giorno 26 novembre 1687 le succitate Notizie cronologiche. Ancorché rinunciato avesse la cura parrocchiale di Moneglia per rendersi frate, esercitò l’uffizio stesso qui da noi, in chiesa di Castello, per un quinquennio, dal 1683 al 1687, e forse morì in carica. N. 588. — Fr. JOSEPHUS MARIA CURLUS, de Tabia. Studens, qui ex conventu Tabie ad htinc conv. affiliatus fuit, sub patre Fabiano priore, cum debitis licentiis rev.mi generalis, Jo. Bapt. de Marinis, et consensu adm. rev. patris fr. Jo. Thotnc Puteobonelli, provincialis Lombardie, anno 1665 die 4 aprilis. Èst lector secundus Ravenne, et in anno 1670 lector secundus huius conventus, et 167 j lector moralis et biblicus, et primus in hoc conventu 1681. Examinatus ad laureavi magisterii amio 1679, se^ nondum laureatus, sicuti et etiam nondum approbatus ad magisterium studii in studio Bononiensi. Vivit 1687, prior S. M. de Castello. L’atto di sua affigliazione a Castello, co’ relativi assensi sopracitati, trovasi nel libro dei'consigli sotto la data qui innanzi scritta. Il biennio di suo priorato a Castello corse dal 1687 al 1689. N. 589. — Fr. THOMAS MARIA BORELLUS, de Tabia. Sacre theologie magister, ex indulto Alexandri pape VII, sub brevi dato 166j, affiliatus fuit huic conventui sub patre fr. Fabiano, priore, ex conventu suo originali Diani prius, et postea Corneliani. Fuit lector primus theologie in conventu s. Dominici Genue et in hoc conventu; 1666 est lector biblicus in conventu Bononiensi ; inquisitor Eugubiensis, et inquisitor Tortone 1668 sub Clemente IX; et 1670 creatus magister provincie. Adhuc in presenti anno 1680 vivit inquisitor Derthonensis, 1682 , et 1687 renunciavit inquisitioni, et vivit in hoc conventu Castelli 1690. Il breve pontificio reca la data 15 gennaio 1665, ma fu letto alla comunità solo ai 13 giugno, e accettato. Dopo la sua morte, accaduta nel dicembre 1709, nacque lite per 1’ eredità dei beni fra il convento di S. Maria delle Grazie di Diano, e il nostro; il maestro generale Pipia, in data 6 maggio 1724, emanò la sua sentenza, distributiva dei beni lasciati, ma i padri di Castello punto soddisfatti appellarono alla s. Congregazione. Parlo del p. Borelli in due luoghi dei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 590. — Fr. LUDOVICUS CORSINI, de Lauda, conversus. Affiliatus fuit huic conventui ad instantiam patris magistri Giovi, anno 1666, assignato ipsi anno probationis in conv. s. Dominici Genue, in quo, anno sequenti, professionem fecit in eodem conventu. Modo est socius a. r. p. fr. Faustini Vacherii, magistri provincie, qui obiit anno 168f; ibique fungitur officio vestiarii, etiam hoc anno 1690. Obiit die ; maii — 219 — iyo2.‘ La sua affigliazione nel libro dei consigli è accettata dai padri vocali in data 14 agosto r666, e v’è chiamato fr. Angelus Ludovicus de Lauda. Sotto il 13 novembre 1687, in cui è di nuovo parola di lui, è chiamato Ludovicus Corsinus de Lauda; in Corsini abbiamo dunque il suo casato, e gli fu patria Lodi. Le Notizie cronologiche, lo dicono mancato di morte repentina il 6 maggio I7°3‘ N. 591. —Fr. PETRUS MARTYR JUSTINIANUS, de Chio. Novitius professus, ex conventu suo originali affiliatus fuit, sub patre fr. Thoma M. Giovi, priore, cum debitis licentiis tev.mi patris, fr. fo. Bapt. de Marinis, mag. Ord., unanimiter a filiis conv. S. M. de Castello acceptatus, anno 1667, die 2 maii. Modo de anno 1675 est lector quartus in conv. s. Dominici Genue ; hoc anno 1680 vivit lector biblicus in conv. Regiensi, et 1681 lector primus s. Dominici Genue; 1682 vivit vicarius generalis Pere in insula Chiensi; 1686 perseverat. Sub provincialatu magistri Giovi habuit duos prioratus, Ariminensis conventus et Faven-tini, in quo, adhuc prior, vivit hoc anno 1690, et expleto prioratu datus fuit in confessorem .monialium s. Agnetis Bononie. Deinde post aliquos menses factus archiepiscopus. La sua ammissione a figlio di Castello e registrata nel libro dei consigli sotto la data soprascritta, 2 maggio 1667. Di lui ho detto in molti luoghi dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e vedine la completa biografia a pag. 351 Vescovi Domenicani Liguri. N. 592. — Fr. HIPPOLYTUS NICOLAUS FABIANUS, de Genua, in seculo Jo. Baptista. Fuit indutus habitu, nomine huius conventus, ab adm. rev. patre fr. Thoma M. Giovi, priore, die j iunii 1667, et professus est tempore suo, anno 1668. Hoc anno 1681 vivit lector moralis; in hoc conventu 1686; adhuc, terminata lectione morali, vivit lector primus 1687; hoc anno 1690 est lector biblicus. Obiit, consumptus febri maligna, anno 1692 die 1 iulii, etatis annorum 42. Variano di poco le Notizie cronologiche, facendolo morto il 2 luglio 1692, ma lo appellano Ippolito Maria. Nel biennio precedente 1690-91 retto avea, come parroco, la chiesa nostra di Castello. — 220 - N. 593. — Fr. MICHAEL, de Sigestro, conversus. Indutus habitu ab adi», rev. patre magistro Giovi, priore, anno 1667, et professus tempore suo, anno 166S. Nel libro dei consigli è chiamato Michael de Burghetto, non de Sigestro, ed essere stato vestito il 3 giugno 1667, professato Tu giugno 1668. Le Notizie cronologiche invece lo dicono Michele del Borgo, e morto nel convento di Sarzana addì 24 ottobre 1698. N. 594. — Fr. MANSUETUS, de Carro, conversus. Indutus habitu conversorum ab a. r. p. magistro Giovi, anno 1667; professus est tempore suo, anno 166S. Inservit hoc anno 1686 monasterio Spiritus Sancti, et 1690. Nel precitato registro vien appellato Mansuetus de Gustila, vestito e professato col precedente. Più tardi, in data 14 gennaio 1707, è parola nel libro dei consigli d’ un converso anziano e prudente , chiamato Mansuetus Guariscili; e siccome non v’ era altro di tal nome di religione, stimo sia il presente; ma non sono sicuro. N. 595- — Fr. ANGELUS, de Sarzana, conversus. Indutus habitu conversorum ab eodem p. priore, ut supra, anno 1667 ; professus est tempore suo , anno 1668. Obiit ethicus in sua patria. L’ 11 giugno 1667 fu il giorno di sua accettazione e vestizione; è taciuto anche di lui il cognome. Nel codice Bottaro c’ è : Obiit 1673. N. 596. — Fr. DOMINICUS, de Carro, conversus. Receptus fuit ad habitum tertiarii a p. fr. Thoma M. Giovi, et indutus habitu conversorum in conventu s. Dominici ab a. r. p. mag. fr. Antonino de Genua, ubi explevit annum sue probationis, et professus est tempore suo, nomine huius conventus. Inservit hoc anno 1686, perseverans ut socius in episcopali domo , ill.mo ac rev.mo domino, fr. Julio Vincent io Gentili, archiepiscopo Genue. Sogliono i religiosi nostri quando sono nominati vescovi, condurre seco un converso probo e capace, pel loro più intimo personale servizio. Tale era il presente Domenico. — 221 — N- 597- — Fr THOMAS de BERRÀ, de Nicia, in seculo Octavius Mauritius. Fuit indutus habitu ab eodem a. r. p. priore, magistro Giovi, die .. . (manca) octobris 1667, nomine huius conventus. Fuit expulsus ab hoc conventu et degradatus affiliatione, propter sua demerita, ex decreto edam serenissimi Senatus, et idcirco professus fuit nomine provincie, et nequaquam nomine huius conventus. Modo est filius conventus s. Dominici Laude, 1690. Il giorno di vestizione, che sopra manca, è il 25, ma di settembre non ottobre, come ricavo dal libro dei consigli. In questo sono poco sotto riferiti per intiero i vari divieti fatti ai priori dei due nostri conventi di s. Domenico e di Castello, proibitivi di figliuo-lanze di soggetti non sudditi della serenissima Repubblica. Perciò se il Berrà professò pel convento di Lodi, i suoi demeriti non furono morali, diversamente saria stato mandato a casa. Correvano tempi brutti e pieai di sospetti pei forastieri in Genova, e la politica decadenza sua rendevasi ognor più manifesta. N. 598. — Fr. JOHANNES BAPTISTA FRANCESCHETTI, de Rivulo maiori. Receptus ad habitum tertiarii sub a. r. p. fr. Thoma M. Giovi, priore 166']; assignatus fuit eidem annus sue probationis cum habitu conversi in conventu s. Dominici Genue, in quo et professus fuit nomine buius conventus. Est hoc anno inserviens conventui et collegio Alaxii, 1690. A parlare più preciso, colla scorta del libro consigliare, il di 21 dicembre, essendo priore il p. Giovi, fr. fo. Baptista Franceschetti de Rivo maiori, iarn tertiarius, fu ammesso a vestir 1’ abito di converso in s. Domenico di Genova, per conto di Castello. N. 599. — Fr. DOMINICUS MARIA SANTINI, ab Exio. Fuit affiliatus huic conventui die 1 ianuarii 166S, sub adm. rev. patre fr. Thoma M. Giovi, magistro et priore, cum debitis dispensationibus rev.mi patris fr. Jo. Baptiste de Marinis, generalis, unanimi consensu filiorum conventus, dum in hoc conventu fungeretur officio lectoris primi, functus alias officio lectoris secundi. Modo est metaphysicus in studio Bononiensi; excellens in officio predicationis, iam fama per sonante; magister in theologia sub rev.mo generali de Marinis; est lector biblicus — 222 — in studio generali Bononie 1675; in presenti anno 1680 terminavit prioratum suum in conventu S. M. Angelorum Ferrarie, et subito electus prior Bononie, hoc anno 1681 vivit prior ; et 1682 datus in regentem studii Bononiensis ; post completam r egentiam rediit ad suum conventum S. M. de Castello 16S5, ubi prior electus est et confirmatus post septem dies. Obiit 16S7 die 29 maii. Di questo dotto e preclaro uomo abbiamo discorso con lode nei Domenicani illustri di S. M. di Castello; e qui aggiugneremo il favorevole giudizio datone dalle Notizie cronologiche : « Fr. Domenico Maria Santini fu reggente nello studio generale di Bologna, e morì priore nel suo convento di Castello l’anno 1687 , avendo in quella quadragesima predicato nella città di Milano ; e fu soggetto di gran grido, così per le cattedre come per i pulpiti che ascese gloriosamente ». N. 600. — Fr. DOMINICUS de GRUPPIS, de Virguleta, conversus. Indutus habitu conversorum sub patre magistro Giovi, priore, 1668 ; professus est tempore suo, anno 1669. Dal libro dei consigli ricavo che per la sua religiosità e buona condotta da terzino, gli fu anticipato il tempo dell’ammissione a converso, e gli venne dato lo scapolare nero addì 14 febbraio 1668. V’è chiamato fr. Dominicus de Virguleta, e in altro luogo de Vir-quleta, seti de Sarzana, soppresso il casato de Gruppis, che trovasi nei codici Bottaro e Giovi soltanto. N. 601. — Fr. PAULUS DOMINICUS SPINULA, de Genua, in sec. D. Lelius, filius q. D. Jo. Laurentii, comitis Casaregii. Reccptus fuit ad habitum nomine huius conventus in conventu s. Crucis Boschi, sub prioratu adm. r. p. fr. Vin-centii Pii Polastri, de Bosco, die 19 maii 1670; professionem emisit in sero, post completorium, 1671. Lector secundus in hoc conv. 1682, est lector moralis hoc anno 1690. Obiit prior Mantue, anno 1699 mense iulii. Nel libro consigliare, sotto il dì 31 gennaio 1670, c’è la sua accettazione in figlio. Apprendo dal libro dei consigli del convento di s. Caterina di Finale, che questo padre Spinola nel 1698 v’andò come visitatore. — 223 — Con questo soggetto ha termine il codice Bottaro, vale a dire la continuazione fattane da parecchi; come si desume dai vari caratteri T uno dall’ altro diversi. N. 602. — Fr. THOMAS VINCENTIUS MARIA de PASSANIS, de Genua. Così realmente chiamossi questo strano religioso nella sua vestizione e prima affigliazione a Castello, ma nel professare, a nome dell’ altro convento di s. Domenico, mutò il nome in Leonardo Maria. Il sillabo Giovi così scrive di lui : Novitius simplex in conventu s. Crucis Boschi eadem die, anno et hora, ab adm. rev. patre fr. Josepho M. Rebutto de Genua, lectore et priore, affiliatus fuit ad bunc conventum S. M. de Castello Genue, prò ut in libro consiliorum. At ante eius professionem, ad instantiam parentum qui sunt prope vicinia conventus s. Dominici, cum licentia rev.mi generalis, affiliatus fuit et professionem edidit nomine eiusdem conventus s. Dominici, ubi adhuc hoc anno 167S perseverat novitius in studio generali Bononie, vivente serenissimo duce Antonio, eius patre, hoc eodem anno electo. Et 1681 et 1682 laborat Rome pro anullanda sua professione, at irritis votis suis, non tamen professionis, vivit hoc anno lector primus iti suo conventu s. Dominici Genue. Est magister provincie, ex indulto ss. Alexandri VIIÌ, cum voce et loco in conventu s. Dominici, anno 1690. Infatti della costui affigliazione seconda è parola nel suddetto registro. Più tardi fu designato ai due vescovati d’Orvieto e d'Albenga, ma nissuno dei due afferrò, per le ragioni che adduco a pag. 347 e seg. dei Vescovi Domenicani Liguri, ove ne do una sufficiente biografia. Nella precedente opera sui Domenicani illustri di S. M. di Castello, omisi parlare di lui, ignorando allora che il p. Tommaso Vincenzo della prima vestizione fosse uno stesso personaggio col p. Leonardo Maria della professione. N. 603. — Fr. JO. BAPTISTA TAVARONUS, de Sigestro. Ex licentia rev.mi generalis de Marinis et consensu duorum provincialium, scilicet adm. rev. patris magistri, fr. Julii Vincentii Gentilis, et adm. rev. patris fr. Vincentii M. Grossi, de Mantua, affiliatus fuit a suo conventu originali Sigestri ad hunc conventum S. M. de Ca- — 224 — stello, die 30 novembris 1670, in sero, bora 2 noctis, pro ut in libro consiliorum. Est modo lector moralis anno 1676 in hoc conventu, post cursum philosophie completum in conventu s. Andree Faventie; et modo ì68i lector primus in hoc conventu ; examinatus ad lauream magisterii hoc anno 16S2, datus est in socium provincialis, magistri Ciardi de Sextula ; et est prior Castelli hoc amo i6qo , et secunda vice prior 1693, et tertia vice anno 1705. Si trova in effetto nel libro consigliare sotto l'indicato giorno la sua ammissione a figlio di Castello, ove poi mori poco innanzi il 4 gennaio 1713. Ma sentiamo ciò che ne dicono le Notizie cronologiche : « Fr. Gio. Battista Tavaroni fu ed è agente del p. rev.mo odierno generale, Antonino Cloche. Questo religioso fu trasfigliato al convento di Castello da quello di Sestri 1’ anno 1673 (!), essendo egli lettore di filosofia nel convento di s. Andrea di Faenza, indi venne lettore a Castello, e passò poi a quello di Forlì lettore maggiore 1 anno 1682, tu preso per compagno dal provinciale p. Pietro Paolo Ciardi, da Sestola, e per tre volte è stato priore del convento di Castello. Morì nello stesso convento il giorno di s. Giovanni evangelista, li 27 dicembre 1712 ». Costui sbaglia sempre le date; il p. Tavarone era studente a Bologna quando il 30 novembre 1670 si trasfigliò. Lo dice chiaro il registro dei consigli. Noi parlammo di lui nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e qui noteremo solo più i biennii dei suoi priorati, cioè 1689-91, 1693-94, e 1705-07. * N. 604. Fr. AMBROSIUS de AURIA, de Genua. Receptus ad habitum in conventu s. Crucis Boschi ab adm. rev. patre magistro PoJastro, die... (manca) /67/, et professus est tempore suo. Continua il Giovi: Leclor, examinatus in conventu s. Eustorgii studii Mediolanensis, et vicarius seu rector collegii Alaxii hoc anno 1690. Tace il libro consigliare della sua accettazione all’ Ordine e affigliazione a Castello, e solo all’anno 1684 lo cita eletto maestro de novizi qui stesso. Ai 30 dicembre 1698 era già morto. Leggo nelle Notizie cronologiche: x< Fr. Ambrogio Doria fu nel suo con-\ento sindico, indi parroco; dato vicario della Pietra, nel secondo biennio della conferma assalito da un’infermità, ingannato da un — 225 — medico in un lavativo ordinatogli con dentro spirito di pino (sic), in poche ore se ne morì, l’anno 1678.al primo di novembre ». E poco sotto scrive il 2 stesso mese. Parroco in chiesa nostra lo stette un sessennio, dal 1691 al 97. Questo è certo. N. 605. — Fr. DOMINICUS MARIA de FRANCHIS, de Genua. Receptus fuit ad habitum, nomine huius conventus, ab adm. rev. patre fr. Angelo Grimaldo, provincie magistro et priore, anno 1671 mense aprilis, die 2; et edidit professionem anno 1674, nomine eiusdem conventus, sub adm. rev. patre magistro, fr. Annibaldo de Genua; et completo triennio sui studentatus formalis in studio generali Bononiensi, fuit laureatus lector ab adm. rev. patre magistro Santino ab Esio, regente. Est sindicus huius conventus, secunda vice, hoc anno 1690. In luogo del die 2 il libro consigliare dice die 3, e nel secolo esser stato chiamato Dominicus; fece la professione poco dopo il 10 giugno 1674; così pure il seguente. Moriva nel dicembre 1739* perchè il 23 stesso mese la camera dal defunto abitata fu concessa ad uso al p. maestro Angelo Domenico Asdente, allora priore. E priore di Castello lo fu egli ancora tre volte nel mezzo tempo dal 1711 al 1735; e prima sindaco, promotore del ss. Rosario, parroco dal 1706 al 1710, e confessore nel monastero di s. Caterina a Pavia, fratello gemello al p. Nicolò Maria seguente, poi arcivescovo di Genova nel 1726, cui vide in carica lunghi anni innanzi di morire, soccorrendolo d’aiuto e di consigli. N. 606. — Fr. ALEXANDER SPINULA.de Genua. Receptus fuit eodem anno, die, mense et bora; et anno sequenti edidit professionem sub eodem priore, nomine huius conventus. Est lector secundus in conventu s. Johannis Comi hoc anno 1690. Obiit Parme post lecturam moralem exercitam in conventu s. Dominici Castelli Venetiarum. Nel secolo era a nome Franciscus, come ricavo dal registro dei consigli ; il quale riferisce pure esser stato ammesso al sacerdozio addì n dicembre 1680. Di lui scrivono le Notizie cronologiche: « Fr. Alessandro Spinola, fratello del p. Paolo Domenico Spinola, Atti Soc. Lig. St. Patri*. Serie j.a, Voi. XX. 16 — 226 — q. Gio. Giacomo, fu lettore di filosofia nel convento di s. Ci io-vanni di Como, di teologia morale in quello di s. Domenico di Venezia, e terminato il suo triennio, nel ritornare alla patria, infermatosi nel convento di s. Pietro martire di Parma, se ne morì l’anno 1693. Era ingegnoso nel disegnare con la penna, come apparisce in diverse carte lasciate in diversi conventi ». N. 607. — Fr. NICOLAUS MARIA de FRANCHIS, de Genua. Receptus fuit ad habitum, nomine huius conventus, mense iulii anno 167}, die et hora 16, in vacantia prioratus magistri Grimaldi, ab adm. rev. patre fr. Julio Vincent io Gentili, provincie magistro, de licentia superiorum, et anno sequenti 1674, die 10 septembris, sub prioratu adm. rev. patris magistri, fr. Annibaldi, nomine eiusdem conventus, edidit professionem. Est in hoc anno 1690 lector secundus Casalensis. Non trovo nel libro dei consigli annunziato il motivo del ritardo di sua professione ; come anche vi manca la data di sua vestizione, ma non dell’ammissione all’abito. Il p. Giulio Vincenzo Gentile che glielo diede, con autorità delegata, era suo zio materno, e Nicolò gli successe poi nella dignità archiepiscopale di Genova. Innanzi d’ ascendervi, dicono le Notizie cronologiche, « fu lettore nei conventi di Casale, di Cesena, di Castello e s. Domenico in Genova, priore a Castello, e confessore di monache nella città di Milano. I suoi priorati qui da noi accaddero nel 1719-21 il secondo, e nel 1707-09 il primo. Dopo avere trattato di questo egregio personaggio in più luoghi dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, ne davo la completa biografia a pag. 372 e seg. dei Vescovi Domenicani Liguri. N. 608. — Fr. DOMINICUS MARIA SPINULA, de Genua , in seculo D. Ferdinandus. Ex collegio nobilium s. hrancisci Xaverii soc. fesu, Bononie, venit Genuam, petiitque habitum, et nomine huius conventus anno 1673 mense novembris die 25?, hora 23, recepit habitum ab adm. rev. patre fr. magistro Annibaldo de Genua, et anno sequenti edidit professionem sub eodem patre priore. Missus Bononiam ad studium 1676 a magistro — 227 — Giovo, obiit Bononie, studens formalis, 1678 die /4, 619. — Fr. HIERONYMUS MARIA BASADONNE, de Petra. Ex conventu s. Annunciate de Petra affiliatus fuit prò hoc conventu, cum debitis licentiis, eadem die 27 septembris 1687, qua affiliatus fuit pater studens Salvagus, qui supra. Hoc anno 1690 est studens materialis in conventu et studio generali s. Dominici Bononie. L’ assenso dei figli del primitivo suo convento, posto a condizione per la sua trasfigliazione, non gli fu negato, e nel libro dei consigli evvi riferito per intiero. Raramente è parola di lui nello stesso, e v’è accennata la sua morte, come accaduta poco prima del 17 luglio 1737. Ebbe carica di parroco in chiesa nostra nel biennio 1701-02, e di vicario nel convento di Bagnasco in Piemonte. -- 2j2 — N. 620. — Fr. ANGELUS DOMINICUS ARMANINUS, de Genua, conversus, in seculo Mattheus. Acceptatus fuit in filium huitis conventus,- pro tertiario; die 1j septembris 16SS; professus in conventu s. Dominici Genue tempore suo, 1693 > nomine huius conventus. C’ è realmente nel libro dei consigli sotto la data sovracitata , e sotto l’altra del 25 febbraio 1692 evvi Tammissione sua all’abito di converso; ma vien chiamato da secolare Jo. Dominicus Almaninns, giusta la pronunzia genovese. N. 621. — Fr. JOSEPHUS MARIA BARABINUS, de Genua, conversus. Acceptatus fuit ad tunicam tertiarii, nomine provincie, die 24 februarii 1689; qui modo in hoc conventu, nondum professus, inservit sacristie cum tunica tertiarii, cum spe affiliandi in hoc conventu. Professus est hoc anno 1693 in conventu S. M. de Castello Genue, nomine huius convenitis. Nel secolo avea nome Jo. Baptista, filius Hieronymi, come ricavo dal libro dei consigli sotto il dì precitato. Il giorno poi 25 febbraio 1692 è ricevuto a converso, con facoltà di fare il suo noviziato a Castello. L’8 marzo 1693 emise la professione solenne. N. 622. — Fr. ANTONIUS MARIA BERNABÒ, de Genua. Acceptatus fuit die /5? novembris 1689 in filium huius conventus. Novitius simplex in conventu B. V. della Quercia (sic) provincie Romane; anno sequenti die 19 novembris 1690 emittet professionem nomine huius conventus, si Deo placebit. Idem emisit professionem nomine huius conventus die 19 novembris 1690. C era scritto il 2 maii 1690, che è la vera data di sua affigliazione, e fu corretto in die /5? novembris 1689. Più tardi lo troviamo costituito sindaco di Castello addì 23 dicembre 1701; predicatore nel 1713 ; ma il 31 ottobre 1725 era già morto di fresco. Avverto che nel libro dei consigli è quasi sempre chiamato Stephanus Antonius Maria, mentre il nostro sillabo ce lo presenta solo come Antonius, che sarà stato il nome suo battesimale. Anche le Notizie cronologiche dicono di lui: « Fr. Stefano Antonio Bernabò fu vestito nel convento di S. M. della Quercia a nome dello stesso, e nella professione fu accettato comc figlio di questo di Castello, dove è vicario oggi nel 1712. - 233 — N. 623. — Fr. THOMAS LAURENTIUS VIVIANUS, in seculo Lazarus. Receptus fuit ad habitum nomine huius conventus, sed postea professionem emisit in conventu s. Eustorgii, provincie s. Petri martyris, nomine eiusdem conventus et provincie; at expletis suis studiis in studio Salmantice, rediit ad conventum S. M. de Castello Genue, uhi unanimi filiorum conventus consensu, cum suis debitis licentiis affiliatus fuit huic concentui, de anno 1691, mense iulii, die j. Est predicator annualis in conventu Sigestrensi hoc anno. Trovo infatti la sua ammissione all’abito come figlio di Castello registrata nel libro dei consigli sotto il 2 aprile 1677; e la posteriore sua effettiva affigliazione nel giorno 3 luglio 1691 predetto. Ai 10 ottobre 1741, paticis abhinc diebus era morto. Dà altre notizie 11 succitato compilatore: « Fr. Tommaso Lorenzo Viviani, già figlio del convento di Borgotaro (!), fu trasfigliato a questo di Castello l’anno 1691, dove ha esercitato l’ufficio di predicatore annuale, ed ora nel 1712 quello di promotore del ss. Rosario ». Due anni dopo ebbe la cura nostra parrocchiale pel biennio 1714-15, e dopo breve intervallo di giorni nuovamente fino al 1717. N. 624. — Fr. PAULUS VINCENTIUS GARIBALDUS , de Genua , filius ili.mi Giannettini (sic). Acceptatus fuit in filium huius conventus die 2/ aprilis 1692, et receptus ad habitum in conventu s. Jacobi Forolivii, die 26 maii 1692, a patre priore, fr. Jo. Baptista Sambaldi magistro, etatis sue annorum /7, et projessus est tempore suo in eodem conventu s. Jacobi, nomine huius conventus, sub adm. rev. patre magistro, fr. Angelo Dominico Farina de Pontevico, priore. Si chiamava nel secolo Paulus Maria, come rilevo dal registro suddetto alla data come sopra. Ai 26 agosto 1710 era in attuale carica di priore a Sestri. Di lui hanno questa lode le Notizie cronologiche: « Fr. Paolo Vincenzo Garibaldo, ottimo religioso ed esemplare, è stato priore nei conventi di Borgotaro un biennio, di Sestri un quadriennio, ed ora nel 1712 regge quello di Ortonovo ». Dal 1717 al 1719 governò altresì il nostro di Castello. Era già defunto il 3 agosto 1751, e non so se morì prima o dopo del fratei suo del susseguente n.° 628. — 234 — N. 62$. — Fr. JULIUS VINCENTIUS GENTILIS, de Genua, in seculo Gaspar, filius ili.mi D. Jo. Baptiste. Acceptatus fuit in filium huius conventus die 7 iulii 1693, per vota secreta et in consilio patrum et in capitulo, sub adm. rev. patre priore, fr. Jo. Baptista Tavarono de Sigestro; et receptus fuit ad habitum eodem anno, die 25 septembris, in conventu s. Dominici Genue, sub rev. patre priore, fr. Daniele Bruno a Bonifacio, insule Corsice. Ebbe qualche noia e disgusto per le querele o accuse mossegli sul conto della sua gestione temporale del sindacato di Castello, ma all’ultimo il dì 18 novembre 1714, ben verificati i conti e sentite le sue ragioni da una commissione a ciò delegata, il provinciale lo scusò e assolse da ogni addebito fattogli, e la comunità fece altrettanto. Dal 1718 al 1743 ebbe la carica di parroco, e con fermezza e dignità sostenne i diritti e le prerogative della chiesa di Castello contro gli avversanti il gius di precedenza del nostro tempio, quindi anche del suo titolare, sopra tutti gli altri parrochi di Genova. Ne parlammo a lungo nella Illustrazione storica ecc. di S. M. di Castello. Il presente non vuol confondersi colT omonimo padre Giulio Vincenzo, poi arcivescovo di Genova, suo prozio, forse, già posto sopra al n.° 542, a pag. 197. N. 626. — Fr. JO. BAPTISTA BIANCARDI, de Alaxio , in seculo Jo. Ca-rolus Dominicus, filius D. Jo. Baptiste. Recepit habitum die 26 augusti 1693, in conventu S. Vincentii de Garexio, ab adm. rev. patre lectore Sterpiani, priore eiusdem conventus, nomine huius conventus S. M. de Castello, etatis sue annorum 16, et suo tempore professus est sub adm. rev. patre lectore, fr. Paulo Francisco Marsilio, priore, et subito abiit in collegio Mutinensi. La prima notizia di lui nel libro consigliare sta al 31 marzo 1712, in cui è nominato sindaco di Castello; fu anche sottopriore a Sarzana, indi priore, nel biennio 1731-33, qui da noi. Morì poco innanzi al 15 dicembre 1754. N. 627. — Fr. THOMAS DOMINICUS JUSTINIANUS , de Genua , filius q. Jo. Baptiste, in seculo Dominicus Maria. Recepit habitum in conventu s.. Vincentii de Garexio, nomine huius conventus S. M. de Castello, ab adm. rev. patre, lectore, Paulo Francisco — 235 — de Mars iliis, etatis sue annorum ij; et expleto sue probationis tempore in eodem conventu s. Vincentii Garexii, sub eodem priore fecit professionem , et abiit subito ad. studium s. Dominici Bononie. Recepit habitum ut supra anno 1694, sicut et etiam professus est suo tempore, anno 169$ die 10 septembris. Decorato del titolo di lettore lo rinvengo a Castello il 26 agosto 1710; di lettore dei casi il 3 settembre stesso anno. Sotto il 6 maggio 1752 è ricordato come già morto nel registro dei consigli. Non so altro di lui. N. 628. — Fr. FELIX PIUS GARIBALDUS, de Genua, in seculo Jo. Baptista, filius ili.mi Giannettini (sic), germanus frater predicti fr. Pauli Vincentii. Recepit habitum anno 1de mense maii etatis sue annorum 16, nomine huius conventus, in conventu s. Jacobi For olivii, sub priore adm. rev. patre fr. Jo. Antonio Or selli de Forolivio, provincie magistro, sub protectione adm. rev. patris inquisitoris Faventie, fr. Felicis Pii Cappasanta de Vicentia, magistri provincie. Tempore suo professus est anno 1696, nomine eiusdem conventus, de mense madii die... (manca). « Fr. Pio Felice Garibaldo, tolgo dalle Notizie cronologiche, dopo aver finiti i suoi studi nelle Spagne, restò impiegato nelle letture scolastiche ; nel suo convento di Castello fece il primo corso filosofico, il secondo nello studio generale di Bologna; nel convento del Bosco fu primo lettore di teologia, ed oggi 1712 legge la sacra scrittura in s. Domenico di Brescia ». L’anno 1744 per breve tempo resse la parrocchia di Castello, e sotto il 12 febbraio stesso anno è in archivio l’istrumento di vendita d’una casa in via s. Croce, fattagli da certe sorelle Odoardo. Tre volte ottenne il priorato di Castello, cioè nel 1727-29, 1737-39 e 1743-45. Ignoro quando morisse, come ho asserito al superiore n.° 624. N. 62g. _ Fr. DOMINICUS MARIA CELANUS, de Bonifacio, iti seculo Dominicus Michael. Acceptatus fuit in Jilium huius conventus die 20 maii 1698, et recepit habitum in conventu..... Dall’ anno 1698 al 2 marzo 1719 non è cenno di lui nel registro consigliare; a questa data poi lo si dice residente a Castello coi nomi di religione sovra riferiti, e cui senza il presente ricordo noi — 236 — avremmo ignorati, perchè nel codice al loro posto sono dei puntini, al modo che al termine dell’articolo stesso. Nel registro è scritto così: Rev. pater lector Dominicus Maria Cetani. Varia un poco il compilatore delle solite Notizie: « Fr. Domenico Tommaso Celani, da Bonifacio, oggi, 1712, è lettore filosofo nel convento di Fermo, nella Marca ». N. 630. — Fr. JO. LUDOVICUS PAGLIERA, de Genua. Acceptatus fuit in filium huius conventus die 23 decembris 1698. Che costui abbia poi professato e anche abitato il suo convento d’ affigliazione, lo apprendo da un atto del libro consigliare, ove in data 18 novembre 1714, rimase electus per secreta suffragia unanimiter rev. pater lector Jo. Ludovicus Pagliera, de Genita in secondo bibliotecario di Castello, per coadiuvare il primo, p. Townmaso Domenico Giustiniani, in ordinandis libris et indice formando. È di nuovo parola di lui sotto il 10 dicembre 1716 , e il 20 novembre 1720 è eletto bibliotecario capo; del 1723 era già laureato maestro. Di lui parlano le Notizie succitate, dicendo: « Fr. Gio. Luigi Paglieri fu lettore di filosofia nel suo convento di Castello, di teologia morale in quello di Savona, ed ha esercitato anche le letture di rettorica e filosofia in Taggia. Ha una memoria così felice, che ruba qualsivoglia discorso, panegirico o predica per intiero fino la sillaba, e lo rapporta alla penna in scritto ». In archivio nostro trovo una carta, da cui si ricava vivesse ancora e che comprasse alcune pezze di terra in villa del Garbo, addì 10 aprile 1739. N. 631. — Fr. ANGELUS THOMAS ROMAIRONE. Acceptatus fuit in filium huius conventus die 2j decembris 1698. Una prima notizia abbiamo di lui nel solito libro dei consigli, che lo chiama Angelus Thomas Romairone, lector primarius nello studio di Castello, addì 15 settembre 1717 ; lesse pure filosofia in s. Andrea a Faenza, e ciò nel 1712. Divenne poi maestro; e priore a Castello lo fu due volte nel 1725-27 e 1735-37. Sotto il 2 ottobre 1744 è ricordato come già morto. — 237 — N. 632. — Fr. ANGELUS THOMAS PASSANUS. Acceptatus fuit in filium Imius conventus die 23 decembris 1698. Non so di lui altro che il riferito dalle precitate Notizie cronologiche". « Fr. Angelo Tommaso Passano fu lettore di filosofia in s. Domenico di Cremona, e nel presente anno 1712 legge ai secolari in Genova a Castello ». Al secolo chiamossi Sebastiano. N. 633. — Fr. HYACINTHUS MARIA MONG1ARDINI, df. Uvada. Acceptatus fuit in filium huius conventus die 23 decembris 1698. Le stesse Notizie recano che il padre Giacinto Maria Mongiardini esercitava 1’ ufficio di lettore filosofo in s. Domenico di Mantova, correndo il 1712. Divenne maestro, e come tale lo trovo citato in una carta dell’archivio in data di settembre 1736. Tenne il priorato a Castello nel biennio 1723-25. Era Gio. Alberto nel secolo. N. 634. — Fr. LAURENTIUS MARIA CATTANEUS, filius q. ill.mi D. Laur. Acceptatus fuit in filium huius conventus die 11 ianuarii 1702, et rccepit habitum Ordinis in conventu s. Dominici Corrigii, et post sex menses sui novitiatus professus est, nomine huius conventus, habita dispensatione a SS. ratione sue mature etatis, et statini rediit ad suttm conventum, ubi usque adhuc 1715 continuo moratur. L’ atto di sua accettazione, sotto la data surriferita, trovasi realmente nel libro dei consigli. In questo è anche cenno di lui al 19 gennaio 1706, al 2 agosto 1715, in cui gli si dà il titolo di lettore. Rinvengo in archivio una sua lettera datata il 2 novembre 1709, che tratta d’affari d’interessi del convento. Nel 1722 era priore a Sestri Levante. N, 635. — Fr. PETRUS ANGELUS GNECCHUS, de Nervi, in seculo Angelus Andreas. Acceptatus fuit in filium huius conventus die dandogli il nome di Gio Battista, sotto il quale il 22 febbraio 1708 è ammesso al noviziato, da farsi in s. Domenico di Garessio. Sotto il giorno 8 dicembre 1716 è nominato procuratore del vicino monastero delle domenicane di s. Silvestro. N. 644. — Fr. INNOCENTIUS ROVERE, de Moradorio, conversus. Anche per lui radunati i padri del consiglio il dì 22 febbraio 1708, decisero acceptare ad habitum tertiarii, et in filium conventus, Jo. Baptistam Rovere, de Moradorio, mutandogli nella vestizione il nome battesimale in quello di Innocenzo; ma poi, addì 30 gennaio 161 r, dignis de causis, expositis et evidenter cognitis, venne espulso. N. 645. — Fr. JACOBUS PHILIPPUS GALLO, de Genua. 41 Domenico Tommaso Acquarone, priore di Castello, propose al consiglio il 27 marzo 1710 dominum Philippum Gallum, de Genua, an esset vestiendus ad habitum religionis nomine conventus, et omnes unanimiter per vota secreta annuerunt. Ci scompare poi fino al 17 luglio 1737, in cui rev. patri lectori, Jacobo Philippo Gallo, de Genua, è concessa la camera già abitata dal morto p. Girolamo Basadonne, di Pietra Ligure. Vivea sottopriore qui ancora del 1746. N. 646. — Fr. RAYMUNDUS CARBONE, de Genua, conversus. Lo stesso priore il dì 30 gennaio 17n propose, e al consiglio piacque, acceptare ad habitum tertiariorum, et affiliare huic conventui, Josephum Carbonum, filium Laurentii, et Rochurn Marini, filium q. Bernardi, de Genua, che è il seguente. Fuvvi un po’ di difficoltà nell’ammetterli al noviziato di conversi, ma all'ultimo, in data 23 aprile 1714, fr. Raymundus Carbone et fr. Hyacinthus Marini fuerunt approbati. • d N. 647. — Fr. HYACINTHUS MARINI, de Genua, conversus. Al detto nel surriferito n.° 646 nulla ci occorre aggiugnere, fuori che addi 24 febbraio 1755 egli era probabilmente già morto, lasciando al convento un qualche danaro; poiché d’iniziativa del Atti Soc. Lio. St. Patria, Serie u, Voi. XX. '7 — 242 — provinciale, p. Stefano Giustiniani, sopra lodato al n.° 642, si deliberò expensis conventus, ei praesertim depositi fr. Hyacinthi Marini, conversi, instaurandam esse bibliothecam etc. N. 648. — Fr. CAROLUS FRANCISCUS de LENGUELIA, de Albinga. Nel solito libro dei consigli così sta scritto in data 7 agosto 1711 : Examinati et approbati fuerunt de litteris ill.mus dominus Carolili Augustinus Linguilia, et dominus Julianus Asdente, de Fabia; simulque acceptati fuerunt in filios conventus etc. Amendue i nobili giovanetti riuscirono molto bene in religione, ma forse meglio il secondo. Il Della-Lengueglia divenne lettore, e in carica di sindaco 10 trovo curare gli interessi del convento nostro gli anni 1742-43. N. 649. — Fr. ANGELUS DOMINICUS ASDENTE,*de Tabia. Superò in dottrina e in dignità il precedente suo connovizio, come narro nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Poiché dopo una lunga docenza sulle cattedre, entro e fuori l’Ordine,, tenne 11 priorato di Castello nei tre bienni 1739-41, 1745-47 e 1751-53; cui lasciò per assumere l’altra carica di parroco, nella quale, quasi un ventennio dopo, mancò ai vivi, il 27 luglio 1771, d'anni 74. In virtù del lungo insegnamento era giunto al grado di maestro di teologia, poi al mas‘simo di maestro in provincia. » N. 650. — Fr. ANGELICUS THOMAS CUNEO, de Genua. Entrò nell’Ordine l’anno 1716, e in data 25 luglio dice così di lui il libro dei consigli : Fuit approbatus, et unanimi calculo acceptatus in filium conventus, dominus Jo. Baptista Cuneus, filius Angeli, de Genua. Non volle mai cariche di superiorità, e fu tutto uomo di studio: quindi dopo aver insegnato a Milano, Bologna, Modena ecc. venne laureato maestro, poi dottore e rettore del collegio teologico in Genova, e ivi teologo della Repubblica, morendo il 18 marzo 1769; Ne tratto a più riprese nella succitata mia opera. Dispose di tutti i suoi libri e denari a beneficio esclusivo della nostra biblioteca. Uomo dottissimo, bramava tutti i frati simili a sè. N. 651. — Fr. FRANCISCUS SOPHIA, de Genua. Non cambiò nome nell’entrar in chiostro. Fuit propositus pro receptione habitus clericalis, nec non pro ajfiliatione huius conventus, dominus Franciscus Sophia de Genua, et unanimiter approbatus, riferisce il registro consigliare, sotto il 5 novembre 1718. Moriva maestro dei novizi in questo convento 1’ anno I742> se ^ vero dice una nota aggiunta sul ms. Notizie cronologiche ecc., spesso citato. N. 652. — Fr. JOSEPHUS ANTONIUS CLAVARINI, de Genua. Si rese domenicano sullo scorcio dell’anno 17*8, dopo il 18 novembre, in cui congregatis patribus, propositum fuit an ipsis placeret recipere ad habitum clericalem, et acceptare in filium conventus, dominum Ferdinandum Clavarinum, de Genua, et praevio examine omnibus suffragiis receptus est. La memoria di lui vuol essere commendata per avere commesso il gruppo in legno della B. V. del ss. Rosario, che ancor oggi s’estolle entro capace nicchia, dietro 1’ altare dell’ omonima cappella, in chiesa nostra. Di qtfesta statua tratta il libro consigliare sotto il dì 21 agosto 17395 in cu' Pro' posto an collocandum indicarent in ara B. V. sub titulo Rosarii... ligneum eiusdem B. V. simulacrum, sumptibus rev. patris lectoris, fr. Jo-sephi Antonii Clavarini, ab insigni artifice elaboratum, fu risposto del sì. Moriva poco innanzi il 3 agosto 1751 • L’insigne artefice del gruppo anzidetto dal eh. prof. Alizeri vien supposto debba essere Pasquale Navone, discepolo del Maragliano, che visse fin presso al termine dello scorso secolo. N. 653. — Fr. JOHANNES TAIANA, de Como, conversus. Trovo la sua ammissione a terzino, avvenuta il 27 novembre 1719, ma non più altro; segno probabile che fosse di poi espulso. N. 654. — Fr. ANGELICUS THOMAS GROSSI, de‘Albisola, in saeculo Jo. Baptista, filius domini Antonii Mariae. Dal medesimo,, registro ricavo che, addì 17 marzo 1720, il priore proposuit an placeret acceptare ad habitum clericorum, nomine huius — 244 — conventus, dominum Jo. Baptistam Grossi, de Albisola prope Savonam, filium domini Antonii Mariae etc. Coll’assiduo studio, coadiuvato da un ferace ingegno, e colla prolungata docenza divenne un soggetto ragguardevole in provincia di Lombardia, e resse molti priorati, fra i quali tre volte quel di Castello, cioè i bienni i75I-53> 1759-61 e 1766-68; passando a miglior yita il 12 aprile 1771, d’anni 68. N. 655. — Fr. PAULUS ERIOTTI, de Alexandria, conversus. Se costui si chiamasse Enriotti, Eriotti o Ariotti, non so ben definirlo.il libro dei consigli lo presenta ai padri il 21 febbraio 1721, con dire an placeret acceptare cum tunica tertidrii, nomine huius conventus, Paulum de Herioltis, et Franciscum M. Paganinum, et datis secretis calculis, secundus fuit unanimiter approbatus ; primus vero fuit approbatus, non obstantibus tribus votis nigris. Tre anni dopo, venuto il tempo di ammettere al noviziato fr. Paulum Ariotti, alexandrinttm, et fr. Justufn Paganinum, genuensem, quello ebbe 7 voti bianchi e 3 neri di nuovo, e questo tutti bianchi. Professarono perciò amendue. Mi consta sicuro che il casato Enriotti sorvive oggidì in Alessandria e paesi vicini; per esempio, a Solero. N. 656. — Fr. JUSTUS PAGANINI, de Genua, conversus. Al nome battesimale di Francesco Maria gli surrogarono i padri questo di Giusto, in memoria del precedente converso del n.° 584, che ben potè essere suo zio paterno, e come genovese, anche più probabilmente lo sarà stato il converso Gio. Battista del n.° 616. N. 657. — Fr. PIUS LANDI, de Spedia, conversus. , Il 2 aprile 1723, Dominicus Maria Landi, de Spedia, offerto in consiglio dal priore ad habitum tertiarii, unanimiter fuit acceptatus ; e compito il triennio di terziariato, lo stesso consiglio lo ammise alla prova del noviziato, il 31 ottobre 1725, e assunse il nome di Pio. — 245 — N. 658. — Fr. JO. DOMINICUS QUAGLIA, de Diano. m Che venisse alla luce a Diano in Liguria, lo ricavo .dalla sua lettera obituaria, e non dal libro dei consigli, dove in data 4 aprile 1723 leggo, che propositus ad habitum clericalem, et in filiutn huius conventus, dominus Bartholomeus Quaglia, filius q. domini Jo. Andreae, fuit unanimiter acceptatus. Laureossi in teologia e anche 1 insegnò, ma non ambì correrne la carriera, per darsi tutto alla cultura del— l’idioma latino, in cui riuscì valentissimo, e ne tenne scuola in convento, frequentata da molti, ed anche patrizi, giovanetti. In ancor verde età moriva qui il giorno 22 agosto 1771. » N. 659. — Fr. RAYMUNDUS ZUCCHI, de Mediolano. * Il p. Raimondo Zucchi, dimorante da 30 anni a Castello, ove godeva buona salute e servito avea la religione in più uffizi, specie in quello di maestro dei novizi, desiderò trasfigliarvisi dal suo originario di Bosco, presso Alessandria, infesto al benessere suo; chiestane la facoltà ai superiori e beneviso ai*padri nostri, addì 29 agosto 1724 fu ammesso nel loro grembo. Quando morisse, non 1’ ho scoverto. N. 660. — Fr. HYACINTHUS LAVIOSA, de Uvada, conversus. + A vero dire, Giacinto chiamavasi nel secolo, lorquando, addì 13 novembre 1724, lo si accettò al terziariato ; se poi abbia realmente indossato l’abito ed emessa la solenne professione, e con quale nome, nel libro consigliare non trovammo. N. 661. — Fr. GUNDISALVUS LANDI, de Spedla, conversus. m Sotto la data del 17 giugno 1725, Michael Laudi, de Spedia, propositus fuit ad habitum tertiarii, et per vota secreta unanimiter receptus; ma addì 17 settembre 1726 fu espulso, perchè temere nostrae religionis habitu, ab adm. rev. patre Hyacintho M. Mongiardini suscepto, coram ipso et aliis patribus apparere ausus fuit etc. Lo crederei fratello al succitato converso, fr. Pio, del n.° 657, qui di tonrro. ♦ — 246 — N. 662. — Fr. LAURENTIUS BERTI, de Dulcedo. Leggo nel libro consigliare presentarsi, addì 26 agosto 1725, dal priore ai padri per l’ingresso all’Ordine e l’affigliazione, dominum Laurentium Berti, de Dulcedo, che sarebbe stato ammesso. Il cognome Berti è così malamente scritto, da lasciarlo interpretare Becchi, o altro simile. Nel seguito non è più cenno di lui, che o non vestì mai 1’ abito, o vestitolo, lo dimise. N. 663. — Fr. JO. THOMAS GASTALDI, de Alaxio. Sul conto di questo celebre oratore è a vedersi ciò che ne scrissi nei miei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Qui riporterò soltanto il brano del solito registro, relativo all’ accettazione sua in figlio, il 7 luglio 1727. Propositum fuit an ipsis placeret acceptare in filium, dominum Julianum Josepbum Pasqualem Gastaldi, proxime induendum habitu clericali, et ab omnibus per vota secreta fuit acceptatus. Nell’ancor buona età di 59 anni cadde di vita, estenuato di forze, ai 15 gennaio 1760. N. 664. — Fr. DOMINICUS FRANCISCUS DEMARTINI, de Genua, conversus. Accolto come terzino il 28 novembre 1726, questo Francesco fu ammesso al noviziato il 16 dicembre 1727 con dispensa, e l’anno dopo alla professione, aggiuntosi il nome di Domenico, in alcun luogo è detto Demartini, in altro Martini; l’uno e l’altro casato è genovese. « N. 665. — Fr. JO. BAPTISTA SAPPIA. * Ricevesi dominum Petrum Franciscum Sappia all’abito e figliolanza di Castello il dì 28 marzo 1728. In religione tolse il nome di Gio. Battista, e la servì come lettore, sindaco e cassiere. Nelle carte dell’archivio e nel libro dei consigli gli trovo spesso aggiunto al casato Sappia il secondo di Rossi 0 de Rubeis. Morì nel 1769; ma la patria nissun me la dice. In Genova certo oggi ancora esiste la parentela. — 247 — N. 666. — Fr. JO. BAPTISTA VIRZIO, de Genua, conversus. Sotto lo stesso giorno, 28 marzo 1728, il consiglio accettò anche in filium huius conventus, fr. Jo. Baptistam Virbio, genuensem, conversum. Pare che fosse già professo, e la sua sia stata una trasfigliazione. N. 667. — Fr. PIUS JOSEPHUS ASSERETUS, de Genua. Accoglievano i padri dominum Nicolaum Mariam Assereto, de Genua, proxime induendum habitu clericali, il giorno 21 aprile 1729. Rimase quasi sempre in quest’originario suo convento, ove di grado in grado salì alle cariche di maestro in teologia, di sottopriore, e poi di priore nel biennio 1770-72, e vi morì eziandio. N. 668. — Fr. HIERONYMUS VINCENTIUS MORELLI, de Albinga. Sempre dal medesimo registro trascrivo che il giorno 20 maggio 1729, propositi fuerunt pro Jiliatione huius conventus, dominus Hieronymus Morelli, de Albinga, et dominus Hieronymus Laverò li, de Genua, proxime induendi habitu clèricali. Fu lettore e anche maestro in teologia, poi priore a Finale nel 1749, e qui a Castello nel biennio 1761-62. Era già trapassato correndo il marzo 1769. Lo credo nipote all’omonimo p. Vincenzo Morelli, d’Albenga, che fu inquisitore in Alessandria, e munifico ristauratore del patrio convento ; morto innanzi al 1720, anno in cui gli fu ivi dedicata una lapide. • N. 669. — Fr. PIUS VINCENTIUS LAVEZZOLI, de Genua. Accettato col precedente, lo emulava in carriera d’insegnamento, e se non occupò il posto di priore a Castello, v’ebbe l’ufficio di parroco dal 1747 al 1751. Mori d’una caduta il 9 giugno 1780, con fama d’uomo capace a ben maneggiare i negozi più delicati, e in specie a comporre litigi d’ ogni maniera. N. 670. — Fr. NICOLAUS SAPORITI, de Genua, conversus. Ritenne il medesimo nome di Nicolò che portava al secolo, quando il i.° dicembre 1729 lo si accolse, con dispensa tuttavia da Roma; professava nel 1732. Ignoro il tempo del decesso. * — 248 — N. 671. — Fr. THOMAS BIGNONE, conversus. Anche per lui occorse la dispensa, perchè il numero dei cinque conversi, fissato al servizio della comunità, era completo sì, ma vecchi stavano e inabili i soggetti. Matteo nel secolo, chiamossi Tommaso in religione, i cui voti solenni emise alquanto dopo il 5 aprile 1732. Lo vedo chiamato indifferentemente Bignone e Brignone nel libro dei consigli, e non mai notata la patria. Il primo casato è genovese, non così il secondo. » N. 672. — Fr. THOMAS VINCENTIUS AQUARONE, de Portu Mauritio. Adunato il consiglio dei padri, si mise il partito an eis placeret acceptare in filium conventus dominum Dominicum Aquaroni, de Portu Mauritio, filium domini Jo. Baptistae, proxime induendum habitu clericali, et omnes eum per vota secreta acceptavere. Ciò addì 19 giugno 1730. Tra gli uffici da lui sostenuti, sono principali quelli di maestro dei novizi, maestro in teologia e priore di Castello nel biennio 1753-55; ^a sua morte accadde il 26 maggio 1775. N. 673. - Fr. PETRUS PAULUS DE-FRANCHIS, de Genua. Circa un anno dopo, agli stessi consiglieri io trovo proposto ad accettarsi alP abito, sotto il 31 agosto 1731, ill.mum dominimi Petrum Paulum de Franchis, e aneli’ egli fu accolto ; ma leggo scritto al margine del registro, che mutavit vocationem , e se ne fece nulla. N. 674. — Fr. VINCENTIUS MARIA LERCARI, de Tabia. Alla votazione che ebbe luogo il 14 aprile 1733 per accettare ill.mum dominum Philippum Lercari in figlio di Castello, presero parte undici membri del consiglio, tutti dignitarii o titolati. Riuscì buon lettore, poi maestro in divinità, priore per sei bienni del convento nostro, cioè 1762-66, 1768-70, 1774-78, 1782-84. Del 1781 ottenne il rettorato del collegio teologico di s. Tommaso in - ' >• — 249 — Genova. Fratello all’arcivescovo monsignor Giovanni, lo confortò lunga pezza di consiglio e d’opera, nel governo della diocesi, in quei turbinosi tempi, morendo vecchio di 79 anni il 6 luglio 1795, da tutt’ uomo riverito e amato. Promosse, ed a lui si deve per la massima parte, la buona riuscita nell’approvazione del culto del beato Sebastiano Maggi, domenicano, venerato in chiesa nostra. N. 675. — Fr. DOMINICUS THOMAS STRAFFORELLI, de Porto Mauritio. Delle egregie doti di scienza ed oratoria di questo insigne religioso, come pure dei singolari meriti di molti dei precedenti, io già tenni parola nei Domenicani illustri di S. M. di Castello; ondechè mi restringo alla nota del suo ingresso nelPOrdine, che fu il giorno 9 novembre 1733, in cui i padri dominum Dominicum Strafforelli accettarono in figlio. Al primo aggiunse il secondo nome di Tommaso, cui non smentì. Mancò di vita il 21 marzo 1771, di soli 52 anni. N. 676. — Fr. JO. BAPTISTA PESANTI, conversus. Ricevuto come terzino addì 9 novembre 1733, sotto il 17 agosto 1734, fu espulso, attenta insufficientia, disobedientia et fuga di lui. N. 677. — Fr. CAROLUS ANTONIUS PINOCCHI, conversus. Come soprannumerario ai conversi esistenti, ma vecchi o inabili al lavoro, venne accettato addì 2 ottobre 1734, ed ai 16 settembre 1737 ammesso all’anno di prova, che felicemente superò. Se non che, nel febbraio 1754 fu punito di grave castigo, per aver percosso un altro converso sulla testa, turpiter. N. 678. — Fr. JOSEPHUS CLAVARINI, de Genua. Presentossi al priore pro suscipiendo clericali habitu, nomine huius conventus, dominus Franciscus Maria Clavarini, de Genua, et praemisso examine fuit unanimiter acceptatus; così il libro consigliare sotto il dì 23 luglio 1737. Poi si tace di lui sino al 2 ottobre 1744, giorno in cui una camera del convento concessa fuit rev. patri lectori, — 250 — Josepho Clavarini, il quale ben potè essere un fratello minore, od un nipote del p. Giuseppe Antonio, del n.° 652 precedente. Trovo poi citato nello stesso registro come già morto ai 3 agosto 175 1 un pater Clavarinus senza nome , che io crederei il presente , se non sapessi altronde che del 1751 moriva l’anziano p. Giuseppe Antonio, sopraddetto. Vedasi più sotto al 11.0 696. N. 679. - Fr. PETRUS VINCENTIUS ASSERETUS, de Genua. Interrogati i padri, il 28 maggio 1738, se volessero admittere ad habitum, clericalem religionis, perillustrem dominum Jo. Carolum Axa-return, nomine huius conventus, omnes annuere; e prese il nome di Pier Vincenzo, sotto il quale militando divenne passo passo maestro in teologia. Il suo gran libro di studio fu la sacra scrittura, di cui si rese un valente espositore e interprete, pronto a scioglierne all’istante tutte le mossegli difficoltà. Il 12 ottobre 1793 mancò di vita. Lo giudico fratello del p. Pio Giuseppe del sovra-riferito n.° 667. N. 680. - Fr. ALOYSIUS AGENO, de Genua. Anche il p. Luigi Ageno insegnò sacra scrittura qui a Castello, e come tale, nel 1760, lo rammemora il libro consigliare. Dopo, dal 1771 al 1788 ebbe l’incarico della parrocchia di chiesa nostra. Pietro Andrea chiamossi al secolo ; poiché nel registro suddetto trovo, che Petrum Andream Ageno ad habitum clericalem ammisero i padri, addì 15 aprile 1739. N. 681. - Fr. JOHANNES AGENO, de Genua. Lo seguì al chiostro il fratei minore l’anno di poi, e nel codice stesso è scritto che il consiglio e capitolo, addì 28 marzo 1740, accoglievano in figlio perillustrem dominum Paulum Franciscum Ageno, nomine huius conventus. Men fortunato del suo germano , incolse nella brutta malattia della demenza, da cui peraltro guarì. Ignoro T anno di decesso del sovra citato p. Luigi, ma il p. Giovanni moriva nel 1775; lo ricavo dalla sua lettera obituaria. - 251 — N. 682. — Fr. GASPAR BRACELLI, de Genua. Scrivo Gaspare abusivamente, cioè pel motivo che nel solito libro trovo registrato aver i padri accolto ad habitum clericorum ill.mutn dominum Gasparem Bracelli, filium ili.mi domini Petri Francisci, addì 11 luglio 1741. Ma se costui abbia poi davvero preso l’abito e professato, noi so. Di lui non è più verbo mai nel seguito. N. 683. — Fr. NICOLAUS D’ ORIA, de Genua. Dopo un secolo e più i D’ Oria ripigliarono la via di Castello, e primo n’è stato il p. Nicolò, al secolo Giorgio Maria, figlio di Domenico, ammesso, dopo esame, e accettato alla religione il 18 gennaio 1743. Non pervenne a carica maggiore di maestro dei novizi qui a Castello, cui fu assunto il 31 agosto 1759. Fuori poi ebbe il priorato di Diano due volte, ed era appunto in tale ufficio colà, quando, per consiglio dei medici, incamminatosi per Genova a respirare l’aria nativa, preso da vertigine a bel principio del viaggio, fu albergato da un secolare poco lungi da Diano, e vi morì la notte di s. Bartolomeo, 24 agosto 1765. N. 684. — Fr. DOMINICUS THOMAS D’ORIA, de Genua. Non mi consta se fosse stretto congiunto col precedente; certo 10 seguì nella vocazione a breve distanza di mesi, come dal solito libro, sotto il 10 giugno 1743, che dice proposto ad accettare ad habitum clericorum, nomine huius conventus, Jo. Baptistam Doria, filium ili.mi domini Camilli, e venne accolto. In religione raggiunse 11 grado di maestro in teologia, e tenne il priorato di Castello nel biennio 1772-74. Scadutone, prese possesso dell’abbazia di s. Matteo qui in Genova, gentilizia di sua famiglia, alla quale era stato promosso con bolla pontificia da Clemente XIV il 30 luglio 1774, còme narro nei Domenicani illustri di S.M. di Castello; ma ora qui, per servizio della storia, voglio riportarne il testo, che è il seguente: Clemens episcopus, servus servorum Dei. — Dilectis filiis, magistro Alesio Falconieri in utraque signatura nostra referendario, ac antiquiori canonico ecclesiae januensis, et vicario venerabilis fratris nostri, archiepiscopi januensis, in spiritualibus generali, salutem et apostolicam benedictionem. Religionis zelus, vitae ac morum honestas, aliaque laudabilia probitatis et — 2J2 — virtutum merita, super quibus dilectus filius Dominicus de Auria , presbiter, apud nos fide digno commendatur testimonio , Nos inducunt ut sibi reddamur ad gratiam liberales. Cum itaque, sicut accepimus, parochialis ecclesia, abbatia nuncupata, sancti Matthaei januensis, sancti Benedicti vel alterius ordinis regularis, alias per monachos ordinis ejusdem sancti Benedicti, et deinde, ob illorum in illis partibus defectum, ex sedis apostolicae indulto per presbiteros saeculares, et quandoque, previa dispensatione apostolica, etiam per aliorum ordinum regulares, obtineri solita, quae, sicut etiam accepimus, de jure patronatus laicorum nobilium et illustrium, familiae videlicet illorum de Auria , ex fundatione vel dotatione existit, et quam quondam Petrus Paulus Nervi dictae parocliialis ecclesiae rector, abbas nuncupatus, dum viveret, obtinebat, per obitum dicti Petri Pauli, qui extra Romanam curiam diem clausit extremum, vacaverit et vacet ad presens : Nos , eidem Dominico asserenti se fratrem ordinis fratrum sancti Dominici, Praedicatorum nuncupatorum, expresse professum existere , ac ad dictam paro-chialem ecclesiam ut prefertur vacantem, a dilectis etiam filiis, modernis ejusdem parochialis ecclesiae patronis, sub ipsius infrascriptae dispositionis apostolicae, seu de facto intra legitima tempora praesentatum, et a dilectis pariter filiis examinatoribus in synodo diocesana, juxta formam concilii Tridentini, ad curam animarum exercendam approbatum fuisse , praemissorum meritorum suorum intuitu, specialem gratiam facere volentes, ipsumque Dominicum a quibusvis excommunicationis, suspensionis et interdicti, aliisque ecclesiasticis sententiis, censuris et poenis, a jure vel ab homine, quavis occasione vel causa, latis, si quibus quomodolibet innodatus existit, ad effectum praesentium tantum consequendum, harum serie absolventes et absolutum fore censentes, discretioni vestrae per apostolica scripta mandamus, quatenus vos vel duo aut unus vestrum, verificato prius coram ordinario loci dicto jure patronatus ex fundatione vel dotatione hujusmodi, parochialem ecclesiam praefatam, cuius, et illi forsan annexorum, fructus, redditus et proventus centum triginta duorum, una vero cum incertis, centum octuaginta septem ducatorum auri de camera, secundum communem extimationem valorem annuum, ut dictus Dominicus etiam asserit, non excedunt, sive, ut praefertur, ..... alias quovis modo aut ex alterius cujuscumque persona, seu per liberam dicti Petri Pauli vel cujusvis alterius resignationem , de illa extra dictam curiam, etiam coram notario publico et testibus sponte factam, aut constitutionem felicis recordationis Johannis papae XXII praedecessoris nostri, quae incipit Execrabilis, vel assequtionem alterius beneficii ecclesiastici, ordinaria auctoritate collati, vacet, etiam si tanto tempore vacaverit quod ejus collatio iuxta Lateranensis statuta concilii ad sedem apostolicam legitime devoluta, dictaque parochialis ecclesia discretioni (?) apostolicae specialiter inserta existat, et super eatn inter aliquos lis, cujus statum praesentibus haberi volumus pro expresso, pendeat indecisa, dummodo tempore datae presentium non sit in ea alicui specialiter jus quaesitum , cum annexis hujusmodi ac omnibus juribus et pertinendis suis, eidem Dominico in administrationem ad sui vitam concedere — 253 — et assignare auctoritate nostra curetis, inducentes per vos vel alium seu alios eundem Dominicum, vel procuratorem suum omnium nomine in corporalem possessionem dictae parochialis ecclesiae ac annexorum, juriumque et pertinendarum predictorum, et defendentes inductum , amoto exinde quolibet illicito detentore, facientes eidem Dominico vel pro eo procuratore praedicto de dictae parochialis ecclesiae ac annexorum eorundem fructibus, redditibus, proventibus, juribus, et obventionibus integre responderi; contradictores, auctoritate nostra praefata, appellatione postposita compescendo. Non obstantibus professione praedicta per dictum Dominicum in ultimo dicto Ordine, ut praefertur, emissa , ac piae memoriae Bonifacii papae octavi, etiam praedecessoris nostri, et aliis apo-stolicis constitutionibus, et, quum opus sit, ultimi dicti ordinis, etiam juramento, confirmatione apostolica vel quavis firmitate alia roboratis, statutis et consuetudinibus contrariis quibuscumque, aut si aliqui super provisionibus sibi faciendis de hujusmodi vel aliis beneficiis ecclesiasticis in illis partibus speciales vel generales dictae sedis aut legatorum ejus litteras impetrarint, etiamsi per eas ad inhibitionem , reformationem et decretum , vel alias quomodolibet sit processum. Quibus omnibus eundem Dominicum in assecutionem dictae parochialis cclesiae volumus anteferri, sed nullum per hoc eis quoad assequendum beneficium alium prejudicium generari, seu si venerabili fratri nostro archiepiscopo januensi vel quibusvis aliis, communiter aut divisim, ab eadem sit sede indultum quod ad receptionem vel provvisionem alicujus minime teneantur, et ad id compelli aut quod interdici, suspendi vel excommunicari non possint, quodque de hujusmodi vel aliis beneficiis ecclesiasticis ad eorum collationem, provisionem, praesentationem, seu quamvis aliam dispositionem, continue vel separatim, spectantibus, nulli valeat provideri per literas apostolicas non facientes plenariam et expressam ac de verbo ad verbum de induito hujusmodi mentionem. Nos enim cum eodem Dominico, ut parochialem ecclesiam praedictam in administrationem hujusmodi ex nunc recipere, et illam ei per vos vel aliquem vestrum in administrationem hujusmodi, vigore praesentium, concedi et assignari contigerit, ut praefertur, quoad vixerit retinere libere et licite valeat, professione praedicta per eundem Dominicum in ultimo dicto ordine, ut praefertur, emissa, ac constitutionibus et ordinationibus apostolicis, et, ut praefertur, roboratis statutis et consuetudinibus caeterisque contrariis nequaquam obstantibus, apostolica auctoritate, tenore praesentium, de specialis dono gratiae dispensamus. Volumus autem quod parochialis ecclesia praedicta debitis propterea non fraudetur obsequiis, et animarum cura in dicta parochiali ecclesia nullatenus negligatur, sed ejus congrue supportentur onera antedicta, et insuper ex nunc irritum decernimus et inane si secus super his a quoquam, quavis auctoritate, scienter vel ignoranter, contigerit attemptari. — Datum Romae apud sanctam Mariam Majorem, anno incarnationis Dominicae millesimo septingentesimo septuagesimo quarto, tertio calendas augusti, pontificatus nostri anno sesto. P. Barluzzi. S Simonini. — 254 — N. 685. — Fr. JO. BAPTISTA ROSEA, conversus. Se costui in effetto vestisse 1’abito e professasse noi so, come anche n’ignoro la patria. Nel libro dei consigli non evvi altro che la proposta d’ accettazione, fatta 1’ ri dicembre 1743 dal priore, seguita da buon esito. N. 686. — Fr. DOMINICUS NOVARO, de Genua, conversus. È presentato peli’ammissione a converso addi 22 marzo 1745, sotto il nome secolare di Nicolò, che mutava in Domenico; e il giorno 29 novembre 1746 è mandato Faventiam, ut ibi admittatur ad annum suae probationis. N. 687. — Fr. HORATIUS JO. BADANO. Il priore propone all’accettazione, il di 4 settembre 1745, perillustrem dominum Horatium Jo. Badano, il quale ab omnibus admissus fuit; ma una postilla in margine segna: Dimisit habitum. N. 688. — Fr. DESIDERIUS CARPI, conversus. Lasciò l’abito anch’egli nell’agosto 1746, cui indossò per meno di due mesi; giacché era stato accettato e vestito lo stesso dì, cioè il 25 giugno antecedente. N. 689. — Fr. HIERONYMUS POLLERI, conversus. Ammesso a pieni voti alla religione ed all’ affigliazione il giorno 16 maggio 1747, una nota in margine del registro avvisa che habitum recepit die 18 iunii. Se abbia professato non so dirlo. N. 690. — Fr. PETRUS VINCENTIUS POGGI. Premesso il congruo esame, i padri furono contenti d’accogliere fra i membri del convento dominum Petrum Paulum Poggi, addì - 255 — 20 ottobre 1747, che assunse il nome di Vincenzo; col quale lo vedo talvolta citato nel registro consigliare come sottopriore e sindaco di Castello. Ciò ancora in una carta del 4 aprile 1784, mentre il 20 luglio, stess’anno, è già ricordato come morto, nel libro predetto. N. 691. — Fr. BENEDICTUS BONANNI, conversus. Copio dal registro medesimo, in data 10 febbraio 1748' Propositi fuerunt ad habitum conversorum Jo. Hieronymus Bonanni, et Angelus Maria Paradiso-Pasinus, qui idonei cum sint reperti, per vota secreta fuerunt approbati. L’anno 1750, addi ix settembre, amendue passati allo scrutinio per l’anno di noviziato, ebbero pieni \oti. Il Bonanni chiamossi Benedetto, e Vincenzo l’altro, che é il seguente. N. 692. — Fr. VINCENTIUS PARADISO-PASINI, conversus. L’abbiamo accennato qui sopra, e non sappiamo altro di lui. N. 693. — Fr. JO. THOMAS BIANCARDI, de Alaxio. Dal priore Angelico Grossi propositus fuit pro affiliatione huius conventus, ad habitum clericalem, dominus Jo. Ambrosius Biancardi, filius domini Philippi, de Alaxio, addì 22 aprile 1750, cui i padri a voti unanimi accettarono. Prese parte fra gli anziani del consiglio un p. Gio. Battista Biancardi, che stimo gli fosse zio, e sarebbe stato vinto dal nipote in scienza e dottrina. Di questo infatti, come di scienziato famoso, parlo nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 694. — Fr. THOMAS MARIA JUSTINIANUS, de Scio. Die 28 martii anno 1752, unanimi filiorum omnium huius coenobii consensu, praesentium per secreta suffragia, absentium vero per epistolas, praehabitisque tum necessariis s. Congregationis dispensationibus, cum superiorum nostrorum facultatibus, in eiusdem coenobii filium adscitus est rev. p. lector, fr. Thomas Justinianus, conventus Perae antea alumnus etc. T-w 256 - Così nel libro dei consigli ; e nell’ atto immediate successivo del 6 aprile stess’anno, è per acclamazione accettata la proposta fatta dal priore di nominarlo maestro dei novizi. Una mano posteriore scrisse nelle spesso citate Notizie cronologiche la data del costui decesso, cioè l’u aprile 1766. N. 695. — Fr. SEBASTIANUS STRAFFORELLI, de Portu Mauritio. Addì 6 giugno 1754 propositus fuit pro habitu clericali suscipiendo, nomine huius conventus, perillustris dominus Nicolaus Strafforelli, de Portu Mauritio, e concorse alla sua accettazione, qual membro del consiglio, il lettore biblico p. Leonardo Strafforelli. Non sapendo il nome che assunse in religione, stimiamo sia quel p. Sebastiano, al quale, esistente in s. Domenico di Bologna, il giorno 24 aprile 1767 è data la facoltà di sostenere l’esame di morale. Al 20 agosto 1795 nel registro dei consigli parlasi di lui come già morto. N. 696. — Fr. DOMINICUS MARIA CLAVARINI, de Genua. A comprova dell’asserito da me, più sopra, che nel libro consigliare manca l’inserzione di qualche figlio di Castello, sta il caso del presente Domenico Clavarini, di cui invano cercammo in esso il nome battesimale e 1’ anno di suo ingresso nell’Ordine. Il primo accenno di lui ce lo presenta già lettore teologo qui da noi il 26 marzo 1761. Checchennessia egli venne creato vescovo di Ven-timiglia nel 1775 il 12 marzo, ebbe immensi disagi a soffrire nei paurosi tempi della rivoluzione democratica ligure, e morì decrepito il 2 ottobre 1797 5 come narro nei Vescovi Domenicani Liguri. Non escludo tuttavia il caso che possa essere il p. Giuseppe del sovra citato n.° 678; sebbene vi osti il nome diverso. N. 697. — Fr. PAULUS BAPTISTA BONANNI, conversus. Da secolare chiamossi Gio. Battista, e per terzino fu ammesso il 5 ottobre 1754, pigliando il nome di Paolo, sotto il quale il 18 febbraio 1756, con dispensa, lo si fa cominciar l’anno di prova; e difatti professò, e riuscì bene, morendo poi nel 1775. — 257 — N. 698. — Fr. JACOBUS ROVERISIO, de s. Romulo. Questo giovine, Jacobus Roverisio, sanremese, dopo l’accettazione in figlio, che se ne fece a Castello addi 10 agosto 1756, diluisti habitum. N. 699. — Fr. DOMINICUS DANIA, de Vulturo. L’ anzidetto priore Grossi offriva acceptare ad habitum clericalem, nomine huius conventus, illustrem dominum Andream Dania, de Vul-turo, il dì 16 febbraio 1761. Un decennio dopo era di ritorno a Castello, già laureato lettore, quindi maestro nel 1786. Dovè vivere e morire fuori Genova, poiché di lui non rinvengo altra memoria. N. 700. — Fr. BLASIUS TORRIELLI, de Uvada, conversus. Accoglievano bensì i padri, in qualità di terzino, il nominato Blasium Franciscum Tornelli, de Uvada, il dì 21 marzo 1764, ma dice il registro che paulo post, habitum sponte dimisit. \ N. 701. — Fr. LEONARDUS STRAFFORELL1, de Portu Mauritio. Già parlai con onore di lui a pag. 158 dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, ed avverto ora essere un altro p. Leonardo Strafforelli, diverso dall’accennato sotto iln.°é95, che era lettore biblico a Castello nel 1754, e il quale sembra non essere appartenuto al convento nostro in qualità di figlio, sebbene vi dimorasse a titolo d’insegnamento. Certo, dominum Josephum Strafforelli, de Porlu Mauritio, filium domini Jacobi, che è il presente Leonardo, accettarono i padri all’abito il giorno 21 luglio 1764. Noto eziandio che al voto d’ ammissione di questo probabile suo parente, intervenne il p. maestro Domenico Tommaso Strafforelli, del precitato n.° 675. Dell’attuale p. Leonardo, come archivista di Castello, avrò a parlar altrove con la meritata lode. Atti Soc. Lig. St. Patria. Serie 2.a, Voi. XX. — 258 — N. 702. — Fr. BENEDICTUS SPIRITO, de Savona. Questo padre Spirito non si distinse guari, e quanto conosco di lui si restringe all* ufficio, qui esercitato, di sindaco. Morì non prima del 1810, e dopo lunghi anni di sottopriorato. Al secolo chiamossi Pier Giovanni, figlio di Francesco Maria; come ricavo dal solito registro. N. 703. — Fr. DOMINICUS STRAFFORELLI, de Portu Mauritio. È il quarto della parentela; e lui, a nome Dominicum Strajforellum de Portu Mauritio, ili.mi Jacobi filium, accettarono i padri, addì 16 settembre 1766; ma una postilla in margine avverte che suae probationis tempore, in conventu Boschensi, sponte habitum dimisit. N. 704. — Fr. ALOYSIUS DEROSSI, de Genua. Altra nota del registro dice che suae vocationis poenituit, ct habitum non induit: al quale era stato ammesso 1’ 8 giugno 1767. Nacque da Gio. Battista Derossi, qui latinizzato in de Rubeis. N. 705. — Fr. PETRUS PAULUS GARIBALDUS, conversus. In qualità di sovrannumerario viene accolto per servizio addì 5 dicembre 1768, e al nome battesimale dì Pietro aggiuntosi quello di Paolo, il dì 11 ottobre 1770 è approvato pei voti solenni. Sotto il 10 agosto 1782 gli è concessa la facoltà di andar a Napoli, per esigere certo danaro a conto di suo fratello, e così sopire una lite che avea con esso, a motivo di quel denaro non esatto. N. 706. — Fr. VINCENTIUS MAGGIOLO, de Genua. Importava alquanto alla storia sapere il nome del padre di mons. Maggiolo, e dobbiamo contentarci del suo battesimale, contenuto nel seguente brano : Propositum fuit an placeret admittere ad habitum clericalem, nomine huius conventus, dominum Augustinum Maggiolo, et audito eius examine, datis que secretis suffragiis, omnes annuerunt. — 259 — E fu buon acquisto, perchè passando per tutti i gradi di docenza e prelature nell’ Ordine, venne creato vescovo di Sarzana, prima, e di Savona poi, siccome ho narrato nella sua biografia, contenuta nei Vescovi Domenicani Liguri. Qui accennerò solo più al doppio suo priorato di Castello dal 1791 al 1795, mentre dal 1789 al 1791 retto avea la parrocchia nostra; unico parroco della serie che riuscì vescovo. Mons. Angelo Vincenzo Dania ne teneva solo provvisoriamente le veci, quando fu eletto pastore di Albenga, nel 1802. N. 707. — Fr. VINCENTIUS SCOTTI, de Savona. Agostino chiamossi esso pure nel secolo, cui lasciò per entrare in chiostro addì 12 settembre 1771. Raggiunse, cogli anni consueti d’insegnamento, il grado di maestro in teologia, e moriva dopo il settembre 1810. • N. 708. — Fr. GASPAR TORRIELLI, conversus. Incostante d’animo, dopo essere stato ammesso come terzino m addì 21 agosto 1772, trovo scritto in margine del registro, che suae vocationis poenituit, et habitum religionis non induit. Imitò l’esempio del forse suo parente, posto qui sopra al n.° 700. N. 709. — Fr. THOMAS VINCENTIUS LONGHI, de Albinga. Siamo giunti al tempo in cui più non era lecito farsi frate senza la licenza del governo. Leggo nel sòlito libro : « 1772 8 ottobre. Si permette al magnifico Paolo Andrea Longhi, del magnifico Pietro Silvestre, di vestir l’abito religioso dei rr. pp. di s. Domenico, quando nulla occorra in contrario alPeccl.mo Capo deU’eccl.ma Giunta di Giurisdizione». Il giorno dopo l’eccl.mo capo, Gio. Battista Sopranis, si degnò concedere la chiesta facoltà al giovanetto, cui anche il registro nostro chiama ill.mum dominum Paulum A11-dream Longhi, de Albinga, filium ill.mi domini Petri Silvestri. Ho discorso dei meriti del p. Longhi nell’ opera spesso citata dei Domenicani illustri di S. M.« di Castello. Fu priore a Castello nel biennio 1795-97- — 2ÓO — N. 710. — Fr. JO. ANDREAS GRILLO, conversus. Sotto giorno e mese non precisato, ma anteriore al 5 luglio 1775, vedo registrato tra i consigli, che unanimi filiorum omnium huius coenobii consensu, fr. Jo. Andreas Grillo, conventus Savoie antea alumnus, tu trasfigliato al nostro in qualità di converso. N. 711. — Fr. MAURITIUS RAIMONDI, de Finario. # Finalese di patria, il 26 luglio 1775' venne a presentarsi in Genova per ricevere 1’ abito domenicano, anziché nel convento nativo; nominavasi Bartolomeo Girolamo, e li mutò in Maurizio. In re- * ligione non diè guari buon conto di sé, e mori dopo il 18 r 6, parroco in una pieve a breve distanza da Finale. Non è a confondersi col p. Domenico Raimondi, lettor morale qui a Castello circa quel tempo, e ben altr’ uomo dal Maurizio. N. 712. — Fr. ANGELUS CORTE, de Novis. Lo presentò al consiglio, il giorno 20 agosto 1775, il provinciale di Lombardia, p. Nicolò Riccardi; e ricevuto all’Ordine , smise il primo nome di Gio. Battista, pigliando quello di Angelo. Non splendè in dottrina, ma pur giunse al grado di maestro in teologia. Uomo di costumi semplici, visse abbastanza tranquillo anche nel turbinio delle ri /olture sociali e militari della fine dello scorso e nell’inizio del corrente secolo, e morì tra il 1840 e 1843 qui a Castello. N. 713. — Fr. JO. MARIA CASSINELLO, conversus. * A pieni voti il consiglio del convento annoverò tra i figli, addì 15 luglio 1776,11 postulante converso Giovanni Cassinello, che aggiuntosi il nome di Maria, professava alquanto dopo il 12 marzo 1779. N. 714. — Fr. JO. BAPTISTA GASPARIN'I, conversus. Al Gasparini fu lasciato il nome suo battesimale. Ricevuto come terzino il 6 aprile 1778, due anni dopo lo si ammetteva alla prova del noviziato, che gli riuscì. r H » — 261 — N. 715. — Fu. PAULUS GALLENI, conversus. • Non accadde lo stesso a questo terzo converso, il quale adottato dai padri il i.° agosto 1779, non perseverò, e dimisit habitum. N. 716. — Fr. JULIANUS GASTALDI, de Alaxio. Quattro domenicani di parentela Gastaldi vissero a non molta distanza 1’ uno dall’ altro. Il primo, è stato il p. Gio. Tommaso, morto vescovo di Brugnato Tanno 1655; fu secondo, il nipote suo p. Tommaso Maria, deceduto nel 1689 a Savona, di cui pai lo nella biografìa dello zio, inserita nei Vescovi Domenicani Liguri, conta per terzo, il Gio. Tommaso, buon oratore, che mancò ai vivi nel gennaio 1760, come dissi sopra al n.° 663 ; il quarto poi è il presente, che devo riferire sotto il nome battesimale di Giuliano, perchè di lui non esiste altro cenno nelle carte nostre: quindi è dubbia la sua entrata e anche la professione nell’ Ordine. Riferisco il brano del libro consigliare che riguarda lui e l’individuo che gli tien dietro. Die 13 septembris 1780, propositum fuit admittere ad habitum clericalem Ordinis, nomine huius conventus, dominum Julianum Gastaldi, de Alaxio, et dominum Vincentium Caloceruni Arduini, de Albinga; et patres unanimi calculo ambos admiserunt. M. 7I7. _ Fr. VINCENTIUS ARDUINI, de Albinga. Nel vestire la toga domenicana, ritenne il primo nome di Vincenzo, sotto il quale lo vedo citato, nel registro dei consigli, in data del 20 agosto 1795, già lettore; che è quanto basta per sapere che professò, e poco dopo cadde coinvolto nella generale soppressione. N. 718. — Fr. HIERONYMUS SILVANO, de Genua. Conservò il nome di Girolamo che avea quando presentossi il giorno 15 novembre 1780 a far domanda dell’abito, che poi molto nobilmente illustrava. Nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, lo denominai la chiave maestra dell’edifizio di Castello, e l’anello — 2Ó2 — di congiunzione del personale antico e nuovo della comunità; poiché a lui intorno si raccolsero i frati dispersi dall’irniente rivoluzione. E ciò a motivo che dal 1797 al 1800 fu parroco in chiesa nostra, e di nuovo dal i8ro al 1829, priore un ventennio dal 1803 al 1824, poi presidente delle case domenicane liguri al principio del loro ripristinamento. Mori di 67 circa anni, il giorno 16 novembre 1829, d’apoplessia, da tutti pianto e benedetto. N. 719. — Fr. JOSEPHUS ROSSI, conversus. Venne accolto converso l’u dicembre 1780, e alla figliuolanza del convento il 27 novembre 1782; all’epoca, credo, della sua ammissione al noviziato, tuttoché noi dica il registro. N. 720. — Fr. VINCENTIUS AIRALDI, de Alaxio. Aveva sostenuto con plauso e bella lode il suo esame il giorno 7 giugno 1781, nel presentarsi a richieder l’abito, ma dopo mancò alle speranze, e habitum dimisit. N. 721. — Fr. DOMINICUS BREA, de Alaxio. Il giovane Flaminio Domenico Brea superato anch’ esso assai bene l’esperimento dei fatti studi il giorno 5 luglio 1783, rimase nel secolo e non induit habitum; spaventato forse dalla bufera che rumoreggiava da lungi. N. 722. — Fr. DOMINICUS THOMAS CANEFRI, de Novis. In attuale visita del convento, cioè il di io novembre 1786, il p. Carlo Vincenzo Merigo, di Genova, provinciale di Lombardia, propose ai padri se volessero acceptare in filium numerarium conventus rev. patrem studentem, fratrem Thomam Canefri, de Novis, olivi filium conventus Corrigiensis, nunc suppressi, e lo si accettò. Mori il 23 maggio 1828, lasciando alla chiesa nostra un legato di messe sopra un fondo di lire 1250, con testamento del 18 febbraio 1817. — 263 — N. 723. — Fr. PETRUS SIFFREDI. Dal predetto p. Merigo provinciale, in data 26 febbraio 1788, veniva proposto ai padri un vellent acceptare in filium conventus ili.inum dominum Petrum Siffredi, praepositum et canonicum ecclesiae cathedralis de Portu Mauritio; e fu accolto, cum hac tamen conditione, quod examen in dicto conventu subeat. Ma non occorse, perchè mutavit consilium. Fa meraviglia la posta condizione ad un canonico-pi e\ osto. N. 724. — Fr. VINCENTIUS BONO, de Uvada, conversus. Lo trovo sottoposto allo scrutinio per terzino addi 23 aprile 1788, e non v’ è altro per lui. N. 725. — Fr. THOMAS NEGROTTI. È stato il p. Tommaso Vignoli, priore di Castello, che, addi 20 febbraio 1789, chiese in consiglio ai padri se erano contenti di affigliare al convento novitium fr. Thomam Negrotti, e annuirono. Ecc&o un giovine, espulso da altra casa già soppressa fuori Liguria, che riparava in patria, ma per bieve tempo. N. 726. — Fr. LAURENTIUS SOLDI, de Uvada. Sembra fosse ancor secolare, quando, il 5 giugno 1789, il consiglio e capitolo, uniti, accettarono all’ abito e figliolanza dominum Laurentium Soldi, de Uvada. Non è altra traccia di lui. N. 727 — Fr. FELIX CASAMIGLIA, de Diano. Era il giorno 26 settembre 1790, quando dietro proposta del priore , i padri accolsero tra i figli dominum Felicem Casamiglia, de Diano. Professò, e n’è qualche raro cenno nel solito registro. N. 728. - Fr......FALCONI, de Clavaro. Un dominum Falconi, de Clavaro, dopo un ottimo esame, ammisero i padri tra i figli di Castello, il dì 21 febbraio 1791; ma non sappiamo neppure il suo nome battesimale. — 264 — N. 723. — Fr. VINCENTIUS GIUDICE, conversus. È approvato pro novitialu peragendo, addi 21 marzo 1792; dopo di che ci scompare. N. 73° — DOMINICUS BRUZZO, conversus. Accettato a terzino il 18 luglio 1792, è mandato alla prova del noviziato il 22 ottobre 1793. N. 731. — Fr. ANTONIUS CHI APPARA. Tuttaddue assieme, dominus Antonius et Josepbus Chiappar a, fratres, vennero, audito eorum examine, accettati, addi 17 agosto 1793. N. 732. — Fr. JOSEPHUS CH1APPARA. Gli individui di cui, oltre la data di . ammissione all’ Ordine, non mi soccoire qui altra nota biografica, sono religiosi che colpiti dalla legge di soppressione, o pei torbidi rivoluzionarii dell’epoca, dovettero tornare al secolo, nè di loro più esiste memoria. N» 753- — THOMAS CARBONE, conversus. Francesco al secolo, il i.° marzo 1794 divenne terzino, e il 7 dicembre 1796 fu ammesso al noviziato per converso. N. 734. — Fr. JOSEPHUS DAGNINO. Nel libro dei consigli sotto il 26 dicembre 1816, c’ è che il padre Silvani provinciale propose ad accettare virum omni exceptione dignum, adm. rev. dominum Josephum Dagnino, domini Aloysii, sacerdotali ictm dignitate ornatum, florenti tamen aetate (vix enim attigit annum 24.) omnibus virtutibus praeditum, doctrina, pietateque eximium, ut ex spretis dignitatibus metropolitanae huius ecclesiae sibi oblatis, atque — 265 — experimentis in philosophicis atque theologicis (sic) publice datis, ita ut E.mns cardinalis Josephus Spina, in succcssorem celeberrimo professori in seminario, canonico Decotto, sacrarum scientiarum, destinaverat, habitum Ordinis nostri enixe deposcentem. His auditis, et ab examine eundem eximerunt, et filiis huius conventus, unanimi consensu atque laetitia, supradictum dominum Josephum Dagninum adscripserunt. Malgrado così bell’elogio, il Dagnino o non tolse poi l’abito, o non vi perseverò; divenne canonico di N. S. delle Vigne, carica che per umiltà rinunziò, morendo d’anni 56 il 17 gennaio 18-19. N. 735. — Fr. IGNATIUS BUFFA, de Uvada. Il priore Girolamo Silvano propose, addì 20 gennaio 1822, ad accettare in figlio dominum Ignatium Buffa, domini Hyacinthi filium, e i padri audito eius examine, cum optime ei cesserit, lo ammettono nel loro grembo, avendo egli 18 anni d età. Prese parte alla votazione il p. maestro Tommaso Buffa, fratei suo maggiore, di cui anche seguitò le orme gloriose. Dopo insegnato teologia qui a Castello e all’università di Macerata, ebbe il titolo di maestro in quella facoltà; governò il convento di s. Clemente in Roma, e l’Ordine come vice-procurator generale; da ultimo essendo priore a Faenza, colpito d’apoplessia, morì il 21 gennaio 1837* ^iè a^a luce le opere del vescovo di Cagli, monsignore Alfonso Cingari, per incarico avutone dai diocesani. N. 736. Fr. THOMAS VINCENTIUS PIRATTONI, de Alexandria. Già in grado di maestro in teologia, e perchè era stato dal potere civile soppresso 1’ originario suo convento di Piacenza, lo stesso priore Silvani, addì 16 maggio 1822, propose 1’affigliazione di lui al cenobio nostro, e con tripudio grande da tutti fu accolta. Più tardi venne eletto provinciale di Lombardia, poi di s. Pietro martire, e poco stante vescovo d’Albenga. Ne ho discorso sotto più aspetti di maestro, predicatore ecc., nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e anche ne diedi una completa biografia nei Vescovi Domenicani Liguri. — 266 — N. 737. — Fr. THOMAS CELLE, de Genua. Leggo nel solito libro dei consigli : Hodic, die 3 decembris 1S26, congregatis patribus... propositi fuerunt quatuor iuvencs habitum Ordinis nostri clericalem induere cupientes; nempe dominus facobus Celle, et dominus Angelus Hyacinthiis Celle, fratres, filii domini Bartholomei ; et dominus Jo. Baptista Piccalnga, q. fosephi, et dominus Aloysius Denegri, filius Antonii ; tres primi, nempe facobus et Angelus Celle, et Jo. Baptista Piccalnga, nati in civitate Genuae, et dominus Aloysius Denegri natus in paraccia s. Martini Montisaldèi, dioecesis Dertho-nensis ; atque praebabito de singulis consueto de moribus ac de litteris examine, quod illis laudabiliter cessit..., approbati fuerunt; scilicet Ja-cobtis et Angelus fratres Celle, ei Aloysius Denegri, cum affiliatione conventus S. M. de Castello, et fo. Baptista Piccalnga cum affiliatione conventus nostri s. Catharine Finarii. I fratelli Celle fecero amendue un’eccellente riuscita. Il presente Tommaso oltre essere stato maestro, priore e provinciale di Lombardia, ben trentasei anni sostenne, con universale soddisfazione, la cura parrocchiale della chiesa ducale di s. Domenico in Modena, morendo per apoplessia il 23 maggio 1873, un anno appena dall’immatura fine del suo fratello minore Giacinto, che segue. N. 738. — Fr. HYACINTHUS ANGELUS CELLE, de Genua. Abbiamo scritto molto di lui e del precedente, fratei suo, nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, cosi che ci restringiamo qui a celebrarlo quale piissimo religioso, fervido promotore del culto di Dio e della B. V. del Rosario, eloquente predicatore, dotto professore in divinità, il quale, con pianto di quanti, conoscendolo, n’apprezzarono le amabili doti e la profonda virtù, chiuse la mortale sua carriera addi 13 settembre 1872, nel convento nostro di Castello, ov’erasi condotto a respirare l’aria nativa. N* 739- — Fr. ALOYSIUS DENEGRI, de Montaldéo. È questi il figlio del convento, che più conobbi e me gli fatni-gliarizzai, prima alla missione di s. Pietro in Galata di Costanti- — 267 — nopoli nel 1851, ov’egli era allora parroco, e alla sua partenza per Mossoul gli successi nell’ufficio. Poi nuovamente a Castello in Genova, dove c’incontrammo di ritorno amendue dall’Oriente. Moriva il di 28 giugno 1878, d’anni 69 a Varazze in Liguria, ed io ne composi un’apposita biografia, breve compendio degli or ameni, e spesso fortunosi casi che gli occorsero nei lunghi suoi viaggi, e la quale non ho smesso il pensiero di fare pubblica con le stampe. N. 740. — Fr. JO. BAPTISTA PICCALUGA, de Genua. Quello stesso che i padri del consiglio aveano ammesso all’abito coi tre precedenti, destinandolo figlio di s. Caterina di Finale il 3 dicembre 1826, sotto la seconda data del 18 gennaio 1827 fu poi accettato in figlio di Castello, trasferendovelo da quella prima destinazione. Non corrispose il Piccaluga all’aspettativa: sicché costretto dai superiori a lasciar 1’ abito, morì oscuro e negletto. N. 741. — Fr. FERDINANDUS ROMANENGO, de Genua. Nel giorno ultimo di dicembre 1828, il priore di Castello proponeva al consiglio d’accettare in figli del convento fr. Ferdinand/im Franciscum Romanengo, et fr. Aloysium Thoinam Oggiero, ambo Romae degentes in novitiatu simplici, et collectis divisint calculis, omnia inventa snnt alba. Il p. Romanengo ascese mano mano a tutte le cariche della sua provincia: lettore, maestro, priore a Bologna nei bienni 1852-54 e 1872-74, e anche provinciale nel 1858. In Imola esercitò l’ufficio di parroco; ove contrasse famigliarita col vescovo d’ allora, poi papa Pio IX, al quale sopravvisse, morendo la sera del 5 agosto 1885 in Bologna, città nella quale da lunghi anni avea stabilita sua dimora. N. 742. — Fr. ALOYSIUS THOMAS OGGIERO, de Genua. Questo instancabile operaio nel campo evangelico scomparve dalla scena del mondo non sono ancora molti mesi, il dì 7 gennaio 1888, lasciando nel lutto e nel pianto la popolazione di Cor-nigliano presso Genova, ov’ era parroco di quell ameno paese. In maggio passato celebrare dovea il cinquantesimo di parrocchia, I — 268 — ma non vi giunse, perchè affranto di fatiche e logoro dal soverchio predicare. Ricusò molt’ anni prima la mitra offertagli di Novara ; e la precipua sua lode sta nell’aver eretto, con infinito dispendio e malgrado fieri contrasti, l’attuale nuova chiesa parrocchiale, capace del triplo sovra l’antica, non più sufficiente al cresciuto numero d’abitanti. Ne disse, e poi pubblicò l’orazione funebre, il p. m. Tommaso Campoantico, parroco di S. M. di Castello. N 743. — Fr. JOSEPHUS VELLINI, conversus. Lo stesso giorno, 31 dicembre 1828, venne presentato al consiglio per l’accettazione a terziario e converso il giovane Giuseppe Veliini, e fu accolto; ma non sappiamo altro di lui. N. 744. — Fr. THOMAS BUFFA, de Uvada. Da molti anni dimorava a Castello il dotto ed eloquente p. Tommaso Buffa senz’ esservi affigliato; quando il 12 gennaio 1830 il provinciale di Lombardia, p. Tom. Giacinto Cipolletti, poi generale dell’Ordine, fece al consiglio la proposta di recognoscere in filium conventus adm. rev. patron magistrum, et in provincia patrem, fratrem Thomam Buffa, qui non animo deserendi Ordinem, sed propter periculum, quod amittendi annuam pensionem, eo temporum ini uria, imminebat, tutius duxit unicam cor responsionem accipere. La votazione gli riuscì a seconda e unanime. Egli è quel predicatore ai suoi dì famoso, ed erudito filologo, del quale tratto in più capi dei miei Domenicani illustri di S. M. di Castello. Cessò d’esistere il 9 dicembre 1837, di anni 73. N. 745. — Fr. PETRUS PRATO, de Genua, conversus. Conosciuto da me ancor vivente, lo trovo accettato qual figlio e converso sovrannumerario, in data 12 gennaio 1830. Quando il convento di Castello nel 1836 passò dalla provincia di Lombardia alla nostra di s. Pietro martire, egli, come quasi tutti i prelodati padri, ritirossi nelle case lombarde, e vi finì pure la vita. N. 746. — Fr. ERNESTUS ROSSI, de Genua. Anche il p. Rossi io ho potuto conoscere già secolarizzato per la sua grave malattia d’eccessiva pinguedine, di cui dopo il 1852 morì. Il libro dei consigli lo registra ammesso all’Ordine e figliolanza di Castello sotto il 25 settembre 1831. Era di ricca famiglia, e non rammento il suo nome di religione. N. 747. — Fr. VINCENTIUS MAGLIONE, de Genua, conversus. Telmo Maglione, proposto e accettato, addì 2 ottobre 1835, come terzino, vestì l’abito col nome di Vincenzo, ma cagionevole di salute, lo dovè smettere. N. 748. — Fr. PIUS SEBASTIANUS PALLA VICINO, de Genua. Chiude la serie dei figli del convento di Castello il p. maestro Pio Sebastiano Pallavicino, che n’è anche l’unico superstite in vita. Di lui così leggo scritto nel libro consigliare pel 1838. Accitis patribus a consitio, decretum est ut albo filiorum conventus inscriberetur dominus Sebastianus, ex illustri, perantiqua, nobilissimaque familia marchionum Pallavicini, qui variis abhinc mensibus inter nostrates ad s. Andream de Faventia tirocinium ponit etc. Molte sono le cariche che sostenne nell’Ordine e anche fuori. Tra le altre, queste di vicario generale del S. O. in Faenza, Bologna, e di inquisitore capo a Fermo, Pesaro e a Faenza di nuovo. Dove eziandio ebbe il priorato del convento dal 1859 al 1866, cui ripigliò dal 1881 al presente 1888. Egli poi si rese benemerito di questo originario suo cenobio (da cui non mai si trasfigliò), con generose largizioni di ricche suppellettili s.acre, le quali, unite alle sue belle doti di mente e di cuore, gli assicurano la calda nostra e imperitura riconoscenza. — 270 — Voglionsi aggiugnere all’elenco dei figli di Castello i padri formatiti la comunità al 12 gennaio 1830; sotto la quale data si decise, dice il libro dei consigli, in albo fiHorttm conventus connumerare fratres omnes qui schedam annuae pensionis, iuxta regium ordinem,.apud generalem provinciae administrationem deponere debuerunt, unde assignata fuit conventui annualis dotatio. Ora a questa deliberazione presero parte due categorie di padri; una, composta di taluni che già sopra figurano figli del convento, e sono i padri : Angelo Corte, Tommaso Pirattoni, poi vescovo, Tommaso Buffa; e la seconda categoria di altri che, in forza di essa deliberazione, contarono quind’ innanzi come affigliati. Sono i seguenti : N. 749. — Fr. HYACINTHUS IOSEPHUS LAZZARINI, de Nicia Mont. Questo ottimo religioso, nativo di Nizza Monferrato, sebbene forastiero al paese, col buon odore delle sue virtù e l’esempio d’una santa ed operosa vita, attirò a sè gli animi dei cittadini genovesi, che a lui correvano in massa per spirituali e temporali conforti, non che quelli dei suoi confratelli di religione, i quali perciò lo vollero a superiore nel doppio biennio del 1835-39. Al suo tempo perciò, cioè nel 1836, accadde il trapasso del convento di S. M. di Castello dalla provincia di Lombardia alla nostra di s. Pietro martire, cui senza contrasto si ascrisse; tanto più che allora appunto reggeva, assieme tempo, la cura della parrocchia, duratagli sino al 23 ottobre 1836. Aveva sostenuto innanzi la rilevante carica di vicario generale della Congregazione d’ Oriente in Galata di Costantinopoli per un sessennio, dal 1803 al 1809; e venuto a Genova circa iì 1835 più non la lasciò, se non vecchio per ritirarsi a vita penitente e solitaria a Bosco, ove chiuse i suoi giorni da santo il 22 febbraio 1849, d’anni 86, con titolo e grado di maestro in provincia. N. 750. — Fr. VINCENTIUS M4SSA, de Genua. m Ricevuto all'abito il i.° agosto 1778 in s. Domenico, d’anni 25, ebbe il doloroso vanto di chiudere la serie dei priori di quell’ antico convento, ai suoi giorni definitivamente chiuso e soppresso. — 271 — Buon lettore, avea insegnato filosofia e teologia a Napoli, Pesaro, Iesi e Cagli. Dopo la bufera politica, ripristinata la casa nostra di Castello, la seconda volta si ritirò dal secolo, e vi moriva il 13 dicembre 1830, graduato maestro da lunghi anni innanzi. N. 751. — Fr. IO. THOMAS DE-FILIPPI, de Tabia. Nato nel 1752, visse fino al 11 maggio 1839, onusto di titoli e meriti peli’ insegnamento protratto assai nelle scuole dell’ Ordine e per la predicazione non mai interrotta nelle principali città d’Italia; cui segui ad esercitare in vecchia età ancora, a segno che di 87 anni saliva tuttavia il pergamo e con quasi giovanile brio commovea e stupiva l’uditorio. Pio VII l’ebbe molto caro, e l’ascoltò sempre volontieri durante la sua prigionia in Savona. Di lui e dei due precedenti ho parlato con lode nei Domenicani illustri di S. M. di Castello. N. 752. — Fr. IO. BAPTISTA TEALDI. È poco quel che io so e posso dire di lui. Fu laureato in teo-. logia, e anche segretario del consiglio nel 1831-32; nello stesso tempo fece eziandio le veci del parroco in chiesa nostra. N. 753. — Fr. AUGUSTINUS DELBALZO, de Loano. Lo conobbi gli ultimi anni di sua vita, quanto basta per qualificarlo un uomo di poca levatura, ma di miti e semplici costumi. Morì il giorno 4 dicembre 1852 d’anni 78, e chiamossi Ceslao in religione. INDICI Atti Soc. Lig. St. Patria. Voi. XX. INDEX per Nomina, Agnomina et Patriam Filiorum conventus S. Mariae de Castello, Genuae, ordine chronologico, prout in Syllabo iacent. N.B, — Sono ia carattere corsivo i religiosi conversi, in maiuscoletto i vescovi, e tutti gli altri in tondo. N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria I Hieronymus de Cosano de Genua Pag. 2 Baldasar Gattaneus id. » 3 Baptista — de Artali » 4 Raphael Spinacius de Genua » 5 Thomas Imperialis id. » 6 Baptista Fatinanti id. » 7 Michael de Pedemonte — » 8 Barnabas de Paravania id. » 9 Augustinus de Modulo id. )) IO Antonius Feus id. )) ii Vincendus Guastavinus id. )) 8 12 Dominicus Scalia de Savona )) 8 13 Barnabas Gentilis de Genua • » 9 14 Philippus Italianus id. » 9 15 Dominicus de Monleone id. )> 10 l6 Antonius de Petra — » 10 17 Gabriel Luxardus id. )) 11 l8 Hieronymus Fenogius de Finario » 11 19 Bartholomeus de Ferrariis de Trioria » 12 20 Christophorus Sptoula de Genua » 12 21 Stephanus de Pedemontium — » 14 22 Dominicus — de Sigestro » 14 23 Sitnon — de Arensano )) 14 24 Petrus — de Sicilia » 15 25 Augustinus de Vintimilio — » 15 26 Jacobus de Pedemontium — » 16 # — 276 — 0 d’ord. • Nomina Agnomina Patria 27 Gerardus ue Petra — Pag. 28 Baldasar — de Genua » 29 Thomas de Imperialibus id. » 30 Dominicus — de Vulturo » 31 Lazarus de Terrili de Genua » 32 acobus de Imperialibus id. » 33 Tlieramus de Micono id. » 34 Bernardus Burgarus id. » 35 Dominicus de Terrili id. » 36 Ambrosius — de Savona » 37 Benedictus de Guano de Genua » 38 Johannes de Marinis id. » 39 Gregorius Gentilis id. » 40 Barnabas de Aymaris id. » 41 Marcus — de Levanto » 42 Johannes Salvaigus de Genua » 43 ..... Ususmaris — » .44 Antonius — de Rapallo » 45 Laurentius Feus de Genua » 46 Bonifacius Sacherius id. » .47 Lucas de Zerbis id. » 48 Dionysius — — » 49 Ambrosius Picaluga id. » 50 Vincentius Maglius de Finario » 5i Laurentius Parisola de Genua » 52 Paulus de Monelia id. » 53 Jacobus Justinianus id. » 54 Jacobus — de Tridino » 55* Georgius — de Castiliono » 56 Johannes de Levanto — » 57 Simon de Donatis de Bisamne » 58 Petrus Campanarius de Genua » 59 Franciscus de Canitia id. » 60 Vincentius de Viglevano — » 61 Paulus — de Vercellis » 62 Nicolaus Brecius • de Tabia » 63 Dominicus Spinula de Genua » 64 Mattheus — — » 65 Jaco^s Justinianus id. » 66 Nicolaus de Auria — » 67 Benedictus de Savignono id. » 68 Hieronymus Spinula id. » i6 16 17 17 18 18 19 *9 20 20 20 25 25 25 26 26 26 26 27 27 27 28 28 28 29 30 31 32 32 32 33 33 33 34 34 34 35 36 36 38 39 39 N.° d’ord. Nomina Agnomina # Patria 69 Julianus de Pulcifera de Genua 70 Johannes — de Rimazorio 71 Augustinus Salutius de Genua 72 Bartholomeus de Luxorio id. 73 Benedictus de Ceva id. 74 Gregorius Justinianus id. 75 Gervasius de Rapallo — 76 Prothasius de Rapallo — 77 Antonius de Lanciis de Tabia 78 Cosmas — — 79 Damianus — — 80 Bartholomeus de Castiliono de Genua 81 Matthias de Ponte id. 82 Petrus de Grimaldis id. 83 Raphael — de Clavaro 84 Bernardus — de Uvada 85 Thomas — de Portu 86 Vincentius de Levanto — 87 Baptista Ferrarius — 88 Laurentius Furnarius de Genua 89 Raymundus de Amigdola id. 90 Raphael Saccus de Savona 91 Baptista Campionus id. 92 Nicolaus — de Arensano 93 Bartholomeus — de Genua 94 Martinus — de Tabia 95 Ludovicus Spinula de Genua 96 Johannes Bochinus id. 97 Franciscus de Monterubeo — 98 Jacobinus — de Plebe Ttchia 99 Nicolaus — de Cassana 100 Antonius Gallina de Papia IOI Gaspar Marengus de Genua 102 Laurentius Pascha de Tabia 103 Baptista Centurionus de Genua 104 Simon de Cuneo id. 105 Philippus de Roseto id. 106 Petrus de Bisamne id. 107 Dominicus — de Diano 108 Franciscus de Carmagnola de Genua 109 Hieronymus Palmarius id. IIO Bernardus Granellus id. — 278 — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria III Christophorus Maruffus de Genua Pag. <>4 112 Jacobus Malpagà id. » 5 5 i 13 Dionysius Dragus de Sigestro » 5 5 114 Innocentius de Recho de Genua » 5 5 n5 Victor de Novaria id. » 56 116 Angelus de Auria de Unelia » 56 117 Paulus Pipus de Genua » 56 118 Johannes de Clavaro — » 57 n9 Peregrinus Pernixe id. » 57 120 Baptista de Sancto Sixto id. » 57 121 Dominicus Boverius de Tabia » 57 122 Hieronymus de Sigestro de Genua » 58 123 Bartholomeus de Riparolio id. >» 58 124 Dominicus de Grimaldis id. » 58 125 Ambrosius Panigarola id. » 59 126 Thomas de Recho id. » 59 127 Ludovicus — de Tabia » 59 128 Angelus — de Vari sio » 60 129 Nicolaus de Bernabove de Sigestro » 60 130 Thomas de Flisco de Genua » 60 131 Jacobus — de Quinto » 6r 132 Eusebitls — id. » 61 133 Philippus de Flisco de Genua » 61 134 Hieronymus — de Pontremulo » 61 135 Sixtus de Maiolo de Genua » 61 136 Petrus Salvagus id. » 65 137. Stephanus Gattatius de Parma (?) » 65 138 Laurentius de Sigestro — » 65 139 Jacobus de Monelia — » 65 140 Jacobus de Montali de Levanto » 66 141 Dominicus — de Guano » 66 142 Bartholomeus — de Monelia » 66 143 Antonius Vaera de Genua » 66 144 Bernardus de Lavania — » 67 145 Paulinus de Maiolo id. » 67 146 Gabriel’ Spinula id. » 67 147 Bartholomeus de Albingana — » 68 148 Antonius Porta id. » 68 ,149 Paulus Baptista* Salvagus id. » 68 ‘150 • Johannes de Bolasco de Sigestro » 69 I5i Simon Justinianus de Genua » 69 152 Jacobus Maruffus id. » 69 — 279 — N.0 d’brd. • Nomini Agnomina Patria 153 Vincentius Serra de Genua Pag. 69 154 Martinus Justinianus id. » 70 155 Dominicus Lecavellus id. » 70 156 Franciscus de Bolasco de Sigestro » 70 157 Bernardus de Bertolotis de Genua » 71 158 Dominicus de Rezano de Levanto » 71 159 Angelus de Pateriis de Chio » 71 160 Georgius Bottarius de Genua » 71 161 Johannes Galianus id. » 72 162 Dominicus de Luxorio id. » 72 163 Hieronymus Bozomus id. » 72 164 Augustinus Justinianus id. » 73 165 Franciscus de Flisco id. » 74 166 Vincentius Capellus id. » 74 167 Johannes de Levanto — » 74 168 Nicolaus de Gaza de Rapallo » 74 169 Andreas de Corsio de Genua » 75 170 Ludovicus de Marinis id. » 75 1.71 Franciscus Salvagus id. » 77 172 Johannes de Flisco id. » 77 J73 Antonius de Camilla- id. » 77 *74 Pantaleo — id. » 78 x75 Ambrosius Spinula id. » 78 176 Thomas de Novis id. » 78 ‘77- Marcolinus — — » 78 178 Jacobus — de Bergamo » 79 179 Bartholomeus Burgarus de Genua » 79 180 Gregorius — id. » 80 181 Franciscus de Illice de Levanto » 81 18^ Angelus — id. » 81 *8} Nicolaus de Sigestro — » 81 184 Mattheus — de Cast. s. Jo. Plac. » 81 185 Franciscus de Honeto de Genua » 81 186 Dominicus de Crovaria id. » 82 187 Vincentius , — de s. Marg. de Rap. » 84 188 Vincentius de Fassiis de Genua » 85 189 Gaspar de Oderico id. » 86 190 Franciscus Centurionus id. » 87 191 Marcus Cattaneus id. » 87 192 Barnabas Gentilis id. » 88 193 Ambrosius — de Biella » 88 194 Vincentius de Vcrnatia de Genua » 89 N.° d’ord. Nomina — 280 — Agnomina Patri* 195 Petrus Sophya de Genua 196 Lucas Bozonius id. 197 Hieronymus de Rapallo — 198 Stephanus Cattaneus id. 199 Constantinus Squarsafkus id. 200 Dionysius de Camulio id. 201 Agapitus de Vultabio id. 202 Timotheus de Jhapis id. 203 Silvester Riccius id. 204 Nicolaus — id. 205 Johannes Baptista Lomellinus id. 206 Ambrosius de Podio id. 207 Marcus — de Guano 208 Antonius de Gibello — 209 Johannes Baptista Cattaneus de Genua 210 Raphael Cavatia id. 211 Benedictus de Ferrariis id. 212 Johannes — de Varisio 213 Silvester — de Tabia 214 Hieronymus Marengus de Genua 21 S Augustinus * de Lavania 2l6 Johannes de Gropallo de Genua 217 Andreas Mecota id. 2l8 Lucas — de Terdona 219 Vincentius — de Rezonico 220 Johannes de Gazà de Rapallo 221 Bartholomeus Cangialansa de Genua 222 Hieronymus de Turbino id. 223 Augustinus — de Prierio 224 Bartholomeus — id. 22 S Marcus Dulmeta — 226 Matthias de Ponte de Genua 227 Theramus ' de Crovaria id. 228 Victor — id. 229 Laurentius Mutius de Vulturo 230 Bartholomeus — • de Genua 23I Christophorus — id. 232 Baptista de Franchis id. 233 Vincentius Gambarana de Savona 234 Adeodatus Justinianus de Genua 235 Paulus — de Finario 236 Paulus Montaldus de Genua Pag. 89 » 89 » 90 » 90 )) 90 » 91 » 9i » 9i » 92 » 92 » 92 » 93 » 93 » 94 » 94 » 94 » 95 » 95 » 9> » 95 » 96 )) 96 » - 96 » 96 » .97 » 97 )) 97 » 98 » 98 » 98 » 98 » 99 » 99 » 99 » 99 » 100 » 100 » 101 » 101 )) ft>i » 101 » 101 -—i — 281 - Nomina Agnomina Crispinus — Hieronymus Bavarus Hieronymus — Stephanus Cattaneus Petrus — Vincentius de Odono Archangelus de Camilla Albertus Coronatus Alexander Sanguinetus Valerius Sbaroia Paulus Pipus Laurentius Galianus Thomas de Levanto Georgius Bottarius Antonius — Augustinus de Sigestro Reginaldus de Castiliono Gregorius de Sigestro Vincentius • de Federicis Silvester Mazzolinus Aurelius — Silvester — Dominicus Cavatia Marianus de Castiliono Angelus — Petrus-Martyr Merellus Dami anus — Cbristopborus — Johannes — Sixtus Cazella Benedictus Bogiolus Jacobus de Ceva Gregorius Porrus Vincentius de Levanto Antonius Biscotus Sebastianus Rebrocus Bernardus Imperialis Johannes Baptista de Sigestro Franciscus Justinianus Nicolaus de Potestate Thomas de Nigro Martinus — Patri» de Genua Pag. xoj id. » 104 de Finario » 105 de Genua » 105 de Levanto » 105 de Genua » 106 id. » 107 id. » 108 id. » 108 id. » 108 id. » 109 id. » 109 — » 109 de Genua » 109 de Levanto » 110 — » 110 de Genua » 110 — » 110 de Sigestro » III de Prierio » III id. » 116 id. » 116 de Genua » 117 id. » 117 de Burgeto » 117 de Genua » 117 de Insula » 117 de Genua » 118 de Rocbatagliata » 118 de Genua » 118 id. » 118 id. » 119 id. » 119 — » 119 de Genua » 119 id. » 120 id. » 120 — » 120 de Levanto » 121 de Genua » 121 id. )> 121 — » 122 — 282 N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria 279 Stephanus Ususmaris dc Genua Pag. 122 280 Philippus Via id. » 122 281 Laurentius Senarega id. » 123 |s> co Clemens Serravalle id. » 123 283 Johannes Baptista Janotus id. » 123 284 Costnas — de Bardineto » 124 285 Baptista — de Cremona » 124 286 Petrus — de Crovaria » 124 287 Antonius de cora. Cucurni de Sigestro » 124 288 Antoninus — de Suchari » 125 289 Augustinus — de Rochatagliata » 125 290 Bernardus de Vivo (?) — » 125 291 Ludovicus Cicala de Genua » 125 292 Thomas de Diano id. » 126 293 Dominicus de Ferrariis id. » 126 294 Vincentius de Albario id. » 126 295 Stephanus Burgarus id. » 127 296 Antonius Justinianus id. » 127 297 Benedictus Basiadone id. » 127 298 Simon Castilionus id. » 12S 299 Raphael Marabotus id. » 128 VW O O Franciscus de Dernisio id. » 128 301 Bartholomeus — de s. Margarita » 128 302 Franciscus — de Suchari » 128 303 Nicolaus de Bracellis de Genua » 129 304 Georgius Zoalius id. » 129 305 Paulus Cavallus id. » 129 306 Julianus de Turre id. » 130 307 Dominicus — Hispanus » 130 308 Desiderius de Maiolo de Genua » 130 309 Johannes Baptista Vicecomes de Tabia » 130 31° Joseph Carrega de Genua » 131 3H Innocentius Cavatia id. » 131 312 Gabriel de Judicibus id. » 131 313 Hilarius de Rocha id. » 131 3H Chrysostomus Grecus id. (?) » 131 315 Ciprianus Rebrocus id. » 131 316- Michael de Davania id. » 132 317 Dionysius Serravalle id. » 132 318 Damianus — de Finario » 132 319 Vincentius — de Levanto » 132 320 Dominicus de Petrasancta — » 133 <3 S •° d’o 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 33' 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 1 - — 283 Agnomina Patria — de Levanto Pag. 133 Albingana — » 133 Duratius de Genua » 133 — id. » 134 — de Insula » 134 Badaracus de Genua » 134 — de Placentia » 134 — de Cassana » 134 — de Mediolano » 135 Carbonus de Genua » 135 — de Viqueria » 135 Castilionus de Genua » 135 Ast id. » 136 Fatinanti id. » 136 — de Finario » 137 Plumellus de Genua » 137 — de Ortonovo » i>7 — de Ortonovo » 137 — de Prierio » 138 — de Rapallo » 138 Gropallus de Genua » 138 Cocius id. » 139 — de Ortonovo » 139 — de Uvada » 139 Signorio de Genua » 140 Nigro id. » 140 — de Poliasca » 140 — de Alexandria » 140 — de Rochatagliata » 141 Jhauroya de Genua » 141 — de Finario » 141 Grimaldus de Modono » 142 — — » 142 Seminus de Genua » 143 Lazania id. » 143 Gucius id. » 143 Bolerius -id. » 143 — de Mediolano » 144 — de Lavania » 144 — de s. Michaele » 144 — de Levanto » 144 Turrilia de Genua » 144 — 284 — N.° d'ord. Nomina Agnomina Patri* 365 Bartholomeus de Pagio de Genua Pag. 145 364 Ludovicus Seminus id. » 145 565 Marcus Riccius id. » 145 366 Thomas D’Oria id. » 145 367 Lucas — de Muriato (?) » 146 368 Cosmas — de Levanto )) 146 369 Damianus — de s. Margarita )> 146 370 Innocentius de Axereto de Genua » 146 371 Felix de Magdalena id. » 147 572 Petrus-Martyr de Turrilia id. » 147 373 Vincentius — de Cassana )) !47 374 Gregorius de Mortario de Genua » 147 375 Bernardus Oliverius id. » 147 376 Andreas Rubeus de Luca » 148 377 Damascenus Justinianus de Chio )) 148 378 Petrus-Martyr Dondus de Vulturo )) 148 379 Sixtus — de Senis » 150 380 Mattheus — de Genua » 151 381 Antoninus — id. » 151 382 Antonius de Capriata — » 151 383 Johannes Campi de Genua » 152 384 Barnabas — id. » 152 385 Andreas — de Campo » 152 386 Martinus Pencus de Genua )) 152 387 Stephanus Pisonus id. )) 152 388 Ludovicus Adurnus id. » 153 389 Albertus Pisonus id. » 153 390 Aurelius Gavius id. » 153 391 Laurentius Repetus id. » 153 392 Xantes Ripa id. » 153 393 Antoninus — de Compiano » 154 394 Adeodatus Arduinus de Genua » 154 395 Silvester Confortus id. )) 154 396 Vincentius Centurionus id. » 154 397 Ambrosius de Nigro id. » 156 398 Dominicus de Ceva id. » 156 399 Petrus Vicecomes de Tabia )) 156 400 Augustinus Rossignolus de Monterubeo » 157 401 Barnabas Rubeus de Genua » 157 402 Michael Rossignolus de Monterubeo )) 157 403 Philippus Malvasia de Genua )) 157 404 Cbristophorus — de Levanto » 157 — 285 — N.° d’ord. Nomina Agnomina P»triA 405 Petrus Piccaluga de Corneliano Pag. 1 $8 406 Vincentius — de Lavania i) 158 407 Johannes — de Genua » 158 408 Vincentius — id. » 00 \s\ 409 Vincentius — de Levanto » 158 410 Johannes — de Clavaro )) 158 411 Johannes — de Vincentia » 158 412 Sebastianus Rapallus de Genua » 159 413 Damianus — de Chio » J59 414 Hieronymus de Franciscis de Genua » 159 415 Lucas — id. » 159 416 Sixtus de Franchis-Illum. id. » 160 417 Marianus de Castiliono — )) 160 418 Raphael Fliscus id. » 160 419 Hippolytus Rattus — » 160 420 Gabriel Serra de Levanto » 160 421 Victor — — » 161 422 Paulus — de Genua » 161 423 Sixtus Ferettus id. » 161 424 Adeodatus Gentilis id. » 161 425 Seraphinus Insula id. )) 162 426 Evangelista Balianus id. » 162 427 Antonius Varese de s. Pantaleone 162 428 Johannes Zucchetta de Genua )) 162 429 Johannes — de Finario » 162 43O Bonus — de Borsonasca )) 163 43 1 Daniel de Rubeis de Genua » 163 432 Urbanus Justinianus id. » 163 433 Hieronymus Castilionus id. » 163 434 Anselmus Montesoro id. » 163 435 Clemens Vernengus id. » r6j 436 Jo. Chrysost. — de Diano » 164 437 Dionysius — de Ortonovo » 164 438 Nicolaus Mortola de Genua )) 164 439 Bonifacius Massonus de Diano » 164 440 Georgius Raggius de Genua )) 164 441 Basilius Spinula id. » 165 442 Reginaldus Pisonus de Zignago )) 16 s 443 Albertus Cazalius de Genua » 165 444 Ludovicus Bernabove de Sigestro )) 165 445 Pelegrus — de Cassam » 165 446 Victor — de Placentia » 166 > i — 286 — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria 447 Benedictus Medices de Chio Pag. 166 448 Michael Gattus de Genua » 166 449 Archangelus Callegarius de Carrodano » 166 450 Johannes Baptista Curius de Tabia » 166 451 Franciscus Fossatus de Genua » 167 452 Paulus Samengus de Sigestro » 167 453 Ludovicus Federici de Spedia » 167 454 Stephanus Maria ab Auria de Genua » 167 455 Sixtus Pippus de Luca » 168 456 Faustinus Jordanus de Diano » 168 457 Hyacinthus Podius de Genua » 169 458 Seraphinus Pascha id. » 169 459 Johannes Baptista Roisecus id. » 170 460 Laurentius Cavatia id. / » 170 461 Paulus Moconesi id. » 171 462 Benedictus Jussanus id. / » 171 463 Victor — id. » 171 464 Mansuetus — de Varisio » 171 465 Cosmas — de Marro » 172 466 Damianus — de Arquato » 172 467 Hippolytus Maria Raggius de Genua » 172 468 Angelus — de Rapallo » 172 469 Hieronym. Maria Ponzonus de Gorrino » 173 470 Augustin. Maria Alessius de Genua » 173 471 Dominio. Maria Braccus id. » 173 » 173 472 Paulus — de Morbello 473 Victor de Bragamis de Parma » 174 474 Petrus-Martyr Gentilis de Genua » 174 475 Angelus Maria Federici de Sigestro » 175 476 Petrus Maria — de Rexpnico » 175 477 Bonus de Monlacanis de Levanto » 175 478 Spiritus de Ruere de s. Maria de Vano » 175 479 Adeodatus Olegnanus de Vintimillio » 176 480 Johannes Dominic. Ghiglinus de Genua » 176 481 Petrus-Martyr Bollo id. » 176 482 Benedictus Justinianus id » 177 483 Vincentius Rodimis de Diano » 177 484 Thomas Camblasius de Genua » 177 485 Hyacinthus Mainerus de Uvada / / » 178 486 Bonifacius de Zignago de Genua / » 178 487 Marcellinus — de Portu Mauritio 1 / » 178 488 Justinus Marencus - 1 / » 178 t.° d’ori 489 4.9O 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 5°3 504 5°5 506 507 508 509 510 5n 512 513 514 5*5 516 517 5x8 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 Nomina — 287 — Agnomina Patri» Seraphinus — de Ragusio Pag. 179 Adeodatus Centurionus de Genua » 179 Andreas Sutus de Fontana ingorda » 179 Antonius de Ayrolis de Genua » 180 Jacobus Boggianus id. » 180 V ictor Frachia de Roccavignata » 180 Damiantis Varese de s. Pantaleone » 180 Vincentius Vitalis de Genua » 181 Jo. Ambrosius Ghiglinus id. » 181 Valentinus Vacherius id. » 181 Angelus Tatius id. » 181 Ludovicus Lavagninus id. » 182 Jacobus Hyacinthus Pallavicinus id. » 182 Raymundus De-Franchis id. » 183 Petrus Castilionus id. » 183 Johannes Baptista Salvagus id. » 183 Albertus Cardinalis id. >» 184 Sebastianus Merellus id. » 184 Horatius Sanseverinus id. » 184 Antoninus — de Lavania » 185 Carolus de Pedemonte de Genua » 185 Ciprianus Ronconus id. » 185 Silvester Albarius id. » 186 Modestus Spineta id. » 186 Bartholomeus Menavinus id. » 186 Camillus Salvagus id. » 187 Jacobus Passanus id. » 187 Franciscus Lavagninus de S. M. de Lagorara » 187 Johannes Baptista Platus de Genua » 187 Petrus Paulus Collatus id. » 188 Faustinus Vacherius id. » 188 Philippus Guanus de Torrilia » 188 Archangelus Podius de Genua » 189 Marcus Antonius Bigottus id. » 189 Cherubinus Maria Bozomus id. » 189 Jo. Vincentius Reghetia de Tabia » 190 Petrus Carrega de Genua » 190 Annibaldus Origus id. » 190 Adeodatus Maria Gentilis id. » 191 Hyacinthus Maria De-Franchis id. » 191 Alexander Castagninus id. » 192 Augustinus — id. » 192 — 288 — N.0 d’ord. Nomina Agnomina Patria 531 Thomas Maria Costa de Genua Pag. 193 532 Nicolaus Maria Cattaneus id. » 193 533 Paulus Vincentus Centurionus id. » 193 534 Benedictus Paganinus de Carre » 194 535 Andreas Maggius de Rapallo (?) » 194 536 Nicolaus Gazalis de Genua » 195 537 Hyacinthus Maria Granara id. » 195 v-»J co Johannes Maria Borzinus id. » T95 539 Johannes Thomas Granara id. » 196 540 Jacobus Maria Mutius de Sigestro » 196 541 Vincentius Cardinalis de Genua » 196 542 Julius Vincentius Gentilis id. » 197 543 Dominicus Maria Puteusbonellus de Savona » 198 544 Jo. Vincentius Vivaldus de Tabia » 198 545 Franciscus Maria Castilionus de Genua » 199 546 Franciscus Doglius id. » 200 547 Johannes Mattheus Senarega id. » 200 548 Basilius Corradus de Levanto » 200 549 Nicolaus Albora de Genua » 20T 550 Thomas Maria Giovi id. » 201 551 Christophorus de Framura id. » 202 552 Michael Angelus Bullus id. » 203 553 Angelus Dominicus Rebuffus id. » 203 554 Johannes Baptista de Novis id. » 204 555 Albertus Solimanus id. » 204 556 Jo. Vincentius Prete id. » 205 557 Pacificus — id. » 205 558 Laurentius Lomellinus id. » 205 559 Jo. Albertus Cardinalis id. » 206 560 Angelus Vincentius Anfussius id. » 206 561 Nicolaus Maria Invrea id. » 206 562 Raymundus Mainetus id. » 207 563 Josephus Maria Rebuttus id. » 207 564 Paulus Maria Moconesi id. » 207 565 Angelus Dominic. Grimaldus id. » 207 566 Thomas Maria Nigronus id. ». 208 567 Angelus Thomas Geirola id. » 209 568 Angelus Clemens Clemente id. » 209 569 Thomas Elias Ardissonus de Tabia » 209 570 Jo. Dominicus Grimaldus de Genua » 210 571 Johannes Baptista Lazania id. » 210 572 Angelus Vincentius Mutius de s. Gottardo » 21 r — 289 - N.° d’orti. Nomina Agnomina Patria 573 Carolus Dominicus Spinula de Genua Pag. 211 574 Thomas Albarius id. » 212 575 Angelus Maria de Pincetis id. » 212 576 Henricus Dracennier de Francia » 213 577 Albertus Maria Fabiani de Genua » 213 578 Dominicus Frane. Tassorellus id. » 214 579 Adamus Maria Centurionus id. » 214 580 Johannes Baptista Invrea id. » 214 581 Horatius de Franciscis id. » 215 582 Jo. Dominicus Berlingerius de Sputurno » 216 583 Jacobus Maria Mutius de Sigestro » 216 584 Justus Paganinus de Carro >» 216 585 Julius Guanus de Turrilia » 217 $86 Carolus Costa de Uvada » 217 587 Hyacinthus Vicecomes de Genua » 217 OO OO Josephus Maria Curius de Tabia » 217 589 Thomas Maria Borellus id. » 218 590 Ludovicus Corsini de Lauda » 218 591 Petrus-Martyr Justinianus de Cilio » 219 592 Hippolytus Nicolaus Fabianus de Genua » 219 593 Michael — de Sigestro » 220 594 Mansuetus — de Carro » 220 595 Angelus — de Sarrana » 220 596 Dominicus — de Carro » 220 597 Thomas de Berrà de Nicia » 221 598 Johannes Baptista Franceschetti de Rivulo maiori » 221 599 Dominicus Maria Santini ab Exio » 221 600 Dominicus de Gruppis de Virguleta » 222 601 Paulus Dominicus Spinula de Genua » 222 602 Thomas Vine. M. de Passanis id. » 223 603 Johannes Baptista Tavaronus de Sigestro » 223 604 Ambrosius de Auria de Genua » 224 605 Dominicus Maria de Franchis id. » 225 606 Alexander Spinula id. » 225 607 Nicolaus Maria de Franchis id. » 226 608 Dominicus Maria Spinula id. » 226 609 Aloys. Benedictus Gentilis id. » 227 610 Dominicus Maria — de Corneliano » 227 611 Stephanus Bromius de Virguleta » 228 612 Antoninus — de Verona » 228 613 Carolus Jo. Bapt. de Marinis de Genua » 229 614 Thomas Luccionus de Bonifacio » 229 Arri Soc. Lig. St. Patria. Voi. XX. — 290 — M.° d’ord. Nomina Agnomina Patria 615 Thomas de Viganego de Genua Pag. 230 616 Johannes Baptista P a gammi s id. » 230 617 Stephanus Maria Giofredus de s. Romulo » 230 618 Dominicus Maria Salvagus ■ de Genua » 231 619 Hieronym. Maria Basadonne de Petra » 231 620 Angelus Dominicus Armaninus de Genua » 232 621 Josephus Maria Barabinus id. » 232 622 Antonius Maria Bernabò id. » 232 623 Thomas Laurentius Vivianus — » 233 624 Paulus Vincentius Garibaldus id. » 233 625 Julius Vincentius Gentilis id. » 234 626 Johannes Baptista Biancardi de Alaxio » 234 627 Thomas Dominicus Justinianus de Genua $ 234 628 Felix Pius Garibaldus id. » 235 629 Dominicus Maria Celanus de Bonifacio » 235 630 Jo. Ludovicus Pagliera de Genua » 236 631 Angelus Thomas Romairone — » 236 632 Angelus Thomas . Passanus — » 237 633 Hyacinthus Maria Mongiardini de Uvada » 237 634 Laurentius Maria Cattaneus — » 237 635 Petrus Angelus Gnecchus de Nervi » 237 636 Antonius Casaretus — » 238 637 Jacobus Maria Rubeus de Uvada » 238 638 Romualdus Casareggio de Genua » 239 639 Ludovicus m de Corbara » 239 640 Caesar Mutius de Savona » 240 641 Nicolaus Basilius Gazzale de Genua » 240 642 Stephanuo Maria Justinianus de Chio » 240 643 Johannes Baptista Montanus de Uvada » 240 644 Innocentius Rovere de Moradorio » 241 64$ Jacobus Philippus Gallo de Genua » 241 646 Raymundus Carbone id. » 241 647 Hyacinthus Marini id. » 241 648 Carolus Frane. de Lenguelia de Albinga » 242 649 Angelus Domin. Asdente de Tabia » 242 650 Angelicus Thomas Cuneo de Genua » 242 651 Franciscus Sophia id. » 243 652 Josephus Antonius Clavarini id. » 243 653 Johannes Taiana de Como » 243 654 Angelicus Thomas Grossi de Albisola . » 243 655 Paulus Eriotti de Alexandria » 244 656 Justus Paganini de Genua » 244 [,° d’c 657 658 659 660 661 662 663 664 665 666 667 668 669 670 671 672 673 674 675 676 677 678 679 680 681 682 683 684 685 686 687 688 689 690 691 692 693 694 695 696 697 698 Nomina Pius Jo. Dominicus Raymundus Hyacinthus Gundisalvus Laurentius Johannes Thomas Dominicus Frane. Johannes Baptista Johannes Baptista Tius Josephus Hieronym. Vinc. Pius Vincentius Nicolaus Thomas Thomas Vinc. Petrus Paulus Vincentius Maria Dominicus Thom. Johannes Baptista Carolus Antonius Josephus Petrus Vincentius Aloysius Johannes Gaspar Nicolaus Dominicus Thom. Johannes Baptista Dominicus Horatius Johannes Desiderius Hieronymus Petrus Vincentius Benedictus Vincentius Johannes Thomas Thomas Maria Sebastianus Dominicus Maria Paulus Baptista Jacobus — 291 — Agnomina Landi Quaglia Zucchi Laviosa Landi Berti (?) Gastaldi Deviartini Sappia Virbio Asseretus Morelli Lavezzoli Saporiti Bignone Acquarone de Franchis Lercari Strafforelli Pesanti Pinocchi Clavarini Asseretus Ageno Ageno Bracelli D’Oria D’ Oria Rosea Novaro Badano Carpi Polleri Poggi Bonanni Paradiso-Pasini Biancardi Justinianus Strafforelli Clavarini Bonanni Roverisio Patria de Spedia de Diano de Mediolano de Uvada de Spedia de Dulcedo de Alaxio de Genua de Genua id. de Albinga de Genua id. de Portu Mauritio de Genua de Tabia de Portu Mauritio de Genua id. id. id. id. id. id. de Genua de Alaxio de Scio de Portu Mauritio de Genua de s. Romulo -— 292 — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria 699 Dominicus Dania de Vulturo Pag. 257 700 B lasius Tornelli de Uvada » 257 701 Leonardus Strafforelli de Portu Mauritio » 257 702 Benedictus Spirito de Savona » 258 703 Dominicus Strafforelli de Portu Mauritio » 258 704 Aloysius Derossi de Genua » 258 705 Petrus Pauhis Garibaldus — » 258 706 Vincentius Maggiolo de Genua » 258 707 Vincentius Scotìi de Savona » 259 708 Gaspar Tornelli — » 259 709 Thomas Vinc. Longhi de Albinga » 259 710 Johannes Andreas Grillo — » 260 711 Mauritius Raimondi de Finario » 260 712 Angelus Corte de Novis » 260 713 Johannes Maria Cassinello — » 260 714 Johannes Baptista Gasparini — » 260 715 Paulus Galletti — » 261 716 Julianus Gastaldi de Alaxio » 261 717 Vincentius Ardui ni de Albinga » 261 718 Hieronymus Silvano de Genua » 261 719 Josephus Rossi — » 262 720 Vincentius Airaldi de Alaxio » 262 721 Dominicus Brea id. » 262 722 Dominicus Thom. Canefri de Ncvis » 262 723 Petrus Siffredi — » 263 724 Vincentius Bono de Uvada » 263 725 Thomas Negrotti — » 263 726 Laurentius Soldi de Uvada » 263 727 Felix Casamiglia de Diano » 263 728 ..... Falconi de Clavaro » 263 729 Vincentius Giudice — » 264 730 Dominicus Brucio — » 264 731 Antonius Chiappara — » 264 732 Josephus Chiappara — » 264 733 Thomas Carbone — » 264 734 Josephus Dagnini — » 264 735 Ignatius Buffa de Uvada » 265 736 Thomas Vinc. PlRATTONI de Alexandria » 265 737 Thomas Celle de Genua » 266 738 Hyacinthus Ang. Celle id. » 266 739 Aloysius Denegri de Montaldo » 266 740 Johannes Baptista Piccaluga de Genua » 267 — 293 — N.# d'ord. Nomina Agnomina Patria 741 Ferdinandus Romanengo de Genua Pag 742 Aloys. Thomas Oggiero id. » 743 Josephus Veliini — » 744 Thomas Buffa de Uvada )) 745 Petrus Prato de Genua » 746 Ernestus Rossi de Genua » 747 Vincentius Maglione id. » 748 Pius Sebastianus Pallavicino id. » 749 Hyacinthus Joseph. Lazzarini de Nic. Montisfer. » 750 Vincentius Massa de Genua » 751 Johannes Thomas Defilippi de Tabia )) 752 Johannes Baptista Tealdi — » 753 Augustinus Delbalzo de Loano » Riepilogo Vescovi.......N.° 15 Padri........» 553 Conversi......» 185 267 267 268 268 268 269 269 269 270 270 271 271 271 Totale N.° 753 INDEX per latina nomina ordine, alphabetico m N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.° I Adamus Maria Centurionus de Genua 214 579 2 Adeodatus Arduinus id. 154 394 3 » Centurionus id. 179 490 4 » Gentilis id. l6l 424 5 » Justinianus id. 101 234 6 ■» Olegnanus de Vintimilio 176 479 7 Adeodatus Maria Gentilis de Genua 191 527 8 Agapitus de Vultabio id. 91 201 9 Albertus Cardinalis id. 184 505 IO » Cazalius - id. 165 443 ii » Coronatus id. 108 244 12 » Pisonus id. 153 389 13 » Solimanus id. 204 555 14 Albertus Maria Fabiani id. 213 577 15 Alexander Castagninus id. 192 529 16 » Sanguinetus id. 108 245 17 » Spinula id. 225 606 18 Aloysius Ageno id. 250 680 19 » Denegri de Montaldéo 266 739 20 » Derossi de Genua 258 704 21 Aloys. Benedictus Gentilis id. 227 609 22 Aloys. Thomas Oggiero id. 267 742 23 Ambrosius ab Auria id. 224 604 24 » Badaracus id. 134 326 25 » de Nigro id. 156 397 26 » Panigarola id. 59 125 27 » Picaluga id. 28 49 28 de Podio id. 93 206 29 » Spinula id. 78 175 — 296 — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.» 3° Ambrosius — de Biella 88 193 31 » — de Savona 20 36 32 Anastasius — de Placentia 134 327 33 Andreas • de Corsio de Genua 75 169 34 » Jhauroya id. 141 3 50 35 » Maggius de Rapallo (?) 194 535 36 » Mecota de Genua 96 217 37 » Rubeus de Luca 148 376 38 )) Sutus de Fontana ing. 179 491 39 )) — de Campo 152 385 40 )) — de Finario T4I 351 41 Angelus ab Auria de Unelia 56 116 42 » Corte de Novis 260 712 43 » Grimaldus de Genua (?) 142 352 44 » de Pateriis de Chio 7i 159 45 » Tatius de Genua 181 499 46 » — de Burgeto 117 261 47 » — de Levanto 81 182 48 » — de Rapallo 172 468 49 » — de Sarzana 220 595 5° » — de Varisio 60 128 5i Angelus Clemens Clemente de Genua 209 568 52 » Dominicus Armaninus id. 232 620 53 » » Asdente de Tabia 242 649 54 » » Grimaldus de Genua 207 565 55 » » Rebuffus id. 203 553 56 Angelus Maria Federici de Sigestro 175 475 57 » » de Pincetis de Genua 212 575 58 Angelus Thomas Geirola id. 209 567 59 » » Passanus — 237 632 60 » » Romairone — 236 631 61 Angel. Vincentius Anfussius id. 206 560 62 » » Miitius de s. Gottardo 211 572 63 Angelicus Thomas Cuneo de Genua 242 650 64 » » Grossi de Albisola 243 654 65 Annibaldus Origo de Genua 190 526 66 Anselmus Montesoro id. 163 434 67 Antonius de Airolis id. 180 492 68 » Biscotus id. 119 271 69 » de Camilla id. 77 173 70 » de Capriata id. (?) 151 382 7i » Casaretus — 238 •636 — 297 — iVord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.* 72 Antonius 0 Chiappara — 264 731 73 » de com. Cucurni de Sigestro 124 287 74 )) Feus de Genua 7 IO 75 » Gallina de Papia 49 100 76 )) de Gibello — 94 208 77 » Justinianus de Genua 127 296 78 » de Lanciis de Tabia 42 77 79 » de Petra — IO 16 80 » Porta de Genua 68 148 81 )) Vaera id. 66 143 82 » Varese de s. Pantaleone 162 427 83 )) — de Levanto IIO 251 84 » — de Rapallo 26 44 85 Antonius Maria Bernabò de Genua 232 622 86 Antoninus — de Compiano 154 393 87 » » de Genua 151 381 88 » — de Lavania \y-\ 00 *-» w 0 00 89 » — de Sucharé 125 288 90 » — de Verona 228 612 9' Archangelus Callegarius de Carrodano 166 449 92 » de Camilla de Genua 107 243 93 » de Nigro id. 140 346 94 » Podius id. 189 521 95 Augustinus de Albingana id. (?) ■33 322 96 » Cocius id. 139 342 97 » Delbalzo de Loano 27. 753 98 » Justinianus de Genua 73 164 99 » de Modulo id. 7 9 100 » Rossignolus de Monterubeo 157 400 101 » Salutius de Genua 40 7i 102 » de Sigestro — no 252 103 » de Vintimilio de Caffa (?) 15 25 104 » — de Genua 192 530 105 » — de Lavania 96 215 106 » . — id. 144' 359 107 » — de Prierio 98 223 108 » — de Rochatngliata 125 289 109 Augustinus Maria Alexius de Genua 173 470 110 Aurelius Gavius id. 153 390 III » ii • de Prierio « ii6 257 N.” d’ord. Nomina — 298 — Agnomina Patria Pag. N." 112 Baldasar Cattaneus de Genua 4 2 115 » — ' id. 16 28 114 Barnabas de Aimaris id. 25 40 H5 » Gentilis id. 9 '3 Il6 » Gentilis id. 88 192 117 » de Paravania id. 7 8 Il8 » Rubeus id. 157 401 119 » — id. 152 ''t 00 fT\ 120 Bartholomeus de Albingana id. (?) 68' 147 121 » Burgarus id. 79 179 122 » Cangialanza id. 97 221 123 » de Castiliono id. 43 80 124 » de Ferrariis de Triora 12 '9 125 » de Luxorio de Genua 4i 72 126 » Menavinus id. . 186 5'3 127 » de Pagio id. 145 363 128 » Plumellus id. 137 336 I29 )) die Riparolio id. 58 123 130 )) — id. 47 93 131 » — id. 100 230 132 » — de Levanto 144 361 153 » — de Monelia 66 142 134 » — de Prierio 98 224 135 » — de s. Margarita 128 301 136 Basilius Conradus de Levanto 200 548 137 » Spinula de Genua 165 441 138 Benedictus Basadonne id. 127 297 '39 » Bogiolus id. 118 267 140 » Bonanni — 255 691 141 » de Ceva id. 41 73 142 » Duratius id. '33 323 I43 » de Ferrariis id. 95 211 '44 » de Guano id. 20 37 '45. » Jussanus id. 171 462 146 » Justinianus • id. 177 482 '47 » * Medices de Chio 166 447 148 » * Paganinus de Carro 194 5 34 149 » de Savignono — 39 67 150 » Spirito de Savona 258 702 151 Bernardus de Bertolotis de Genua 7' 157 152 » Burgarus id. « '9 34 153 » » Granellus id. 54 110 % - 299 - N.° d'ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.» 154 Bernardus Imperialis de Genua 120 273 155 » * de Lavania id. (?) 67 144 156 » Oliverius id. 147 375 1S 7 » de Vivo (?) — 125 290 158 » — de Uvada 44 84 159 Blasius Tornelli * id. 257 700 160 » — de Mediolano 135 329 161 Bonifacius Massonus de Diano 164 439 162 » Sacherius de Genua 27 46 163 » de Zignago id. 178 486 164 Bonus de Montacanis de Levanto 175 477 165 » — de Borzonasca 163 430 166 Caesar Mutius de Savona 240 640 167 Camillus (?) Salvagus de Genua 187 514 168 Carolus Costa de Uvada 217 586 169 » de Pedemonte de Genua 185 509 170 Carolus Anton. Pinocchi — 249 677 171 » Domin. Spinula id. 211 573 172 » Frane. de Lengueglia de Albinga 242 648 *73 » Jo. Bapt. de Marinis de Genua 229 613 J74 Cherubinus Maria Bozomus id. 189 523 :75 Chnstophorus de Framura id. 201 551 176 » Maruffus id. 54 in !77 » Spinula id. 12 20 178 » — id. 100 231 179 » — id. 118 264 180 » — de Levanto 157 404 181 Ciprianus Rebrocus de Genua 131 315 182 » Ronconus id. 185 510 *83 Clemens Serravalle id. I23 282 184 » Vernengus id. 163 435 185 Constantinus Squarsaficus id. 90 199 186 Cosmas 4 de Bardineto 124 284 187 » — de Levanto 146 368 188 » — de Maro 172 465 189 » — — 43 78 190 Crispinus * — de Gpnua 103 257 '91 » — de Insula 134 325 192 « * Damianus Varese de s. Pantaleone 180 495 193 » — de Arquato 172 466 — 3°° K.° d’ord. Nomina Agnomina Patri» Pag. N.* 194 Damianus — de Chio 159 413 195 » — de Finario* 132 318 196 » — de Insula 117 263 197 » — de s* Margarita 146 369 198 » — — 43 79 199 Daniel de Rubeis de Genua 163 431 200 Desiderius Carpi — 2 54 688 201 » de Maiolo id. 130 308 202 Dionysius de Camulio id. 91 200 203 » Dragus de Sigestro 55 113 204 » Serravalle de Genua 132 317 20) » - de Ortonovo 164 437 206 » - — 28 48 207 Dominicus Boverius de Tabia 57 121 208 » Brea de Alaxio ' 262 721 209 » Bruzzo — 264 730 210 » Carbonus de Genua 135 330 211 » Cavatia id. 117 259 212 » de Ceva id. 156 398 213 » de Crovaria id. 82 186 214 » Dania de Vuliuro 257 699 215 » de Ferrariis de Genua 126 293 216 » de Grimaldis id. S» 124 217 » de Gruppis de Virguleta 222 600 218 » Lecavellus de Genua 70 155 219 » de Luxorio id. 72 162 220 » de Monleone id. 10 15 221 » Novaro id. m 254 686 222 » de Petrasancta 133 320 223 » de Rezano de Levanto 7« 158 224 » Scalia de Savona 8 12 225 » Spinula de Genua 35 63 226 » Strafforelli de Portu Maur. 258 703 227 n de Terrili de Genua '20 35 228 » — de Carro 220 596 229 » — de Diano 53 107 230 » — de Guano 66 141 231 n 0 — Hispanus 130 307 232 » — de Sigestro 14 22 233 » — de Vulturo 17 '30 234 Dominicus Maria Braccus de Genua* 173 471 235 » » Celanus de Bonifacio 235 629 « ♦ d’ord Nomina — 301 — Agnomina Patria Pag. N.“ 236 Dominicus Maria Clavarini de Genua 256 696 237 » » de Franchis id. 225 605 238 » » Puteusbonellus de Savona 198 543 239 » » Salvagus de Genua 231 6l8 240 » » Santini ab Exio 221 599 241 » » Spinula de Genua 226 608 242 » » _ de Corneliano 227 610 243 Domin. Franciscus Demartini de Genua 246 664 244 » » . Tassorellus id. 214 578 245 Domin. Thomas Canefri de Novis 262 722 246 » » D’Oria de Genua 251 684 247 » » Strafforelli de Portu Maur. 249 675 248 Ernestus Rossi ' de Genua 269 746 249 Eusebius — de Quinto 6l 132 250 Faustinus Jordanus de Diano l68 456 251 » Vacherius de Genua l88 519 252 Felix Casamiglia de Diano 263 727 25? » de Magdalena de Genua 147 371 254 Felix Pius Garibaldus id. 235 628 255 Ferdinandus Romanengo id. 267 741 256 Franciscus de Bolasco de Sigestro 70 156 257 » de Canitia de Genua 33 59 258 » de Carmagnola id. 53' 108 259 » Centurionus id. 87 190 260 » de Dernisio id. 128 300 261 » Doglius id. 200 546 262 » de Flisco id. 74 165 263 » Fossatus id. 167 4SI 264 » de Honeto id. 81 185 265 » de Illice de Levanto 81 181 266 » Justinianus id. 121 275 267 » Lavagninus de s. M. de Lagor. 187 516 268 » de Monterubeo — 48 97 269 » Salvagus de Genua 77 171 270 » . Sophia id. 243 651 271 272 • » — de Sucharé 128 302 Franciscus Maria Castilionus de Genua 199 545 273 Gabriel de Judicibus id. 151 312 274 » Luxardus id. 11 '7 302 — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.° 2?5 Gabriel Serra de Levanto 160 420 276 » Spinula de Genua 67 146 277 Gaspar Bracelli id. 251 682 278 » Marengus id. 49 IOI 279 » de Oderico id. 86 189 280 » Torrielli — 259 708 281 Georgius Bottarius id. 7i 160 282 « Bottarius id. 109 25O 283 » Raggius id. 164 440 284 » Zoalius • id. 129 304. 285 » — de Castiliono 32 55 286 Gerardus de Petra — 16 27 287 Gervasius de Rapallo — 42 75 288 Gregorius Gentili? de Genua 25 39 289 » Justinianus id. 41 74 290 » de Mortario id. 147 3 74 291 » Porrus id. X 19 269 292 » de Sigestro — X 10 254 293 » — id. 80 180 294 Gundisalvus Landi de Spedia 245 661 295 Henricus Draconnier de Francia 213 57 6 296 Hieronymus Bavarus de Genua 104 238 297 » Bozomus id. 72 163 298 » Castilionus id. 163 433 299 » de Cosano id. 3 1 300 » Fatinanti id. 136 334 301 » Fenogius de Finario 11 18 302 » de Franciscis de Genua 159 414 303 » Marengus id. 95 214 304 » Palmarius id. 54 109 305 » Polleri — 254 689 306 » de Rapallo — 90 197 O cr\ » de Sigestro id. 58 122 VA> O OO » Silvano id. 261 718 3°9 » Spinula ' id. 39 68 310 » de Turbino iJ. 98 222 311 » — de Finario 105 239 312 » — de Pogliasca 140 347 3*3 » — de Pontremulo 61 134 3H Hieronymus Maria Basadonne de Petra 23 T 619 315 » » Ponzonus de Gorrino 173 469 r i N.° d’ord. 316 VI 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 Nomina Hieronymus Vinc. Hilarius )> Hippolytus Hippolytus Maria Hippolytus Nicol. Horatius » Horatius Jo. Hyacinthus Hyac. Angelus Hyac. Joseph. Hyac. Maria » » » » » » Jacobinus Jacobus » » » » » » » » » » » » » » » Jacobus Hyac. Jacobus Maria . 4* — 303 — « Agnomina Patria Pag. Morelli de Albinga’ 247 668 de Rocha de Genua I3I 3*3 — de Ortonovo 137 338 Rattus — l6o 419 Raggius de Genua 172 467 Fabianus id. 219 592 de Franciscis id. 21) 581 Sanseverinus id. 184 507 Badano — 254 687 Laviosa de Uvada 245 660 Marini de Genua 24I 647 Podius id. 169 457 Vicecomes id. 217 587 Celle id. 2 66 738 Lazzarini de Nic. Mont. 270 749 ♦ de Franchis de Genua 191 528 Qranara id. r95 S37 Mainerus de Uvada 178 485 Mongiardini id. 237 633 de Plebe Techia 48 98 Boggianus de Genua 180 493 de Ceva id. n 9 268 Gucius id. 143 356 de Imperialibus id. 18 32 Justinianus id. 31 53 Justinianus id. 36 65 Malpagà id. 55 112 Maruffus id. 69 152 de Monelia — 65 139 de Montali de Levanto 66 140 * Passanus de Genua 187 515 de Pedemontium id. 16 26 Roverisio a s. Romulo 2)7 698 _ de Alexandria 140 4^ OO _ de Bergamo 79 178 _ de Levanto \33 321 _ de Quinto 6f 131 _ de Tridino 32 54 Pallavicinus de Genua 182 501 Mutius de Sigestro 196 540 Mutius id. 216 583 ». * • • — 3°4 — ÌT.* d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.° 357 Jacobus Maria Rubeus de Uvada 238 637 35« Jacobus Philip. Gallo de Genua 241 645 359 Ignatius Buffa de Uvada 265 735 360 » — de Rochatagliata 141 349 361 Innocentius de Axereto de Genua 146 370 362 » Cavatia id. 131 311 363 » de Recho id. 55 114 364 » Rovere de Moradorio 241 644 365 » — de Uvada 139 3 44 366 Johannes Ageno de Genua 250 681 367 » Bochinus id. 48 96 368 » de Bolasco de Sigestro 69 150 369 » Campi de Genua 132 383 370 » de Clavaro •id. ( ?) 57 118 Ì71 » de Flisco de Genua 77 172 372 » Galianus id. 72 161 373 » de Gazà de Rapallo 97 220 374 » de Gropallo de Genua 96 216 375 » de Levanto — 32 56 376 » de Levanto — 74 167 377 » de Marinis id. 25 38 378 » Salvaigus id. 26 42 379 » Taiana de Como 243 633 380 » Zucchetta de Genua 162 428 381 » — de Clavaro 158 410 382 » — de Finario 162 429 383 » — de Genua 158 407 384 » — de Rimazorio 40 70 385 » — de Rochatagliata 118 265 386 » . — de Varisio 95 212 OO •^4 » — de Vincentia 158 411 OO OO Jo. Albertus Cardinalis de Genua 206 5 59 389 Jo. Ambrosius Ghiglinus id. 181 497 390 Jo. Andreas Grillo — 260 710 391 Jo. Baptista Biancardi de Alaxio 23 + 626 392 » Campionus de Savona 46 91 393 > » Cattaneus de Genua 94 209 394 ' » Centurionus . id. 50 103 395 » Curlus de Tabia 166 450 396 » Fatinanti de Genua 5 6 397 » Ferrarius id. (?) 45 87 398 » Franceschetti # de Rivulo maior. 221 598 • ♦ % -* ♦ -m « 9 i . N,° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.- 399 Jo. Baptista de Franchis de Genua 101 232 400 » Gasparini — 260 7*4 401 » Janotus id. 123 283 402 » Invrea id. 214 580 403 » Lazania id. 210 571 404 » Lomellinus id. 92 205 405 » Montanus de Uvada 240 643 406 » de Novis de Genua 204 554 407 » Paganinus id. 230 616 408 » Pesanti — 249 676 409 » Piccaluga id. 267 740 410 » Piatus iil. 187 517 41X » Roisecus id. 170 459 412 » Rosea — 254 685 413 » Salvagus id. 183 504 414 » Sappia — 246 665 415 » Seminus id. 143 354 416 » de Sigestro — 120 274 417 » de s. Sixto id. 57 120 418 » Tavaronus de Sigestro 223 603 419 » Tealdi — 271 752 420 » Vicecomes de Tabia 130 309 421 » Virzio de Genua 247 666 422 » — de Artali 4 3 423 » — de Cremona 124 285 424 Jo. Chrysostomus Grecus de Genua (?) 131 314 425 » - de Dian 164 436 426 Jo. Damascenus Justinianus de Chio 148 377 427 Jo. Dominicus Berlingerius de Sputurno 216 582 428 » Ghiglinus de Genua 176 480 429 » Grimaldus id. 210 570 430 » Quaglia de Diano 245 658 431 Jo. Evangelista Balianus de Genua 162 426 432 Jo. Ludovicus Pagliera id. 236 630 433 Jo. Maria Borzinus id. 195 558 434 » Cassinello — 260 713 435 Jo. Matthaeus Senarega id. 200 547 436 Jo. Philippus Lazagnia id. 143 355 437 Jo. Thomas Biancardi de Alaxio 255 693 438 » De-Filippi de Tabia 271 751 439 » Gastaldi de Alaxio 246 663 440 » Granara de Genua 196 539 Atti Soc. Lig. St. Patria. Voi. XX. 21 — 306 — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.° 441 jo. Vincentius Prete de Genua 205 556 442 » Reghetia de Tabia 190 524 445 )) Vivaldus i.d. 198 544 444 Josephus Carrega de Genua r3i 510 445 » Chiappara — 264 752 446 » Clavarini id. 249 678 447 » Dagnino — 264 734 448 » Rossi — 262 719 449 » Veliini — 268 745 450 Josephus Anton. Clavarini id. 245 652 451 Josephus Maria Barabinus id. 232 621 452 » Curius de Tabia 217 588 455 » Rebuttus de Genua 207 563 454 Julianus Gastaldi de Alaxio 261 716 45 5 » de Pulcifera de Genua 40 69 456 » de Turre id. 130 306 457 » — de s. Michaele 144 360 458 Julius Guanus de Turrilia 217 585 459 Julius Vincentius Gentilis de Genua 197 542 460 » » Gentilis id. 234 625 461 Justinus Marencus — 178 488 462 Justus Paganini de Carro 216 584 463 » Paganini de Genua 244 656 464 Laurentius Berti (?) de Dulcedo 246 662 465 » Cavatia de Genua 170 460 466 » Feus id. 27 45 467 » Furnarius id. 45 88 468 » Galianus id. 109 248 469 » Lomellinus id. 205 558 470 » Mutius de Vulturo 99 229 471 » Parisola de Genua 29 5i 472 » Pascha de Tabia 5° x 02 475 » Repetus de Genua 155 391 474 » Senarega id. 123 281 475 » de Sigestro — 65 158 476 » Soldi de Uvada 263 726 477 Laurentius Maria Cattaneus — 237 634 478 Lazarus de Terrili de Genua 18 31 479 » — de Ortonovo 139 343 480 Leonardus Strafforelli de Porto Maur. 257 701 481 Lucas Bozomus de Genua 89 196 % N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.* 482 Lucas de Zcrbis de Genua 27 47 483 » — id. 134 324 484 » — id. 159 41S 485 » — de Ortonovo 137 337 486 )) — de Mudato 146 367 487 » — de Terdona 96 218 488 Ludovicus Adurnus de Genua 153 388 489 )> Bernabove ' de Sigestro 165 444 490 » Cigala de Genua 125 291 491 » Corsini de Lauda 218 590 492 » Federici de Spedia 167 453 493 » Lavagninus de Genua 182 500 494 » de Marinis id. 75 170 495 » Seminus id. 145 364 496 » Spinula id. 47 95 497 » — de Corbara 239 639 498 » — de Tabia 59 127 499 Mansuetus — de Carro 220 594 500 » - de Mediolano 144 358 501 » — de Varisio 171 464 502 Marcellinus — de Portu Maur. 178 487 503 Marcolinus — — 78 177 504 Marcus Cattaneus de Genua 87 191 505 » Dulmeta id. (?) 98 225 506 » Riccius id. x45 365 507 » — de Guano 93 207 508 » — de Levanto 26 4i 509 Marcus Antonius Bigottus de Genua 189 522 510 Marianus de Castiliono id. 117 260 511 » de Castiliono — 160 417 512 Martinus Justinianus id. 70 154 513 » Pencus id. 152 386 514 » — de Tabia 47 94 515 » — — 122 278 516 Matthaeus — de Genua 380 517 » — de castro s. Jo. PI. 8l 184 518 » — — 36 64 519 » — — 142 353 520 Matthias de Ponte de Genua 43 81 521 » de Ponte id. 99 226 522 Mauritius Raimondi de Finario 260 711 N.° d’ord Nomina — 308 — Agnomina Patria Pag. 523 Michael de Ast de Genua 136 524 » de Davania id. 132 525 » Gattus id. 166 526 » de Pedemonte — 6 527 » Rossignolus de Monterubeo 157 528 » — de Sigestro 220 529 Mich. Angelus Bullus de Genua 203 53° Modestus Spineta id. 186 531 Natalis _ de Cassana 134 532 Nicolaus Albora de Genua 201 533 « de Bernabove de Sigestro 60 534 » de Bracellis de Genua 129 535 » Brecius de Tabia 34 536 » D’ Oria de Genua 38 537 » D’ Oria id. 251 538 » de Gazà de Rapallo 74 539 ' » Gazalis de Genua *95 540 » Mortola id. 164 541 » de Potestate id. 121 542 » Saporiti id. 247 543 » de Sigestro — 81 544 » — de Arensano 47 545 » — de Cassana 49 546 » — de Genua 92 547 Nicolaus Basilius Gazzale id. 240 548 Nicolaus Maria Cattaneus id. 193 549 » » de Franchis id. 226 55° » » Invrea id. 206 551 552 Pacificus de Genua 205 553 Pantaleo Bolerius id. 143 554 » de Signorio id. 140 555 » — id. 78 556 Paulinus de Maiolo id. 67 557 Paulus Cavallus id. 129 OO vs-\ » Eriotti de Alexandria 244 559 » Galleni — 261 560 » Moconesi de Genua 171 561 » de Monelia id. 30 562 » Montaldus id. 101 563 » Pipus id. 56 ì - 309 - N.c d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. 564 Paulus Pipus de Genua 109 247 565 » Samengus de Sigestro 167 452 566 » — de Finario 101 235 567 » — de Genua 161 422 568 » — de Morbello 173 472 569 )) — de Vercellis 34 6l 570 Paulus Baptista Bonanni — 256 697 571 » » Salvagus de Genua 68 149 572 Paulus Doiv.inic. Spinula id. 222 60I 573 Paulus Maria Moconesi id. 207 564 574 Paulus Vincent. Centurionus id. *93 533 575 » » Garibaldus id. 233 624 576 Pelegrus — de Cassana 165 445 577 Peregrinus Pernice de Genua 57 119 578 Petrus de Bisamne id. 53 106 579 )) Campanarius id. 33 58 O 00 CA >) Carrega id. 190 525 58. )) Castilionus id. r35 332 582 )) Castilionus id. 183 503 CA CO V/"\ » de Grimaldis id. 44 82 CO IA )) Piccaluga de Corneliano 158 405 585 )) Prato de Genua 268 745 586 )) Salvagus id. 65 136 CO » Siffredi — 263 723 OO OO VA )) Sophya id. 89 195 589 » Vicecomes de Tabia 156 399 590 » — de Crovaria 124 286 591 » — de Levanto 105 241 592 )) — de Sicilia 15 24 593 Petrus Angel. Gneccus de Nervi 237 635 594 Petrus Maria — de Rezonico 175 476 595 Petrus Martyr Bollo de Genua 176 481 596 » » Dondus de Vulturo 148 378 » » Gentilis de Genua 174 474 597 » » Justinianus de Chio 219 591 598 » » Merellus de Genua 117 262 599 » » de Turrilia id. 147 372 O O SO » » — de Vigueria !35 531 601 Petrus Paulus Collatus de Genua 188 518 602 » » de Franchis id. 248 673 603 » » Garibaldus id. 258 705 604 Petrus Vincent. Asseretus id. 250 679 % N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.° 605 Petrus Vincent. Poggi de Genua 254 690 606 Philippus de Flisco id. 61 !33 607 » Guanus de Turrilia 188 520 608 » Italianus de Genua 9 14 609 » Malvasia id 157 403 6lO » de Roseto id. 52 105 6ll » Via id. 122 280 612 Pius Laudi de Spedia 244 657 613 Pius Joseph Asseretus de Genua 247 667 614 Pius Sebast. Pallavicino id. 269 748 615 Pius Vinc. Lavezzoli id. 247 669 6x6 Prothasius de Rapallo — 42 76 617 Raymundus de Amigdola de Genua 46 89 618 » Carbone id. 241 646 619 » de Franchis id. 183 502 620 » Mainetus id. 207 562 621 » Zucchi de Mediolano 245 639 622 Raphael Cavatia de Genua 94 210 623 » Fliscus id. 160 418 624 » Marabotus id. 128 299 625 » Saccus de Savona 46 90 626 » Spinacius de Genua 5 4 627 » — de Clavaro 44 83 628 Reginatdus de Castiliono de Genua I IO 253 629 » Pisonus de Zignago 165 442 630 Romualdus Casareggio de Genua 239 638 631 Sebastianus Merellus id. 184 506 632 » Rapallus id. 159 412 633 » Rebrocus id. 120 272 634 » Strafforelli de Portu Mauritio 256 695 635 Seraphinus Insula de Genua 162 425 636 » Pascha id. 169 458 637 » — de Ragusio 179 489 638 Silvester Albarius de Genua 186 511 639 » Confortus id. 154 395 640 » Mazzolinus de Prierio 111 256 641 » Riccius de Genua 92 203 642 » de Turrilia id. •44 362 643 » - de Prierio 116 258 644 » id. 138 339 3ii — N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N." 645 Silvester — de Tabia 95 213 646 Simon Castilionus de Genua 128 298 647 » de Cuneo id. 51 IO4 648 » de Donatis de Bisamne 33 57 649 » Justinianus de Genua 69 151 650 » — de Arensano M 23 651 Sixtus Cazella de Genua 118 266 652 » Ferretus id 161 423 653 » de Franchis Illuni. id. 160 416 654 » de Maiolo id. 61 135 655 » Pippus de Luca 168 455 656 » — de Senis 150 379 657 Spiritus de Ruere de S. Maria 175 478 658 Stephanus Brozius de Virguleta 228 611 659 » Burgarus de Genua 127 295 660 » Cattaneus id. 90 198 661 » Cattaneus id. 105 240 662 » Gattatius de Parma 65 137 663 » de Pedemontium de Genua 14 21 664 » Pisonus id. 152 387 665 » Ususmaris id. 122 279 666 Stephanus Maria ab Auria id. 167 454 667 - » » Gioffredus de s. Roniulo 230 617 668 » » Justinianus de Chio 240 642 669 Theramus de Corvaria de Genua m 99 227 670 » de Micono : id. 19 33 671 Thomas Albarius id. 212 574 672 » de Berrà de Nicia 221 597 673 » Bignone — 248 671 674 » Buffa de Uvada ‘268 744 675 » Camblasius de Genua 177 484 676 » Carbone id. 264 733 677 » Celle id. 266 737 678 » de Diano id. 126 292 679 » D’ Oria id. 145 366 680 » de Flisco id. 60 130 681 » Imperialis id. 5 5 682 » de Imperialibus id. 17 29 683 » de Levanto — 109 249 684 » Luccionus de Bonifacio 229 614 685 » Negrotti »■ __ 265 725 « * N.° d’ord Nomina 686 Thom as 687 » 688 » 6S9 » 690 » 691 Thomas Domin. 692 Thomas Elias 693 Thomas Laur. 694 Thomas Maria 695 » » 696 » » 697 » » 698 » » 699 Thomas Vincent 700 » » 701 » » 702 » » 703 Timotheus 704 » 7°5 Urbanus 706 Valentinus 707 Valerius 708 ■ Victor 709 » 710 » 711 » 712 » 713 » 714 » 715 Vincentius 716 » 717 » 718 » 719 » 720 » 721 >; 722 » 723 » 724 » • 725 » . s* + — 312 — Agnomina Patria Pag. N.° de Nigro de Genua 121 277 de Novis id. 78 176 de Recho id. 59 I2Ó de Viganego id. 23O 615 — de Portu 44 85 Justinianus de Genua 254 627 Ardissonus de Tabia 209 569 Vivianus — 233 623 Borellus id. 218 589 Costa de Genua *93 531 Giovi id. 201 550 Justinianus de Chio 25 5 694 Nigronus de Genua 208 566 Aquarone de Portu Maur. 248 672 Longhi de Albinga 259 709 de Passanis de Genua 223 602 Pirattoni de Alexand. 265 736 Gropallus de Genua 138 341 de Yhapis id. 9i 202 Justinianus id- 163 432 Vacherius id. 181 498 Sbaroia id. 108 246 de Braganzis de Parma 174 473 Frachia de Rocca Vig. 180 494 de Novaria de Genua 56 115 — id. 99 228 — id. 171 463 — de Placentia 166 446 — — 161 421 Airaldi de Alaxio 262 720 de Albario de Genua 126 294 Arduini de Albinga 261 717 Bono de Uvada 263 724 Capellus de Genua 74 166 Cardinalis id. 196 541 Centurionus id. 154 396 de Fassiis id. 85 188 de Federicis de Sigestro 111 255 Gambarana de Savona IOI 233 Giudice — 264 729 «r N.° d’ord. Nomina Agnomina Patria Pag. N.“ 726 Vincentius Guastavinus de Genua 8 11 727 » de Levanto — 45 86 728 » de Levanto — 119 270 729 » Maggiolo id. 258 706 730 » Maglione id. 269 747 731 Maglius de Finario 28 50 732 )) Massa de Genua 270 750 733 » de Odono id. 106 242 734 )) Paradiso-Pas. — 255 692 73S » Rodinus de Diano 177 483 736 » Serra de Genua 69 153 737 » Scotti de Savona 259 7°7 738 » de Vernatia de Genua 89 194 739 » de Viglevano id. (?) 34 60 740 » Vilalis id. :8i 496 741 )) — de Cassana 147 373 742 )) — de Finario 137 335 743 — de Genua 158 408 744 )) — de Lavania 158 406 745 » — de Levanto 132 319 746 » — id. 158 409 747 » — de Rapallo 138 340 748 » — de Rezonico 97 219 749 » — de s. Margarita 84 187 750 Vincentius Maria Lercari de Tabia 248 674 751 Xantes Ripa de Genua 153 392 752 Falconi de Clavaro 263 728 753 Ususmaris 26 43 INDICE per cognomi italiani 11 segno * nota i conversi, il f i vescovi: tutti gli altri non hanno segno. N.° d’ord. Cognome Nome Patria Pag. N.* I Acquarone Tommaso Vincenzo Porto Maurizio 248 | 672 2 Adorno Ludovico Genova 153 388 3 Ageno Giovanni id. 250 681 4 » Luigi id. id. 680 5 Aimari Barnaba id. 25 40 6 Airaldi Vincenzo Alassio 262 720 7 Airoli Antonio * Genova 180 492 8 Albaro Silvestro id. 186 5” 9 » Tommaso id. 212 574 IO » Vincenzo id. 12 6 294 ii Albingana Agostino id. (?) 133 322 12 » Bartolomeo id. (?) 68 147 13 Albora Nicolò id. 201 549 14 Alessi Agostino Maria id. 173 470 15 Amandola Raimondo id. 46 89 l6 Anfossi Angelo Vincenzo id. 206 560 17 A rdizzone Tommaso Elia Taggia 209 569 l8 Arduini Vincenzo Albenga 26l 717 19 Arduino Diodato Genova 154 394 20 Annanino Angelo Domenico* id. 232 620 21 Asdente Angelo Domenico Taggia 242 649 22 Assereto Innocenzo Genova 146 370 23 » Pier Vincenzo id. 250 679 24 » Pio Giuseppe id. 247 667 25 Badano Orazio Giovanni — 2 54 687 26 Badaracco Ambrogio Genova 154 326 27 Baliano (?) Evangelista id. l62 426 — 316 — N.° d’ord. Cognome Nome Patria Pag. N.° 28 Barabino Giuseppe Maria * Genova 232 Ó2I 29 Basadonne Benedetto id. 127 297 30 » Girolamo Maria Pietra 23 1 619 31 Bavaro Girolamo Genova 104 238 32 Berlingeri Gio. Domenico Spotorno 216 582 33 Bernabò Antonio Maria Genova 232 622 34 » Ludovico Sestri Levante 165 444 35 » Nicolò id. 60 129 36 Berrà Tommaso Nizza 221 597 37 Berti (?) Lorenzo Dolcedo 246 662 38 Bertolotti Bernardo Genova 7' 157 39 Biancardi Gio. Battista Alassio 234 626 40 » Gio. Tommaso id. 255 693 4i Bignone (?) Tommaso * — 248 671 42 Bigotti Marcantonio Genova 189 522 43 Bisagno Pietro id. 53 106 44 Biscotti Antonio id. 119 271 45 Bocliino Giovanni id. 48 96 46 Boggiano Giacomo * id. 180 493 47 Boggiolo Benedetto id. 118 267 48 Bolasco Francesco Sestri Levante 70 156 49 » Giovanni id. 69 150 50 Bolgaro Bartolomeo Genova 79 i79 5i » Bernardo id. 19 3 4 52 » Stefano id. 127 295 53 Bollero Pantaleone id. 143 357 54 Bollo Michelangelo id. 203 552 55 » Pier-Martire id. 176 481 56 Bonanni Benedetto * — 255 691 57 » Paolo Battista * — 256 697 58 Bono Vincenzo * Ovada 263 724 59 Borelli Tommaso Maria Taggia 218 589 60 Borzino Gio. Maria Genova 195 538 61 Bottaro Giorgio id. 7i 160 62 » Giorgio id. 109 250 63 Boverio Domenico Taggia 57 121 64 Bozomo Cherubino Maria Genova 189 523 65 » Girolamo id. 72 163 66 » Luca id. 89 196 67 Bracco Domenico Maria id. 173 471 68 Bracelli Gaspare (?) id. 251 682 69 » Nicolò id. 129 303 N.° d’ord. 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 I IO - 317 - Cognome Nome Patria Pag. N.° Braganze Vittore * Parma (?) 174 473 Brea Domenico Alassio 262 721 Brecci (?) Nicolò Taggia 34 62 Brozzi Stefano * Virgoletta 228 611 Bruzzo Domenico * — 264 730 Buffa Ignazio Ovada 26$ 735 » Tommaso id. 268 744 Callegari Arcangelo Carrodano l66 449 Cambiaso Tommaso Genova 177 484 Camilla Antonio id. 77 173 » Arcangelo id. 107 243 Camogli Dionigi id. 9i 200 Campanaro Pietro id. 33 58 Campi Giovanni id. 152 383 Campione Battista Savona 46 91 Canefri Domenico Tommaso Novi 262 722 Canessa Francesco Genova 33 59 Cangialanza Bartolomeo id. 97 221 Capello Vincenzo id. 74 166 Capriata Antonio id. (?) 151 382 Carbone Domenico id. 135 330 » Raimondo * id. 241 646 » Tommaso * — 264 733 Cardinale Alberto id. 184 505 » Gio. Alberto id. 206 559 » Vincenzo id. 196 541 Carmagnola Francesco id. 53 108 Carpi Desiderio * — 254 688 Carrega Giuseppe * id. I31 310 » Pietro id. 190 525 Casale Alberto id. 165 443 Casamiglia Felice Diano 263 727 Casareggio Romualdo Genova 239 638 Casareto Antonio * — 238 636 Casella Sisto id. 118 266 Cassinello Gio. Maria * — 260 7J3 Castagnino Alessandro id. 192 529 Castiglione Bartolomeo id 43 80 » Francesco Maria * id. 199 545 » Girolamo id. 163 433 » Mariano id. 117 260 - 3x8 - N.® d’ord. Cognome Nome Patria Pag. N.o III Castiglione Marinilo — 160 417 112 » Pietro Genova 135 332 Ir3 )) Pietro id. 183 503 1Ì4 » Reginaldo id. I IO 253 H) )) Simone id. 128 298 116 Cattaneo Baldassare id. 4 2 117 » Gio. Battista id. 94 209 118 » Lorenzo Maria id. (?) 237 634 119 » Marco f id. 87 I91 120 » Nicolò Maria id. 193 532 121 » Stefano id. 90 198 122 » Stefano id. 105 240 I23 Cavallo Paolo id. 129 3°5 !24 Cavazza Domenico id. 117 259 I25 » Innocenzo id. I31 311 126 » Lorenzo id. 170 460 I27 » Raffaele id. 94 210 128 Celano Domenico Maria Bonifacio(Corsica) 235 629 I29 Celle Giacinto Angelo Genova 266 738 I3O » Tommaso id. id. 737 J3i Centurione Adamo Maria id. 214 579 132 » Diodato id. 179 490 *33 » Francesco id. 87 190 *34 » Gio. Battista id. 50 103 *35 » Paolo Vincenzo id. 193 533 136 » Vincenzo id. 154 396 x37 Ce va Benedetto id. 4i 73 138 » Domenico id. 156 398 *39 » Giacomo id. 119 268 140 Chiappara Antonio — 264 731 141 » Giuseppe — id. 732 142 Chiappe Timoteo id. 91 202 *43 Chiavari Giovanni id. (?) 57 118 144 Chiavroia Andrea id. 141 350 *45 Cicala Ludovico id. 125 291 146 Clavarini Domenico Maria f id. 256 696 147 » Giuseppe id. 249 678 148 » Giuseppe Antonio id. 243 652 149 Clemente Angelo Clemente id. 209 568 150 Cogorno (di) Antonio f Sestri Levante 124 287 I5i Collato Pier Paolo Genova 188 518 152 Conforto Silvestro id. 154 395 — 319 — N." d’ord. Cognome Nome Patria Pag. N.° '53 Coronato Alberto Genova 108 244 154 Corradi Basilio Levanto 200 548 155 Corsi Andrea Genova 75 169 156 Corsini Ludovico * Lodi 218 590 157 Corte Angelo Novi Ligure 260 712 158 Corvara Domenico f Genova 82 186 '59 » Teramo id. 99 227 160 Cossano Girolamo id. 3 1 161 Cosso Agostino id. 139 342 162 Costa Carlo * Ovada 217 586 163 » Tommaso Maria Genova 193 531 164 Cuneo Angelico Tommaso id. 242 650 165 Cunio (di) Simone id. Si 104 166 Curio Gio. Battista Taggia 166 450 167 » Giuseppe Maria id. 217 588 168 Dagnino Giuseppe — 264 734 169 Dania Domenico Voltri 257 699 170 Danovi Gio. Battista * Genova 204 554 171 » Tommaso id. 78 176 172 Da-Passano Tommaso Vincenzo id. 223 602 173 D’Aste Michele id. 136 333 174 Davagna Michele id. 132 316 175 De-Ferrari Bartolomeo Triora 12 !9 176 » Benedetto Genova 95 211 177 » Domenico id. 126 293 178 De-Filippi Gio. Tommaso Taggia 271 751 179 De-Fornari Lorenzo Genova 45 88 180 De-Franceschi Girolamo id. 159 414 181 » Orazio id. 215 58r 182 De-Franchi Domenico Maria id. 225 605 183 » Giacinto Maria id. 191 528 184 » Gio. Battista id. 101 232 185 » Nicolò Maria f id. 226 607 186 » Pier Paolo id. 248 673 187 » Raimondo id. 183 502 188 » Illuminati Sisto id. 160 416 189 Delbalzo Agostino Loano 271 753 190 Dei-Molo Agostino Genova 7 9 191 Dei-Signore Pantaleone id. 140 345 192 JDella-Lengueglia Carlo Francesco Albenga 242 648 '93 Della-Rovere Spirito * S. M.* di Vano *75 OO « ,° d’ord. Cognome — 320 — Nome Patria Pag. N.° 194 Della-Torre Giuliano Genova 130 306 >95 Delle-Lanze Antonio Taggia 42 77 196 De-Marini Carlo Gio. Battista Genova 229 613 197 » Giovanni id. 25 38 198 » Ludovico id. 75 170 199 Demartini Domenico Francesco* id. 246 664 200 Denegri Luigi Montaldéo 266 739 201 Dernice Francesco Genova 128 300 202 Derossi Luigi id. 258 704 203 » Daniele id. 163 431 204 Diano Tommaso id. 126 292 205 Di-Negro Ambrogio id. 156 397 206 » Arcangelo id. 140 346 207 » Tommaso id. 121 277 208 Doglio Francesco id. 200 546 209 Dolmetta Marco id. (?) 98 225 210 Donati Simone * Bisagno 33 57 211 Dondo Pier-Martire Voltri 148 378 212 D’ Oria Ambrogio Genova 224 604 213 » Angelo Oneglia 56 116 214 » Domenico Tommaso Genova 251 684 215 )) Nicolò id. 38 66 216 )) Nicolò id. 251 683 217 » Stefano Maria id. 167 454 218 » Tommaso id. 145 366 219 Draconnier Enrico * Langres (Francia) 213 576 220 Drago Dionigi Sestri Levante 55 ”3 221 Durazzo Benedetto Genova 133 323 222 Eriotti Paolo * Alessandria 244 655 223 Fabiani Alberto Maria Genova 213 577 224 » Ippolito Nicolò id. 219 592 225 Falconi Chiavari 263 728 226 Fascie Vincenzo Genova 85 188 227 Fattinanti Gio. Battista id. 5 6 228 » Girolamo id. 136 334 229 Federici Angelo Maria Sestri Levante 175 475 230 » Ludovico Spezia 167 453 231 » Vincenzo Sestri Levante 111 255 232 Fenoglio Girolamo Finale 11 18 233 Feo Antonio Genova 7 IO 321 N.° d’ord. Cognome Nome Patria Png. N.° 234 Feo Lorenzo Genova 27 45 235 Ferrari Gio. Battista id. (?) 45 87 23 6 Ferretto Sisto id. 16 r 423 237 Fieschi Filippo id. 61 133 238 » Francesco id. 74 165 239 » Giovanni id. 77 172 240 » Raffaele id. 160 418 241 » Tommaso id. 60 130 242 Fossati Francesco * id. 167 451 243 Fracchia Vittore * Roccavignata 180 494 244 Framura Cristoforo * Genova 202 551 245 Franceschetti Gio. Battista * Riomaggiore 221 598 246 Galleni Paolo * _ 261 715 247 Galliano Giovanni Genova 72 161 248 » Lorenzo id. IO9 248 249 Gallina Antonio Pavia 49 100 250 Gallo Giacomo Filippo Genova 24Ì 645 251 Gambarana Vincenzo Savona IOI 233 252 Garibaldi Felice Pio Genova 235 628 253 » Paolo Vincenzo id. 233 624 254 » Pier Paolo * — 258 705 255 Gasparini Gio. Battista * — 260 7M 256 Gastaldi Gio. Tommaso Alassio 246 663 257 » Giuliano id. 261 716 258 Gattazzi Stefano * Parma 65 137 259 Gatto Michele Genova 166 448 260 Gavi Aurelio id. 153 390 261 Gazzale Giovanni Rapallo 97 220 262 » Nicolò id. 74 168 263 » Nicolò Genova 195 536 26*4 » Nicolò Basilio id.. 240 641 265 Geirola Angelo Tommaso id. 209 567 266 Gentile Barnaba id. 9 !3 267 » Barnaba id. 88 192 268 » Diodato f id. 161 424 269 » Diodato Maria • id. 191 527 270 » Qiulio Vincenzo f id. *97 542 271 » Giulio Vincenzo id. 234 625 272 » Gregorio id. 25 39 273 » Luigi Benedetto id. 227 609 274 » Pier-Martire id. 174 • 474 ! d’ord. Cognome 275 Ghiglini 276 » 277 Gianotto 278 Gibelli 279 GiofFredi 280 Giordano 281 Giovi 282 Giudice 283 Giudici 284 Giussano 285 Giustiniani 286 » 287 » 288 » 289 » 290 » 291 » 292 » 293 » 294 » 295 » 296 » 297 » 298 » 299 » 300 » 301 Gnecco 302 Goano 303 » 304 » 305 Goggi (?) 306 Granara 307 » 00 O fA Granello ' 309 Greco 310 Grillo 311 Grimaldi 312 » 313 » 314 » 315 » 316 Gropallo • — ) 22 — Nome Gio. Ambrogio Gio. Domenico Gio. Battista Antonio Stefano Maria Faustino Tommaso Vincenzo * Gabriele Benedetto Agostino f Antonio f Benedetto Damasceno Diodato Francesco Giacomo Giacomo Gregorio Martino Pier-Martire f Simone Stefano Maria Tommaso Domenico Tommaso Maria Urbano Pier Angelo Benedetto Filippo Giulio Giacomo Giacinto Maria Gio. Tommaso Bernardo Crisostomo Gio. Andrea * Angelo Angelo Domenico f Domenico Gio. Domenico Pietro Giovanni Patria Genova id. id. id. (?) Sanremo Diano Genova id. id. id. id. id. Scio Genova Levanto Genova id. id. id. Scio Genova Scio Genova Scio Genova Nervi Genova Torriglia id. Genova id. id. id. id. (?) Td. (?) id. id. id. id. id. Pag. 181 176 123 94 230 168 201 264 13I 171 73 127 177 148 101 121 3i 3Ó 4i 70 219 69 240 234 255 163 237 20 188 217 143 195 196 54 131 260 142 207 58 210 44 96 N.° 497 480 283 208 617 456 5 50 729 312 462 164 296 482 377 234 275 53 65 74 *54 591 151 642 627 694 432 635 37 520 585 356 *537 539 110 3 r4 710 352 565 124 570 82 216 ¥ — 323 — N.° d’ord. Cognome Nome Patria P»g- N.* 317 Gropallo Timoteo Genova 138 341 318 Grossi Angelico Tommaso Albissola 243 654 319 Gruppi Domenico * Virgoletta 222 600 320 Guastavino Vincenzo Genova 8 I I 321 Illice Francesco * Levanto 81 l8l 322 Imperiale Bernardo Genova 120 273 323 » Giacomo id. 18 32 324 » Tommaso id. 5 5 325 » Tommaso id. !7 29 326 Invrea Nicolò Maria id. 206 56i 327 » Gio. Battista id. 214 580 328 Isola Serafino id. 162 425 329 Italiano Filippo id. 9 14 330 Landi Gondisalvo * Spezia 245 661 331 » Pio* id. 244 657 332 Lasagna Gio. Battista Genova 210 571 333 » Gio. Filippo id. T43 355 334 Lavagna Bernardo id. ? 67 144 335 Lavagnino Francesco * S. M. di Lagorara 187 516 336 » Ludovico Genova 182 500 337 Lavezzoli Pio Vincenzo id. 247 660 338 Laviosa Giacinto * Ovada 245 660 339 Lazzarini Giacinto Giuseppe Nizza Monferrato 270 749 340 Leccavella Domenico Genova 70 155 341 Lercari Vincenzo Maria Taggia 248 674 342 Levanto Giovanni — 32 56 343 » Giovanni — 74 167 344 » Tommaso — 109 249 345 » Vincenzo — 45 86 346 » Vincenzo — 119 270 347 Lomellini Gio. Battista Genova 92 205 4^ CO » Lorenzo id. 205 5 58 349 Longhi Tommaso Vincenzo Albenga 259 709 350 Luccioni Tommaso Bonifacio(Corsica) 229 614 351 Luxardo Gabriele f Genova 11 17 352 Luxoro Bartolomeo id. 4i 72 353 » Domenico id. 72 162 354 Maddalena Felice Genova r47 371 355 Maggi Andrea * Rapallo (?) 194 535 .° d’ord. Cognome Nome Patria Pag. N." 356 Maggiolo Desiderio Genova 130 308 357 » Paolino id. 67 145 358 » Sisto id. 61 135 359 » Vincenzo f id. 258 706 360 Maglio Vincenzo Finale 28 50 361 Maglione Vincenzo * Genova 269 747 362 Mainerò Giacinto Maria Ovada 178 485 363 Mainetto Raimondo Genova 207 562 364 Malpagato Giacomo id. 55 112 365 Malvasia Filippo id. 157 403 366 Marabotto Raffaele id. 12S 299 567 Marengo Gaspare id. 49 IOI 368 » Girolamo — 95 214 369 « Giustino * id. 178 488 370 Marini Giacinto * id. 241 647 371 MarufFo Cristoforo id. 54 111 372 » Giacomo id. 69 152 373 Massa Vincenzo id. 270 750 374 Massone Bonifacio Diano 164 439 375 Mazzolini Silvestro Priero 111 256 376 Mecota (?) Andrea Genova 96 217 377 Medici Benedetto Scio 166 447 378 Menavino Bartolomeo Genova 186 513 379 Merello Pier-Martire id. 117 262 380 » Sebastiano id. 184 506 381 Migone Teramo id. 19 33 382 Moconesi Paolo id. 171 461 383 » Paolo Maria id. 207 564 384 Moneglia Giacomo — 65 139 385 » Paolo f id. 30 S2 386 Mongiardini Giacinto Maria Ovada 237 633 387 Monleone Domenico Genova IO 15 388 Montacane Buono * Levanto 17 5 477 389 Montaldo Paolo Genova xoi 236 390 Montale Giacomo Levanto 66 140 391 Montano Gio. Battista * Ovada 240 643 392 Monterosso Francesco _ 48 97 393 Montesoro Anseimo Genova i63 434 394 Morelli Girolamo Vincenzo Albenga 247 668 395 Mortara Gregorio Genova 147 374 396 Mortola Nicolò id. 164 438 397 Muzio Angelo Vincenzo * S. Gottardo 211 572 T p i v I.” d’o 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 *11 412 413 4U 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 « 1 1 Cognome Nome Patria Pag. Muzio Cesare Savona 240 » Giacomo Maria Sestri Levante 196 » Giacomo Maria id. 216 » Lorenzo Voltri 99 Negronc Tommaso Maria Genova 208 Negrotti Tommaso — 263 Novara Vittore id. 56 Novaro Domenico * id. 254 Oderico Gaspare Genova 86 Odone Vincenzo id. 106 Oggiero Luigi Tommaso id. 267 Olegnani Diodato Ventimiglia 176 Olivieri Bernardo Genova 147 Oneto Francesco id. 81 Origo Annibaldo id. 190 Paganini Benedetto * Carro 194 » Gio. Battista* ' Genova 230 » Giusto * Carro 216 » Giusto * Genova 244 Paggi Bartolomeo id. 145 Pagliera Gio. Ludovico id. 236 Pallavicino Giacomo Giacinto id. 182 » Pio Sebastiano id. 269 Palmaro Girolamo id. 54 Panigarola Ambrogio id. 59 Paradiso-Pasini Vincenzo * — 255 Paravagna Barnaba id. 7 Parissola Lorenzo id. 29 Pasqua Lorenzo Taggia )0 » Serafino Genova 169 Passano Angelo Tommaso — 237 » Giacomo * id. 187 Pateri Angelo Scio 7i Pedemonte Carlo * Genova 185 » Giacomo — 16 » Michele — 6 » Stefano — 14 Penco Martino id. 152 Pernice Pellegrino id. 57 — 326 — N.° d’ord. Cognome Nome Patria, 437 Pesanti Gio. Battista * -- 438 Piatti Gio. Battista Genova 439 Piccaluga Ambrogio id. 440 » Gio. Battista id. 441 » Pietro Cornigliano 442 Pietra Antonio — 443 . » Gerardo — 444 Pietrasanta Domenico — 445 Pinceti Angelo Maria Genova 446 Pinocchi Carlo Antonio * — 447 Pippo Paolo id. 448 » Paolo id. 449 » Sisto Lucca 450 Pirattoni Tommaso Vinc. f Alessandria 451 Pisone Alberto Genova 452 » Reginaldo Zignago 453 » Stefano Genova 454 Piumello Bartolomeo id. 455 Podestà Nicolò id. 456 Poggi Ambrogio id. 457 » Arcangelo id. OO » Giacinto id. 459 » Pier Vincenzo — 460 Polcevera Giuliano id. 461 Polleri Girolamo * _ 462 Ponte Mattia id. 463 » Mattia id. 464 Ponzone Girolamo Maria Gorrino 465 Porro Gregorio Genova 466 Porta Antonio id. 467 Pozzobonello Domenico Savona 468 Prato Pietro * Genova 469 Prete Gio. Vincenzo id. 470 Quaglia Gio. Domenico Diano 471 Raggi Giorgio Genova 472 )) Ippolito Maria id. 473 Raimondi Maurizio Finale 474 Rapallo Gervasio — 475 » Girolamo — 476 )) Protasio ___ N.° d’ord. * Cognome 477 Rapallo 478 Ratto 479 Rebotti 480 Rebroco 481 » 482 Rebuffo 483 Recco 00 » 485 Reghezza 486 Repetto 487 Rezzano 488 Ricci (?) 489 Risso 490 Riva 491 Rivarola 492 Rocca 493 Rodino 494 Roisecco 495 Romairone 496 Romanengo 497 Roncone 498 Rosea 499 Rossetti 500 Rossi 501 » 502 Rossignoli 503 » 504 Rosso 505 » 506 ” * 5°7 Rovere OO O i/> Roverisio 509 Saccheri 510 Sacco 511 Saluzzo 512 Saivago 513 » 514 » » 516 » 517 » — 327 — Nome Patria Pag. N." Sebastiano — 159 4X2 Ippolito * — l6o 419 Giuseppe Maria Genova 207 563 Cipriano id. 131 315 Sebastiano id. 120 272 Angelo Domenico id. 203 553 Innocenzo id. 55 114 Tommaso id. 59 i?.6 Gio. Vincenzo Taggia 190 524 Lorenzo Genova 153 391 Domenico Levanto 71 158 Marco Genova 145 365 Silvestro id. 92 203 Sante id. 1)3 392 Bartolomeo id. 58 123 Ilario id. 13' 313 Vincenzo Diano 177 483 Gio. Battista Genova 170 459 Angelo Tommaso — 236 631 Ferdinando id. 267 741 Cipriano id. 185 510 Gio. Battista * — 254 CN OO Filippo id. 52 105 Ernesto id. 269 746 Giuseppe * — 262 719 Agostino Monterosso 157 400 Michele id. 157 402 Andrea Lucca 148 376 Barnaba Genova i)7 401 Giacomo Maria Ovada 238 657 Innocenzo * Muratorio 1 241 644 Giacomo Sanremo 2)7 698 Bonifacio Genova 27 46 Raffaele Savona 46 90 Agostino Genova 40 7i Camillo (?) id. 187 5H Domenico Maria id. 251 618 Francesco id. 77 171 Giovanni id. 26 42 Gio. Battista id. 183 504 Paolo Battista ick 68 149 m N.° d’ord. Cognome Nome Patria N.» 5.8 Saivago Pietro Genova 65 136 519 Samengo Paolo Sestri Levante 167 452 520 Sanguineti Alessandro Genova 108 245 Sai Sanseverino Orazio id. 184 507 522 San Sisto Gio. Battista id. 57 120 523 Santini Domenico Maria Esio » 221 599 524 Saporiti Nicolò * Genova 247 670 525 Sappia Gio. Battista — 246 665 $26 Savignone Benedetto id. (?) 39 67 527 Sbarroia Valerio id. 108 246 528 Scaglia Domenico Savona 8 12 529 Sdutto Andrea * Fontaningorda 179 491 530 Scotti Vincenzo Savona 259 707 53' Semino Gio. Battista Genova 143 354 532 » Ludovico id. 145 364 >33 Senarega Gio. Matteo id. 200 547 534 » Lorenzo id. 123 281 535 Serra Gabriele Levanto 160 420 556 » Vincenzo Genova 69 153 537 Serravalle Clemente id. 123 282 558 » Dionigi id. 132 317 S59 Sestri Agostino — I IO 252 540 )) Gio. Battista — 120 274 541 » Girolamo id. 58 122 542 » Gregorio — I IO 254 543 » Lorenzo — 65 138 544 » Nicolò — 81 185 545 Siffredi Pietro — 263 723 546 Silvano Girolamo id. 261 718 547 Soffia Francesco id. 243 651 548 » Pietro a id. 89 195 549 Soldi Lorenzo Ovada 263 726 550 Solimano Alberto Genova 204 555 551 Spinacci Raffaele id. 5 4 552 Spinetta Modesto id. .186 512 553 Spinola Alessandro id. 225 606 554 s Ambrogio id. 78 !75 555 » Basilio id. 165 441 556 » Carlo Domenico • id. 21 1 573 557 » Cristoforo id. 12 20 558 » Domenico id. 35 63 559 » ♦ Domenico Maria id. 226 608 . ° d’ord. Cognome — 329 — Nome Patria 560 Spinola Gabriele Genova Sòl » Girolamo id. 562 » Ludovico id. 563 » Paolo Domenico id. 564 Spirito Benedetto Savona S6S Squarciafico Costantino Genova 566 Strafforelli Domenico Porto Maurizio 567 » Domenico Tommaso id. 568 » Leonardo id. 569 » Sebastiano id. 570 Taiana Giovanni * Como 571 Tasso Angelo Genova 572 Tassorelli Domenico Francesco id. S73 Ta varone Gio. Battista Sestri Levante 574 Tealdi Gio. Battista — 575 Terrile Domenico Genova 576 » Lazzaro id. 577 Tornelli Biagio * Ovada 578 » Gaspare * — 579 Torriglia Pier-Martire Genova 580 1» )) Silvestro id. 581 Turbino Girolamo id. 582 Usodimare __ id. 5*3 » Stefano id. 584 V acchero Faustino id. 585 » Valentino id. $86 Vaera Antonio id. 587 Varese Antonio * S. Pantalèo 588 » Damiano * id. 589 Vellini Giuseppe * — 590 Ventimiglia Agostino Cafìa (?) 591 Vernazza Vincenzo Genova 592 yernengo Clemente id. 593 Via Filippo id. 594 Viganego Tommaso id. 595 Vigevano Vincenzo id. (?) $96 Virzio Gio. Battista * * id. 597 Visconte Giacinto id. $98 » Gio. Battista Taggia • * • s ♦ • — 330 — • N.° d’ord. Cognome Nome Patria Pag. N.° 599 Visconte Pietro Taggia 156 399 600 Vitale Vincenzo Genova l8l 496 601 Vivaldi Gio. Vincenzo Taggia 198 544 602 Viviani Tommaso Lorenzò — 233 623 605 Vivo (?) Bernardo * - — 125 290 60.J Voltaggio Agapito Genova 9i 201 605 Zerbi Luca id. 27 % 47 606 Zignago Bonifacio id. 178 486 607 Zoaglì Giorgio id. 129 304 608 Zucchetta Giovanni id. 162 428 609 Zucchi Raimondo Milano 245 659 « INDICE dei Religiosi mancanti di cognome nel Sillabo qui disposti secondo la loro patria _ • ,V. B. — L’ asterisco * distingue i conversi dai padri. d’ord. Patria e Nome Pag. N.« N.° d’ord Patria e Nome Pag. N.» Alessandria. Campo-Ligure I Giacomo * 140 348 II Andrea * 152 ?8S Altare Carro 2 Gio. Battista 4 3 12 Domenico * 220 596 13 Mansueto* 220 594 Arenzano Cassana 3 Nicolò * 47 92 4 Simone * 14 23 14 Natale * 134 328 15 Nicolò * 49 99 Arq.uata l6 Pellegro * 165 445 5 Damiano * 172 466 17 Vincenzo* 147 373 Bardineto Castel s. Giovanni (Piacenza) 6 Cosma * 124 284 l8 Matteo * 81 184 Bergamo Castiglione 7 Giacomo * 79 178 19 Giorgio * 32 55 Biella Chlavari 8 Ambrogio * 88 193 20 Giovanni * CO «y> 410 Borghetto 21 Raffaele * 44 83 9 Angelo * n7 261 Compiano Borzonasca 22 Antonino * 1)4 593 IO Buono * 163 4)0 ✓ > » N.° d‘orJ. Patria c Nome Coruara (Corsica) 2; Ludovico* CORNIGLIANO -4 Domenico Maria* Corvara 25 Pietro* Cremona 26 Gio. Battista * Diano 27 28 29 30 31 32 33 34 35 Agostino * 36 Antonino * 37 Baldassare « ' 38 Barnaba 39 Bartolomeo * • 40 Bartolomeo 41 Crispino * m 42 Cristoforo * 43 Cristoforo * 9 44 Giovanni * 45 Gregorio 46 Luca * 47 Luca * 48 Matteo * 49 Nicolò* >0 Pacifico * Domenico * Gio. Grisostomo Finale Andrea Damiano * Giovanni Girolamo Paolo * Vincenzo * Genova Pag. N.° 239 639 227 6lO 124 285 124 286 55 107 164 456 141 551 132 318 162 429 105 239 IOI 235 157 335 192 53° '5' 381 16 28 152 384 47 93 100 230 103 237 100 251 11R 264 158 407 80 180 134 324 *59 415 151 380 92 204 205 557 N.“ d’ord. Patria c Nomo Pag. N.° 51 Paolo * 161 |22 52 Pantaleone 78 174 53 Vincenzo * 158 408 54 Vittore * 99 228 55 Vittore * 171 463 56 Goano Domenico * 66 141 57 Marco * 93 207 CO l/N Isola Crispino * 134 325 59 Damiano * 117 263 60 Lavagna Agostino * 96 2XS 61 Agostino * 144 3 59 62 Antonino * 185 508 65 Vincenzo * 158 406 64 Levanto Angelo * 81 182 65 Antonio * I IO 251 66 Bartolomeo* MI 361 67 Cosimo * 146 368 68 Cristoforo * 157 404 69 Giacomo * 133 321 70 Marco * 26 41 7i Pietro * 105 241 72 Vincenzo * 132 319 73 Vincenzo * 1 S» 409 74 Maro Cosimo * 172 465 75 Milano Biagio * 135 329 76 Mansueto* 144 358 77 Moneglia Bartolomeo * 66 142 t. j >• % — 333 — N.0 d’ord. Putria e Nome Pag. N.® N.° d’ord. Patria c Nome Pag. N Morbello Quinto 78 Paolo * 173 472 98 Eusebio * 61 132 99 Giacomo * 61 131 Mu RI ALDO ? Ragusa 79 Luca * 146 367 100 Serafino 179 489 Ortonovo Rapallo 80 Dionigi 164 437 81 Ilario 137 338 101 Angelo * 172 468 82 Lazzaro 139 343 102 Antonio * 26 44 83 Luca 137 337 103 Vincenzo 138 340 OVADA Rezzonico 84 Bernardo * 44 84 104 Pietro Maria* 175 476 85 Innocenzo 139 344 105 Vincenzo 97 219 Piacenza Riomaggiore 86 Anastasio 134 327 106 Giovanni 40 70 87 Vittore * 166 446 Roccagliata Pieve di Teco 107 Agostino * 125 289 88 Giacomino * 48 98 108 Giovanni * 118 265 109 Ignazio * 141 349 Pogliasca Sarzana 89 Girolamo * 140 347 I IO Angelo * 220 595 PONTREMOLI S. Margherita di 90 Girolamo * 61 134 Rapallo Porto Maurizio in Bartolomeo 128 301 91 Marcellino * 178 487 112 Damiano * 146 369 / 92 Tommaso 44 85 ”3 Vincenzo 84 187 Priero S. Michele 93 Agostino 98 223 114 Giuliano * 144 360 94 Aurelio 116 257 Savona 95 Bartolomeo 98 224 96 Silvestro 116 258 115 Ambrogio * 20 56 97 Silvestro* 138 339 Scio 116 Damiano * 159 413 - •> ■> A - — ;>;>4 N.° d’ord. Patria e Nome Pa^. N.° N.° d’ord. Patria e Nome N.® Sestri - Levante Varese - Ligure 117 Domenico * 14 22 127 Angelo * 60 128 118 Michele * 220 593 128 Giovanni * 95 2 I 2 Sicilia 129 Mansueto * 171 464 u9 Pietro 15 24 Vercelli Siena 130 Paolo 34 61 120 Sisto 150 379 Verona Spagna 131 Antonino * 228 612 121 Domenico 130 3°7 Vicenza T aggia 132 Giovanni * 15S 411 122 Ludovico 59 127 Voghera 123 Martino 47 94 13 3 Pier-Martire 135 331 124 Silvestro * 95 213 Voltri T ORTONA 134 Domenico 17 30 125 Luca * 96 218 ZUCCARELLO Trino 135 Antonino * 125 288 126 Giacomo 32 54 136 Francesco * 128 302 INDICE dei pochi soggetti privi di cognome e di patsia N.° d’ord. Nome Pag. N.° N.° d’ord. Nome Pag. N.» I Cosma* 43 78 5 Martino * 121 278 2 Damiano * 43 79 6 Matteo * 36 64 3 Dionigi * 28 48 7 Matteo * 142 353 4 Marcolino * 78 177 8 Vittore * 161 421 Riepilogo N.° 609 aventi cognome, nome ecc. » 136 mancanti di cognome » 8 mancanti di cognome e di patria Totale N.° 753 INDICE SOMMARIO de’ luoghi d’origine dei figli del convento Italia e littorale adiacente. Alassio, Albenga, Albissola, Alessandria, Altare, Arenzano, Arquata. Bardineto, Bergamo, Biella, Bisagno, Bonifacio (Corsica), Borghetto, Borzonasca. Campo-Ligure, Carro, Carrodano, Castel s. Giovanni (Piaamfi), Castiglione, Chiavari, Como, Compiano, Corbara, Cornigliano-Ligure, Corvara, Cremona. Diano, Dolcedo. Esio. Finale-Ligure, Fontaningorda. Genova, Goano, Gorrino. Isola. Lavagna, Levanto, Loano, Lodi, Lucca. Maro, Milano, Moneglia, Montaldéo, Monterosso, Morbello, Muratorio, Murialdo. Nervi, Nizza mare, Nizza Monferrato, Novi Ligure. Oneglia, Ortonovo, Ovada. Parma, Pavia, Piacenza, Pietra-Ligure, Pieve di Teco, Pogliasca, Pontremoli, Porto Maurizio, Priero. Quinto a mare. Ragusa, Rapallo, Rezzonico, Riomaggiore, Roccatagliata, Roccavignata. Sarzana, s. Margherita di RapaHo, s. Gottardo, s. Maria di Lagorara, s. Michele, s. Pantaléo, Sanremo, Savona, Sestri-Levante, Sicilia, Siena, Spezia, Spotorno. Taggia, Torriglia, Tortona, Trino, Triora. Varese-Ligure, Ventimiglia, Vercelli, Verona, Vicenza, Virgoletta, Voghera, Voltri. Zignago, Zuccarello. Fuori Italia. Caffa, Langres (Francia), Scio, Spagna. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Vigna. — Monumenti storici del convento di S. Maria di Castello in Genova dell’ordine dei predicatori..........?ag' v » Sillabo dei figli del convento di S. Maria di Castello in Genova. » xi I & & £ f '1 7 dixit quod attentis rationibus ab aliis adductis necessario manute-nenda est, et quod ipsam nonnisi utilem cognoscit. Deinde die vigesima sexta eiusdem mensis, accessit ad civitatem adm. rev. pater Thomas Albarius, qui, etiam me praesente, informatus de commissione rev.mi, et interrogatus ab adm. rev. patre priore quid sentiret, respondit et dixit se esse in voto quod speciaria sit aperienda denuo et manutenenda, attenta utilitate conventus et necessitate fratrum. Deinde die 28 eiusdem mensis rediit Savona adm. rev. pater lector, Joseph Maria Rebuttus, qui informatus et interrogatus, ut supra, ab eodem adm. rev. patre priore in mei praesentia, dixit speciariam manutenendam esse, tum propter utilitatem, tum etiam propter necessitates fratrum, praecipue extraneorum, sive fuerint assignati in conventu, sive fuerint hospites. Haec omnia facta sunt extra consilium, me praesente, ab adm. rev. patre priore. Ita est fr. Michael Angelus , qui supra. A seguito di tante discussioni e lotte s’avrebbe motivo di credere essere stato ripreso 1’ esercizio della nostra farmacia, e sotto l’intelligente direzione del bravo converso francese ridonata all’ antico splendore ; invece nulla di ciò. Il perchè? Ce l’apprende il libro consigliare, là ove leggo, che invitato lo stesso converso ad esaminarne la precisa condizione, le probabili speranze di riuscita e le spese a ciò necessarie, dichiarò, a malincuore, che per un buon decennio egli non si sentiva in grado di renderla fruttifera al convento ; tant’ era caduta in basso dopo la peste, e bisognosa di danaro a rifornirla dei farmachi occorrenti; convenire perciò restringerla al solo servizio della comunità, con esclusione del pubblico. Pa- - 367 — iere riconosciuto saggio e adottato dai padri il 24 maggio 1660 (1). Cinque anni dopo, cioè il 20 marzo 1665, fatto un inventario delle cose ancor giacenti in spezieria, si procedé alla loro vendita, e così ebbe fine, al pari di tutte le cose di quaggiù, la nostra farmacia (2). Fr. Enrico trattennesi ancora a Castello fino al 1669 (3), poi passato in Francia, ad opera di benevoli, che meglio ne seppero apprezzare il valore, ascese agli ordini sacri, e divenne abate benedettino, come ho scritto già sopra (4). Da quel momento i frati per i medicinali occorrenti, uniformatisi alla legge comune, dovettero ricorrere alle spezierìe pubbliche (5); e sul suolo della soppressa nostra (1) Die 24 maii 1660 congregati sunt patres a consiliis____Cum fr. Enricus, conversus pharmatecarius, dixisset patri priori pharmateca nullo modo per decem annos venturos posse conventui aliquam utilitatem afferre, immo continuas expensas, et quod melius esset si tantum pro usu fratrum necessaria fabricaret, proposuit a r. p. prior patribus an bene esset ipsam sub hac forma manutenere, et omnibus placuit ad calculos. • ...... (2) Die 20 martii 1665 congregatum fuit consilium ab adm. rev. patre priore Alberto Maria Fabiano, lectore, in quo proposuit____quod in apotheca conventus, quae manet clausa, (ieret inventarium rerum quae in ipsa reperiuntur per fr. Benedictum convcrsum, commorantem apud s. Dominicum, cum assistentia duorum patrum, et si quae res sint quae iacturam patiantur, venderentur, et reliqua remanerent in apotheca, donec aliter determinatum fuerit a patribus, et in hoc consenserunt per vota secreta. (3) Die 17 iulii 1668 in consilio patrum congregato a rev. patre, fr. Iosepho Maria, suppriore in capite, fuit propositum an illis placeret concedere ad usum fr. Henrici Draconier, conversi, cellam ultimam in dormitorio conversorum, cum alio repostilio contiguo, in quo prius manebant foles organi, dummodo hoc reddat habitabile et ad formam camerae, et omnes annuerunt per vota secreta. Die 15 martii 1669 adm. rev. p. vicarius in capite proposuit an concedenda esset commoditas fr. Henrico, aromatario converso, erigendi supra suas cellas quod vulgo dicitur terrosa. (4) Vedi a pag. 213, n. 576 (5) Die 11 decembris 1787 ... patres conventus S. M. de Castello pluribus abhine annis convenerunt cum domino Morandi pharmacopola, qui penes s. Laurentium moratur, quod scilicet ipse debeat subministrare medicinalia, quibus in — 368 — farmacia, nel 1715 venne edificata la casa tuttora esistente al lato destro di chi si reca nella canonica, con la porta d’ingresso, in salita di Castello (1). praedicto conventu assignati egebunt, exceptis tamen viperatis, aliisque similibus maioris praetii pharmacis, et quod conventus teneatur ipsi solvere singulis annis pro recensitis medicinalibus libellas tercentum genuenses. Hac re diligenter et accurate perpensa ab adm. rev. p. mag. fr. Thoma Yignoli, priore conventus, tum etiam facta comparatione cum libro medicinalium fratrum conventus s. Dominici, invenit dictus p. prior huiusmodi conventionem in damnum conventus vergere; ideoque patres a consiliis accersivit, suas reflexiones hac de re communicavit, ipsisque proposuit num placeret dictam convcntionem cum pharmacopola factam rescindere, et statuere quod in posterum medicinalia pro usu fratrum in libro aliquo describantur, et quotannis valor huiusmodi medicamentorum solvatur; relicta fratribus libertate eam adeundi officinam medicamentariam, quae ipsis videbitur expedire. Haec propositio fuit unanimiter per vota secreta approbata. (1) Die 27 augusti 1715 congregato ab a. r. p. mag. fr. lacobo M. Mutio, priore huius conventus, consilio, proposuit patribus... an placeret... construere domum habentem quatuor cameras, atrium et coquinam, iuxta formam delineatam ab architecto, et exhibitam ab a. r. p. priore, in loco ubi antiquitus erat officina aromataria conventus, et omnes consenserunt. 369 — II. BIBLIOTECA. Della biblioteca di Castello non corre difficoltà alcuna in assegnare l’epoca di erezione. Essa é antica quanto il convento medesimo. I benemeriti Lionello e Manuele, fratelli Grimaldi, nell’adattare le abitazioni dei canonici della soppressa collegiata ad uso dei religiosi domenicani, che, per volere di Eugenio IV, loro successero, non dimenticarono no di fare luogo ad una discreta libreria. Ove fosse posta, mal saprebbesi divinare dopo le tante mutazioni accadute nel corso di quattro secoli e l’ingrandimento del cenobio in ogni suo lato, e che, quantunque d’irregolare e incommoda struttura interna, occupava uno spazio pianimetrico anche troppo vasto. Poiché partendo dall’ attuale piazza di S. M. in Passione, veniva a finire al mare, dietro il coro della chiesa di N. S. delle Grazie. Non dubito però che dovesse essere prossima alla chiesa, nella parte più antica del convento, a motivo che le ali di questo remote dal centro sappiamole aggiunte mano mano dai nostri, per acquisto fatto in tempi posteriori del territorio limitrofo. Quivi rimase adunque per due secoli, cioè fino al 1656, anno in cui, come dirò sotto, fu costrutta la nuova, e allora vetus libraria, olim a dominis Grimaldis erecta, si destinò ad altro scopo. Ad Atti Soc Lic. St. Patri* Voi. XX - 37° - essa intende alludere il primo dei versi strani, scolpiti sull’ architrave del magnifico portale marmoreo, che dà ancor al presente accesso alla sacristia : Edrni sacrorumque et libros continet edetn... Hec Manuel Leonelque ednnt Grimalda propago (i). Naturalmente la nostra biblioteca fu sempre privata, e ad esclusivo servizio dei frati, e non può mettersi al paro con quella del convento di s. Marco a Firenze, sebbene contemporanea; la prima, scrive lo Spotorno, che dopo le età barbaresche si aprisse all’uso pubblico (2). In compenso, poco mancò che a capo della stessa e degli studii, in quel famoso cenobio introdotti nel medesimo turno di tempo da Cosimo Medici, non andasse da Castello il p. priore Girolamo Panissari, come diffusamente narro nella storia cronologica del nostro convento. Uomo dotto quale egli era, nel suo lungo priorato qui da noi, prese a cuore il benessere della nascente biblioteca, e raunò il primo nucleo di opere edite o manoscritte. N’abbiamo la prova nell’ acquisto fatto, sotto condizione, di due codici dal suo confratello, Giacomo Campora, vescovo di Caffa, contenenti più trattati dei ss. padri, Agostino, Anseimo ed altri, conforme al già riferito altrove parlando di lui, e riportandone i documenti (3). È a credere che nel 1461 fosse la biblioteca nostra già ben fornita di libri e in pieno assetto, se prestanti (1) Vedi la mia Illustrazione storica ecc. della Chiesa di S. M. di Castello, a pag. 179. (2) Stor. letter. della Liguria, nell’appendice al voi. 2, pag. 392. (3) Vedi il mio Codice diplomatico tauro-ligure, a pag. 699 e 710 del tomo III, negli Atti della Società Ligure di Storia Patria voi. VII, parte seconda, e nei miei Vescovi Domenicani Liguri, a pag. 146 e 177. — 37' - cittadini nel ricevere da Pera i molti codici sottratti alla rapina dei turchi dopo la caduta di Costantinopoli, elessero consegnarli in deposito, nel numero di 187 ai francescani di N. S. del Monte, e di 24 ai domenicani di Castello, come racconta il Giustiniani, e diremo noi pure nella storia (1). Dove il su citato Spotorno osserva, che la premura che si presero i genovesi del Levante di mandare alla madre patria quei volumi, è certo argomento che fossero di grandissimo pregio (2). Quando ciò avvenne trovavasi al governo della nostra comunità il beato p. Vincenzo Maglio ; il quale, a sua volta, mostrò impegno non comune in provvedere i libri che ancora mancavano per la salmodia nel coro, e per lo studio in cella dei suoi subalterni. Il p. Borzino conservò assai opportunamente, e a noi trasmise, l’utile notizia che sotto il priorato di lui (1461-63), e di suo ordine furono scritti i libri corali, pergameni certo, ad uso dei frati, e altri ancora per la biblioteca di fresco eretta. Sub quo, libri chorales scripti sunl et etiain prò libraria (3). Sono dessi o in tutto o in parte, quei molti e grossi volumi in cartina, legati a borchie e cuoio antico, contenenti le antifone, responsorii e simili, che occorrono nella ufficiatura annuale ; volumi d’ingente mole e peso da me ancora veduti e maneggiati, e dei quali rimaneva tuttavia un pic-ciol numero. Che cosa comprendessero gli altri dal beato destinati alla biblioteca noi so, ma é agevole cosa il credere trattassero di scienze sacre o di patristica, come ne correva 1’ uso. (1) Annali ecc. sotto il 1461, e Atti su citati a pagg. 278-80 del voi. XIII. (2) Opera e luogo cit., a pag. 390. (3) Vedi sopra a pag. 29, n. 50. — 372 — Del resto, non era neppure ràro il caso di benevoli secolari, che venissero a crescere la suppellettile letteraria delle case religiose con doni di simile natura ; ed un esempio lo die’ appunto l’anno 1465 il pio signore Marco Cassina, legando in morte al nostro convento l’esemplare d’ una bibbia di pregiato valore, ad ornamento della biblioteca. (N.° /) (18 gennaio 146)) Ihesus MCCCCLXV die XVIII ianuarii. Ianue. Dominus Marchus de cassina in sua ultima egritudine de qua ex hac luce migravit reliquit conventui nostro expendenda pro necessitatibus fratrum et ad ipsorum libitum libras LXXV pagarum de LXV super simonem Ioardum. Item ea die qua etiam migravit viva voce legavit pro edificio sive laborerio fiendo apud ecclesiam sancti luce in Albario loca X medii pro centenario mercantie sancti geor-gii, ut apparet in apodixia hic inserta manu baptiste de cassina eius nepoti et herede (sic), cuius tenor talis est. MCCCCLXV die XVIII ianuarii. Ianue. Notum sit omnibus sicut ego baptista de cassina q. domini ra-phaelis promitto vigore presentis exbursare sive solvere pro laborerio fiendo in ecclesia sancti luce de Albario valorem sive processum locorum decem medii pro centenario merchantie sancti georgii, semper ad simplicem requisitionem venerabilium fratrum sancte marie de castello, et hoc in observationem commissionis mihi date per q. dominum Marcum de cassina avunculum meum. Item pro anima sua legavit conventui bibiam unam, valoris librar. LXXX, pro comuni almario librarie. Pochi anni dopo é stato il convento che donò un breviario alla gentildonna Teodorina Lomellini, vedova di quel Domenico Spinola, che, già novizio a Castello, — 373 — per assoluto volere del padre suo Hliano, e coll’annucnza del papa, ritornò al secolo, e si mantenne sempre in stretta amicizia co’ frati, a segno che volle coll’abito, e nel comune loro deposito, essere sepolto. Lo stesso affetto conservò verso di essi, e specialmente del p. Nicolò D’Oria, la di lui consorte, la quale desiderò dopo la costui morte possedere il di lui breviario, a titolo di grata memorici, e l’ottenne di leggieri, in riguardo della sua pietà e generosa munificenza mostrata a più riprese, e maggiore ancora verificare dovevasi fra breve coll’ erezione della monumentale cappella d’Ognissanti, gentilizia di sua famiglia. 11 dono le venne fatto con qualche solennità di forme e il consenso dell’ intiero consiglio dei padri, il di 5 maggio 1489 (1). Memorie posteriori informano che il 12 marzo 1500 i padri medesimi, radunati a consulta, accettarono Tofferta del loro confratello p. Giacomo Giustiniani, di tutti i beni da esso posseduti in parecchie città d’Italia, e col cui ricavo deliberarono fabbricare un’ala nuova del convento, la prossima al mare. Decisero inoltre spendere cinque ducati nell’acquisto di una sacra bibbia, avente la glossa ordinaria, per la libreria, non che la fattura di di un saltero pergameno a lettere grosse, per uso notturno, stante che i due in attuale servizio, essendo di piccola scrittura, male soddisfacessero al bisogno. A quel-1’ uopo destinava lo stesso p. Giustiniani il prezzo a ricavarsi dalla vendita di un calice portato da Scio, ond’era oriundo. Faceva in ultimo completa rinunzia alla nostra biblioteca della collezione intiera dei suoi libri, ri- (1) Vedi sopra a pag. 58, n. 66. — 374 — servandosi l’uso d’alcuni per studio, e sua vita durante (i). Il saltero grande qui sopra menzionato più non esiste presso noi, ma dei due piccoli, godo potere riferire che, pochi anni sono, trovavansi ancor in Genova. Addi 12 luglio 1886 il eh. Achille Neri, allora bibliotecario capo deH’Universitaria di questa citta, mi affermava aver veduti e maneggiati, alquanto tempo innanzi, due libri corali pergameni, miniati, con figure di domenicani nelle lettere capitali e appartenuti a Castello, come da scritta lettavi da lui stesso, che tornato brevi giorni dopo a farne incetta presso quel rivendugliolo, li trovò comprati da un più lesto acquisitore. Non erano, mi diceva, della solita gran mole dei codici siffatti, oggi ancora esistenti presso qualche comunità, ma si a mano, o meglio da leggìo. Il generoso frate Giustiniani ebbe poco stante un imitatore nel nunzio apostolico e vescovo di Scio, Paolo Moneglia, il quale morendo a Buda in Ungheria l’anno 1502, così di lontano ricordò con affetto l’originario suo convento, lasciandogli per testamento una quantità cospicua d’opere sacre e profane di varia letteratura; quella cioè che, in partendo per la sua missione, lasciato aveva in deposito a Paride de Mari, cavaliere Gerosolimitano. Dal Manuale ms. del p. Agostino dei conti di Ventimi-glia ricavo 1’ elenco di codesti libri, che sono né pochi né di lieve importanza, e rispecchiano la vastità delle cognizioni e la profondità della dottrina di quell’insigne mitrato (2). (1) Ivi a pag. 37, n. 65. (2) Ne parlai nei Domenicani illustri di S. M. di Castello, e nei Vescovi Domenicani Liguri. - 375 - (N.° 2) (27 febbraio 1509) Cum hoc fuerit et sit, quod alias r. p. dominus Paulus de Monelia, Ord. Pred. episcopus, dum viveret, legaverit quosdam libros, hic inferius in inventario expressos, ven. conventui S. M. de Castello de Ianua, prefati Ord. Pred., penes quemdam Paridem de Mari ord. Ierosomilitani existentes, hinc est quod anno a nativitate Domini 1509, indictione XII, die vero 27 mensis februarii, pontificatus ss. in Xpo patris ac domini nostri, d. Iulii div. provvidentia pape secundi , constitutus ven. et rei. vir, fr. Valentinus de Mantua, Ord. Pred. et prefati conventus procurator etc. Qui quidem fr. Valentinus volens mandatis dicti conventus, tamquam bonus religiosus obedire, nobili viro, d. Iohanni q. Antonii de Mari, clerico Ianuensi, et pre-fati Paridis fratre germano, instanter requisivit ut predicti libri (sic) nomine quo supra, dare et consignare vellet. Qui quidem d. Iohan-nes eosdem libros eidem fr. Valentino dedit, tradidit, consignavit, et prefatus fr. Valentinus eidem d. Iohanni promittit... . eum relevare indemnem apud patres et quoscumque, obligando se in pleniori et districtiori forma cum amplioribus clausulis hic apponi solitis, presentibus dd. Antonio Gallando et Petro Hescuer (?) clericis Suditanen. et Leodien. civit, et dioces. testibus. Et primo sequuntur libri qui sunt in prima capsia. Questiones magistri Dominici de Flandria in lib. de Anima, cum comm. s. Thomae super lib. 1. sententiar. Orationes Ciceronis. Testamentum vetus a principio usque ad finem, cum comment. Nicolai de Lyra. Questiones Egidii de Roma super 2 sententiar. Secunda pars d. Antonini. Catholicon. Io. Capreolus super 2 sententiar. S. Thomas super 2 sententiar. Prima pars d. Antonini. Prima pars tertie p. d. Antonini. Quest, sent. s. Thomae. Alia titulo super epist. s. Thomae. Secunda secunde s. Thome. Questiones Io. Scoti super r. et 2, cum tabula. Sec. p. d. Antonini Breviarium Ord. Pred. Liber politicorum Aristotelis. Questiones Io. Capreoli super 4 sententiar. Senece universa opera. Tabula super.... s. Thome. Directorium inquisitorum. S. Thomas super epistolas Pauli. Testamentum novum, cum commento Nicolai de Lyra. Scoti in 2 et 3. Comm. s. - 376 - Thome super libros Physice et Metaph. Tertius Capreoli super sent. S. Thomas super epistolas Pauli. Quest, p. d. Antonini. Prim. scriptum Capreoli. Et hec in prefata capsia habentur. Sequentes alii sunt in secunda capsia. et primo : liber Orosii. Questiones de veritate s. Thome. Francisci Petrarche de remediis utriusque fortune. S. Thomas super lib. de..., cum comm. Petri de Alvernia (?) Ord. Pred. Averrois super lib. Physic. Concordantie Biblie. Questiones s. Bonaventure super i et 2. Opuscula quedam. Questiones de potentia Dei s. Thome. Quest. Ricardi. Contra Gentiles s. Thome. Quolibeti s. Thome. Tractatus Senece. Quidam libellus in logica. Quidam liber. Quiddam aliud opusculum in per-gameno. Origenis contra cultum heretic. Multi quaterni.....(1). Ita est. B. Gulletus (?) clericus, Tullen. dioc. notarius, manu propria. Ma chi più di tutti concorse, e potrebbesi, per avventura, chiamare il fondatore massimo della biblioteca nostra domestica, è stato il p. Bartolomeo Rivarola. Rampollo di nobile stirpe genovese, e bramoso che i confratelli suoi, non meno della pietà, coltivassero i buoni studii, a utile proprio e altrui, con danari avuti dai doviziosi parenti, raunò, dice la cronaca, un numero di libri stragrande così da chiamarli innumerevoli, e li depose in prima nella casa rurale di s. Luca d’Albaro, forse per mancanza di sala adatta qui a Castello, ove tuttavia nel seguito vennero trasferiti. Emit ex pecuniis parentum libros quasi innumeros, quos posuit in libraria etc. Ciò molto innanzi il 6 ottobre 1511, giorno in cui il benemerito religioso cessò di vivere, dopo aver per tre volte governato, con soddisfazione di tutti, il nostro convento (2). (1) Essendo scritto con pessima calligrafia, non assicuro in ogni sua parte la retta trascrizione del presente documento. (2) Vedi sopra a pag. 58; n. 123.' - 377 - L’ ultima notizia in materia, che mi tocca registrare, riguarda un’altro breviario, anch’esso pergameno, ceduto in eredità agli altri padri di s. Domenico dal famoso oratore p. Benedetto Goano. I nostri avrebbero voluto ritenerselo, siccome cosa d’un membro di casa , ma 1’arbitro, chiamato a definire l’insorto litigio di quella successione, opinò il contrario, e si dovè restituirlo (i). Pel rimanente del secolo XVI non trovo con mia meraviglia il più leggiero accenno, neppur indiretto, alla libreria di Castello. In essa tuttavia lavorò e compose, a tacere di altri, il celebre p. Sisto da Siena le molte sue opere e fra queste la pregiatissima Bibliotheca Sancta, emporio d’onnigena erudizione pei suoi tempi, che dedicò a s. Pio V, suo protettore, da una cella che vorremmo saper quale del nostro cenobio (2). A principio poi del secolo seguente un benefattore che volle serbare 1’ anonimo, fece la proposta ai padri di restaurare la libreria a sue spese; cosa che venne di lieto cuore accolta il 4 settembre 1608 (3), e il lavoro, compiuto, come'pare, su sode fondamenta, fu capace a reggere l’altro edifizio che le si sovrappose ad uso abitazione, il 16 agosto 1622 (4). Ad ogni modo, anche rinnovata e abbellita, a breve (1) Vedi sopra a pag. 23-25, n. 37. (2) Ivi a pag. 150-51 n. 379 (3) Die 4 septembris 1608 congregato consilio patrum, proposita fuere infrascripta... Cum persona quaedam disposuerit restaurare bibliothecam absque expensis conventus, an deberet admitti praedicta restauratio... Libentissime omnes consenserunt restaurationi praedictae bibliothecae, et summas gratias egerunt benefactori. (4) Die 16 augusti 1622 indicto consilio per rev. p. priorem, fr. Hyacinthum Podium .. fuit concessa licentia p. Hyppolito M. de Genua edifkandi cellam vel cellas pro suo usu super aedificium librariae conventus. — 373 — andare si die’ a vedere insufficiente all’uopo, e pella località alquanto scura e forse anche umida e per la ristre-tezza della sala, non più capace a contenere la copia dei volumi. 11 disegno di costrurne una nuova, e di dimensioni maggiori, sembra doversi attribuire al p. Angelo Tasso, sotto il cui priorato ebbe luogo; e come area più propizia si scelse quella di mezzo delle ale del convento, prospiciente il mare, straricca di luce. Noi la vedemmo, e ben ne ricordiamo la considerevole altezza del vólto, nel cui centro campeggiava la figura di s. Tommaso, trionfante delle eresie e dell’Averno, l’ampiezza del vaso principale, la maestosa porta, il decoroso vestibolo, le robuste scansie, già ridotte a poche dai vandali della rivoluzione ligure del 1797. Di libri non più la millesima parte, dei manoscritti presso che nulla (1). Il trasporto dei volumi dovè effettuarsi nella state 1656, poiché in data 25 agosto di detto anno lo vedo registrato come cosa già latta, e lo spazio dell’antica libreria, fabbricata nel. 1450 dai fratelli Grimaldi, ceduto dal capitolo ad un qualificato religioso, per ridurlo a sua abitazione. Ne riproduco il testo : Die 25 augusti 16j6 locus ille supra studentium dormitorium aptior pro costruenda bibliotheca comuni adm. rev. p. priori visus est, eaque consummata, concessa est vetus libraria, ohm a dominis Grimaldis erecta, rev. p. lect. Hyacintho M. Granariae, nunc priori Garexiensi, ad construendum sibi cubiculum, omnibus volis. L’inconveniente solito avverarsi nelle biblioteche dopo la prima suppelletile necessaria all’impianto, e massime (1) Corre una tradizione, che in quel rivolgimento politico i soldati acquartierati in convento siansi valsi dei libri nostri, per far bollire le loro marmitte, e prepararsi il rancio. Vandalismo della nuova civiltà ! - 379 — nelle raccogliticcie delle comunità religiose, formate dalle successive aggiunte di volumi ereditati da frati defunti, vogliamo dire i duplicati, verificossi eziandio a Castello. Il perché, fino dal 1602 io rinvengo nel libro dei consigli la deliberazione presa dagli anziani il 2 giugno che libri qui reperiuntur in comuni deposito uc cellis conventus, qui omnino sunt inutiles, vendantur, et de praetio emantur alii magis utiles. Coeteri qui sunt utiles, vel ad ornatum et magnificentiam conventus (lo noti il lettore); retineantur. Super quo stabitur iudicio a. r. p. magistri, fr. Petri de Tabia, che era quel p. Visconti dall’ Oldoini proclamato magnus sui temporis theologus (1). Cosa che si ripetè il 25 febbraio 1610, e di nuovo il 25 febbraio e 20 settembre 1692, a condizione sempre d’impiegarne il prezzo in acquisto di altre opere (2). (ij Vedi sopra a pag. 156 n. 399. (2) Die 2$ februarii 1610 ab. a. r. p. fr. Arcangelo de Ripalta, priore, cum per conventum sint dispersi quidam libri inutiles et antiquitate consumpti, et minime apti ad studium, fuit propositum an debeant vendi, et illorum praetium converti ia emptione aliorum librorum magis utilium, et fuit conclusum quotiescumque id fieri possit, ita fieret. Die 25 februarii 1692... adm. rev. pater prior proposuit... an possint concedi a. r. p. mag. fr. Clementi de Clementibus aliqui libri bibliothecae pro praetio librarum 60, dummodo tamen sint duplicati, et dicti nummi expendantur in dicta bibliotheca, et omnes consensere Die 20 septembris 1692 ab a. r. p priore propositum fecit an placeret accipere quatuor centum quinquaginta libras, monetae ianuensis, ab adm. rev. patribus Augustinianis excalceatis; scilicet centum quinquaginta in pecunia, centum quinquaginta in elemosina trecentum missarum, celebrandarum a dictis rev. patribus excalceatis, et centum quinquaginta solvendas ab eisdem patribus bibliopolis pro restauratione librorum nostrae bibliothecae. Quae 450 librae sint praetium unius copiae illorum librorum qui invenientur esse duplicati in nostra bibliotheca, et qui in meliori existimatione non excedant dictum praetium Et omnes, unanimi calculo, suppositis supponendis, maxime quod tota dicta summa expendatur in beneficium bibliothecae, consensum dederunt. In seguito sono da ricordare i lasciti fatti dagli alunni del convento alla biblioteca per crescerne il lustro, o aumentare la copia dei volumi, o provvedere ai restauri. Spiccarono al riguardo, fra molti altri che taccio, il p. Alberto Solimano, il quale, scrive la cronaca, bibliothecam et ornamentis et quampluriinis libris ditavit, sullo scorcio del secolo XVII (i); il p. Gian Luigi Pagliera, che nel 1739 fondò un cospicuo legato di dugento scudi a benefìzio della stessa (2); il p. Angelico Cuneo, che l’anno 1751 tutto l’avere suo e la bella collezione dei libri suoi lasciava alla medesima, esclusone assolutamente ogn’altro impiego (3). E in tempo più moderno i monsignori (ij Vedi sopra a pag. 204, n. 555. (2) Die 29 martii 1739 congregatis patribus a consiliis ab adm. rev. patre, in provincia magistro, fr. Pio Felice Garibaldi, priore, propositum fuit an placeret ex nummis depositi a. r. p. mag. fr. Io Aloysii Pagliera comparare fundum fructiferum, contiguum possessioni conventus, in summa ducentorum scutorum, monetae genuensis, iuxta conditiones signatas a patre rev.mo generali in sequenti licentia, huius tenoris: Nos fr. Thomas Ripoll, s. theol. professor, ac totius Ord. Praed. humilis magister generalis et servus. Harum serie, nostrique auctoritate officii, licentiam concedimus rev. patri priori, ac patribus conventus nostri S. M. de Castello Genuae, provinciae utriusque Lom-bardiae, ut ex pecuniis spectantibus ad depositum rev. patris magistri, fr. Jo. Aloysii Pagliera, filii eiusd. conventus, possint comparare fundum fructiferum in summa ducentorum scutorum monetae genuensis, nomine praedicti conventus, cum hac tamen conditione quod annui fructus concedantur ad usum praefato patri magistro Pagliera, quoad vixerit, et post mortem eius cedant in utilitatem bibliothecae eiusdem conventus; mandantes... ut praedicti annui fructus nullo modo et sub nullo praetextu possint ad alios usus, nisi ad utilitatem praefatae bibliothecae in comparandis libris, diverti etc. Datum Romae, die 21 martii 1739. (3) Die 16 iunii 1751 de mandato a. r. p. in prov. mag. Angeli Doni. Asdente, prioris, et ad instantiam a. r. p. in prov. mag. Angelici Thomae Cuneo, ego in-frascriptus registravi in libro consiliorum ordinem fel. record, rev p mag. fr. Thomae Ripoll, olim mag. generalis tenoris sequentis, videlicet: Nos fr. Thomas Ripoll etc. Necessitati, augmento et decori bibliothecac conventus nostri S. M. de — 38i - Pirattone e Airenti, quegli di Albenga e questi arcivescovo di Genova, amendue a eguale titolo sono benemeriti, come ebbi a constatare versando fra le mani un bel numero ili opere pervenuteci dalle loro eredità. In virtù di questi fondi, separatamente amministrati, avvenne che convento e biblioteca poterono in certi casi prestarsi scambievole aiuto. Trovo infatti che il convento nel 1771 mutuò alla libreria lire 1300 per comperare i commentari di non so quali scienze (1) e alla sua volta la suddetta prestava al convento nel 1774 lire quattromila, e nel 1778 altre ottomila, sulle sue azioni in banco s. Giorgio (2) ; ciò che fii credere che il capitale ascendesse a un bel valsente. Castello Genuae, paterna sollicitudine, providere volentes, harum serie, nostrique auctoritate ufficii, volumus et decernimus, ut omnes libri concessi ad usum a. r. p. mag. fr. Angelici Thomae Cuneo, filii eiusd. conv., omnino post eius mortem applicentur praelatae bibliothecae, nec aliter... possit de iisdem disponi. Similiter... ut quidquid pecuniae in morte praefati patris reperietur, ad eius usum concessae, totum inviolabiliter applicetur eidem bibliothecae, nec possit in quemcumque alium usum distrahi vel impendi... Datum Romae, die 9 septembris 1747. Ita est fr. Petronius Volta, lector moralis et consiliorum secretarius. Die 12 februarii 1761 patres a consiliis iuxta praescriptum rev."1 p. Ripoll, magistri ordinis, die 9 septembris 1747, ac rev.mi p. de Boxadors 13 septembris 1760, declaraverunt quamlibet actionum sub nomine p. Angelici Thom. Cunei in prov. mag. repertarum in monte conservationis et pagarum s. Georgii quae fuerit extracta, ibidem esse iterum reponendam, donec omnibus extractis, tota pecunia redigatur in fundum sive capitale fructiferum, cuius fructus nequeat in alios usus distrahi, sed impendatur in emptionem librorum pro bibliotheca conventus, perpetuis futuris temporibus. Porro actiones quae in dictis montibus conservationis et pagarum s. Georgii modo asservantur sunt 43. (1) Die 11 iunii 1771 patrum consilium congregavit a. r. p. prior, Pius Joseph Assereti, proposuitque num placeret mutuo dare bibliothecae ex bonis oonventus summam librarum mille tercentum ad comparanda commentaria A. R. scientiarum ; ita ut annuatim per partes ex redditibus bibliothecae praedictae summae fiant solutiones, donec solutio integra peracta conventui fuerit. Id, latis secretis calculis, votis omnium receptum est. (2) Die 25 februarii 1774 convocatis patribus a consiliis ab a. r. p. mag fr. Domenico ab Auria priore, manifestata et lecta fuit epistola data sub die 9 februarii — 3^2 — Non consta si eleggesse mai il bibliotecario fino a tanto che la libreria rimase al primitivo suo luogo, ma accaduto il trasferimento alla nuova sede, si cominciò ad attribuire a quell’ ufficio la ben dovuta importanza. Siane prova la nomina ad esso di religiosi dotti, provetti, e per lo più insigni maestri ; che dopo una lunga carriera d’insegnamento preso onorato riposo, non sdegnarono spendere gli ultimi anni di vita a prò’ di una istituzione così benefica, e taluni la vantaggiarono con generose largizioni del proprio. Eccone 1’ elenco : an. 1774 rev."1 patris mag. gen. fr. Io. Thomae de Boxadors, paterne inclinati in concedenda facultate accipiendi summam quatuor millearum lirarum ex capitali bibliothecae relicto a patre mag. Cuneo, cum obligatione tamen ex bonis annualibus dicti conventus ipsas restituendi, asservando nimirum singulis annis aliquam pecuniae quantitatem, a patribus a consiliis congregatis statuendam, ut in unam summam collecta, totalis fieri posset dicti capitalis redintegratio. Idem p. mag. prior patribus ipsis exposuit qualem portionem vellent stabilire, et si placeat rev.m° mag. ord. designarunt centum quinquaginta liras annuas; latisque secretis suffragiis, praeter unum, vota omnia fuere favorabilia. Riconvocato dallo stesso il consiglio addì 14 marzo successivo, si lesse la lettera del Generale in data 5 marzo stesso, in cui dava la definitiva facoltà alle suddette condizioni, pro necessitatibus eiusd. conventus. Die 11 maii 1778 congregato consilio patrum ab a. r. p. mag. fr. Vinc. Lercari priore., propositum fuit num placeret'instituere censum librarum octo mille de bonis ad bibliothecam pertinentibus, quae bona ipsi provenerunt ex actionibus, ut vulgo dicitur, s. Georgii; et omnes datis secretis calculis unanimi suffragio, potestatem fecerunt sindico pro tempore instituendi huiusmodi censum cum annua solutione librarum quatuor pro quolibet centenario, dummodo tamen in institutione serventur omnia de iure servanda, et omnes adhibeantur cautelae sive praecautiones necessariae p o assccuratione dicti ccnsus. - 3»3 - P. TOMMASO MARIA GIOVI. Fu il primo, e veramente degno di capitanare i successori. Leggo nel libro dei consigli : Die 27 maii 166} a. r. p. prior, fr. Albertus Maria Fabianus, congregavit patres a consiliis, quibus proposuit pro bibliothecario a. r. p. mag. Thomam de Genua, ut haberet custodiam librorum bibliothecae, et retineret apud se elavem unam, et alteram commem patribus teneret lector moralis, et omnes id approbaverunt. PP. GIO. MARIA BORZINO, IPPOLITO MARIA FABIANI. Il p. Borzino é lo storiografo e sillabista spesso da noi citato, e che più di tutti prese a petto la cura della biblioteca, di cui disegnò anche il piano prospettico, esistente ancora in archivio. Rinunziò l’ufficio al suo coadiutore il 10 gennaio 1690. Die 24 februarii 1689... propositus fuit in bibliothecarium conventus rev. pater, fr. lo. Maria Bor^inus, et in coadiu-torem eiusdem rev. pater, fr. Hyppolitus Nic. Fabianus, qui ambo unanimiter per vota secreta in dictis officiis acceptati sunt. Cum hac tamen conditione, scilicet, quod si patres lectores, primarius et moralis, petierint aliquos libros ex existentibus in bibliotheca conventus, teneantur praedicti patres, bibliothecarius et coadiutor eius, ipsos commodare dictis patribus lectoribus; ita tamen quod postquam dictis libris usi fuerint, patres lectores iterum debeant reponere dictos libros in bibliotheca, aut restituere rev. patri bibliothecario, vel coadiutori. - 3^4 — P. PAOLO DOMENICO SPINOLA. Die 6 novembris 1692... cum ob mortem rev. p. ìect. fr. Hyppoliti Nicolai Fabiani, vacatum sit officium bibhothe-carii, propositum fuit praedictis patribus an eis placeret eligere pro dicto officio exercendo a. r. p. lect. Paulum Dominicum Spinulam, et omnes, unanimi ac secreto calculo, consensum dederunt. P. TOMMASO LUCCIONI. Die 26 iunii 1697... per vota publica fuit unanimiter electus pro bibliothecario adm. rev. pater Thomas Lucciolìi, magister provinciae. P. DOMENICO MARIA GIUSTINIANI. Chiamossi Domenico Maria nel secolo, ma in religione Tommaso Domenico, come é detto chiaro a pag. 234, n. 627 del Sillabo. Die } octobris iyio in actuali visitatione ab a. r. p. magistro provinciali, Vinc. Ludovico Gotti, congregatis patribus a consiliis, exposuit eis an placeret ut ipse institueret in lectorem casuum, cum privilegiis, r. p. lectorem, fr. Dominicum M. Iustinianum, a Genua, cum onere ordinandi libros communis bibliothecae; cui omnes viva voce annuerunt. - 385 - P. GIO. LUDOVICO P AGLI ERA Bibliotecario capo lo fu soltanto il 20 novembre 1720, dopo sei anni di coadiutorato. Die 18 novembris 1714 congregato ab a. r. p. mag. fr. Victorio Marocca, provinciali, patrum consilio, proposuit... an pro instauranda bibliotheca, ordinandis libris et indice formando, designandus esset alter bibliothecarius in socium a. r. p. lect. fr. Thomae Dom. Iustiniani, et omnes fuerunt in volo affirmativo, clectusque per secreta suffragia unanimiter r. p. lect. fr. Io. Ludovicus Pagliera. P. ANGELICO TOMMASO CUNEO TOMMASO DOMENICO STRAFFORELLI. Pel motivo qui sotto esposto sono eletti due titolari. Die 24 februarii 1755 palres a consiliis congregati coram adm. r. p. mag. fr. Stephano M. Iustiniani, provinciali utr. Lomb. in actuali visitatione, primo loco elegerunt in praefectos bibliothecae a. r. p. Angelicum Cuneo, in prov. mag. et Thomam Dom. Strafforelli; et secundo loco. per vota secreta, unanimiter decreverunt, expensis conventus et praesertim depositi fr. Hyacinthi Murini, conversi, instaurandam esse bibliothecam, pluteosque m elegantiorem formam reducendos, iuxta typum a peritis eformandimi, et a consilio approbandum. P. TOMMASO VINCENZO ACQUARONE. ' Vivente ancora lo Strafforelli, gli fu dato in aiuto il p. Acquarone, c, lui morto in marzo 1771,.gli successe. Atti. Soc. J-ia. St. I’atru. Voi. XX. 26 — 386 - Die 29 novembris 1757 unanimiter approbatus fuit tii secundum bibliothecae praefectum a. r. p. mag. fr. Vincentius Aquaroni. Dic 21 augusti 1772 consilium patrum congregavit a. r. p. mag. Dominicus ab Auri a, prior, Usque proposuit num placeret ad biennium eligere in bibhotheca-rium a. r. p. mag. fr. Vincentium Aquaroni, datisque subinde calculis secretis, unanimiter adprobatus est. P. LUIGI AG ENO. Attenta renunciationc officii bibliotecarii a. r. p. mag. fr. Vincentii Aquaroni, in bibliothecarium electus fuit die 17 novembris 1774. a. r. p. mag. fr. Aloysius Ageni. P. LEONARDO STRAFFORELLI. Eletto a foggia dei precedenti il 17 febbraio 1792, egli chiude la serie dei nostri prefetti della libreria. A che un custode di cosa che più non esiste? Infatti, prima la rivoluzione ligure democratica del 1797, poi la soppressione delle case religiose del 1810, come sperperarono gli averi di molti conventi in Liguria e gran parte d’Italia, cosi ridussero a poco men che nulla le loro biblioteche, frutto di tanti sudori, pazienti ricerche, e vistose somme di danaro nobilmente guadagnato. Avessimo almeno il catalogo dei manoscritti, che né pochi nè di poco valore la nostra conservava ! Ma nep-pur questa magra consolazione ci conforta. Cosi di tanti scrittori del nostro convento, i quali lasciarono, morendo, le loro opere inedite, non ci resta se non uno insignifi- — 387 — cante manipolo di trattati filosofici e teologici di niuna importanza. Gli stessi manoscritti del Borzino ancor esistenti, e di cui diedi altrove esatto elenco (1), nulla servono ai progrediti studii dell’ epoca in cui viviamo, non esclusa la da esso tentata storia generale dell’Ordine, giunta al solo primo volume. Sappiamo tuttavia dal Soprani, di lui amico, che egli teneva presso di se talune opere a mano di antichi suoi confratelli, e ne cita parecchie. A cagion d’esempio, i pregiati lavori, in materia di calcolo, del p. Domenico Ceva, e in particolare il Chaos mathematicum, cui il Borzino medesimo confessava apud me est mss. Un antichissimo codice contenente i nomi in serie cronologica dei vescovi di Genova, dallo stesso Soprani consultato in camera del Borzino. L 'Harmonia evangeliorum attribuita a Domenico Nanni Mirabelli, della quale afferma Sisto senese conservarsi a’ suoi giorni in biblioteca di Castello, ed il Borzino ricordava aver avuto fra mano, e si perdé nella peste del 1656, con molt’altri libri di considerazione. Rammenta ancora l’opera del p. Girolamo Bavaro : Fior d’ogni bene, dicendola di assai curiosa lettura; l’Epitome commentariorum Hugonis Card, super Bibliam, del p. Gio. Maria Solari, posseduto dal Borzino, suo pronipote materno (2). Un’ ultima notizia. Nel novero dei manoscritti della nostra biblioteca teneva un bel luogo la Storia ecclesia- (1) Nei Domenicani ili. di S. M. di Castello, a pag. 395. (2) Scrittori della Liguria, a pag. 83, 85, 114, 168 e 217. Nel Mannaie ms. del p. Agostino dei conti di Ventimiglia, a fol. LXXXIII verso, è detto trovarsi allora (1460 circa) carte e scritture, comprovanti la nissufla colpa da parte dei genovesi nella sanguinosa battaglia e susseguita caduta di Costantinopoli. — 338 - stica di Genova, sotto il titolo di Annali, del p. carmelitano Agostino Schiaffino. Avendo i fratelli Merigo mostrato vivo desiderio d’estrarne copia, il priore e padri ne li contentarono mediante oneste cautele, discusse il 20 febbraio 1785, come risulta dal seguente atto consigliare. (N° j) (20 febbraio iySj) Die 20 februarii 1785 congregatis patribus a consiliis ab adm. rev. patre lectore, fr. Leonardo Strafforelli, priore..... proposuit dominos Nicolaum et Iosephum Merigo, fratres, benevolentiae et amicitiae gratia, petiisse ut eisdem facultas concedatur extrahendi e bibliotheca opus p. Schiaffini, Carmelitae, Historiae sacrae Genuae, nec non Liguriae, ut excribere sibi facere valeant. Hac tamen ratione eisdem patres annuerunt, ut volumen unum, dein alterum, et sic deinceps extrahatur tantum, et facto deposito praetii totius operis librarum quingentarum quinquaginta, ut si forte accidat quod aliquod volumen vel pereat vel vitietur et depravaretur, in promptu nobis sit damnum reficere. Hinc in actu traditionis cuiuscumque voluminis persolvendum erit, et de ipsius statu et conditione vicissim scriptura sibi consignanda erit, ne litis alicuius detur locus et anxa. Hoc pacto propositionem confirmarunt omnes, secretis calculis. Quasi non dubitiamo essere codesto codice, allora in possesso nostro, uno degli esistenti oggidi nelle pubbliche biblioteche di Genova. - 389 — III. ARCHIVIO. Se della biblioteca di Castello non più rimane vestigio, e il grandioso suo salone scomparve, venduto dal governo, col resto del convento, ad un ignobile speculatore che lo mozzò e convertì in case d’affitto, restano tuttavia alcuni pochi libri, i quali per la loro antichità ed altri contrassegni mostrano d’esserle appartenuti. Dell’ archivio é forse a dire lo stesso circa il luogo occupato, ma quanto alle carte ne arrise un po’ meglio la fortuna. Non già che molta suppellettile di codici, pergamene e bolle un dì in esso conservate non siasi smarrita in occasione di guerre, pesti, bombardamento, e simili calamità civili 0 politiche, che funestarono la nostra città durante gli ultimi quattro secoli. Dovremo inflitti in più incontri nel presente lavoro, come già facemmo in altri, lamentare la perdita di questo 0 quel documento, di cui è sicura la primitiva esistenza. Ma via, è innegabile che la porzione maggiore venne salvata e trovasi a mano nostra; e noi ce ne servimmo a tutto spiano nelle precedenti opere già edite, e ciò che ancor resta di inedito mandiamo al palio nell’ attuale che sarà 1’ ultima. — 59° — Dove mi giova rilevare che il merito della raccolta e conservazione degli originali o delle copie autentiche delle scritture, spettanti all’ antica chiesa e collegiata di Castello, sale fino ai primi padri fondatori del convento. Nella storia di questo sarà narrato dello zelo ardente con cui vollero e ottennero, a suo malincuore, dall’ ultimo prevosto e dai canonici, la consegna dei libri di pertinenza della collegiata, delle pergamene e carte riguardanti la chiesa e i suoi privilegi e diritti, fino a costringere 1’ arcivescovo genovese, coll’ intervento del papa, a restituire quelle scritture, a quanto pare, depositate, per eccesso di ritrosia, presso di lui. Dopo di che, il primo sindaco, p. Pietro Cossano, in previsione di probabili danni futuri per deficienza di carte, ebbe modo di farsi consegnare dagli ufficiali della curia la copia autentica di tutti gli atti, processi e istrumenti in qualsiasi modo spettanti alla chiesa e collegiata di Castello. È ben vero che non tutte vennero ridate dal riottoso prevosto anzidetto, e fra esse le due più antiche pergamene facienti menzione di chiesa nostra, ma almeno lasciate in morte all’ archivio capitolare di N. S. delle Vigne, ov’ era anche canonico, oggi le abbiamo a stampa ; ciò che meglio importa. Lo zelo medesimo spiegarono i religiosi che tennero loro dietro; e in prima fila colloco il p. Agostino dei conti di Ventimiglia, che molte importanti notizie strinse e adunò nel suo Manuale, il quale se intiero ancor fosse, riuscirebbe vie più prezioso; invece reca traccie evidenti di numerose sottrazioni di fogli. In secondo luogo, a tacere ora qui dei sillabisi dei figli di Castello, di cui fu già parola nel Discorso preliminare, va lodato lo sto- — 39t - riografo p. Gio. Maria Borzino, il quale dopo due secoli trovate sparse non poche e pregevoli carte, riguardanti i membri primitivi del convento, specie del p. Gerolamo Panizzari, le raccolse e affissò entro il Manuale suddetto, sì che giunsero intatte sino a noi, e mi furono di grande giovamento nello stendere la biografia di quel valentuomo, e la storia del suo priorato in prima e del suo episcopato di poi. Lo stesso Borzino molte cose spettanti le case domenicane in Genova costipò in quel zibaldone di notizie che, con vocabolo seicentistico, volle intitolare Laconismo di storie genovesi; in cui trattò veramente di tutti e di tutto, ma con ampiezza maggiore della fondazione e degli uomini più insigni del nostro cenobio. A mano di lui, che seppe così bene servirsene, ci consta che rimase l’intiero archivio fintanto che visse, e crediamo sia stato suo merito se dal bombardamento del 1684 non ne risentì un più grave danno dell’ incoltogli ; poiché, aiutato dai confratelli, alla svelta lo trafugò e depose sotterra; ciò che non potè della biblioteca, la quale ne sofferse grandemente, come quella che pel luogo eminente e per essere 1’ edificio prossimo al mare trovossi esposta al bersaglio delle palle nemiche. L’ erezione, direi così, formale d’ un archivio, forse il secondo in ordine di tempo, destinato a raccogliere le scritture del convento, e colla dovuta religiosa cura custodirle, la trovo posta in atto alquanti anni dopo la su narrata calamità, cioè il 18 novembre 1714, per iniziativa del provinciale p. Vittorio Mazzocca. Nel consiglio allora a quell’ uopo raccolto venne pur anco eletto in custode archivista il p. Giacomo Maria Rossi, e fissato — 392 — il luogo dell’impianto (i), ma che nel 1725 e 1732 subì nuovi tramuti (2). Chissà non sia codesto p. Rossi 1 anonimo scrittore delle tnss. Notizie cronologiche, spesso da me citato nel Sillabo e nella storia del convento, al quale presto così poco credito, a motivo degli svarioni in cui cade ad ogni piè sospinto? Ad ogni modo egli avrebbe in bell’ ordine disposto le carte tutte del- 1 archivio, poiché ivi discorre di bolle pontificie e di altri documenti, come segnati ciascuno con propria lettera alfabetica, e collocati in cassette apposite, a commodo dello studioso ricercatore. Continuò per tutto il passato secolo il lodevole uso di nominare l’archivista; al quale ufficio veggo destinato addì 17 settembre 1744 il p. m. Giacinto Maria Mon-giardini, il i.° dicembre 1753 il p. m. Pio Giuseppe Assereto, il 5 ottobre 1754 il p. lettore Domenico lommaso Straforelli, e finalmente il 10 novembre 1786 (1) Die 18 novembris 1714 congregato ab a. r. p. mag. fr. Victorio Mazzocca provinciali in actuali visitatione huius conventus, patrum consilio. . . proposuit 1. an, attenta necessitate conventus, instruendum esset archivium pro scripturarum collectione, ordinatione et custodia, et omnes congregati luerunt in voto affirmativo. Deinde unanimi suffragio electus fuit in archivistam r p 1 fr. Iacobus M.' Rubeus, actualis sindicus, et deputata pro erigendo archivio cella in inferiori dormitorio infirmariae existente. (2) Die 22 ianuarii 1725 congregatis patribus a consiliis ab a. r. p. 1. fr. Hyac. M.a Mongiardini, priore, proposita fuit et unanimi calculo determinata pro archivio ad conservandas scripturas conventus cella secunda ad latus dexterum in dormitorio prope sacristiam ; et ne conventus privetur una cella habitabili r. p. 1, fr. Iulius Vinc. Gentilis cessit conventui cellam existentem in claustro superiori prope cisternam quae olim concessa fuit ad ipsius usum. Die 3 ianuarii 1732 congregatis patribus... propositum fuit eisdem an placeret concedere adm. r. p. mag. Iustiniani cameram ... una cum altera camera contigua, quae modo habetur pro archivio conventus ; cum hac conditione quod ipse p. mag. Iustimanus se obliget propriis expensis aedificare aliam cameram pro archivio etc. 1’ altro p. Leonardo Straforelli, che fu 1’ ultimo. Come tale volle lasciar buon saggio di suo valore, intestando un gran numero delle carte ancor esistenti in archivio, colla data, il nome del notaio e la sommaria contenenza dell’ atto. Cosa che, oltre l’impegno della custodia, addimostra la sua capacità in siffatto genere di studi, e l’abilità speciale nel decifrare scritture ben spesso di aspra lettura. Nel su citato atto del i.° dicembre 1753 trovo riferita una notizia al riguardo che non voglio preterire; ed é che a procedere alla nomina dell’ archivista, quel priore fu spinto dal comando del supremo moderatore dell’ Ordine. Adhaerendo mandatis, vi è detto, rev."" moderni magistri Ordinis, archivii praefectum eligendum statuit. Quel comando non era una novità, ma sì il proseguimento d’ una tradizione, cui vorremmo fosse sempre stata fedelmente osservata in tutte le case del nostro istituto, non solo per quanto ha tratto agli archivii, ma anche rispetto alla tenuta dei libri del dare e avere, e le altre aziende delle comunità religiose. Al quale proposito rinvenni a capo del più antico e primo registro dei consigli del nostro convento un decreto emanato dal generale domenicano Marziale Auribelli il 4 gennaio 1458, che malgrado la sua lunghezza merita essere conosciuto, e lo stimo inedito finora. Pel tempo in cui fu redatto, è degno di considerazione, come quello che prelude a molte disposizioni che solo in epoche posteriori vennero mano mano introducendosi nelle pubbliche e private, eziandio laiche, amministrazioni. - 394 - (N. i) (4 gennaio 145S) In nomine domini nostri ihesu Xpi et beatissime virginis marie, et beati dominici patris nostri, et omnium sanctorum. Iste est liber consiliorum conventus nostri ordinis predicatorum, institutus et ordinatus per reverendum magistrum ordinis, magistrum Martialem Auri-belli. In quo describi debent omnia consilia et deliberationes fiende in posterum per presidentem et patres conventus in modum inferius notatum, et scriptum sub anno domini mcccclviiij, die penultima decembris, ipso prefato magistro ordinis conventum bononiensem visitante. In primis pro pace et quiete presentis conventus nostri, et ut negotia temporalia conventus utilius et quietius gubernentur, ego magister Martialis, magister ordinis, prefatus, statuo et ordino quod in presenti conventu nostro semper sit unus liber consiliorum in quo omnia consilia et deliberationes conventus scribantur sub anno et die quibus fient, et eo modo quo per presidentem et patres conventus concludetur et conclusio scripta coram patribus legatur, et per presidentem manu propria scribatur, et pariter etiam per omnes fratres in eandem deliberationem consentientes. Item, ut temporalia presentis conventus nostri debito ordine tractentur, volo et ordino quod unus frater elligatur de magis idoneis et in temporalibus expertus, qui sit generalis procurator et sindicus conventus, qui habeat omnia negotia temporalia tractare, et in singulis rebus temporalibus, et possessionibus ad conventum pertinentibus, circumspicere et disponere, et dicto conventui et patribus debitam rationem reddere de administratis. Item volo et ordino quod aliquis frater, aut conversus, deputetur per presidentem et patres qui sit sub procuratore, qui habeat ea que ad coquinam pertinent emere et administrare, et ipse teneatur principali procuratori et sindico rationem reddere de 'omnibus per eum expositis et administratis, et principalis procurator teneatur presidenti et conventui de his reddere rationem. Item volo et ordino quod unus frater conversus elligatur per — 39) — presidentem et patres conventus, qui possessiones visitet et super ipsis intendat, et que in eisdem reparanda erunt principali procuratori refferat ; et si expensa fienda non excedat decem libras bononienses poterit ipse procurator disponere ut reparatio illa fiat. Si vero expensa decem libras bononienses excedat, nullo modo illam faciet sine deliberatione et consensu presidentis et patrum conventus, que deliberatio in dicto libro consiliorum scribatur. Idem intelligo de quibuscumque reparationibus in conventu fiendis. Item volo statuo et ordino quod prefatus procurator et sindicus principalis omnes introitus conventus recipiat, sive de elemosynis sive de reditibus intus et extra, sive etiam legata, dum tamen non excedant viginti ducatos aureos, et de illis fidele ratiocinium computimi teneatur reddere conventui semel in mense, coram presidente et patribus dicti conventus. Si vero essent aliqua legata que excederent summam viginti ducatorum, volo quod pecunia illa in deposito conventus ponatur et per depositarios custodiatur. Et in eo casu quod prefatus procurator indigeret, poterunt depositarii tradere.... premissa deliberatione presidentis et patrum conventus, que in hoc libro, ut premissum est, scribatur. Item volo statuo et ordino quod duo fratres eligantur de magis idoneis, qui catastami habeant facere omnium possessionum et redituum conventus, et in uno libro in scriptis redigant a quibus possessiones relicte sunt, et qui eas possessiones dederunt secundum temporis distinctionem, videlicet presentem diem quantum possibile fieri possit. Et prefati fratres ipsum complere habeant ad tardius a mense aprili futuro usque ad annum, et caveat presidens quod qui ad hoc erunt electi diligentiam faciant. Ita quod in prefato tempore prefatum catastrum completum habeant. Item volo et ordino quod prefato catastro completo et diligenter perfecto, fiat copia una in qua designentur que actu possessiones tenentur, et illam habeat sindicus et procurator consuetus, et diligenter attendat omni anno si ea que conventus habere debet de affictibus et conductione possessionum solvatur vel non, et si non, reddat causam presidenti et patribus conventus; ita quod prefatus sindicus et procurator nullum litigium movere presumat coram quocumque — 39^ — iudice,sine licentia speciali prefati presidentis et patrum conventus, et deliberatio in presenti libro scribatur. Item volo statuo et ordino quod tres fratres de antiquioribus conventus in depositarios eligantur per presidentem et patres conventus, qui claves custodiant ipsius depositi, librumque habeant in quo scribantur ea que in dicto deposito ponentur, et etiam ea que emittent seu traddent ex dicto deposito. Ita quod si contingat aliquas pecunias procuratori tradere, ipse procurator tenebitur scribere manu propria in libro depositi quot et quantas pecunias recipit. Et semel in anno prefati depositarii fidele ratiocinium reddant presidenti et patribus conventus de his que emittentur a dicto deposito, vel recipientur in eo. Item volo statuo et ordino quod in presenti conventu duo eligantur de fratribus conventus, qui curam habeant horrei seu granarij, et ipsorum quilibet unam prefati horrei elavem teneat, librumque habeat in quo scribetur granum quod in horreo deponetur, cujus conditionis sit et quante quantitatis et a quibus possessionibus recipitur, et quantum de grano exibit pro necessitate fratrum ; et semel in anno prefati custodes horrei ratiocinium reddant coram presidente et patribus conventus, sic quod clare prelati patres intelligere valeant quantum de grano expositum est et quantum in dicto horreo remaneat. Aduisabunt quoque si omnia que solvi debent de possessionibus, debite solvantur, et si solicitator possessionum diligentiam adhibeat suam, inhibendo quod granum vendi non possit per sindicum et procuratorem, nec etiam per custodes horrei, nisi in casu necessitatis et cum deliberatione presidentis et patrum conventus, et tunc venditio commitetur sindico et procuratori. Exhortando presidentem et patres conventus, ut quam rarius fieri poterit granum vendere permittant, sed pro sequenti tempore custodiri faciant, propter penuriam et incommoditatem temporum que venire possunt. Item volo statuo et ordino quod unus frater pro conservatione celarij elligatur, qui tempore vindemiarum dilligenter attendat si vinum vinearum conventui solvatur, et omnia scribat que in celarium intrabunt, videlicet quantitatem vini et aquibus possessionibus solvitur. Et post vindemias circa festum omnium sanctorum rationes patribus reddat et diligenter ostendat si omnis solverit an non. Et sic in eo — 597 — casu quod non solverit, imponatur sindico et procuratori quod illa solvi faciat. Item volo statuo et ordino pro bono et utilitate dicti conventus, quod nullo modo possessiones dicti conventus alienentur seu vendantur, aut quocumque titulo transportentur, nisi in eo casu quo pecunie in alias possessiones meliores commutentur, et hoc cum deliberatione patrum conventus, que deliberatio in presenti libro scribatur. Et hoc fiat dum patres conventus in conventu presentes erunt et non in eorum absentia. Quod si secus factum fuerit, totum sit irritum et inane, et nullius roboris vel momenti. Et tunc pecunia que ex possessionibus vendendis dabitur, ponatur in deposito nec ad alios usus convertatur, nisi in emptione memoratarum possessionum. Item volo statuo et ordino quod omnia supradicta et singula per presidentem et patres conventus presentis nostri inviolabiliter observentur sub pena gravioris culpe. Imponendo vicario generali conventuum reformatorum citra alpes et sancti marci de florentia, qui est aut pro tempore fuerit, ut premissa omnia et singula observari faciat in omnibus conventibus reformatis et reformandis, nolens quod per aliquem inferiorem aliter possit disponi vel ordinari. In quorum omnium robur et testimonium, sigillum mei offici j duxi presentibus apponendum. Datum bononie, die quarta ianuarij, anno domini MCCCCLVIII. Dalla morte dell’ ultimo archivista p. maestro Leonardo Straforelli in poi, a nissuno più cadde in mente di dare assetto all’ archivio di Castello, il quale errò disperso or in una or in altra parte del convento, privo di determinata sede. Al nostro arrivo in Genova dalla capitale dell’Ottomano impero, appunto quarantacinque anni fa, sfiduciati di proseguire la camera oratoria per malattia cronica di gola, eppur volendo renderci utili alla religione che nel suo grembo n’aveva, accolti, ed al paese che ci offerse ospitalità, noi sentimmo .sorgere vivida — 398 — e potente in cuor nostro la brama di dedicarci allo studio della storia genovese, e in peculiare modo della domestica. Allora fu che con lunghe e pazienti ricerche tacemmo minuziosa incetta di ogni carta, di codici e manoscritti esistenti in casa, quale presso l’uno, quale presso 1 altro religioso, o nelle scansie stesse della biblioteca. E in ciò O ' fummo cosi fortunati da poter persuaderci, per molti argomenti, essere ben poco il materiale perduto, e quanto manca provvenir meno da vero smarrimento accaduto, che dall’ omissione dei nostri maggiori nel scriverlo. Sulla scorta e salda base di tanta congerie di carte a nostra mano, noi fummo in grado di produrre i tre precedenti volumi deW Antica Collegiata, deìY Illustrazione della Chiesa e dei Domenicani illustri di S. M. di Castello, che videro la luce dal 1860 in poi, co’ quali ci arride la speranza d’avere bellamente esposta e illustrata la storia del nostro cenobio. Di che non ancor paghi, affinché dopo la nostra dipartita dal convento o per morte, le riunite carte e le più vetuste o importanti almeno, più non andassero disperse o smarrite del tutto, nel nostro priorato (1860-62) ideammo e ponemmo in atto il pensiero di far rilegare le più antiche e rilevanti in tre grossi volumi in cartina forte, con doppia borchia ed incastro per maggior sicurezza. Di tale guisa ovviammo al loro deperimento e disgregazione, pur troppo temuta; di che i futuri, speriamo, avranno a sapercene grado. Dove un lamento alzar c é forza ed é, che il legatore abbia in più luoghi malamente sconvolto 1’ ordine cronologico da noi assegnato alle singole carte. — 399 — Il primo dei tre volumi, avente il titolo Collegiata di S. M. dì Castello, contiene le bolle originali, sentenze papali e altre carte, in gran parte pergamene, spettanti più che alla Chiesa, al soppresso corpo canonicale, dalle più antiche fino alla totale sua estinzione, ad opera di Eugenio IV. Il secondo comprende in pari modo le bolle pontifìcie, i brevi e altre scritture autentiche, riferentisi direttamente alla Chiesa e suoi privilegii, dalle più rimote sue origini sino ai dì nostri, compresi gli atti d’ erezione, dotazione, traslocazione, restauri o trapasso dall’ uno all’ altro patrono delle cappelle in essa già esistite od oggidì ancora esistenti. Reca perciò in fronte la scritta: Chiesa e Cappelle di S. M. di Castello. Nel terzo ho raccolto gli atti pubblici e notarili, e i documenti comunque spettanti al Convento di S. M. di Castello, dalla bolla Eugeniana predetta del 22 giugno 1435, concessiva del nostro nuovo cenobio ad erigersi in Genova, e per la copia delle carte ebbi a terminarlo con tutto il XV secolo. Dal 1500 in poi subentrarono le Fil^e, divise per centurie, le quali diminuendo mano mano di importanza storica, giungono con poca suppellettile di notizie fino all’anno 1835, termine ultimo del nostro lavoro. Ai predetti voglionsi aggiugnere altri tre di mole alquanto minore: uno in cui adunai quanto mi venne fatto di trovare sul conventino di s. Luca d’Albaro, 1’ altro parimente sul possesso di s. Vito nella medesima regione, e l’ultimo circa la cappella di s. Ambrogio dei Lombardi, esistita in chiesa nostra di Castello; della quale parlo nella mia Illustrazione del tempio medesimo, e in varii luoghi anche nel volume secondo di quest’ opera. — 4°° — Sono poi in archivio altri codici, dai quali ricca messe abbiamo attinto nella compilazione presente, ma ci dispensiamo dal passarli in rassegna, anche perché nel corso dell’opera, datane l’opportunità, o nel testo o nelle note ci accade di spesso citarli. LE CHIESE RURALI DI S. LUCA, S. VITO E DI S. CHIARA IN ALBARO E DELLA PARROCCHIALE DI S. GIACOMO Ap. IN CORNIGL1ANO LIGURE PRESSO GENOVA Atii Soc. Lia. St. Pàtria. Voi. XX. >7 I. S. LUCA D’ALBARO i. CESSIONE DELLA CAPPELLA AI FRATI. a bella e pittoresca regione di Albaro, posta a breve distanza da Genova, come ai dì nostri, così nei tempi andati venne scelta dai ricchi cittadini a luogo di riposo e di solazzo nei caldi mesi della state, e per gli ozii campestri dell’autunno. 1 patrizii nostri v’innalzarono qua e là così frequenti e sontuosi palagi, ville e giardini di tanta magnificenza e amenità, che per poco non diresti aver voluto rivaleggiare in arte e grandezza gli antichi romani; per quanto il consentiva lo spazio, che dalle falde degli erti monti curvandosi, or in sinuosità profonde, ora in aperti valloncelli stendendosi, si prolunga sino a lambire le acque del mare. — 404 — Un territorio così delizioso e vasto non difettò .di sacri templi, e i villeggianti d’ allora non furono pigri in erigere e dotare, a più riprese e in siti diversi, nuove cappelle o chiesuole a far paga la brama di coloro che, pur godendo gli onesti comodi della vita, sentivano il dovere di non trascurare le pratiche della religione. Fra le tante che un dì vi sorsero, e delle quali poche oggidì ancora esistono, contavansi le chiese di s. Luca, e di s. Vito, delle quali imprendo a narrare l’origine, le vicissitudini e la avvenuta demolizione; quasi membri o rami innestati all’albero che fu il convento di S. M. di Castello, e da cui vennero a forza divelti all’ epoca nefasta dei rivolgimenti politici nello scorcio del passato secolo. Mi spinge alla fatica il desiderio in me vivissimo che non vada perduto il bel numero di documenti raccolti all’uopo, utili all’ecclesiastica storia genovese generale, e in particolare alle case state un tempo dipendenze del prememorato cenobio. Comincierò dalla più lontana. Da un decennio, o poco più, eransi i domenicani dell’ osservante Congregazione di Lombardia stabiliti nel nuovo convento di S. M. di Castello in Genova, e colla esemplare loro condotta e fruttuosa predicazione attirato avevano a sé gli animi e la generale compiacenza dei cittadini, sì che questi andavano a gara di giovare loro in ogni guisa, ed estendere il campo delle virtuose opere di quelli. Venne allora in pensiero a taluni villeggianti di s. Luca d’Albaro d’ averli presso di sé ad ufficiare la patronale loro cappella: e cinque di essi, i più notabili forse, — 4° 5 — Pelegro Promontorio, Pietro De-Marco, Marco Cassina, Lorenzo Poggi e Quirico Albaro, cittadini tutti di Genova, in nome proprio e dei principali possidenti o abitanti del luogo, versando ciascuno una quota, ebbero deciso d’acquistare un capace terreno circostante la chiesuola suddetta, affine di cederlo ai frati, e quivi erigere un piccolo convento dell’Ordine. Ciò accadde il 19 maggio 1457, in cui mediante l’assegno di otto luoghi sul banco di s. Giorgio, gli stessi signori ottennero da Francesco Castelletto, precettore dell’ospizio dei lebbrosi di s. Lazzaro in Genova, la vendita ossia cambio della terra, vignata e alborata, che cingeva in parte la cappella di s. Luca evangelista, ufficiata in quel tempo dai Servi di Maria. E il medesimo giorno i cinque prenominati firmarono un secondo atto notarile, col quale donavano la terra pocanzi comperata, non che una casa e altra sdruscita casetta in essa esistenti, a Bartolomeo Luxoro e Filippo Cassina, procuratori e rappresentanti dei domenicani di Castello. Questi dal canto loro promettevano destinarvi alcuni religiosi tutto l’anno, celebrar una messa cotidiana l’inverno, e due ovvero tre nella state, a commodo dei villeggianti. Una condizione fu posta dai donatori : che i frati, se annuenti, si facesseso le spese della spedizione della bolla pontificia concessiva dell’ acquisto ; se ricusanti, la villa tornasse in balìa dei compratori. Tutto ciò ricavasi dalla carta che segue : (N. 1) 09 maggio 1457) In nomine domini amen. Egregii viri Pelegrus de Prementorio, Petrus de Marco, Marcus de Cassina, Laurentius de Podio et Qui-licus de Albario, cives Ianuenses, vicini, habentes possessiones, — 4°6 — habitantes seu commorantes estivo tempore in villa scu contrada s. Luce de Albario, Ianuen. dioc., eorum propriis nominibus, et nomine et vice omnium aliorum concivium et vicinorum suorum, etiam terras et possessiones habentium, seu commorantium in dicta villa seu contracta s. Luce do Albario, et pro quibus aliis civibus et vicinis absentibus, ipsi Pelegrus, Petrus, Marcus, Laurentius et Quilicus, eorum propriis nominibus, de rato et solemni ratihabitione promiserunt et promittunt infrascriptis sindicis et procuratoribus infrascriptorum dominorum, prioris, fratrum et conventus B. M. de Castello, Ianuen. presentibus, et mihi notario infrascripto, tamquam etc. se facturos et curaturos ita et taliter cum effectu, quod dicti alii cives et vicini, absentes, infrascriptam donationem, applicationem et assignationem, ac omnia et singula infrascripta, et in presenti instrumento contenta, ratas, gratas et firmas etc. perpetuo habebunt et tenebunt etc. Sub ipotheca etc. Scientes et advertentes sese ipsos Pelegrum, Petrum, Marcum et socios superius nominatos suis et dictis nominibus, nuper in modum permutationis et cambii emisse et seu acquisivisse, et in eos alienatam seu translatam fuisse a ven. viro Francisco de Castelleto, preceptori, et infirmis seu leprosis domus, mansionis et hospitalis s. Lazzari in suburbiis Ianue, quamdam terram seu possessionem, cum domo una et alia domuncula diruta in ea superposita, vineatam et arboratam ficubus, castaneis et aliis diversis arboribus, sitam in villa Albarii, Ianuen. dioc., in contracta ecclesie s. Luce dicti loci Albarii, cui coherent antea via publica, ab uno latere ecclesia, terra et possessio s. Luce predicti de Albario, ab alio latere terra Francisci de Nazario, retro terra quedam ecclesie seu conventus predicti B. xM. Castello, quam conducere solebat q. Percival de Saulo, et si qui alii veriores sunt confines; et hanc nominatim et pro pretio seu permutatione et cambio locorum octo comperarum s. Georgii, comunis Ianue, per ipsos cives et vicinos superius nominatos, suis et dictis nominibus, prelatis preceptori et infirmis assignandorum, et super dictum hospitale scribendorum, cum suis annuis pagis, fructibus et proventibus, presentibus et futuris, prout de huiusmodi permutatione, emptione seu acquisitione plenius constat publico instrumento scripto et publicato manu mei notarii infrascripti hodie, paulo ante. — 407 — Et cupientes ac intendentes dicti cives et vicini, suis et dictis nominibus, ipsorum animarum saluti consulere, zelo religionis accensi, cupientesque terrena in celestia et transitoria in eterna, felici commercio commutare, ob sinceram devotionem quam ipsi erga ecclesiam, fratres et conventum B. M. de Castello, Ianuen., Ordinis predicatorum, diu gesserunt et gerunt puro corde, sponte etc.: Donaverunt, ac titulo et ex causa mere, pure, simplicis et irrevocabilis donationis inter vivos etc., dederunt, tradiderunt etc. circumspectis viris Bartholomeo de Luxoro q. Petri, et Philippo de Cassina q. Pasqualis, civibus Ianuae, tamquam sindicis et procuratoribus etc. ven. religiosorum dominorum, prioris, fratrum et conventus ecclesie, seu monasterii predicti S. M. de Castello, Ianuen. Ord. pred. etc. supradictam terram seu possessionem, vineatam et arboratam ficubus et etiam castaneis, aliisque diversis arboribus, cum domo una et alia domuncula in ea supraposita, sitam in dicta villa, in contracta s. Luce de Albario, superius coherentiatam, et ad ipsos cives, suis et dictis nominibus, vigore dicti instrumenti permutationis spectantem et pertinentem, ut predictum est, ad habendum, tenendum etc. et quidquid eisdem fratribus et conventui B. M. de Castello et eorum successoribus, de ipsa terra seu possessione cum domibus deinceps placuerit perpetuo faciendum iure proprietatis et iusto titulo donationis predicte, cum omnibus et singulis ipsius terre seu possessionis, cum domo et domuncula, iuribus et pertinentiis etc. Possessionem quoque etc. Insuper et ex dicta causa etc. Renunciantes etc. Et versa vice dicti Bartholomeus de Luxoro et Philippus de Cassina, sindici et procuratores etc. dictorum prioris, fratrum et conventus B. M. de Castello, presentes et acceptantes etc. huiusmodi donationem etc., promittunt supradictis Pelegro, Petro, Marco et sociis suis etc. se facturos et curaturos etc. quod dicti dominus prior, fratres et conventus huiusmodi donationem etc. omniaque alia et singula in presenti instrumento contenta, infra dies decem proxime venturos , solemniter ratificabunt etc. Sub ipotheca etc. Informati inquam ipsi Bartholomeus et Philippus, dictis nominibus ut dixerunt, de mente, intentioneque dictorum domini prioris, fratrum et conventus, et quod ipsi dominus prior, fratres et conventus, etiam ante huiusmodi permutationis et donationis contractus, volentes eisdem — 408 — civibus et vicinis complacere et piis votis ipsorum annuere, ex devotione sincera quam erga ipsos cives gesserunt et gerunt, fuerunt contenti et viva voce promiserunt et convenerunt dictis civibus et vicinis aliquos ex fratribus dicti conventus S. M. de Castello in ecclesia predicta s. Luce de Albario, vel in alio loco inibi per ipsos cives deputando, seu de novo construendo, in quantum ecclesia, predicta s. Luce, que per aliquos ex fratribus conventus ordinis servorum B. Marie impresentiarum regi et gubernari dignoscitur, in ipsos fratres et conventum B. M. de Castello, prout ipsi cives et vicini in eos pervenire desiderant, forsan devenire non posset, toto anno perpetuis futuris temporibus manutenere, nec non hiemali tempore missam unam et estivo tempore, quando scilicet cives seu vicini predicti in dicta villa fuerint et habitaverint, tantum duas aut tres missas, singulo die, inibi celebrare seu celebrari facere ipsis civibus seu vicinis; ita tamen quod si contingeret, et seu in quantum contingeret, ipsos cives dicto estivo tempore propter guerras vel alia discrimina in ipsa villa habitare non posse, unam missam dumtaxat singulo die ipsi fratres celebrare teneantur, et pro ut premissa omnia dicte partes et dictis nominibus asserunt et fatentur fuisse et esse vera, ac promissa et conventa fuisse ante contractus predictos per dominos priorem, fratres et conventum antedictos eisdem civibus et vicinis : Et propterea dicti Bartholomeus et Philippus, dictis nominibus etc. sponte etc. promiserunt et solemniter convenerunt dictis Pelegro, Petro, Marco et sociis, presentibus etc., facere et curare ita et taliter cum effectu, quod dicti dominus prior, fratres et conventus aliquos ex dictis fratribus in ecclesia s. Luce, vel alio, in eventum deputando, loco huiusmodi, toto anno perpetuis futuris temporibus manutenebunt, missam et missas hiemali et estivo tempore huiusmodi celebrabunt et seu celebrari facient, in omnibus et per omnia pro ut superius expressum etc. et conventum est etc. Acto et per pactum expressum solemniter convento etc., in quantum dicti prior, fratres et conventus ecclesiam predictam s. Luce de Albario obtinere, vel alium ibidem locum idoneum pro celebratione missarum predictarum habere non possent, aut ipsi prior, fratres etc. aliquos ex dictis fratribus non manutenerent, et missam — 409 — et missas predictas non celebrarent etc. et alia premissa non adimpleverint, quod tunc et eo casu dieta terra seu possessio etc. ad ipsos cives et vicinos ac heredes et successores eorum etc., pro sua rata, libere revertatur etc. Item fuit per pactum expressum inter dictos cives et vicinos ex una parte, et dictos sindicos et procuratores ex altera, quod dicti prior, fratres et conventus curam etc. habere debeant impetrandi et obtinendi litteras apostolicas confirmationis et approbationis tam dicte permutationis quam presentis donationis etc., quodque predicti prior, fratres etc. teneantur solvere expensas necessarias pro impetratione et expeditione dictarum litterarum apostolicarum , non obstante quod in dicto instrumento permutationis dicti cives et vicini teneantur et se obligaverint ad solutionem dictarum expensarum etc. Sub pena dupli etc. Acta sunt hec in suburbiis Ianue, in dicta domo et mansione s. Lazari, videlicet in capitulo ipsius, vocato s. Elisabet, anno a nativitate domini MCCCCLVII, indictione quarta secundum etc. die iovis, decimanona mensis maii, post vesperas, et paulo post instrumentum permutationis de quo supra, presentibus ibidem discretis viris Antonio de Mezano q. Io. et Iohanne Antonio de Savignonis, Guillelmi, civibus Ianue, ac Iohanne de Costa q. Antonii, habitatore in dicta contrata s. Lazari, ad premissa vocatis etc. 1727 die 27 februarii. Extractum in omnibus ut supra ex foliatio instrumentorum receptorum per nunc q. Andream de Cario notarium, anno 1457, quod una cum ceteris dicti notarii protocollis adservatur in archivio ven. collegii dominorum notariorum Genue etc. Nicolaus Dominicus Mutius scriba, et dicti archivii custos. Ossia che i procuratori su citati avessero ecceduto nelle promesse, ossia che non fossersi ben intesi co’ religiosi, questo primo convegno rimase frustraneo, e passarono tre anni senza ver un effetto. Instando tuttavia — 410 — i buoni cittadini per venire ad un accordo, e premendo d’altro lato ai nostri d’avere un luogo d’aere salubre, e fuori città, ove ricoverare in occasione, allora così frequente, di peste, il io novembre 1460 raunossi il consiglio dei padri di Castello alla presenza del vicario generale della Congregazione, e messo il partito dell’accettazione, ad unanimità venne accolto, sotto tre clausole; cioè, che il possesso fosse cinto d’ogn’ intorno da un muro, a carico dei proponenti, la loggia attigua alla chiesuola, spettasse anch'essa ai religiosi, né vi si permettessero più giuochi o danze, e neppur sulla piazzetta d’accesso alla cappella, e s’annullasse appieno il primo strumento di cessione da essi ritenuto invalido. Accettavano poi la messa o le messe, ma solo dalla Pentecoste a s. Martino, se vi sarà un discreto numero di gente a villeggio. (N. 2) (10 novembre 1460) MCCCCLX die X novembris propositum fuit in consilio, presentibus rev. vicario fr. Iohanne de Gaiopia, fr. Alexandro de Ianua, priore Finariense, et patribus de consilio conventus infrascriptis, scilicet fr. Antonio de Finario, priore conventus, fr. Vincentio de Finario, fr. Augustino de Vintimilio, fr. Andrea de Terdona et fr. Dominico de Monleone, utrum ecclesia s. Luce de Albario cum possessione adherente acceptari deberetur per fratres : et conclusum fuit quod sic, visis primo multis rationibus pro et contra, et pre-sertim attenta causa quod conventus iste indiget aliquo loco extra urbem ad effugiendum tempore pestis. Sub hiis tamen conditionibus: prima, videlicet, quod dicta possessio circumdetur muris et claudatur expensis ipsorum civium. Secunda, quod logia que adheret ecclesie sit fratrum, nec fiant in ipsa ludi vel choree, nec etiam in platea que est ante ecclesiam. Tertia, quod assertum instrumentum obligationis, alias ut dicitur factum per fratres ipsis civibus, per aliud — 411 — instrumentum vel patentes litteras revocetur et revocatum esse declaretur. Sed quod fratres tantummodo teneantur ad missam vel missas dicendas a festo Pentecostes usque ad festum s. Martini, et existentibus civibus et habitantibus in villa Albarii. Quod si dicte tres conditiones non fuerint in toto, vel in aliqua sua parte, acceptate et observate, eo casu non acceptaretur dicta ecclesia et possessio per fratres nostros, et acceptate dimitti possint et debeant. Et hoc ipsum precipit predictus rev. vicarius generalis, frater Iohannes de Galopia. Ego fr. Iohannes de Galopia, vicarius suprascriptus, premissis interfui et consensi. Ego fr. Antonius de Finario, prior suprascriptus, premissis interfui et consensi. Ego fr. Alexander de lanua, prior Finariensis suprascriptus, premissis interfui etc. Ego fr. Vincentius de Finario, suprascriptus, premissis interfui etc. Ego fr. Augustinus de Vintimilio, suprascriptus, premissis interfui etc. Ego fr. Andreas de Terdona, suprascriptus, premissis interfui etc. Ego fr. Dominicus de Monleone, suprascriptus, premissis interfui etc. Comprendiamo di leggieri le ragioni d’ordine disciplinare di queste condizioni in uomini della tempra d’allora a Castello; mentre non arrivammo per lungo tempo a capacitarci del fulmineo divieto, emanato cinque giorni dopo dallo stesso vicario, fra Giovanni Galoppia, di più fare parola della pratica (i). 11 documento che qui riportiamo, copiato con esattezza dal registro dei consigli, nella prima sua parte è tutto nel confermare (i) Il motivo è spiegato nel posteriore documento N.° 5 dell’ 11 marzo 1468 colle parole dictum instrumentum confectum fuisse preter intentionem, consensum et auctoritatem superioris ipsorum, e perchè nell’ istrumento stesso eranvi obligationes et conventiones que minime fieri poterant, cioè l’obbligo, dice il Borzino, d’una messa cotidiana perpetua, non permessa dai canoni senza certe clausole e requisiti. l’acquisto di s. Luca, quando all’improvviso cambia metro e si risolve in aperta contraddizione, comandandone l’abbandono. (N. 3) i1)' novembre 1460) In Christo Iesu dilectissimis sibi, priori et fratribus conventus Sancte Marie de Castello civitatis Ianue, Ordinis predicatorum, frater Iohannes de Gaiopia, eiusdem Ordinis, conventuum reformatorum utriusque Lombardie vicarius, licet indignus, salutem et sacre religionis continuum incrementum. Quum prehabitis diversis, cum matura deliberatione discretorum, consiliis, in quibus ad longum ventilate fuere rationes, tam pro acceptatione loci et ecclesie s. Luce de Albario quam contra eandem acceptationem facientes, in hanc unam et finalem, nemine discrepante, sententiam firmiter et inviolabiliter omnibus futuris temporibus observandam, et in libro consiliorum folio 11 scriptam et subscriptam, ex certa scientia et non per errorem deventum est coram presentibus et interessentibus patribus in dicto consilio scriptis et suis manibus subscriptis, quod videlicet ecclesia s Luce de Albario, cum possessione adherenti, acceptari debeatur per fratres, salvis conditionibus in dicto consilio descriptis, quarum conditionum tenorem presentibus habeo pro insertis de verbo ad verbum : Quam quidem deliberationem et concordem provisionem pro fratrum huius conventus necessitatibus sublevandis, pro civium commoditate petentium, et omnium communi pace et tranquillitate sic initam, factam et decisam, ne, quod absit, unquam futuris temporibus per inobedientiam infringi vel ignorantia aboleri contingat, auctoritate officii mihi commissi, in virtute spiritus sancti et sancte obe-dientie precipio vobis omnibus et singulis per presentes, ut dictam deliberationem, sicut prefertur in hoc libro consiliorum scriptam et subscriptam, sic inviolabiliter observetur, ut contra eius tenorem dictam ecclesiam vel locum de Albario ullo modo acceptetis vel acceptari permittatis, aut aliquis vestrum acceptet, vel acceptari, aut consilium vel favorem ad acceptandum daturum se promittat, sed omnino libere dimittatur et quilibet vestrum dimittat, nequaquam - 4i3 — illuc de cetero, tamquam ad locum conventui nostro debitum, ad officiandum vel missas celebrandum accessuri. Ad quorum perpetuam memoriam has litteras preceptorias in hoc libro consiliorum fol. ii scribi, et sigilli maioris, quo utor, impressione muniri feci. Datum Ianue, die XV novembris MCCCCLX. Conseguenza dell’inatteso decreto doveva essere, e fu la desistenza dal progetto, la quale non pertanto durò breve tempo. Si ricava dalla lettera poco sotto riferita che i religiosi di Castello si stabilirono in effetto alquanto dopo il 1460 in s. Luca, e presero a bonificarvi la villa adiacente, e scorsi otto anni ne vennero al reale possesso. Crediamo che due forti motivi concorressero alla bramata soluzione; il sentito bisogno nei domenicani d’un luogo di convalescenza e riposo nei casi ordinarii della vita, e di ricovero pel tempo di peste, e negli Albaresi la provata- mancanza di servizio divino estivo. E in verità i nostri risiedevano di fatto già in s. Luca parecchi anni avanti il 1468: Iam evolutis aliquibus annis habueritis ..., trovo detto nella citata lettera, retinueritis ac bonificaveritis ecclesiam s. Luce etc., e bisognava rendere, da provvisorio e men legale, stabile e canonico il loro insediamento. A questo si prestò un successore del p Galoppia nel vicariato, il p. Girolamo dei signori di Cunio, il quale trovatosi a Castello in visita pastorale, e di presenza riconosciute valide le ragioni dai suoi sudditi addotte, il 4 gennaio 1468 diè facoltà di accettare il luogo, purché lasciato libero ed esente di gius patronato laicale, e che entro un anno, e non più, fosse definitivamente ceduto e occupato. — 414 — (iV. 4) (4 gennaio 146S) Venerabilibus patribus vocalibus, ceterisque fratribus conventus S. M. de Castello, Ianue, Ord. Pred. fr. Hieronymus de Cunio, s. Theol. professor, ac conventuum reformatorum eiusd. Ord. in Lombardia, vicarius generalis, salutem et per obedientie semitam ad regna pervenire celorum. Cum vos unanimiter et concorditer convenisse intellexerim vos utique desiderare et velle habere locum aliquem extra civitatem vestram , ad quem tempore pestis confugere possitis, nec non et habeatis conventum subditum multis caloribus tempore estatis, et etiam ut illum pro vestris recreationibus adire possitis: cum insuper iam evolutis aliquibus annis de consensu etiam rev. patrum et decessorum meorum habueritis, retinueritis et habitaveritis ac boni-ficaveritis ecclesiam s. Luce, in rure Albarii, extra civitatem, cum quadam possessione adherente ipsi ecclesie: Ideo volens, ac iterum intendens piis ac rationabilibus petitionibus vestris condescendere , tenore presentium, vobis licentiam do pariter et concedo, ac auctoritate officii mei omnimodam facultatem tribuo acceptandi, retinendi, edificandi et bonifaciendi dictam ecclesiam, et domos ac possessiones adherentes ac pertinentes ad ipsam ecclesiam, dum tamen ipsa libera et expedita vobis reddatur ab obligatione iuris patronatus. Volens et iniungens quatenus, intra annum proxime futurum, operam detis quod ecclesia illa uniatur et incorporetur ecclesie vestre et conventui auctoritate apostolica ; aliter dicta licentia habeatur pro nulla et irrita; et etiam damus vobis auctoritatem obligandi, componendi, paciscendi et alia faciendi cum civibus habitantibus in dicto rure Albarii, ac denique omnia alia et singula faciendi secundum quod paternitates vestre noverint expedire. In quorum fidem et testimonium has litteras fieri iussi, et sigilli quo utor munimine roborari. Datum Ianue, die quarta ianuarii MCCCCLXVIII. Superata così la difficoltà maggiore, tornò agevole ad amendue le parti l’intendersi ; e 1’ 11 marzo successivo altri sei villeggianti, Lodisio e Marco Cattaneo, — 415 — Giacomo e Domenico Promontorio, Paolo Battista Ler-cari, Nicolò De-Marco, e Quirico Albaro, il solo sopravvivente forse dei cinque intervenuti al rogito del 19 maggio 145 7, aderendo alle instanze dei padri di Castello per 1’ annullamento del primo atto di cessione fatta il dì suddetto, ridonarono ai domenicani, in nome proprio e degli altri abitanti, la cappella di s. Luca coll’ annessa terra, ritenendosi pei loro parlari la loggia e la piazzetta, non più pretese dai frati. I quali, a loro volta, promettono due messe cotidiane dalle calende di giugno a s. Martino, salvo giusto impedimento; e mancando per otto giorni consecutivi, cadevano dai diritti acquisiti e la chiesa tornava ai cittadini. Dessi poi, e non più i religiosi, s’addossarono il carico d’impetrare, entro sei mesi, la bolla pontificia d’ unione e incorporazione al convento di S. M. di Castello. (N. 5) (11 marzo 1468) In nomine domini amen. Cum verum sit, prò ut per partes asseritur infrascriptas, quod alias facte fuerint certe conventiones et pacta inter rev. dominos, fratres S. M. de Castello, Ianuen., Ordinis observantie s. Dominici ex una parte, et cives Ianue, habitantes in villa Albarii apud ecclesiam s. Luce, sitam in dicta villa, dioc. Ianuen., ex parte altera, de datione et consignatione dicte ecclesie s. Luce, cum terra seu possessione proxima et contigua ipsi ecclesie, et cui terre coheret superius terra dicti monasterii, ab uno latere via comunis et ab alio terra Francisci de Nazariis, et si qui sunt etc., pro ut de predictis latius asseritur apparere publico instrumento rogato per Andream de Cario notarium, ad quod et contenta in eo, habeatur relatio: Idcirco prelati domini, rev. fratres, capitulariter congregati sono campanule, prout moris est, in loco infrascripto pro infrascriptis peragendis, nomine et vice ipsorum et successorum suorum, quorum — 416 — presentium nomina sunt hec: fr. Lodisius de Brixia supprior, absente domino priore, fr. Bartholomeus de Finario, fr. Augustinus de Vintimilio, fr. Dominicus de Monleone, fr. Barnabas de lamia, fr. Philippus de Ianua, fr. Antonius de Petra, fr. Seraphinus de Ianua, fr. Gregorius de Ianua, fr. Franciscus de Ianua, fr. Benedictus de Ianua, fr. Iohannes de Levanto, fr. Bernabinus de Ianua, fr. Iohannes de Ianua, fr. Bartholomeus de Luxoro, fr. Gregorius Iustinianus, fr. Benedictus de Ceva, fr. Antonius de Tabia, fr. Iohannes de Rimasorio, ex una parte, et infrascripti cives, habitantes apud dictam ecclesiam, quorum presentium nomina sunt hec : Lodisius Cattaneus, Iacobus de Prementorio, Dominicus de Prementorio, Marcus Cattaneus, Quilicus de Albario, Paulus Baptista Lercarius et Nicolaus de Marco q. Raph., eorum nominibus et successorum suorum, ex parte altera: Considerantes dictum instrumentum confectum fuisse preter intentionem, consensum et auctoritatem superioris ipsorum, asserentes etiam in dicto instrumento fore obligationes et conventiones qne minime fieri poterant: quapropter prefati rev. domini fratres requi-siverunt per dictos cives dictum instrumentum, et contenta in eo, cassari, annullari et revocari, denuoque de dicta ecclesia et terra seu possessione partes predictas ad novas conventiones et pacta devenire; id circo antedicti cives in unum congregati, audita dicta requisitione prefatorum dominorum fratrum, post disceptationes et varias disputationes ad hanc unam sententiam convenire dignum scilicet fore, consideratis integritate, morum honestate, personarum virtute et religionis sanctitate, eisdem dominis fratribus alacriter complacere volentes, hiis infra additis conditionibus, et non aliter. Primum quidem virtute presentis instrumenti cassaverunt, revocaverunt et annullaverunt et pro cassato etc. haberi voluerunt instrumentum rogatum per dictum Andream de Cairo, de quo supra. Preterea tenore presentis publici instrumenti de novo dederunt et concesserunt prefatam ecclesiam s. Luce de Albario, cum terra, possessione et suis pertinentiis, prefatis rev. dominis fratribus S. M. de Castello, Ianuen. ut sint membrum et res spectantes eiusdem ordinis et religionis, retentis in ipsis civibus logia, contigua ipsi ecclesie et platea caneti, reservatis ad ipsorum civium et successorum — 417 — suorum usum, ita dum steterit et perseveraverit in dicto monasterio vita et observantia regularis, et conditionibus infrascriptis. Primo quod dicta terra seu possessio, vel pars ipsius, vendi pignorati vel pensionati aut alienari, vel demum quoquo modo seu titulo in alium vel alios usus, recte vel indirecte, transferre non possit, sed volunt dicti cives quod penitus remaneat dicta terra seu possessio continue et in perpetuum in dictis fratribus Ordinis predicti; si dicti fratres (i) vel aliqualiter attentarent, tunc et eo casu presens datio revocata sit et cassa, in dicta ecclesia restituatur primus patronus, terra vero seu possessio predicta restituatur illis qui pro ea monetam solverunt. Ex adverso dicti domini fratres, supradicte religionis et ordinis, habentes a suo superiore auctoritatem et licentiam ad infrascripta, vigore litterarum patentium cum sigillo consueto : quorum tenor infra describitur et talis est (2) : promiserunt et se obligaverunt, tam pro suis fratribus presentibus quam futuris, celebrare in perpetuum in dicta ecclesia s. Luce de Albario in hunc modum; videlicet, a calendis iunii usque ad festum s. Martini singulis diebus, tam operariis quam festivis, missas duas, et sic successive de anno in annum, impedimento iusto semper salvo, puta guerrarum, pestilentiarum, vel ipsis civibus aut eorum successoribus vel maiore parte eorum non existentibus et habitantibus in dicta villa ; alio autem tempore minime teneantur. Et casu quo dicti fratres cessarent per octo dies continuos a celebratione dictarum missarum, tunc sit in potestate civium determinare quod a dicta donatione cecidisse intelligantur, et de dicta ecclesia secundum eorum voluntatem disponere possint dicti cives et eorum successores, vel legitima persona pro eis, non obstantibus aliquibus legibus, capitulis, decretis aut ordinationibus in contrarium disponentibus. Item salvis omnibus et singulis predictis, promiserunt dicti cives pro viribus sese operaturos ut quecumque privilegia et scripture et alia iura dictarum ecclesie et terre seu possessionis, que sunt, aut earum copie de quibus notitiam habebunt, perveniant in ipsos fratres et penes ipsos. (ij II luogo pare turbato, e il senso non corre. (2) È il documento precedente, n.° 4. Atti Soc. Lig. St. Patria. Voi. XX. — 4t8 — Item salvis premissis fuit actum inter dictas partes, pacto expresso, solemni stipulatione vallato, quod banche et seu loca dicte ecclesie in quibus nunc sedent seu sedere consueverunt domine seu uxores dictorum civium, restent et remaneant in perpetuum illis, quorum seu quarum nunc sunt, et heredibus et successoribus ipsorum. Item est actum ut supra, quia dicti domini fratres dicunt 11011 posse acceptare seu retinere dictam ecclesiam sine licentia summi pontificis, ideo dicti cives sese obtulerunt et promiserunt supplicare apud sedem apostolicam ut dicta ecclesia uniatur et incorporetur dicto conventui S. M. de Castello, per concessiones apostolicas, infra sex menses proxime futuros, modis et formis contentis in presenti instrumento. Que omnia et singula etc. Sub pena dupli etc. Ratis etc. Et proinde etc. Actum Ianue, videlicet in loco capitulari dicti monasterii, anno a nativitate domini MCCCCLXVIIL, indictione quintadecima secundum etc., die veneris, undecima martii, in vesperis. Testes Iulius de Bissono q. Andree, et Philippus de Carlono q. Ant., magistri antelami, ad hoc vocati. 1637 die 12 septembris Extractum in omnibus ut supra per nos infrascriptos notarios, custodes archivii ven. collegii d. d. notariorum, Genue, ex publicis instrum. compositis per nunc q. d. Iohannem de Brignolis, notarium, in dicto arch. existentibus etc. Io. Steph. Ceronius , notar. Io. Iacobus Pincetus , notar. Invece di sei occorsero undici mesi all’ottenimento della bolla papale, che alla perfine venne concessa e spedita da Paolo II il di 4 febbraio 1469 al vicario generale dell’ archidiocesi di Genova. Dove il pontefice incaricava quel prelato a ricevere la rinunzia semplice e incondizionata della cappella di s. Luca, da parte dell’attuale suo titolare, Antonio Mainetto, e devolverne il — 4i9 — possesso e dominio ai frati predicatori di Castello, giusta il convenuto cogli antichi patroni. (AT. 6) (4 febbraio 1469) Paulus episcopus etc. dilecto fìlio, vicario venerabilis fratris nostri archiepiscopi Ianuen. in spiritualibus generali, salutem etc. Ex debito ministerii etc. Cum itaque, sicut etfhibita nobis nuper pro parte dilectorum filiorum , prioris et conventus domus Beate Marie de Castello, Ianuen., Ordinis fratrum predicatorum, petitio continebat, dilectus filius Antonius Mainettus, rector capelle s. Luce de Albaro extra muros Ianuen., capellam ipsam, que de iure patronatus laico-rum et sine cura existit, quam obtinet, ad effectum quod ilia uniatur et incorporetur et annectatur dicte domui, resignare proponat: Quare, pro parte prioris et conventus predictorum, asserentium quod fructus, redditus et proventus dicte capelle, ac annexorum, duorum florenorum auri de camera secundum communem extimationem valorem annuum non excedunt, Nobis fuit humiliter supplicatum, ut capellam ipsam eidem domui uniri mandare, aliasque eis super hoc opportune providere de benignitate apostolica dignaremur. Nos itaque, de premissis certam notitiam non habentes, ac votis dicti Antonii in hac parte favorabiliter annuentes, huiusmodi supplicationibus inclinati, discretioni tue per apostolica scripta mandamus, quatenus tu ab eodem Antonio, vel procuratore suo, ad hoc ab eo speciale mandatum habente, resignationem huiusmodi, si illam in tuis manibus sponte et libere facere voluerit, ut prefertur, auctoritate nostra, hac vice dumtaxat, recipias et admittas, eaque per te accepta et admissa, vocatis quorum interest, capellam predictam cum omnibus annexis ac omnibus iuribus et pertinentiis suis, eidem domui, si ad id ipsorum patronorum expressus accedat assensus, eadem auctoritate unias, incorpores et annectas; ita quod liceat ex tunc priori et conventui prefatis, per se vel alium seu alios, corporalem dicte capelle et annexorum, iuriumque et pertinentiarum predictorum possessionem, auctoritate propria, libere apprehendere, ac illius fructus, redditus et proventus huiusmodi in dicte domus sacristie — 420 — usus, utilitatemque convertere et perpetuo retinere, diocesani loci et cuiuslibet alterius licentia minime requisita, contradictores per censuram ecclesiasticam etc. Non obstantibus constitutionibus etc. Attente quoque provideas, ne in resignatione huiusmodi, si fiat, ex parte prioris et conventus ac Antonii predictorum aliqua pravitas interveniat seu etiam corruptela, proviso quod dicta capella debitis propterea non fraudetur obsequiis, sed illius congrue supportentur onera consueta. Nos enim ex nunc irritum et inane decernimus si secus super his a quoquam, quavis auctoritate, scienter vel ignoranter contigerit attentari. Datum Rome apud s. Petrum, anno incarnationis dominice millesimo quadringentesimo sexagesimo octavo (i), pridie nonas februarii, pontificatus nostri anno quinto. Un mezz’anno trascorse, e n’ignoriamo il perchè, dalla data del rescritto pontificio alla presentazione dello stesso alla locale autorità, cui era indirizzato. Da sezzo, il p. Agostino dei conti di Ventimiglia, come sindaco del convento, e prete Antonio Mainetto, in qualità di cappellano di s. Luca, furono assieme il 22 agosto 1469 nanti il vicario arcivescovile, Romano Barni, lodigiano, per notificargli la bolla, e pregarlo a darle sollecita esecuzione. (N. 7) (22 agosto 1469) In nomine domini amen. Ex hoc publico instrumento universis pateat etc., quod ven. vir, dominus fr. Augustinus de Vintimilio, sindicus etc. domus B. M. de Castello, Ord. pred. de observantia, et ven. dominus presbiter Antonius Mayneta, rector seu capellanus s. Luce de Albario, extra muros Ianue, que de iure patronatus lai- *) Secondo l’antico stile delle bolle papali. Questa non è più inedita, ma trovasi inserita a pag 463 del tomo III del Rnììarium Ord. Praed., tratta dal nostro archivio di Castello. — 421 — corum et sine cura existit, constituti in presentia rev. in Xpo patris, domini Romani de Barni, de Laude, decretorum doctotis., canonici Lauden., rev.mi d. d. archiep. Ianuen. auctoritate apostolica vicarii generalis, meique notarii publici et testium infrascriptorum etc., presentaverunt etc. litteras apostolicas ss. in Xpo patris et domini nostri Pauli, divina providentia pape secundi etc. Et quarumquidem apostolicarum litterarum tenor sequitur et talis est: come al documento precedente n. 6. Post quarumquidem etc. presentationem etc., prefatus fr. Augustinus, dictis nominibus, et presbiter Antonius Mayneta etc. eundem rev. dominum Romanum, vicarium, commissarium et delegatum apostolicum prefatum etc. requisiverunt, quatenus ad executionem dictarum litterarum etc. procedere dignaretur etc. Qui quidem rev. dominus vicarius etc. visis etc. litteris apostolicis antedictis, et audita requisitione predicta, tamquam obedientie filius, obtulit et offert se promptum etc. mandatis apostolicis huiusmodi firmiter obedire, et ad ipsarum litterarum apostolicarum executionem etc. procedere etc. De quibus omnibus etc. mandavit per me notarium infrascriptum confici debere presens publicum instrumentum. Actum Ianue in palatio archiepiscopali de s. Laurentio, videlicet in studio camere residentie prefati rev. domini vicarii, anno a nativitate domini MCCCCLXV1III, indictione prima secundum etc., die martis, viges:ma secunda augusti, in tertiis, presentibus ven. domino Baxano de Pinarolis, canonico Lauden. et Philippo de Barni, de Laude, testibus etc. Et etiam presentibus ad hec dicto fr. Augustino et presbitero Antonio Mayneta. Qui presbiter Mayneta volens pro parte sua executioni mandare ea que in dictis litteris apostolicis continentur, fecit et facit resignationem , pro ut infra sequitur. Petrus de Vernatia, notarius etc. E ad agevolarla, lo stesso Mainetto subito dopo l’atto di consegna della bolla, procedé all’effettiva rinunzia, a mano del vicario e delegato papale predetto, del suo benefizio od ufficio di rettore della chiesa di s. Luca, — 422 — acciò la si potesse unire ed incorporare al cenobio di Castello. (N. 8) (22 agosto 1469) In nomine domini amen. Cunctis pateat evidenter et sit notum, quod constitutus in presentia rev. patris, domini Romani de Barni, de Laude etc., tamquam commissari et delegati apostolici super infrascriptis a sede apostolica specialiter deputati, vigore etc. litterarum apostolicarum etc. datarum Rome apud s. Petrum etc. per me notarium infrascriptum visarum et lectarum , ven. vir, dominus presbiter Antonius Mayneta, capellanus seu rector capelle s. Luce de Albario, extra muros Ianuen., que de iure patronatus laicorum et sine cura existit, omni iure, via etc. quibus melius potuit etc., imo sponte, pure et libere etc. in manibus prefati rev. domini vicarii, commissarii et delegati apostolici antedicti, capellam predictam s. Luce cum omnibus iuribus et pertinendis suis, in presentia mei iam dicti notarii et testium infrascriptorum resignavit et resignat, ad finem et effectum quod illa uniatur, incorporetur et annectatur domui B. M. de Castello, Ianuen., Ord. fratrum predicatorum, iurans ad sancta dei evangelia quod pro predicta resignatione nulla intervenit fraus,'dolus, simoniaca labes, aut aliqua alia illicita pactio seu etiam corruptela, et in omnibus et per omnia prout in dictis litteris apostolicis, de quibus supra, continetur. Quam quidem resignationem et omnia suprascripta prefatus rev. dominus Romanus, vicarius, commissarius etc. recepit et admisit, ac recipit et admittit, hac vice dumtaxat, presente ad hoc, audiente et intelligente ven. domino, fr. Augustino de Vintimilio, sindico etc. dicte domus B. M. de Castello. De quibus omnibus prefatus rev. dominus Romanus, vicarius, commissarius etc. dictusque fr. Augustinus, necnon dictus dominus Antonius, rogaverunt per me notarium infrascriptum fieri debere presens publicum instrumentum ad .futuram rei memoriam, et ad hoc ut dictus dominus Romanus, vicarius etc. procedere possit ad executionem dictarum litterarum apostolicarum et contentorum in eis, iuxta illarum vim, formam, continentiam et tenorem. — 423 — Actum Ianue in palatio archiepiscopali etc. tutto come nel precedente documento N. 7 Altrettanto fecero, due giorni dopo, gli Albaresi, riunitisi in numero di tredici sul piazzale della loro cappella di s. Luca, quasi tutti diversi dai precedenti; e sono Girolamo, Lodisio e Marco Cattaneo, Pietro e Nicolo De-Marco, Giacomo, Federico, Domenico e Gabriele Promontorio, Stefano da Passano, Girolamo Carmandino, Quirico Albaro sempre vivo e Giorgio Marchese, principali proprietarii del luogo; e quivi, affine di dare in loro nome il consenso all'atto conclusivo dell’annessione, costituirono due procuratori nelle persone di Daniele Giustiniani e Girolamo Carmandino. (N. 9) (24 agosto 1469) In nomine domini amen. Nobiles et egregii domini, Ieronimus Cattaneus q. Ilarii, Petrus de Marco q. Io., Ludovicus Cattaneus q. Iacobi, Iacobus de Prementorio q. Thome, Marcus Cattaneo q. Percivalis, Quilicus de Albario q. Pauli, Fredericus de Prementorio .q Eduardi, Ieronimus de Carmedino q. Baptiste, Stephanus de Passano q. Io., Dominicus de Prementorio et Gabriel de Prementorio, fratres, q. Pelegri, Georgius Marchexius q. Quilici, et Nicolaus de Marco q. Raph.: Congregati et coadunati in loco infrascripto, pro infrascriptis specialiter peragendis, tamquam patroni, ut asserunt, et vicini oratorii et seu capelle s. Luce de Albario, Ianuen. dioc.: Scientes, certamque et indubitatam notitiam habentes impetratas esse nonnullas litteras apostolicas super unione et incorporatione fienda de dicta ecclesia seu capella s. Luce cum domo B. M. de Castello, Ord. pred. Ianuen., ac volentes pro parte eorum contenta in dictis litteris apostolicis executioni mandare, et ea omnia facere sibi ipsis incumbentia, ad hoc ut dicta capella uniatur et incorporetur cum dicta domo de Castello, ideo omni modo, via etc. quibus melius potuerunt et possunt : — 4M — Fecerunt, constituerunt etc. suos veros etc. procuratores, actores et negotiorum suorum infrascriptorum gestores etc. providos viros, Danielem Iustinianum q. Philippi et Ieronimum de Carmedino q. Bapt., et utrumque ipsorum in solidum etc., ad omnia et singula ipsorum constituentium negotia agenda etc. et specialiter et expresse ad se se presentandum et comparendum coram rev. domino archiepiscopali vicario Ianue, et coram eo, tam oretenus quam in scriptis etc. prestandum et concedendum consensum de uniendo et incorporando dictam capellam seu oratorium s. Luce, cum omnibus iuribus et pertinendis suis, cum domo S. M. de Castello Ianue, in omnibus et per omnia prout continetur in quibusdam litteris apostolicis super predictam a sede apostolica specialiter impetratas, salvis semper et reservatis pactis, conventionibus et conditionibus, que et quos dicti patroni et vicini dicunt habere cum ven. domino priore, fratribus et conventu dicte domus B. M. de Castello, vigore publici instrumenti scripd et publicati manu, ut asseritur, Ioannis de Brignolis notarii, millesimo et die in eo contentis, ad quod habeatur relatio, et hic habeatur pro inserto de verbo ad verbum prout iacet, et per cautelam tenor sequitur ut infra, ciòi il documento n. 5. Et demum etc. Dantes etc. Respondentes etc. Actum in villa Albarii, videlicet in platea que est ante dictam capellam, anno dominice nativitatis MCCCCLXVIIII, indictione prima secundum etc., die vero iovis, XXIIII augusti, presentibus Paulo Marrufo q. Philippi, Francisco Scalia q. Cosme, et Andrea Fatinanti q. Vinc., testibus ad predicta vocatis et rogatis. Petrus de Vernatia, notarius. Addi 15 novembre stess’ anno presentavansi di conserva i due incaricati al vicario Barni, al quale dichiararono di prestare, in virtù del mandato ricevuto, il pieno loro assenso al passaggio di s. Luca, chiesa e terreno annesso, ai padri di Castello, salve le condizioni nella convenzione fatta contenute. — 425 — (.N. io) (jj novembre 1469) In nomine domini amen. Providi viri, Daniel Iustinianus q. Phil. et Ieronimus de Carmedino q. Bapt., tamquam sindaci et procuratores patronorum et vicinorum oratorii seu capelle s. Luce de Albario, Ianuen. dioc., vigore publici instrumenti scripti manu mei notarii infrascripti hoc anno die XXIIII augusti, habentes ad infras-cripta plenam potestatem etc., constituti in presentia rev. in Xpo patris, domini Romani de Barni, de Laude etc., a sede apostolica specialiter deputati : Scientes etc. impetratas fuisse nonnullas litteras apostolicas super unione et incorporatione fienda de dicta ecclesia seu capella s. Luce cum domo B. M. de Castello etc., ac volentes pro parte eorum contenta in dictis litteris apostolicis executioni mandare etc., ex potestate et balia sibi ipsis attributa, sponte etc.: Consenserunt et consentiunt etc. quod dicta capella seu oratorium s. Luce de Albario uniatur et incorporetur cum omnibus iuribus et pertinendis suis cum domo B. M. de Castello, lanue, in omnibus et per omnia prout continetur in litteris apostolicis super huiusmodi a dicta sede apostolica specialiter impetratis et obtentis, et sic consensum eorum, dictis nominibus, in predictis prestitcrunt et prestant, salvis semper et reservatis pactis et conventionibus, que et quos ipsi domini principales patroni sui habent cum ven. dominis, priore, fratribus et conventu dicte domus B. M. de Castello etc. De quibus etc. Actum lanue, videlicet in studio, come sopra nel documento n. 7, anno MCCCCLXVIIII, indictione secunda secundum etc., die iovis, XV novembris, presentibus domino presbitero Baxano de Laude, canonico Lauden. et capellano ecclesie maioris, Philippo de Barni, de Laude, et Innocente de Castaneis, de Laude, testibus, ad premissa vocatis etc. Petrus de Vernatia, notarius etc. E nulla più ostando, esaurite anzi tutte le forme legali, il vicario, quale delegato pontificio, emise isso- — 426 — fatto la perentoria sentenza della canonica fusione del luogo di s. Luca nel convento di S. M. di Castello. (N. 11) (15 novembre 1469) In nomine domini amen. Ex hoc publico instrumento universis pateat etc. quod nos Romanus de Barni, de Laude etc., super infrascriptis a sede apostolica specialiter deputatus, litteras ss. in Xpo patris etc. Pauli, divina providentia pape secundi, datas Rome apud s. Petrum sub anno etc. MCCCCLXVIII, pridie nonas februarii, eius vera bulla plumbea etc. et per nos cum ea qua decuit reverentia receptas etc., et quarumquidem litterarum etc. tenor sequitur et est talis: Paulus etc. come sopra nel documento n. 6. Post quarumquidem litterarum apostolicarum presentationem etc. fuimus per dictum fratrem Augustinum et presbiterum Antonium etc. requisiti, quatenus ad executionem dictarum etc. procedere dignaremur etc.: Nos itaque Romanus etc. attendens requisitionem huiusmodi esse iustam etc.; admissa prius per nos resignatione seu renunciatione, nostris in manibus, sponte et libere facta per dictum ven. Antonium Maynetam, rectorem dicte capelle s. Luce de Albario etc., ad finem et effectum quod illa uniatur, incorporetur et annectatur dicte domui S. M. de Castello etc., citatis successive patronis et vicinis dicte capelle et aliis quorum interest etc., omni iure, via etc. capellam predictam s. Luce cum annexis et aliis iuribus et pertinentiis suis, eidem domui B. M. de Castello, auctoritate apostolica nobis ut supra commissa in hac parte, unimus, annectimus et incorporamus per presentes, ita quod liceat priori et conventui prefatis dicte domus B. M. de Castello ex nunc per se etc. corporalem dicte capelle et annexorum iurium etc. possessionem, auctoritate propria, libere apprehendere, et illius fructus, redditus etc. perpetuo retinere etc., attento maxime quod ad id patronorum ipsius capelle expressus accessit assensus etc. Attento etiam maxime quod in huiusmodi resignatione, ut supra, facta per dictum presbiterum Antonium, tunc rectorem antedictum, pro parte dominorum prioris et conventus ac presbiteri Antonii predictorum nulla pravitas intervenit, seu cor- — 427 ~ ruptela etc. Mandantes propterea dicto domino priori et conventui, quod dicta capella debitis non fraudetur obsequiis, sed illius congrue supportent onera consueta, et in omnibus, et per omnia prout in dictis apostolicis litteris continetur. Ceterum cum ad executionem etc. Insuper etc. Personas quoque etc. In quorum omnium etc. Datum et actum lanue, videlicet in sala palatii archiepiscopalis nostre solite residentie de presenti, de anno a nativitate domini MCCCCLXVIIII, indictione prima secundum etc., die iovis, XV novembris, presentibus testibus domino presbitero Baxano de Pina-rolis, de Laude, canonico Lauden., et capellano ecclesie maioris, lanue, Philippo de Barni, de Laude, et Innocente de Cattaneis, de Laude. Ego Petrus de Vernacia q. d. magistri Venerii, publicus imperiali auctoritate notarius, et curie archiepiscopalis scriba etc. 428 — II. PRIMA ORIGINE DELLA CAPPELLA. Questa la storia del modo e del tempo in cui il possesso di s. Luca venne a mano dei domenicani. Crediamo però che a più d’uno piacerà sapere l’origine e la primitiva fondazione della cappella stessa, innanzi di proseguire nel racconto. A tale uopo la cronaca di Castello ne servirà di scorta, se non del tutto sicura, perché mancante talvolta di critica, almeno sufficiente ad aprirci il varco nel buio dei secoli, e chiarire un po’ meglio i fatti. Sentasi quanto scrive : « Tra gli altri possessi della prevostura di Castello v’era in Albaro una possessione nel quartiero Sereti, confinante col quartiero di Panigaie, quale ottenuta dai frati, fu occasione di ottenere una cappella, quale pure era nelli detti confini di Panigaie (1). Li cittadini, quali (1) La prevostura di Castello aveva infatti una terra colà locata ancora 1’ 8 giugno 1457 dall’ultimo prevosto. Trovo nel nostro archivio il rogito seguente: In nomine domini amen. Ven. dominus Melcbion Fatinanti, preposilus ecclesie B. M. de Castello, lanuen., sciens dictam suam preposituram habere quandam terram vineatam et arboralam etc. cum domo ruinosa, positam in villa Albarii prope s. Lucam etc., dictam terram cum domo locavit et livellavit Laurentio de Podio q. Nicolai, presenti eie. prò pensione librarum viginti ianuinor. in anno etc. Actum Ianue in contrada Moduli, iuxta voltam magnam salis, sitam subtus palatium carcerum Malepage, anno etc. MCCCCLV1I etc. die octava iunii etc. Il Lorenzo Poggi qui citato come locatario è lo stesso che prese parte al primo atto di cessione del 19 maggio 1457 nel documento i.° — 429 — villeggiavano in quei contorni, essendo molto lontani dalla chiesa dei ss. Nazario e Celso, posta vicino alla foce del Bisagno, nella quale parrocchia erano situati, per mezzo dell’ambasciato!' della repubblica ottenero da Bonifacio Vili, l’anrjo 1296 a’ 22 giugno, rescritto all’arcivescovo beato Giacomo da Varazze, che, riconosciuta la scommodità, concedesse loro facoltà di fabbricare per uso del quartiere detta cappella. Mentre si fabbrica lentamente, mori l’arcivescovo (1298 21 luglio) e li successe fra Porchetto Spinola franciscano l’anno 1299, e tardò venire al vescovato, quale fu poi da Bonifacio necessitato a rinunziare (1). « Ondeché fabbricata detta cappella di s. Luca con la dote d’un luogo e mezzo su la compera del sale da Giovanni Spinola, q. Guidone, uno dei villeggianti, e presentato il cappellano l’anno 1302 a dì 7 agosto, lodò ed approvò il gius patronato per li detti villeggianti nel quartiere di Panigaie, e ammesse il cappellano con le solite gride, e con la recognizione all’ abbadia di s. Stefano, della cui mensa era la cura di s. Nazario, essendo la chiesa attitolata a s. Luca evangelista; e continuarono provvedere detta cappella sino a questi tempi che li domenicani vennero a Castello; quando mal serviti dal cappellano, si risolsero di darla ai regolari. « Era allora la religione dei Serviti in gran credito in Genova, e dice la loro cronica che vi erano nel convento dodici maestri in teologia insigni, tra quali maestro Deo- (2) Le date 22 giugno 1296, 21 luglio 1298 sono errate nel mese o giorno, come lo rivelano i documenti che seguono. La rinunzia dell’ arcivescovo Spinola è fantastica, al paro della favoletta che la circonda; e la morte del B.° Giacomo, suo predecessore, è assicurata invece occorsa il 15 luglio 1298. — 430 — dato (i), uomo di santità e dottrina cospicuo, quale fu vescovo d’Aiaccio, vicario apostolico e governatore di Todi; onde che rivolsero gli occhi a questi religiosi, a quali diedero quella cappella, con approvazione di Nicolò l’anno 1451. Ma perchè non vi era altro che la piazza, ove questi signori havevano la loggia attaccata alla cappella, e non v’era commoda habitazione per il cappellano o cappellani, essendo circondata la chiesa e piazza da una possessione dell’ hospitale di s. Lazzaro, quale s’interponeva fra la chiesa e la terra dei padri di Castello, convennero i cittadini di acquistarla con la permuta di otto luoghi, valutati per ciascuno lire sessanta, per unirla alla detta cappella e fabbricarvi stanze per li religiosi 0 cappellani che dovevano servire. Ma non convenendo li cittadini nelle condizioni, cominciarono a tentare li padri di Castello, quali per havervi quivi l’altra possessione suddetta, facilmente convennero, senza però alterare il possesso. » Imperocché accettarono detta terra acquistata dal-1’ hospitale di s. Lazzaro, con obbligo d’ una messa tutto l’anno e di due nella stagione estiva, dalla festa di s. Gio. Battista sino alla festa di s. Martino, o nella chiesa di s. Luca, tenuta dai padri Serviti, ovvero in altro luogo commodo, l’anno 1457 a’ di 19 maggio. Havevano, come dissi, la possessione di sopra, con la casa ed una cappelletta dedicata a S. M. Maddalena; che perciò al p. maestro Panizzario, vicario in capo, parve bene di accettare, perché facendosi spesso in quella età sentire la peste, ha vesserò li frati un ritiro; ma ( 1 ) Deodato Boccone, di Porto Maurizio, poi eletto vescovo d’Aiaccio nel 1457. — 431 — portato il trattato nel capitolo di tutta la Congregazione, non furono approvate le condizioni di una messa perpetua, perciò fu rigettato. » Frattanto li padri Serviti nemmeno accomodandosi alle dette condizioni, l’anno 1460 a’ dì 5 maggio abbandonarono il luogo, e nominarono un cappellano, prete secolare. Finalmente moderando le condizioni, che solamente fossero tenuti li frati alle due messe estive dalle calende di giugno sino a s. Martino, sotto li 11 marzo 1468 incorporarono la chiesa di s. Luca e terra di s. Lazzaro al convento di Castello, con tutti li annessi, ritenendosi per loro la loggia e la piazza (1). » Nel detto mese di marzo venne a morte uno dei detti signori, Marco Cassina (2), quale lasciò luoghi dieci nelle compere di s. Giorgio, cioè lire seicento e più, e settanta cinque paghe di 64, con un residuo di lire due e mezzo, per la fabbrica dell’ habitazione dei padri, che alli 29 cominciarono a fabbricarvi un convento. Susseguentemente, per l’unione essendosi ottenuto da Paolo II il breve, a’ dì 22 agosto 1469 il cappellano rassegnò la chiesa in mano del vicario archiepiscopale, il quale subito ne investì il p. Agostino dei conti di Ventimiglia, procuratore dei frati. L’anno poi 1488 in (1) Il documento dice platea caneti, diversamente letto dal p. Borzino, e nel fatto molto difficile a interpretarsi. Io l’apprendo da altre carte di s. Luca. La piazza del resto non poteva essere coperta, perchè, come vedremo, giganteggiavano in essa alberi frondosi e di alto fusto. Non escludo vi fossero canne lì vicino. (2) È quel Marco Cassina che, assieme a Simon Grillo, fu spedito commissario straordinario in Caffa dal magistrato di s. Giorgio, appena ebbe dal governo della repubblica il sovrano dominio delle colonie del Mar Nero, nel novembre 1453. Vedi il mio Codice diplomatico delle colonie Tauro-Liguri a pag. 14 e seg. del voi. I e degli Atti della Società, voi. VI. 4 0 — 432 - settembre in cambio della loggia, li frati diedero alli signori villeggianti tanto sito nella villa presso la strada, per farne un’ altra, come si vede, volendo unire la loggia vecchia per aggrandire la chiesa, che tu poi fatta l’anno 1513. » Sino a qui, e non più, narra il p. Borzino l’origine della cappella di S. M. Maddalena, di cui sino al presente n’ é un vestigio nell’ ultimo della villa, confinante con il palazzo del signore Galeotto Pallavicino; e niente più narra della chiesa e convento habitato prima dai padri Serviti (1). Il convento però ingrandito e fabbricato dai padri di Castello, che tino al presente 1696 habitano, migliorato fu di camere e rinnovazione di tetti dal p. maestro fr. Tommaso Lucciolìi, da Bonifacio, già provinciale, a sue spese » (2). In breve giro di periodi si scorge quivi tracciato un succoso compendio dell’ antica e moderna storia della cappella di s. Luca. Sta in fatto che il beato Giacomo (1) Sulla occupazione di s. Luca da parte dei Serviti non corre dubbio; il p. Borzino che ne maneggiò le carte sa dire della bolla di Nicolò V nel 1451 e del loro ritiro il preciso giorno 5 maggio 1460. Lo dice chiaro ancora il testo del documento i.° del 19 maggio 1457. Trovo invece difficoltà nel credere all’autore delle Notizie Cronologiche là ove scrive di s. Luca. « Era già stato di altri religiosi, i quali lo cederono con la riserva d’un tributo annuo al convento di S. M. dei Servi in Genova, consistente in alcune libbre di cera e incenso, e questo per ricognizione della cessione fatta, dal quale tributo Paolo II assolvè il convento (di Castello) come consta da un Breve presso il notaio Domenico Muzio ». Crediamo ad un equivoco preso in scambio dell’ antico cappellano di s Luca verso l’abate di s. Stefano, come è ordinato nel documento 13 del 23 giugno 1302. (2) Quella che io chiamo Cronaca di Castello è un zibaldone di preziose notizie spettanti al convento, e più specialmente ai suoi uomini illustri. Ne parlai qui sopra a pag. XXXVI del volume. In esso il p. Giovi trascrisse alcuni brani dal p. Borzino inseriti nel suo ms. Laconismo di storie genovesi, e uno è questo, il quale trovasi a pag. 180 del Laconismo stesso. - 433 - nel marzo 1295 tu chiamato a Roma da papa Bonifacio Vili, all’intento di comporre la pace fra le rivali repubbliche di Genova e Venezia, la quale ultima smaniava torsi di dosso l’onta di una recente sconfitta. Sappiamo che non riuscita a bene la missione sotto quell’aspetto, il santo si valse del forzato soggiorno colà per ottenere dal pontefice molte cose in prò’ della sua diocesi, e fra le altre il permesso di erigere la chiesuola di s. Luca in Albaro. Emanò sì veramente il papa un breve, con cui dava licenza all’arcivescovo di concedere la fondazione della nuova cappella, se il credeva opportuno 0 necessario al bisogno. Ha la data d’Anagni e secondo anno del suo pontificato, ciò che corrisponde esattamente al dì 23 luglio 1296. Noi lo stimiamo inedito e qui riportiamo coi susseguenti che ci pervengono a mano in copia autentica, trascritta da circa un secolo e mezzo fa, esemplata dalla pergamena originale. (N. 1) Hlio I296) Bonifacius episcopus, servus servorum Dei, venerabili fratri archiepiscopo Ianuen. salutem etc. Ex parte dilectorum filiorum communis Ianue fuit expositum ■ coram nobis, quod quamplures Ianue cives, in territorio ville Albarii, dicte diocesis, nonnullas terras et possessiones habentes, ad quas estivis temporibus pro recollendis terrarum et possessionum ipsarum fructibus se personaliter conferunt et morantur, ibidem cupiant in terris et possessionibus fundare capellam unam seu oratorium, et eam vel illud dotare de bonis propriis; cum parrochialis ecclesia, in cuius parrochia terre et possessiones ipse consistunt, adeo ab illis distare noscatur, quod non possunt commode ad illam accedere pro divinis, et in ea officiis audiendis; quare Nobis humiliter supplicarunt ut licentiam ipsis concedere dignaremur : Atti Soc. Lio. St. Fatkia. Voi. XX , — 434 Nos itaque prefati communis supplicationibus inclinati, fraternitati tue et per apostolica scripta mandamus, quatenus eisdem civibus adimplentibus quod offerunt, in hac parte, auctoritate nostra postulatam licentiam, si videris expedire, concedas sine iuris preiu-dicio alieni. Datum Ananie, decimo calendas augusti, pontificatus nostri anno secundo. Tardò assai la costruzione, causa le intestine discordie, e oltre i primi anni dell’avvenimento di Porchetto Spinola alla cattedra di Genova. Questi ad opera finita, procedeva a riconoscere il gius patronato della cappella nei villeggianti e possidenti del luogo, limitava i poteri del cappellano, imponeva a costui le servitù dovute al rettore di s. Nazario e all’abbate di s. Stefano, e il modo di sua elezione, accettando la dote esibita da Giovanni Spinola q. Guidone, consistente nei frutti o interessi d’ un luogo e mezzo sulla compera del sale del comune di Genova. (N. 2) (2} giugno 1302) In nomine domini amen. Ven. pater, dominus frater Porchetus, divina et apostolica gratia Ianuen. archiepiscopus, receptis litteris ss. patris, domini Bonifacii pape octavi, vera bulla plumbea papali bullatis, cum filo canapis, non abolitis, nec in aliqua sui pai te corruptis, et quarum tenor inferius continetur, et cognito rem sic esse prout in ipsis litteris continetur, de voluntate domini fratris Nicolai abbatis, fr. Guidi, tr. Michaelis, fr. Facii, monacorum monasterii s. Stephani Ianue, et presbiteri Iacobi, ministri ecclesie s. Nazarii de Albario, concedit, auctoritate dictarum litterarum, nobilibus viris, civibus lanuensibus, Henrico Malono, Ioanni Spi-nule q. Guidonis, Philippo de Volta, Fulchino Guercio, heredibus q. Raffi de Mari, heredibus q. Ursi Squarciafici, Gabrieli de Albario (?), Bertolino de Ultabio, pro se ipsis et eorum successoribus - 435 — in terris et possessionibus, quas habere noscuntur in territorio Albarii, in quarterio Panigalis, licentiam fundandi capellam unam, seu oratorium, data congrua dote, ipsa constructa, ut infra, sub vocabulo s. Luce evangeliste in dicto quarterio Panigalis, videlicet super terra cui coheret ab una parte de versus orientem via, et de versus mare via, inferius fossatus, et ab alia pai te terra s. Lazari de Ianua, et fundatum, sive fundatam, habendi, tenendi cum modis et conditionibus infrascriptis, videlicet: quod predicti, seu maior pars eorum, usque ad menses tres a tempore vacationis computandos tantum, habeant ius presentandi, et presentent et presentare possint abbati monasterii s. Stephani, qui pro tempore fuerit, sacerdotem in dicta capella seu oratorio moraturum, et inibi divina officia celebraturum, et dictus abbas illum sacerdotem per predictos pre-sentatum, ipsum postea presentare debeat, infra tempus aliorum trium mensium tantum, domino archiepiscopo Ianuensi, qui pro tempore fuerit, in ipsa capella seu oratorio confirmandum; si autem predicti infra dictum spatium trium mensium dicto abbati non presentaverint, remaneat et sit, ipsa vice, in dicto abbate ius presentandi infra alios tres menses tantum. Sacerdos vero qui in dicta capella morabitur, non possit nec debeat curam animarum habere ratione dicte capelle, nec in ea recipere aliquem vel aliquam de parrochianis ecclesie s. Nazarii ad divina, in cuius ecclesie s. Nazarii parrochia, dicta capelli seu oratorium esse noscitur, nec aliquibus civibus vel rusticis conferre vel ministrare ecclesiasticam sepulturam, nec aliqua ecclesiastica sacramenta, nec eorum aliquod, preterquam celebrare missarum solemnia et divina officia supradictis civibus et aliis civibus quibuscumque, et etiam aliis undecumque venientibus qui non sint de dicta parrochia; exceptis festo nativitatis domini, dominica olivarum et in die Parasceve, festo Paschalis resurrectionis Domini, festo omnium sanctorum, et in die commemorationis mortuorum; quibus diebus, vel aliquo eorum, non possit nec debeat sacerdos in dicta capella seu oratorio moraturus, nec alius, missam inibi celebrare sine licentia domini archiepiscopi Ianuensis, vel domini abbatis, qui pro tempore fuerit indicto monasterio, vel sacerdotis qui pro tempore fuerit in dicta capella (sic) s. Nazarii; sed teneatur — 436 — et debeat singulis annis in festo nativitatis Domini et in festo Paschatis resurrectionis domini, ac etiam in festo beati Nazarii ad ipsam ecclesiam s. Nazarii ire et ibidem interesse tempore quo ibidem missarum solemnia celebrantur, et ad ecclesiam s. Stephani teneatur et debeat ire singulis annis in die nativitatis, festi beati r» Stephani et ibidem interesse tempore quo missarum solemnia celebrantur. In die vero festo beati Luce, ac etiam in vigilia, teneatur et debeat singulis annis recipere duos de monacis monasterii memorati, et ipsos in cenis, et prandio procurare, ac solvere et prestare in festo inventionis beati Stephani, singulis annis, abbati dicti monasterii, qui pro tempore fuerit, pro censu et in cognitione aliqualis subiectionis, libram cere et libram thuris sive incensi. Dox autem dicte capelle sive oratorii est, quia predicti cives, sive dictus Ioannes Spinula pro eis, assignavit dicte capelle, sive oratorio, in comperis salis communis lanue, introitus et proventus loci unius et dimidii, quos legitime dictus Ioannes promisit dicto domino archiepiscopo, recipienti nomine et vice capelle dicte seu oratorii, defendere et disbrigare suis propriis expensis a quacumque persona, collegio, corpore et universitate, remissa necessitate denunciandi, sub pena dupli valimenti eorum, solemni stipulatione premissa, et obligatione bonorum suorum. Tenor autem dictarum apostoli-carum litterarum talis est: come sopra nel documento J2. Et de predictis dictus dominus archiepiscopus et predicti voluerunt et rogaverunt plura fieri publica instrumenta unius eiusdem tenoris. Actum lanue in palatio archiepiscopali lanue, anno dominice nativitatis MCCC secundo, indictione quarta decima, die vigesima tertia iunii, ante tertiam, presentibus testibus domino Petro de Ugolinis iudice, Nicolao Clerico, dicto Forti de Portu Dalfino, Manuele Malono et Nicolao Augustini. La scelta del cappellano cadde sul sacerdote Giovanni Guisi, piacentino, cui i patroni presentarouo all’abbate di s. Stefano, se di suo gradimento, e costui altrettanto fece il 5 agosto verso l’arcivescovo. — 437 — (N. 3) (/ agosto 1302) In nomine domini amen. In presentia mei notarii et testium subscriptorum, ven. et religiosus vir, dominus Nicolaus, abbas monasterii s. Stephani, Ianue, presentavit ven. patri, domino fr. Por-cheto, divina et apostolica gratia Ianuen. archiepiscopo, discretum virum presbiterum Ioannem de Guiso, de Placentia, eidem abbati presentatum per nobiles viros, patronos ecclesie seu oratorii, site et siti in Albario in quarterio Panigalie, presentatum confirmandum, moraturum capellanum in ipsa, et de presentatione huiusmodi voluit fieri publicum instrumentum. Actum in claustro superiori fratrum minorum, anno dominice nativitatis MCCC secundo, indictione XIIII, die quinta augusti, inter nonam et vesperas, presentibus fr. Iuliano et fr. Henrico, monacis dicti monasterii, et fr. Ghiono de s. Georgio, de ordine fratrum minorum. Premessi gli annunzii curiali allora in uso, che sono le solite gride di cui parla il succitato cronista, l’arcivescovo Spinola due giorni dopo investi del beneficio il nuovo titolare, non senza rammentargli i suoi doveri. In nomine domini amen. Nos fr. Porchetus, divina etc. Ianuen. archiepiscopus, visa presentatione facta de presbitero Ioanne de Guiso, de Placentia, per nobiles viros Henricum Malonum, Fulchinum Guercium, Ioannem Spinulam, et alios patronos capelle seu oratorii s. Luce evangeliste, site in Albario in quarterio Panigalie, moraturo in ipsa prò sacerdote et capellano, religioso viro abbati monasterii s. Stephani, Ianuen. si de presentatione ipsius vellet aliquid dicere, opponere vel allegare, dicto termino coram nobis comparere deberet, ulterius minime audiendus, dictam presentationem gratam habentes, ipsam confirmamus, et ipsum presbiterum Ioannem de administratione ipsius per annulum nostrum personaliter investimus, (N. 4) (7 agosto 1302) — 438 — et curam et administrationem ipsius committentes eidem. Qui pres-biter Ioannes incontinenter post dictam confirmationem et promisit ipsi domino archiepiscopo obedientiam et reverentiam et ecclesie lanue, cui ipse dominus archiepiscopus precepit quod bona et ornamenta ipsius capelle seu oratorii non vendat, obliget vel alienet sine ipsius licentia, et de rebus et bonis ipsius inventarium faciat. Actum lanue in claustro maiori conventus fratrum minorum, anno dominice nativitatis MCCC secundo, indictione quarta decima, die septima augusti, ante tertiam, presentibus testibus Iacobo pre-posito ecclesie s. Damiani, fr. Ghiono de ordine minorum, et Guidoto clerico etc. Contemporaneamente il prelato dava incarico all’abbate di procedere all’effettiva corporale immissione in possesso del Guisi, o in persona sua o per mezzo d’altri; e l’abbate commetteva l’esecuzione del decreto al canonico Accorsi. (N. i) (7 agosto 1302) In nomine domini amen. Ven. et religiosus vir, dominus Nicolaus abbas monasterii s. Stephani, lanue, auctoritate litterarum ven. patris domini— archiepiscopi Ianuen. infrascriptarum, commisit discreto viro presbitero Accursio, canonico ecclesie s. Damiani, Ianuen. ut inducat presbiterum Ioannem de Guiso, de Placentia, in corporalem possessionem vel quasi, administrationis ecclesie sive oratorii s. Luce de Albario, de quarterio Panigalie. Tenor autem dictarum litterarum talis est: Fr. Porchetus divina etc. Ianuen. archiepiscopus, religioso viro abbati monasterii s. Stephani Ianuen. salutem in domino etc. Cum presentationem de presbitero Ioanne de Guiso, de Placentia, per vos nobis factam in capellanum moraturum in capella s. Luce, positam in Albario in quarterio Panigalie, Ianuen. diocesis, confirmaverimus, mandamus vobis et tenore presentium committimus , buatenus dictum presbiterum Ioannem, per vos vel per alium, - 439 — seu alios in corporalem possessionem vel quasi, administrationis diete capelle inducatis auctoritate nostra; contradictores et rebelles, si qui fuerint, auctoritate eadem per censuram ecclesiasticam compescendo. Datum lanue, die septima augusti, anno dominice nativitatis MCCC secundo ; et de commissione huiusmodi rogavit fieri publicum instrumentum. Actum apud dictum monasterium, anno etc. MCCC secundo, indictione decimaquarta, die septima augusti, inter nonam et vesperas, presentibus testibus fr. Michaele et fr. Manuele, monacis dicti monasterii. E il canonico, rotto ogni indugio, recatosi a s. Luca, lo stesso giorno dié esito all’ordine avuto, a favore del prete, che vi stabili fissa dimora. (N. 6) (7 agosto i}02) In nomine domini amen. In presentia mei notarii et testium infrascriptorum, discretus vir Accursius, canonicus ecclesie s. Damiani, Ianuen. auctoritate commissionis hodie sibi a religioso viro domino Nicolao, abbate monasterii s. Stephani, Ianuen., ut constat publico instrumento hodie scripto manu Stephani Conradi de Lavania, notarii, induxit presbiterum Ioannem de Guiso, de Placentia, in corporalem possessionem , vel quasi, administrationis capelle sive oratorii s. Luce, site et siti in Albario in quarterio Panigalie etc. eundem in capellam inducendo predictam, et de predictis rogavit etc. fieri publicum instrumentum. Actum in dicta capella, anno etc. MCCC secundo, indictione XIIII, die septima augusti, inter nonam et vesperas, presentibus testibus. Dominico Fulco Guercio et Antonio de Saviliano, clerico. Ego Petrus Grillus de Savona, notarius sacri imperii, scriba prefati ven. patris domini archiepiscopi Ianuen. de cartulario Stephani Conradi de Lavania notarii, predicta quinque instrumenta de mandato et licentia dicti domini Ianuen. archiepiscopi, extraxi, et in publicam formam redegi, nihil in eis addito vel diminuto quod mutet sensum vel variet intellectum, et me subscripsi, signoque — 440 - meo consueto signavi, rogatus, millesimo tercentesimo sexto, indi- O ' O ' ctione quinta, die vigesima quinta octobris. 1721 die 29 decembris. Extractum in omnibus, ut supra, ex consimili copia autentica, scripta in pergameno, existente in quodam vetusto libro scripturarum publicarum, pariter in pergameno scriptarum, qui reperitili' in archivio ecclesiae abbatialis monasterii s. Stephani, Genuae , mihi notario infrascripto ostenso et presentato per m. rev. dom. Ermenegildum Tatium (?) celerarium eiusdem monasterii, in archivio eiusdem monasterii, ad instantiam ill.mi dom. Io. Baptistae de Franchis q. ill.mi et excell.m' dom. Francisci Mariae, qui R.m0 patri abbati eiusdem monasterii, mensibus praeteritis, requisivit consimilem copiam authenticam extrahere, et quidem in cartis quinque, praesenti computata. Licet etc. Salvo etc. Nicolaus Dom. Mutius, notarius etc. 1722 die 30 iunii. Presentati per ili."1- dom. Io Bapt. de Franchis q. excell.1"' Francisci M.e Io. Steph. Meliorinus, noi. Dobbiamo la conservazione di questi documenti, spettanti all’antica cappella di s. Luca, al vivo e un po’ interessato zelo posto dal magnifico Gio. Battista De-Franchi nella lotta che sostenne coi domenicani al riguardo delle limitrofe loro ville, di cui diremo più innanzi. Volle egli ben chiarire le circostanze e i diritti concessi ai religiosi e i riservatisi dai patroni all’ epoca della cessione, fé’ ricerca delle carte all’abbate di s. Stefano, e n’ebbe copia sicura, autentica, ciò che oggidì, perduto forse l’originale membranaceo, giova assai al nostro scopo. — 44' — Non furono per altro affatto sconosciuti ai cronisti che ci precedettero; avendone dato un cenno Federico Federici, il quale ne ricavò e scrisse che la chiesuola di s. Luca pagava all’abbazia di s, Stefano di Genova una libbra d’ incenso (e doveva aggiungere la seconda di cera) in segno di servitù. Anche il p. Borzino, nel su citato brano, mostra aperto averne avuto contezza, conoscerne anzi la contenenza, sebbene erri alcuna volta, ma di poco, nella data del giorno, per sbagliato computo del metodo romano (i). Del resto, come tutte le cappelle rurali dell’epoca, essa aveva piccole dimensioni, proporzionate ai pochi coloni e alle famiglie dei villeggianti sparsi nel territorio di Panigaie; nome d’allora in poi rimasto quasi esautorato dal titolare della chiesa stessa in bocca del popolo, e rinnovato solo ai di nostri alla via, che dal lato opposto, ov’era situata, conduce al piccolo paese di Boccadasse. Tanto che nella tassa imposta da Urbano VI sulle chiese tutte della diocesi genovese, quella di s. Luca fu colpita della minima rata di soldi sei d’allora, cioè nel 1387. (1) Trovai anche in archivio di Castello un esemplare logoro dei documenti 12 e 13, copiati da un secolo almeno, cui fa seguito solo più la numerazione dei successivi fino al n.° 17. In quello del 23 giugno 1302, cioè il n.° 13, riscontrai delle varianti, p e. fr. Guglielmi per Guidi, Bartbolomei de Vultabio per Bertolini de Ullabio — 442 — III. EREZIONE E PROGRESSI DEL CONVENTO Detto della erezione della primitiva cappella e della sua annessione al cenobio di S. M. di Castello, vengo a narrare le vicende accadute in appresso. Benefattore principale, e quasi fondatore della casa di Albaro, sembra voglia salutarsi quel Marco Cassina, uomo di conto al suo tempo (i), che figura nel primo documento della presente storia, sotto il 19 maggio 1457. Egli morendo nel marzo 1468, quando le trattative fra i domenicani e gli albaresi stavano già sul conchiudersi, lasciò, dice il citato cronista, luoghi dieci nel banco di s. Giorgio, e altre rendite ancora, acciò la erigenda fabbrica del nuovo ospizio non patisse ritardo; e i nostri religiosi, a secondarne le pie intenzioni, vi avrebbero il 2.9 dello stesso mese dato principio. N’ è forza il crederlo in difetto di ragioni in contrario, e asserendolo esso con dato positivo sin anco del giorno. Sarà stato, m’immagino, un’abitazione capace di pochi soggetti, la quale mano mano si venne ampliando. E di vero, un preciso ventennio dopo, causa la ri-strettezza del convento e della chiesa, già a dovere uf-fiziata e resa insufficiente al concorso, cioè il 25 settembre (r) Vedi la nota a pag. 431. — 443 — 1488, i nostri intavolarono pratiche per i’ ingrandimento d’ amendue presso i notabili del luogo. Proponevano di cedere loro spazio congruo in un angolo della villa per costrurvi una nuova loggia ove adunarsi a convegno, purché rinunziassero all’attuale, voluta demolire per ricostrurre la chiesa in proporzioni maggiori, mediante anche il loro aiuto: cosa utile ai frati, non meno che agli abitanti. 1 quali, raunati a consulta, accettavano la proposta della nuova loggia, a fabbricare a spese proprie, ma rigettando 1’ altra del concorso al tempio. I domenicani pur di togliersi la molesta vicinanza di chiassosi mercanti, si tennero paghi, rimandata a miglior epoca la riedificazione della chiesa (1). Diedero opra infrattanto a ben coltivare la terra circostante, a mezzo di proprii religiosi laici e pratici dell’ arte (2). L’ anno 1504 l’edificio doveva essere cresciuto in proporzione del bisogno, se accoglieva una buona metà dei membri di Castello, rifugiativisi per la peste in numero di venti. Dicemmo sopra essere stato il pensiero della peste il motivo impellente nei frati all’acquisto di s. Luca, luogo campestre, d’aere salubre, lontano dalla città; ma questa volta non bastò a salvare gli immigranti. La crudele moria vi si estese e fece vittime non poche ; la più memorabile quel caro giovanetto novizio, Gio. Battista Cattaneo, la cui morte edificante narrammo in altra parte del presente lavoro (3). Nove anni dopo si pose mano all’ingrandimento della chiesa, riuscita in forma oblunga, di metri diciotto in (1) Vedi a pag. 202-203 del voi. 2.0 di quest’opera. (2) Ivi a pag. 204-205. (3) Ivi a pag. 245-249. - 444 ~ lunghezza per dieci di larghezza, con un presbitero largo soltanto tre metri per nove di lunghezza, come lo descrive chi sul posto la misurò nel 1862 sui ruderi ancor esistenti (1). Al lato del vangelo edificossi il campanile, e ivi presso il chiostro scoperto, di metri diciannove in quadro, oltre il loggiato attorno, e un piccolo convento. Non so dire la parte avuta in questa ricostruzione dagli Albaresi. Sembra che a fare spazio siansi demolite parecchie celle, le quali abbisognando ai religiosi, ne richiedessero a quelli il ripristino, in settembre 1513. Fiant celle a civibus, ubi erant alias, et fuerunt distrliete pro fabrica ecclesie (2), che perciò doveva già essere giunta a compimento. Di sicuro poi un qualche attrito co’ villeggianti accadde in quel turno a riguardo della nuova loggia eretta all’angolo della villa, di cui è parola sopra. I mercanti volevano un lembo di terra lì vicina, ma i nostri in più consigli all’uopo tenuti, vi si rifiutarono. Divisarono per avventura farne un luogo di ritrovo o di comune divertimento, posto com’era lungo la pubblica strada. L’ unanimità della negativa e le forme sdegnose di quasi tutte le firme, ce ne insinuano il sospetto (3), Edificata, o, a parlare più corretto, prolungata alle due estremità, la chiesa, si volle consacrarne anche l’altare; ciò accadde nel 1525. Nella quale occasione, stimo io, facesse il suo bel dono alla chiesa del pregevolissimo quadro di Luca di Olanda, rappresentante l’adorazione dei magi, di cui (1) Remondini: Parrocchie suburbane di Genova, a pag 27 (2) Vedi a pag. 284-18$ del voi. 2. (3) Ivi a pag. 283-284. — 445 — parlano gli scrittori di patria storia, Oberto Cattaneo q. Battista; e colla tavola, a foggia d’ancona dietro l’altare maggiore, avrebbe eziandio commessa la invetriata sovraposta all’ ingresso della chiesa. Gli é questi quel-l’Oberto della famiglia Lazaro, che ascrittosi con parecchi altri del suo casato all’albergo Cattaneo nel 1528, de-nominossi d’allora in poi Cattaneo; e, uomo di vaglia quale era, all’epoca della ricuperata libertà di Genova, il di 12 dicembre stess’anno, fu assunto primo doge biennale della repubblica. Morto lui, Mariola Navona, imitando la pietà del marito, costrusse la nuova sacrestia, correndo il 1533, come si rileva dall’iscrizione murata nella parete della medesima, poi giaciuta lungo tempo nei sotterranei della casa colonica, sostituita al convento, e oggi rotta o perduta (1). Diceva cosi in caratteri dell’ epoca : (1) Dal ms. Notizie cronologiche ilei convenio di S.M. di Castello, trascrivo quanto segue : « Oberto de Lazario, che si fece chiamare Cattaneo, donò alla chiesa di s. Luca d’Albaro un’ ancona, che rappresenta il mistero dell’ adorazione delli tre re magi, pittura insigne; basta dire del celebre e rinomato pittore Luca d’Olanda, dove fece dipingere il santo titolare della chiesa, s. Luca evangelista e il santo patriarca Domenico, sotto il governo dei cui figli resta ufficiata la chiesa. E perchè egli solo volle haver quest’ honore, altra insegna non vi lasciò che quella della casa de Lazario, che fa una zona di stelle in campo azzurro e d’oro Fece similmente la vedriata dell’ occhio maggiore sopra la porta grande della chiesa, con le immagini di N. Signora, del bambino Gesù, di s. Luca e di s. Domenico, come anche al giorno di hoggi si vede, nel 1712. Dal che si deduce che volse sotto la protezione del patriarca s. Domenico ponere e collocare un simile tesoro, quale è così inestimabile che bas'.a dire sia inimitabile, non potendosi vantare pittore veruno d’ Europa, per eccellente che sia, di haverla potuta al vivo ritrarre; che però dopo la morte di questo segnalato benefattore, che seguì terminato il suo governo del ducato, essendo stato il primo doge di Genova l’anno 1558 dopo la riparata libertà. Il convento di Castello in contrasegno di grata memoria assegnò una delle messe che si celebrano in questa chiesa per suffragio dell’anima del magnifico Oberto Cattaneo de Lazario e della munifica Mariola sua moglie, — 446 — « Nota quod rev. prior et fratres conventus S. M. de » Castello assignant unam de missis que celebrantur in » loco s. Lucae de Albario pro anima q. magn. domini » Oberti Cattanei de Lazaro, et uxoris eius magn. dominae » Mariolae, quae nomine suo hoc opus fieri mandavit. » Anno Domini MDXXXII1 die X decembris ». Sopravvisse la Mariola anche ad un proprio figlio, perchè in un elenco di obblighi di s. Luca troviamo scritto: « Mariola Navona ha lasciato luoghi cinque, con obbligo di dover celebrare all’ estate una messa nella chiesa di s. Luca d’Albaro per 1’ anima del q. Giuliano Cattaneo q. Oberto, quali luoghi rendono circa lire 19, come in cartulario 18, n. 1 ». Dal 1533 al 1582 è buio pesto nella storia di s. Luca : nulla ne dicono la cronaca o le altre carte del convento ; le quali passano anche sotto silenzio le riforme imposte al suo riguardo dal visitatore apostolico, Francesco Bosio, e noi le ricaviamo dal testo conservato nell’ archivio di Stato in Genova. Sono le seguenti: (W- 0 (1582) Pro ecclesia s. Lucae villae Albarii. Sanctissima Eucharestia quam decentissime et religiosissime asservanda est ; qua de causa fiat in hac ecclesia tabernaculum, quod super altare maius apte constituatur, intra menses sex. Fiat etiam pixis argentea interius inaurata, decens et commoda la quale fece ponere la lapide marmorea nella sacristia di detta chiesa di s. Luca che resta a tutti esposta. Si vede pure dall’ istesse insegne e nome, che sono nel choro, che questo fu 1’ autore d’ un’ opera così degna (abbenchè nella fattura delle spalliere laterali dello stesso siavi concorso anche il pubblico), come si scorge dall’ insegna che vi rimane scolpita ». — 447 — ad ss. Sacramentum asservandum, ministrandumque in sacra communione, intra idem tempus. Elapso dicto termino, custodia parieris inaedificetur, et ss. sacramentum, sine tabernaculo et pixidibus praedictis, in liac ecclesia teneri interdicitur, sub pena interdicti ecclesiae. Altaria instruantur mappis ternis, quibus tota mensa cuiusque altaris contegatur, et cruce et candelabris ex auricalco et tegmine sive coelo ex asseribus, vel tela varie picta vel panno serico, intra menses septem. Sedilia certarum personarum et familiarum prorsus amoveantur, intra tempus, et sub poenis in decreto de sedilibus ecclesiae me-tropolitanae contentis. Fiant duo confessionalia ad formam, intra menses duos, quibus elapsis nemini liceat confessiones mulierum inibi audire, sub poena suspentionis ab hoc munere. Comparetur decens suppellex intra annum, quae ad altaris cultum, et missae usum necessaria est, eaque huius ecclesie nomine in sacristia asservetur. Regulares, missas huius ecclesiae in sacristia celebrare non praetermittant. Potrebbesi dalle suddette ordinazioni a prima giunta rilevare che la chiesuola fosse alquanto negletta negli utensili e vasi servienti al culto, ove non si sapesse il forse eccessivo rigore, di cui quel vescovo è stato dai cittadini ed ecclesiastici d’ogni grado, e dal governo stesso di Genova, tacciato a papa Gregorio XIII. Giusta la convenzione dell’ u marzo 1468 i padri dovendo provvedere due messe festive ai villeggianti nella state ed autunno, é ovvio il credere che durante quei mesi vi fissassero stabile dimora almeno in due, dei quali uno con titolo di vicario, dipendente dal superiore di Castello. Mi maraviglio però che soltanto nel 1595 ricorra il nome e il titolo del più antico vicario — 448 — nel libro dei consigli; è il p. Vincenzo Centurione, confermato in carica il 14 giugno 1595 pel terzo anno: v’aveva dunque dato principio nel 1594. H diritto di nomina apparteneva già ai membri del consiglio sulla proposta del priore, ma giudicando dal silenzio del libro suddetto, m’ è avviso che in epoca anteriore lo eleggesse il priore di suo arbitrio. Daremo più sotto l’elenco di quanti vicarii ci venne tatto trovare il nome, confortato da taluna nota relativa al soggetto. L’ elezione avea luogo, in via regolare, nel giugno, e durava un biennio; usanza che ricevè nuova conferma il 18 stesso mese 1627, in cui leggo nel sovrastato registro, che a maiori parte patrum in voce fuit deliberatum quod antiqua consuetudo de creando vicario prò loco s. Lucae de Albario servaretur: quae fuit ut mense iunii, circa festum s. Joannis Baptistae, novus crearetur vicarius pro eo loco, et antiquus vicarius expiraret in suo biennio. Dopo alquanti anni il distacco da Castello divenne anche maggiore', e l’obbligo di fissa residenza fu imposto da una deliberazione presa dagli anziani il di 15 febbraio 1650, con cui decretum fuit, sicut alias iam fuerat observatum, et a rev.mis magistris Ordinis decretum, quod vicarius s. Lucae deberet ibi continuo habitare et pernoctare, et non admitteretur tamquam pater a consiliis. La doppia condizione non andò a’ versi del p. maestro Diodato Gentile, che, trovandosi in carica, issofatto vi rinunciava, e il 22 successivo gli fu sostituito il p. Paolo Vincenzo Centurione. Taccio di altri ordini emanati dai capitolari sul conto di s. Luca (1), e accenno di pas- (1) Tre soli per mo’ d’esempio ne soggiungo : Die 2 septembris 1642 congregatis patribus a consiliis... fuit propositum quomodo perillustris Io. Baptista Lasagna — 449 — saggio a quello del 14 novembre 1722, in cui presente il provinciale, poi cardinale, Vincenzo Gotti, venne prescritto che i duo patres qui regulariter mittuntur a conventu cid villam s. Lucae Albarii tempore aestivo, ibi commorentur imposterum usque ad festum s. Martini, inclusive. ELENCO DEI VICARII DI S. LUCA. 1594, T4 giugno. 1598, 9 giugno. 1600, 8 giugno. 1602, 25 giugno. 1606, 20 giugno. 1607, 27 giugno. 16 IO, 27 maggio. 16 r 1, 25 giugno. 1613, 10 giugno. — P. Vincenzo Centurione, di Genova, confermato vicario pel terzo anno 1596. — P. Gio. Ambrogio Di Negro, di Genova, eletto. — Lo stesso, confermato. — P. Antonio di Capriata, eletto. — Lo stesso, rieletto. — P. Reginaldo Zignago, eletto. — P. Vincenzo Centurione, rieletto. — P. Gio. Crisostomo, di Diano, eletto. — P. Reginaldo Zignago, rieletto. peteret quamdam parvam partem terrae in nostro loco s. Lucae de Albario, quae a personis peritis, in consilio vocatis, estimabatur non ascendere ad libras sexa-ginta genuenses.... quae per vota secreta unanimiter est ei concessa. Die 2 aprilis 1723 congregatis etc. propositum fuit an mobilia omnia quae modo reperiuntur et empta fuerunt... ad usum conventus s. Lucae de Albario, debeant perpetuo ibi remanere, ita ut p. sindicus tempore aestivo teneatur ipsa consignare p. vicario pro tempore, et vicarius in discessu teneatur denuo ipsa consignare p. sindaco pro tempore; et fuit unanimiter hoc approbatum. Die 28 iunii 1773 congregato patrum consilio ab a. r. p. mag. fr. Dominico ab Auria, priore, propositum fuit num placeret ipsis determinandam esse quantitatem victus ministrandam vicario s. Lucae pro tempore, et statuerunt omnes danda esse vicario praedicto haec rerum genera : lignorum rubios octo, carbonis rubios triginta, farinae heminas tres cum dimidia, casei placentini libras octoginta, cathaloniae vini mensuras duas cum dimidia (vulgo dictas mezzarole), olii combustioni inserviendi medium cadeum, et tertiam partem cadei pro comestione, et in pecunia pro sale emendo libras tres monetae correntis. Subinde secretis calculis pro hac determinatione, vota omnia inventa fuere favorabilia. Atti Soc. Lio. St. Patku. Voi. XX. 1616, io giugno. i6i8, iS giugno. 1621, 24 maggio. 1624, 25 novembre. 1625, 4 settembre. 1627, 30 luglio. 1629, 6 giugno. 1631, 23 giugno. i633> •••• giugno? 1636, 18 giugno. [638, i giugno. 1639, 28 agosto. 1642, 14 luglio. 1644, 1 giugno. 1646, 24 luglio. 1648, 12 giugno. 1649, 23 giugno. - 450 — P. Ludovico Federici, di Spezia, per vota secreta approbatus et elcctns, et certe cimi esset vir boni ponderis, pluribus placuit, così nel registro. P. Vincenzo Centurione, rieletto appena scaduto da priore. P. Faustino Giordano, di Diano, eletto. P. Girolamo Maria Ponzone, di Gorrino, eletto. P. Paolo Moconesi, di Genova, eletto. P. Serafino Pasqua, di Genova, eletto per vota secreta, unanimi omnium consensu. P. Angelo Maria Federici, da Sestri , eletto. P. Paolo Moconesi, di Genova, rieletto. P. Pietro Castiglione, di Genova, eletto, P. Ludovico Lavagnino, di Genova, eletto per biennium, iuxta moretti. P. Diodato Centurione, di Genova, eletto. P. Pietro Castiglione, predetto, eletto patte, fr. Adeodato Centurione renunciante. P. Faustino Giordano, di Diano, rieletto. P. Gio. Battista Piatti, di Genova, eletto. P. Pier-Martire Bollo di Genova, eletto, ma il 30 luglio stesso rinunziò e gli fu sostituito il p. Faustino predetto, cimi conditione quod tempus sui vicariatus intelligatur incepisse a die s. Io. Baptistae, et cotnplendimi fore etiam die s. Io. Baptistae anni 164S. P. Angelo Tasso di Genova, eletto. P. Diodato Gentile di Genova, eletto la seconda volta, ma pel motivo addotto a pag. 448 renuntiavit coram omnibus vicaria-tutti s. Lucae, et per vota secreta il consiglio dei padri etitti absolvit ab ufficio vicariatus, ea conditione ut consignaret pro rata omnes — 451 — provisiones annuas pro vichi conventui vel successori, quatenus eas receperit nitra tempus quo ibi fuit. 1650, 22 febbraio. — P. Paolo Vincenzo Centurione, di Genova, eletto cum conditione ut pernoctaret et continuo maneret in eodem loco. 1651, 12 agosto. — P. Diodato Centurione, rieletto ad biennium. Cessa a questo punto la nomina dei vicarii, o per lo meno la inserzione nel libro dei consigli. Risiedendo cosi sul luogo un buon terzo d’anno, e nella stagione meglio propizia al raccolto, il vicario, era in grado di sorvegliare il conduttore della villa; giacché venuti a mancare i frati laici, capaci d’agricoltura, essa dovè concedersi ad affitto. Il primo colono giunto a mia notizia chiamasi Santino Baffico q. Battista (1) il quale debitore già di lire mille trecento dodici al convento, per anteriore condotta, a sgravarsi di quél carico, il 7 ottobre 1681 oltre l’obbligo di ben coltivare la possessione di s. Luca, promette di dissodare e bonificare tanto terreno di essa in ragione di 50 cannelle l’anno, sino a totale pagamento. La pigione annua trovola in atto separato, e sotto certi patti, fissata in lire ottocento cinquanta, moneta corrente. Allo stesso prezzo la vedo concessa il 15 febbraio 1720 a Giuseppe Bavastro, e per un triennio, come al precedente. Crebbe poscia fino a mille cento, come lo desumo dalla locazione fatta il (1) Fu preceduto certamente da altri, come lo insinua il presente atto consigliare : Die 25 augusti 1656... significavit patribus adm. rev. pater prior utilius fore locare nostram villam s. Lucae de Albario, iamque paratum esse locatorem. Responsum est absque voto, antequam stipularetur locatio considerandas (esse) conditiones contractus; alias sibi placere valde eandem locandam. — 4$* — 17 giugno 1742 ad Agostino e Andrea, zio e nipote Ravaschio, aneli’ essi tenuti al convento di lire novecento per pigioni arretrate sulla villa medesima, in antecedenza avuta in affitto (1). Constava in massima parte di vigna e alberi d’olivo e frutta. In un estimo finto da due periti addì 10 agosto 1742 é detto avervi « numerato sette mila trecento sessanta cinque pezzi di legname per uso della vigna, cento cinquanta alberi di persico, ottanta trealberi di olivo, settanta due alberi tra peri, mele e amandole, cento novanta di fichi tra grossi e piccoli ». In due circa secoli di dominio aveva dunque meglio che raddoppiato il suo valore. • (1) Nel libro dei consigli sotto il 22 gennaio 1782 e 26 maggio 1788 è cenno di altre remissioni di debito a coloni « titulo caritatis propter damna ab aquarum inundationibus praedicto praedio allati. » Colla prima rimettonsi lire tre mila su quattro. — 453 - IV. LITIGI CON GLI A LB A RESI Non mancarono tuttavia le liti e contestazioni coi proprietarii vicini, ed i successori degli antichi patroni. La caduta di un muro divisorio delle limitrofe terre, la nostra e quella del De-Franchi, die’ occasione alla prima, protrattasi quasi quanto durò ancora il possesso. Sorse in principio d'anno 1570, e n’abbiamo contezza per un’intimazione dal vicario arcivescovile di Genova fatta più tardi, il 17 febbraio 1725, ai padri di Castello (1), ad istanza del nobile Orazio De-Franchi q. Gio. Pietro, in nome proprio e del nipote Gio. Francesco, di riparare quel muro, parte rovinato e penzolante in parte. Ne seguì la protesta del sindaco conventuale, p. Orazio De-Franceschi, e la controversia sembra venisse pel momento chiusa a mezzo di perizia del lavoro occorrente, da pagarsi per due terzi soltanto dai religiosi. Si riaccese nel 1701 quando i predetti convennero in giudizio Francesco Maria De-Franchi per una porta aperta pocanzi, di suo arbitrio, il 25 maggio nel medesimo muro divisorio. Tornate vane le rimostranze amichevoli, nel mese stesso diedero inizio al processo in tribunale, e dal (1) Dieci giorni innanzi essi già aveano deciso quel ristauro: « Die 7 februarii 1725 congregatis patribus, propositum fuit an placeret ipsis reaedificare murum nuper collapsum in villa s. Lucae; et omnes unanimiter annuerunt. — 454 - giugno a tutto agosto udironsi i testimoni in confronto. La sentenza manca nei nostri atti, ma risulta dai posteriori avvenimenti che la porta rimase non otturata, ma chiusa d’ambi i lati un quarant’ anni circa, poi lasciata nuovamente aperta al passo comune dei due proprietarii e rispettivi loro coloni. Peggio accadde il 16 gennaio 1737. Michele De-Franchi fé’ dai suoi servi aprire a violenza la porta laterale della chiesa verso il chiostro, l’una e l’altro invase con gente armata, che vi pernottò di guardia. Il giorno 20 il priore di Castello sporse querela al Senato, chiedendo riparazione dell’atroce ingiuria, e una seconda ne avanzava il 22, per essere stati chiusi e asserragliati dal medesimo invasore gli ingressi alla chiesa e al convento, tanto che ai frati era impedito l’accesso in casa loro. Lo scandalo riuscì enorme, e da una nota di spese sostenute dal convento in quella congiuntura si ricava avere la curia arcivescovile mandato suoi messi per una verifica, e la porta maggiore rimase suggellata e l’ufficiatura sospesa. Altra innovazione, sul conto della su menzionata porta della villa, tentare volle nel 1768 Mariola, vedova di Giuseppe De-Franchi, lesiva del diritto dei nostri. 1 quali stanchi di litigi con quella irrequieta famiglia, il 30 gennaio 1769 deliberarono rimettersene al giudizio di un dotto giureconsulto; compromesso accettato anche, il 29 maggio successivo, da Maria q. Ottavio Grisella, figlia di Mariola, nel mezzo tempo defunta (1). Ma di questa (1) Die 30 ianuarii 1769, patribus a consiliis congregatis ab a. r. p. mag. fr. Vincentio M. Lercari, priore, proposuit an placeret ipsis arbitrum constituere dominum Antonium Piaggiuni, quoad litem vertentem conventum inter et ill.mam Mariam de Franchis, occasione ianuac nb ipsa positae in confinio villae s. Lucae — 455 — controversia pure ignoriamo il finale responso: i padri, lo sò, non lasciarono intentato alcun mezzo dal canto loro per risolverla pacificamente (i). Nei De-Franchi crasi imparentata, anni innanzi, la casa Recagno, pel matrimonio di Benedetta, già vedova di Gio. Maria Noceto, con Francesco Maria De-Franchi. La pia signora in suo testamento, chi dice dell’ agosto, chi del settembre 1724, rogato dal notaio Gaetano Pino, lasciò due cappellanic cotidiane, una in s. Siro di Genova, l’altra in s. Luca d’Albaro, ove villeggiava. Rispetto a questa, stabiliva tosse data ad un prete secolare, eletto e amovibile a volontà del suo marito, sua vita durante, e lui morto, dal prevosto prò tempore di s. Siro. Breve: disponeva della casa altrui un po’ troppo liberamente. Nel libro dei consigli rinvengo la convocazione dei padri a consulta, e l’esito negativo avuto il 13 novembre susseguente (2), e lo trovo giusto. Si mossero allora alcuni ben pensanti del luogo a presentare un ride Albario, ita ut eius iudicio inviolabiliter standum sit ; datisque secretis suffragiis, haec determinatio unanimiter adprobata fuit. Nella carta di compromesso vedo sostituito Prospero Figari all’ Antonio. (1) Die 10 iunii 1770 patrum consilium congregavit a. r. p. mag. prior fr. Pius Ioscph Assercti... ct proposuit circa litem inter conventum et ilLmam dominam Mariam de Franchi, quid super hac re decernendum ipsi putarent, omnesque unanimi voce responderunt a litibus omnino abstinendum, et amicabilem compositionem tentandam, quod per vota secreta fuit confirmatum. (2) Dic 13 novembris 1724, congregatis patribus ...ab adm. rev. p. mag. fr. Paulo Micron. Gallarato, provinciali, in actuali visitatione, ipsis proposuit an placeat dare commoditatcm presbytero seculari celebrandi missam quotidianam in ecclesia s. Lucae, spedante ad hunc conventum, iuxta institutionem et fundationem testamentariam factam per dominam Benedictam de Franchis, cum hoc quod haeredes omnia penitus subministrent necessaria ad praefatam celebrationem ; et cum ventum sit ad secreta suffragia, duo solum fuere favorabilia, coetera vero fuere contraria; quare exclusa est praemissa servitus. — 456 — corso, in nome di molti altri, al magnifico Francesco, acciò volesse derogare alla clausola del prete secolare, e cedere al prior di Castello il diritto di nomina, con che eleggesse un religioso del suo Ordine, mantenendosi lui Francesco quel gius fino a morie; ma inutilmente. E di nuovo anche qui non c è nota la ultima risoluzione. Ne consta invece di altre due repulse, date alla nobile donna Anna Gentile, e al popolo stesso di s. Luca, per motivi diversi, giustificati dalla previdenza di probabili futuri danni e abusi (i). Resta a dire d’una terza rottura occorsa nel medesimo turno di tempo, riguardante il taglio degli alberi posti sulla piazzetta di s. Luca. La promossero i fratelli Lorenzo e Ignazio Recagni, dapprima in modo latente, agitando gli animi dei signori del luogo contro i domenicani. Questi avutane lingua, addì n febbraio 1727 raccolti in consiglio, decisero far fronte, anche davanti i giudici, alle ingiuste pretese, siccome legittimi padroni (2). I Recagni allora ricorsero al Senato con una istanza del 13 gennaio 1729, in cui lamentati i danni già prodotti, (1) Die 7 decembris 1740 congregatis patribus a consiliis ab adm. rev. p. mag. fr. Angelo Dom. Asdente priore.. propositum fuit an placeret acceptare a domina Anna Gentili missam quotidianam, celebrandam in ecclesia s. Lucae, cum sola elemosina missae manualis; deinde an placeret concedere ecclesiam s. Lucae eiusdem populo, ut ibi diebus festivis ab aliquo sacerdote, iuxta exhibitionem ab eodem populo factam, missa celebraretur ; et fere omnes meliorem esse partem negativam iudicarunt. Quapropter utraque propositio reiecta fuit. (2) Die ir februarii 1727, convocatis patribus a consiliis adm. rev. pater fr. Angelus Thomas Romaironi, prior, proposuit an ipsis placeret impedire ne plantae quae sunt ante ecclesiam s. Lucae abscindantur, et si opus fuerit etiam recurrere cum debitis expensis ad curiam archiepiscopalem, ne conventus amittat ius suum; cum hoc insuper quod nullus pater prior, qui erit imposterum possit in compositionem venire cum parte contraria, sine eorundem patrum a consiliis consensu; et omnes pariter annuerunt. — 457 — e facili a prevedersi maggiori, da quelle annose piante ai muri della loro cinta e casa, sita di contro la piazza suddetta, ne reclamavano il taglio immediato; dolendosi assieme tempo che i deputati d’Albaro, cui eransi in antecedenza rivolti per la bisogna, nulla avessero fatto. Dei religiosi poi neppur verbo, quasi estranei al tutto in materia. Tanto vero, che il 18 marzo gli alberi caddero sotto la scure, loro inconsulti e alla sordina : ma il di dopo ebbe principio un lungo processo contro i violatori della ecclesiastica proprietà, del quale, come é detto dei precedenti, ne manca la definitiva sentenza. Ce ne duole assai, anche per esaminare il valore storico della iscrizione dai mercanti d’Albaro fatta incidere sur una lapide, murata nella loro loggia. Ce la tramandò il Piaggio (i) ; diversamente, col marmo, oggi sarebbe anch’essa perita. Diceva così : D. O. M. « Instrumentum concessionis ecclesie cum rure s. Lu-» cae de Albario, factae RR. PP. S. Mariae de Castello » a mm. civibus dicti villegii, servatur in foliatio causa-» rum curiae archiepiscopalis Genuae anni 1722; altera » copia penes notarium Paulum Franciscum Bacigalupum, » et Ioannem Stephanum Meliorinum, sub die 30 iunii » 1722, et altera ad aeternam mm. civium memoriam » hoc lapide includitur. » Nota quod praetium arborum caesarum super plateam » s. Lucae fuit expensum pro reparanda logia et platea, » ut ex instrumento notarii Ignatii Mariae Ceresole, » 12 februarii 1729 et 17 junii 1731. (1) Monumenta Genuensia, Voi. V, p. 338. — 458 — » Nota etiam quod M. Benedicta Recagna De-Franchi » instituit missam unam perpetuam in ecclesia s. Lucae, » ex eius instrumento recepto per notarium Caietanum » Pinum, 6 augusti 1724 ». Questa epigrafe collocata nella parete interna della loggia, con evidente spirito dì parte, abbisogna d’ una spiegazione nelle tre sezioni in che è divisa, massime nella prima, onde cansar l’equivoco cui dà luogo l’anno scrittovi 1722. Non è già che una nuova concessione della chiesa e villa annessa sia stata fatta ai domenicani di Castello in quell’anno dagli abitanti d’Albaro, ma soltanto la presentazione degli antichi documenti della prima e unica cessione accaduta nel XV secolo, al notaio Migliorini, e da costui autenticati quale ufficiale pubblico, a preghiera e per carico volontario presosene dal magnifico Gio. Battista, come può vedersi dal rogito stesso da me scovato nell’ archivio. (iV. 2) (30 giugno 1722) In nomine domini amen. Corani me notario et infrascriptis testi-bus constitutus ili.mus dominus Io. Baptista de Franchis, excell.mi Francisci M., qui ad hoc ut perpetuis temporibus constet, ac omnibus quibus interest etc. clare et evidenter pateat se omni studio, diligentia ac toto posse curasse ex antiquioribus habendi rationem de fundatione capellae, sive oratorii, constructae sub vocabulo s. Lucae evangelistae in quarterio Panigaliae, territorii Albarii extra muros presentis civitatis, ad usum et beneficium nobilium virorum civium huius civitatis, ne eorum memoria pereat, praesentat infrascripta duo documenta, incipientia : unum videlicet : In nomine domine amen. Ven. pater, dominus'fr. Porchettus, divina etc. usque ad actum Ianuae in palatio etc. anno 1302 23 iunii, cum aliis duobus actibus diei 7 augusti eiusdem anni, ac verbis in fine dicentibus : Ego Petrus Grullus de Savona notarius etc. — 459 — Alterum vero incipientem : In nomine domini amen. Ex hoc publico instrumento universis pateat etc. quod ven. vir, dominus fr. Augustinus de Vintimilio etc. usque ad ea verba dicentia: Actum Ianuae in palatio etc. 1469 22 augusti etc. cum aliis subsequentibus actibus etc. que brevitatis gratia omittuntur etc., eandemque pre-sentationem fecisse et facere declarat omni meliori modo etc. De quibus omnibus etc. per me Io. Stephanum Meliorinum notarium. Actum Genuae, in una ex mansionibus domus solitae habitationis praedicti ili.mi domini Io. Stephani de Franchis, sita in vicinia ecclesiae s. Sebastiani de Papia, anno a nativitate domini MDCCXXII, indict. decimaquarta secundum etc., die martis, trigesima iunii, in vesperis, presentis testibus dora. Ignatio Costa q. dom. Io. Iacobi, et Carolo Antonio Pellegrini q. Laurentii, testibus vocatis etc. Circa il prezzo ricavato dalla vendita a precipizio fatta, lo stesso giorno, del taglio degli alberi, ne consta dagli atti processuali poco sopra citati, che fu di lire ducento cinquanta fuori banco, moneta d’allora, e d’ordine superiore rimasero a mano di terza persona. La sentenza avrà definito cui appartenessero, ma l’atto del notaio Ceresola andò perduto. Da ultimo il lascito della Recagno non é conteso ; se non che é anche certo il rifiuto dato al riguardo dai padri nostri, padroni della chiesa. Oltre le su narrate brighe e molesti contrasti procurati da astiosi vicini 0 villeggianti, la chiesa e annesso convento patirono altre iatture nelle guerre combattute a mezzo il secolo XVIII. Ne tace la cronaca nostra domestica, non più proseguita che a sbalzi dalla morte del p. Giovi in poi; supplisce però la patria storia. Narra il Giscardi, autore quasi contemporaneo, che « per l’ostile invasione fattasi nel mese di giugno 1747 dall’armata tedesca, con piemontesi ed inglesi, per mare, tra le altre cose preziose levate da quei barbari nelle chiese e seco — 460 — portatesi, una fu la grande e preziosa tavola rappresentante la Epifania del Signore, dipinta dal celebre Luca d’Olanda. Dopo la partenza dell’ esercito suddetto da queste parti d’Albaro, in questa casa di s. Luca fu trovato scritto a lapis in un foglio ciò che segue : « Miraberis forsitan, lector diarissime, cur nos Germani » post tot armorum progressus e s. Martino discesse-» rimus, desistendo ab oppugnatione urbis Genuae. Non » mirare. Meo sacerdotali iudicio subtracta est a nobis » manus Dei. Punit nos Dominus ob ingentem audaciam » aliquorum militum, qui non erubescunt ipsis nunc ec-» clesiis violentas inferre manus, resque Numini dicatas » profanare. Clamo ego contra hanc temeritatem iteratis » vicibus, utinam cum effectu : miserere nostri Do-» mine. » RR. PP. Dominicani scire vultis quisnam praesum-» pserit accipere ex ecclesia vestra arae maioris imagi-» nem? Haeretici erant illi. Nolite proinde illud catholicis » adscribere. Nam si exercitus noster constaret ex puris » catholicis, certe non tam crudeliter actum fuisset in » ecclesiis. Deus velit omne damnum resarcire, quod » passi estis in monasterio s. Lucae. Deus det nobis » suam pacem ». Commendevolissime parole, uscite certo dalla penna d’ un cappellano militare, dotato il cuore di un’ esimia pietà e di delicato sentire. I domenicani rimasero tuttavia in s. Luca sino alle rivolture del secolo scorso, e più non vi erano il 15 febbraio del 1799, dice il precitato autore, il quale prosegue : « I poderi furono acquistati dal patrizio Giuseppe De Franchi, da cui per eredità passarono al marchese 4^i — Antonio Brignole-Sale ; ma la chiesa fu esclusa, e rimase proprietà del Demanio. Intorno al 1823 il priore di s. Sisto in Genova, Angelo Traverso, maturava l’idea di rifare 1’ ormai cadente sua chiesa, e a prò’ della meditata ricostruzione domandò e ottenne da re Carlo Felice, per venderla, la chiesuola di s. Luca. Quando l’ebbe, tosto la cedé per lire 3600 al marchese Brignole-Sale anzidetto, il quale la atterrò nel 1824. Di questa non rimane che ben poco; cioè l’ancona di s. Luca, opera del Palmieri, trasportata su d’un altare a Boccadasse, un antico sacrario che il marchese donava a s. Antonino di Casamavari, ad istanza del parroco di questa chiesa nel-1’ ottobre del 1863, il pozzo del chiostro, e quattro arcate del loggiato di contro, nonché porzione di convento ora casa colonica, e la lapide della sacristia, che oggidì insieme ad altra meno antica venne fissata al muro di detta casa (1). Così finiva la sua esistenza il possesso di s. Luca, il piccolo convento cioè e la chiesa annessa, l’uno e l’altra rasi al suolo; e penso che a indurre l’animo pio e generoso del su lodato nobilissimo uomo a demolirli, l’abbia come costretto la condizione miseranda cui era ridotto lo stabile dopo trenta circa anni dal forzato abbandono dei frati, in forza della avvenuta soppressione. Ad ogni modo compensò esuberantemente 1’ Ordine domenicano, coll’opportuno ricetto dato alle nostre monache nel sontuoso suo palazzo lì presso situato, durante parecchi anni e con splendida liberalità (2). (1) Remondini; Parrocchie suburbane, ecc. pag. 29. (2) Dico opportuno, ma dovrei meglio dire provvidenziale ricetto, pel modo in cui accadde. Le monache dei ss. Giacomo e Filippo in Genova avendo ricevuto 1’ ordine — 462 — superiore di sgombrare dal monastero entro un ristrettissimo numero di giorni, erano nella disperazione di trovare luogo adatto a rifugio. Partimmo in due schiere di frati da Castello per ambo le riviere in cerca d’asilo. A me con un socio toccò l’orientale. Ero di ritorno nei pressi della basilica di Carignano, quando la provvidenza divina mi fé’ incontrare il marchese Antonio Brignole-Sale, cui da tempo conoscevo, e talvolta in Genova o in sua villa a Voltri visitava. Mi s’accostò dicendo che cosa avessi, poiché vedevami annuvolato e triste. Saputo il motivo, alzò la maestosa e candida sua testa, soggiungendo: Ma io sono ancora in vita; sò che devo in certo quale modo una riparazione ai domenicani, per il loro possesso di s. Luca pervenuto in casa mia. Da questo momento il mio palazzo là attiguo è a disposizione delle vostre monache. Annunziate loro che mandino da me persona incaricata della pratica; e cosi avvenne che, la mercé di quell’ impareggiabile patrizio, le suore ebbero gratuito e pacifico asilo nella magnifica magione, che già fu dei De-Franchi, mostratisi, come sopra è narrato, poco benevoli verso i tirati. S. VITO D’ALBARO I. overnava in quei giorni il monastero di s. Matteo in Genova il benedettino p. Andrea di s. Ambrogio, genovese, e da un bel numero d’anni doveva essere in carica, se già fino dal 9 aprile 1404 si ha sicura notizia di lui come priore, in atti del notaio Antonio Foglietta e in altre carte del tempo (1). Buono, pio e intraprendente, ideò fondare un altro monastero del suo Ordine, oveché gli accadesse trovare il luogo acconcio, in città o in diocesi di Genova; al quale intento aveva pronta la moneta, frutto in parte del privato suo peculio, e in altra parte di limosine procuratesi di sua industria. (I) D'Oria Iacopo. La chiesa di s. Matteo in Genova, a pag 175. - 492 — dictum citerioris regnum p.....a auctoritate notarius, et testes subscripti ad hoc specialiter vocati atque rogati, praesenti scripto publico declaramus, notum facimus atque testamur, quod eadem praedicta die constitutus in nostra praesentia Io. Baptista Fatinanti, filius q. Prosperi, et modo unicus insolidum successor atque haeres, mediante persona suorum antecessorum, quorum haereditates odivit in cautela et beneficio inventarii, et quas, quatenus opus sit, adhuc actione denuo addita apprehendit, et per consequens habens ius in omnibus ut infra: Sciens quemadmodum sub anno 1528 per Paridem Fatinanti fundata et dotata fuit ecclesia s. Clarae, capitis Albarii, cuius dotes tunc temporis positae fuere in comperis s. Georgii, loca septem dictarum comperarum, prout ibi apparet sub verbis, de quibus plenam notitiam habet dictus Io. Baptista Fatinanti; sciensque per mortem dicti Paridis Fatinanti continuatum fuisse ius patronatus, proveniens ab ipsa institutione et dotatione per familiam Fatinanti, ordine successivo, usque ad personam dicti Io. Baptistae, qui se dicit bene edoctum, pleneque informatum dictam capellam regimini et gubernationi atque protectioni ven. et sacratae religionis divi Dominici, et praecipue monasterii s. Dominici Genuae fuisse commendatam, et ab ipsis fratribus, mediante persona multum rev. domini fr. Vincentii Multedi, lectoris et concionatoris, et patribus conventus s. Dominici Genuae impresentiarum regi, gubernari et conservari in pio, religioso, exemplari et decenti statu; cupidus, immo volens quod gubernium, protectio, cura et regimen dictae ecclesiae, cum perceptione omnium fructuum tam redditus, quam oblationum et cuiuscumque alterius qualitatis, semper integrum sit... ad multum rev. patris fr. Vincentii penes ipsum, quem ad cautelam, et quatenus opus sit, praesentat, instituit, eligit et deputat omni meliori modo : Ideo ut sua intentio et voluntas suum sortiatur effectum, coram me notario et testibus infrascriptis, non vi, dolo, sed sponte et omni meliori modo declarat, decernit, mandat, promittit et vult quod dicta ecclesia s. Clarae cum eius dote, et annexis, dependentibus et procedentibus ab ea, semper permanere debeat penes monasterium dictorum rev. patrum divi Dominici Genuae, rogans eosdem ut durante vita dicti m. rev. p. fr. Vincentii eiusdem, ut, tamquam — 593 — benemeritus, regimini et curae dictae ecclesiae praeficiant, et valeat omnia plene et libere administrare, cum potestate, qua semper honorifice, fructuose ac utiliter in dicta cura et regimine se gessit, ipsoque vero vita functo, quem Deus incolumen per plures annos conservare dignetur, illum et illos, quem vel quos nominabit capitulum dicti monasterii divi Dominici. Humiliter deprecans ss. dominum nostrum Paulum V pontificem maximum, ut praedicta omnia sua pontificia auctoritate approbare et confirmare dignetur, etiam motu proprio et de plenitudine potestatis, et cum omnibus opportunis supplementis, clausulis, in valida, ampla atque irrevocabili iuris torma, et omni modo et via ut supra; pro quibus omnibus observandis praedictus Io. Baptista sponte obligat se, eiusque haeredes et bona eorum dicto rev. patri fr. Vincentio absenti et mihi praesenti, sub poena etc. Unde ad futuram rei memoriam et dicti rev. patris fr. Vincentii certitudinem et cautelam ac plenam fidem, factum est de praemissis omnibus hoc praesens publicum instrumentum, per manum mei praedicti notarii, meo solito signo signatum etc. Iudex Laurentius Coppula de Neap. ad contractus (i). In virtù di questa carta di donazione inter vivos venne a cessare ogni e qualunque gius di patronato sulla cappella di s. Chiara, che perciò rimase esclusiva, totale e indipendente proprietà dei domenicani. Le anteriori due cessioni dei francescani ai gesuiti, e di questi ai nostri, hannosi a ritenere come nulle in diritto e non accadute, entra qui a dire il p. Tommaso Agostini (2) in una sua (1) Seguono le firme di quattro testimoni, e la legalizzazione dell’atto fatta il 14 giugno 1616 da don Ferdinando Gonzaga, princeps Melfitti, comes Guastcllae (sic) et Campibassi etc. Antonio Spinola, console della Repubblica in Napoli, fa fede del notaio scrittore della pergamena in data 17 giugno 1616, ed un’ultima firma di Giulio Borrone notaio in Genova, sulla testimonianza di Paolo Serra e Damiano Pallavicini, legalizza la firma e carattere del console Spinola, addi 11 marzo 1619. (2) È il padre comunemente conosciuto sotto il nome di Canèa, perchè originario di Candia, e autore della storia del convento di s. Domenico in Genova, Atti. Soc. Lig. St. Patma. Voi. XX. 39 — 594 — memoria da me trovata fra le scritture riguardanti il tema che trattiamo. Imperocché, continua egli, « s. Chiara fu sempre giuspatronato di Paride Fattinanti e dei suoi discendenti, mentre da esso Paride è stata fabbricata e anche dotata. I padri di s. Francesco, i quali non n’ebbero mai il dominio diretto, ma erano semplici cappellani posti alla cura e servitù della chiesa, non potevano dare, siccome diedero, ai gesuiti detta casa e cappella, tenendo per sé i proventi di s. Giorgio assegnati per dote alla medesima. Dal che ne deriva che quei buoni religiosi d’amendue gli Ordini, non senza un poco di simonìa, si divisero ciò che era di dominio altrui, appropriandosi gli uni la chiesa, e gli altri la dotazione della stessa ». Di siffatto abuso niun ebbe sentore fino alla vigilia della nomina del p. Moltedo a vicario perpetuo di s. Chiara, quando leggendo attentamente le carte antiche del luogo, di cui stava per assumere il governo, conobbe che i padri conventuali non potevano alienarlo, e meno ancora esigere gli interessi sul capitale investito nel banco s. Giorgio. Ne seguiva che il possesso medesimo dei domenicani loro venuto in forza d’una convenzione irregolare e difettosa, parere potesse meno cauto e sicuro, e quindi operò da saggio il prelodato p. Moltedo col rivolgersi a Giovanni Fattinanti, unico e ultimo erede di Paride, col titolo Elenchicii Synopsis, conservata ms. nella nostra biblioteca universitaria. Nel suo sillabo dei figli del suddetto convento, scrive di sè stesso cosi: Thomas de Augustinis de Canea, istius operis inventor, ex suo conventu originali in regno Cretae, provinciae Gteciae, affiliatus fuit huic conventui die 2 decembris 16 f 8, exis tente priore ac proponente p. Benedicto Malaspina, quae affiliatio deinde approbata est in capitulo provinciali Bononiae celebrato anno 1668. Ne fu anche priore pel biennio 1675-77, e vi mori il 22 marzo 1688, d’anni 63. — 59S — dal quale sì come legittimo padrone ottenne la libera e assoluta donazione detta sopra. Non mi consta che durante l’amministrazione abbastanza lunga del p. Moltedo, litigio veruno sia sorto fra lui e i proprietarii vicini. Per contro appena mancato di vita il buon padre, il magnifico Tommaso Bozzolo tentò e riuscì ad usurpare una lingua di terra sul confine della villa, aprirvi una strada, e fabbricarsi una casa, con aperta usurpazione del suolo altrui (i). Vi si oppose il sindaco di s. Domenico, p. Barnaba Madrignano, che l’u luglio 1628 presentava quattro testimonii nanti il tribunale confermanti la verità delle cose e l’ingiustizia dell’attentato. Questo ebbe tuttavia un seguito di esecuzione, per cui la causa contro il Bozzolo proseguì, agitata da altro procuratore, il p. Agostino Podestà, sostituito al Madrignano (2). All’ultimo sembra che l’irrequieto uomo sia sceso a patti e ridivenisse amico e buon vicino. Me lo fa credere un istrumento del 28 luglio 1632, con cui il p. Valentino Maccari di Ventimiglia stipulò con tre capo-mastri la costruzione d’un muro di cinta dell’intera villa di s. Chiara ab ecclesia ipsa deorsum versus usque ad angulum qui vergit versus mare, ad eam longitudinem quanta (1) Divenne un molesto vicino per una pezza di terra coltiva da esso comprata il 31 maggio 1587 per lire 475 da Nicolosio Gattorno, q. Girolamo. Preso da animosità verso s. Chiara, è lui che avvisò il Boasi, sindaco dell Ospedaletto, che la messa non vi si celebrava cotidiana in cappella ; onde, continua il p. Agostini, agitata la causa e non curandoci il p. Moltedo di rispondere, lasciò a bella posta correre per levarsi quel carico, e quindi i quattro luoghi furono aggiudicati al-l’Ospedaletto con soddisfazione del vicario stesso, rimasto libero da simile aggravio, di cui mai aveva percepito i frutti. (2) Amendue figli di s. Domenico: il p. Madrignano entratovi il 29 febbraio 1574 e morto il 15 marzo 1631, il p. Podestà il 24 marzo 1588 vestito e nel 1647 passato di vita. — 596 — erit latitudo terrae dictae ecclesiae, per l’adempimento della quale e altre condizioni del contratto si dovrà stare al benevolo giudizio del prenominato Bozzolo. A questo punto cessano le scritture da me rinvenute e raccolte in una sola filza, che denominai di s. Chiara d’Albaro. Si sa poi dalla storia che nella gran peste onde fu afflitta Genova e la sua doppia riviera negli anni 1665-66, quella casa con le adiacenze fu adibita ad uso lazzaretto a motivo dell’aere ventilato, posizione salubre, discosta abbastanza dalla città; e ne parla in più luoghi della sua opera il p. Antero, chiamandolo il lazzaretto di s. Chiara di Sturla, da cui poco dista. Cessata la moria tornarono i religiosi nostri, senza farvi stabile dimora se non ad intervallo, come a un podere di campagna, infino a che caduto sotto la soppressione del 1797, il luogo di s. Chiara, passò a mano di speculatori che il convento convertirono in abitazioni, poi, ripresa la forma primitiva, accolse l’istituto religioso delle terziarie agostiniane, che, con splendore di culto e commendevole pietà, funzionò nell’ abbellita cappella , venuta in questi ultimi anni a mano dei padri agostiniani del convento della Consolazione in Genova. J j ^ ^ f ^r*-4 A A f ^ ^ ^ ^ r^tò^4fe&:^sV^nv\^W -* &. •■• t IV. PARROCCHIALE DI S. GIACOMO APOSTOLO IN CORNIGLIANO-LIGURE PRESSO GENOVA I. Prime notizie della Chiesa : suo fondatore : è fatta rettoria : riedificazione, e posteriore occupazione dei Domenicani. nche in riviera di ponente il convento di Castello estese le sue ramificazioni, assumendo e mantenendo, a riprese, l’alto dominio sul luogo di Cornigliano. Sorge questo bel paese a tre miglia circa da Genova, varcato appena il torrente Polcevera, che lo separa dal borgo una volta, ed ora industriosissima città di s. Pier d’Arena. L’amena sua giacitura sul declivio del monte, sacro a N. S. Incoronata, gli incantevoli poggi e le deliziose — 598 — ville sparse qua e là, entro e presso i suoi confini, con palazzi e giardini di principesca munificenza, hanno reso Comigliano una delle contrade più ridenti della spiaggia ligustica occidentale, ove ogn’anno concorre e s’affolla numeroso stuolo di forestieri e di agiati genovesi, a godervi la frescura estiva, il mite aere, col vantaggio dei bagni nelle onde marine, che ne bagnano le falde. In antico nuli’altro v’avresti scorto che una landa pressoché brulla e deserta, abitata da pochi rustici, addetti ai lavori campestri, e la maggior parte alla pesca; sottoposti nello spirituale alla parrocchia di s. Pier d’Arena. La prima notizia di chiesa o cappella esistita nel luogo, allo scrivere del Giscardi, risale al 1252 « per una sentenza fatta, di commissione dell’arcivescovo di Genova, delegato apostolico, in causa vertente fra i monaci di s. Siro e quelli di s. Benigno, dal prevosto di s. Pietro della Porta (ossia di Banchi), cui era stata commessa dal medesimo arcivescovo, dicendosi ivi: Tenet et possidet quemdam locum in Corniliano, qui est ante ecclesiam s. Iacobi dicti loci » (1), che fu ed é ancora il titolo della parrocchia. Non so dire se questa sia la chiesa stessa della quale é sicura memoria in altra carta dell’11 novembre 1269; ma il breve intervallo d’anni che corre frammezzo quasi m affida. Fondatore ne sarebbe stato un patrizio di casata Pallavicino, che la costrusse nella prima metà del XIII secolo, cedendo il diritto di nomina del cappellano al capitolo di N. S. delle Vigne in Genova. Ciò io ricavo in parte da una scrittura a mano dell’ archivio nostro (1) Giscardi: Origine e successi delle chiese ecc. di Genova. MS. Urbana, pag. /76. e Notizia di pitture ecc. MS. Fransoniana, pag. 50. Importerebbe assai trovare il testo autentico del documento. — 599 — domestico (i), e in parte dalla precitata carta dell’n novembre 1269, quale trovasi, o per lo meno trovavasi ancora del 1548, presso le Vigne, ed é citata come autentica in un documento che riferirò più innanzi (2). Vi è detto che prete Francesco di Gavi, ministro di s. Giacomo di Cornigliano, fece atto di sudditanza e obbedienza al Capitolo su mentovato, in quella forse che ne riceveva l’investitura. Nel riparto della tassa straordinaria sulle chiese e gli altri luoghi pii dell’arcivescovado di Genova da Urbano VI imposta nel 1387, la nostra chiesa fu gravata di una sola lira e soldi sei di moneta d’allora, come una fra le più meschine della diocesi (3). La quale povertà della chiesa, del paese e dei suoi abitatori, fece sì che il sacerdote incaricato del servizio, mancando del necessario alla vita, n’abbandonasse affatto la residenza. Quando, a cessare il generale lamento della mancanza d’una messa, persino nei dì festivi, Francesco Brignole-Rapallo si offri, e il 22 ottobre 1446 versò in banco s. Giorgio la somma necessaria alla compera d’un luogo, con il cui frutto provvedere alla domenicale celebrazione. A dichiarare codesta sua volontà, il testatore eleggeva Carlo Spinola, di lui congiunto forse od esecutore testamentario. ' 1) Questa scrittura reca il titolo: Ristretto di fatto e di ragione contro le insussistenti pretese dei sedicenti massari della chiesa parrocchiale ed assieme conventuale di s. Giacomo nel lorgo di Corneliano (sic). Ne è autore il p. parroco, Domenico Francesco Regesta, vivente appunto nel 1793, in cui fu redatto. Ci accadrà di spesso invocarne l’autorità, in difetto di più attendibili memorie, chiamandolo anonimo, giacché l’estensore dell’opuscolo volle conservarlo. In sostanza è l’apologia del convento contro l’ingiustificabile intromissione dei laici nelle cose e rendite di detta chiesa. (2) Vedi il documento n. 5, che segue a pag. 609. (3) Atti della Società Ligure ecc. Voi. 2, Part. I, pag. 591. — éoo — (N. i) (22 ottobre 1446) Reperitur in cartulario P. locorum comperarum s. Georgii, anni de J446, in ilio cartis 76, inter cetera ut infra : Ecclesia s. Iacobi de Corniliano. Eidem 1446 die 22 octobris scriptus est locus unus de ratione Francisci de Brignolis de Rapallo in alio cartulario S. L. cartis 272 sive .. . I.ib. C. Cum obligatione dicenda per Carolum Spinulam q. Quilici. Ihesus die XXVI octobris. Supradictus Carolus Spinula volens declarare dictam obligationem per eum dicendam ut supra , dicit et declarat quod rector ecclesie predicte possit in perpetuum accipere et habere proventus dicti loci, qui tamen teneatur et debeat qualibet ebdomada celebrare in dicta ecclesia missam unam pro anima illius vel illorum, de cuius vel quorum pecunia fuit emptus dictus locus; ita tamen quod non obstantibus predictis, dictus Carolus Spinula, domini Quilici, possit disponere de dicto loco et proventibus futuris prout et sicat voluerit, illum alienando et describi faciendo prout et sicut voluerit, et hoc usque ad annos decem proxime venturos, et non ultra. Testes Bartholomeus de Valarano et Baptista de Murtula. Osservo che nell’atto dell’11 novembre 1269 il sacerdote addetto alla chiesa di s. Giacomo é chiamato ministro, e in questo secondo lo si dice rettore. Sembra quindi assai probabile che fosse già stata divisa dalla parrocchia di s. Pier d’Arena, e dichiarata rettoria autonoma; o per lo meno lo fu allorché nel 1480 Luca Spinola, marchese di Lerma, la riedificò a sue spese, le cui insegne gentilizie perciò veggonsi, dice il Giscardi, in varie parti della chiesa (1). (1) Loc. cit. Anche nel Ristretto su menzionato è detto che Luca Spinola riedificò nel 1480 la chiesa stessa, fuor che il presbiterio e le cappelle, come pure la vicina di S. M. Incoronata, ov’anche giace sepolto. — éoi — È strano che avendo il pio e ricco signore pensato al materiale edificio della nuova chiesa, non l’abbia eziandio provvista di conveniente rendita per alimentarne il titolare. Fatto é che, continuando esso a non risiedere per insufficienza di mezzi, il capitolo delle Vigne avrebbe, alla sua volta, rinunziato alla famiglia Pallavicino il concessogli diritto di nomina, e questa accolse in detta congiuntura il pensiero di esibire la chiesa, colla canonica di Cornigliano, ai domenicani del convento di S. M. di Castello in Genova, poiché non trovava modo di fissarvi un sacerdote così generoso da lavorare e perirvi di stento. Raccolti a capitolo i frati il 12 settembre 1513, considerato il preesistente aggravio delle due rurali case di s. Luca e di s. Vito d’Albaro, tempo innanzi aggiunte al cenobio, in vista ancora del diniego, da parte degli oblatori, di acquistare la villa attigua, per ampliare l’angusta abitazione, ne decisero il rifiuto, e stettero saldi sul medesimo lunga serie d’anni (1). Ignoro poi l’accaduto nel mezzo tempo fra il 1513 e il 1526, anno in cui Clemente VII, con sua bolla del 12 giugno, ordinava, senz’altro, l’annessione del luogo e della chiesa di Cornigliano al nostro convento. Eccone il tenore: (N. 2) (12 giugno 1526) Clemens episcopus servus etc. ad perpetuam rei memoriam. Divini cultus augmento etc. Dudum etc. Cum itaque postmodum parochialis ecclesia s. Iacobi de Corneliano, Ianuen. dioecesis, per liberam resignationem dilecti filii Bar-tholomei de Laurentinis, de Tribiano, nunc ipsius ecclesiae rectoris, de illa, quam tunc obtinebat, per dilectum filium, Lucianum Pala- (1) Vedi nella Storia cronologica del Voi. seg. a pag. 286. — 602 — vicinum, clericum Ianuen., procuratorem suum, ad hoc ah eo specialiter constitutum, in manibus nostris sponte factam et per nos admissam, apud sedem eandem vacaverit et vacet ad praesens, nul-lusque de illa praeter nos hac vice disponere potuerit sive possit, reservatione et decreto obsistentibus supradictis; et sicut exhibita nobis nuper pro parte dilectorum filiorum, moderni prioris et fratrum domus B. M. de Castello, Ianuen., Ord. Praed. petitio continebat, fructus, redditus et proventus dictae ecclesiae adeo sint tenues et exiles, ut valorem annuum duorum ducatorum auri de camera secundum communem extimationem non excedant, et ex illis rector pro tempore dictae ecclesiae se commode sustentare non possit, et si dicta ecclesia eidem domui perpetuo uniretur, annecteretur et incorporaretur, ex hoc profecto ipsius domus opportunitatibus consuleretur, ac ipsi prior et fratres curarent diligentius eidem ecclesiae in divinis deserviri, et illius parochianorum animarum curam exerceri, in praemissis opportune providere de benignitate apostolica dignaremur. Nos igitur, qui dudum inter alia voluimus quod petentes beneficia ecclesiastica aliis uniri, tenerentur exprimere verum annuum valorem, secundum extimationem praedictam, etiam beneficii, cui aliud uniri peteretur, alioquin unio non valeret, et semper in unionibus commissio fieret ad partes, vocatis quorum interesset, quemlibet ex moderno priore et fratribus praedictis a quibusvis excommunicationis, suspensionis etc. sententiis etc. quibus quomodolibet innodatus existit etc., harum serie absolventes etc., necnon fructuum, reddituum et proventuum dictae domus verum annuum valorem praesentibus pro expresso habentes, huiusmodi supplicationibus inclinati, auctoritate apostolica tenore praesentium, ecclesiam praedictam , sive praemisso sive alio quovis modo, aut ex alterius cuiuscumque persona, sive per similem dicti Bartholomaei, vel cuiuscumque alterius resignationcm de illa in romana curia vel extra eam, etiam coram notario publico et testibus sponte factam, aut constitutionem fel. record. Iohannis papae XXII, praedecessoris nostri, quae incipit: Execrabilis; vel assecutionem alterius beneficii ecclesiastici quavis auctoritate collati, vacet etc., cum omnibus iuribus et pertinentiis suis eidem domui perpetuo unimus, annectimus et incor- — 603 — poramus, ita ut liceat eisdem priori et fratribus per se, vel alium, seu alios, corporalem ecclesiae, iuriumque et pertinentiarum praedictorum possessionem propria auctoritate libere apprehendere et perpetuo retinere, ipsiusque ecclesiae fructus , redditus et proventus in earundem domus et ecclesiae usus et utilitatem convertere, necnon per presbyterum idoneum saecularem, seu dicti, vel cuiusvis alterius ordinis regularem, ad eorum nutum ponendum et amovendum , eidem ecclesiae in divinis deserviri, ac illius parochia-norum animarum curam exerceri facere, diocesani loci et cuiusvis alterius licentia super hoc minime requisita. Non obstantibus etc. Quas quidem litteras etc. Volumus autem quod ecclesia praedicta debitis propterea non fraudetur obsequiis, et animarum cura in ea nullatenus negligatur, sed eius congrue supportentur onera consueta; et insuper, prout est, irritum decernimus et inane, si secus super his a quoquam, quavis auctoritate, scienter vel ignoranter, attentatum forsan est hactenus, vel in posterum contigerit attentari. Nulli ergo etc. Si quis etc. Datum Romae apud s. Petrum, anno incarnationis dominicae MDXXVI, pridie idus iunii, pont. nostri anno tertio. P. de Medina. Risulta da questa bolla che la chiesa di Cornigliano nel 1526 fuor d’ogni dubbio già divenuta ecclesia parochialis, indipendente dall’arcipreturale di s. Pier d’Arena, sarebbe stata chiesta in amministrazione dal priore e padri di Castello, secondo le parole: exhibita nobis nuper, prò parte moderni prioris et fratrum domus S. M. de Castello, petitio, continebat etc. Ad ottenerla, l’attuale rettore Bartolomeo Lorenzini, di Trebbiano, ne faceva completa rinunzia alla curia romana, a mezzo del suo procuratore, e credo anche patrono, Luciano Pallavicino, chierico genovese. Motivo alla stessa il già noto della scarsa rendita, non bastante al mantenimento di un prete; mentre v’é detto che se ne van- — 604 — taggierebbe la comunità di Castello, e anche meglio i parrocchiani, colla più pronta assistenza alle loro anime. Ammetto di leggieri quest’ultima ragione, fondata sullo sperato numero di religiosi che v’avrebbero preso stanza; ma quanto al profitto a ricavarne dai frati, ben diverso presentossi il negozio. Tanto vero, che anche dopo la # spedizione della bolla, i domenicani nicchiarono un anno e mezzo ad acconciarvisi. Finalmente tornato vano ogni tentativo di ripulsa, il nuovo priore di Castello, p. Floriano da Brescia, successo al p. Marco Cattaneo, sotto il cui governo pare abbia avuto effetto la malaugurata annessione, colta l’opportunità della presenza del superiore maggiore, p. Domenico da Castagnedolo, vicario generale della Congregazione di Lombardia, adunò il consiglio conventuale per decidere il punto controverso, e dopo lungo dibattito di ragioni prò e contro, si deliberava d’accettare il luogo, non già di buon grado, ma solo per cansare ulteriori moleste contese e prevedibili scandali. Conclusum fuit ab omnibus, quod, ad evitandum scandalum, quod posset oriri pro re-nunciatione dicti loci, deberet omnino retineri, et nullo modo renuntiari (i). Parole gravi, le quali significano il posto essere già stato occupato (retineri), e che al temuto disordine avrebbe potuto dare appiglio un qualche passo men cauto fatto a Roma in precedenza da talun religioso, per avventura alto locato e non abbastanza illuminato intorno la pratica. (i) Ivi a pag. 302. — 6o 5 — IL Ingrandimento della Chiesa, riconferita ai Domenicani. Vediamo ora di che guisa pur troppo l’esito corrispose alle previsioni. È ben poco tuttavia ciò che possiamo dirne, perché dal 1513 in poi il libro dei consigli di Castello non ha più il minimo cenno della casa di Cornigliano, neppure per toccare delle vicende, ora prospere e più spesso avverse, cui andò soggetta; sicché il poco che m’é dato spillarne, me lo fornisce la scrittura a mano sopra cennata, e talun documento lo ricavo da una filza di carte appartenuta un tempo a quella casa, ed ora custodita nel nostro archivio. Vien primo in ordine cronologico la voltura fatta in banco s. Giorgio del luogo lasciato da Francesco Brignole-Rapallo. In virtù del diploma di Clemente VII quel piccolo cespite di reddito, per mandato della autorità ecclesiastica locale, addi 14 giugno 1536 s’iscrisse a favore del convento di Castello, succeduto nei diritti alla rettoria soppressa, e compresi tutti in quel minuscolo provento. (N. 3) (14 g"W° Reperitur in cartulario P. N. locorum comperarum s. Georgii, anni de 1536, in ilio, cartis 139, inter cetera ut infra: Ecclesia s. Iacobi de Corniliano, Libre centum, sive L. C. Ihesus 1536 die 14 iunii. Respondeatur de pagis et proventibus dicti loci annorum quorumcumque preteritorum, si qui sunt, ac presentis et venturorum de cetero, de anno in annum, tempore excusationum, ven. d. priori, fratribus et conventui monasterii S. M. de Castello, Ianuen., Ord. Pred. observantie, sive eorum et dicti monasterii legitimo sindico et procuratori moderno et pro tempore existenti. — 606 — Et hec acta sunt in observatione mandati rev. d. vicarii archiepiscopalis Ianue, manu Bernardi Ususmaris Granelli notarii anno presenti, die 26 maii, facti, ad instantiam infrascripti d. fr. Sebastiani Rebrochi, infrascripto nomine, attenta perpetua unione, annexione et incorporatione dudum apostolica auctoritate facta de dicta parrocchiali ecclesia s. Iacobi Corneliani, Ianuen. dioc. cum omnibus et singulis illius iuribus et pertinentiis, prefato monasterio et conventui S. M. de Castello , tamquam tunc vacante per liberam resi-gnationem de eadem ecclesia cum dictis eius iuribus et pertinentiis, in manibus ss. d. n. pape seu eius rev.mi d. d. cancellarii, facta per dictum d. presbiterum Bartholomeum seu per legitimum procuratorem suum, et prout constat per litteras apostolicas, de quibus in mandato suprascripto continetur, et ex mine de fructibus eiusdem loci annorum preteritorum si qui sunt, ac presentis et venturorum, de anno in annum, tempore excusationum, donec aliud habuerimus in mandatis, respondeatur et responderi debeat d. fr. Sebastiano Rebrocho sindico etc. dd. prioris et fratrum dicti monasterii etc. Et hoc, non obstante suprascripta observatione facta de respondendo suprascripto d. presb. Bartholomeo de Laurentinis, tunc rectori dicte ecclesie, cassa, attenta resignatione facta in manibus prelibati ss. d. n. Pape per d. presb. Bartholomeum, seu Lucianum Pallavicinum, clericum Ianuen., procuratorem suum, ad hoc ab eo specialiter constitutum, et prout de resignatione, ac annexione et incorporatione constat, et de dictis litteris apostolicis datis apud s. Petrum etc. (come nel documento precedente). In quo etiam constat in predictarum litterarum apostolicarum observatione et exeeutione prefatos d. priorem et fratres monasterii, S. M. de Castello accepisse et apprehendisse, ac impositos et immissos fuisse in corporalem, realem et actualem possessionem dicte ecclesie s. Iacobi de Corniliano, et in eadem possessione perseverasse ac perseverare etc. et usque in hodiernum diem in divinis deservire et deservisse etc. Un documento all’ uopo nostro di maggior rilievo é il seguente del 1538* Esso ci rivela che un decennio dall ingresso dei domenicani in s. Giacomo, i cittadini, cioè i genovesi possidenti o rusticanti in Cornigliano, — 6c>7 — il iniziativa loro e per deferenza ai padri suddetti, presero a cuore la costruzione di una più capace chiesa, dacché 1 esistente mal poteva contenere la cresciuta popolazione. Ciò che consuona al narrato dall’anonimo autore della succitata scrittura a mano, là ove dice: « Presiedendo alla chiesa il p. parroco, dal capitolo di S. M. di Castello deputato, da un solo altare che ella era, da diverse famiglie nobili genovesi quivi villeggianti e quasi annualmente residenti, fu rinnovata negli anni 1533-1552, ed ampliata con battistero, pulpito, sepolcro e otto cappelle ; ogni cosa come di presente (1793) conservasi, co’ stemmi gentilizii, che nel vólto, pareti e pavimento addimostrano il loro gius, senza fissare però dote veruna alla chiesa o alle cappelle » (1). Una di queste giacendo in sito alquanto riposto, sotto la torre delle campane, i rurali, vale a dire i popolani del luogo, dirizzarono umile instanza al priore di Castello e al p. Nicolò Bracelli, suo vicario in Cornigliano, acciò volessero impetrare dai fondatori della novella parrocchiale il permesso di costrurre in quel rimoto angolo una sepoltura a loro uso, iuxta ritum christianorum. L’assenso venne, condizionato però, di non ambire 0 aspettarsi altro. Tanto era radicata e mantenuta la distinzione delle classi, anche davanti la tomba ! (AT. 4) (//;$) In nomine domini amen. Cum sit quod cives Corniliani iam dudum de licentia summi pontificis, ut in bullis apparet, dederint (1) Non v’è detto ben chiaro se sia stato riedificato l’intiero corpo della chiesa, o solunto cresciuta di cappelle ecc. Opino per la seconda ipotesi, più consentanea al riferito sopra, in nota a pag. 600. — 608 — ecclesiam et locum s. Iacobi patribus S. Mariae de Castello, Ord. Praed. observantiae , et dicta ecclesia ex pecuniis ipsorum civium nuper reedificata fuerit de presenti anno de 1538; et cum sit quod rurales ipsius parochiae non habeant sepulcra in predicta ecclesia ubi possint tempore mortis sepeliri iuxta ritum Christianorum, ideo a supradictis patribus petierunt cappellani, quae est subtus campa nile, in qua possint eorum sepulcra construere: Quapropter ipsi patres, et maxime pater prior, videlicet fr. Ber-nardus de Genua, Imperialis, et pater vicarius dicti loci, fr. Nicolaus de Genua, Bracelli, ipsis civibus notificaverunt iustam eorum petitionem; ad quorum ruralium preces Dei amore permoti, ex gratia et ad requisitionem dictorum patrum, predicti cives libere concesserunt et dant supra nominatam capellam dictis ruralibus praesentibus et sic ut supra requirentibus, hoc pacto ut intra eam habeant sepulcra , in quibus, ut supra dictum est, quilibet eorum tempore mortis possit sepelliri, nec extra dictam capellam habeant aliquid innovare, nec aliud habere, nisi cum novo consensu dictorum patrum ac dictorum civium, per instrumentum conficiendum per notarium publicum et praedicta ad praesens etc. in forma. Segue (T altro carattere: Supradicta scripsit nobilis dominus Ambrosius Gentilis 1538, dum ego fr. Nicolaus Bracellis essem vicarius, in confirmatione nostrae concessionis. Colligata cum ista. Resta così assicurato che il conventino di Cornigliano era soggetto al padre priore di Castello, e là ne faceva le veci un suo rappresentante, col titolo di vicario, precisamente come usavasi per le altre case di s. Luca e s. Vito d’Albaro. Decorso un altro decennio, ci si offre un atto di qualche importanza, sul quale é giuocoforza soffermarsi e ragionare. Vero 0 no, vi é detto che il 18 agosto 1548 la chiesa di Cornigliano venne d’autorità pontificia riconferita ai padri di Castello. Unita fuit sub die xnn augusti anni — ('09 — presentis de MDXXXXV1II. Che si tratti di una seconda incorporazione, cioè della novellamente ampliata, perchè la prima annessione del 1526 ordinata da Clemente VII aveva avuto a scopo materiale e diretto l’antica chiesuola rettorale? Parrebbe di sì. Ad ogni modo l’atto contiene una sentenza arbitrale che vuol essere spiegata. Allorquando il capitolo di N. S. delle Vigne rinunzió il suo diritto di patronato sulla vetusta cappella di Cornigliano, e questa ottenne il grado di parrocchia, col titolo di rettoria, sembra che, a testimonianza del prisco dominio, si riservasse sulla di lei mensa il canone annuo di soldi cinque genovini d’allora. È provato in realtà dai registri delle Vigne il pagamento, a più riprese fatto, di quote da varii rettori succedutisi in carica. Giuntine al possesso i domenicani, e a malincuore, come sopra è scritto, inconscii forse di quel tributo, perché non avvertitine dagli offerenti, ribellaronsi al gravoso onere di fronte all’ impercettibile rendita d’ un solo luogo in s. Giorgio, posseduto dalla loro chiesa. Ma la legge inesorabile stava loro contro. A non impegnarsi in un lungo litigio, canonici e frati ne commisero il giudizio a due arbitri, comuni amici, cioè i giureconsulti Ansaldo Giustiniani e Giacomo Scribanis; i quali riconobbero il buon diritto dei primi, sentenziando tuttavia di non pretendere dai secondi gli accumulati arretrati. (N. j) (14 dicembre 154S) In nomine domini amen. Nos Ansaldus Iustinianus et Iacobus de Scribanis, iuris utriusque doctores, arbitri et arbitratores ac amicabiles compositores et comunes amici, electi et assumpti per et inter ven. dominum Bernardum Anfossium, canonicum ecclesie Atti Soc. Lm. St. Patria. Voi. XX. 40 — 6 io — B. Marie de Vincis, Ianue, tamquam sindicum et procuratorem ven. dominorum canonicorum et capituli dicte ecclesie B. Marie de Vineis ex una parte , et ven. dominum fr. Paulum Cavallum de Ianua, tamquam sindicum et procuratorem ven. dominorum prioris, fratrum et conventus monasterii S. Marie de Castello „ Ianue, Ord. Pred. observantie, vigore compromissi in nos per dictas partes facti, scripti manu tui notarii infrascripti, anno presenti, hodierna die, paulo ante. Viso in primis dicto instrumento compromissi, nec non duobus aliis instrumentis compromissi his proximis mensibus elapsis , respective, diebus in eis contentis, etiam per dictas partes in nos factis, scriptis manu etiam tui notarii infrascripti; visaque petitione per dictum dominum Bernardum, dictis nominibus, oblata et deposita coram rev. domino vicario archiepiscopali Genue contra dictos dominum priorem et fratres dicti monasterii S. M. de Castello, cui monasterio ecclesia s. lacobi de Corniliano extra muros Ianue auctoritate apostolica in perpetuum unita fuit sub die XVIII augusti anni presentis de MDXXXXVIII; responsioneque dicte petitioni facta per dictum dominum fr. Paulum dictis nominibus, et certis actis inde secutis et factis in dicta causa, scriptis manu etiam tui notarii infrascripti, quibus condigna rebtio habeatur; auditaque etiam et intellecta petitione, verbo et oretenus coram nobis facta per dictum dominum Bernardum dictis nominibus contra dictum dominum fr. Paulum dictis nominibus, responsione etiam oretenus facta per dictum dominum fr. Paulum dicte petitioni seu requisitioni; visoque quodam publico instrumento facto per dominum p. Franciscum de Gavio, olim tunc ministrum dicte ecclesie s. Iacobi de Corniliano, scripto manu lacobi Bonaccursii notarii publici anno 1269 die XI novembris, cuius vigore inter cetera dictus p. Franciscus, olim tunc minister dicte ecclesie, fecit obedientiam et reverentiam manualem ven. domino Antonio, tunc preposito dicte ecclesie B. M. de Vineis, nomine et vice capituli dicte ecclesie, et promisit non vendere nec alienare bona dicte ecclesie s. Iacobi, et alia facere que in dicto instrumento, in pergameno scripto, coram nobis in publica forma exhibito et producto per dictum dominum Bernardum, dictis nominibus, continetur, cui habeatur relatio : — 611 — Visis libris massarie dominorum canonicorum et capituli dicte ecclesie diversorum annorum, per quos constat fuisse per certos rectores dicte ecclesie s. Iacobi, pro tempore existentes, solutum annuum censum per nonnullos annos preteritos dictis dominis canonicis et capitulo dicte ecclesie B. M. de Vineis, ad rationem solidorum quinque Ianue in anno; in uno quorum dictorum librorum reperitur scriptum... quolibet anno 1457 die 23 februarii fuisse per presbyterum Luchinum de Spedia, olim rectorem dicte ecclesie s. Iacobi, solutas domino Dominico de Retegnis canonico et massario dicte ecclesie et capituli B. M. de Vineis libras duas et solidos novem et denarios quatuor Ianue, pro censu dicte ecclesie, pro eo quod tenebatur dictis dominis canonicis et capitulo pro annis elapsis, ut de solutione ipsa dicitur constare in cartulario primo officii s. Georgii anni 1457, scripti manu Ioannis de Castiliono notarii, etiam coram nobis exhibitis et productis et per nos visis et lectis; audi-tisque dictis partibus semel et pluries in examine dicte cause et quicquid coram nobis tam verbo quam in scriptis coram nobis producere, monstrare et allegare voluerunt, et demum visis videndis et superius premissis : Xpi nomine invocato, viam arbitrorum ac amicabilium compositorum in hac parte nobis potius assumentes quam stricti iuris rigorem, dicimus, sententiamus, laudamus, arbitramur et arbitra-mentamur, condemnamus et absolvimus in omnibus pro ut infra. Videlicet quia condemnamus et condemnatos esse pronunciamus et declaramus dictos, dominum priorem et fratres dicti monasterii S. Marie de Castello, cui monasterio ecclesia predicta s. Iacobi de Corniliano in perpetuum apostolica auctoritate unita et incorporata existit, et tam modernos quam pro tempore existentes, ad dandum et solvendum de cetero a festo nativitatis domini proxime venturo et abinde in antea in perpetuum dictis dominis canonicis et capitulo pro tempore existentibus, solidos quinque Ianue annuatim, ratione census annuatim debiti respectu dicte ecclesie s. Iacobi, dictis dominis canonicis et capitulo dicte ecclesie. Respectu vero annorum preteritorum respectu dicti census ut supra debiti, absolvimus et absolutos esse pronunciamus et declaramus dictos, dominum priorem et fratres dicti monasterii, et sic ab expensis inde factis, et ita ut — 612 — supra. Mandantes presentem nostram arbitralem seu arbitramentalem sententiam et contenta in ea per dictas partes et utramque ipsarum observari debere, sub pena contenta in dicto compromisso , cuius vigore presens nostra arbitralis seu arbitramentalis sententia lata tuit. Lata et lecta presentibus dicto domino Bernardo Anfossio dictis nominibus ac dicto fr. Paulo dictis nominibus, et presentem arbitralem seu arbitramentalem sententiam et contenta in ea probantibus , emologantibus et confirmantibus. Ianue, in studio domus habitationis prefati domini Ansaldi, sita in parochia s. Georgii, Ianue, sub anno a nativitate domini 1548, indictione sexta iuxta morem Ianue, die veneris, 14 decembris, in vesperis, presentibus Augustino Ritio q. Barth. et Antonio de Fontanabuona q. Barth., civibus Ianue, testibus ad premissa vocatis etc. (1). Chi avrà modo di penetrare nell’archivio capitolare delle Vigne, sarà in grado di verificare se, e per quanto tempo, i religiosi di Castello pagassero quell’annuo tributo. in. Elevazione della casa in convento autonomo, e deperimento continuo dei suoi redditi. Nella seconda metà del XVI secolo le condizioni accennarono volgere in meglio. Al munifico Luca Spinola, che aveva ricostrutto il corpo principale della chiesa, tenne dietro l’altro patrizio Agostino Pallavicino q. Pietro, che v’aggiunse il coro e fabbricovvi il proprio sepolcro gentilizio, terminato, lui morto, dai suoi figli, Francesco, (11 La carta non è originale, ma copia estratta dal notaio, che si firma, Nicolaus P1.Invici’iu; de Coro talo, publicus aposl. et imper. auctoritate notarius; che pare 1 abbia riprodotta, come segue a dire la carta : Ex quodam libro autentico in folio parvo in pergameno, ubi multa alia, apud rev. d. Andream Ferellium (?), canonicum et sindicum capituli, fol. 122 et 12), prope finem. - 613 - Simone e Lazzaro, come in lapide ivi murata, e del seguente tenore: D. O. M. « Chorum huius aedis ab Angustino Pallavicino designatimi, ziro iti » administranda, tucndaque Repubblica prudentissimo atque fortissimo, » Franciscus, Simon et Ladanis filii perficicndttm curaverunt h'ai martii » 1562 ». Ai padri poi che, coll’ esatto loro servizio eransi conciliata la benevolenza e la stima dei nobili villeggianti in paese, non mancarono notevoli assegni, ad aumento di rendita, da parte delle stesse famiglie Pallavicino e Spinola, antiche patrone e benefattrici della parrocchia. Die l’esempio Ambrogio Spinola q. Stefano, che nel 1550 versò in s. Giorgio il capitale di due luoghi, poi Luchi-netta Spinola di venti, di altri sette Vincenzo Pallavicino, e di dieci Francesco Spinola q. Ludovico, e finalmente di altri venti Spinola Andrea q. Pasquale (1); cinquanta-nove in tutto, fruttanti l’annuo reddito di lire seicento, per lo meno, di quel tempo. Non creda il lettore fosse tutto schietta generosità, chè gli oneri imposti erano tutt’altro che lievi. Del primo e dell’ ultimo lascito ho ricavato il testo del-l’iscrizione dai cartolarii di s. Giorgio, che qui soggiungo : (N. 6) {isso « 1567) Reperitur in cartulario C. locorum comperarum ill.mi officii s. Georgii, anni 1676 cart. 14, inter alia, columna tenoris sequentis: (1) La particella del testamento di Andrea Spinola, relativa a questo lascito, ha la data J/7J die 2 februarii. — 614 — Ambrosius Spinula q. Stephani. Librae ducentae sive L. CC. Cum obligatione quod nullo unquam tempore possint vendi vel obligari, sed sic perpetuo stare debeant, et de proventibus annuatim et singulo anno respondeatur ecclesiae s. Iacobi de Corniliano , ut in cartul. C. continetur, et pro ut in cartulario 1550 cart. 30, ubi habuit originem. Item reperitur in supradicto cartulario C. cartis 18, inter alia, columna tenoris sequentis : Andreas Spinula q. Pasqualis. Librae bismille sive L. MM. Cum obligatione dicenda per Fede-ricum , Paulum et Thomam Spinulos ac Baptistam de Grimaldis fideicommissarios dicti q. Andreae, ut in cartulario C. continetur, et pro ut in cartulario 1567 cartis 24, ubi habuit originem continetur. M. Paulus Spinula, Thomas Spinula, Carolus Spinula q. Luciani subrogatus loco Stephani Spinulae q. Ambrosii, vigore decreti dd. extraordinariorum de 1582 die 29 martii, subrogati loco d. Federici Spinulae anno de 1582 die 10 ianuarii, manu Pellegri et Pasqualis de Grimaldis q. Baptistae patris , fideicommissarii dicti q. Andreae, et volentes declarare obligationem per eos ut supra dicendam, dicunt et declarant in omnibus ut supra. Videlicet, quod de proventibus dictorum locorum viginti anni praesentis 1583 et venturorum, respondeatur fratribus s. lacobi de Corniliano singulis annis, cum conditione quod dicti fratres teneantur singulo die in eorum conventu dicere et celebrare missam unam, et singulo die veneris missam unam mortuorum in perpetuum pro anima ipsius q. Andreae; de qua obligatione ut supra dictum fuit completa vel ne stare debeat verbo m. Pauli Spinulae q. Steph. aut m. Philippi Spinulae q. Ambrosii in eorum vita tantum , consensu quorum non praestito, scribae columnarum non teneantur dare proventus dictorum locorum dictis fratribus. Et ita dicunt et declarant omni meliori modo, et pro ut in cartulario 1583 cartis 26, ubi habuit originem, continetur. Era un discreto reddito, ma insufficiente ancora a cibare una comunità. Viveva per buona sorte a que’ dì Stefano Spinola, figlio del prelodato Ambrogio, il quale possedendo in Cornigliano palazzo e villa, ereditati dal — 6 r5 — padre, volle emularne e ne superò anzi la pia liberalità. Sape vagli male il vedere la chiesa di s. Giacomo servita dal solo parroco, o da due padri al più, verso tanta popolazione, ognor crescente, in paese. Caldeggiò adunque il progetto di fondarvi un convento formale, con alla testa il proprio superiore autonomo, staccato da Castello ; e vi riuscì mediante pratiche, iniziate e a buon fine condotte, col capo dell’Ordine. Il perché nel capitolo generale a Mantova celebrato Tanno 1582, i definitori (cosi chiamansi fra noi i membri costituenti un quissimile di Giunta legislativa), davano incarico al provinciale di Lombardia di procedere all’erezione della nuova casa, a patto che assicurato fosse in precedenza l’onesto sostentamento per sei sacerdoti almeno e due fratelli laici, ossia conversi. Alla bisogna già aveva provvisto in cuor suo lo Spinola; il quale addì 17 novembre stesso anno mantenne la parola, e con strumento pubblico si obbligò a pagare ogn’ anno cento dieci scudi d’oro in oro d’Italia, sur un capitale di censo, redimibile però, da esso compro e acquistato su beni immobili del magnifico Ottavio Cattaneo; valsente che, aggiunto alle seicento lire predette, costituiva la provvisione creduta bastante al vitto di otto persone. Ancora, a far pago il desiderio dei frati, non soliti uscire di spesso dal chiostro, comperò e cesse loro in proprietà una villetta attigua alla chiesa; divenuto così il fondatore quasi, e certo il benefattore massimo dell’erigendo convento. Mi stimo felice d’avere scovato nell’archivio governativo quest’atto di speciale rilievo per la presente storia, fra i rogiti di Giacomo Ligaiupo, e che manca del tutto nel nostro domestico. È il seguente: (/7 novembre 1582) In nomine domini amen. Cum sit quod nunc q. rev.mus magister generalis Ord. Praed. s. Dominici de observantia decreverit, etiam cum participatione diffinitorum, seu capituli celebrati Mantuae anno praesenti, erigere ecclesiam scu monasterium s. Iacobi, positum in villa Corniliani, in prioratum, et sic in ea priorem deputare ut in aliis ecclesiis dicti Ordinis, et in ea continuo tenere sex fratres sacerdotes et duos alios quos vocant conversi, qui sex fratres sacerdotes in ipsa ecclesia missas et alia divina officia celebrare debeant, prout in aliis ecclesiis dicti Ordinis consuetudo est fieri, et secundum institutiones eorum Ordinis: Cumque attentis praedictis multum rev. fr. Aurelius Martinengus, provincialis provinciae Lombardiae, eiusdem Ord. Praed., in execu-tione praedictorum illud idem facere et exequi decreverit, mediante precipue oblatione dicto rev.mo magistro generali facta de providendo eidem monasterio seu ecclesiae s. Iacobi de annuis libris sexcentis monetae Genuae, et amplius de condonando eidem ecclesiae quamdam villam dictae ecclesiae vicinam, pro usu et commoditate fratrum qui pro tempore in ea residentiam facient; et eapropter multum magnificus dominus Stephanus Spinula, filius q. d. Amb., habens in dicta villa Corniliani suam villam cum domo et in ea rusticari solens, valdeque exoptans ut dicta ecclesia in prioratum erigatur et in ea singulis diebus divinus cultus frequentetur, obtulerit, decreveritque (ad hoc ut dicta constitutio dicti rev.mi magistri generalis et multum rev. provincialis quam primum fieri potest executioni mandetur) per se solum dictae ecclesiae et monasterio de dicta villa ut supra oblata, nec non et de infrascripto annuo censu providere, qui una cum fructibus seu proventibus infrascriptorum locorum scriptorum et scribendorum in comperis s. Georgii, civitatis Genuae, alias assignatorum dictae ecclesiae, hoc est duo a q. magnifico Ambrosio Spinula eius patre, viginti a q. magnifica Luchineta Spinula, uxore ultimo loco q. magnifici Augustini Pallavicini, septem a q. m. Vincendo Pallavicino, viginti a q. magnifico Andrea Spinula q. Pasqualis, et decem a q. magn. Francisco Spinula q. Ludovici, commode da- — 6iy — bunt et respondebunt de redditu dictas libras sexcentas singulis annis, ex quo fiet quod ipse magn. Stephanus, ceterique cives in dicta villa Corniliani rusticantes, hoc commodo, adeo sibi ipsis, animabusque suis utile fruentur, et pariter eius et eorum successores in dicta villa Corniliani. : Hinc est quod ipse magn. dominus Stephanus Spinula sciens se emisse et acquisivisse a magn. domino Octavio Cattaneo q. d. Caroli annuum perpetuum censum et redditum, redimibile tamen, scutorum centum decem auri in auro Italiae pro pretio scutorum duorum millium similium, impositum et assignatum in et super bonis immobilibus dicti magn. dicti Octavii; de quibus in instrumento desuper confecto anno praesenti die xv februarii, recepto manu Pauli Hieronymi Bargoni notarii, et amplius se acquisivisse villam seu petiurn terrae arboratae cum suis iuribus et pertinentiis, positam in dicta villa Corniliani prope dictam ecclesiam, quae fuit q. Georgii Murò, ut de dicta acquisitione apparet ex publica scriptura dationis in soluptum facta in actis Iacobi Coste notarii anno praesenti die in ea contento; sponte etc., et quia sic sibi facere placet, assignavit et assignat ad usum seu in causam praedictam, attentis praedictis et eis firmis permanentibus et perseverantibus omni futuro tempore et non aliter, dictum annuum censum scutorum centum decem auri in auro Italiae ut supra acquisitum a dicto magn. Octavio Cattaneo, et successive illum seu quicquid ex eo continue singulis annis exigetur, dare et solvere dicto rev. priori et fratribus pro tempore in dicta ecclesia existentibus promisit et promittit ad dictum cultum divinum et servitutem ut supra, me notario stipulante. Item assignavit et assignat dictae ecclesiae, me dicto notario etc. supradictam villam seu petium terrae per ipsum magn. d. Stephanum ut supra acquisitum, cui coheret antea et retro via publica, ab uno latere villa magn. Christophori Spinulae q. d. Georgii, et ab altero villa cuiusdam de Bavastro, et si qui sunt etc., ad habendum etc. cum omnibus et singulis iuribus pariter ad dictum usum et servitutem ut supra. Transferens praefatus magn. Stephanus in causam et usum praedictum dictum annuum censum et petium terrae, omniaque et singula iura etc. Promittensque illum solvere, et ut supra, omni ex- — 61S — ceptione et contradictione remotis, possessionem et dominium dictorum bonorum in causa praedicta. Constituens etc. Declarato et acto quod in quocumque casu redemptionis dicti census, capitale seu pecuniae ipsae converti et errogari debeant in alium censum seu redditum, cuius fructus annuatim solvantur et convertantur ut supra, et idem fiat toties quoties dicta redemptio sequeretur. Declarato etiam quod dicti prior et fratres, pro tempore existentes in dicto monasterio et ecclesia, teneantur in perpetuum celebrare in eadem ecclesia quolibet mense missam unam magnam pro animabus defunctorum praefati magn. Stephani, ipsius ac suorum successorum. Quae omnia etc. Sub pena dupli etc. etc. Per me Iacobum Liga-lupum notarium. Actum Genuae, in domo solitae habitationis magn. d. Stephani Spi-nule, sita in platea s. Lucae, videlicet in mediano dictae domus, anno a nativitate domini MDLXXXII, indictione decima secundum etc., die mercurii, xvn novembris, in tertiis, praesentibus magn. d. Io. Bapt. Spinula q. d. Ant. et Andrea de Platea q. Io. Bapt., de loco Succarelli, testibus ad praemissa vocatis etc. Adempiute adunque le condizioni tutte apposte dai maggiorenti dell’ Ordine, il provinciale lombardo, p. Aurelio Martinengo, cinque giorni dopo la su riferita scrittura, emise il decreto con cui erigeva in convento autonomo, separandolo dal nostro di Castello, il luogo di Cornigliano, e sottoponendolo alla immediata giurisdizione del capo della provincia. (N- 8) (22 novembre 1582) In nomine domini amen. Anno domini 1582, die xxn mensis novembris, magister rev. pater, fr. Aurelius de Martinengo, s. theol. lector ac provinciae utriusque Lombardhe prior provincialis, Ord. Praed. inherens decreto seu ordinationi alias factae a rev.mo olim magistro generali Ord. Praed., Paulo Constabili, ferrariensi, nec non definito- — 619 — ribus capituli, Mantuae celebrati anno praesenti, in quo continebatur quod ipse rev. provincialis possit erigere locum s. Iacobi, positum in villa Corniliani, alias commendatum apostolica auctoritate conventui et prioribus conventus S. M. de Castello, Ord. Praed. Genuae, ad prioratum, et priorem in eo deputare, ut in aliis conventibus dicti Ordinis et eum. subiacere immediatae curae et regimini provincialis provinciae Lombardiae pro tempore existenti, eximendo eum a cura dicti conventus Castelli, ita tamen ut prius dicto loco pro conventu erigendo provideatur de annuis censibus, ut numerus saltem sex sacerdotum et duorum conversorum in eo conservari posset et non aliter, et quod dicto loco pariter provideatur de villa vicina et seu spatio competenti pro necessariis., dictorum fratrum et conventus erigendis; attentis promissionibus, obligationibus et concessionibus, sponte et omni meliori modo factis a magnifico Stephano Spinula, filio q. d. Amb., prout in instrumento confecto per dictum Iacobum Ligalupum notarium Genuae die decima septima currentis mensis et anni, in quibus assignat loca s. Georgii, seu locorum dictorum census, diversorum nomine, prout in dicto instrumento latius continetur : Item et annuum censum scutorum centum decem auri, exigendum a m. d. Octavio Cattaneo, q. d. Caroli, perpetuum, licet redimibile. Item et villam seu petium terre, cui coheret antea et retro via publica, ab uno latere villa m. d. Christophori Spinulae, ab alio villa cuiusdam de Bavastro, pro ut expressius in dicto instrumento : Ordinavit et ordinat, erigendo et erectum declarando dictum locum s. Iacobi ad prioratum provinciae utriusque Lombardiae, cum omnibus iuribus, attinentiis, praerogativis, quibus alii conventus dictae provinciae gaudere solent, supponendo eum regimini provincialium pro tempore, obligando et omni meliori modo promittendo, stantibus praedictis promissionibus, obligationibus et executionibus, dictum conventum ad nutriendum et tenendum sacerdotes sex et duos conversos prout supra. Quae omnia promisit, iuravit etc. omni meliori modo etc. Ita est. Ego fr. Aurelius Martinengus, prior provincialis qui supra, manu propria. Si stava per entrare in porto, quando la nave presso l’imboccatura arenò. Crediamo abbia concorso alla disdetta — 620 — l’inopportuna morte del generoso Stefano Spinola, e a breve andare anche del figlio suo Paolo. Ma non é neppur fuori di luogo il dubbio esserne stato il motivo la riconosciuta strettezza della casa. L’anonimo già citato tocca alla sfuggita dell’incommoda abitazione assegnata allora ai frati, non capace a ricoverare con decenza otto persone. E di vero, in niuna carta dell’epoca s’incontra un cenno purchessia allusivo a ingrandimento dell’antica canonica, servita al rettore secolare. Arrogi che, a causa del deprezzamento delle azioni di s. Giorgio e in conseguenza anche dei loro frutti annui, si constatò più non bastare il capitale dei cinquantanove luoghi scritti sul banco, con gli scudi cento dieci in oro da Stefano Spinola assegnati per dote, anch’essi inviliti, e, ciò che é peggio, mai era stato mandato ad effetto quell’ istrumento. Voce quindi correva d’abbandono della chiesa da parte dei domenicani; ma Pietro Spinola, nipote di Stefano ed erede della pietà di lui, in buon punto si fe’ innanzi, ottenne una sosta, e intavolò nuovi negoziati. Mercé l’appoggio dei cardinali di Ascoli e Vincenzo Giustiniani di Scio, dai nobili genovesi richiesti d’aiuto appo la curia generalizia di Roma, s'indisse un convegno in s. Domenico della nostra città, al quale intervennero il p. Nicolò Podestà, la cui cella si adibì per la seduta, e l’inquisitore generale di Genova, p. Alberto Fiorenzuola, con lettera del 23 febbraio 1589 nominato rappresentante suo dal provinciale lombardo, p. Vincenzo Montesanto. Dei laici trovaronsi presenti il su citato Pietro Spinola per conto proprio, e i patrizii Stefano Pinelli e Giacomo Spinola a nome dei villeggianti in Cornigliano. Discussa a lungo la pratica, e sentite le ragioni non frivole di — Ó2I — malcontento dei padri, ad appagarli Pietro obbligossi di crescere d’ altre lire quattrocento la dotazione fissata dal nonno Stefano, fermi rimanendo gli altri articoli inseriti nel rogito del 17 novembre 1582. V’aggiunse anzi nuovi e non leggieri pesi di legati a suo favore; col diritto d’apporre in chiesa una lapide memorativa della presente convenzione, che rogò il notaio Gio. Francesco Valdettaro in scorretto italiano. (N. 5?) (6 inarco 1589) In nome di Dio sia. Conciosiacosache 1’ anno passato dell’ anno de 1582 sia stato renonciato dalli signori padri di S. Maria di Castello la chiesa di s Giacomo di Cornigliano alla provincia di Lombardia dell’ Ord. dei Pred., et havendo, a richiesta del sig. Stefano Spinola q. Amb., il rev. p. provinciale instituito detta chiesa di s. Giacomo in priorato, con obbligo di mantenere in essa sei sacerdoti di messa et doi conversi per servizio di detta chiesa, per celebrare in essa li divini officii a honor di Dio et salute et consolatione di esso sig. Stefano et delli altri gentilhuomini et habitanti in detta villa di Cornigliano, havendo il detto sig. Stefano assignato a detta chiesa per mantenimenio de padri, oltre lo provento de luoghi sessanta incirca delle compere di s. Giorgio, descritti per la maggior parte in varie colonne, 1’ annuo censo di scudi cento dieci d’ oro in oro, che si scodono ogni anno per li suoi heredi dal sig. Ottavio Cattaneo per lo prezzo de scudi doa millia d’oro, oltre la donazione della villetta donata a detta chiesa, come di tutto consta per le scritture fatte, il tenore delle quali è il seguente : Vedi i due documenti precedenti n. 7 e n. S dei 17 e 22 novembre 1 jS2. Ed havendo la detta chiesa continuato conforme al concerto suddetto sotto governo de priori sino al mese d’ottobre dell’ anno passato del 1587 solamente, et desiderando hora li gentilhuomini habitanti in detta villa, principalmente il molto magnifico sig. Pietro Spinola fu del sig. Paolo, che la detta chiesa continui ad esser officiata conforme al detto concerto, con speranza di maggior augu- — 622 — mento, perciò essendo ad instanza delli molto magnifici signori Stefano Pinello e Giacomo Spinola, doi de signori soliti a villegiare in detta villa di Cornigliano e deputati dalli signori in detta villa villegianti, trattato accomodamento per mezo delli il.mi e rev.mi Cardinali d’Ascoli et Giustiniano col rev. p. provinciale di Lombardia, e col rev. p. procuratore del rev.ino generale dell’ Ord. dei Pred. si è concertato nel modo seguente : Che si rinovi la detta chiesa di s. Giacomo di Corniliano in priorato sotto alla provincia di Lombardia, et che in essa habitino di continuo sei sacerdoti di messa e doi conversi, conforme al concerto preso detto anno 1582, salvo giusto impedimento in loro coscienza. Che in detta chiesa ogni anno si debba cantar una messa et recitare in coro collegialmente le hore canoniche, come si usa far in conventi simili della loro religione, salvo giusto impedimento in loro coscienza. Che ogni giorno si debba dire una messa per l’anima del detto sig. Pietro, figlio del fu sig. Paolo Spinola, fu del sig. Stefano, pregando per detto sig. Pietro, detto sig. Paolo suo padre e suoi successori, et il primo giorno d’ ogni mese una messa cantata da morti, et quando vi fosse qualche impedimento nel detto giorno, la detta messa cantata debba dirsi in altro giorno del medesimo mese, in modo che ogni mese se ne dica una, et questo oltre la messa obligata al detto sig. Stefano Spinola q. Amb. per il concerto suddetto. All’ incontro per mantenimento de religiosi che annualmente staranno ad officiare la detta chiesa, oltra quanto fu assignato dal detto q. sig. Stefano Spinola et oltra li proventi delli luoghi suddetti, il detto sig. Pietro Spinola q. Pauli, di sua grazia e liberalità, per conto di carità, si obliga pagare ogni anno in perpetuo lire quattro-cento di moneta di Genova a quelli padri religiosi che annualmente officieranno la detta chiesa sotto le forme et oblighi sudetti, e non altrimenti, con iacultà che si da al detto sig. Pietro di riponere una pietra marmorea in detta chiesa con lettere che rimostrino esso sig. Pietro haver fatto e fare quel che si contiene nel presente instrumento. Et per osservanza delle suddette cose si dichiara che semprechè — 623 — la congregazione di detti rev. padri non avrà per bene di continuare et osservare il contenuto in questo instrumento, purché sia osservato a loro quanto se li promette come sopra, debbano relasciare la chiesa libera a disposizione di sua Santità. All’ incontro lasciando i padri la detta chiesa, li cittadini suddetti siano obligati pagare alla religione tutto quello che legittimamente apparirà sia stato sborsato per la riparazione e fabrica di detta chiesa e convento dalli padri de denari della religione. E tutto il contenuto sopra si contrae e si conviene fra il molto rev. padre fr. Alberto Firenzuola, inquisitore generale in questa città, et uno de padri dell’Ordine de Pred. presente et interveniente per la balia datagli dal molto rev. padre fr. Vincenzo Montesanto, provinciale della provincia di Lombardia, per sue lettere date in Milano de 23 de febbraio prossimo passato, con presenza anche del molto rev. padre fr. Nicolò del Podestà per uno de padri dell’ Ord. de Pred. di s. Domenico presente et quale l’interviene da una parte, e detto sig. Pietro et li signori Stefano Pinello e Giacomo Spinola alli nomi suddetti, dall’altra o più parte, li quali in tutto come sopra fra loro si convengono, e si dichiara che il contenuto sopra e tutto il presente instrumento si debba comprovare per detto molto rev. padre provinciale, e a caotela anche si supplica con le ginocchia a terra sua Santità, che si degni il presente contratto e tutto il contenuto in esso comprovare e convalidare, interponendoli l’autorità papale, et ordinando quando che sia bisogno etiam motu proprio, che tutto il contenuto in questo instrumento si osservi. Respondentes etc. Quae omnia etc. Sub pena dupli etc. Et proinde etc. De quibus omnibus etc. per me Io. Franciscum Valetarium notar. Actum Ianue, in dormitorio conventus s. Dominici, in camera residentiae dicti rev. d. p. Nicolai de Podestate, anno a nativitate domini MDLXXXIX, indictione prima secundum etc., die lunae, vi martii, in vesperis. Praesentibus Francisco Alberto q. Ant. et Horatio Camere d. Stephani, testibus ad praemissa vocatis et rogatis. L’iscrizione fuvvi apposta, e diceva così: « M. Petrus Spinula m. Pauli filius, patriae pietatis non immemor, » et maxime ipsius erga Deum Opt. Max. religione motus, ad au- — 624 — » gendutn cultum divinum et ammanivi utilitatem, ex sua singulari » liberalitate tempio buie qued pater aere proprio reparavit anno 1562 (?), » Stephanus vero Spinula, eius consobrinus, m. Ambrosii filius, aureis » centum decem annuis donavit, ut usque adessent duo conversi et sex » fratres horas canonicas de more celebrantes, animadvertens ad expensas » tot sacerdot. id munus non sufficere, ideoque eius voluntati eos sa-» tisfacere non posse, libras quadringentas quotannis addidit, hoc addito » onere, ut singulis mensibus rem sacram solemnem pro parentis anima, » singulis vero diebus pro sua et suorum successorum celebrent, ut in » actis Io. Frane. Valletarii anno ijSS die sexta martii, in quibus « liquet ipsos fratres secus facientes dicto munere privari. » MDLXXX die vin iulii » (1). Giunto poco stante a Genova il provinciale anzidetto, addì 17 stesso mese ratificava colla sua autorità il conchiuso contratto. m (N. 10) (/7 mar 10 1589) Eisdem millesimo et indictione, die veneris, xvn martii, in tertiis, in conventu s. Dominici, videlicet in camera nunc residentiae rev. p. mag. Vincentii de Montesanto, magistri provincialis utr. Lombardiae, Ord. Praed. In nomine domini amen. Praefatus rev. p. mag. Vincentius de Montesanto, mag. provincialis utriusq. Lombardiae Ord. Praed. habens notitiam de praecedenti instrumento facto inter rev. dominum, patrem fr. Albertum Firenzolam, inquisitorem generalem in praesenti civitate, unum ex fratribus dicti Ord. Praed., cum interventu rev. d. p. Ir. Nicolai de Potestate, parte ex una, et nominibus de quibus in eo, et m. d. Petrum Spinulam ac mm. dd. Stephanum Pinellum et Iacobum Spinulam, nominibus de quibus in eo, parte ex altera, pro contentis in dicto instrumento ratione ecclesiae s. Iacobi de Cor-niliano, ^rectae et declaratae in prioratu et ad prioratum provinciae (1) La ricavo dal Paganetti a pag. 171 del suo MS, Supplemento al tomo i.° della Stor. eccl. della Liguria. — 625 — Lombardiae sub pactis, modis et in omnibus et per omnia pro ut in dicto praecedenti instrumento continetur, nunc per me notarium infrascriptum eidem rev. d. p. mag. Vincentio, provinciali praedicto, lecto et vulgarizzato, et sciens omnia quae in praecedenti instrumento continentur facta fuisse de suo ordine et voluntate ipsius rev. p. mag. Vincentii provincialis : Ideo ipse rev. d. p. Vincentius provincialis praefatus, sponte etc. et omni modo etc. dictum praecedens instrumentum et omnia et singula in eo facta approbavit, omologavit etc., ac approbat, omo-logat etc. et in omnibus locum et observantiam esse vult, prout in dicto instrumento facta fuere, stipulante, recipiente et acceptante me notario, nomine et vice omnium et singulorum quorum interest, intererit seu interesse poterit quomodolibet in futurum. Quae omnia etc. Sub ipotheca etc. Testes, Baptista Valetarius q. Simonis et Thomas Bogianus q. Iacob. de Bargono, vocati. Dal sopra riferito documento del 6 marzo 1589 siamo resi certi essersi nel 1582 insediata in s. Giacomo la tanto ambita comunità di sei padri e due conversi col priore, a foggia degli altri conventi, ma v’é detto ancora che perseverò fino all'ottobre del 1587 soltanto, a motivo senza dubbio della ristrettezza e infelicità del locale. Non è dunque a maravigliare che nel nuovo assetto delle cose, segnato d’ambo le parti nel 1589, non si faccia parola d’accrescere l’angusto e diruto edificio? Checchenessia, ripresovi domicilio, l’abitazione si constatò oltre che scarsa al bisogno, malsana a segno che i frati spesso ne ammalavano, e doveasi dar loro il cambio co’ meglio valenti, i quali, a loro volta, cadevano in morbo; ondecché un’ ulteriore permanenza diveniva micidiale, impossibile, a meno di ricostrurre di pianta un asciutto, arieggiato convento. Ciò porse occasione a un terzo contratto, stipulato il Atti Soc. Lio. St. Pìtw*. Voi. XX. 41 — 626 — 25 giugno 1594 fra il predetto Pietro Spinola e i domenicani di Cornigliano. Con esso, ritenuti validi i patti scritti nell’atto del 6 marzo 1589, meno le quattrocento lire aggiunte al primitivo assegno fatto dal nonno Stefano, lui Pietro obbligavasi di fornire un altro reddito di lire quattrocento venticinque, risultante da due censi sopra maggiore somma dovutagli da un tale Giovanni Puppo di Voltri. Inoltre prometteva spendere almeno mille lire genovesi nella fabbrica d’ un convento. Dal canto loro il priore p. Alberto da Arquata e i padri accettavano gli oneri di messe imposti dallo Spinola, cedendogli eziandio il patronato di una cappella in chiesa loro. Intitolavasi della ss. Annunziata, appartenuta tempo innanzi a Cristo-foro Pallavicino, ora ai nipoti suoi Cristoforo e Aurelio Tagliacarne, i quali di buon grado consentivano alla cessione. Questi e altri più minuti particolari leggonsi nel documento. (N. 11) (25 giugno 1594) In nomine domini amen. Cum sit quod vigore instrumenti fieri rogati per me notarium infrascriptum anno de 1589 die sexta martii, et celebrati inter magnificum dominum Petrum Spinulam q. d. Pauli, et rev. dominnm patrem fr. Albertum Fiorentiolam, Ord. Praed. s. Dominici, inquisitorem generalem in praesenti civitate Genuae, et qui intervenit super bailia ei data per multum rev. dominum, fr. Vincentium de Montesancto, provincialem provinciae Lombardiae, et ad praesentiam multum rev. domini, fr. Nicolai de Podestate, unici ex rev. dominis fratribus Ord. Praed. s. Dominici, ut ecclesia s. Iacobi de Corneliano continuetur sub prioratu et in eo perseverent rev. domini fratres, etiam cum celebratione officiorum divinorum et missarum, in omnibus ut in dicto instrumento continetur, inter eos deventum fuerit ad promissiones et alia quae in dicto — 627 — instrumento continentur; quod fuit per dictum multum rev. dominum, patrem, fr. Vincentium de Montesancto provincialem praedictum approbatum et confirmatum, vigore instrumenti fieri rogati per me dictum notarium dicto anno de 1589 die 17 martii, et idem dominus Petrus in eodem instrumento se obligaverit quolibet anno in perpetuum solvere, ex causa chari tatis, libras quadringentas monetae Genuae illis rev. dominis fratribus religiosis qui annuatim permanebunt ad curam et administrationem dictae ecclesiae et ea quae in dicto instrumento conventa fuere observabunt, et in omnibus ut in dicto instrumento continetur, cui debita referendo relatio habeatur : Hinc est quod volentes dictus magnificus dominus Petrus Spinula parte ex una, et rev. dominus pater fr. Albertus de Arquata, prior dictae ecclesiae et fratrum s. Iacobi de Corniliano, et cum eo rev. dominus, pater, fr. Vincentius de Garexio, subprior, rev. d. pater fr. Aurelius de Monte alto, rev. d. pater fr. Thomas de Seriana lector, et rev. d. pater fr. Renatus de Braida, fratres dictae ecclesiae et in capitulo vocem habentes convocati et capitulariter congregati sono campanae more solito pro infrascriptis peragendis, et nullus alius abest praeter rev. d. pater fr. Seraphinus de Ragusia, sextus frater et sacerdos assignatus dictae ecclesiae, qui abest a praesenti civitate, parte ex altera, a dicto instrumento quo ad obligationem factam per dictum magnificum Petrum versus dictos rev. dominum priorem et fratres dictae ecclesiae s. Iacobi de eis solvendo dictas annuas libras quadringentas recedere, et loco dictarum annuarum librarum quadringentarum devenire ad ampliandum redditum ipsum in annuis libris quadringentis vigintiquinque, et pro eis assignare in praesenti dominio Genuensi tot census ac redditus pro ipsis annuis libris quadringentis viginti quinque, et ulterius expendere de propriis pecuniis libras mille monetae Genuae ad minus in fabricando conventu dicti monasterii Corniliani, cum presertim sit dictus conventus quasi inhabitabilis et fratres saepissime ob malam mansionem adversa valetudine capiuntur, et hoc ideo eumdem magnificum dominum Petrum, suaque bona et haeredes a dicta obligatione solutionis dictarum annuarum librarum quadringentarum liberare, cum maxime augu-mentum istud a dictis annuis libris quadringentis usque in dictis annuis libris quadringentis viginti quinque cum fabrica praedicta sit in evidentem utilitatem dictae ecclesiae, et pro ut praedicti rev. dominus prior et fratres sic verum esse affirmant et confitentur : Ideo praedicti rev. dominus prior et fratres sponte etc., attenta dicta assignatione dictae ecclesiae... rev. domino priori et fratribus illis qui pro tempore fuerint, facienda per eundem dominum Petrum de dictis censibus seu redditibus annuarum librarum quadringentarum viginti quinque monetae Genuae et dicta fabrica facienda, eundem dominum Petrum praesentem et acceptantem pro se, suisque haeredibus et successoribus quibuscumque, similiterque et sua et eorum bona mobilia et immobilia, iura, rationes et actiones, stipulante me notario, a dicta obligatione solutionis dictarum annuarum librarum quadringentarum facta in dicto instrumento, manu mea dicti notarii dicta die sexta martii anni de 1589, et ab illorum solutione quit-taverunt, liberaverunt et absolverunt, ac quittant, liberant et absolvunt, omnemque obligationem pro eis eidem domino Petro praesenti et ut supra stipulanti remiserunt et remittunt, ita quod dictus dominus Petrus, suique haeredes et successores et bona omnino a solutione et ab obligatione solutionis dictarum annuarum librarum quadringentarum absolutus et liberatus remaneat, perinde ac si idem dominus Petrus nec se, nec sua bona, nec suos haeredes unquam obligasset, nec dicta obligatio unquam facta fuisset. Versa vice dictus dominus Petrus loco dictarum annuarum librarum quadringentarum dictae ecclesiae s. Iacobi de Corniliano . . . . . . praedicto rev. domino priori et fratribus illis praesentibus et acceptantibus, etiam nomine et vice quorumcumque priorum et fratrum qui in curam et in officiando dictam ecclesiam quocumque tempore eis succedent, stipulante etiam me notario, assignavit et assignat, dedit, cessit, tradidit et mandavit etc. annuum perpetuum censum et redditum annuarum librarum quadringentarum viginti quinque monetae Genuae, ex censibus in maiori summa debitis per Ioannem Puppum de Vulturo ipsi domino Petro, vigore duorum instrumentorum rogatorum per me notarium infrascriptum, alterius anno de 1591 die 28 maii, alterius vero sub die 20 iunii dicti anni 1591 » et omnia et singula iura, rationes et actiones etc., quae et quas ipse dominus Petrus habet et sibi competunt etc., tam contra — 629 — dictum dominum Ioannem Puppum debitorem praedictum dictorum censum et sua bona etc., quam contra quoscumque alios pro dictis censibus quomodolibet obligatos etc., nihil penitus iuris ex praedictis censibus etc. in se ipsum dominum Petrum retento, sed ea omnia transfert in dictum rev. dominum priorem et fratres modernos dicti conventus s. Iacobi de Corniliano nunc existentes et qui pro tempore fuerint, ita ut in dictis annuis libris quadringentis viginti quinque et iuribus illorum succedant et succedere debeant in universum ius, locum, statum et personam ipsius domini Petri, salvo semper iure luendi, competente venditori praedicto, suisque haeredibus, dictarum annuarum librarum quadringentarum viginti quinque. Cum declaratione tamen et expressa conventione inter partes ipsas, quod quatenus census praedictus dictarum annuarum librarum quadringentarum viginti quinque aliquo tempore redimeretur, debeat praetium capitale dicti census solvi in altero ex cartulariis numerati s. Georgii in credito, capite et ratione dictorum rev. domini prioris et fratrum pro tempore dicti conventus et dicti magnifici Petri et post eius vitam primogenito illius, aut alterius cuiuscumque ex suis haeredibus, quem ipse dominus Petrus nominaverit pro dicto praetio erogando in tot aliis censibus et redditibus in credito, capite et ratione dicti domini Petri, cum respondeatur de fructibus et redditibus illi dicto rev. domino priori et fratribus pro tempore dicti conventus, loco dicti census et redditus ut supra assignati, et sic dictis rev. domino priori et fratribus servire debeat, et de dicto capitali non possit in aliam causam disponi; et ulterius dictus magnificus Petrus promittit dictis rev. domino priori et fratribus praesentibus et acceptantibus, et me etiam notario stipulante, statim secuta comprobatione praesentis instrumenti et ad omnem simplicem requisitionem expendere libras mille ad minus monetae Genuae de propriis pecuniis in fabricatione conventus dictae ecclesiae s. Iacobi de Corniliano, ad hoc ut valeant dicti rev. dominus prior et fratres habere comodam habitationem in dicto conventu, et sine periculo sanitatis habitantium respectu mansionum. Quibus stantibus et praedictis attentis, dicti rev. dominus prior et fratres dicti conventus s. Iacobi de Corniliano praedicta omnia et inlrascripta acceptantes, tamquam existentia et cedentia prout existunt — 630 — et cedunt in evidentem utilitatem dicti conventus s. Iacobi de Corniliano, denuo ipsi rev. dominus prior et fratres dicti conventus pro se ipsis et quibuscumque eorum successoribus sese obligando, dictam ecclesiam s. Iacobi de Corniliano in prioratu sub provincia Lom-bardiae manutenere, in ipsa ecclesia s. Iacobi continuo stare et permanere facere promittunt sex sacerdotes a missa et duos conversos, iuxta concertum factum anno de 1582, et in dicto instrumento manu mea dicti notarii memoratum, et dicto anno 1589, salvo iusto impedimento in eorum conscientia, et in dicta ecclesia quolibet die decantare unam missam et in choro collegialiter recitare horas canonicas, prout est solitum fieri in similibus conventibus eorum religionis, salvo iusto impedimento in eorum conscientia. Item et quolibet die celebrare missam unam humilem pro anima eiusdem magnifici domini Petri, et pro eodem m. d. Petro eiusque patre et suis successoribus dominum Deum nostrum exorare, et haec in capella existente in dicta ecclesia s. Iacobi de Corniliano, nuncupata nunc « la Annunziata », quae prius erat q. magnifici Chri-stophori Pallavicini, et exinde magnificae Minettae eius filiae et haeredis, et u'timo loco magnificorum Christophori et Aurelii Taglia-carne, filiorum et haeredum dictae magnificae Minettae, quam capellam dicti rev. dominus prior et fratres renunciaverunt et renuntiant dicto magnifico Petro praesenti et acceptanti pro se, haeredibus et successoribus; maxime attento consensu habito, ut dicunt dicti rev. dominus prior et fratres, a dictis dominis Christophoro et Aurelio, una cum iure honorifico dictae capellae; et quam capellam dicti rev. dominus prior et fratres promittunt dicto m. d. Petro, praesenti et acceptanti pro se, suisque haeredibus, stipulante etiam me notario, defendere et manutenere ab omni et quacumque persona, et in casu evictionis dictae capellae reddere, solvere et restituere dicto domino Petro, suisque haeredibus dictas libras mille, expendendas in fabrica dicti conventus, seu id quod etiam ultra dictam summam expendet, nec non et promittunt ipsi rev. dominus prior et fratres in quolibet primo die cuiuslibet mensis canere missam unam magnam a mortuis, et quando in dicto die adesset aliquod impedimentum, missam ipsam canere in alio die eiusdem mensis, ita quod in quolibet mense missa una in cantu celebretur, ultra illam missam celebrari promissam in — 631 - conccrtu facto cum nunc q. magnifico Stephano Spinula q. d. Ambrosii; et quotiescumque congregatio rev. d. d. fratrum Ord. Praed. s. Dominici noluerit in conventis superius, et in aliis quae continentur instrumento manu mea dicti notarii dicta die 6 martii anni de 1589 continuare et ea observare, relaxare debeant, prout promittunt, dictam ecclesiam ad liberam dispositionem suae Sanctitatis, et relinquendo dictam ecclesiam, cives villificantes in dicta villa Corniliani teneantur et obligati sint solvere praedictae religioni omne id quod legitime apparebit de pecuniis dictae religionis fuisse solutum pro reparatione et fabrica ecclesiae praedictae et illius conventus, quia sic etc. Acto pacto, quod quotiescumque dicti rev. dominus prior et fratres deficerent in observandis ab eis promissis et aliquo eorum, et tam expressis in praesenti instrumento quam in instrumento praedicto anni de 1589 per menses duos continuos, salvo iusto impedimento eorum conscientiae, possit et valeat dictus magnificus Petrus seu eius haeredes et successores post eius vitam, a se ipsis et pro se ipsis exigere dictas libras quadringentas viginti quinque pro illo anno, et illas pro se ipsis retinere tamquam proprias, et sic successive de anno in annum semper et quando per dictos rev. dominum priorem et fratres praedicta non observarentur per menses duos continuos, salvo iusto impedimento in eorum conscientia, quia sic etc. Acto tamen et expresse convento quod praesenti instrumento et contentis in ipso locus sit, si et quatenus intra menses quatuor proxime venturos instrumentum ipsum et contenta in eo confirmentur et approbentur per rev.mum generalem dicti Ord. Praed. in valida iuris forma, seu eo interim decedente per eius rev. dominum vicarium ^eneralem, et quod ipse annuus census dictarum annuarum librarum quadringentarum viginti quinque nullo modo currat nec currere debeat ad beneficium dictorum rev. domini prioris et fratrum, nisi secuta dicta confirmatione et approbatione, quia sic inter partes convenitur mutua hinc inde interventa stipulatione. Renunciantes etc. Quae omnia etc. Sub poena dupli etc, Ratis etc. Et proinde etc. De quibus omnibus etc. per me Io. Franciscum Valletarium notarium. Actum extra muros Genuae, in villa Corniliani, in choro dictae ecclesiae, anno a nativitate Domini MDLXXXXIV, indictione sexta secundum etc., die sabati, xxv iunii, in vesperis, praesentibus Petro — 632 — Salvi Lodisii et Sentino Paraca Petri, testibus ad praemissa vocatis et rogatis. Un quinquennio dopo, il prelodato p. Alberto nella minore carica di sottopriore e sindaco del convento di Cornigliano, lo troviamo fare quittanza allo stesso Pietro Spinola di lire duecento, quale saldo sui censi dovuti sino a que’ giorni da Gio. Puppo, del cui incasso ricevuto aveva procura dai padri il nobil uomo. (N. 12) (24 maggio IJ99) 1599 die lune 24 maii in vesperis ad bancum d. Peliegri Poliasche notarii in Bancis, indictione undecima. In nomine domini amen. Praedictus rev. dominus pater, fr. Albertus de Arquata, subprior et sindicus et procurator monasterii s. Iacobi de Corniliano etc., sponte etc. et omni modo etc. confessus fuit et confitetur a magnifico Petro Spinula praedicto absente etc. et pro eo a domino Ioanne Antonio Gotello, solvente de propria pecunia ipsius magn. Petri, ut confitetur, stipulante me notario, habuisse et recepisse, prout vere et effectu habuit et recepit in pecunia numerata, in mea notarii et testium infrascriptorum praesentia, libras ducentas monetae Genuae, quae sunt prout acceptat, pro complemento censuum omnium debitorum per Ioannem Puppum de Vul-turo, usque in diem octavam iulii proxime futuri praesentis anni de 1599, assignatorum per dictum dominum Petrum in dictum Ioannem in praecedenti instrumento, et pro causa ut in eo, et exactorum et exigendorum per dictum dominum Petrum in observatione procurae in dictum dominum Petrum factae per dictos dominum priorem et fratres dicti monasterii anni de 1594 die 2 5 iunii. Respondens etc. Quare dicta solutione attenta, ipse rev. dominus fr. Albertus, dictis nominibus, eundem magn. Petrum absentem, stipulante me notario, a dictis libris ducentis pro complemento dictorum censuum usque ad diem octavam iulii praesentis anni, quittavit et quittat. Vocans et — 633 — faciens etc. etc. Testes d. Francus Garibaldus q. d. Antonii, et Camillus Ghirardus d. Io., vocati. Io. Franc. Valletarius not. Malo consiglio é stato quello dello Spinola di investire l’assegno fatto delle quattrocento venticinque lire sui censi col Puppo di Voltri, e peggiore ancora il preso nell’ultimo suo testamento dell’ n aprile 1611. Prevedendo egli che potessero i suddetti censi quandochessia redimersi (come accadde), e il reimpiego del danaro non più rendere l’interesse adeguato al sostentamento dei sei sacerdoti, rimetteva alla coscienza del suo primogenito, e successori di lui, il fissare il numero dei padri, secondo l’entità dei frutti. « Commissione, entra qui a dire l’anonimo già citato, che ebbe un effetto del tutto contrario all’ intenzione del disponente, perché gli eredi, lungi dal procurare ai religiosi un aumento di rendita, dissiparono il capitale dei censi redenti; cosi che nel 1618, dopo varie dispendiose liti, più non scuotevansi che lire sette e danari quattordici sulle quattrocento venticinque. E lo stesso avvenne pei cinquantanove luoghi di s. Giorgio, i quali riscattati, poi girati su varie banche, a vece di seicento rendevano nel 1654 solo più ducento venti circa lire ». Sono nella filza di Cornigliano, esistente nel nostro archivio, molte scritture spettanti al malaugurato negozio di questi censi, delle quali non stimo occuparmi di vantaggio. — 634 IV. 4 Relazioni varie dei religiosi coi villeggianti e parrocchiani: danni recati alla casa e chiesa dalle incursioni nemiche. Dal principio del XVII secolo allo scorcio del passato le memorie storiche della casa di Cornigliano procedono a sbalzi. I registri dei consigli tenutivisi, fonte precipua d’autentiche notizie, andarono perduti (i), e se ne togli quel poco che c è dato spillare dalla scrittura dell’anonimo, la sola filza qui sopra menzionata n’offre alquanta materia a proseguire il nostro racconto. Le famiglie nobili genovesi maggiormente benemerite del luogo, così nel tempo antico come nel moderno, furono sempre le stesse, ma con larghezza mano mano decrescente, e talvolta anche pretenziosa. Sotto la data 26 ottobre 1606 evvi la convenzione conchiusa dal priore Gio. Crisostomo di Diano col magnifico Gio. Domenico Spinola, q. Domenico, di provvedergli la messa cotidiana in palazzo durante il villeggio per la somma di lire duecento. Dove é a notare il numero di dieci sacerdoti residenti e intervenuti alla stipulazione dell’atto, sancito dal vicario generale dell’ Ordine, il p. Ludovico Histella, di Valenza in Spagna, addi io novembre stess’anno. Al ^ patrizio medesimo ha tratto una seconda carta del 2 maggio 1624, dove il p. Lattanzio Cirioli, di Cremona, vicario provinciale, d’unita ai definitori del Capitolo, che allora si celebrava in Bologna, dava facoltà al p. Stefano (1) L’antico libro delle deliberazioni del convento, dice l’anonimo, cominciava dal 1575. J — 63S — D’Oria, priore di Cornigliano, di destinare un sacerdote domenicano a custode del ricco e marmoreo sacello, eretto dal nobil uomo nel suo palazzo, di fresco costrutto nelle adiacenze del convento, e di sacre reliquie copiosissimo. La provvigione assegnata al custode predetto la fissò lo Spinola in altrettante lire duecento. Meno splendidi sembra si mostrassero i Gentile in quel torno d’anni, e anche tenaci e litigiosi co’ frati dappoi. Da tempo immemorabile godevano l’uso della cappella di s. Giacomo nell’omonima chiesa, ove scor-gevasi fin anco lo stemma loro gentilizio, la quale non era memoria fosse mai stata dotata. Morto il 3 dicembre 1617 Benedetto Gentile il giuniore, q. Ambrogio, Tommaso Gentile coi tre tutori dei figli ed eredi del defunto, chiesero per questi il gius onorifico e la proprietà della stessa cappella, che di quei giorni appunto avevano preso a ristorare ed abbellire. In cambio si offrivano di fondarvi una cappellania perpetua, coll’assegno di lire duecento annue, moneta corrente, da ricavarsi sulle pigioni e crediti di talune fosse e molini a Pegli, riviera di ponente. La pratica chiusa il 25 maggio 1618 dal p. Onorato da Nizza, procuratore, e ratificata il 26 da sei padri, con alla testa il p. Urbano da Savona, sottopriore in capo della comunità, ricevè l’ultima sanzione il 27 maggio 1621 dal padre Costantino Ganduglio, provinciale di Lombardia. « Il lascito, entra qui a dire l’anonimo, riuscì mai sempre di difficile esazione, perchè non mai lasciate libere le pigioni delle fosse e molini di Pegli, volute scuotere dai Gentile; i quali nel 1782 da tre anni più non soddisfacendo il loro debito, rifiutavansi anche ad un amichevole — 636 — accordo, tanto da permettere lo sfacelo della loro cappella. Era sorta nel frattempo una contesa tra il magnifico Giacomo Gentile, q. Filippo Maria, e il priore p. Angelo Domenico Asdente sul conto della chiave di una cella del convento tenuta a mano dal Giacomo, che persua-devasi averne il diritto. Il puntiglio durò fino al 1766, colla peggio dei frati, che, bisognosi della camera, pur in casa loro, ne dovettero subire la legge (1). Né fu questa la sola lite agitata dai nostri. L’anonimo ci sa dire avere essi dovuto sostenere un dissidio per ventiquattro anni coll’arciprete di Sampierdarena, circa il costui diritto sulla parrocchia di Cornigliano, come per atti in curia genovese dal 4 marzo 1610 al 9 maggio 1634 si rende manifesto. Non ne trovo i documenti in filza; la quale invece mi presenta un brano di processo nella causa fra l’arciprete Vittorio Angeletti e il parroco p. Giacomo Rebora, al riguardo dell’ invito a certe funzioni funerarie in chiesa. Anni dopo, il punto controverso, elevato a tesi generale, venne sciolto per decreto arcivescovile del 5 febbraio 1639, in senso, a quanto sembra, favorevole all’ arciprete. Del resto l’annua rendita della casa, dalle carte che possediamo, ci si mostra pur sempre, e specie dal 1600 in poi, assai scarsa; tal che l’anonimo assevera essersi verbalmente convenuto coi nobili di officiare la chiesa nella sola stagione del villeggio loro, e l’anno 1618 il magnifico Vincenzo Pallavicino, dando il consenso per la riscossione dei proventi sui luoghi assegnati dal suo padre (1) Quando nel 1589 si edificò il convento, ad opera principale di Pietro Spinola, Ambrogio Gentile concorse per una camera, scrive sempre l’anonimo; cd è la stessa, crediamo, che diè occasione al piato. - 637 — (jio. Battista, confermò la suddetta convenzione. Malgrado la quale, i padri stettero saldi al loro posto tutto l’anno e in numero anche superiore al bisogno della popolazione, eziandio dopo venuto meno il reddito più cospicuo fondato da Stefano Spinola in lire annue seicento d’ allora, e che del 1654 si residuò a lire ducento venti circa. Rimase tuttavia la villetta a breve distanza dal convento, denominata la terra della strada, che va a Coronata, condotta per lire trenta da poveri coloni, spesso impotenti a pagarle. Addi 27 aprile 1720 il priore p. m.-Gerolamo Balestrino la cedé a Filippo Pietraroggia q. Gio. Gerolamo, peli’annuo canone di lire quarantacinque e soldi dodici. La chiesa si apprende da memorie scritte che fosse sufficientemente provvista d’arredi sacri e di argentei vasi, ma quanto a fondi rurali e immobili nissuno. Godeva ab immemorabili, e prima ancora che venisse in potere dei domenicani, della decima sulla pesca fatta dagli uomini del paese nei dì festivi, che era di due soldi per libbra sopra il guadagno; e lo stesso accadeva per le parrocchie limitrofe di Sampierdarena, Sestri, Coronata e altre. In seguito si dovè verificare talun abuso, che trovo represso con opportune gride dell’autorità ecclesiastica del 16 luglio 1691, 21 febbraio 1696 e 18 agosto 1729. Nell’ultima delle quali il vicario generale permettendo il lavoro festivo, meno talune maggiori solennità dell’ anno, fi carico agli utenti la dispensa d’ottenere la licenza dal loro parroco e pagargli la decima imposta, sotto pena di due scudi d’oro. Il titolare di s. Giacomo spesso dava in affitto la esazione di essa, come ricavo da uno strumento stipulato il 14 giugno 1703, in cui — 638 — il parroco p. Francesco M.a Scagliola vendè la sua decima a Bartolomeo Delpino per lire cento dieci d’allora, colla riserva della provvista di pesci alla comunità i giorni e tempi in esso descritti. La consuetudine durò probabilmente sino allo scorcio del passato secolo. Verso la metà dello stesso ebbe luogo l’invasione ahi! troppo nota delle soldatesche straniere, che mise a repentaglio gravissimo la sorte della Repubblica genovese. 1 nostri religiosi all’improvviso irrompere degli Austrosardi abbandonarono, al pari di tutti gli abitanti, il paese e il convento a balia delle truppe, cercando asilo presso le loro case od in città. Tornativi, cessata la bufera, il 25 luglio 1747 toccò loro l’ingrata sorpresa di trovarlo, in un colla chiesa, saccheggiato, e presso che distrutto (1). A renderlo riabitabile incontrarono un mutuo di lire quattro mila circa con amorevoli benefattori, cui soddisfecero col prezzo di 666 scudi, ricavato dalla vendita degli argenti della chiesa, esclusi i vasi sacri, con autorizzazione superiore del i.° e 24 dicembre 1748. Disastro che preluse al secondo anche più fiero dei rivoluzionarii genovesi sulla fine del secolo scorso, il quale determinò la chiusura del convento coll’abolizione degli Ordini religiosi, e rimase sol più la cura parrocchiale, amministrata da un titolare domenicano fino al dì presente. A bello studio tacemmo sinora della famosa visita apostolica fatta anche a Cornigliano nel 1582 da monsignore Bosio, per dirne breve parola qui sull’ultimo, (1) In questa occasione andarono perduti i registri e molte carte del convento. Nè fu la sola; l’anonimo n’accenna, fra le altre, quella del 28 marzo 1625 anche per motivo di guerra, e parecchie a titolo di peste. - 639 - ove ne serve d’addentellato alla serie dei parroci di s. Giacomo. Premettiamone il testo : (N- H) (1J82) In ecclesia s. Iacobi villae Corniliani Pixis, in qua ss. Hucaristiae sacramentum asservatur, ab intus auro illiniatur, eaque de coetero ad infirmos adhibeatur, cum ad asservandi usum minus apta sit, eo quo pes nimis amplus est et non facile in tabernaculo reponi potest. Altera pixis maior in communione generali adhibenda, et quae in tabernaculo pro adoratione cum ss. sacramento retineatur, intra menses tres comparetur ad formam praescriptam, eaque tot sacras particulas capiat quot animae in parochia sunt. Subtus pixidem in tabernaculo continuo corporale nitidum substratum retineatur. Intra sex menses fons baptismalis ad unam vel alteram formam in ecclesiae metropolitanae sacristia praescriptam, et papiro delineatam, populi sumptu comparetur, qui in capella portae ecclesiae proximiori collocetur, remoto inde altari, ne fonti sit impedimento, ha-beatque fons ipse ciborium seu operimentum ligneum, piramidis forma extructum, septum, et locum ad servanda ea quae ad baptismi usum inserviunt, ad praescriptam rationem, et peracto dicto mensis (sic) spatio si ea praestita non fuerint, interdicitur baptizare et fontem in hac ecclesia retinere. Fons antiquus in sacristiam post sex menses deferatur, quod pro sacrario deserviat, et interim fide clavis obligetur. Fiat intra menses duos vasculum argenteum tripartitum, et ad praescriptam formam ad retinenda sacra olea cathecumenorum et chrismatis, ac sal, et alterum vasculum paretur ex argento, et ad formam, ubi sacrum oleum infirmorum decenter ac distincte a coe-teris oleis asservetur, et fenestrella sacristiae, in qua custoditur, panno serico sit ornata. Cocleare ad infundendam aquam super caput infantis dum baptizatur, et panniculi seu tintei ad abstergendum ipsum baptizatum, infra idem tempus parentur ad praescriptam rationem. — 640 — Praedella altaris humilior ac lignea fiat, et a scabello ad mensam altaris spatium sit.... Habeat idem altare, intra menses duos, supra-tegmen ex asseribus, vel tela honeste picta. Coetera altaria minora augeantur, comodentur et instruantur ad O ' rationem et formam praescriptam in altaribus S. M. de Castello, intra annum, sumptu eorum qui in eis ius sibi persuadent; quo termino peracto, si accomodata non fuerint, celebrare in iis interdicitur donec praestita fuerint. Figurae angelorum in capella maiori, quae pudenda demonstrant, intra mensem sarciantur et reconcinentur vel deleantur, quo termino peracto si praestitum id non fuerit, celebrari prohibetur in ista ecclesia. Fenestrae unde filiae nubiles missam audiunt, et alia in capella maiori quae in ecclesiam introspicit, intra decem dies obstruantur, secus celebrare in ista ecclesia vetitum sit. Duo confessionalia in conspicuo loco ponantur, nec extra illa confessiones, praesertim mulierum, excipere fas sit in ecclesia, sub poena suspensionis ab administratione dicti sacramenti. Ora sepulchralia a predella altaris distent ad praescriptam mensuram vel humo oppeleantur. Sacristia intra menses sex alberio illiniatur, et vestiarium decens habeat ad servandam sacram suppellectilem. Infra menses duos provideantur corporalia tria, purificatoria viginti, manutergia sex, bursae corporalium tres, ad praescriptam formam et rationem. Quae sequuntur intra sex menses provideantur: albae tres et amictus sex, totidemque cingula, et coeterae albae et amictus minime decentes in re divina facienda non adhibeantur peracto dicto termino. Casula et pallium ex serico decenti. Mappae ad communi... euntium usum. Praedicta vero fiant sub poena duplo maiori eo quod uniuscuisque rei sumptus exigeret, et interdicti in subsidium. Ne animarum cura, quos sanguine suo in ara crucis perfuso Christus Dominus redemit, ullo modo, ut hactenus factum est ne-gligatur, et ut oves huic curae commissae certum habeant pastorem quem agnoscant et a quo libere ac licite sacramentorum admini- — 641 — stratione pascantur, infra octavum diem idoneus ac certus sacerdos, sive saecularis sive regularis ad animarum curam in hac ecclesia exercendam, praevio examine et scripta facultate a rev.mo Ordinario probatus constituatur, cui soli curam ipsam exercere et sacramenta ministrare fas sit. Reliqui ad id non probati se abstineant sub poena excomunica-tionis latae sententiae. Is vero qui ad curam sibi commissam exercendam fuerit constitutus, per se ipsum munus suum diligenter et laudabiliter expleat, verbum Dei praedicet, nisi alius adsit qui eas condonandi partes habeat, confessiones audiat, sacramenta baptismi, ss. eucharistiae et matrimonii enunciet, pueris fidei rudimenta explicet, ieiunia et dies festos commendet, libros matrimoniorum, baptizato-rum, confirmatorum, et de statu animarum confectos habeat, et aliis parochialibus officiis diu noctuque in ecclesia et foris se sollicitum magis exhibeat, sub poena pro ratione culpae et negligentiae rev.mi Ordinarii arbitratu irroganda. Opera vero alterius hoc in munere minime utatur, nisi... a rev.mo Ordinario... ad id probatus sit, et nisi in iis in quibus ipse, per se legitime impeditus, supplere non poterit. Fr. Iacobus a Genua et fr. Franciscus, qui animarum curam exer-cerunt et sacramenta administrarunt absque licentia rev.mi Ordinarii, a cura exercenda et omnium sacramentorum, etiam penitentiae, admi-nistratione suspenduntur per menses sex, et ulterius rev mi Ordinarii arbitratu. De coetero vero ea prestare non presumant absque rev.mi Ordinarii approbatione, sub poena excomunicationis latae sententiae. Ricavasi dal documento come fosse costume là in Cornigliano di non destinare un religioso apposito a reggere in nome e autorità propria la parrocchia, ma sì che fungeva da parroco il vicario prò tempore del convento, mandatovi dal capitolo di Castello. 11 Bosio riprovò quell’ usanza, e richiese la nomina di un sacerdote, incaricato personalmente della reggenza della parrocchia, coll’investitura dell’ordinario diocesano; castigando anche colla sospensione i due viventi religiosi che, privi di questa autorizzazione, esercitato avevano l’ufficio di parroco. Sarà Atti Soc. Lig. St. I’àtkia. Voi. XX. 4* — 642 — stato esaudito, oppure i suoi veementi decreti, come scrissi altrove, andarono vuoti d’effetto? Noi so dire. Ma il successo principale per cui va segnalato negli annali domenicani il convento di Cornigliano, ebbe luogo nel 1642. Allorquando cioè papa Urbano Vili, sospese dal generalato dell’ Ordine il mite e virtuoso p. Nicolò Rodolfi, nobile fiorentino. Indetti in conseguenza i comizii generali in s. Domenico di Genova, peli’ottobre 1642, un pugno abbastanza audace di frati, reso anche più forte da potenti aderenze, procedeva, neppur osservate le debite formalità, alla deposizione dalla carica del calunniato superiore, e poi alla nomina del suo successore, nella persona del p. Michele Mazzarino, romano. Alla quale nomina ribellatasi la maggioranza dei vocali, per le numerose irregolarità e soverchierie occorsevi, adunossi in s. Giacomo di Cornigliano, e cinque giorni dopo, il 30 stesso mese, proclamò solo legittimo generale il p. Tommaso Roccamora, aragonese, da essa eletto contro il precedente, ritenuto invalidamente e da una settaria conventicola creato. Basti ora questo cenno, perché amiamo farne tema d’ un più circostanziato lavoro. Soggiungeremo invece l’elenco dei parroci della chiesa, quale ci venne fatto di compilare sulle scritture contenute nella filza su menzionata, e più specialmente estratto dai registri tuttavia esistenti nell’ archivio parrocchiale, i quali non cominciano prima del 1564. ELENCO CRONOLOGICO DEI PARROCI DI S. GIACOMO DI CORNIGLIANO 1538. P. Nicolò Bracelli, di Genova. Come vicario del luogo, sotto la dipendenza del prior di Castello, figura nel documento dell’anno 1538 a pag. 608. Lo fu di nuovo nel 1569, nel mezzo tempo tra il primo e secondo suo priorato a Castello, di cui era figlio. Vedi il Sillabo a pag. 129, n. 303. 1564. P. Francesco Dernice, di Genova. La presente sua qualità vuol essere aggiunta al già riferito sopra a pag. 128, n. 300 1567. P. Benedetto Durazzo, di Genova. Anche di lui parlando sopra a pag. 133, n. 323 ignorai la carica sostenuta in Cornigliano. 1569. P. Nicolò Bracelli, 2.a volta. Cessato questo secondo suo esercizio parrocchiale ritornò priore a Castello nel 1571-73. 1571. P. Domenico Basadonne, di Genova. Fu abate in Puglia, poi rientrato in convento governò più case, tra le quali anche la nostra di Castello, come dissi nel Sillabo pag. 127, n. 297. 1572. P. Pier-Martire Torriglia, di Genova. Di ben giovane età occupò la carica, se prese 1’ abito solo nel settembre 1551, secondo il Sillabo a pag. 147, n. 372. — 644 — 1574' P- Gregorio da Sestri. Se è il segnato a pag. no, n. 254, egli era ben vecchio, in contrapposto al predecessore. 1577. P. Giorgio Bottaro, di Genova. Mi compiacio registrare di lui questa carica, che, ignorandola, non segnai a pag. 109, n. 250. 1578. P. Ludovico Adorno, di Genova. Sarebbe morto molti anni dopo, giusta il Sillabo a pag. 153, n. 388. 1582. P. Francesco Dernice, 2." volta. Sotto di lui ebbe luogo la visita apostolica di mons. Bosio, che saputolo parroco senza 1 intervento dell’arcivescovo diocesano, lo sospese per mesi sei, unitamente a un suo antecessore ancor vivente, p. Giacomo, che non sappiamo chi fosse. Vedi sopra a pag. 641. 1583. P. Gio. Battista da Ortonovo. Fino al 1582 i vicarii e parroci di Cornigliano furono tutti figli di Castello, siccome luogo da esso dipendente; eretto in convento autonomo, in dicembre di quest’anno, cessarono di esserlo. Infatti il p. Gio. Battista non gli apparteneva. 1586. P. Placido de’ signori di Pornasio. Dal catalogo dei figli del convento di s. Domenico in Genova ricavo, che Placidus ex dominis de Pornasio, in saeculo vocatus Ioannes, recepit habitum a p. Valentino de Vintimilio, priore, die 11 marti ij6i, e professò il i.° aprile 1562. I signori di Pornasio appartennero alla feudale famiglia Scarella. 1590. P. Gio. Battista da Salto. Salto è patria, e ne ignoriamo il casato. 1594- P- Alberto da Arquata. In qualità di priore intervenne alla convenzione stipulata il 25 giugno IS94> c°me in documento n. 11, a pag. 626. Sono in questo dichiarati i nomi dei cinque altri padri residenti iu convento, nessuno colla - 645 — qualifica di parroco; segno essere stato lui il titolare effettivo. Nel 1599 viveva ancora, se è nominato in documento n. 12, a pag. 632. 1606. P. Gio. Crisostomo da Diano. Addì 26 ottobre 1606 il p. Crisostomo da Diano trattò col magnifico Gio. Domenico Spinola per una messa nel suo palazzo, come è scritto sopra, a pag. 634. Era figlio di Castello, perciò segnato già a pag. 164, al n. 436. 1615. P. Onorato da Nizza. Non era figlio nè di s. Domenico, nè di Castello, e non ne conosco il casato. Lo suppongo quasi certo di Nizza marittima. 1616. P. Michele Sasso, di Taggia. Nulla affatto potei saper di lui. r616. P. Sisto Pippo, di Lucca. Fece anch’ egli, come il p. Diano, eccezione alla regola di non più mandare a Cornigliano membri di Castello. Era scaduto l’anno innanzi da parroco in chiesa nostra; lo dissi già a pag. 168, n. 455. 1617. P. Tommaso Baiardo. È cognome di famiglia genovese e anche della riviera occidentale. 1618. P. Urbano da Savona. In maggio 1618 da priore fe’ cessione ai Gentile della cappella di s. Giacomo, come è narrato sopra a pag. 635. 1621. P. Gio. Batt. Cassola, di Savona. Non lasciò memoria alcuna di sua esistenza. 1622. P. Filippo da Ortonovo. Noto all’ Echard come scrittore di cose domenicane (T. 11, a pag. 547). Soggiornò lungo tempo a Castello come studente, poi lettore, maestro dei novizi e segretario dei consigli nel 1608, e di nuovo nel 1620. 1623. P. Tommaso Baiardo, 2/ volta. Rioccupò la stessa cariba dopo brevi anni. — 646 — 1624. P. Stefano D’Oria, di Genova. Concesse da priore un padre del convento al magnifico Gio. Domenico Spinola, in qualità di custode delle sue reliquie, il 2 maggio 1624, come ebbi già a dire a pag. 634. Era figlio di Castello, e ne parlai nel Sillabo a pag. 167, n. 454. 1627. P. Gio. Vincenzo Mortola, di Genova. Di lui priore-parroco trovo un atto estratto dall’ anonimo dal libro dei consigli di Cornigliano, in cui è detto che die 22 novembris 1627 congregatum fuit consilium ab a. r. p. fr. Vincentio Mnrtula, de Genua, praedicatore, priore conventus, nel quale esso donò ai padri lire 1300, che furono subito destinate ut expenderentur pro ornatu ecclesiae, in candelabris argenteis. 1630. P. Domenico Rizzo, di Genova. Esiste in filza una istanza da esso presentata alla curia ecclesiastica il 14 dicembre 1632 contro gli occupatori di certi beni del convento, di cui era priore e alunno, e altri atti relativi al giudizio promosso nanti al tribunale. Vi trovai eziandio la lettera, nunzia di sua beata morte, seguita a Milano il 21 dicembre 1637. 1633. P. Giacomo Rebora, di Genova. Tenne il priorato e la parrocchia tre volte almeno, come si vedrà. È fuori di probabilità, che possa essere stato quel fr. Iacobus de Genua, sospeso nel 1582 dal visitatore Bosio. 1635. P. Gio. Vincenzo Mortola, 2.a volta. 1635. P. Giacomo Rebora, 2.a volta. Sostenne in curia arcivescovile una causa coll’arciprete di s. Pier d’Arena, Vittorio Angeletti. Dalle deposizioni dei testi, esaminati in maggio 1634, io ricavo i seguenti appunti storici: cioè che Francesco Gotello era 1 attuale parroco di Fegino, e Gio M.a Angeletti il suo antecessore, Gio. Francesco Vigo era rettore a Langasco e vicario foraneo di vai Polcevera, Gio. Giorgio Sciorba di s. Stefano a Ceranesi, Bartolomeo Grondona a Mignanego, Marcantonio Cosso — 647 — rettore d’Isoverde, Pietro Bianco arciprete a s. Maria di Prà. Inoltre v’è detto, che due parroci di Cornigliano poco innanzi il 1634, chiamaronsi padre Oberto e p. Onorato. Il primo ci è noto per le nostre carte e il secondo dev’ essere quell’ Onorato da Nizza, citato sopra a pag. 646, e vivente ancora il 26 maggio 1618. 1637. P. L. Raffaele da Genova. La lettera nunzia della morte del p. Rizzo, scritta da Milano il 22 dicembre 1637 dal p. Basilio da Genova, è diretta al p. lettore, Raffaele da Genova, priore di Cornigliano. Stimo che sia il p. Raffaele Rossi, genovese, figlio di s. Domenico, ove professò il 13 febbraio 1579. Il p. Basilio poi lo credo il Basilio Gazzale, morto di peste nel 1657, anch’egli di s. Domenico. 1645. P. Giacomo Rebora, 3/ volta. Un istrumento di censo per scudi 39 in oro, rogato il 21 febbraio 1645, inserito nella filza, assicura priore a quel tempo il p. Rebora, e segna i nomi dei cinque padri dimoranti in convento. 1651. P. Angelo Tasso, di Genova. Sapevamo dal Sillabo a pag. 181, n. 499, essere egli stato priore di Cornigliano, ma l’epoca ce l’indica ora la sua firma apposta ad un atto del 23 febbraio 1651, estratto dall’ anonimo dal registro dei consigli. 1652. P. Cherubino Bozomo, di Genova. Anch’egli fece eccezione alla regola, come il precedente, perchè figlio di Castello, e come tale segnato sopra a pag. 189, n. 523. Buon moralista, e poeta buffo insieme, morì nel 1687. 1653. P- Antonino Pilo, di Genova. Prese l’abito in s. Domenico il 4 ottobre 1629, e 1’ anno dopo vi professò. Moriva il 9 agosto 1673. Il suo priorato giunse fino alla fine d’anno 1655, poiché l’anonimo sotto il di 13 novembre del detto anno cita 1’ atto consigliare seguente: Congregatum fuit consilium per a. r.p. lect. fr. Antoninum de Genita, priorem huius conventus, et propositum fuit patribus...... r. — 648 - p. fr. Innocentio Granello Icctori, elr.p.fr. Iacobo de Genna, lectori et parroco etc. Ecco la prima, e forse unica congiuntura, in cui si verifica la separazione delle cariche di priore e di parroco in persone diverse. Tanto vero, che 1’ anonimo stesso riporta un ricorso fatto alla curia arcivescovile di Genova il 2 novembre 1654 dal p. Antonino, che si firma priore e parroco. 1655. P. Giacomo Rebora, 4.“ volta. Dovè concentrarle subito dopo in se solo, perchè successo al p. Pilo; ma morì di peste nel 1658. 1658. P. Girolamo Maria Bernabò, di Sestri Ponente. Non trovandolo nei sillabi di Castello e di s. Domenico, è a credere fosse figlio del convento stesso di Cornigliano. 1662. P. Benedetto Malaspina. Leggesi nel catalogo dei figli di s. Domenico in Genova: Benedictus Malaspina, ex marchionibus Lunegianae, ex conventu suo originali S. M. Novellae, Florentiae, prov. Romanae, de superiorum licentia ajfiliatiis fuit huic conventui s. Dominici... die 23 augusti 1634. Obiit apud monasterium Spiritus Sancti, die 29 aprilis 1681, annorum 77. Sono di lui nella filza tre carte, cioè una sua lettera autografa del 18 ottobre 1662, la risposta fattagli il giorno dopo dal p. Cherubino Bozomo, e il verbale di un consiglio del Malaspina, magister et prior, tenuto il 20 gennaio 1662 coi tre padri del convento, dei quali uno fu il Bernabò suddetto. 1663. P- Tommaso Albaro, da Genova. Del costui priorato già feci cenno a pag. 212 n. 574, poiché era figlio di Castello, come lo fu anche il seguente, del pari ricordato a pag. 210, n. 571. 1665. P. Gio. Battista Lasagna, di Genova. Lottò coi massari della sua chiesa, che pretesero invadere l’antico diritto parrocchiale della decima sulla pesca, prescritta da 245 anni. La curia locale li condannò alla reintegrazione e alle spese il 16 marzo 1666. Il ricorso presentato comincia così: M. rev. p. lector - 649 — Io. Bapt. Lasanea, conv. s. Iacobi de Corniliano prior, eiusque ecclesiae parròcus. etc. 1667. P* Mario Ambrogio Scotto, di Genova.» Sappiamo dal sillabo dei figli di s. Domenico che prese 1’ abito religioso il 21 ottobre 1645, e mori il 21 aprile 1687. 1669. P- Ludovico Tassorelli, di Genova. Dallo stesso sillabo ricavo le stesse date, cioè di vestizione addì 6 gennaio 1648, e 12 luglio 1704 pel suo decesso. 1670. P. Mario Ambrogio Scotto, 2.a volta. Questo secondo suo esercizio durò meno del solito biennio. 1671. P. Gio. Cecilio Mongiardini, di Genova. Indossò la tonaca domenicana a Castello il 15 settembre 1646, per conto di s. Caterina del Formello in Napoli, ma professato per s. Domenico di Genova, moriva ai 22 aprile 1686. 1672. P. Mario Ambrogio Scotto, 3.* volta. Avrebbe sta volta tenuto la carica l’intiero biennio. % 1674. P. Guglielmo Elbers, Olandese. Gli fu patria Mastricht sulla Mosa, nei Paesi Bassi. 1675. P. Raimondo Mainerò, di Genova. Quale figlio di Castello figura nel Sillabo a pag. 207, n. 562 : Sono di lui in filza due carte: la prima del 13 febbraio 1675 è il testamento di Gerolama Storace che gli lascia lire 200; la seconda è un atto notarile, cui interviene lui, priore, e quattro padri ivi .residenti, il 12 settembre stesso anno. 1677. P. Adamo Maria Centurione, di Genova. Successo al p. Mainerò, che andò rettore del nostro collegio di Alassio, il p. Centurione pur egli di Castello (vedi a pag. 214, n. 579), ebbe a constatare nei registri del dare e avere parecchie inesattezze commesse dal suo predecessore, il quale fu dal provinciale lombardo condannato a rifar i danni. — 650 — 1678-82. P. Tommaso Maria Giovi, di Genova, i.“ volta. Da quanto posso congetturare, il p. Giovi è 1’ uomo più dotto assunto al priorato e cura parrocchiale di Cornigliano, cui tenne per più biennii, e questi furono il primo e secondo consecutivi, lo dissi già a pag. 201, n. 550. In hlza esiste una sua lettera autografa come priore, in data 19 febbraio 1681. 1682. P. Annibaldo Maria Berta. Sebbene ligure, non appartenne al convento di s. Domenico, e neppure al nostro di Castello. 1685-88. P. Tommaso Maria Giovi, 2.“ volta. Ad istanza della duchessa D’ Oria ripigliò il governo la seconda volta dal 1685 al 1688. Sopravvisse sino al 1697. 1689. P. Antonio Magnanti. Non so dire la patria di lui, che non parmi genovese, nè ligure, ammeno che debba leggersi Mangiante. 1690. P. Gio. Tommaso Sappia. Il casato è genovese, ed esiste tuttavia. 1695. P. Giuseppe De-Fores, Irlandese. Era vicario in capo e parroco nel 1695, e ancora il 16 luglio 1696, come ricavo da un verbale estratto dal registro dei consigli, che trovo nella filza. Ha la sua importanza in ciò, che assicura qualmente parroco della chiesa era propriamente, e sempre, il priore 0 anche il vicario prò tempore, dicendovisi p. fr. losephi de Fores, vicarii in capite et parrochi. L’anonimo scrive, che a sovvenzione dei religiosi ridotti nel 1748 alla fame, dopo quella guerra, il p. Fores o Foras, ibernese, diè al convento lire 2346. 1696. P. Gio. Antonio Vergagno. Ecco il verbale su citato. Die 16 iulii 1696. Occasione processionis factae in die octava Corporis Christi, massarii societatis ss. Sacramenti sine licentia a. r. p. lect. fr. losephi de Fores, vicarii in capite et parrochi huius nostrae ecclesiae s. lacobi de Corneliano, ordinaverunt processionem praedictam per aliam viam a consueta alienam Ad impedire — 651 — la ripetizione dell’abuso, provisum fuit quod impostemm prius obtineant licentiam ab. a. r. p. priore prò tempore, uti vere et proprie parroco, per fare processioni. Termina: Ego infrascriptis, de mandato a. r. p. lect. fr. Io. Ant. Mariae Vergagno, prioris, in hoc libro consiliorum conv. omnia sequuta registravi. P. Annibaldus M. Berta, lect. et consiliorum secrelarius. 1697. P- Tommaso Bruni, di Albenga. 1700. P. Giuseppe Asplanati. 1700. P. Francesco Leoni. Di questi tre non so dire nulla. 1702. P. Gio. Tommaso Sappia, 2/ volta. 1703. P. Francesco Maria Scagliola. Contezza sicura di lui n’ è fornita da uno strumento del 14 giugno 1703 esistente in filza, con cui egli, priore e parroco, coi padri Vergagno, Sappia, Berta vicario, e un tale Gio. Batt. Gatti, affitta per tre anni la decima sulla pesca a Bartolomeo Delpino. 1704. P. Annibaldo Maria Berta, 2.“ volta. 1704. P. Gio. Tommaso Sappia, 3.1 volta. 1706. P. Adriano Bonifacio Fieschi. di Genova. Una carta della filza c’informa che il dì 16 marzo 1706 Filippo Maria Zignago, prevosto di s. Donato, annorum circiter 18 (sic), teste esaminato in causa, ad istantiam m. r. d. Adriani Bonifacii de Flisco, moderni prioris conv. s. Iacobi de Corniliano, giura ecc. Strano quel bel prevostino di 18 anni! Il nostro Adriano, al secolo Damiano, figlio di Francesco, prese 1’ abito in s. Vincenzo di Garessio il 14 maggio 1677, e professò per s. Domenico. 1707. P. Cherubino Maria Taccone. 1709. P. Gio. Tommaso Sappia, 4.” volta. - 6)2 — 1716. P. Gio. Girolamo Buonarota. Trovo nella filza un ordine di pagamento al p. Gio. Girolamo Maria Buonarota, priore di Cornigliano, sotto il 27 aprile 1717, per conto e credito di Gio. Luca e Gregorio Spinola, deputati per la fabbrica di una cappella, lasciata dalla q. Pellina Lercari-Spinola, in detta chiesa. 1718. P. Girolamo Balestrino. D’ accordo coi tre padri residenti in convento permutò la villetta di comune proprietà con il reddito annuo di lire 45 promesso da Filippo Pietraroggia, in data 27 aprile 1720. Era maestro in teologia. 1720. P. Pio Ludovico Grossi. Intervenne all’atto precedente di permuta, essendo uno dei membri della casa. 1721. P, Domenico Francesco Bondono. 1724. P. Giuseppe Maria Borelli, di Taggia. L’anonimo riporta un atto, ossia seduta dei massari coll’intervento del priore p. Raimondo Galea, convocata la domenica, 16 aprile 1724 per la nomina degli ufficiali. Qui la carica di priore è disgiunta da quella di parroco. Lui poi, coi tre altri padri, addì 5 giugno 1725 elesse in procuratore del convento il p. Domenico Felice Bosio. In gennaio 1726 era tuttavia priore e parroco. 1729. P. Gio. Alberto Rastelli, di Milano. 1730. P. Gio. Andrea Burli. 1730. P. Gio. Alberto Rastelli, 2.4 volta. 1731. Gio. Andrea Burli, 2.* volta. 1732. P. Girolamo Balestrino, 2.‘ volta. 1736. P. Pio Domenico Vico. — 6j3 — 1739- P- Angelo Guglielmo Borelli. In qualità di priore, coi padri Giuseppe Maria Serra, Angelo Maria Rossi e Domenico Felice Bosio, addi 7 settembre 1739, elesse in procuratore del convento il p. Ferdinando Gastaldi. 1741. P. Gio. Battista Muzio. 1742. P. Angelo Maria Rossi, di Ovada. 1743. P- Angelo Guglielmo Borelli, 2.a volta. Apprendo dall’anonimo che il Borelli era figlio del convento di Cornigliano. 1743. P. Tommaso Fabiani. 1745-49. P- Angelo Guglielmo Borelli, 3.* volta. Sotto il suo governo accadde l’assedio di Genova, e l’occupazione del paese, convento e chiesa di Cornigliano, da parte delle soldatesche Austro-Sarde. Al suo ritorno, fu sollecito a ripararne i danni, e il 17 novembre 1747 adunava a consiglio i padri, nel quale atteso la considerevole somma profusa pro restauratione ecclesiae et conventus, e nel bivio 0 di sciogliere la comunità o incontrare un prestito, prese a mutuo lire 1500 d’allora da Gio. Tagliavacche, dandogli in pegno quattro candellieri d’argento. In altra seduta del 22 novembre 1748, 10 stesso priore propose la vendita di tutti gli argenti della chiesa, per pagare il suddetto e altri debiti contratti allo stesso motivo. Nel 1749 l’arcivescovo Saporiti venne a Cornigliano in visita pastorale. 1752. P. Domenico Straforelli. Può essere il figlio di Castello, segnato sopra a pag. 249, n. 675. 1753. P. Domenico Francesco Serra, di Novi. La carica di lui mi è nota per la sola asserzione dell’ anonimo, 11 quale scrive che, essendo superiore nel 1753, fece dono alla chiesa d’una lampada d’argento del valore di lire 627. 1754. P. Angelo Maria Rossi, 2» volta. Viveva ancora nel 1762, in cui con lire 180 di suo peculio con- — 654 — corse alla rinnovazione degli argenti della chiesa, come ricavo dal-1’ anonimo stesso. 1757. P. Angelo Domenico Asdente, di Taggia. Niun dubbio che egli sia l’insigne maestro in teologia, notato sopra a pag. 242, n. 649. 1761. P. Nicolò Pio De Rossi. Nel suo scritto 1’ anonimo reca una deliberazione presa dai padri in un consiglio del 25 febbraio 1761, convocato dal priore Nicolò Pio de Rubeis, cui intervenne p. Angelus Maria Rossi, supprior, i padri Carlo Domenico Cavanna, e Angelo Guglielmo Borelli su citato, come secretario. 1761. P. Gio. Battista Sappia. Parente forse del p. Gio. Tommaso Sappia predetto. 1764. P. Ang. Guglielmo Borelli, 2.a volta. Moriva il 15 febbraio 1783, scrive l’anonimo, sotto il priorato dal p. Manzi. 1766. P. Carlo Domenico Cavanna. L’anonimo fa menzione di un consiglio convocato dal priore Cavanna addi 7 aprile 1766, citandone il testo, ricavato da pag. 73 del registro. 1767. P. Angelo Domenico Asdente, 2/ volta. Assicura l’anonimo che questi fu priore la seconda volta nel 1767, in cui fè dono alla chiesa di molti argenti e sacri arredi. 1768-71. P. Angelo Reghezza. Si ha memoria, dice l’anonimo predetto, che il p. Reghezza priore, come parroco del luogo, 1’8 ottobre 1769 raunò la Compagnia del ss. Sacramento, per stabilire il buon ordine riguardo a certe funzioni in chiesa. Il 23 ottobre 1771 l’arciv. Gio. Lercari nel visitare personalmente la parrochiale di s. Giacomo, cuius, dice, parocus est rev. prior Angelus Reghe^a, vi lasciò taluni ordini d’indole generale. — 655 — 1772. P. Luigi Carcheri. In filza trovo un’ istrumento di convegno fra i parrocchiani e il priore p. Carcheri, il p. maestro Angelo Guglielmo Borelli, spesso ricordato e il terzo p. Michele Kervan, sotto il di 9 agosto 1772. 1776. P. Domenico Burlando, di Ovada. 1778. P. Vincenzo Maria Innocente. Più tardi divenne parroco a S. M. di Castello, e ne tenne la cura pel decennio 1800-1810. Vedi mia Illustrazione di detta chiesa a pag. 42, e 156. 1779. P. Domenico Burlando, 2.a volta. Interviene come priore, assieme ai su memorati padri Borelli, Carcheri e il p. Pio Antonio Parodi, ad un atto notarile, rogato in convento il 28 aprile 1780. 1780. P. Ugo Massabò. 1781. P. Tommaso Giustiniani. 1782. P. Pietro Antonio Salineri. 1782. P. Angelo Reghezza, 2.* volta. 1783. P. Pio Giacinto Manzi, di S. M. di Sestri. L’ anonimo dà carico a costui della sua debolezza nel cedere alle pretese dei massari della chiesa. La filza poi ha un atto di procura fatta da lui, priore e parroco, il 22 marzo 1788, in persona del p. Vincenzo Maggiolo, poi vescovo di Sarzana. Pare che il p. Manzi sia rimasto in carica dal 1783 al 1788. 1788. P. Francesco Lamberti. Nell’accennarlo alla sfuggita, l’anonimo lo chiama Gio. Francesco. Sotto di lui prosegui la contesa coi massari suddetti. 1789- P. Domenico Francesco Regesta. Rinvengo di lui in filza più carte. La prima, del 16 giugno 1790, ce lo indica maestro in sacra teologia; la seconda, che rimase tutto — 656 — solo in canonica, poiché dovendo egli eleggere un procuratore pel convento di Cornigliano, recossi in s. Domenico di Genova per procedere alla nomina legale, in persona del p. Vincenzo Savignoni, e coll’intervento dei sedici capitolari ivi residenti ancora quel dì, 21 maggio 1792. La terza carta è la sua domanda pel trasloco del gius onorifico da una cappella ad un’ altra in chiesa di s. Giacomo, in data 25 agosto 1793. Quest’ ultima, vergata di suo pugno e firmata col suo nome, è d’uno stesso carattere col ms. anonimo, intitolato: Ristretto di fatto ecc. da me spesso citato; dal che si deduce chiaro esserne stato autore il presente p. Regesta. 1793. P. Angelo Gio. Carpasio. 1796. P. Giuseppe Oneto. 1799. Prete Pier Gaetano Ape, di Genova. Iniruso dal 6 gennaio 1799 al 12 luglio 1800. Ben vorremmo conoscere le minute circostanze che accompagnarono questa intrusione, ma la storia della città e diocesi genovese non ci soccorre all’uopo, circa il pandemonio successo, anche nelle cose ecclesiastiche, al tempo della rivoluzione allora avvenuta, e che tutto sconvolse. 1800. P. Pio Giacinto Manzi, 2.* volta. Pel motivo suesposto non sapremmo dire da quale autorità del-l’Ordine, il p. Manzi venne nominato parroco. 1825. P. Giuseppe Luigi Cottolengo, d’Asti. Calmata la procella rivoluzionaria, il diritto di nomina del parroco di Cornigliano ritornò ai padri di Castello, ai quali essendo venuti in soccorso taluni religiosi dal Piemonte, il p. Cottolengo fu dato a pastore di quella parrocchia. Nel 1829 passò a reggere la cura di S. M. di Castello in Genova. Vedi a pag. 156 della mia Illustrazione di detta chiesa. Non è da confondersi coll’altro p. Alberto Cottolengo, a lui posteriore di poco. — 657 — 1830. P. Lorenzo Capponi, di Taggia. Lo conobbi già assai vecchio, secolarizzato, in Genova. 1838. Luigi Tomaso Oggiero, di Genova. Mentre la maggior parte dei parroci di Cornigliano durò brevissimo tempo in carica, il p. Oggiero vi si mantenne dal 1838 al 1888, essendo mancato ai vivi il 4 gennaio 1888 d’anni 77, dopo 50 anni di parrocchia, santamente amministrata. Parlai di lui ancor vivente nei miei Domenicani illustri di S. M. di Castello, specie a pag. 98; e non amo ripetermi. Non devo tuttavia passar sotto silenzio la grandiosa opera che ideò, e a buon fine condusse, della riedificazione della nuova chiesa parrocchiale, assai più capace dell’ antica, divenuta improporzionata alla cresciuta popolazione del bel paese. 1888. P. Giacinto M. Ronza. Vivente. Atti Soc. Lig St. Patria. Voi XX. 45 ELENCO DEGLI STESSI PER ORDINE ALFABETICO Adorno p. Ludovico, di Genova...........1578 Albaro p. Tommaso, di Genova...........1663 Ape prete Pier Gaetano, di Genova (intruso)......1799-1800 Arquata (da) p. Alberto.............I59° Asdente p. Angelo Domenico, di Taggia........1757 Asplanati p. Giuseppe..............1700 Baiardo p. Tommaso..............1617-1623 Balestrino p. Girolamo. .............1718-1732 Basadonne p. Domenico.............15 71 Bernabò p. Girolamo Maria, di Sestri Ponente......1658 Berta p. Annibaldo Maria.....«.......1682-1709 Bondono p. Domenico Francesco..........1721 Borelli p. Giuseppe Maria............I724-I73° Borelli p. Angelo Guglielmo............1739 Bottaro p. Giorgio, di Genova...........1 577 Bozomo p. Cherubino, di Genova..........1652 Bruni p. Tommaso, d’Albenga...........J697 Bracelli p. Nicolò. .. ............1538 Buonarota p. Gio. Girolamo............1716 Burlando p. Domenico, d’ Ovada..........I77& Burli p. Gio. Andrea..............I73° Capponi p. Lorenzo, di Taggia...........1830 Carcheri p. Luigi................1772 Carpasio p. Angelo Gio..............J793 Cassola p. Gio. Battista, di Savona.........1621 Cavanna p. Carlo Domenico............1766 Centurione p. Adamo Maria, di Genova........1677 Cottolengo p. Giuseppe Luigi, d’Asti.........1825 De-Fores p. Giuseppe, d’Irlanda..........1695 Dernice p. Francesco, di Genova..........1564 — 66o — De Rossi p. Nicolò Maria.............1761 Diano (da) p. Gio. Crisostomo...........1606 D’Oria p. Stefano, di Genova...........1624 Durazzo p. Benedetto............... 567 Elbers p. Guglielmo...............1674 Fabiani p. Tommaso..............1743 Fieschi p. Adriano Bonifacio, di Genova........1706 Galea p. Raimondo...............1724 Genova (da) p. Raffaele.............1637 Giovi p. Tommaso Maria, di Genova.........1678 Giustiniani p. Tommaso, di Genova.........1781 Grossi p. Pio Ludovico..............1720 Innocente p. Vincenzo Maria............1778 Lamberti p. Francesco..........,... 1788 Lasagna p. Gio. Battista, di Genova.........1665 Leoni p. Francesco...............1700 Magnanti p. Antonio.................. Mainerò p. Raimondo, di Genova..........1675 Mal aspina p. Benedetto.......•......1^2 Manzi p. Gio. Giacinto, di Sestri Ponente.......1783 Massabò p. Ugo................1780 Mongiardini p. Gio. Cecilio, di Genova...... . . 1671 Mortola p. Gio. Vincenzo di Genova.........1627 Muzio p. Gio. Battista.................. Nizza (da) p. Onorato..............1615 Oggiero p. Luigi Tommaso, di Genova........1838 Oneto p. Giuseppe...............1796 Ortonovo (da) p. Gio. Battista...........^83 Ortonovo (da) p. Filippo.................. Pilo p. Antonino............................1653 Pippo p. Sisto, di Lucca . . . ..........1^1() Pornasio (da) p. Placido.............i5gg Rastelli p. Gio. Alberto, di Milano..........1729 Rebora p. Giacomo, di Genova............1633 Regesta p. Domenico Francesco...........1789 Reghezza p. Angelo................ 76g Rizzo p. Domenico.......... Ronza p. Antonio Giacinto..............1888 Rossi p. Angelo Maria, d’ Ovada.............., 7A2 — 661 — Salineri p. Pier Antonio.............1782 Salto (da) p. Gio. Battista.............1590 Sappia p. Gio. Battista..............1761 Sappia p. Gio. Tommaso.............1690 Savona (da) p. Urbano..............1618 Sasso p. Michele................1616 Scagliola p. Francesco Maria............1703 Scotto p. Mario Ambrogio, di Genova . .......1667 Serra p. Dcmenico Francesco............1753 Sestri (da) p. Gregorio..............15 74 Straforelli p. Domenico..............!752 Taccone p. Cherubino Maria.....•......1707 Tasso p. Angelo, di Genova............1651 Tassorelli p. Ludovico..............1669 Torriglia p. Pier Martire.............1572 Vergagno p. Gio. Antonio.............1696 Vico p. Pio Domenico..............1736 INDICE DEL VOLUME VENTESIMO DEGLI ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA Introduzione.........Pag. I. Sillabo dei figli del Convento di S. M. di Castello in Genova. » Discorso preliminare sopra i Codici. .... » Testo del Sillabo ........ » Index per nomina, agnomina et patriam filiorum Conventus S. M. de Castello, ordine chronologico, prout in Syllabo iacent .... . . . » Index per latina nomina ordine alphabetico ...» Indice per cognomi italiani ....... Indice dei mancanti di cognome nel Sillabo, disposti secondo la loro patria ... . . . » Indice dei soggetti privi di cognome e patria ...» Indice sommario dei luoghi d’ origine in Italia e fuori . » II. FARMACIA, BIBLIOTECA E ARCHIVIO DEL CONVENTO DI S. M. DI CASTELLO VII XI XIII I 275 295 3*S 334 335 I. Farmacia II. Biblioteca III. Archivio Pag. 339 » 369 » 389 664 — III. LE CHIESE RURALI DI S. LUCA, S. VITO, E DI S. CHIARA IN ALBARO E DELLA PARROCCHIALE DI S. GIACOMO AP. IN CORNIGLIANO LIGURE PRESSO GENOVA I. S. Luca d Albaro — 1. Cessione della Cappella ai frati Pag. 403 II. Prima origine della Cappella . . , » 428 III. Erezione e progressi del Convento ...» 442 iv. Litigi con gli Albaresi ...... 453 II. S. Vito d Albaro — 1. Pratiche per la fondazione . » 463 11. Difficoltà sorte nell’ erigere casa e chiesa . . » 483 ih. Cessione definitiva del luogo ai Domenicani . » 509 IH. S. Chiara d’Albaro — 1. Fondazione della Cappella e trapassi ai Francescani e Gesuiti . . . y> 543 11. Cessione dei Gesuiti ai Domenicani . . » 562 in. Varia fortuna del luogo fino alla soppressione dei frati.......» 576 IV. Parrocchiale di S. Giacomo Apostolo in Cornigliano ligure presso Genova — 1. Prime notizie della chiesa : suo fondatore : è fatta rettoria : riedificazione e posteriore occupazione dei Domenicani . » 597 11. Ingrandimento della chiesa, riconferita ai Dome- nicani........» 6oj in. Elevazione della casa in convento autonomo, e deperimento continuo dei suoi redditi . . » 612 iv. Relazioni varie dei religiosi coi villeggianti e parrocchiani : danni recati alla casa e chiesa dalle incursioni nemiche . . . . . . » 634 Elenco cronologico dei parroci di S. Giacomo di Cornigliano. » 643 Elenco degli stessi per ordine alfabetico . . . . » 6j8 INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO Farmacia, Biblioteca e Archivio del Convento di S. Maria di Castello. I. Farmacia II. Biblioteca III. Archivio Pag. 839 » 369 389 II. Le chiese rurali di s. Luca, s. Vito e di s. Chiara in Albaro e della parrocchiale di s. Giacomo Ap. in Cornigliano ligure presso Genova. trapassi I. S. Luca d’Albaro — 1. Cessione della Cappella ai frati 11. Prima origine della Cappella . ni. Erezione e progressi del Convento . IV. Litigi con gli Albaresi . ... S. Vito d’Albaro — 1. Pratiche per la fondazione 11. Difficoltà sorte nell’ erigere casa e chiesa, ili. Cessione definitiva del luogo ai Domenicani III. S. Chiara d’Albaro — 1. Fondazione della Cappella e Francescani e Gesuiti .... u. Cessione dei Gesuiti ai Domenicani. in. Varia fortuna del luogo fino alla soppressione dei frati IV. Parrocchiale di s. Giacomo Apostolo in Cornigliano-ligure press Genova — 1. Prime notizie della chiesa:'suo fondatore è fatta rettoria: riedificazione e posteriore occupazione de Domenicani........ II. Ingrandimento della chiesa, riconferita ai Domenicani III. Elevazione della casa in convento autonomo, e deper mento continuo dei suoi redditi. iv. Relazioni varie dei religiosi coi villeggianti e parroc chiani: danni recati alla casa e chiesa dalle incursioni ne miche......... Elenco cronologico dei parroci di s. Giacomo di Cornigliano, Elenco degli stessi per ordine alfabetico ... Indice del volume Pag.. 403 » 428 « 442 » 453 » 463 » 483 509 543 » 562 576 597 605 612 634 643 659 66 3